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Autore: FALLEN99    04/01/2014    3 recensioni
Fino a che punto può spingersi la passione prima di diventare oscura?
Questo Amalia Jones, appena trasferitasi dalla splendente California in un paesino ai piedi di Dublino, ancora non lo sa. Appena però incontra gli occhi funesti di Alek Bás inizia ad averne una vaga idea. La passione ti strappa la ragione e ti getta nella pazzia, ed Amalia lo sperimenterà a caro prezzo.
“Come un ago sulla bilancia, il tuo potere è in grado di favorire la luce o le tenebre. Sta solo a te decidere. Se sceglierai il bene, potrai salvare il mondo. In caso contrario, distruggerlo”
**
– Riesci sempre a metterti nei guai.– le sussurrò all’orecchio.
– Ti sbagli– gli rispose Amalia, diventando concorrente nella tacita sfida dei loro sguardi
- Cosa te lo fa credere?
-Perchè sei tu che mi metti nei guai. Tu, TU sei i miei guai
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Capitolo  6.


La pioggia scendeva incessante, battendo sul terreno e trasformandolo in una distesa fangosa su cui le povere All–Star di Amalia lasciavano profonde orme.
La ragazza stava tornando a casa dopo l’ennesima giornata scolastica, monotona come tutte quelle che aveva trascorso nelle ultime due settimane. Le ore di lezione sembravano farsi a gara per risultare il più noioso possibile, ed Amalia si disse che quella che ormai si era aggiudicata la vittoria apparteneva alla Signorina Givens, docente di Francese, che era riuscita perfino a  farla appisolare nonostante la notte prima l’avesse passata priva di incubi.
“Strano” rifletté Amalia “di solito i brutti sogni sono i più assidui frequentatori nella mia testa.”
Una folata di vento le portò una ciocca di capelli alla bocca, facendola innervosire e interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
Amalia sbuffò e maledisse l’Irlanda e il suo brutto tempo, che arrivava e come un predatore prendeva possesso del cielo, facendola calare un freddo glaciale che le entrava sin dentro le ossa.
La pioggia si intensificò e un masso sembrò piombare sul suo ombrello, suscitando in Amalia un grido di frustrazione.
“Maledetto il giorno in cui mio padre ha deciso di venire qui!” urlò nella sua mente, intensificando la sua camminata per arrivare il prima possibile a casa e asciugarsi.
Quel giorno il guidatore dell’autobus scolastico era a casa ammalato, e Amalia e i suoi compagni erano stati costretti a tornare a casa a piedi sotto un temporale imminente.
– Bello il tempo oggi, eh? – una voce gentile le giunse alle orecchie, ridestandola dai suoi pensieri.
Catherine, una studentessa che frequentava il suo stesso corso di Francese, le si fece accanto, sorridendole.
Amalia rimase stupita da quel gesto. Lei e Catherine non si erano mai parlate e nemmeno salutate. Decise di mettere da parte i pensieri e richiamo la voce a sé.
– Lo era fino a dieci minuti fa!– rispose, destando un altro sorriso sul volto di Catherine.
– Si vede che non sei di qui. – disse Catherine.
Amalia si irrigidì, sulla difensiva. – Cosa vorresti dire?
L’altra piantò il suo sguardo sul cielo e, senza guardarla, rispose: – Per noi irlandesi ogni singola variazione del tempo è preziosa. Amiamo il cielo e tutto ciò che ci manda, che sia un temporale o i caldi raggi del sole, li apprezziamo. Tutto quello che il cielo ci manda serve alla nostra terra e la mantiene verde e rigogliosa.
Amalia provò a vederla da quel punto di vista ma la sua mente si ostinava a pensarla diversamente da quella ragazza dai modi gentili ed aggraziati; l’esatto opposto di Amalia.
Per lei pioggia era uguale a vestiti bagnati, e vestiti bagnati erano sinonimo di brutto tempo.
– Scommetto che in California non eri abituata al nostro tempo così variabile.
Amalia annuì.– Già. Dove vivevo io il sole persisteva per tutta la giornata, figurati che non avevamo nemmeno gli ombrelli.
Catherine ridacchiò. – Allora avrete dovuto fare la scorta quando siete arrivati qui.
– Esattamente.
Passò qualche istante di silenzio, on cui Amalia pensò a cosa dire per far andare avanti la conversazione, improvvisamente volenterosa di continuare a parlare con Catherine.
Ma la ragazza la precedette. – Tu dove abiti?
– In cima alla collina. Tu?
– Vicino al cimitero – Rispose Catherine.
– Posto molto tranquillo, scommetto. – commentò Amalia.
Catherine ridacchiò. – E inquietante. Ma non perché sia un cimitero, bensì perché di fianco a me vive la Givens.
Amalia rabbrividì  al solo pensiero di abitare di fianco alla propria professoressa di Francese.
– Dev’essere imbarazzante incontrarla sul pianerottolo.
Catherine fece una smorfia, annuendo. – Specialmente se sono le sette di mattina e cerca a tutti i costi di farti accarezzare il suo stupido Chihuahua, che abbia al solo sentire un odore diverso da quello della sua padrona!
Amalia sorrise. – Ovvero naftalina e tè allo zenzero.
– Un’accoppiata da voltastomaco!
Le due scoppiarono a ridere all’unisono, e ad Amalia sembrò che la pioggia rallentasse e la borsa si facesse più leggera, come se condividere quel calvario che era il ritorno a scuola con Catherine rendesse tutto meno pesante e stressante. Anche a due gradi e sotto una pioggia incessante.
– Però anche avere a che fare con Shannon Stevenson non dev’essere facile.
Amalia sbiancò non appena dalle labbra di Catherine uscì quel nome, giungendo alle sue orecchie come il fastidioso suono delle unghie grattate sulla lavagna.
– Non farmici neanche pensare.
– E non dev’essere divertente nemmeno farsi accompagnare a scuola da quello scapolo di Alek Bás.
– Vedo che sei un’attenta osservatrice.
Catherine arrossì. – Quando qualcuno di nuovo arriva nel nostro piccolo paesino di quattro gatti,  l’occhio mi cade subito. Specialmente se questo qualcuno viene in contatto con le personalità più stravaganti del Saint Gabriel.
– Più che ‘in contatto’ direi ‘ in constrasto’
Catherine le lanciò un’occhiata preoccupata. – Ho saputo dei tuoi ‘constrasti’ con Alek. – esitò un attimo nel continuare – sembra che qualcuno qui gli sia caduta addosso.
– Oppure lanciata.– ribatté Amalia, sarcastica. 
Catherine sbarrò gli occhi. – Cosa vuoi dire?
– Che mi aveva stufata !
– Amalia, sei la prima persona che consoco che gli abbia tenuto testa. A parte Shannon ovviamente...
Amalia si paralizzò nella posizione in cui era.
– Come come?
– Non sapevi che lui e Shannon sono stati fidanzati per un paio di mesi?
 – No, questa mi mancava.
– Alla fine lui la scaricò tradendola con un’altra, e da allora Shannon non fa che minacciare chiunque si avvicini ad Alek, credendo di riuscire a riconquistarlo.
– Ecco perchè fa tanto la stronza con me.
– Mistero svelato.– Catherine si fermò e fece cenno ad Amalia di essere arrivata a casa.
Amalia seguì la traiettoria del capo della ragazza e vide l’enroem statua di una angelo ergersi imponente dal cancello metalicco che recintava il cimitero.
– Beh, grazie di avermi fatto compagnia.
Catherine le sorrise con i dolci occhi castani. – Non c’è di che. Spero di non averti importunata...pensavo che un po’ di chiacchiere ti avrebbero fatto star meglio. So cosa vuol dire adattarsi in un mondo tutto nuovo.
– Pensavi bene. –  confermò Amalia.
– Allora a domani, Carhetine.
– A domani, Amalia.– disse, poi la pioggia la inghiottì.

Davanti allo specchio della sua camera, Amalia ripensava alla camminata avuta con Catherine.
Le era sembrato che la ragazza fosse molto spontanea e che niente l’avesse forzata nel cercare un contatto con lei, una cosa a cui Amalia none era abituata per via del suo carattere.
Aveva avuto esperienze molto diverse in passato. Le sue compagnie di classe le si avvicinavano solo quando gli serviva qualche favore, trattandola come Google, che si cerca solo quando si ha bisogno di qualcosa.
Da allora Amalia era diventata molto diffidente nei confronti delle persone, facendo fatica a legare con gli altri, oltre che per il suo carattere focoso, anche per la prevenzione che aveva nei loro confronti.
Ma con Catherine quel pomeriggio era stato diverso. Amalia aveva provato piacere nel chiacchierare con lei. anzi, aveva persino voglia di rivederla il giorno dopo a scuola per continuare a parlare.
Scosse la testa e indossò la camicia da notte, buttandosi sul letto qualche istante dopo.
Avrebbe lasciato i pensieri per la mattina seguente, in quel momento l’unica cosa che desiderava era dormire.
Ma qualcuno aveva altri piani.

Correva, un alito gelido che costantemente le accarezzava il collo. “ Avrà mai fine questo incubo?” si chiese, gli occhi che tentavano inutilmente di scorgere una casa ospitale all’orizzonte, infestato solo dal buio della notte.
Urtò qualcosa e cadde a peso morto a terra; l’impatto le strappò il respiro dai polmoni. Sentì il terriccio penetrarle nei vestiti e cacciò un grido di disgusto. Il respiro che avvertiva sul collo si intensificò fino a farsi insopportabile. Una mano gelida la strattonò  all’indietro, tirandola in piedi davanti ad una figura ammantata, che sorrise, inquietante più che mani.
Amalia, nonostante fosse all’aperto, sentì l’irrazionale bisogno di aria fresca, come se quella attorno a lei fosse contaminata da qualcosa. Qualcuno.
La figura la accarezzò la guancia e un brivido le scavò rapido nella carne, suscitandole un grido che esplose dalla sua bocca come l’ultimo richiamo prima che la falce della morte la portasse via. – Nessuno può sentirti. Siamo soli.–
– Non mentire, Arthur. – una voce vellutata alle sue spalle attirò la sua attenzione, ed il sguardo converse verso la fonte parlante nel vano tentativo di essere liberata.
– Cosa ci fai qui?
A quella domanda una figura lucente uscì dall’oscurità, rivelandosi ad Amalia e il suo aggressore. Aveva il volto illuminato talmente intensamente da non permettere ai due di scorgere i suoi lineamenti.
– Lasciala.
L’aggressore sorrise sulla nuca di Amalia. – Mai.
– Deve decidere da sola. Senza costrizioni, ricordi?
L’aggressore rise. – Sono leggi scritte milioni di anni fa. Da allora molti le hanno infrante.
Il lucente scosse la testa. – A quale prezzo…
– Il prezzo che deve essere pagato per far regnare di nuovo le tenebre.
– Basta con questi discorsi! – gridò Amalia, la testa che straripava di quelle parole insensate alle sue orecchie.
– Sono stanca di tutto questo!
L’aggressore esplose in una roca risata.
– Peccato, perché il gioco è appena cominciato. – disse, tirando Amalia nel buio.

   
 
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