Un viaggio per
conoscersi
Joe: Dopo Daisuke e
Takeru, finalmente tocca anche a me ringraziare la dolce HikariKanna per aver recensito il capitolo quarto di questa storia!
Le autrici sono state contente che ti sia piaciuto come è
stato strutturato il capitolo!
Iori: Credo non verrà mai
il giorno in cui Mimi arriverà puntuale a un
appuntamento, Kari89! Ma puntuale arriva la mia risposta alla tua recensione, che
ti riferisce che anche le autrici ti mandano un bacio e ti ringraziano perché
le segui!
Yamato: E infine occorre
ringraziare Memi che...
Koushiro: Scusa se mi intrometto Yamato ma, salvo che per la recensione al
secondo capitolo per la quale l’ho ringraziata io, stai ringraziando sempre tu
Memi, e sembra che...
Yamato:
Cosa, eh? Mica è colpa mia se affidano sempre a me l’incarico?
Koushiro:
Non ti sto affibbiando colpa alcuna, Yamato, solo...
Joe
e Iori: ...ammetti almeno che la cosa non ti dispiace!
Yamato:
Vostre ciance a parte, ci tengo a dire a Memi, sia da parte mia che da parte delle autrici, che non è un problema se
recensisce in ritardo, e Rory e Dedy ti ringraziano, cara, per i complimenti
che hai fatto loro! Ti mando un bacio e non ti anticipo nulla riguardo l’identità del personaggio che incontrerà Iori in questo
capitolo!
Koushiro:
Non credi di aver dimenticato di dire qualcosa, Yamato?
Yamato:
Non mi sembra... di cosa si tratterebbe?
Joe:
Chi è che le manda il bacio! Non hai aggiunto che è da parte di Rory e Dedy!
Yamato:
Forse perché non lo è? Uffa... quanto siete fiscali!
Iori:
Piantatela con queste sottigliezze, che nessuno vuole sentirle! È sicuramente
meglio lasciare tutti alla lettura del quinto capitolo!
Yamato,
Koushiro e Joe: In questo hai perfettamente ragione!
***
Capitolo
quinto: A Los Angeles
In fondo,
lui era felice nella sua attuale situazione.
Aveva una
moglie e un figlio che adorava, un lavoro soddisfacente, una vita sociale
brillante... non sapeva più cosa chiedere alla vita.
Forse, che
l’intervista con quel giornalista giapponese fosse stata fissata a un orario
più “umano”. Ma ormai occorreva sbrigarsi, non
recriminare.
Fece
un’abbondante colazione, nella cucina del suo lussuoso appartamento, assieme
alla moglie, Andy, ventiquattrenne dagli occhi azzurri, e alla figlia, Richelle, dai capelli neri come quelli della madre e con
dei bellissimi occhi castani ereditati dal padre.
La sposa
di Daisuke, nativa del Leone con ascendente in Bilancia, era un’importante
figura in campo internazionale, in quanto gestiva i rapporti economici degli
USA con il resto del Nord America, per conto di
un’organizzazione che stava celermente allargando la propria influenza nel
resto del mondo.
Richelle,
una dolce Cancro ascendente Gemelli, invece, era una bambina prodigio di
quattro anni, molto solare.
Quella si
poteva definire, senza margine d’errore, una famiglia felice.
Un po’
meno lo era Daisuke quando, guardando l’orologio a
muro posto sulla parete di fronte a lui, s’accorse che erano le sette e mezza.
Sbatté più volte, e ripetutamente, le palpebre ma, quando ebbe riaperto gli
occhi, le lancette erano sempre lì, non si erano spostate
neanche di un centimetro in senso contrario!!
Dannazione,
doveva sbrigarsi... l’intervista si sarebbe tenuta dall’altra parte della
città, e Los Angeles non era per nulla piccola!
Iori Hida
era giunto nel nuovo albergo la sera precedente: quella volta, aveva dovuto
cambiare solo la città e non lo Stato, quindi aveva potuto fare tutto con un
po’ di calma in più, approfittandone così per rilassarsi maggiormente. Adesso,
era pronto per intervistare il dirigente della più importante multinazionale
statunitense: Daisuke Motomiya.
Iori,
riflettendo sul nome di costui, si ritrovò a pensare che un nome che non fosse
giapponese in quell’incarico sembrava proprio una
richiesta utopica! E, malgrado tutto, avrebbe fatto
del suo meglio per adattarsi a quel futile dettaglio. In fondo, anche lui aveva
un nome giapponese ed abitava in Cina!
Nessuno sa
bene come, ma, forse per un miracolo del destino, Daisuke riuscì ad arrivare
puntuale all’appuntamento con il giornalista che avrebbe dovuto intervistarlo
quella mattina.
Sbrigate
tutte le pratiche di routine, Iori e Daisuke erano nell’ufficio di
quest’ultimo, pronti per cominciare l’intervista.
“Innanzitutto...” cominciò Iori, professionalmente “...mi
parli un po’ di lei, in modo da informare tutti i lettori su di Lei...”
Ovviamente,
il registratore era già stato avviato, come di consuetudine.
“Ma certo! Il mio nome completo è Daisuke Motomiya, nato in
Giappone e migrato qui in America a 18 anni, dopo il Liceo. Il mio sogno era di
vivere qui, conoscere una nuova cultura, una nuova lingua, ampliare i miei
orizzonti...” e mentre lo diceva, gli brillavano gli
occhi “...essere felice! E gli attriti dell’epoca con i miei genitori,
facilitarono il mio andarmene di casa.”
“Ti sei
mai pentito di questa scelta, magari dettata dall’impulsività di un
adolescente?”
“No,
mai... certo, talvolta mi mancano, e fortemente, tutti i miei affetti di Tokyo,
le amicizie di tanti anni, ma ciò che ho costruito qui, ovvero
una famiglia, mi ripaga di tutto, sebbene ogni tanto desideri fortemente
rivedere mia sorella, alla quale ero molto legato. Ma purtroppo ciò non è
possibile, soprattutto per via del lavoro di entrambi.”
Iori
annuiva periodicamente, per mostrare la sua attenzione alle rivelazioni
dell’importante dirigente, al quale poi domandò: “Visto che proprio Lei ha
introdotto il discorso professionale, ci dica...”
introdusse, intendendo anche tutti i futuri lettori “...come ha avuto luogo la
sua scalata al successo?”
“Ho
cominciato come tutti, da piccoli incarichi, puntando molto sulla mia
versatilità e sul mio desiderio di diventare qualcuno. Non avevo desiderio di
saltare le tappe, nient’affatto, ma di diventare importante meritando di
esserlo, e spero di
esserci riuscito. Spetta agli altri dire se sono un buon dirigente oppure no.”
La
modestia non gli mancava, pensò Iori, e questa era già una dote a suo favore.
“E così,
passo dopo passo, la tanto attesa carriera è arrivata.
Con sua somma felicità, presumo. Ci dica, come è stato
il rapporto con i suoi colleghi, man mano che scalava tappe?”
“All’inizio
semplicissimo, in quanto all’arrivo delle prime promozioni era tutto normale, e
non nacquero subito invidie particolari. Ricordo poi che, arrivato a metà
strada del mio percorso, le cose cominciarono a complicarsi, poiché a certi
livelli sono molto diffusi favoritismi di ogni genere. Ma io sono felice del
mio passato, perché non ho mai approfittato di un ‘piacere’
che poteva farmi la persona utile del momento, in cambio di chissà cosa, ma ho
sempre lottato onestamente per diventare ciò che sono e di cui vado fiero.”
Daisuke
sospirò, un po’ per riprendere fiato, un po’ per far intendere al giornalista
che aveva di fronte di aver terminato di esporre
quella risposta.
Prontamente,
poi, arrivò la successiva domanda di Iori: “Quindi, è capace di riassumere in
poche parole il segreto del Suo successo?”
Daisuke
sorrise, e mentre accadeva si ritrovò a pensare che
aveva sorriso in un modo come non faceva da tanti anni, un sorriso genuino: “La
lealtà... qualcosa che ripaga sempre! Infatti, non avendo mai usato stratagemmi
per arrivare al successo, non ho nulla do cui pentirmi... e questa è una cosa bellissima.”
“Ora
vorrei soddisfare una delle curiosità che credo tormenterà la maggior parte dei
lettori. Quand’è arrivato qui, come se l’è cavata con
una lingua nuova, che è molto diversa dalla Sua?”
A quella
domanda, poi, gli occhi di Daisuke parvero brillare, e non era stata solo
un’impressione. Egli esclamò: “Oh, niente di più semplice! Io adoro l’inglese!
A parte le materie economiche in cui avevo una
buonissima media, era l’unica materia in cui eccellevo a scuola! Ora,
chiedendomelo da adulto, credo anche non fosse un molto per eccellere sui miei
compagni, tutt’altro! Io credo fortemente che il mio subconscio, già allora, avesse realizzando che, solo imparando una lingua
internazionale come l’inglese, avrei potuto andarmene di casa, non mettendoci
più piede. Con la forte passione che sviluppai per questa
lingua e la cultura anglo-americana, più le basi scolastiche, non mi fu
particolare difficile perfezionare la lingua, una volta giunto qui.
Anche perché io credevo, e ne sono fermamente convinto
tutt’ora, che tutte le imprese sono realizzabili, se si crede in esse
fermamente.”
“Come mai
ha deciso di lavorare proprio in questo settore?”
“Tutto
parte dalla mia passione per l’economia che mi ha spinto verso la scelta di una
scuola superiore specifica da frequentare a Tokyo. Poi, specializzandomi sempre
più con il passare degli anni e dei corsi di studio in questo settore, ho
acquisito le competenze basilari per poter entrare, tramite tanti concorsi che
ho fatto, in una piccola azienda statunitense. Non è stato difficile trovare
lavoro qui a Los Angeles, visto che ci abitavo già mentre
frequentavo l’università.” Daisuke s’interruppe, sembrava riflettesse sulle
proprie parole. Infatti, poco dopo disse: “Nel senso che, abitando già in
questa città, avevo già una situazione familiare stabile per cercare un
qualsiasi tipo di lavoro, senza troppo badare ai dettagli.”
Ancora non
sapeva se era riuscito a spiegarsi come voleva, fatto stava che non aveva più
altre parole per migliorare quel concetto, quindi desistette dall’intento,
sperando di non venir frainteso.
“Una volta
divenuto qualcuno, poi, s’è licenziato per mettersi in proprio. Come mai questa
scelta?”
“Mia
moglie, che ho conosciuto sul mio precedente posto di
lavoro, parla perfettamente italiano, giapponese, francese, tedesco, spagnolo,
arabo e cinese. (niente più? ndRory;
Ho una moglie colta, io! ^^ Colta e poliglotta! NdDaisuke;
Sei tu che mi hai creato così, autrice Rory! ^^ ndAndy Ehi, voi.. tornate nella storia >.< ndRory)
“Una volta
giunto ai vertici, come hai conciliato il lavoro con la vita privata?”
“Non è
stato molto difficile, considerato che mia moglie è dirigente a pari grado e a pari quote azionarie nell’impresa. A nostra figlia Richelle, poi, piace molto venire qui
in azienda. È anche una ragazzina tranquilla e responsabile, quindi è facile
tenerla qui senza che diventi irrequieta. Perciò, ecco da dove nasce la nostra
inesistenza di conflitto lavoro-famiglia.”
Daisuke
s’interruppe, e Iori ne rimase spiacevolmente sorpreso. Sembrava quasi che il
suo interlocutore non avesse piacere a parlare della propria vita privata:
infatti, alle domande al di fuori della sfera personale, aveva dato risposte
notevolmente più logorroiche.
Cercando
di sorvolare su quel dettaglio (non voleva certo psicanalizzare la vita privata
di Daisuke Motomiya o ficcanasarvi, anche perché, a dirla tutta, non gli
interessava neppure) passò a porgli l’ultima domanda, molto similare a quella
posta al calciatore Yagami. In quel momento, quando gli venne in mente
l’affabile Taichi, gli riaffiorò anche la promessa fattagli, ma Iori si rispose
che c’era tempo per pensare a quella... ora doveva parlare con Motomiya, il
quale, s’accorse Iori mentre gli lanciò una rapida
occhiata, stava aspettando l’ulteriore domanda.
“L’ultima
domanda che ho da porgli, Dottor Motomiya (che bello Daisuke chiamato così *-* Mi rende felice! ndRory) riguarda i consigli
che darebbe a chi vorrebbe seguire le sue orme. Ce n’è qualcuno in
particolare?”
“Più che
un consiglio, la mia è una linea-guida...!”
Nuovamente, il giovane si fermò un attimo per riflettere: “Ok, è un consiglio!”
riprese, esclamando ciò “E riguarda il comportamento da assumere con i propri
superiori quando si entra in un qualsiasi circolo vizioso di rapporto
subordinato. Per piacere ai propri superiori, occorre una buona dose d’umiltà,
perché a nessuno piacciono le persone troppo presuntuose, e neppure quelle che
non ascoltano mai i consigli. Nonostante ciò sia vero, però, ricordate sempre
che il servilismo non serve a nulla e a nessuno, quindi... non perdete, né
rinunciate mai alla vostra personalità! Chiaro, ragazzi?”
E fu con
questa domanda retorica che si chiuse la quinta intervista di Iori Hida, che venne cordialmente salutato da Daisuke Motomiya, e che
ovviamente ricambiò con tutta l’affabilità di cui era capace.
Il giovane
giornalista sapeva di non dover far ritorno al proprio albergo: quella mattina
stessa, infatti, aveva il volo per l’Italia, che gli avrebbe fatto perdere un intera giornata solo per il viaggio... l’avrebbe fatto
presente al suo capo, quando sarebbe tornato, possibilmente vivo e integro, in Cina.
Sull’aereo,
pensò che avrebbe fatto meglio ad addormentarsi, se sperava di essere in forma
per la successiva intervista che gli spettava svolgere.
Non vedeva
l’ora che quell’incarico giungesse
alla propria conclusione, ma non poteva negare d’aver trovato simpatico
Daisuke.