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Autore: RedMarauder    04/01/2014    21 recensioni
Il suo sorriso, quel sorriso che riusciva a farla arrossire ogni volta, lo stesso sorriso che le rivolgeva ora, era spietato, disarmante...bello.
Troppo bello. Ma lei era troppo orgogliosa per ammetterlo, per mostrarsi debole. Hermione Granger doveva avere sempre il controllo della situazione. Sempre!
- Attenta a giocare con il fuoco, Granger. E' pericoloso!-
- Perché?- rispose, alzando il mento - Potrei scottarmi?-
Di nuovo quel sorriso. - Sì, ma il problema è che..potrebbe piacerti!-
Tanti cari saluti al suo controllo e alla sua tempra morale. Come poteva resistere quando quegli occhi la guardavano in quel modo? Così profondi, così intensi..così perfetti! Valeva la pena lasciarsi andare. Valeva la pena affondare le mani in quel fuoco, nel fuoco dei suoi capelli. Valeva la pena scottarsi!
Infondo, ad essere sincera, non era poi così male perdere il controllo!
Genere: Comico, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter, Hermione, Granger, Ron, Weasley | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Luna/Neville
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 20
Fughe, Compromessi e una Spolverata di Gelosia
 
 
 
 
 
 
 
Tornare a Hogwarts fu quasi traumatico per Hermione.
Dimenticò per un momento di essere nell’anno dei G.U.F.O. e di avere l’ES a cui pensare. Grimmauld Place si era trasformata in una casa accogliente quanto la Tana. Gli ultimi giorni di vacanza erano serviti per ripulire a fondo la casa, per legare un rapporto di fiducia con Sirius e per sembrare un po’ più adulti agli occhi dei membri dell’Ordine. Si erano divertiti così tanto, che Hermione avrebbe desiderato altre due settimane di vacanze, al diavolo lo studio e gli esami. Lei e Fred avevano passato molto tempo insieme, da soli nella loro stanza nascosta nella soffitta. Per quanto quella casa fosse abitata, isolarsi non era stato poi così difficile. Erano riusciti a ritagliarsi il loro piccolo posto, come quella foresta nella Stanza delle Necessità. Avevano trovato il loro posto perfetto.
Ma poi tutto era finito e la scuola era ricominciata. Hogwarts le era mancata, infondo. Sirius, Lupin, Tonks e i Weasley le sarebbero mancati molto, ma tornare a scuola aveva i suoi vantaggi. E poi Fred c’era comunque e, Hermione dovette ammetterlo, era tutto ciò che le bastava sapere.
Le lezioni ripresero il giorno dopo il loro ritorno. La palude era stata finalmente rimossa dall’Ingresso. Gli insegnati avevano ripulito la Sala e restituito al pavimento il suo solito aspetto. I complimenti degli studenti non servirono ad addolcirli: già dal primo giorno cominciarono ad assegnare valanghe di compiti e pagine da studiare. Alla fine del primo lunedì, Hermione dovette unirsi alle lamentele di Harry e Ron. La mole di studio era cresciuta a dismisura, e mai come prima Hermione desiderò di tornare in Grimmauld Place. Le lezioni, lo studio, gli allenamenti di Quidditch e le Esercitazioni portarono ad un'unica conseguenza: non riuscì a rimanere sola con Fred per una settimana intera. Si vedevano in Sala Grande per i pasti, si incontravano in Sala Comune la sera tardi ed erano persino riusciti ad esercitarsi insieme durante l’ultimo incontro dell’ES. Ma a parte questi rari momenti, dovettero rinunciare ad incontrarsi. La stagione di Quidditch sarebbe ricominciata il sabato successivo, con la partita dei Grifondoro contro Corvonero. Angelina sembrava sul punto di esplodere per l’ansia, anche se mancava ancora più di una settimana. Era una partita decisiva per la classifica e la pressione calò presto su tutti i membri della squadra. Tranne Fred e George, che sembravano tranquilli come se li aspettasse una semplice passeggiata nel giardino. La mole di studio obbligava Harry, Ron e Hermione a studiare fino a tardi e questo si ripercuoteva sulle loro ore di riposo. Per Harry e Ron significava anche perdere concentrazione durante gli allenamenti. Per Hermione significava crollare addormentata in biblioteca. Nonostante tutto, Hermione strinse i denti e cercò di resistere fino alla fine della settimana. Tentò più volte di convincere Ginny a rivelarle il suo famoso piano, annunciato in Grimmauld Place, ma la ragazza fu muta come una tomba. Ad un certo punto, Hermione ci rinunciò: i vani tentativi la stancavano ancora di più!
Uscendo dall’ultima lezione del venerdì, nessuno tirò un sospiro di sollievo. Sarebbe stato un weekend di studio e recupero, e nessuno aveva voglia di festeggiare per questo. Harry e Ron si prepararono per l’allenamento e Hermione e Ginny decisero di seguirli. Per essere gennaio, l’aria si era fatta più tiepida, anche se nuvoloni scuri minacciavano di riversare presto una pioggia torrenziale. Lei e Ginny avrebbero studiato sugli spalti, mentre guardavano l’allenamento.
Nemmeno in quell’occasione Ginny si decise a raccontare a Hermione il suo piano.
- Ma perché non puoi dirmelo?- chiese Hermione, sbuffando e fermando una pagina svolazzante del libro di Incantesimi.
La pagina ondeggiò sulla stoffa del suo guanto e il vento le spostò i capelli dalla spalla. Ginny le sorrise, alzando la testa dal libro di Trasfigurazione.
- Perché non posso! È tutto sotto controllo, fidati di me e George!- le rispose.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Di te mi fido, di George un po’ meno!-
- E dire che l’idea è stata mia!-
- Non ricordarmelo!-
Ginny scoppiò a ridere e le accarezzò una guancia, con le dita avvolte negli spessi guanti. – Andrà tutto bene!-
Hermione annuì e spostò lo sguardo sul campo da Quidditch. Il vento non sembrava nuocere alle prestazioni dei giocatori. Stavano giocando veramente bene, per quanto Hermione ne capisse. Osservò Harry esercitarsi nelle picchiate. Ron stava parando dei tiri liberi di Alicia e Katie e Angelina stava osservando e commentando ogni azione. Fred e George si stavano scaldando con un Bolide leggero. Hermione sapeva che erano bravi e che stavano tirando piano per scaldarsi, ma tratteneva il fiato ogni volta che il Bolide arrivava rapido verso Fred e ricominciava a respirare solo quando vedeva la mazza colpirlo. Forse non era stata una buona idea, quella di assistere all’allentamento!
Angelina fischiò e cominciarono a simulare una partita per provare qualche tattica. Hermione seguì il gioco, tornando a studiare di tanto in tanto. Ogni volta che i suoi occhi cadevano sul campo, cercava Fred. Volava concentrato sul gioco. Anche se era lontano, Hermione poteva vedere i suoi lineamenti tesi e attenti, concentrati sul suo dovere in campo. Era bravo. Volava con la stessa facilità con cui respirava. Era nel suo ambiente, perfettamente libero, amico del vento e dell’aria attorno a sé. Non aveva paura. Hermione sorrise, ricordando le volte in cui lui l’aveva presa in giro. Lei odiava volare. Ma era bello guardare gli altri farlo, soprattutto se erano persone come Harry, o Fred, o George, che sembravano nati per cavalcare quella scopa.
- Hermione il tuo libro di Incantesimi si sta offendendo!- esclamò Ginny, con un sorriso vispo.
- Perché?- chiese lei distratta.
- Lo ignori da troppo tempo!-
Hermione si riscosse e guardò il libro, quasi come se potesse davvero dirle di essere offeso. Sorridendo lo richiuse e decise di rinunciare allo studio. Guardare l’allenamento era molto più interessante!
- Oh santo Merlino! Hermione Granger ha chiuso un libro!-
- Piantala, Ginny!-
- Sul serio, penso che Fred meriterebbe un monumento per essere arrivato a tanto!-
Hermione alzò gli occhi al cielo ma sorrise.
Poco dopo, l’allenamento finì. Invece di scendere verso gli spogliatoi, Harry atterrò sugli spalti, davanti a Hermione e Ginny.
- Che fate qui fuori? Non avete freddo?- chiese preoccupato.
Ginny scosse la testa. – Hermione aveva paura che un Bolide centrasse in pieno Fred e così le ho fatto compagnia!-
Hermione si girò a bocca spalancata. – E quando lo avrei detto, scusa?-
- Non l’hai detto, l’hai solo pensato!- esclamò Ginny, alzandosi in piedi. – Mi dai un passaggio?- chiese a Harry.
Scuotendo la testa e sorridendo, il Prescelto le fece spazio sulla Firebolt.
- Ti odio!- le gridò Hermione, mentre spiccavano il volo.
Ginny si girò e le lanciò un bacio sulla punta delle dita. Hermione scosse la testa, ma le sfuggì un sorriso. Effettivamente, ci aveva pensato per davvero. Essere presente all’allenamento non avrebbe aumentato le possibilità di salvarlo dall’attacco di un Bolide, ma non si poteva mai sapere! Infondo, lei era brava con la bacchetta!
Si alzò, le gambe intorpidite dal freddo e dalla posizione tenuta fino a quel momento sugli spalti. Lentamente, scavalcò le sedie della tribuna e raggiunse le scale, il libro di Incantesimi stretto fra le mani. Quando Hermione girò l’angolo della seconda rampa di scale investì Fred in pieno.
- Granger, guarda dove vai!- scherzò lui, chinandosi a raccogliere il libro che lei aveva lasciato cadere.
Hermione sollevò le sopracciglia. – Potrei dirti la stessa cosa!-
- Ma l’ho detta prima io!-
Hermione alzò gli occhi al cielo, e si passò una mano fra i capelli che il vento, sopra le tribune, aveva scompigliato.
- Dove stavi andando?- chiese lei.
Fred sorrise, un’espressione allegra dipinta in volto. – Cercavo te! Mi sembra ovvio! Perché sei  venuta all’allenamento?- chiese, curioso.
Hermione scosse le spalle. – Io e Ginny eravamo stanche delle mura del castello. Un po’ di aria fresca fa bene ogni tanto!- mentì.
Fred annuì e incrociò le braccia. – Che bella risposta ad effetto! Ora dimmi la verità!- concluse sorridente.
Hermione gli rivolse uno sguardo tagliente. – Era questa la verità, Weasley!-
- Non sono caduto dalla scopa!-
- Difficilmente mi sarebbe sfuggito questo dettaglio..però ho sperato fino all’ultimo!-
- Nessun Bolide mi ha disarcionato!-
- Sì, sono riuscita a cogliere anche questo..-
- E non ho rischiato la vita!-
- La stai rischiando ora!- borbottò Hermione.
Il sorriso di Fred si allargò. – Quindi ti preoccupi per me!- concluse.
Hermione arrossì e si maledisse per averlo fatto. Fred la scrutò ancora in silenzio, ma lei rimase immobile, decisa a non cedere. Era preoccupata ed era palese, ma ammetterlo le sarebbe costato uno sforzo immenso.
- La verità vincerà sull’orgoglio?- chiese Fred, sorridendo e scrutando i suoi occhi.
Hermione sollevò un sopracciglio. – Sei venuto fin qui per farmi domande idiote?-
- Come siamo taglienti, Granger!-
- E’ venerdì e passerò il weekend a studiare, devo sfogare la mia rabbia repressa!- sbottò Hermione, sentendo improvvisamente il peso di quelle parole sulle proprie spalle.
Il sorriso malandrino di Fred fece suonare un campanello di allarme nella sua testa. Si avvicinò a lei, portandola lentamente a schiacciarsi contro la parete della tribuna. Un soffio di vento penetrò da uno squarcio nel legno e sollevò i capelli sul collo di Hermione. La sua schiena fremette per il freddo e anche per lo sguardo così profondo e intrigante di Fred. Non sapeva se avere freddo o caldo..era un dilemma impossibile da risolvere, tanto valeva sorvolare!
Fred appoggiò le mani sulla parete di legno e avvicinò la bocca alla sua. - Esistono modi migliori per sfogarsi! Ormai dovresti saperlo, Granger..- sussurrò, con una voce così languida che Hermione rabbrividì di nuovo.
Deglutì, prima di riuscire a recuperare un po’ di autocontrollo e sorridere. – Credo di aver afferrato il concetto..- mormorò.
Fred sorrise e sfiorò la sua guancia con le labbra. – Non ne dubito, visto il cervello che ti ritrovi!-
Hermione sorrise, improvvisamente più sveglia e audace di pochi minuti prima. La stanchezza di quella settimana scivolò via come se fosse stata spazzata da un’altra folata di vento che aveva appena invaso le scale. Hermione si sentì lucida, riposata ed energica, come non lo era da una settimana. E aveva un piano. Aveva anche tutta l’intenzione di portarlo a termine. Rifletté sulla sua prossima mossa, mentre Fred accarezzava il suo collo con le labbra, in un gesto così lento e delicato che Hermione riuscì a prendersi tutto il tempo per sfoderare il suo attacco.
- Sai Fred...hai proprio ragione!- mormorò, sorridendo rilassata.
Fred fu più veloce del previsto ad alzare la testa. La guardò con un’espressione a metà fra le perplessità e il sarcasmo. – Scusa?-
Hermione sorrise e le sue mani salirono ad accarezzargli i capelli. – Ho detto che hai ragione!-
Lui rimase immobile a guardarla, un sopracciglio alzato e la confusione crescente nei suoi occhi vispi. – Hai bevuto Idromele avariato?-
Lei scosse la testa, poi si avvicinò e lasciò scorrere le labbra sulla guancia di Fred, come lui aveva fatto poco prima con lei.
- Penso solo che tu abbia ragione, smettila di farla tanto lunga..- mormorò, rimproverandolo con un sorriso. – Avrei veramente bisogno di rilassarmi..- sussurrò languida.
Fu il turno di Fred di deglutire. Hermione decise di non concedergli troppo tempo per realizzare. Quella relazione con Fred le aveva insegnato parecchie cose sulla vita, sul mondo, sulla magia, su se stessa e, soprattutto, su Fred!
Fred Weasley era sveglio. Molto sveglio. Era veloce, era pronto a qualsiasi situazione, era audace e inarrestabile. Era sempre il primo a prendere il controllo ed era capace di mantenerlo. Poteva giocare con lei, sedurla, lasciarsi trasportare da quello che provava, eppure sembrava in grado di non perdere il suo amato controllo. Era testardo, impulsivo e coraggioso. Ma aveva un punto debole. E quel punto debole era proprio Hermione! Ormai lei ne era consapevole. E avrebbe sfruttato quel piccolo potere. Poteva riuscirci. Quella consapevolezza risvegliò in lei un senso di libertà e di eccitazione travolgente, e dovette sforzarsi di non sorridere vittoriosa.
Con gesti studiati, Hermione lasciò scivolare le mani sul suo petto, accarezzando la stoffa ruvida della divisa scarlatta. Scese lungo i suoi fianchi, avvicinandosi al suo corpo. Sollevò il viso e fece scorrere la lingua sulla pelle fredda del suo collo. Lo sentì irrigidire i muscoli e trattenere il fiato. Sorridendo, Hermione tracciò una scia di baci caldi. Sentì la sua pelle, fredda per via del vento, diventare improvvisamente calda sotto la sua lingua. Morse il suo collo, prima piano, poi più forte. Senza separare la bocca dalla sua pelle, afferrò i lembi della divisa e lo tirò verso di sé, appoggiandosi al muro. Fred cadde in avanti, schiacciandola contro la parete, aggrappandosi con le mani sul legno. I loro corpi si sfiorarono, vicini ma non abbastanza. Hermione risalì lungo il suo collo e arrivò all’orecchio. Lo accarezzò con la lingua e strinse il lobo fra i denti.
- Avrei davvero bisogno di un po’ di pace..- sussurrò Hermione.
Fred rabbrividì, ma non disse niente. Hermione decise di continuare a giocare le sue mosse, allontanando sempre di più la possibilità che i riflessi sempre rapidi di Fred cominciassero ad avere sete di controllo.
- Come quel giorno nella vasca, ti ricordi?- mormorò.
Incredibilmente, Fred annuì. Il fatto che non avesse usato le parole per rispondere scatenò delle emozioni intense nella mente di Hermione.
- Vorrei così tanto smettere di pensare..- continuò Hermione. Le sue mani scivolarono lente sotto il maglione della divisa. La pelle di Fred era fredda, ma si scaldò subito quando lei cominciò ad accarezzarlo. I suoi muscoli erano tesi e fremevano ogni volta che Hermione li sfiorava con le dita.
-..e divertirmi un po’..- sussurrò Hermione.
Continuò ad accarezzarlo, sfiorandolo con il suo corpo. Strinse la sua pelle fra i denti e poi risalì fino alla sua bocca. La sfiorò con le labbra, invitandolo a fare un passo avanti, lasciandogli la possibilità di riprendersi il controllo, di condurre quel gioco intrigante. Ma Fred sembrava paralizzato. Le sue mani sui fianchi di Hermione erano immobili. Aveva gli occhi chiusi, era in balia di lei, come lei lo era sempre di lui. Fu una rivelazione che rischiò di rovinare il piano di Hermione, ma lei riuscì a resistere alla tentazione di mandare tutto a monte e godersi veramente quel piccolo momento di gloria. La sua sete di vittoria doveva aspettare. La sua sete di lui, in generale, doveva aspettare.
Le mani di Hermione tornarono sopra il maglione della divisa e si appoggiarono sulle sue spalle. Con un gesto rapido, Hermione catturò le sue labbra in un bacio intenso e profondo. Il sapore della sua lingua rischiò di mandare in frantumi tutte le sue buone intenzioni. Non seppe mai come riuscì a resistere, successe e basta. Hermione spinse con tutta la sua forza contro il corpo di Fred, portandolo con la schiena contro la parete opposta del pianerottolo. Qualcosa si risvegliò in lui e Hermione capì di avere poco tempo per realizzare il suo piano. Le mani di Fred si mossero e risalirono lungo la sua schiena. Stava tornando in sé. Rispose al bacio, avidamente e con passione. Hermione decise di non aspettare oltre. Fuggire, se avesse atteso ancora, sarebbe stato impossibile.
Con uno scatto rapido, Hermione sfuggì dal suo abbraccio e abbandonò la sua bocca. Le braccia di Fred si protesero in avanti, tentando istintivamente di riprenderla, ma Hermione ormai era fuori dalla sua portata. Sorrise quando incontrò gli occhi confusi e sorpresi di Fred.
-..però non posso!- concluse Hermione, riprendendo il discorso interrotto qualche minuto prima. – Che peccato!- sospirò, esagerando il tono dispiaciuto.
Fred sorrise e scosse la testa. – Non mi scappi, Granger!-
Hermione finse un sorriso innocente, indietreggiando. – Non sto scappando, Weasley!-
Fred assottigliò lo sguardo, con curiosità. Hermione sorrise, consapevole del dubbio che aveva insinuato nella mente di Fred. Se non stava scappando, allora cosa stava facendo? Qual era il suo obiettivo?
- Ci vediamo a cena!- lo salutò, per poi voltarsi e sparire infondo alle scale.
Sorridendo, Hermione tornò al castello. Nemmeno il vento gelido e il buio incombente riuscirono a cancellare quell’espressione di serenità che si era allargata sul suo viso. Fred si era sempre divertito a giocare con lei, a stregarla, a portarla sull’orlo della follia. Adesso era il suo turno. Toccava a lei giocare. Era il suo momento per dimostrargli quanto potesse essere letale.  Fred avrebbe imparato a scottarsi.
 
 
 
A cena, l’umore della squadra di Grifondoro era nettamente migliorato. Angelina si era lasciata sfuggire qualche delicato complimento per i giocatori e loro avevano accolto quella novità con un sorriso e un’improvvisa voglia di festeggiare. Non che Angelina fosse stata particolarmente loquace. Ma nessuno poteva lamentarsi più di tanto, considerato quanto fosse raro vederla rilasciare complimenti e sorrisi incoraggianti.
Hermione evitò lo sguardo di Fred per tutta la sera. Non avrebbe mai immaginato di riuscirci così bene. Nelle precedenti esperienze, era sempre stata una battaglia dura e snervante. Quella sera, invece, Hermione scoprì di essere piuttosto brava a condurre una sfida. Da quando quella strana relazione con Fred era cominciata, Hermione era rimasta buona in un angolo a guardare tutti i suoi geniali piani andare in fumo. Quel piano, se lo sentiva nel profondo, non sarebbe andato in fumo. Era una questione di principio e di volontà. Sapeva di potercela fare e questo pensiero fu incoraggiato dalla facilità con cui evitò Fred a cena. Nonostante lui la cercasse con lo sguardo, Hermione riuscì a concentrare la sua attenzione su Ginny e su Neville. Parlò tutta la sera con il suo amico dell’esperimento sulla strana pianta blu. Scoprì di essere molto interessata all’argomento e riuscì ad assorbirsi talmente tanto nella conversazione che, a un certo punto, ignorò persino la presenza di Ginny. Terminata la cena, i ragazzi si spostarono in Sala Comune. I gemelli erano impegnati con i loro programmi dei Tiri Vispi, perciò Hermione non dovette sforzarsi molto per ignorare la loro presenza. Studiò tutta la sera con Harry e Ron, uno più depresso dell’altro per la mole di compiti. Era talmente di buon umore, che si offrì di scrivere le introduzioni del tema di Trasfigurazione di entrambi. Harry, sempre il più perspicace, la guardò con un sopracciglio alzato, ma non si lanciò in nessuna obiezione. Ron, invece, la strinse in un abbraccio e la ringraziò per quasi venti minuti. Verso mezzanotte Hermione decise di andare a dormire. Da lontano, vide Fred seguirla con lo sguardo. Lo salutò con un sorriso, tanto per ricordargli che notava ancora la sua presenza. Lui ricambiò il sorriso e Hermione notò un sottile velo di divertimento in quel sorriso. Forse Fred aveva indovinato le sue intenzioni. Questa possibilità non spaventò più di tanto Hermione. Piuttosto la convinse ad andare avanti. Il fatto che lui fosse consapevole del suo piano lo rendeva ancora più...intrigante!
Ginny la seguì lungo le scale e, quando furono davanti alla porta della stanza di Hermione, esclamò: - Ok, tu stai tramando qualcosa! –
Hermione fece spallucce con un’aria innocente. – Può darsi!-
Ginny saltellò eccitata. – Voglio sapere!-
- Condividerò i miei segreti quando tu farai lo stesso!- rispose Hermione.
Le spalle di Ginny si afflosciarono. – Questa è una minaccia!-
- No, è un semplice compromesso!-
- Ma io non posso svelarti il mio piano, l’ho promesso a George!-
- Spiacente!- commentò Hermione.
Ginny incrociò le braccia con aria offesa. – Ti prego!-
Hermione le puntò un indice contro il viso. – E’ inutile sfoderare la tua espressione da cucciolo ferito: se resisto a quella di tuo fratello, posso resistere anche alla tua!-
Ginny tentò comunque. Allargò gli occhi, riversando nelle iridi accese tutta la tristezza di cui era capace e piegò le labbra in un’espressione di supplica. Per un momento, Hermione fu pervasa dalla tenerezza. I figli della famiglia Weasley dovevano essere cresciuti con la necessità di imparare quell’espressione per commuovere Molly. Ma Hermione, ormai, era abituata a seppellire la sensazione che le suscitava quello sguardo!
- No, non funziona!- commentò Hermione, scuotendo la testa.
Alla fine, Ginny ci rinunciò e brontolò: - Sei perfida!-
- Mai quanto te!- replicò Hermione, poi le baciò una guancia e le augurò la buonanotte.
Prima di addormentarsi, Hermione ripercorse i dettagli del suo piano. Sì, avrebbe funzionato. Questa volta nessuno l’avrebbe fermata, nemmeno Fred Weasley!
 
 
 
 
 
Solitamente, la colazione del sabato mattina era un momento di allegra spensieratezza. Gli studenti si liberavano finalmente delle lezioni, nelle giornate delle partite c’era l’eccitamento della competizione e quasi tutti progettavano i divertimenti del finesettimana. Tranne quel sabato. Hermione osservava il mare di studenti dal suo posto al tavolo dei Grifondoro. Erano tutti chini sul proprio piatto, o troppo esausti o troppo depressi. Alcuni studiavano con il libro appoggiato alla caraffa, come Hermione. Altri si esercitavano negli incantesimi. Un ragazzino del primo anno fece esplodere per sbaglio il vassoio delle uova. Una ragazza del quinto anno di Corvonero cadde svenuta poco dopo essere entrata in Sala Grande. Alcuni chiacchieravano, altri studiavano insieme, ma erano veramente pochi quelli allegri e spensierati. E c’era molto più silenzio del solito. Il carico di compiti doveva essere cresciuto per tutti gli studenti!
Hermione voltò pagina del libro di Aritmanzia e  iniziò a leggere, pescando distrattamente i cerali dalla tazza. Qualche minuto dopo l’inizio del capitolo, Ginny si sedette accanto a lei. Riempì il suo calice di succo di zucca e iniziò a bere, fissando Hermione.
- Buongiorno!- salutò Ginny.
- Ciao!- rispose Hermione, masticando una nuova cucchiaiata di cereali e voltando pagina.
Ginny rimase in silenzio per quelle che parvero ore. Hermione continuava a mangiare e studiare, Ginny continuava a osservarla, sorseggiando rumorosamente il succo.
- Ginny non te lo dico!- esordì Hermione all’improvviso.
Ginny scattò, come se Hermione l’avesse punta con la forchetta e si versò un’abbandonante porzione di salsicce e uova nel piatto, sbuffando e borbottando parole incomprensibili. Hermione sorrise, senza staccare gli occhi dal libro.
- Tu sai che potrei diventare il tuo incubo, vero?-
Hermione si girò a guardare Ginny e le sorrise. – Un Weasley mi basta e avanza, ma grazie per l’avvertimento!-
Ginny assottigliò lo sguardo. – Sei malvagia! Non mi merito questa vendetta!-
- C’è sempre il compromesso di cui parlavamo ieri sera..- disse Hermione, arricciando le labbra.
- Non ci casco!-
- Problema risolto, allora! Vai a cercare George: sono sicura che avete un sacco di cose da pianificare!- la prese in giro Hermione.
- Mio fratello ha avuto una cattiva influenza su di te..- borbottò Ginny, prima di azzannare le sue uova.
Poco dopo, però, l’amica si girò con un sorriso radioso. – Non riesco a tenerti il muso! E adoro mio fratello per averti trasformata in una malandrina a tutti gli effetti!-
Hermione alzò gli occhi al cielo, ma sorrise. – Lieta di saperlo!-
Continuarono a mangiare e chiacchierare del più e del meno. Hermione ebbe l’impressione di essere l’unica, a parte Ginny, ad avere ancora un briciolo di buon umore. Harry e Ron impiegarono quasi venti minuti a percorrere la strada dalla porta al loro posto nel tavolo, di fronte alle ragazze. Prendere il vassoio delle salsicce costò a Ron uno sforzo immenso. Hermione li salutò con un sorriso.
- Come mai così allegra?- chiese Harry.
- Ho dormito bene!- rispose Hermione, scrollando le spalle.
- Odio Piton, e la Umbridge, e la McGranitt, Caramell e i G.U.F.O.!- sbottò Ron, poi attaccò la sua colazione con furia e non disse altro per più di venti minuti.
- Hai visto Angelina?- chiese Harry, dopo aver rivolto a Ron uno sguardo comprensivo.
Hermione scosse la testa. – Perché?-
- Penso voglia indire una riunione della squadra per oggi pomeriggio, ma non mi ha ancora fatto sapere nulla – rispose Harry, versando del latte nella sua ciotola.
- Dovrà parlarvi di qualche nuova tattica!- ipotizzò Ginny.
- A una settimana dalla partita?- chiese Harry ironico, - No, vorrà sicuramente rimangiarsi le belle parole di ieri e passare in esame tutti gli errori che abbiamo fatto!-
Hermione sorrise all’amico. – Non essere così negativo! Ultimamente è migliorata parecchio!-
Ron sollevò la testa dal piatto. – Em-rto-geo!- bofonchiò, con la bocca piena di uova.
Ginny si sporse sul tavolo e lo colpì sulla fronte con la Gazzetta del Profeta del sabato mattina.
- Non si parla con la bocca piena!- lo sgridò.
Ron deglutì a fatica e, massaggiandosi la testa rossa, ripeté: - E’ merito di George!-
Harry annuì. – Allora spero che George non si dia per vinto e continui a migliorare..-
Hermione sorrise e si alzò. – Io vado in biblioteca!-
- Ciao!- la salutarono Harry e Ginny in contemporanea.
Ron, che stava masticando una nuova forchettata di uova, aprì la bocca per salutare, ma la richiuse sotto lo sguardo tagliente di Ginny.
Fuori dalla Sala Grande, Hermione si imbatté in Luna.
- Ciao Hermione!-
- Ciao Luna! Che stai facendo?- le chiese, notando la grossa scatola di Vermicoli che aveva fra le mani.
- Raccolgo Vermicoli. Dicono che la mucosa che li riveste sia un ottimo repellente per le infezioni da morso di Tentacula!- rispose lei, la voce sognante e lo sguardo distratto.
Hermione trattenne una smorfia di disgusto. – Qualcuno è stato morso da una Tentacula?-
- No, ma pensavo di tenerne una scorta per sicurezza!- rispose, sollevando la scatola.
Hermione deglutì. – Buona idea..ehm, io vado!-
- Passa una buona giornata!- disse Luna, sorridendo.
- Sì..anche tu!- balbettò Hermione, evitando con cura di guardare la scatola.
Arrivare in Biblioteca fu un sollievo. Era silenziosa, anche se decisamente più affollata del solito. Madama Pince vagava fra gli scaffali, osservando gli studenti con il suo sguardo da falco e vegliando sui suoi adorati libri. Salutò Hermione con un cenno della testa e tornò subito a puntare gli occhi furtivi su alcuni studenti del primo anno di Tassorosso che ridevano un po’ troppo forte. Hermione trovò un tavolo libero vicino alle finestre e si abbandonò su una sedia. A qualche posto di distanza da lei, c’era Cormac McLaggen. Il ragazzo alzò la mano e la salutò con un occhiolino. Hermione rispose al suo saluto con un cenno della testa.
Cormac non le era mai stato troppo simpatico. Era spocchioso, si lamentava per tutto e si vantava di tutto il resto. Era un Malfoy in vesti di Grifondoro. Ok, forse il paragone era un tantino esagerato, ma Hermione si era ritrovata spesso a pensarlo. Era bello e sapeva di esserlo. Cormac era il classico ragazzo che si aspettava il meglio e che si riteneva superiore al resto della scuola. La classica persona piena di pregiudizi e dedita a curarsi di una sola cosa: se stesso! Hermione detestava quel tipo di carattere, e gli sguardi viscidi di Cormac completavano l’opinione che aveva di lui.
Hermione si accorse che Cormac la stesse fissando quasi un’ora dopo il suo ingresso in Biblioteca. Aveva gli occhi fissi su di lei e sorrideva. Hermione si chiese da quanto fosse lì a guardarla. Imbarazzata, abbassò lo sguardo sul suo tema. Lo sguardo fisso di Cormac la metteva a disagio. E la indisponeva parecchio!
Dopo qualche minuto, Hermione vide un movimento a lato del suo campo visivo. Forse Cormac aveva rinunciato alla sua attività di persecutore e se ne stava andando. Ma Hermione scoprì di sbagliarsi. Cormac prese posto esattamente davanti a lei. Hermione alzò lo sguardo e sollevò le sopracciglia.
- Ciao – mormorò Cormac, con un sorriso.
- Ciao – rispose incerta Hermione.
- Cosa studi?- chiese lui.
- Pozioni..-
- Bella noia!-
- Abbastanza..-
- Come sono andate le vacanze di Natale?-
Hermione rivide per un momento la stanza nella soffitta di Fierobecco, la neve oltre la finestra, il vischio sopra la sua testa e la vasca piena di acqua calda. Sorrise involontariamente.
- Benissimo.. – mormorò, senza smettere di sorridere. – E a te?-
- Sono stato invitato ad un pranzo a casa del Ministro della Magia!- si vantò lui, sollevando il mento.
Hermione ebbe l’impulso di vomitare. – Deve essere stato bello..-
- Oh sì molto, abbiamo parlato tanto!- continuò Cormac. – Sai, il Ministro tiene molto alla nostra istruzione. Naturalmente, gli ho detto che ci sono studenti brillanti qui a Hogwarts. Come te, per esempio!- aggiunse, abbassando il tono di voce e sorridendo con leziosità.
Hermione resistette all’impulso di scoppiare a ridere. – Be’ spero tu gli abbia anche detto che le sue preoccupazioni per Hogwarts sono poco credibili, visto e considerato che ha mandato la Umbridge solo per spiarci e per impadronirsi della scuola!-
Cormac rimase un attimo a bocca aperta, indeciso se commentare la provocazione di Hermione o se tergiversare sull’argomento. In quel lasso di tempo, Hermione sorrise e riabbassò la testa, riprendendo a scrivere sulla pergamena.
- Sei pronta per gli esami?- chiese Cormac, optando per acque più sicure.
Hermione scosse le spalle. – Sì e no!-
- Ovviamente sono impegnativi, ma scommetto che per te saranno una passeggiata!- commentò Cormac, tornando al tono malizioso.
Hermione spese due minuti della sua vita a paragonare quel vano tentativo di sedurla all’effetto completamente diverso che la voce di Fred aveva su di lei.
La voce di Fred..aspetta un momento!
Hermione sollevò la testa di scatto, gli occhi sgranati per l’idea geniale che le era appena venuta in mente. Il suo piano era già perfetto, ma quello sarebbe stato un vero e proprio tocco di classe. Sorridendo, Hermione rivolse l’attenzione su Cormac.
- Lo spero tanto..- mormorò, esagerando la preoccupazione nella sua voce. – E’ che a volte sono così spaventata da questi esami!-
Cormac, evidentemente non un asso nel cogliere le sfumature di una persona, sorrise. – Te la caverai benissimo! Io sono riuscito a prendere dei voti molto alti e, be’ sai non era la mia unica preoccupazione. Sono membro di numerosi club della scuola e pratico la caccia con mio padre durante le vacanze. Perciò sono stato tanto fiero dei risultati!- si vantò.
Hermione sperò che il suo sorriso ammirato fosse credibile. – Davvero? Oh, io non ci sarei mai riuscita!-
Cormac sembrò gonfiarsi come un rospo. – Non è da tutti, in effetti. Ma tu potresti farcela. Dicono che tu sia veramente brava con la bacchetta. Perché non ti unisci al Club dei Duellanti?-
Hermione fece spallucce. – Non sono poi così brava..-
- Potresti ottenere ottimi risultati. Se vuoi posso portarti a una delle nostre esercitazioni!- propose.
In quel momento, Hermione vide Fred avvicinarsi nella sua direzione. Poteva essere più fortunata di così? Probabilmente no! Fingendo di non aver notato la presenza di Fred, Hermione si voltò verso Cormac. Batté le ciglia lentamente e sorrise. Si sentì molto stupida, ma decise di non preoccuparsi del livello basso nel quale era appena precipitata.
- Magari un giorno..- mormorò, lasciando la frase in sospeso.
Cormac sorrise. – Scommetto che hai talento, Granger!-
Hermione scoppiò a ridere, una risata così falsa che solo un idiota come McLaggen avrebbe potuto scambiare per sincera. Nello stesso istante, Fred appoggiò le mani sul loro tavolo e passò lo sguardo da lei a Cormac, con un’espressione interrogativa. Hermione sollevò lo sguardo e smise di ridere, sfoderando un sorriso rilassato ma beffardo. Notò una scintilla passare negli occhi di Fred.
Ah, la gelosia!
- Ciao!- lo salutò.
- Ho bisogno di te..- mormorò Fred, senza salutarla.
Hermione rimase impassibile. – Perché, è successo qualcosa?- chiese.
Fred, ignorando del tutto McLaggen, si sporse sul tavolo e sfiorò il suo orecchio con le labbra, nascondendo occhi e bocca alla vista del ragazzo seduto di fronte. Hermione trattenne un sorriso davanti a quella chiara rivendicazione del territorio.
- Ho bisogno di te..- ripeté, sfiorandole la pelle con il suo respiro, la voce bassa e carica di coinvolgente desiderio.
Hermione rabbrividì, ma riuscì a mantenere la sua ferma maschera di indifferenza.
- Adesso devo studiare..- mormorò tranquilla.
- O ridere alle battute idiote di McLaggen?- la provocò Fred, con una punta di durezza nella voce allegra.
- Entrambe le cose!-
- Vieni via con me..- le sussurrò.
D’accordo Weasley, facciamo a modo tuo!
Senza aggiungere una parola, Hermione scattò in piedi, raccolse i suoi libri e rivolse a Fred un sorriso complice.
- Hai ragione – disse, improvvisando. – Forse è meglio se ci penso io!-
La soddisfazione nello sguardo di Fred ebbe lo stesso impatto di un Encomio Speciale, per Hermione. Ci era cascato. Povero illuso.
Poi Hermione si voltò verso Cormac. – Scusa, un’emergenza!-
Lui sorrise. – Nessun problema. Allora ti aspetto per il Club!-
- Ti farò sapere!- rispose Hermione, con un piccolo occhiolino, curandosi che Fred lo notasse.
Hermione si caricò la borsa in spalla e uscì dalla Biblioteca, seguita da Fred, che la guardava come se le fossero spuntate altre due braccia. Più che camminare, Hermione volava. L’espressione di Fred era qualcosa di assolutamente epico. Era geloso. Era confuso. E una parte di lui stava già cominciando a crogiolarsi nella convinzione di averla appena strappata dai tentacoli di McLaggen. Forse era proprio quello l’aspetto che esaltava  di più Hermione.
Quando furono al riparo nel corridoio, Fred si girò verso di lei, mentre camminavano.
- Da quando tu e McLaggen siete amici?- chiese, apparentemente tranquillo.
- Non siamo amici. Stavamo solo parlando. – precisò lei.
- Di quanto è viscido ed egocentrico?-
- Del Club dei Duellanti!- rispose Hermione.
Fred annuì e sorrise comprensivo. – Capisco, ti ha chiesto di andare con lui a qualche esercitazione!-
- Potrebbe essere educativo!- commentò lei, sorridendo.
- Sicuramente l’esercitazione è l’unica ragione per cui ti ha invitata!-
- Potrebbe essere l’occasione giusta per imparare a duellare..-
- Con un maestro così migliorerai sicuramente!- commentò Fred con evidente sarcasmo.
- Potrei davvero imparare!-
- Potresti Schiantarlo!-
- E’ incredibile quanto tu sia geloso!- esclamò Hermione, piantandosi nel mezzo del corridoio.
Fred si girò verso di lei con un sorriso spavaldo. – Non sono geloso!- puntualizzò.
Hermione annuì con un’espressione sarcastica. – Ho notato..-
- Puoi avere di meglio..McLaggen è un verme!- commentò, disgustato.
Hermione sorrise. – Di meglio?- chiese, fingendo di non capire.
Fred sorrise e si avvicinò. Hermione rimase immobile a sostenere il suo sguardo. Quella era proprio la parte più difficile: resistergli. Peccato fosse anche il nodo principale del suo piano. Fred passò le dita sulla guancia di Hermione. Lei vide il riflesso delle cicatrici lasciate dalla punizione della Umbridge e per un momento provò una rabbia mista a tristezza, la stessa sensazione che provava ogni volta che vedeva quella cicatrice. Si riprese subito, decisa a non lasciarsi coinvolgere.
- A che gioco stai giocando, Granger?- le chiese, sorridendo.
Hermione si finse innocente. – Spiacente Weasley, sei tu quello che si diverte a fare queste cose! Non fa per me..- ammise.
Fred scosse la testa. – Non mi inganni! Sono più furbo di quello che pensi!-
- Non ho mai sostenuto il contrario!- ribatté lei.
- Allora svelami il tuo segreto!-
- Io non ho segreti!-
- Granger non sei brava a dire le bugie..- mormorò lui.
Hermione sorrise. – E va bene, ho un segreto!-
- Visto? Avanti, dimmelo!-
Hermione scosse la testa. Si allontanò sorridendo e lo prese per mano. Senza staccare gli occhi dai suoi, lo condusse lungo il corridoio, fino a un’aula vuota. Il sabato mattina gli studenti si rintanavano in biblioteca o in Sala Comune per studiare, nessuno si prendeva la briga di vagare per i corridoi, specialmente in giornate cariche di studio come quella. Hermione poteva contare sulla tranquillità che quell’aula le avrebbe concesso. Infondo, poi, non aveva bisogno di molto tempo!
Fred richiuse la porta alle sue spalle con un tonfo e la afferrò per la vita. Il Fred distratto e sorpreso del pomeriggio prima era svanito. Ora Hermione si sarebbe dovuta confrontare con il Fred Weasley malefico e seducente, quello che era capace di stravolgerla con uno sguardo e che poteva rapirla e trascinarla nell’oblio. Poteva farcela, Hermione sapeva di essere appena entrata nella tana del leone, ma sapeva anche di poterne uscire indenne. O quasi.
Fred la trascinò fino al primo banco che incontrarono. La sollevò come se non pesasse niente e la sistemò sul legno scuro del banco. Hermione avvolse istintivamente le gambe attorno ai suoi fianchi e lasciò che lui la baciasse. Quel bacio rischiò di mandare a monte i suoi piani, ma Hermione strinse con forza i suoi pensieri, costringendoli a rimanere lucidi. Lasciò che Fred la accarezzasse e baciasse, lottando dentro di sé con la voglia di cedere, usando una sola ed unica arma: l’orgoglio!
Rispose al bacio, tentata dal senso di vittoria che presto l’avrebbe invasa se fosse riuscita a rimanere lucida. Fu una battaglia distruttiva e faticosa, ma Hermione non cedette. La voglia di sorprenderlo, di piegarlo al suo volere,  era irresistibile. Fred non sospettò nulla, fino a quando lei, con un movimento brusco, lo spinse via e scese dal banco. Fred fu molto veloce. Ridendo, riuscì a catturarla di nuovo. Hermione gli lasciò credere di averla avuta vinta. Si sollevò sulle punte, avvolse il suo collo con le braccia e lo baciò. Lui la strinse per la vita, avvicinandola al suo corpo. Hermione si separò a fatica dalle sue labbra.
- Weasley, te l’ho già detto: non ho tempo per distrarmi!- mormorò Hermione.
Fred la guardò sospirando. – Il tempo di farmi impazzire lo trovi sempre, però!-
- Ci sto riuscendo?-
- E’ il tuo piano?-
- Non l’ho mai detto!-
- In ogni caso, no!- rispose, ghignando.
Hermione sollevò un sopracciglio. – Ah no? Avrei detto il contrario!-
- Allora è il tuo piano!-
- Non mi sembra di averlo specificato!-
- Resta qui con me, non te ne pentirai!- la provocò lui.
Hermione sorrise e lo baciò, con una calma sorprendente. – Me ne sono pentita mesi fa!- lo prese in giro.
- Non sei brava a dire le bugie, Granger! Quante volte te lo devo dire?-
- Ho la testa dura!- rispose lei.
Poi sfuggì dal suo abbraccio, raccolse la borsa con i libri e si diresse alla porta.
- E’ stato un piacere incontrarti!- esclamò Hermione, con la mano sulla maniglia.
- Salutami McLaggen!- scherzò Fred, rivolgendole un occhiolino.
Lei alzò gli occhi al cielo e uscì dall’aula, lasciandolo solo.
Hermione non lo rivide fino all’ora di pranzo. Si salutarono con un sorriso fin troppo complice. Ginny spostò lo sguardo dall’amica al fratello e colpì con forza la sua fetta di carne, tagliandola come se potesse farla soffrire. Hermione sorrise all’amica e alla sua sete di sapere, ma non aggiunse altro. Per tutto il pranzo, Hermione continuò l’impresa iniziata la sera prima. Di nuovo, resistere alla tentazione di guardarlo fu difficile, ma meno di quanto si aspettasse visto quello che era successo poco prima nell’aula vuota vicino alla Biblioteca. Ginny passò più tempo a fare domande che a mangiare e, alla fine, Hermione le sussurrò all’orecchio che stava cercando di vendicarsi per tutte le sfide con cui Fred l’aveva provocata e sedotta, ma non aggiunse altro. Ginny sfoderò un sorriso così radioso che Hermione quasi si spaventò.
- Sei vuoi una mano, sai dove trovarmi!- le sussurrò Ginny all’orecchio.
Hermione sorrise. – No, meglio se ti concentri sul tuo di piano. A proposito..- mormorò.
Ginny sbuffò. – Ok, ma niente dettagli! Io e George abbiamo trovato un modo per rivelare a Ron la vostra relazione!-
Hermione arrossì. – Io non la definirei proprio una..-
- Hermione piantala!- sbottò Ginny, incenerendola con lo sguardo.
Hermione aprì la bocca per ribattere, ma poi la richiuse, alzando gli occhi al cielo. Non c’era nulla da ribattere! Ormai doveva accettare la realtà. Lei e Fred avevano una relazione. Di che tipo, non era dato saperlo. Però era una relazione.
- Devo preoccuparmi?- chiese, invece.
Ginny sorrise. – No, assolutamente. È tutto in mano mia e di George!-
Hermione sollevò le sopracciglia. – Allora comincio subito..- borbottò.
Ginny scoppiò a ridere e la abbracciò. Chiuso l’argomento su ciò che entrambe stavano tramando, passarono il resto del pranzo a parlare di McLaggen e della sua aria da viscido egocentrico.
Nel pomeriggio, tornarono in Sala Comune per studiare. Harry e Ron impiegarono quasi due ore a finire il tema di Pozioni. Hermione concluse tutti i suoi compiti nello stesso lasso di tempo. Fred e George, incredibilmente, si unirono al gruppo di studio del loro anno. Gli esami cominciavano ad incombere anche su di loro. Fred sollevava spesso lo sguardo per cercare Hermione e lei, sorprendendolo, ricambiava. Era passata alla fase successiva del suo piano.
Hermione chiuse il libro di Antiche Rune e si stiracchiò sulla poltrona. Poi si alzò e indossò la sua sciarpa di Grifondoro.
- Dove vai?- chiese Harry.
- Alla Guferia!- rispose Hermione, curandosi di alzare la voce. – Vado a scrivere a mamma e papà!- aggiunse.
- Ci vediamo dopo!- la salutò Harry.
Hermione attraversò la Sala Comune, gli occhi fissi davanti a sé. Sentì la forza dello sguardo di Fred sulla schiena. Uscita dal dormitorio, si incamminò verso la Guferia. Durante uno dei pomeriggi spensierati passati con Ginny a girovagare per il castello, avevano scoperto una scala nascosta dietro uno dei tanti trespoli della Guferia. Era piccola e stretta, ma sufficiente a permettere a una persona di salire. La scala conduceva in una piccola soffitta senza vetri alle finestre che regalava una vista mozzafiato sul Lago Nero e sulla Foresta. I gufi non entravano mai in quella stanza, perché era stata imperturbata. Hermione non sapeva il perché, ma lei e Ginny lo avevano scoperto per caso. Ginny era inciampata su un difetto delle assi di legno e la bacchetta le era sfuggita di mano. Sarebbe volata sicuramente dalla finestra, se quella non fosse stata imperturbata. Come da manuale, la bacchetta era rimbalzata ed era atterrata sul pavimento. L’incantesimo, però, non teneva lontano il freddo.
Prima di arrampicarsi sulla scala, Hermione evocò una fiamma e la lasciò galleggiare davanti al trespolo. Poi passò dietro la parete e cominciò a salire. La stanza era spazzata dal vento freddo di gennaio. Hermione strinse la sciarpa attorno al collo e cominciò a evocare nuove fiamme. Il calore si riversò fra le pareti e la magia di quelle fiamme immuni al vento trasformò la soffitta in un posto decisamente diverso da quello che lei e Ginny avevano scoperto.
Hermione raggiunse la sua finestra preferita, quella che dava sul lago, e si appoggiò alla parete, in attesa. Era l’unico tratto di parete a essere decorato da una statua. Era un piccolo piedistallo di marmo, fissato al pavimento con un incantesimo di Adesione molto resistente. Sulla cima del sottile piedistallo, qualcuno aveva scolpito un gufo dagli occhi vigili e le grandi ali potenti. Era veramente bellissimo.
Pochi minuti dopo, qualcuno inciampò sull’ultimo gradino della scala e si rialzò imprecando. Hermione si voltò e vide Fred raccogliere la bacchetta e sorridere.
- Non finirai mai di sorprendermi!- commentò.
- Perché?- chiese lei perplessa.
Fred sventolò la bacchetta, indicando la stanza circolare. – Come hai trovato questo posto?-
Hermione scosse le spalle. – Io e Ginny lo abbiamo scoperto per caso! Come hai capito che le fiamme erano per te?-
- Erano per McLaggen?- scherzò lui.
Hermione sorrise. – Potrebbe essere. In tal caso, hai appena rovinato i miei piani!-
- Divertente!-
- Lo so!-
Sorridendo, Fred si avvicinò a lei. Evidentemente, anche lui aveva un piano: inutile girare intorno alla preda e straziarla, tanto valeva spalancare le fauci e attaccarla. Senza darle il tempo di reagire, Fred la afferrò e la trascinò sul pavimento. Hermione riuscì a tenere salda la presa sulla bacchetta. Quando atterrò sul pavimento, Hermione la lasciò andare, attenta che non rotolasse troppo distante da lei. Perché le serviva. Faceva parte del piano!
Il bacio in cui Fred la trascinò fu così profondo che le volontà di Hermione vacillarono. Decise di sfidare se stessa e si lasciò andare. Sarebbe riemersa solo dopo, a tempo debito. Infondo, era la preda. Non poteva evitare di essere catturata, però poteva sempre illudersi di poter sfuggire in qualsiasi momento. Le mani di Fred scesero lungo i suoi fianchi e scivolarono sotto la sua maglia. Hermione rabbrividì, la sua pelle reagiva alle carezze di Fred e la sua mente si allontanava dalla lucidità di cui aveva bisogno. Sospirando, strinse le dita sui suoi capelli e inarcò il bacino verso di lui. Se non poteva combattere liberamente, allora poteva colpirlo con la sua stessa arma. Il tempo di un bacio interrotto, e la maglietta di Hermione volò via, quasi contemporaneamente a quella di Fred. Hermione si impose di rimanere lucida, di essere vigile, per potersi fermare al momento giusto. I contorni del mondo sfumarono e lei perse il controllo per un po’. Furono le labbra di Fred a permetterle di tornare alla realtà. Si strinsero attorno al suo seno, sopra la stoffa che lo avvolgeva. Una scossa le inarcò la schiena e le schiarì i pensieri.
Ora o mai più..
Hermione afferrò la bacchetta e con un movimento rapido del bacino, invertì le posizioni. Fred strinse le mani sulla sua schiena e lasciò che lei scendesse a baciarlo con passione. Forse non si era accorto della bacchetta stretta fra le dita di Hermione. O forse aveva sorvolato su quel dettaglio. Tanto meglio per lei. Dopo averlo distratto con altri baci e carezze, per sicurezza, Hermione sollevò il viso e lo guardò con un sorriso malizioso e intrigante. Appoggiò la bacchetta sul pavimento, dietro la testa di Fred, e poi le sue mani trovarono quelle di lui. Le strinse e le portò sul pavimento..proprio accanto alla colonna della statua del gufo. Fred la osservò con un misto di desiderio e perplessità. Hermione abbassò il viso e sfiorò le sue labbra con la lingua. Strinse i polsi di Fred con la sinistra e con la mano destra riprese la bacchetta. Un incantesimo non verbale, il primo che le fosse mai riuscito, fece scaturire dalla bacchetta uno spesso nastro nero. Sembrava fatto di fumo, eppure era materiale. Era un incantesimo che Hermione aveva trovato per sbaglio in un libro in Biblioteca. Il nastro avvolse i polsi di Fred e si fissò saldamente alla colonna. Sentendo la pressione sui polsi, Fred reclinò la testa all’indietro e si accorse della stria nera che li avvolgeva. Tornò a guardare Hermione, con rinnovato stupore. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma Hermione scosse la testa e passò un dito sulle sue labbra. Un brivido le attraversò le vene. Hermione non capì se si trattasse di soddisfazione o di una leggera tensione per quello che stava per fare. Ignorò la tensione e lasciò che il senso di potere la invadesse. Ora Fred era nelle sue mani. La preda era diventata predatore.
Scivolò lungo il suo corpo, accarezzandolo con le mani. La sua bocca tracciò una scia sulla sua pelle, partendo dal collo e scendendo giù, sempre più giù..fino infondo. Sentì i muscoli di Fred contrarsi. Sentì la sua pelle scottare. Avvertì i brividi che lo stavano scuotendo. E più queste sensazioni diventano intense, più lei sentiva il desiderio crescere. Ma non solo il desiderio di averlo. No, il gioco era cambiato. Ora era lui a volere lei, a bramarla, a gemere sotto l’effetto della sua bocca e delle sue mani. Il desiderio che alimentava Hermione era molto più intenso di prima. Perché ora era attratta dall’effetto che aveva su di lui. Il corpo di Fred era nelle sue mani e fremeva sotto la sua lingua, sotto le sue labbra..era suo. Si stava impadronendo delle sue sensazioni, era la causa scatenante del suo piacere. E questa era la sensazione più straordinaria che avesse mai provato. Poteva giocare con lui, poteva trascinarlo sull’orlo della follia come lui aveva fatto tante volte con lei. Era in suo potere. Hermione capì per la prima volta cosa provasse Fred, quando era lui a sconvolgerla in quel mondo. Perché il senso di potere era nulla in confronto al desiderio di regalare di più, di desiderare che l’altro si lasciasse andare completamente fra le sue mani. Era quella la fonte più intensa del desiderio che provava. Fu un’ondata così intensa che Hermione rischiò di crollare. Lentamente, lottando contro se stessa, risalì lungo il suo corpo, accarezzando i suoi addominali con la lingua, baciando e mordendo la sua pelle. Fino a raggiungere la sua bocca. Quando le loro labbra si incontrarono, Hermione scivolò nell’oblio più completo. Non poteva opporsi. Non poteva lottare. Poteva solo stringerlo fra le sue braccia, riversare in quel bacio tutte le emozioni che  aveva provato e lasciare che lui facesse lo stesso. Non c’era via di scampo.
Poi qualcosa cominciò a lottare nei suoi pensieri. Si ricordò del suo piano e si rese conto che, portarlo a termine, significava rivivere di nuovo quella sensazione magica di pochi istanti prima, quella di sentirlo completamente suo, quella di sentirlo coinvolto a tal punto da averlo completamente in suo potere. Lentamente, riuscì a rallentare il ritmo del bacio, fino a separarsi dalla sua bocca. Incontrare gli occhi di Fred fu più traumatico del previsto. Erano lucidi, carichi di un desiderio che rifletteva quello negli occhi di lei, e così intensi da sembrare profondi e irraggiungibili. Hermione sorrise e lo baciò un’ultima volta. Poi, lottando contro tutte le sue forze per non cedere, Hermione si sollevò e rotolò sul pavimento. Afferrò la sua maglia e si rivestì.
- Fammi indovinare: mi lascerai qui, vero?- chiese Fred divertito. Nonostante il ghigno divertito, Hermione notò quanto fosse roca e distratta la sua voce.
Sorridendo, Hermione tornò a stendersi su di lui. Senza separare gli occhi dai suoi, allungò le mani e afferrò i bordi dei suoi jeans. Con una lentezza esasperante, li sollevò fino alla sua vita e li riallacciò. Poi prese la maglia e gliela appoggiò sul torace, visto che non poteva infilargliela.
- Non vorrei che prendessi freddo!- spiegò Hermione, con tono dolce.
- In questo momento potrei solo prendere fuoco..- mormorò lui, con un sorriso.
Hermione rise piano e si chinò a baciarlo di nuovo.
- Bello scherzetto Granger..- mormorò Fred, sulle sue labbra.
- L’allieva ha superato il maestro?-
- Se lo ammetto, mi liberi?-
- No..- sussurrò lei divertita.
- Sì..-
- Sì cosa?-
- Sì, l’allieva ha superato il maestro..-
- Tanto non ti libero, Weasley!-
Fred scoppiò a ridere e allungò il viso per cercare la sua bocca. Hermione gli concesse un bacio lungo e profondo. Poi si sollevò.
- Verrai a liberarmi?- chiese lui tranquillo.
- Oh no, l’incantesimo si scioglierà esattamente fra un’ora!-
- Giusto in tempo per la cena!- esclamò Fred.
Hermione annuì. – Per la cena..oppure..- mormorò.
Fred sollevò un sopracciglio, invitandola a continuare con lo sguardo. Hermione sorrise e si inginocchiò. Prese la sua sciarpa e la avvolse attorno al collo di Fred.
- Oppure potresti venire a cercarmi!- sussurrò.
- Decisamente meglio della cena. Ho giusto un paio di idee su come vendicarmi!-
Hermione sorrise e poi si alzò, avviandosi verso la porta.
- Ho solo una domanda!- esclamò Fred.
Lei si girò e dovette trattenersi per non ridere. Vedere Fred steso e legato era una visione che le regalava non solo felicità, ma anche qualche nota di puro e sadico piacere.
Hermione sorrise e rispose, prima ancora che lui ponesse la domanda: - Se devi chiedere, non lo saprai mai, se lo sai devi solo chiedere!-
Poi sparì nella stretta scala buia ed uscì dalla Guferia. Hermione pensò di aver interpretato bene il sorriso di Fred. Insomma, non era certo un idiota. Aveva sicuramente capito. Hermione corse per i corridoi, sfuggendo per puro miracolo a uno spiacevole incontro con Ernie, che stava camminando verso di lei con il naso incollato a un libro. Le piaceva Ernie, ma la sua ansia per gli esami la mandava sempre in paranoia e in quel momento era troppo felice per poter resistere a una chiacchierata struggente con Ernie. Raggiunse la parete nuda che stava cercando, il cuore ancora palpitante per la corsa e per quella sensazione di gloriosa euforia che non la stava ancora abbandonando.
Chiuse gli occhi e cominciò a camminare davanti alla parete.
Ho bisogno di un posto dove nascondermi e non essere trovata, ho bisogno di un posto dove nascondermi e non essere trovata, ho bisogno di un posto dove nascondermi e non essere trovata..
Una porta si materializzò nella roccia. Hermione sorrise ed entrò nella Stanza delle Necessità. Ritrovare la foresta fu più semplice del previsto. Avrebbe dovuto attendere per un’ora, perciò si levò scarpe e calze e rimase a piedi nudi sull’erba morbida. Lanciò qualche incantesimo ai Folletti usciti dal nido e li paralizzò. L’ultima cosa che voleva era un altro morso! Poi rimase seduta sul prato e cominciò a evocare fiori o a lanciare distrattamente incantesimi, provando a trasfigurare gli steli d’erba. Comparvero vari gigli, delle margherite, una rosa e quale primula. Poi uno degli steli si trasformò in una margherita dai petali rossi. Hermione la prese fra le dita, incuriosita dal suo aspetto. Qualcosa si mosse nella sua memoria. Un ricordo voleva essere ascoltato, ma lei proprio non riusciva a catturarlo! Dove aveva già visto quel fiore?
Smise di pensarci e ricominciò a lanciare incantesimi. Il prato era quasi pieno di fiori. Un’ora era quasi passata.
 
 
 
 
 
 
 
Fred era sempre stato veloce. Il Quidditch aveva sviluppato in lui una prontezza di riflessi degna di nota. In ogni caso, Fred era convinto che nessuno studente sarebbe riuscito a percorrere la strada dalla Guferia alla Stanza delle Necessità in meno di due minuti, schivando gli studenti diretti a cena, Pix e Mirtilla Malcontenta, stranamente uscita dal suo bagno. Si sarebbe fermato per complimentarsi con se stesso, ma aveva fretta. Quando varcò la porta della Stanza delle Necessità, i rumori dei corridoi scomparvero. Dentro la Stanza, gli oggetti accatastati giacevano immobili e dimenticati come sempre. Mentre percorreva il labirinto e raggiungeva la sua foresta, Fred spese due minuti del suo tempo per ammirare Hermione e il suo piano. L’allieva aveva superato il maestro tempo prima, il problema era che, adesso, ne era persino consapevole. Fred sorrise, scavalcando con un salto un tavolino che qualche Folletto aveva gettato sul viottolo serpeggiante.
Ho creato un mostro e ne vado fiero!
Finalmente arrivò alla sua foresta. Per un momento pensò di aver sbagliato posto. Il prato era completamente ricoperto di fiori. Gigli, rose, margherite, tulipani, primule e altri dalle forme e dai colori strani. Erano fiori che non sarebbero mai potuti crescere nello stesso prato. Eppure erano tutti lì. E in mezzo a loro c’era Hermione. Era seduta a gambe incrociate sull’erba e stava giocando con lo stelo di una margherita. Probabilmente l’aveva sentito arrivare, perché alzò lo sguardo nello stesso istante in cui Fred cominciò ad attraversare il prato.
Fred sorrise e fece ruotare l’indice nell’aria.
Lei ricambiò il sorriso e scosse le spalle. – Mi stavo annoiando!-
- E’ quello che succede quando imprigioni qualcuno per un’ora. È una sorta di compromesso!- rispose Fred, prima di sedersi di fronte a lei.
- Come stanno i polsi?- chiese Hermione, con un sorriso divertito.
- Ho subito di peggio!- rispose Fred. – Stai provando a migliorare il nostro incantesimo fallito?-
Hermione si guardò intorno, soffermandosi sull’albero nodoso che spuntava dal muro di pietra, poi sui fiori che aveva evocato. – Non penso che sia un incantesimo fallito. Ha solo bisogno di qualche ritocco!-
- Potresti lavorare per noi..-
- Stai dicendo che avete bisogno di me?-
- Non mettermi in bocca parole che non ho detto!-
- Era solo una domanda!-
- Io ho sempre bisogno di te..- mormorò Fred, ponendo fine a quello scambio scherzoso.
Negli occhi di Hermione vide qualcosa che, per la prima volta, non riuscì a interpretare fino infondo. Era felicità. Sorpresa. Necessità. E paura. Per quanto tentasse di nasconderlo, Hermione aveva ancora paura di quello che provava, di quello che stavano vivendo. Ma Fred sapeva che erano paure che svanivano non appena lui le scacciava. Bastava stringerla fra le sue braccia, bastava farle capire che lui era lì e non sarebbe andato via.
- Anche io ho bisogno di te..- rispose Hermione.
Era la cosa più bella che potesse dirgli. Sorridendo, Fred si avvicinò e catturò le sue labbra in un bacio che era anche una confessione. Le stava confessando che era la verità, che non poteva pensare di vivere senza di lei. Che il gioco era sfuggito di mano a entrambi. Che i piani di Fred avevano raggiunto risultati migliori di quelli sperati. Non poteva andarsene, non avrebbe mai potuto abbandonarla. Per questo aveva bisogno di scacciare le sue paure: per prometterle che non sarebbe andato via. L’avrebbe sempre protetta. Sarebbe sempre stato lì a scacciare i suoi incubi.
Fred si avvicinò e la strinse fra le braccia, stendendola sul prato morbido. Il profumo dei fiori aleggiava nell’aria, eppure Fred sapeva che non poteva essere migliore di quello di Hermione. Lei era unica, il suo profumo non poteva essere spiegato né descritto. Perché era suo. Non esisteva un paragone possibile. Non apparteneva a niente, se non a lei. Le sue labbra erano morbide e calde e capaci di magie che nessuno, a parte lui, avrebbe mai potuto capire. Perché sentirle sulle sue era un’esperienza sempre nuova, sempre emozionante. Ogni volta era come la prima. Non si sarebbe mai stancato di baciarla, di stringerla, di accarezzarla, di fare l’amore con lei. Aveva bisogno di lei come dell’ossigeno. Era tutto ciò di cui aveva bisogno per vivere.
- Mi hai già perdonata?- sussurrò Hermione, accarezzandogli la schiena.
Fred sorrise sulle sue labbra. – Certo che no, Granger!-
Fred era sempre stato bravo a vendicarsi. Era sempre stato bravo a farla impazzire, a trascinarla con sé, a farla scivolare fra le sue braccia. Era il gioco che gli riusciva meglio. E gli riusciva solo con lei. Farla impazzire, però, aveva un caro prezzo, perché ogni volta rischiava di essere il primo a crollare, a correre da lei e distruggere tutte le sue buone intenzioni. Controllarsi era più difficile del previsto. Ma le sfide erano pane per i suoi denti!
- Sarà una vendetta crudele?- chiese Hermione, sorridendo come se fosse esattamente quello che voleva.
Fred la guardò negli occhi e annuì. – Molto crudele..-
Hermione scosse una spalla. – Ci sono abituata..- mormorò.
Io non ne sarei così sicuro, Granger!
Fred le sorrise e si spostò di lato, stendendosi sul prato ricoperto di fiori. Spostò un tulipano e la osservò. Hermione lo stava guardando con un’espressione interrogativa, le mani ancora leggermente sollevate come se lui fosse ancora lì e lei lo stesse stringendo.
- Qual è il tuo colore preferito?- chiese Fred.
Scoppiare in una risata fu una tentazione così allettante che Fred lottò duramente per scacciarla. Hermione sollevò le sopracciglia, l’espressione interrogativa abbandonata per una allibita.
- Cosa?- chiese Hermione.
- Qual è il tuo colore preferito?- ripeté Fred.
- Il rosso..- mormorò Hermione, il viso piegato in una smorfia di sospetto. – Perché?-
- Era solo una domanda..e la tua materia preferita?-
- Trasfigurazione – rispose lei, ancora sospettosa. – Perché?-
- Granger smetti di fare domande stupide..-
- Da che pulpito viene la predica!- sbottò lei.
- Io non ti sto facendo domande stupide. Sono semplicemente curioso!- rispose lui, sorridendo.
Passò qualche secondo, poi Hermione sorrise e il viso si sciolse in un’espressione consapevole. – Adesso ho capito..questa è la tua geniale vendetta! Resteremo qui a parlare?-
Ridendo, Fred allungò un braccio e la avvicinò a sé. Rimasero stesi su un fianco, uno di fronte all’altra a guardarsi, la testa di Hermione appoggiata sul suo braccio.
- Granger tu sottovaluti il potere delle parole!- le disse.
Hermione scosse la testa. – Io sottovaluto la tua mente diabolica!-
- Lo prendo come un complimento!-
- Contento tu..-
- Trasfigurazione?- chiese Fred, con una smorfia di disgusto.
- Non puoi capire..- borbottò Hermione, arrossendo.
Fred le sorrise. – Aiutami a capire!- poi aggiunse: - Prometto che non riderò!-
Hermione alzò gli occhi al cielo e, arrossendo, iniziò a spiegare: - Be’ ecco, immagina di essere come me. Vieni da un mondo completamente diverso, non sai nulla della magia. Ti capitano delle cose strane, ma vivi in un mondo che si rifiuta di dare un senso a quello che è successo. E poi arrivi in questa scuola, scopri chi sei veramente. E vedi una professoressa che ammiri trasformarsi in un gatto e tornare umana. Vedi un porcospino trasformato in puntaspilli. Gli oggetti svaniscono e ricompaiono. Si trasformano, cambiano e..be’ capisci che niente è come sembra. Che tutto può cambiare. Un po’ come la mia vita. Prima ero solo Hermione, ora sono una strega. Tutto può succedere!- concluse, con un piccolo sorriso.
Fred rimase in silenzio, incapace di parlare. Non solo Hermione gli aveva appena rivelato una parte di sé, ma lui aveva appena scoperto di ammirarla più di quanto già pensasse. Riuscì persino a vedere la bambina di undici anni che varcava per la prima volta le porte di Hogwarts, o di Diagon Alley. Vide quella bambina prendere in mano la sua prima bacchetta da Olivander e realizzare, per la prima volta, di appartenere a qualcosa. La vide scoprire il suo vero mondo.
- Adesso puoi ridere..- mormorò lei con un sorriso.
Fred sorrise. – Penso sia la storia più bella che abbia mai sentito..- sussurrò.
Hermione arrossì. – In che senso?-
- Be’, mi hai fatto capire cosa devi aver provato quando hai scoperto la verità. E se i miei voti in Trasfigurazione miglioreranno sarà solo merito tuo!-
Hermione scoppiò a ridere e Fred la osservò per un po’, prima di baciarla.
- Qual è la tua materia preferita?- chiese Hermione, separandosi dalle sue labbra.
Fred sorrise. – Incantesimi!-
- Perché?-
- Perché adoro Vitious!-
- Fred..-
- Ok, perché è quello che mi riesce meglio. Io e George siamo sempre stati bravi e Vitious dice che il nostro punto forte è proprio la fantasia. In un certo senso, siamo i migliori, perché sappiamo guardare oltre ciò che insegnano qui!-. Vide Hermione sorridere, perciò chiese: - Ho guadagnato qualche altro punto?-
Hermione alzò gli occhi al cielo con un sospiro esasperato. – Perché ti impegni a guadagnarli se poi li devi perdere cinque secondi dopo?-
- Per farti uscire di testa!-
- Ci riesci molto bene!-
- Qual è il tuo dolce preferito?- chiese Fred.
Hermione arrossì di nuovo. – La torta alla cannella di tua madre..- mormorò.
Fred scoppiò a ridere. – Effettivamente è molto buona!-
- Non è solo per quello..- borbottò Hermione, abbassando lo sguardo.
Fred allungò una mano e le sollevò il mento, incontrando i suoi occhi. La fissò intensamente, aspettando una risposta. Dopo un po’, Hermione cedette e, arrossendo, confessò: - Mi ricorda il tuo profumo..-
Lui le sorrise, senza aggiungere altro, e le sfiorò le labbra con un bacio. Quel gioco di domande e risposte si stava rivelando molto più interessante del previsto. Voleva sapere tutto di lei, tutte le cose che non poteva capire guardandola negli occhi. Voleva i dettagli della sua vita, voleva che lei lo conoscesse. Voleva che si scoprissero a vicenda.
- E il tuo?- chiese Hermione.
- Gelatine Tutti i Gusti+1!- rispose Fred.
Hermione lo fissò con un’espressione disgustata. – Fai sul serio?-
- Certo! Pensaci, Granger, le Gelatine sono come la vita: a volte ti capita la fragola, o il cioccolato, ma a volte capitano cerume, vomito o spinaci. Bisogna assaggiare qualcosa di disgustoso, ogni tanto, perché dopo una gelatina al fegato, quella alla fragola avrà un sapore migliore!-
Hermione rimase a bocca aperta, ma fu piuttosto veloce a nasconderlo. Si schiarì la voce e sorrise. – Weasley, a modo tuo hai detto qualcosa di veramente profondo!-
Fred scosse la testa ridendo. – Sottovaluti ancora la mia sensibilità!-
- Ho le mie ragioni per farlo!-
- Disse quella che mi ha legato e imprigionato in una stanza remota sopra la Guferia..-
- Questi sono dettagli!- commentò lei, scrollando le spalle.
Ridendo, Fred le accarezzò una guancia. – Torneresti mai indietro?- chiese serio.
Non aveva specificato a cosa si stesse riferendo, eppure pensò che Hermione l’avesse intuito. Forse dalla serietà del suo sorriso. Forse dall’intensità del suo sguardo. Sì, Hermione aveva capito cosa intendesse. La sua domanda era chiara. E la risposta di Hermione, Fred se ne rese conto, lo spaventava più di quanto fosse disposto ad ammettere.
Hermione sospirò, guardandolo negli occhi, poi rispose: - No, non lo farei mai..-
Il cuore di Fred perse un battito, prima di ricominciare a pulsare con euforia. Si sentì leggero, come se un enorme peso gli fosse appena stato tolto dalle spalle. Quella risposta valeva più di tante altre ricevute. Aveva mille significati, ma convergevano tutti nell’unica ragione per la quale lei era lì fra le sue braccia. Per la quale lui era lì a stringerla.
- Nemmeno io..- rispose Fred, prima che lei aprisse bocca per chiederlo.
Sorridendo, si strinsero in un abbraccio. Fred cercò le sue labbra e le trovò. Dolci, perfette come sempre. Riversò in quel bacio tutto ciò che provava. Sapeva che lei poteva sentirlo. Sapeva che lei lo avrebbe capito. Era finito il tempo delle domande e delle parole. C’era un modo migliore di dimostrarle quanto avesse bisogno di lei, di sentirla vicina. Doveva stringerla fra le sue braccia. Doveva essere lì per lei. Sorrise, al pensiero di quello che stava succedendo. Avrebbero fatto l’amore in un campo di fiori. Probabilmente la situazione più comune del mondo. Ma loro non erano in un vero campo di fiori. Erano nella Stanza delle Necessità, dove lui aveva evocato una foresta e dove lei aveva trasfigurato degli steli d’erba in fiori. Perché era il suo incantesimo preferito. Il cambiamento. La trasformazione. Era il salto che avevano compiuto insieme. Ed era simbolico che lo ammettessero proprio lì, in un luogo toccato dalla magia. Perciò non erano come gli altri. Perciò non erano in un semplice campo di fiori. Loro non sarebbero mai stati come gli altri.
Sarebbero sempre stati diversi e, a modo loro, perfetti.
 
 
 
 
 
 
Alla fine, Hermione si era addormentata. Non nell’erba, perché il terreno era troppo scomodo per dormire. Fred l’aveva sollevata e l’aveva portata sul letto abbandonato. Hermione si era arrotolata fra le coperte come un gatto. Sorridendo, lui l’aveva abbracciata e, dopo un po’ si era addormentato. L’aveva svegliato un solo pensiero: rivederla.
Fred accarezzò lentamente la guancia di Hermione. Non voleva svegliarla, ma resistere alla tentazione di toccarla era impossibile.
Quante cose erano cambiate, nelle ultime settimane? Quante certezze era riuscito a costruire?
Sorrise, quando Hermione strizzò gli occhi e si mosse. Forse sognava. O forse no..perché lui aveva appena allontanato la mano. E quando Fred ricominciò a sfiorarle la guancia, il viso di Hermione si rilassò. Aveva bisogno di lui anche quando dormiva.
E allora Fred ripensò. Cominciò a ricordare e vide per la prima volta il vero cambiamento. Perché non era avvenuto in quelle settimane. No, era cominciato molto tempo prima. Nonostante fosse sempre stato abbastanza sveglio, Fred aveva impiegato parecchio tempo per capire quanto tenesse a lei. Non sapeva nemmeno di preciso quando era successo. Semplicemente, era accaduto.
Fred osservò Hermione dormire e realizzò che era sempre lei, la stessa ragazza che aveva permesso quel cambiamento. No, era la ragazza che era sempre stata protagonista di quel cambiamento. Avrebbe dovuto capirlo subito. Infondo, forse, lo aveva capito davvero fin dall’inizio! Solo che non si era accorto di saperlo. Per stupidità, o per codardia, aveva finto di non averlo capito.
Sorrise, mentre i ricordi cominciavano ad affollare la sua mente. Sì, era stato uno stupido. E un codardo. Perché lei aveva cambiato tutto. La ragazza che dormiva al suo fianco in quel momento. La ragazza che aveva pianto per suo fratello. La ragazza che aveva combattuto con coraggio. La ragazza  che lui aveva baciato per sbaglio.
La stessa ragazzina dai capelli cespugliosi che aveva aperto la porta del suo scompartimento, non sapendo che, un giorno, avrebbe cambiato la sua vita..
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
‘Mooorning
Lo so, sono in ritardo di un giorno anche questa volta! Spero non sia la maledizione di quest’anno! Purtroppo ieri sono stata fuori tutto il giorno e sono tornata la sera tardi, troppo stanca per revisionare il capitolo! Perciò eccomi qua, spero possiate perdonarmi! Prima di tutto: buon anno nuovo potteriani!! Secondo: grazie, grazie infinite per tutto! Il sostegno che mi regalate ogni giorno è come ossigeno! Non scherzo, quando dico che siete la fonte della mia fantasia e la ragione per cui continuo a scrivere! Grazie mille davvero!
Questo capitolo in particolare è dedicato alla mia amica Vany, come incoraggiamento, sperando che per lei valga come un abbraccio! E lei sa perché! Ti voglio bene :)
Grazie mille davvero per tutto, ad ognuna di voi! Siete fantastiche!
Il prossimo capitolo sarà un po’ speciale! Ho in mente questo capitolo da quando ho iniziato a scrivere la storia! Perciò spero di riuscire a realizzarlo al meglio!
Intanto, fatemi sapere che ne pensate di questo :)
Grazie infinite ancora!
A presto!
Amy :)
 
 
 
 
 
 
 
  
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