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Autore: Mary Evans    04/01/2014    3 recensioni
1997. Hermione Granger dopo aver obliviato i suoi genitori viene rapita da alcuni mangiamorte e portata al cospetto dell'Oscuro Signore. Dopo essere stata colpita dal suo Avada Kedavra, tuttavia, qualcosa va storto e lei si ritrova catapultata nel 1944, ad Hogwarts. Tom Riddle sta per iniziare il suo settimo anno e la sua vita sembra già essere programmata per la conquista del potere. Cosa succederà alla nostra Grifondoro?
I personaggi non sono miei ma appartengono alla Rowling.
In alcuni capitoli ci sono delle parti prese dai libri.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Tom O. Riddle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amor Vincit Omnia'
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1 Settembre 1944. Hogwarts

 

Osservai con un sorrisetto tutti i primini che mi circondavano venire smistati dal cappello parlante e fissai la mia divisa nuova. Dopo aver parlato con un più giovane Albus Silente della mia situazione, avevamo convenuto entrambi che la cosa migliore da fare per me fosse seguire le lezioni con gli studenti del settimo anno, per non dare adito a domande scomode.

Nessuno all’infuori di noi due doveva sapere che provenivo dal futuro.

Silente mi aveva presentata al preside Dippet come la figlia di alcuni suoi amici uccisi recentemente da maghi oscuri.

Aveva spiegato che non avevo altri parenti in vita, e che i miei genitori prima di morire mi avevano affidata a lui anche se ero già maggiorenne.

Era bastato davvero poco per convincerlo ad accettare la mia iscrizione all’ ultimo anno.

Avevo parlato molto con Silente: di Harry, della guerra, di Voldemort…

Ero rimasta sorpresa nel vederlo quasi impassibile di fronte a quelle rivelazioni: forse già sospettava che un giorno Tom Riddle sarebbe stata la rovina del mondo magico.

Tuttavia, ero stata avvisata: non era Lord Voldemort che avrei incontrato, ma Tom Riddle. Non era ancora il mago oscuro che avevo imparato a temere, ma solo un diciassettenne.

“Cattivi non si è ma si diventa.” mi aveva ammonita, e per quanto le sue parole continuassero a ronzarmi nella testa non avevo alcuna aspettativa di trovarmi davanti un Lord Voldemort diverso da come lo avevo conosciuto.

Riportai la mia attenzione al preside Dippet che stava annunciando alla scuola il mio arrivo.

«… e quest’anno Hogwarts avrà anche una nuova alunna che si unirà direttamente a quelli del settimo anno: Hermione Evans.»

Sorrisi nel sentire il mio nuovo cognome: Evans era comune anche tra i maghi, e inoltre mi ricordava tanto Harry. Avevo deciso di cambiare il mio per fare in modo di essere meno rintracciabile possibile nel caso qualcuno avesse deciso di fare qualche ricerca su di me.

Granger, purtroppo, era un cognome unicamente babbano.

Mi avvicinai allo sgabello e mi sentii di nuovo undicenne quando posarono il cappello parlante sulla mia testa.

«Molto bene, vedo che abbiamo una viaggiatrice nel tempo qui!»

«Ma come…»

«Sono uno strumento magico, signorina Granger, creato da Godric Grifondoro in persona. Il tempo non esiste per me.» mi spiegò il cappello

«Vedo nella tua mente il progetto che hai intenzione di mettere in atto. Hai intenzione di cambiare questo passato, e il tuo futuro addirittura!»

«Devo farlo.» gli dissi risoluta, «Non posso permettere che tante persone vengano uccise da Voldemort. Almeno, non adesso che posso fare qualcosa per modificare il corso della storia!»

«Non riuscirai mai ad ucciderlo.» ribattè il cappello «Sei una Grifondoro fin dentro l’anima.»

«Cambierò il futuro.» sentenziai. Ripensai a tutte le morti che c’erano state: Lily e James Potter, Sirius Black, Cedric Diggory… sarei riuscita a salvarli tutti. Sentii il cappello emettere un sospiro, e capii che stava per emettere la sua sentenza.

«Non tutto andrà come credi.» mi avvertì, ed io incrociai le dita sperando che avrebbe esaudito il mio desiderio.

«SERPEVERDE!» urlò a tutta la Sala Grande, e mentre il tavolo verde-argento applaudiva, stranamente ghignai.

Una ragazza dai lunghi capelli rossi mi sorrise facendomi spazio accanto a lei, ed io mi sedetti ricambiando il suo sguardo cordiale. Non sembrava proprio una serpeverde! O, almeno, non si comportava affatto come quelli che io avevo conosciuto nel mio tempo.

«Ciao, io sono Dorea Black. Piacere di conoscerti!» mi disse, poco prima che apparisse la cena sui tavoli ed iniziasse a servirsi.

«Il piacere è tutto mio, Dorea.» esclamai sorridendo, prima di volgere la mia attenzione altrove.

Iniziai a dare un’occhiata agli altri occupanti del tavolo alla ricerca dell’Erede di Serpeverde, ma riuscii solo a riconoscere quello che dai capelli platinati aveva tutta l’aria di essere un Malfoy. Probabilmente Dorea doveva essersi accorta che lo stavo fissando perché mi diede una gomitata nel fianco ed io la fissai con un sopracciglio inarcato.

«Lascialo perdere Herm!» mi consigliò «Quello è Abraxas Malfoy. È solo un pallone gonfiato fissato con le arti oscure, anche se è davvero un bel ragazzo, questo devo ammetterlo…»

Iniziai a boccheggiare. Ci mancava solo che pensassero avessi una cotta per Malfoy!

«Nono ti sbagli!» la rassicurai in fretta «A me non piace assolutamente quel tizio!»

Dorea mi guardò scettica.

«E allora perché lo stavi guardando?»

Perché stavo cercando colui che tra circa quarant’anni ucciderà i genitori del mio migliore amico!

Ma questo non potevo davvero dirglielo.

«Perché stavo cercando uno dei caposcuola.» mentii sul momento «Il preside Dippet mi ha detto che è di serpeverde, e che avrei potuto chiedere aiuto a lui nel caso mi servisse qualcosa.»

Pensavo di essere riuscita a cavarmela con quella risposta improvvisata, infatti Dorea sbuffò.

«Fossi in te non ci farei tanto affidamento. Tom Riddle non è il tipo di ragazzo a cui piace essere disturbato per certe cose. Comunque puoi contare su di me per qualunque cosa e, a proposito, questo è mio fratello, Cignus Black.»

Mi indicò un ragazzo dai capelli rossi che le si era appena seduto di fronte, e questi mi fece un cenno che io ricambiai. Si somigliavano molto, avevano entrambi i tratti tipici dei Black, ma c’era una cosa che non mi quadrava.

«Scusa Dorea, ma i Black non hanno tutti i capelli neri?»

La mia curiosità venne ripagata dalla sua risata quando con gli occhi spalancati le vidi i capelli colorarsi immediatamente di nero. Mi voltai stupita verso Cignus e vidi che anche lui adesso esibiva dei capelli neri oltre ad un sorrisetto divertito.

«M-ma… siete Metamorfomagus!» esclamai stupita, mentre vedevo i loro capelli ritornare al consueto rosso.

Non pensavo che esistessero Metamorfomagus anche nel ramo dei Black!

«Esatto miss Evans, sono colpita dalla sua arguzia! Però il rosso è il nostro colore naturale, e siamo i primi da secoli ad averlo ereditato!» disse orgogliosa, usando però con un tono da presa in giro, come se a dire quella frase fosse uno con la puzza sotto il naso. 

Scoppiammo entrambe a ridere ma prima che potessi dire altro una voce ci interruppe.

«Black, non starai mica assillando di nuovo qualcuno con quella patetica imitazione del tuo precettore, vero?»

Mi impietrii sul posto, e lentamente mi voltai verso il ragazzo che aveva parlato. Prima ancora di vederlo, sapevo che era lui.

«Non sono affari tuoi, Riddle!» disse acida Dorea.

Dallo sguardo che aveva probabilmente il ragazzo non le era simpatico, anche se appartenevano alla stessa casa.

«Lo diventano nel momento stesso in cui sono costretto ad ascoltare le tue stupidaggini.» rispose tagliente Tom, e Dorea si zittì.

Probabilmente lui doveva aver vissuto conversazioni del genere molte volte per riuscire a zittire così facilmente il suo interlocutore.

Il suo sguardo si posò su di me, e finalmente potei guardarlo bene in faccia rimanendo alquanto sorpresa. Era alto, Tom Riddle, e bello di una bellezza carismatica che ti impediva di togliergli gli occhi di dosso. Aveva gli occhi grigi, e lisci capelli neri con un ciuffo che gli ricadeva sulla fronte.

Sembrava a prima vista un ragazzo attraente perfettamente normale, tuttavia sprigionava un’aura di pericolo impossibile da nascondere, e d’istinto portai una mano alla bacchetta.

Mi aspettavo che si sarebbe presentato dal momento che ero nuova, ma non lo fece. Tuttavia, sentii una leggera pressione nella mente, come se qualcuno stesse cercando di leggerla.

Chiusi gli occhi in un attimo, riportando alla memoria tutti gli insegnamenti che avevo letto su di un libro per imparare l’Occlumanzia, e riuscii a bloccare l’intruso e a spingerlo via prima che potesse vedere qualcosa di interessante.

Ero diventata piuttosto brava nell’ultimo anno in quest’arte, oltre che nella Legilimanzia ovviamente.

Quando aprii di nuovo gli occhi, Tom Riddle si era seduto accanto a Cignus Black con la sua solita aria impassibile, anche se si poteva leggere distintamente un’ombra di stupore in quelle iridi argento.

Mi sentii tirare la manica, e voltandomi capii che era Dorea che mi chiamava. Sembrava avere l’aria spaventata.

«Herm! Ti senti bene?»

«Sto benissimo Dorea, stai tranquilla!» cercai di tranquillizzarla e la vidi emettere un sospiro di sollievo.

«Pensavo che Riddle ti avesse fatto qualche incantesimo. Non la smettevi più di fissarlo! Comunque non è l’uomo giusto per te, quindi ti consiglio di rinunciare in partenza.»

Dorea Black sembrava avere una vera passione nel combinare accoppiamenti, ma, sinceramente, l’idea di me innamorata di Riddle mi sembrava davvero ridicola.

Oh, Dorea, se sapessi! pensai divertita, mentre la cena scompariva dal tavolo e tutti ci alzavamo per andare nelle Sale Comuni.

Era la prima volta che mi avventuravo nella Sala Comune dei Serpeverde, e Dorea mi fece da guida spiegandomi le strade più veloci per andare alle lezioni e raccontandomi aneddoti dei suoi anni ad Hogwarts.

Era molto simpatica, mi ricordava tanto Ginny, e pensai che saremmo diventate buone amiche nel periodo che avrei trascorso nel 1944.

Qualcuno gentile con me era proprio quello che mi serviva, anche se avrei potuto solo mentirle se mi avesse fatto domande scomode.

Arrivammo davanti ad un muro di pietra e Dorea esclamò:

«Drago sputaguai.» e la parete di pietra si spostò lasciando il posto ad un ingresso.

Guardai Dorea con un sopracciglio inarcato.

«Drago sputaguai?»

Ma che razza di parola d’ordine era?!

Dorea mi fissò imbarazzata.

«Le parole d’ordine le scelgono i prefetti e quello di quest’anno è piuttosto… eccentrico, se vogliamo chiamarlo così!»

Scrollai le spalle divertita ed entrai nella Sala Comune di Serpeverde.

Dovevo ammettere che l’ambiente non era così male, considerato che ci trovavamo sotto il Lago Nero.

Certo, era tutto verde-argento, ma c’erano delle poltroncine ed un fuoco che erano piuttosto invitanti.

Dorea mi mostrò dove avrei dormito, e fui felice di vedere che saremmo state nella stessa camera.

Mentre lei sistemava le sue cose, io vidi ai piedi del mio letto un baule, dei libri ed una busta indirizzata a me.

Era una lettera del professor Silente.

 

Cara Hermione,

spero che non ti dispiaccia, ma ho provveduto a farti recapitare libri e abiti adeguati che credo potranno servirti.

Mi sono anche permesso di stilare il tuo orario delle lezioni che, come noterai, sono tutte con il signor Riddle.

Ho pensato che così sarebbe stato più facile per te conoscerlo.

Oltre ai libri di scuola, non ho potuto fare a meno di notare come ti si sia incantata nell’osservare la mia libreria personale, per cui ho pensato di prestarti alcuni dei libri che la compongono, sperando che tu possa trovarli istruttivi oltre che piacevoli.

Spero che tu stia riuscendo ad integrarti bene tra i tuoi nuovi compagni di casa, e non dimenticare che la mia porta è sempre aperta se ti servisse qualcosa.

                              Albus Silente

Ps. Questa lettera brucerà dopo la lettura.

 

Posai la lettera per terra mentre iniziava a bruciare per poi scomparire senza lasciare traccia e, curiosa, aprii il baule.

C’erano molti abiti casual ed alcuni eleganti.

Li trovai di mio gusto, anche se erano stile anni ’40.

Dei libri lessi alcuni titoli, e fui felice di trovare tra quelli ‘Orgoglio e Pregiudizio’.

Lo presi in mano accarezzando la copertina, e mi tornarono in mente tutti i pomeriggi ad Hogwarts e a casa mia passati a leggerlo immaginando di essere Elizabeth Bennet.

«Buona notte, Hermione.» mi disse Dorea, ma prima che potessi ricambiare il saluto si era già addormentata.

Non avevo sonno, probabilmente a causa dell’adrenalina provata nelle ultime ore, e d’impulso presi una decisione che ci si sarebbe aspettata più da Harry Potter che da Hermione Granger.

Con il libro ‘Orgoglio e Pregiudizio’ in mano, dopo aver lanciato un sorriso a Dorea, uscii dalla mia camera ed iniziai ad avviarmi verso l’uscita. Non c’era nessuno in giro per i corridoi, e guardando il mio orologio capii il perché: erano le undici e mezzo ed il coprifuoco era scattato da un pezzo, però quella sera avevo voglia di infrangere le regole oltre che di uno spuntino di mezzanotte. Sapevo come trovare le cucine e come entrarci, quindi non ci sarebbero stati ostacoli. O almeno così pensavo.

Con un sorriso stavo per uscire dalla Sala Comune quando mi ritrovai faccia a faccia niente di meno che con Tom Riddle, che stava rientrando.

Ci fissammo per qualche secondo con aria stupita, poi lui riprese il controllo di sé ed assunse la sua solita facciata indifferente.

«Evans, dove credi di andare? C’è il coprifuoco nel caso tu non lo sappia.» il suo tono autoritario mi fece andare in bestia e subito mi preparai a rispondergli per le rime. Dopotutto, anche lui aveva appena violato il coprifuoco!

«E che mi dici di te, allora? Si dia il caso che mentre io lo stessi per infrangere tu lo avevi fatto già da qualche ora, quindi non credo che ti trovi nella posizione di farmi la predica. Inoltre,» aggiunse, «anche se tu sai il mio nome, io non so il tuo e sarebbe educazione che ti presentassi!» ribattei piccata, venendo ripagata dalla sua espressione smarrita.

Probabilmente non si aspettava che riuscissi a tenergli testa, e ringraziai mentalmente la mia capacità oratoria che mi aveva salvata in più di un’occasione.

Quello che non mi aspettavo io, tuttavia, era che lui invece di rispondere mi afferrasse per un braccio e mi costringesse a rientrare in Sala Comune iniziando a trascinarmi fino alla mia camera con espressione impassibile.

«Ehi! Lasciami andare immediatamente!» esclamai, iniziando a dibattermi, ma quando vidi che non sarebbe servito a niente lasciai cadere il libro che avevo ancora in mano e prendendo la bacchetta pronunciai un incantesimo non verbale contro di lui.

«Elektron!»

Una scarica elettrica si irradiò in tutto il mio corpo, e Tom Riddle si trovò costretto ad interrompere la sua corsa e a lasciarmi andare all’istante.

Strano. Adesso dovrebbe stare per terra a contorcersi dal dolore! Quella scarica era potente, e nessuno era mai riuscito a resistervi prima d’ora.

Come prima, io e Riddle iniziammo a squadrarci in silenzio, poi lui sorrise cordiale e mi porse la sua mano destra.

«Hai ragione, sono stato sgarbato. Mi chiamo Tom Riddle e sono uno dei caposcuola.»

Spalancai gli occhi di fronte al suo improvviso cambio di atteggiamento, e fui riluttante nello stringergli la mano.

Lui però continuò a tenderla verso di me riprendendo a parlare.

«Mi scuso per averti trascinata, ma l’osservanza delle regole è una delle cose che ha sempre caratterizzato questa casa e tu, in quanto nuovo membro, ti ci devi attenere. Per oggi chiuderò un occhio, ma vedi di non farlo ripetere.»

Gli strinsi la mano con un sorriso falso quanto la mia identità.

«È davvero un piacere conoscerti, Tom Riddle. Ho recepito il tuo avvertimento, ma permettimi di farti una domanda: come caposcuola, non dovresti attenerti tu stesso alla regola che mi hai appena esposto?» dissi melliflua.

«Stavo facendo il mio turno di ronda.» replicò lui, ma io non mi feci abbindolare.

Mi avvicinai a lui fino a che non fui ad un palmo dal suo viso.

«Scommettiamo che non è così?» lo sfidai.

Aspettai un po’ prima di sorridere vittoriosa e tornare indietro a prendere il mio libro. Avevo appena fatto due passi, quando la voce di Riddle mi richiamò indietro.

«Non ti conviene sfidarmi, Evans. Potresti uscirne male.»

Mi voltai quel po’ che mi permetteva di guardarlo in volto.

«Ah che paura sto tremando!» lo schernii io senza pensarci due volte. «Facciamo così, io non dico che tu hai infranto le regole se tu non dici che lo sto appena facendo anch’io. Ci stai?»

Stavo giocando con il fuoco e lo sapevo, ma non riuscivo farne a meno. Avevo davanti a me colui che era responsabile di centinaia di morti e dovevo essere educata? Tuttavia mi resi presto conto che questo atteggiamento non mi avrebbe fatto ottenere la sua fiducia. Il mio piano si basava soprattutto su questo. Mi ero appena decisa a chiedergli scusa per la mia arroganza quando lo vidi sorridere feroce ed alzare la bacchetta.

Non feci in tempo a fare altrettanto prima che una forza invisibile mi spinse indietro verso di lui alzandomi da terra e trattenendomi per la gola.

«Io non cedo ai ricatti, Evans, faresti meglio a ricordarlo.» mi sibilò sul volto.

Io annaspai in cerca d’aria, e finalmente lui, dopo qualche secondo, ruppe il contatto.

Dopo un’ultima occhiata verso il mio corpo che tossiva ancora sul pavimento, mi voltò le spalle ed entrò nella sua stanza.

Io fissai la porta dove era scomparso ancora per qualche attimo, prima di alzarmi con il mio libro in mano.

 Il vero Tom Riddle si era appena rivelato a me per quello che veramente era: spietato e calcolatore.

Lanciai un ultimo sguardo all’uscita della Sala Comune, e d’un tratto quella passeggiata alle cucine non fu poi tanto invitante.

Rientrai nella mia camera facendo attenzione nel fare meno rumore possibile, e dopo essermi cambiata mi stesi sul letto abbandonando la bacchetta ed il libro sul comodino.

Mi era passata addirittura la voglia di leggere, ed iniziavo finalmente a sentire la stanchezza di tutte le ore passate.

Mi tornarono in mente i miei genitori obliviati, che adesso non sapevano neanche di avere una figlia, il mio duello con i mangiamorte, la mia cattura, le mie torture. Ma soprattutto mi tornò in mente Voldemort, al cui viso inaspettatamente si sovrappose quello di Tom Riddle.

Il mio passato, presente e futuro. Mentre cadevo tra le braccia di Morfeo, piansi.

 

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Eccomi tornata con un nuovo capitolo! La nostra Hermione ha finalmente incontrato Tom Riddle e si può dire che non è stato proprio un’ incontro cordiale. Ci vediamo al prossimo capitolo per sapere cosa succederà durante il primo giorno di scuola! Un abbraccio, Mary Evans.

  
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