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Autore: Vally98    04/01/2014    0 recensioni
Axel mi si avvicinò di più, tanto che quasi il suo corpo sfiorava il mio. Parlava guardandomi diritta negli occhi come se fossimo soli ed era così vicino che sentivo il suo fiato sulla mia pelle.
- Devi fidarti di me. Io posso aiutarti, so dove lo tengono nascosto.
- Come posso fidarmi di te?
- Sai che puoi farlo.
Era vero. Non sapevo spiegarmelo ma i suoi occhi mi davano fiducia.
Rimasi a fissarlo dubbiosa e quasi con disapprovazione.
Lui si scoprì l'avambraccio tirando su la manica della felpa che indossava.
Rivolse il palmo della mano verso il cielo stellato e mi guardò, prima di posare gli occhi sulla sua pelle nuda.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminavo in fretta in quella notte scura e fredda. Anoku era al mio fianco, con la sua solita espressione da belva famelica.
Eravamo a caccia del libro, per questo indossavamo l'atteggiamento sicuro e circospetto da guerriere, quali eravamo.
Le vie erano popolate da gruppi di ragazzi che sembravano non avere nulla di costruttivo da fare.
Anoku mi tirò una leggera gomitata e mi indicò col mento un gruppo che si era riunito sotto la fontana. Riconobbi Axel, visto la sera prima al clan.
Lui ci stava osservando e non appena lo sorpassammo mi accorsi che lui è la sua compagnia iniziarono a seguirci.
Cercai gli occhi di Anoku, il cui viso era però nascosto in un grande cappuccio di pelliccia bianca, perché mi desse un segno su cosa avesse intenzione di fare.
Lei continuò impettita la sua camminata, così la imitai.
Scendemmo le scalinate, con Axel e i suoi compagni ancora dietro di noi.
C'erano lui, il suo amico con la barba sottile con cui era stato per tutta la riunione al clan, e un paio di ragazze.
Le sentivo sghignazzare e fare le oche con i primi due. La cosa mi dette fastidio. Non credo si trattasse di gelosia, quei tipi nemmeno li conoscevo. Semplicemente disapprovavo che dei guerrieri del loro rango si circondassero di gente simile.
- Rallenta - mi sussurrò Anoku e io obbedii.
Probabilmente lei aveva intuito che i nostri persecutori non avevano cattive intenzioni. E io mi fidavo ciecamente dell'intuito della mia compagna.
Infatti appena rallentammo il passo, Axel ci raggiunse.
Aveva chiesto alla sua compagnia di restare indietro, probabilmente, perché così aveva fatto.
Mi venne accanto, sotto il mio sguardo attento e diffidente.
Rimasi colpita dal suo aspetto. Sembrava ancora più bello della sera prima, quasi diverso, di un fascino ammaliante.
Ero già stata colpita dal suo sguardo, che mi aveva perseguitata tutta la sera precedente e che avevo incrociato più e più volte.
Ora però rimasi ammaliata da ogni parte di lui.
Né io né Anoku proferimmo parola. Aspettammo che fosse lui a parlare.
- Io posso aiutarvi.
Inarcai le sopracciglia, come se avesse detto un'assurdità. Sentii Anoku prendere fiato per dire qualcosa, ma la zittii sfiorandole la mano.
Axel mi si avvicinò di più, tanto che quasi il suo corpo sfiorava il mio. Parlava guardandomi diritta negli occhi come se fossimo soli ed era così vicino che sentivo il suo fiato sulla mia pelle.
- Devi fidarti di me. Io posso aiutarti, so dove lo tengono nascosto.
- Come posso fidarmi di te?
- Sai che puoi farlo.
Era vero. Non sapevo spiegarmelo ma i suoi occhi mi davano fiducia.
Rimasi a fissarlo dubbiosa e quasi con disapprovazione.
Lui si scoprì l'avambraccio tirando su la manica della felpa che indossava.
Rivolse il palmo della mano verso il cielo stellato e mi guardò, prima di posare gli occhi sulla sua pelle nuda.
Anche io osservai attentamente l'avambraccio pallido che mi porgeva.
- Posso contattarti, così - sussurrò fissandomi negli occhi e avvicinandosi ancora un po' a me in modo che il mio corpo coprisse il suo braccio proteso, come se tentasse di nascondere quel gesto di alleanza al suo gruppo di amici.
Intuii che voleva che segnassi sulla sua pelle un numero di telefono, un indirizzo o qualsiasi cosa che gli avrebbe permesso di comunicare con me.
Io preferii fare in un altro modo, così da mantenere in qualche modo le distanze tra me e lui, perché anche se avevo accettato il suo aiuto non eravamo amici né confidenti e non ero disposta a fidarmi di lui così ciecamente.
Allora colmai il poco spazio rimasto tra me e Axel con un abbraccio.
Gli misi le mani al collo e lo tirai più vicino. Non era un segno di affetto, chiaramente. Però così potei sussurrargli nell'orecchio i modo tale che i suoi amici non sentissero.
- Vieni alla vecchia fabbrica. Alle tre.
- Ti mette così a disagio avermi addosso? - ridacchiò lui quasi impercettibilmente.
- Non ti ci abituare.
- Rilassati, non sono io il lupo cattivo della situazione.
- Mi chiedo quante cose tu sappia della situazione e come tu le sappia.
- Avremo modo di parlarne.
Sciolsi l'abbraccio e notai che lui mi sorrideva. Era strano. Gli avevo sempre e solo visto uno sguardo truce e misterioso. Quel sorriso sembrava non appartenergli.


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Ciao a tutti cari lettori! Innanzitutto se arrivate a questo punto del capitolo significa che lo avete letto fino in fondo e perciò vi ringrazio di cuore! Spero che vi piaccia la storia e vi prego di lasciare qualche commento, se vi va, così ch'io possa migliorare la forma di esposizione o concetti poco chiari. Ve ne sarei grata. Se vi è piaciuto e avete intenzione di continuare a leggere questa storia vi auguro buona avventura :)
   
 
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