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Autore: Irissel    04/01/2014    3 recensioni
Sua mamma glielo ripeteva sempre: mai giudicare un libro dalla copertina ed ora Jane Kaylie Moore dovrà cercare di fare quello che le ripeteva. Dopo la morte della madre e del fratello Jane e suo padre si sono dovuti trasferire a Los Angels, lontana da Miami, in una nuova scuola e con dei compagni di classe che sembrano dei teppisti dovrà sopravvivere per un anno. Ma solo perchè una copertina è un pò sgualcita non vuol dire che il libro non sia un buon libro e lo stesso vale con quei teppisti con cui dovrà farti i conti ogni giorno.
Ogni persona ha una storia da raccontare, basta solo fermarsi un attimo per ascoltare.
Genere: Generale, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Cercavo di regolare il respiro per poter stare il più calma possibile ma era veramente un' ardua impresa. Erano già le 11 e non avevo fatto nemmeno una lezione, i professori entravano in classe, si sedevano e puntualmente alzavano il registro per coprirsi da strani oggetti volanti che finivano sulla cattedra, dalle penne alle bottiglie ai quaderni e libri agli astucci. La classe non era molto numerosa, solo una quindicina di elementi compresa la sottoscritta, ma erano teppisti indomabili.
Fortunamente la campanella per la pausa suonò e con enorme sollievo riuscii ad uscire dalla classe, ancora un minuto e sarei impazzita seriamente.
Percorsi nuovamente il corridoio sentendo un forte odore di fumo che prima non avevo notato in compenso ora sentivo chiaramente dei passi dietro di me, probibilmente qualche compagno idiota che voleva farmi qualche scherzo cosi velocizzai il passo arrivando in mensa quasi col fiatone.
La mensa era abbastanza grande da poter contenere tutti gli alunni, non avevo una gran fame cosi mi limitai a prendere una mela e un succo di frutta. Feci la cosa più idiota al mondo: aprire un succo di frutta in mezzo a quella baraonda e come se fossi una calamita mi venne addosso un ragazzo che non chiese neppure scusa ed il succo finì addosso ad una ragazza davanti a me. Questa non solo pretese delle scuse, che giustamente feci, ma iniziò anche ad urlare come una matta attirando su di se anzi su di noi l'attenzione.
«Hai visto quello che hai appena fatto?» continuava ad urlare come una matta indicando la sua maglia dove lentamente si stava allargando una macchia di succo ai lamponi. Una bella macchia rossa sulla maglietta bianca.
«Senti mi dispiace non è stato di certo intenzionale» cercai di porgerle un fazzoletto di carta, nuovo chiaramente, che avevo nella tasca dei pantaloni ma dandomi una pacca con la mano me lo fece cadere: era l'unica risorsa che avevo.
«Sei un idiota e per giunta inutile.»
Sarebbe andata avanti ancora per molto tempo se non fosse intervenuto un ragazzo in mia difesa nel vano tentitivo di calmarla.
«Amber stai tranquilla, non penso l'abbia fatto di proposito. Sicuramente hai una maglia di ricambio nell'armadietto, indossa quella per il mometo.» sbuffò indispettita e dopo avermi lanciato uno sguardo poco amichevole mi lasciò in pace.
«Grazie mille.» il ragazzo mi guardò e mi sorrise. Era un angelo, finalmente in tutto questo grigiore vedevo un minimo di luce. Era bello da mozzare il fiato, alto e abbastanza muscoloso, leggermente abbronzato, i capelli erano abbastanza lunghi da arrivargli oltre le spalle e gli occhi verdi e dolcissimi mi guardavano senza mettermi a disagio a differenza di quel cretino dagli occhi di ghiaccio che avevo come compagno.
«Io sono Cristopher Martin, ma chiamami pure Cris. Non ti ho mai visto qui. Sei nuova?» pensevo dalle sue labbra, perfino la sua voce aveva un suono cosi melodico.
«S-si. Mi sono trasferita oggi, io sono Jane Moore. Piacere di conoscerti.»
«Da dove vieni?» doveva essere una delle conversazioni più interessanti al momento per tutti i ragazzi in mensa smisero di mangiare per osservarci.
«Miami»
«Ma quelle di Miami non sono belle, abbronzate, bionde, con un fisico da urlo? Tu non puoi essere di Miami» ancora quella voce, ancora quel branco di imbecilli a rovinare la mia esistenza. Non avevo bisogno di voltarmi per sapere che erano dietro di me, sentivo i loro sguardi e le loro risate alle mie spalle, perfino l'espressione di Cris mutò improvvisamente diventando seria e ostile. Gli occhi erano ridotti a due fessure, le labbra tirate e le mani lungo i fianchi erano chiuse a pugno.
«Che diavolo ci fate voi 5 qui? Non è zona per voi.»
«Ho un nuovo interessante giocattolino per le mani che non ho intenzione di farmi sfuggire.» detto fatto sentii qualcuno prendermi di peso e portarmi fuori dalla mensa sotto gli sguardi pietrificati degli altri ragazzi e di qualche professore. Forse non guardavano me e Cris, che effettivamente non eravamo cosi interessanti, ma piuttosto quegli idioti.
«Fatemi scendere immediatamente. Voi siete pazzi»
Quando fummo davanti ad una grande quercia mi fecere scendere ma non mi diedero tempo di andar via perchè mi circondarono bloccandomi ogni via di fuga.
Ero spaventata. Certe cose non capitavano solo nei film? Qui si trattava di vita reale.
«Dai forza spostatevi.» una ragazza poco più alta di me riuscì a farsi largo in quel muro umano venendomi difronte. Mi guardò inizialmente con ostilità e poi mi sorrise dolcemente finendo per buttarsi al collo abbracciandomi. La paura non era scomparsa in compenso ora avevo la certezza di essere finita in un manicomio e non in una scuola.
«Io sono Bethany Anderson, ma tu puoi chiamarmi Beth. Sono sua sorella.» con un cenno del capo indicò il ragazzo che mi aveva preso di forza. Non si assomigliavano per niente, Beth aveva i capelli lunghi color rame, dei grandi occhi verdi e il viso punteggiato da lentiggini. Era una dolcezza infinita la sua figura, mentre il fratello aveva i capelli castani, poche lentiggi e gli occhi, benchè verdi come la sorella, gli conferivano un aria da eterno bambino.
«I-io sono Jane, ma perchè mi avete preso cosi di forza?» era una domanda più che lecita a mio avviso.
«Perchè il mio fantastico tesoro voleva conoscere la nuova arrivata, compagna di suo fratello Derick e del suo ragazzo. Io comunque sono Liam Miller e se te lo stai chidendo si, siamo in classe assieme.» Liam si avvicinò a Beth e l'abbracciò da dietro, dovetti trattenermi dal ridere perchè erano al contempo teneri e comici. Lei cosi piccola e minuta tra le braccia di quel ragazzo enorme sembrava potesse rompersi da un momento all'altro eppure era incredibile la delicatezza con cui la circondava. Liam mi ricordava tanto un gigante buono, una di quelle persone che non avrebbe fatto male a nessuno nemmeno ad una mosca.
«Noi invece siamo i gemelli Wilson. Io sono Seth e lui Aaron» li guardai cercando di trovare qualcosa, anche piccola e stupida, che potesse differenziarli ma era impossibile perchè erano identici, perfino nei lor abiti. Stessi jeans scuri, stessa maglietta nera, stesse converse perfino, stessi occhi castani, stesse labbra sottili, stessi ricci castani e qualche sfumatura bionda che ricadevano sul loro viso un pò troppo pallido per essere californiani.
«Siete veramente identici. Io sono Jane piacere di conoscervi. E tu sei..» cercare di fare conversazione con cretino dagli occhi di ghiaccio mi risultava impossibile. La sua presenza mi irritava, non faceva altro che osservare qualsiasi cosa io facessi.
«Ian Lewis»Era un cretino e l'ho già detto ma era bello, non bello come un principe, non bello come Cris, era più un bello diabolico. Gli occhi azzurri gli davano un'aria seria, i capelli neri come la notte erano lunghi e scompigliati, la labbra erano leggermente carnose circondate da un pò di barba che non lo facevano sembrare più adulto. Era bello ma non un genere che piaceva a me, era più portata per i ragazzi biondi.
Ian era troppo intento ad accendersi una sigaretta che non si rese conto del Direttore alle sue spalle.

«Voi 6 dovreste smetterla di fare baccano.» era l'unico in grado di tenergli testa, l'unico che non aveva timore di rivolgersi a loro ed in particolare ad Ian in quel modo.
«Che abbiamo fatto? Abbiamo solo rapito la nostra compagna di classe. Lei è ancor viva e in mensa nessuno si è fatto male. Vero occhi a palla?» si voltarono tutti verso di me, quindi fu semplice dedurre che Occhi a palla ero io, ho gli occhi grandi ma non mi sembrava il caso di chiamarmi Occhi a palla. La scelta era: urlare e piangere cercando protezione nel preside o annuire e fare finta di nulla per non rischiare realmente di morire.
«Non si preoccupi, sotto questa scorza da teppisti sono ragazzi timidi, volevano solo conoscermi senza farlo però davanti a tutti.» alla mie spalle sentii Beth ridere mentre Liam cercava di zittirla invano, il Direttore mi guardava confuso senza sapere se credermi o meno.
«Bene, le lezioni sono iniziate, dovreste entrare.» non me lo feci ripetere due volte e lo seguii all'interno dell'edificio diretta nella mia classe.

Ore 15. Ultima campanella del primo giorno di scuola.  Ero stanca morta, era più che comprensibile se contiamo il fatto che al mattino ero partita da Miami per arrivare qui diretta a scuola senza aver avuto tempo di riposarmi. Presi lo zaino accorgendomi con grande rammarico che non l'avevo nemmeno aperto dato che c'era stato un gran baccano per tutto il tempo grazie ai miei cari compagni, la cosa che mi stupì fu che nessuno dei 6 teppisti era rietrato in classe dopo la ricreazione, chissà che stavano combinando.
Appena uscii dalla classe fui verniciata da capo a piedi da quegli stessi imbecilli che avevo appena conosciuto. Un bel secchio di vernice gialla cosparsa interamente su di me facendomi assomigliare ad un pulcino e se la ridevano pure.
«Sembri un pulcino. D'ora in poi ti chiamerò Chick. Ahahah» il secchio che uno dei gemelli teneva in mano glielo avrei tirato volentieri in testa nella speranza d aprirgliela in due come un'anguria.
«Siete un branco di imbecilli.» se speravano di vedermi piangere si sbagliavano di grosso, mi sarei vendicata quello era certo.
Correre fuori dalla scuola fu complicato, tutti quelli che mi vedevano non facevano altro che ridere e additarmi chiamandomi pulcino e fuori dalla scuola andai a sbattere contro a Cris sporcandogli anche la maglia.
«Oddio mi spiace.»
«Tranquilla, ma che ti è successo?» gli spiegai l'intera faccenda cercando di contenere in qualche modo la rabbia. Il suo sorriso dolce fu un bocca d'aria fresca e mentre con fazzoletto cercava di pulirmi il viso sentivo le guancie diventare rosse e il cuore battermi a mille. Madre natura era stata gentile con lui, ogni cosa sul suo viso era assolutamente perfetta, niente stonava nemmeno quella leggera ricrescita della barba sul mento, era la perfezione fatta a persona, il principe azzurro delle favole.
La mia vita stava diventando una favola disney, Iam l'antagonista assieme alla sua banda di imbecilli e Cris il principe azzurro pronto a salvare la principessa in pericolo.
«T-ti ringrazio, non dovevi.» gli sorrisi timidamente nella speranza che lui non notasse il rossore sulle gote.
«Esatto Cris, non dovevi.» stranamente non fummo interrotti da Ian, ma bensì da una ragazza e quando mi voltai vidi la stessa a cui involontariamente avevo macchiato la maglietta in mensa oggi pomeriggio. Stavo per spiegarle l'accaduto ma i miei compagni idioti uscirono dalla scuola improvvisamente spingedomi, accidentalmente mi auguro, contro la ragazza facendoci cadare sull'erba. Il risultato: un'altra maglia sporca per lei e una nuova nemica per me.
«Spostati immediatamente o ti uccido con le mie stesse mani.»
Cris mi venne accanto e diede ad entrambe una mano ad alzarci.
«Scus..»
«Non fiatare.» oggi in mensa mi aveva guardato malissimo ma lo sguardo che mi rifilò in quel momento sembrava incenerirmi.
Con lo sguardo basso andai a casa dove trovai mio padre intendo a sistemare le sue cose nei vari cassetti e armadi.
«Che ti è successo?»
«Non chiedermi nulla, più tardi facciamo i conti sia chiaro. Ora faccio la doccia.»
Andai a farmi in realtà un lungo anzi lunghissimo e rilassantissimo bagno perchè era solo di quello che avevo bisogno per stare meglio oltre a Miami, ai miei amici e al surf, ma per quelli avrei atteso ancora un'anno. Un anno che sarebbe risultato interminabile se le cose non miglioravano, i miei compagni erano idioti, quella ragazza mi odiava e quei 6 imbecilli si divertivano a prendermi in giro di questo passo sarei impazzita.




Spero che la storia possa piacere a qualcuno, sono ben accetti commenti e critiche. Ho sfornato due capitoli perchè avevo abbastanza tempo dubito possa essere cosi per sempre :(
Andando avanti con la storia le cose si complicheranno certamente e sopravvivere non sarà facile per Jane.
Per il protagonista Ian avevo in mente questo figurino
http://www.sorrisi.com/wp-content/uploads/2009/02/nir-lavi.jpg Guardandogli gli occhi che provate? non potete dire che non è un super uomo.
  
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