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Autore: luca76    04/01/2014    1 recensioni
questa fanfic non tiene conto del sesto e settimo libro. harry potter quets'anno si trovera ad affrontare il suo solito nemico di sempre non solo, un sigillo è stato spezzato, e il ragazzo si troverà a fronteggiare nuovi nemici ma nahe problemi dell'età
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                    capitolo 20

                                                Una decisione difficile

La stessa mattina dell'attacco al castello di Silente, il ministro ebbe la notizia che altri quattro babbani erano morti, e il loro decesso era dovuto all'attacco dei vampiri. Il ministro non sapeva più cosa fare, gli attacchi stavano diventando sempre più numerosi e neanche gli auror riuscivano a mettere fine a quell'attacco. Da quando i vampiri erano ritornati alla luce solo uno di loro era stato eliminato e a costo di un durissimo combattimento.
Amelia era molto preoccupata per Harry, in quanto aveva saputo che quattro vampiri si stavano avvicinando sempre di più al castello di Silente, il quale per diverse ore non si era messo in contatto. Questo aveva fatto temere il peggio ad Amelia finchè all'ora di pranzo ricevette notizie dal gufo di Silente. La lettera che aveva ricevuto spiegava nei minimi dettagli l'attacco al castello, e man mano che Amelia leggeva stentava a credere. Harry Potter era riuscito nell'impresa di eliminare da solo quattro vampiri.
Stranamente da quel momento in poi il primo ministro non ricevette più notizie di attacchi da parte dei vampiri, sembrava che si fossero volatilizzati; il che la rendeva  ancora più preoccupato di prima, in quanto quel cessato attacco, poteva significare solo che i vampiri volevano vendetta contro Harry Potter. Un attacco contro il castello di Silente era alquanto inprobabile, in quanto  nessuno dei maghi aveva l'ordine di recarsi lì, e quindi era alquanto improbabile che Silente o Harry cadessero nel tranello della sostituzione una seconda volta. Quindi si chiedeva quale diabolico piano stessero pensando i vampiri.
Il primo ministro stava pensando di aumentare ancora di più le difese al castello di Silente, quando ricevette una notizia che non si aspettava proprio. Obscuro, il signore di tutti i vampiri, era stato liberato dalla sua prigione secolare con irrisoria facilità.
Il primo ministro cominciò ad accettare l'idea che la loro unica possibilità di resistenza risiedeva tutta in Harry, infatti il maghetto era stato l'unico fino a quel momento a lottare alla pari contro le creature demoniache.
Il ministo era pervaso da un senso di rabbia e dolore. Era mai possibile, che il destino si accanisse così contro un ragazzino di appena diciassette anni. Non bastava aver perso i genitori quando aveva pochi mesi, non era sufficiente l'aver perso il padrino appena pochi mesi prima. Tutto quello non bastava se si considerava che il mago era il nemico naturale di Voldemort, il più potente mago oscuro di tutti i tempi. Non bastava tutto quello. Doveva essere anche  l'unica possibilità di vittoria contro la razza demoniaca.
Eppure, il primo ministro sapeva, che erano proprio le difficoltà a rendere un eroe tale ed era proprio la sua forza d'animo a renderlo come unica possibilità di salvezza. Questo era quello che era diventato Harry, un puntino di luce in quel mondo di tenebra; ma quello che il primo ministro ignorava era che Harry combatteva soprattutto per il suo unico e grande amore Hermione Granger, una ragazza che lo aveva stregato sin dal primo anno e che solo da pochi giorni Harry si era reso conto di amare con tutto il suo cuore.

La notizia della vittoria di Harry arrivò ben presto anche  a Voldemort, che non sembrava affatto stupito della vittoria del ragazzo. Era vero che voleva essere lui a eliminare per sempre Harry,  ma se lo avesse fatto qualcun altro che era sottoposto a lui, allora la sua grandezza sarebbe stata enorme. Avere al suo servizio, colui che avrebbe ucciso Harry Potter, avrebbe scatenato un ondata di paura senza precedenti. Ma quando sentì che Kalat e il suo seguito avevano fallito, non si era meravigliato più di tanto. Grazie ad Olivander, il signore oscuro aveva scoperto le potenzialità della bacchetta di Harry, e sapeva che in quei giorni gli elfi lo stavano addestrando, e quindi la vittoria di Harry sui vampiri non lo aveva affatto sorpreso. Anzi, dopo quell'attacco, era più che sicuro che il suo piano per eliminare Harry Potter, e Silente avrebbe funzionato alla perfezione. Ma questo era solo una parte del suo diabolico piano, perchè la sua ambizione più grande stava per diventare realtà. Eliminando i due maghi avrebbe attaccato il castello di Hogwarts, e si sarebbe impossessato del suo potere segreto, diventando potente quanto uno dio del male. Allora non solo maghi e umani, ma anche i demoni sarebbero sottostati al suo potere. Ecco perchè non gli importava nulla di chi uccidesse Harry Potter. Però c'era una problema nel suo piano, e quel problema si chiamava Glemm e Rigel. Se voleva che il suo piano funzionasse alla perfezione, doveva far in modo che nessuna notizia arrivasse alle loro orecchie; ecco perchè aveva ordinato a Bellatrix di tenerli costantemente d'occhio. In fondo nelle loro vene scorreva comunque il sangue del padre, una delle poche persone che aveva osato sfidarlo assieme a James Potter e a Lily Evans. Se avessero saputo la verità, sarebbero potuti diventare dei pericolosi nemici. Avrebbe anche potuto eliminarli, evitando ogni fastidio, ma se i demoni avessero fallito nel loro compito di eliminare Harry Potter, allora sarebbe rimasto sempre il suo piano per eliminarlo una volta per tutte.

La notizia della vittoria di Harry sui quattro vampiri era arrivata anche in Russia, e se la vittoria del ragazzo aveva in qualche modo tranquillizzato i Night Hunter, in un altro verso erano molto preoccupati per le condizioni di Silente. Il mago che loro conoscevano, non avrebbe mai permesso che Harry combattesse contro i vampiri, il che significava che in qualche modo il potere di Silente era stato ridimensionato.
Tale notizia era arrivata anche alle orecchi di Rasputin e Rassimov, e ai due maghi la vittoria del maghetto non era affatto piaciuata. Se il mondo magico cominciava a credere che c'era un mago che potesse tenere testa alle forze oscure, sarebbe stato più difficile per loro assoggetare l'intero pianeta. Inoltre i night Hunter erano davvero una spina nel fianco per loro. Tanto che Raspoutin aveva pensato di ricorrete al suo Necronomicon per richiamare in vita un demone, trasformandolo così in un inferio. Un essere doppiamente forte di un demone ma anche tanto difficile da controllare, anche con l'aiuto del Necromonicon, ecco perchè decise per il momento di farne a meno. Anche se i night hunter erano potenti non potevano competere con il suo imponente esercito di maghi oscuri.
Anche Tenebris sapeva che non potevano restare in Russia ancora per molto ma finchè non fossero stati richiamati da Silente, sarebbero dovuti rimanere lì per rallentare l'ascesa di Rasputin.
Neanche Silente si illudeva troppo che i night hunter potessero fermare Rasputin per molto tempo, ma più teneva impegnato Rasputin e più tempo avrebbero dato ad Harry di ritornare ad Hogwarts e di allenarsi con più serenità, nell'unico luogo che lui veramente considerava casa. Ovviamene il preside non si aspettava un anno tranquillo per Harry, anzi da come si stavano mettendo le cose era più che probabile che sarebbe stato un anno difficilissimo. Ma lui era un ragazzo di carattere e sarebbe andato avanti per la sua strada, almeno era quello che sperava il preside.

Lo stesso giorno in cui Harry sconfisse i quattro vampiri, Legolas e Eoden decisero che per il ragazzo ci sarebbe stato un po' di meritato riposo, anche per permettergli di curare al meglio le ferite che si era procurato durante la battaglia mattutina.
Hermione invece passò gran parte del pomeriggio parlando con i propri genitori. Gli raccontò tutto dal primo attacco subito all'incirca una ventina di giorni prima all'ultimo attacco dei vampiri. Il padre di Hermione rimase stupito di sapere che Harry era stato l'unico fino a quel momento a lottare alla pari con i demoni. Da come la figlia aveva descritto la situazione, c'erano ben poche possibilità per la razza dei maghi di uscire vincitori dalla guerra contro i demoni. E quelle poche possbilità erano affidate per il momento solo ad Harry Potter. Il padre della ragazza, dopo aver visto il ragazzo in azione, nutriva grandi speranze di vittoria, non perchè il ragazzo si era dimostrato forte, ma perchè la sua tenacia nel difendere chi amava lo aveva spronato a dare il massimo. Nessuno aveva capito quella sillaba gridata dal ragazzo durante il combattimento a chi si riferiva, ma lui invece lo aveva capito. Aveva ormai capito che Harry amava alla follia Hermione, ma non aveva nessun diritto di violare la privacy di una persona. Se Harry non aveva rivelato i suoi sentimenti a Hermione aveva avuto sicuramente i suoi motivi, che sicuramente avevano a che fare con il recente fidanzamento con Ronald Weasley.
Il giorno successivo Harry cominciò l'allenamento con gli elfi, che gli avrebbero dovuto insegnare al ragazzo a padroneggiare al meglio la propria aura.
Era un allenamento duro che iniziava alle sei di mattina e terminava verso le dieci di seri. I primi giorni di allenamento era basati nell'amentare la resistenza di Harry soprattutto quando usava i suoi incantesimi status.
I giorni passavano veloci ed Harry era sottoposto ad un allenamento massacrante che avrebbe fiaccato la resistenza anche di un mago adulto, ma non la sua. Lui era fermamente deciso a diventare più forte per proteggere la ragazza che tanto amava, anche se da qualche giorno si era dimostrato più freddo nei suoi confronti. Quando Harry terminava l'allenamento, faceva sempre in modo di avere qualcuno con se, non importava se si trattava di Draco, Lucas o qualche professore; la sua unica intenzione era quella di non rimanere mai più da solo con Hermione. Il motivo era molto semplice, da quando aveva capito che la sua aura lucente era condizionata dal suo amore per la ragazza, sapeva che se fosse rimasto da solo non  sarebbe riuscito a trattenersi dal rivelarle i suoi sentimenti e questo non doveva succedere per nessuno motivo.
- In piedi Harry - gli intimò Legolas dopo averlo colpito duramente allo stomaco. Ormai erano passati più di venti giorni dall'attacco dei vampiri e da allora non era successo più nulla, il che aveva permesso ai due elfi di addestrare Harry con continuità. Legolas lo allenava la mattina facendogli aumentare la resistenza e la velocità nonchè insegnandogli alcune tecniche di combattimento.
Harry si rialzò con fatica e si mise di nuovo in posizione di difesa, ma si vedeva che era malconcio; infatti Legolas superò la sua difesa con facilità, lo colpì allo stomaco e poi con un calcio volante al viso lo fece finire nuovamente a terra. Harry si rimise in piedi anche se a stento. Nel suo sguardo non c'era dolore ma solo una profonda determinazione a voler diventare più forte. Legolas aveva quasi paura di quegli occhi, così tristi ma anche così determinati. Anche lui sapeva da che cosa aveva origine l'aura di Harry ma aveva un profondo timore. Non voleva che i sentimenti del ragazzo lo facessero cambiare a tal punto da trasformare la sua aura. Purtroppo nel corso dei secoli era già successo una volta un tale evento e Legolas temeva che potesse avvenire di nuovo, oltretutto c'era anche da considerare che sia lui che Eoden lo stavano addestrando al meglio e se Harry avesse ceduto al lato oscuro della sua aura, allora non ci sarebbe stato combattente o demone in grado di tenergli testa. Ma del resto i due elfi non avevano molta scelta, o aiutavano Harry ad addestrarsi al meglio o per la razza degli elfi non c'era nessuna speranza di sopravvivenza. Infatti i due elfi sapevano che per quanto forti e potenti fossero gli elfi non avrebbero mai potuto battere i dei del male che Ninga stava risvegliando uno ad uno. Infatti anche a loro era arrivata la notizia che Obscuro era stato liberato e con Seth nel corpo di Ron erano quasi tre i dei del male liberi. Nessuno di loro avrebbe potuto lottare alla pari con loro eccetto un combattente o un mago con l'aura lucente, esattamente come era successo tanto tempo prima, sia durante la prima guerra sacra che nella seconda guerra alla quale presero parte i quattro fondatori di Hogwarts.
- In piedi Draco - ordinò Piton attirando l'attenzione di Harry. Draco giaceva a terra duramente colpito da uno stupeficium del professore di pozioni, mentre Ginny si difendeva strenuamente dagli attacchi di Lupin.
Per un fugace attimo Draco incrociò gli occhi di Harry, abituato sempre a vederli carichi di rabbia ora era sopreso di vedere in quegli occhi una tristezza che mai gli aveva visto in cinque anni di scuola. Era abituato a vederlo sempre combattivo e pieno di energia, ora da qualche giorno sembrava svuotato di quell'energia che lo aveva sempre contraddistinto. In quegli occhi Draco lesse anche tanta disperazione, non sapeva perchè. In effetti a parte  gli elfi nessuno sapeva delle origini dell' aura di Harry e quindi Draco non riusciva a capire perchè in lui c'era tanta disperazione e tristezza. Ma non c'era solo questo negli occhi di Harry, a Draco parve di scorgere un lampo di determinazione. Quel lampo lui l'aveva già visto una volta, ed esattamente il terzo anno quando Hermione gli puntò la bacchetta contro, lui non l'aveva confessato mai a nessuno ma in quel momento non aveva temuto tanto di essere schiantato da Hermione ma bensì era rimasto paralizzato dagli occhi di Harry. Era la prima volta che aveva visto in lui non odio ma bensi una determinazione chiara a difendere la ragazza. Draco in quel momento capì che se solo avesse sollevato un dito contro Hermione nulla lo avrebbe salvato dall'ira di Harry. Fu in quel momento che cominciò a capire tante cose, ed ebbe la conferma di quello che pensava durante la seconda prova del torneo tre maghi, il maghetto aveva rischiato di morire per salvare non solo Ron ma anche e soprattutto Hermione. Quando sentì il resoconto di Harry i suoi sospetti ebbero la conferma di quello che aveva intuito l'anno prima, ovvero che Harry amava alla follia Hermione. Ora però in quegli occhi non c'era quello sguardo, almeno non sempre ma solo in sporadici momenti. Draco, dopo aver visto Harry lottare con tanta caparbietà contro i vampiri, si era ripromesso di lottare anche lui contro i demoni. In un certo senso anche la sua voglia di lottare era dovuto ad un senso di protezione, ma al contrario di Harry lui voleva proteggere la sua famiglia che tanto amava.
Draco si rimise in piedi più agguerrito che mai, pronto a riprendere l'allenamento ma Piton decise che per la mattina poteva bastare.
Dopo che Harry aveva visto Draco rialzarsi spostò il sui sguardo su Ginny, che nel frattempo aveva terminato  l'allenamento. Ginny non aveva mai visto la  tristezza nello sguardo di Harry, eppure la leggeva in quel momento e lei sapeva anche perchè. Vedere Hermione tra le braccia del fratello lo stava facendo soffrire oltro ogni modo.
Ma anche se Harry soffriva tanto, mai una volta si era lamentato o se l'era presa per il comportamento della sua migliore amica e da questo punto di vista ammirava tanto Harry. E aveva capito che fino a quel momento aveva solo conosciuto l'Harry salvatore del mondo magico, ma la cosa era finita lì. Invece, da quando era al castello di Silente, aveva cominciato a vivere veramente Harry, e a capire cosa signifasse vivere in sua compagnia, e questo l'aveva portata a capire che fino a quel momento, quello che provava per lui, era semplice infatuazione e non amore. Era contenta di averlo capito in tempo, perchè se si fosse messa con lui era più che sicura che la loro relazione non sarebbe durata molto, e lei avrebbe sofferto tanto. Invece ora era diverso, viveva Harry come amico e non come ragazzo da comquistare e questo Harry l'aveva capito perchè l'attegiamente della piccola Weasley era cambiato e in meglio nei suoi confronti. Non pendeva più dalle sua labbra ma finalemte lo trattava come amico, e lui di questa ne era grato perchè per lei provava solo amicizia e non avrebbe mai avuto il coraggio di mettersi con Ginny sapendo che amava un'altra ragazza. Ma come Harry immaginava, anche la piccola Ginny aveva un segreto e precisamente, giorno dopo giorno, si stava innamorando del picolo rampollo dei Malfoy. Ma era un unione così difficile da realizzare perchè nessuno conosceva la verità sulla famiglia Malfoy e tutti credevano che erano dei fedeli sostenitori di Voldemort quando in realtà era tutto l'opposto; solo che nessuno era venuto a conoscenza delle minacce che avevano ricevuto da parte di Rasputin. Ma non era solo questo il problema ma anche andare oltre le diffenze di opinione delle due famiglie nonchè delle rispettive case della scuola di Hogwarts. Ma Ginny non era una ragazza che si arrendeva tanto facilmente e voleva andare oltre tutto quello pur di vedere realizzato il suo sogno d'amore perchè era ormai sicura di provare amore per Draco Malfoy.
Harry notò una certa determinazione nello sguardo della ragazza nel momento in cui volse il suo sguardo a Draco.     Ad Harry basto quell'occhiata sfuggente per capire perchè gli occhi di Ginny fossero così pieni di determinazione. Occhi di una persona innamorata che avrebbe dovuto superare diversi ostacoli ma che non avrebbe mai mollato per nessun motivo al mondo.
In un certo senso il ragazzo invidiava l'amica, perchè lei almeno poteva amare alla luce del sole ed eventualemente lottare per quel suo amore, ma lui no. A lui non era concesso lottare per il suo amore, come sapeva perfettamente. E proprio questa consapevolezza e al tempo stesso questo dolore che aveva nel cuore, lo aveva portato ad ignorare Hermione. Ma nonostante tutto non poteva smettere di amarla perchè farlo avrebbe significato spegnere l'unica luce che c'era nel suo cuore colmo di oscurità dovuta al dolore della perdita di persone che erano morte per salvarlo.
Non aveva dimenticato il sacrificio dei suoi genitori, morti per donargli la vita. Perchè era stato proprio il loro sacrificio a donare quella protezione che lo aveva protetto da Voldemort  alla fine del quarto anno scolastico. Non aveva dimenticato che in quel maledetto cimitero Cedric Diggory era morto per colpa sua. Se non avesse insistito per afferrare contemporaneamente la coppa tremaghi insieme Cedric sarebbe vissuto, forse con qualche ferita ma vivo. Morte dovuta perchè lui si era trovato nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Morte dovuta per evitare che nessuno fermasse la resurrezione del signore oscuto. Come dimenticare il sacrificio del suo padrino. Morte dovuta alla sua indole di voler fare l'eroe. Se solo per una volta avesse dato retta ad Hermione, non si sarebbe recato al ministero cadendo nella trappola di Voldemort, e il suo padrino sarebbe stato ancora vivo. Per che cosa era successo tutto quello, per un' assurda profezia nella quale si diceva che o avrebbe ucciso Voldemort o sarebbe morto perchè nessuno dei due poteva vivere finchè l'altro sarebbe stato in vita.
- Un assurda profezia - pensò Harry serrando i pugni, che non aveva causaato solo la morte di Sirius Black. C'era mancato davvero poco che anche Hermione morisse.
Harry in preda alla rabbia per quei sentimenti che provava si ritrovò a passare davanti a Eoden che stava finendo di allenare Lucas e Jeanne. Il loro allenamento era basato sull'apprendimento delle loro rispettive onde elementari. L'onda elementare era un tipo particolare  di colpo che richiamava non solo tutto il potere del combattente ma anche il potere che la terra rilasciava, in modo da aumentarne la potenza. Tale potenza veniva incanalata in una sfera racchiusa tra le mani, e da essa veniva fatta partire un potentissmo raggio elementale che avrebbe dovuto colpire l'avversario. L'onda però era un colpo che richiedeva tanta precisione e sicurezza in quanto il colpo prosciugava gran parte delle energie del combattente. Poteva essere un colpo vincente ma se non si aveva la capacità di controllarla al cento per cento, tale colpo poteva significare la sconfitta; in quanto se l'avversario non veniva colpito, c'erano molte possibilità che questi potesse vincere il combattimento.
Harry capiva l'importanza di padroneggiare tale tecnica e si chiedeva se esisteva un colpo simile per i maghi. Era vero che durante il combattimento con Kalat era riuscito a difendersi dal colpo tenebra oscura e a vincerlo a sua volta con il lumineum e la spada di Godric; ma era più che sicuro che tali tecniche non erano sufficineti nè contro le signore degli elementi nè tanto contro Ninga.
Continuando a cammianare verso l'ingresso incrociò lo sguardo di Hermione che era distesa a terra. Da qualche giorno si stava allenando con la professoressa Mc Granitt, dopo aver risposto correttamente alla domanda che Silente gli faceva ogni mattina. Ora che era la Mc Granitt a curarsi del suo addestramento lui aveva smesso di allenarla la sera. Ad Hermione dispiaceva non potersi allenare da sola con Harry, ma non voleva sovraccaricare di impegni l'amico. Il suo addestramento era nullo se paragonato a quella che faceva Harry. Eoden e Legolas erano degli istruttori molto duri ma era per il bene di Harry che lo allenavano con tanta durezza. Dopo il pranzo e un po' di riposo Harry si sarebbe allenato con Eoden che gli insegnava a padroneggiare la sua aura e ad usarla come arma di difesa anche in mancanza della sua bacchetta.
Harry aveva notato lo sguardo della ragazza, combattivo come lo era sempre stato, e capiva anche perchè lo faceva. Amava Ron e questo la stava spingendo ad allenarsi con impegno per far si che il proprio ragazzo potesse liberarsi dalla scomoda presenza dello spirito di Seth. In realtà Hermione non si allenava tanto per aiutare Ron ma bensì per Harry. La pozione Orfeo che avevano dato pochi giorni prima a Ron aveva permesso che il ragazzo dormisse per tutta la notte, nonostante lo spirito di Seth volesse svegliarsi. La pozione aveva sortito il suo effetto ma ora veniva la parte difficile, quando sarebbero tornati ad Hogwarts Harry avrebbe dovuto affrontare Ron sotto sembianze divine e non sarebbe stato affatto facile. Sicuramente Seth ricordava l'affronto subito l'ultima volta e questo volta non si sarebbe accontentato di ritornare in Egitto, ma sicuramente avrebbe voluto la morte di Harry. Questo lei lo sapeva e non voleva che Harry combattesse da solo quella battaglia. Ecco perchè in lei c'era quella fiera determinazione a lottare, non solo per aiutare Ron a liberarsi dallo spirito di Seth, ma anche e soprattutto per aiutare la persona che amava. Ormai i suoi sentimenti erano chiari e anche se non aveva lasciato ancora Ron, per evitare che la rabbia del ragazzo alimentasse lo spirito di Seth, aveva messo chiarezza nel suo cuore. Era Harry la persona che amava con tutto se stessa, ma il suo sarebbe stato un amore silenzioso in quanto credeva che il suo migliore amico amasse Ginny e che tale amore fosse corrisposto. Ovviamente la ragazza non poteva sapere quanto si sbagliasse anche perchè, incosciamente aveva cominciato a prendere le distanza da Ginny. Questo perchè se avesse visto coronare il sogno d'amore della rossa non sapeva che reazione avrebbe potuto avere.
Harry era entrato nel castello seguito a ruota da Ginny e Draco, subito dietro vi erano Jeanne e Lucas e ancora un po' più indietro vi era Hermione. Il sestetto arrivò nella sala grande dove c'era già Ron che stava aspettando con impazienza il pranzo. Hermione si sedette a fianco di Ron che era ancora il suo fidanzato, vicino alla ragazza si sarebbero seduti i genitori della ragazza. Harry era poco distante da loro,  a qualche posto di distanza vi era Draco e dopo qualche posto Ginny che era solita mangiare con i suoi genitori che le si sedevano a fianco. Poco distante da loro vi erano Jeanne e Lucas esausti per l'addestramento al quale li sottoponeva Eoden. Tutti e sette i ragazzi erano lì ad aspettare che arrivassero anche gli adulti per pranzare tutti insieme, e tanto per cambiare l'unico che dava segni di insofferenza era Ron. Harry guardò Ron e ancora una volta si chiese che fine avessero fatto Charlie e Billy che ormai mancavano da più di un mese, non temeva tanto per la loro vita in quanto li aveva visti combattere con i demoni e quindi era difficile che un mago, anche se egiziano, potesse metterli in difficoltà. Ma era evidente che la missione richiedeva molto tempo e anche molta segretezza se fino a quel momento non avevano mandato un gufo per dargli qualche informazione. Evidentemente temevano che il loro messaggio potesse essere intercettato e se questo fosse avvenuto, avrebbero potuto dire addio alla loro missione. Anche se Silente lo aveva tranquillizzato da quel punto di vista, non era comunque del tutto calmo. Se fosse successo qualcosa ai fratelli Weasley non se lo sarebbe mai perdonato, ma d'altronde anche Silente li aveva affidato la stessa missione, e se l'aveva fatto era sicuro che non li avrebbe messi in pericolo.
- Come va Eoden - chiese Silente. Era mancato per un paio di giorni per prendere il cappello parlante affinchè si potesse stabilire le basi per la creazione della quinta casa con i dovuti insegnanti e tutto il resto che ne conseguiva. Ma non era solo quello il motivo per cui il preside era mancato per due giorni; era andato anche da Amelia la quale gli aveva dato la notizia che dopo la vittoria di Harry, gli attacchi dei vampiri erano misteriosamente terminati. Erano ormai venti giorni che non si avevano notizie di attacchi. Solo che al contrario di Amelia, Silente era convinto che i vampiri avessero qualche missione assegnatagli da Ninga, ma che tale operazione non era al momento  possibile. Così salutato il primo ministro, il preside era ritornato al castello pochi momenti dopo la fine dell'allenamento mattuttino.
- E' stano Silente, Harry apprende velocemente quello che gli insegniamo ma quando si tratta di usare la sua aura bianca, si trattiene. E' come se non riuscisse a liberare tutta la sua potenza. - ripose Eoden
- Non mi meraviglia Eoden. Harry in questo momento è confuso, non sa cosa fare a riguardo i suoi sentimenti. - rispose Silente
- Credi che sia consapevole che sta correndo un enorme rischio? - chiese Eoden nuovamente
- Credo proprio di si e credo anche che abbia paura. Ecco perchè non vuole correre rischi. - rispose ancora una volta Silente
- Ma... - disse Eoden sorpreso dalle parole di Silente
- Eoden Harry ha già grandi responsabilità, ed ora c'è anche la responsabilità dei demoni. Ma ha anche subito gravi perdite in passato, e questo l'ha portaro a chiudere un po' il suo cuore. Noi possiamo solo fidarci di lui qualsiasi scelta  faccia - spiegò Silente in modo calmo, come se stesse spiegando ad un bambino che due più due fa quattro.
- Ti rendi conto del pericolo che stiamo corremdo - chiese Eoden
- Certo che me ne rendo conto ma non possiamo costringere Harry a fare una scelta solo perchè il suo addestramente sta pocedendo a rilento. Tutto quello che possiamo fare ora per lui è lasciarlo in pace. - disse nuovamente Silente
- Hai fiducia in Harry - gli disse Eoden con un sorriso
- Molta. Finora non ci ha mai deluso e sono sicuro che non lo farà nanche adesso - rispose Silente
Il resto del corpo insegnanti ascoltò le parole del preside e non potettero fare a meno di essere d'accordo con il preside. Harry non li aveva mai delusi fino a quel momento, ma c'era sempre una prima volta, pensò Eoden.
Finito il pranzo Harry si recò subito in cima al castello, da un po' di tempo stare lassù lo rassicurava. Non aveva l'assillo di nessuno, era da solo con il vento che gli scompigliava ancora di più i suoi capelli. Purtroppo era proprio in questi momenti che i pensieri lo assillavano maggiormente. Si domandava di continuo se la sua decisione fosse giusta o meno. Se la sua aura dipendeva dall'amore era più che logico che lasciasse perdere Hermione, che era fidanzata con Ron, e si mettesse con un altra ragazza. Però c'era il problema che lui amava Hermione da tantissimo tempo, e per quanto  avesse provato non era mai riuscito a dimenticarla; complice anche il fatto che a scuola passavano molto tempo assieme. Era ancora vivido in lui il ricordo dell'anno precedente, quando si era messo con Cho Chang. Per un po' aveva creduto di essere riuscito a dimenticare Hermione. Purtroppo, ben presto si era rese conto che fra loro non c'era nulla. Non avevano un solo singolo punto in comune, così che Harry inconsciamente si era  allontanato sempre di più dalla cinesina, fino al giorno della definitiva rottura; quando l'amica di Cho li aveva traditi, e  invece di prendere le distanze da lei, aveva deciso di attaccare Hermione, accusandola di aver fatto una cosa scorretta non avvisando i membri dell'es, che la pergamena che avevano firmato all'inizio dell'anno era stregata. A quell'affermazione Harry non si era più trattenuto, e aveva deciso di rompere definitavemten con Cho. Difendere un traditore era una cosa inconcebile per lui. Ma non si era reso conto di quanto amasse Hermione, fino a quella fatidica notte del ministero, quando l'aveva vista per terra, colpita duramente dall'incantesimo del mangiamorte. Era totalmente pietricificato dalla paura di perderla, solo quando Neville gli aveva detto che era viva si era ripreso, e qualche giorno dopo capì di amare Hermione. Almeno fino a quel momento, perchè vederla con Ron gli faceva più male di quanto pensasse.
Era sempre stato convinto di poter sopportare una loro eventuale storia d'amore fra i due, ma ora si rendeva conto che non era in grado di fare una cosa simile, e ancora una volta si chieveva come poteva fare per dimenticare Hermione, quando da più di un mese la vedeva ogni giorno. Senza dimenticare che solo ora si rendeva conto che la sua aura bianca si risvegliava solo quando Hermione era in pericolo. Solo in quei momenti, forte del desiderio di salvare la ragazza che amava, la sua aura si risvegliava in tutto il suo potere proprio com'era successo durante il combattimento con Kalat. Era ormai rassegnato alla sconfitta, ma solo l'idea che il vampiro rapisse la sua Hermione gli aveva provocato un forte senso di giustiza, e aveva risvegliato la sua aura. E quando aveva gridato la sillaba finale del nome di Hermione, la sua aura aveva scatenato tutta la sua potenza, tale da far cadere  il vampiro a terra. Purtroppo lei era la fidanzata di Ron, e lui non poteva continuare ad amare la donna di un'altra persona. Ma visto che il pensiero di Hermione era il solo modo di attivare la sua aura, doveva continuare ad amarla di nascosto, almeno finchè non avesse sconfitto per sempre i demoni. Solo allora avrebbe pensato a farsi una vita lontano da lei, ma si chiedeva come poteva amare Hermione, e allo stesso tempo stare lontano da lei, quando era proprio lei la fonte del suo potere. Era una cosa troppo difficile per un ragazzino di appena sedici anni.
Non aveva scelta l'avrebbe amata ma al tempo stesso l'avrebbe ignorata, sperava solamente che la sua aura si risvegliasse lo stesso amche in quel modo. Per il momento durante l'allenamento con gli elfi la sua aura non era neanche lontanamente paragonabile a quella emessa durante il combattimento con Kalat, ed era sicuro che gli elfi se ne fossero accorti. Ma almeno per il momento lui non aveva altra scelta. Doveva per forza di cose amare in silenzio. Questa era la decisione più difficile che avesse preson fin a quel momento.
- Harry dovresti stare più in guardia - gli disse una voce che Harry riconobbe come quella di Eoden.
- Hai ragione Eoden, ero sovrappensiero ma non non capiterà mai più . Capisco che siamo in guerra e il nemico può attaccare in qualsiasi momento e farsi trovare distratti potrebbe costare la vita. Te lo prometto da ora in poi presterò la massima attenzione. - il ragazzo sapeva perfettamente che quello che gli aveva detto Eoden era giusto, ma gli era così difficile mantenere alta la guardia, quando il suo cuore era così confuso.
- Non ho dubbi in proposito Harry. - l'elfo nonostante lo sguardo serio non poteva non essere dispiaciuto per quello che stesse succedendo al ragazzo. La salvezza di tutto il regno magico passava per un ragazzino di appena sedici anni. Doveva essere terribile per lui sapere che così tanti maghi e non, contavano su di lui per essere liberi dalla minaccia dei demoni.
- Volevi dirmi qualcosa Eoden. - chiese Harry. Sapeva che se l'elfo lo aveva raggiunto in un momento in cui erano da soli, doveva avere qualcosa da dirgli che non voleva che nessuno sentisse. O forse era lì solo perchè aveva notato il suo stato d'animo, o magari voleva dirgli di concentrarsi di più durane gli allenamenti visto che la sua aura non era la stessa mostrata durante il combattimento contro i vampiri.
- Ti va di sentire una storia Harry, una storia che ha origini antiche, e che forse potrebbe aiutarti a trovare una soluzione a quello che ti passa per la testa? - chiese Eoden sorprendendo Harry che non si aspettava che l'elfo volesse solamente raccontargli una storia.
- Sicuramente Eoden. - rispose il ragazzo. Distrarsi dai propri pensieri non poteva che fargli del bene.
- Ho intenzione di parlarti di una guerra antica, molto più antica di quella dei quattro fondatori. - la cosa incuriosì molto Harry. Sapeva tutto della guerra dei quattro fondatori ma era la prima volta che sentiva parlare di una guerra antecedente, avvenuta addirittura molti secoli prima dell'avvento dei quattro fondatori.
- Conosci il personaggio di Artù? - chiese Eoden
- Solo la storia babbana che immagino non sia esatta - rispose Harry cominciando a capire da dove provenissero la maggior parte delle legende  babbane. Infatti da quando era entrato a far parte del regno magico, e precisamente da quando aveva incontrato per la prima volta il centauro Fiorenzo, aveva capito che molte delle legende babbane si basavano sull'esistenza di molte creature magiche.
- Infatti Harry. Non fu Artù ad avere la mitica spada Excalibur ma bensì un altro ragazzo, amico di Artù di nome Orion. Artù aveva un altra spada chiamata Dente del drago. Le due spade seppur simili avevano alcune caratteristiche differenti, in particolare Dente del drago poteva rompere qualsiasi tipo di sigillo, tra i quali anche le catene magiche inflitte sui varchi temporali demoniaci. - spiegò Eoden. A quelle parole Harry non potette far a meno di pensare al suo sogno che aveva fatto tempo prima, proprio nel periodo quando Seth si era risvegliato. A quel punto il ragazzo si domandava se il sogno che aveva fatto, aveva qualche correlazione con la storia che gli stava raccontando Eoden. Ma per il momento decise che era meglio tenere per se quella che aveva sognato quella notte.
- La spada Excalibur invece aveva una particolare dote. Diventava sempre più potente a seconda del mago o del combattente che la usava, in quanto era stesso il mago a infondergli potere. - continuò a spiegare Eoden sorprendendo Harry. Una spada che diventava sempre più potente a seconda del mago che la usava. Gli ricordava tanto la spada di Grifondoro che assorbiva ciò che la fortificava.
- Non capisco come può una spada, seppur magica, diventare più potente a seconda della potenza del mago? - chiese Harry
- La spada Excalibur fu creata dalla dea Athena che la cedette a Merlin per combattere contro i demoni. Ma Merlin decise di cederla ad Orion affinchè fosse in grado di battersi contro i demoni. - spiegò Eoden.
- Ma non ha senso che il più potente mago che la storia ricordi ceda la spada ad un semplice combattente a meno che quel combattente non avesse un aura ancora più potende di un mago. - Ora Harry era proprio confuso.
- No Harry Orion non aveva un aura più potente di Merlin ma la spada entrava in risonanza con l'aura di Orion molto di più rispetto che all'aura di Merlin e il mago ben presto capì che Orion aveva un potere a lui sconosiuto. Un potere tanto forte da poter superare la potenza di un mago come quella di Merlin.
- Un potere superiore persino a quello di un mago. - ripetette Harry intuendo quale fosse quel potere. - intendi l'amore
- Esatto Harry sia Orion che Artù avevano in loro questo grande potere, che in un particolare momento della loro vita li rendeva tanto potenti da poter combattere alla pari dei demoni. Questo grande miracolo era dovuto soprattutto alle anime delle due spade.
- le anime delle due spade - ripetette Harry attatto sempre di più dalla storia di Eoden - come le bacchette magiche.
- Esatto Harry. Nella spada di Orion vi era la piuma di una fenice, mentre nella spada di Artù vi era una piccolo frammento di dente del drago, dal quale prese nome la spada. - continuò a spiegare Eoden, mentre Harry non potette fare a meno di pensare che anche la sua bacchetta aveva una piuma di fenice.
- Sia dente del drago che Excalibur avevano un solidità unica. Nessuna spada sulla terra poteva reggere il confronto con queste due spade, ma proprio perchè così pericolose i demoni capirono che andavano assolutamente distrutte o nascoste dove nessun uomo o mago avrebbe potuto trovarle. Ecco perchè i demoni attaccarono in massa la terra, volevano distruggere qualsiasi cosa che potesse intralciare i loro piani di conquista. Ma un demone, che tu conosci bene Harry, decise di sfruttare il potere delle due spade a suo vantaggio. Sapeva che non avrebbe mai potuto battere i due paladini della luce finchè avessero avuto le loro spade, così decise di approfittare proprio del potere dell'amore per costringere i due combattenti a fare quello che lui voleva. Ovvero mandò in missione due demonesse sulla terra che avrebbero dovuro far combattere i due combattenti tra di loro, in modo che in un sol colpo sarebbero spariti i due paladini della luce e lui avrebbe avuto le due spade tutte per se, e con dente del drago avrebbe potuto rompere il sigillo che teneva chiusa la porta degli inferi permettendo al suo signore di arrivare sulla terra. - disse Eoden volgendo lo sguardo verso il lago mentre Harry era sempre più attratto da quella storia.
- Quel demone era Ninga, non è vero? - chiese Harry conoscendo già la risposta.
- Esatto Harry, era proprio Ninga. Il piano avrebbe anche potuto avere successo se le due demonesse non si fossero innamorate dei due ragazzi e che il loro amore era corrisposto. Per le due demonesse era strano provare un sentimento come l'amore e si sentivano confuse. Non era solo amore per loro che provavano, ma si sentivano sempre più attratte da quella strana  popolazione che, nonostante non avesse poteri magici, usavano l'ingegno per superare le difficoltà. Senza contare i numerosi eventi che la natura regalava agli uomini. Le due demonesse lentamente cominciarono a capire che cosa significasse vivere in libertà senza costrizioni. Così che alla fine decisero di schierarsi contro la loro stessa popolazione che voleva assoggettare l'intero pianeta e cambiarlo per i propri fini. Loro che avevanp vissuto per tanti anni negli inferi non volevano che quel pianeta fosse deturpato dalla stirpe dei demoni. Complice di quel cambiamento fu anche Merlin che lentamente fece capire alle demonesse che i demoni non potevano usare la terra come tramite per attaccare il paradiso, perchè le due demonesse sapevano che il piano dei demoni superiori era quello, attaccare il paradiso per sfidare ancora una volta il signore di tutti gli dei. Le due demonesse cominciarono a provare un certo senso di protezione nei confronti degli abitanti della Terra, soprattutto quando videro un demone attaccare un bambino indifeso, che non avrebbe mai potuto difendersi da quel terribile nemico. Furono proprio le due demonesse a correre in aiuto di quel bambino, eliminando il demone.
Con quell'attacco le due demonesse erano diventate nemici della propria razza, e affiancarono Orion ed Artù nella loro difficile battaglia. Le due demonesse oltre ad un profondo amore verso i due paladini, provavano anche un profondo amore verso tutti coloro che le avevano accolto nonostante in molti sapessero della loro natura demoniaca.  Eoden si fermò per qualche istante, voleva che Harry capisse per bene quale grande forza fosse l'amore, una forza tanto potente da riuscire a cambiare la natura omicida dei demoni. O almeno di quelli che volevano vivere in pace, che erano im molti.
- Cosa successe dopo Eoden? - chiese Harry. Ormai voleva sapere tutto di quella guerra e arrivato a quel punto era chiaro che il sogno che aveva fatto riguardava quella guerra. Quindi voleva sapere anche la storia di quell'uomo che aveva attaccato Artù alle spalle
- Successe un fatto gravissimo Harry. Gli elfi erano venuti a conoscenza del piano di Ninga così mandarono due elfi con il preciso intento, quello di far innamorare le due demonesse di loro. I loro nomi sono Lancilotto e Parsifal. Nella storia babbana Lancillotto tradì Artù innamorandosi della regina Ginevra. Mentre Parsifal è conosciuto come colui che cercò e trovò il sacro Graal. Ma in realtà erano due elfi. Purtroppo Lancillotto si innamorò della demonessa Ginevra che invece non ricambiava affatto l'amore. Mentre Parsifal capì che le due demonesse erano cambiate a tal punto da combattere contro la loro stessa popolazione. Parsifal voleva ritornare dagli elfi per raccontare loro la verità ma Lancillotto non era d'accordo, perchè in quel modo non avrebbe potuto  più vedere e assogettare per se la bella Ginevra.
Ninga capì che quello era il momento più adatto per lui. Così fece un accordo con Lancillotto, se lo avesse aiutato a rompere il sigillo degli inferi, lui avrebbe potuto avere la bella demonessa tutta per lui. Lancillotto accettò l'accordo con il demone e il patto fu sigillato con l'antica usanza, ovvero un patto di sangue e di conseguenza la perdita dell'anima. In parole povere Lancilotto perse la sua natura elfica per acquisire una natura demoniaca.
Fatto questo non rimaneva altro che eliminare Parsifal affinchè gli elfi non sapessero nulla di quello che stava succedendo. Così durante il viaggio di ritorno Lancilotto e Ninga uccisero Parsifal, successivamente Lancillotto si mise in contatto con gli elfi dicendogli che il loro piano era a buon punto ma che purtroppo Parsifal era stato vittima di un agguato da parte dei demoni. Gli elfi rassicurati che il piano, nonostante la scomparsa di Parsifal, stesse proseguendo per il meglio, affidarono il resto della missione a Lancillotto.
- Gli elfi non sospettarono nulla di quello che era successo. Cioè non sospettarono che Lancillotto fosse diventato un demone. - chiese Harry non capendo come gli elfi non avessero notato  il cambiamento dell'elfo
- No. Perchè l'elfo si mise in contatto con loro secondo una magia elfica, e nessuno poteva sospettare, che in realtà Lancillotto fosse diventato un demone. - spiegò Eoden
- Ma com'è possibile - chiese Harry sorpreso. Non capendo come nessuno aveva notato il cambiamento dell'elfo.
- E' possibile perchè Lancillotto aveva tutte le fattezze di un elfo, e la magia di contatto era elfica, e nessuno altro poteva usarla. In altre parole, Lancillotto era un demone che aveva mantenuto tutte le fattezze di un elfo, e tutte le loro conoscenze comprese quelle magiche. - spiegò Eoden. Ora Harry capiva tutto
- Se è così facile diventare un demone, come mai Voldemort non ha ceduto la sua anima a Ninga. - chiese Harry, curioso di sapere come mai Tom avesse scelto la strada degli horcrux per diventare un demone, invece di cedere la sua anima.
- Harry; Voldemort avrebbe potuto cedere la sua anima tramite un patto, ma questo significava essere sottomessi a Ninga, metre lui vuole diventare un demone indipendente, libero da qualsiasi legame. - spiegò l'elfo. In fondo Harry se lo aspettava, era nell'indole del mago oscuro non prendere ordini da nessuno. e quindi era naturale che non avrebbe mai ceduto la sua anima per diventare un demone.
- Dopo che Lancillotto divenne un demone, Ninga diede inizio ad un offensiva contro i due paladini della luce aiutati dalle due demonesse e da Merlin. La battaglia fu lunga e difficile e nessuno poteva sospettare che Lancillotto fosse un traditore in quanto aveva combattuto contro Ninga per tutto la battaglia mentre i paladini della luce affrontavano e sconfiggevano un demone dopo l'altro. Fu solo alla fine della battaglia che Lancillotto si mostrò per quello che era  realmente. Pugnalò alle spalle Artù e si impossessò della spada Dente del drago. Ninga fece apparire un grande varco dimensionale a forma di porta che era sigillata da delle catene bianche. Lancillotto con dente del drago distrusse le catene e dalla porta ne uscì un potente demone dalle fattezze umane che è conosciuto con il nome di Ozma, signore e padrone del regno di Rufus, il regno demoniaco più vicino a quello terrestre.
La situazione era ormai disperata in quanto nessuno poteva battere un demone forte come Ozma, nemmeno Orion con la sua temibilissima spada Excalibur. Ma per quanto Ozma fosse forte, neanche lui poteva battere la spada di Orion in quanto il ragazzo era sostenuto da una potente forza d'animo, nonchè da un grande amore, e una grande voglia di difendere il proprio pianeta.
Fu durante il combattimento  che nessuno dei tre demoni si accorse che Artù non era morto, e con un ultimo grande sforzo il ragazzo ricreò le catene di luce che ripresero Ozma rispedendolo di nuovo nella sua terra. La porta fu chiusa e intrappolata da nuove catene bianche create dal sacrificio di Artù. Orion, spinto dal sacrificio di Artù. combattè e sconfisse Lancillotto riprendendosi la spada Dente del drago, Ninga capì che era ormai finita per lui e decise di darsi alla fuga nel regno di Rufus, aspettando l'ccasione più propizia per ritornare sulla terra per conquistarla in nome del suo padrone Ozma.
- E' una storia molto interessante. Ma come credi che possa aiutarmi questa storia. - chiese Harry conoscendo già la risposta
- E molto semplice Harry, dovresti dichiarare i tuoi sentimenti ad Hermione. - gli disse Eoden guardando il ragazzo dritto negli occhi, chiedendosi se avesse intuito la verità
- La risposta è no Eoden. Non rivelerò ad Hermione i miei sentimenti e non farò la fine di Lancillotto. - rispose Harry convinto che la sua strada fosse quella giusta.
- Non c'è bisogno di fare un patto con un demone per fare la fine di Lancillotto. Credi davvero di poter resistete a lungo reprimendo i tuoi sentimenti. Dimmi Harry come farai a lottare contro Seth, sapendo che se Ron muore potresti avere Hermione tutta per te. - chiese Eoden.
- Se solo avessi voluto avrei fatto fuggire Seth durante il nostro combattimento. Non l'ho fatto allora e non lo farò neanche dopo. Per quanto Ron mi detesti è comunque il mio primo amico e non lo lascerò morire in nessun caso. - rispose Harry non sapendo come avrebbe potuto fermare Seth la volta successiva. Infatti il mago era consapevole che questa volta il semidio non si sarebbe lasciato cogliere di sorpresa come era successo la volta prima.
- Ragiona Harry, così come sei non riuscirai mai a scatenare tutta la tua potenza. - Eoden cercava in tutti i modi di convincere Harry che la strada che aveva deciso di percorrere poteva essere sbagliata.
- Eoden ammettiamo per un attimo che io mi dichiari ad Hermione e che lei mi rfiuti. Cosa che può succedere. Sai cosa significherebbe per me. Sparirebbe la mia unica luce nel mio cuore colmo di tenebra. L'unica luce che mi tiene legato a stare nel regno magico. Non ho altri motivi per stare se non per difendere lei e chi amo. Ma se dal mio cuore lei sparisce allora non avrò nessun motivo per lottare, il che significa che la mia aura bianca non si risveglierà mai più. Io non sono disposto a correre questo pericolo per nessun motivo al mondo. - rispose Harry più triste che mai. Ormai sapeva che tutto dipendeva da lui, ma in cuor suo sapeva che non avrebbe potuto lottare con le signore degli elementi con quello stato d'anicmo. Era più che sicuro che a Zita le sarebbe bastato un colpo per emilinarlo definitivamente.
Eoden non sapeva che cosa rispondere. Il ragionamento di Harry non faceva una piega, e lui sapeva che se Harry non fosse stato in grado di sprigionare la sua aura, per il regno magico era la fine. Forse non doveva far altro che fidarsi del ragazzo, in fondo non aveva altra scelta. Nessuno al mondo aveva il suo potere.
- Eoden tu c'eri durante quella guerra, non è vero? - chiese Harry conoscendo già la risposta. Infatti sapeva che gli elfi potevano vivere anche mille anni ed avere un viso giovanile.
- Si Harry, c'ero durante quella guerra perchè vi presero parte anche gli elfi. E tu mi ricordi molto quel ragazzo. - disse Eoden volgendo lo sguardo verso il lago del castello
- Ti ricordo Lancillotto - chiese Harrry sorpreso dall'affermazione di Eoden. Non poteva credere che le sue azioni, ricordassero quelle di un traditore.
- Non  Lancillotto ma mi ricordi Orion. - ribattè Eoden sorprendendo per un attimo Harry. Avrebbe dovuto arrivarci da solo che le sue azioni non potevano essere le stesse di Lancillotto
- A proposito di Orion, mi hai detto che Artù era un uomo che aveva l'aura bianca ma non mi hai detto niente di Orion. Chi era in realtà - chiese Harry
- Un vampiro - disse un ragazzo atterrando sulla torre di fronte a Eoden e ad Harry. Il ragazzo era completamente bardato con un armatura nera, aveva al suo fianco una lunga spada pronta per essere estratta. Aveva un viso bellissimo, occhi celesti e capello lunghi, lisci color platino.
- E tu chi saresti - chiese Harry mettendosi in posizione di guardia come gli avevano insegnato Legolas e Lucas.
- Harry lui è Lancilotto, l'elfo che è diventato demone. - disse Eoden con voce triste.
Harry non poteva credere ai suoi occhi, un legenda del male era di fronte a lui, e se tutto quello che aveva detto Eoden era vero, Harry si domandava come avrebbe fatto a batterlo, perchè sapeva che se Lancillotto era lì, era per affrontarli e batterli definitivamente.
- Lancillotto era il mio nome elfico, ma il mio nome demonicaco è Sephirot, e sono qui per rapire Hermione. - La cosa sorprese Harry, prima Kalat e ora Lancillotto. Il ragazzo cominciava a chiedersi se nella ragazza c'era qualche sorta di potere dormiente, e doveva essere così altrimenti non si spiegava perchè tutti i demoni volevano rapire Hermione.
- E tu credi che ti farò rapire Hermione senza combattere - Chiese Harri emettendo la sua arua bianca. Solo che questa volta la sua aura non era bianca come quando aveva combattuto in altre occasioni. Era sempre bianca, ma di un bianco tenue, non lucente come quando aveva lottato contro Kalat.
- Tutto qui Harry. E tu saresti il mago che avrebbe sconfitto Kalat. Mi fai ridere tu e il tuo ridicolo potere. - gli disse Lancilloto emanando la sua terribile aura oscura. Harry non aveva mai percepito un'aura così pericolosa. Nemmeno quando aveva lottato contro Seth si era sentito così indifeso. Ma nonostante questo sapeva che non si sarebbe arreso senza lottare. Era nella sua indole lottare in qualsiasi caso, anche quando la battaglia sembrava perduta.
Eoden osservava Harry e come temeva la confusione che regnava nel suo cuore gli stava impedendo di esprimere tutto il suo potenziale. E probabilmente Sephirot sapeva tutto questo e per quel motivo aveva deciso di attaccare nel momento in cui Harry maggiormente debole.
Ad Harry non rimase che attaccare. Corse verso Sephirot con l'intenzione di colpirlo al viso con un pugno, ma l'elfo fermò il colpo di Harry nella sua mano. La mano di Sephirot era circondata dalla sua aura oscura ed Harry non riusciva ad opporsi al suo avversario tanto che era in ginocchio sovrastato dalla potenza dell'elfo. Non avrebbe mai creduto che il suo avversario fosse così potente. In fondo avrebbe dovuto prevederlo. Di fronte a lui non c'era un semplice demone, o un semidio; ma c'era colui che aveva ingannato le forze del bene e che aveva lottato e quasi sconfitto i due più forti paladini che il bene avesse mai avuto. Come poteva lui, un mago che ancora non sapeva usare a pieno il suo potere, combattere alla pari contro di lui.
- Non così in fretta Harry - gli disse Sephirot sollevandolo di peso per dargli una violento pugno alla bocca dello stomaco che lo fece mettere di nuovo in ginocchio. La sua mano era ancora presa nella mano di Sephirot, il quale lo sollevò con irrisoria facilità e lo lanciò dalla torre verso il lago. Successivamente il demone gli lanciò contro una sfera oscura, che Harry riuscì a deviare grazie ad uno stupifendo. Il maghetto successivamente appellò la propria scopa e gli montò sopra a pochi metri dal lago. Ma quando Harry volse lo sguardo verso la torre Sephirot non era più lì, come se non ci fosse mai stato.
- Dietro di te Harry - disse una voce che Harry, voltandosi, riconobbe come quella di Sephirot. Non poteva credere ai suoi occhi. Sephirot era di fronte a lui, che volava sul posto con le sue ali da angelo nero, circondata sempre dalla sua aura oscura. Non erano passati che un paio di secondi dal momento in cui il demone lo aveva lanciato dalla torre, al momento in cui lui aveva appellato la sua scopa. E il demone era stato tanto veloce da sparire dalla torre per arrivargli alle spalle. Ed era sicuro che  non aveva fatto ricorso alla smaterializzazione, in quanto nei confini del castello era impossibile smateriallizzarsi anche per un demone. L'unica soluzione era che Sephirot aveva spiccato il volo nello stesso momento in cui lui aveva appellato la sua scopa. Ma la cosa che rendeva Harry completamente paralizzato era che Sephirot aveva fatto tutto quello ad una velocità straordinaria, e lui non si era reso conto di nulla. Si era girato solo nel momento in cui Sephirot gli aveva parlato, il che aveva fatto capire ad Harry che se  fosse stato attaccato alle spalle per lui non ci sarebbe stato scampo.
Harry guardava il demone sorridere. Si sentiva completamente impotente contro di lui. Ma non voleva arrendersi senza neanche provare a lottare. Non lo aveva fatto in nessuna occasione e non vedeva il motivo per cui doveva arrendersi a Sephirot.
Harry partì a razzo con l'intenzione di colpire Sephirot, esattamente come aveva fatto durante il combattimento con Runga. Ma il demone si spostò di lato, evitando Harry che si girò su se stesso lanciando uno stupifendo ma Sephirot evitò anche quell' incantestimo spostandosi di lato.
Il maghetto si rese conto che era impossibilie colpire il demone mentre volava. In qualsiasi modo avesse provato, sapeva che Sephirot avrebbe evitato sempre i suoi attacchi, in quanto i suoi movimenti con la scopa erano troppo lenti por cogliere di sorpresa un avversario come lui.
Harry lanciò uno stupeficium che Sephirot evitò spostandosi nuovamente alla sua destra, ma in quello stesso momento fu colpito da uno stupifendo di Harry, il quale rimase sorpreso da quello che era accaduto. Il suo incantesimo aveva colpito Sephirot, ma la sua armatura lo aveva difeso perfettamente, e il peggio era che la corazza non riportava neanche un graffio, come se l'incantesimo di Harry non avesse mai colpito il demone.
Harry era completamente paralizzato dal terrore. Sephirot era troppo forte per lui. Avrebbe tanto voluto scappare via, ma se lo avesse fatto avrebbe permesso a Sephirot di rapire Hermione e cedendo alla paura non sarebbe mai riuscito a lottare contro nessun demone.
Sephirot lanciò una sfera oscura ad Harry che con un abile capriola evitò il colpo, ma quando si riposizionò sulla scopa, fu afferrato alla gola da Sephirit che lo colpì con in violento pugno allo stomaco facendo finire il maghetto sull'erba, con la scopa che cadde nel lago.
Harrì si rialzò a stento, mantenendosi lo stomaco per il dolore che sentiva. Il colpo che gli aveva dato Kalat non era niente paragonato al dolore che aveva sentito quando Sephirot lo aveva colpito. Harry osservava il demone che era atterrato sull'erba, e guardava il maghetto sorridendo, sicuro della sua vittoria. In fondo non aveva torto, gli incantesimi non funzionavano contro la sua armatura, e lui era completamente indifeso contro la forza del demone. Ma ora lui era a terra, e avrebbe potuto usare i suoi incantesimi status per difendersi dagli attacchi di Sephirot, o al meno era quello che sperava, visto che fino a quel momento il demone aveva fatto di lui quello che voleva combattendo in aria.
I rumori della lotta, attirarono tutti i presenti del castello che uscirono fuori per vedere chi stesse combattento. Legolas, nel vedere l'avversario di Harry sbiancò. Aveva riconosciuto nel demone, l'elfo che tanti secoli prima aveva tradito la loro razza e non solo. Grazie al suo tradimento per poco il signore del regno di Rufus non era arrivato sulla terra. Solo il sacrificio di Artù aveva permesso ad Orion di imprigionare nuovamente Ozma nel regno demoniaco, chiudendo la porta dimensionale.
Legolas guardò Harry, che era in posizione di guardia, come gli aveva insegnato lui, ma purtroppo si era accorto che la sua aura non era paragonabile per potenza alla stessa aura che il ragazzo aveva usato contro Kalat. E l'elfo era sicuro che in quello stato era impossibile per Harry battere un avversario come Sephirot.
Harry era fermo e, per la prima volta non sapeva cosa fare, fino a quel momento aveva usato due stupifendo e, uno di essi non era servito praticamente a nulla contro l'armatura del demone. A quel punto si domandava che cosa fosse meglio fare, se provare a lanciare anche uno stupfium o tentare con il lumineum, anche se lui si rendeva conto che questa volta la sua aura non era potente come lo era stato in altre circostante, e a prova di quello che pensava era la sua bacchetta che fino a quel momento era ancora nera. Non  era attraversata da onde di luce come le altre volte, nè tanto meno si era trasformata come era successo contro il nazcu e contro Kalat. Niente di tutto quello stava accadendo. Non sapeva che cosa fare, il suo cuore confuso gli impediva di emanare la sua aura bianca al massimo del suo potere. E sempre quella confusione gli impediva di attivare il potede della bacchetta della fenice di conseguenza sapeva che non aveva nessuna possibilità di battere Sephirot. Ma la cosa che gli faceva maggiormente male, era la consapevolezza di non poter difendere la donna che amava. Non sapeva che cosa face, lentamente stava cedendo all'angoscia e questo stato d'animo gli stava facendo diminuire il potere della sua aura.
Legolas guardava con attenzione Harry e capiva perfettamente il suo stato d'animo. La consapevolezza di non poter dichiare i sentimenti che provava verso Hermione, gli impediva di usare la sua aura al massimo del suo potere. Inoltre l'elfo si domandava come avrebbero fatto a sconfiggere un avversario forte come Sephirot, perchè l'elfo era consapevole che neanche lui ed Eoden avevano abbastanza potere per batterlo. Non erano stati in grado di batterlo tanti secoli prima, e dubitavano di riuscirsi adesso.
Eoden guardava Harry, e anche lui come Legolas, era consapevole che neanche loro sarebbero riusciti a batterlo. Solo Harry aveva il potere necessario per batterlo, ma purtroppo quel potere non era ancora risbegliato completamente, e l'elfo sapeva che finchè Harry non avesse trovato un giusto equilibrio nel suo cuore, non avrebbe mai risvegliato il suo vero potere.
- Ti faccio una proposta Harry. Tu sai che nessuno di voi riuscirà mai a battermi. Ebbene, lasciami rapire Hermione senza opporre più alcuna resistenza e per questa volta risparmierò la vita di tutti. - Harry si girò per un attimo verso Hermione, che era rimasta sorpresa dall'affermazione del demone. Ma lei si rese conto che solo consegnandosi al nemico avrebbe potuto salvare tutti quanti, soprattutto il ragazzo che amava.
Per un attimo Harry percepì il potere di Seth ridestarsi. Durò solo per un secondo ma fu più che sufficiente per far capire ad Harry il motivo per cui Seth avesse deciso di usare proprio il corpo di Ron. Il dio voleva che Hermione diventasse la sua regina. Solo in quel momento il ragazzo capì perchè Seth avesse scelto proprio Ron. E ora una domanda assillava il ragazzo. Che cosa c'era di tanto potente in Hermione da attirare non solo l'attenzione dei demoni, ma anche quello di Sephirot? Cosa sapevano i demoni che loro non sapevano? E perchè Seth aveva scelto Ron per reincarnarsi? Domande alle quali il ragazzo al momento non poteva rispondere.
Harry era di fronte ad un tormentato dilemma, se si fosse arreso avrebbe salvato tutti quanti ma Hermione sarebbe stata rapita. Se avesse combattuto, con ogni probabilità sarebbe stato sconfitto, e tutti gli altri maghi sarebbero morti ed Hermione sarebbe stata rapita in ogni caso.
Il ragazzo abbassò la testa, quasi ad indicare la sua resa. Così Sephirot si incamminò verso la ragazza, che mai come in quel momento capì come si erano sentiti i genitori di Harry. Se si fosse sacrificata avrebbe salvato tutti quanti. Harry l'aveva difesa tante volte, ma era eviente che ora non era in grado di proteggerla. Era arrivato il momento in cui era lei a proteggere lui. Lo amava troppo per perderlo in un combattimento, nel quale sapeva che il ragazzo non ne sarebbe uscito vincitore. Se si fosse consegnata a Sephirot, avrebbe avuto sempre la speranza che Harry un giorno l'avrebbe salvata. Ma proprio quella consapevolezza le fece venire un dubbio. E se Sephirot, una volta avuta lei, avesse ucciso lo stesso Harry e gli altri maghi? Lei conosceva la storia di Sephirot, grazie alla professoressa Mc Granit. E ora si chiedeva come avrebbe potuto fidarsi della parola di colui che aveva tradito la propria razza, e quasi condannato a morte tutti gli abitanti della terra, solo per soddisfare un proprio desiderio perverso? Non poteva fidarsi della parola di Sephirot. Ma non poteva neanche lasciare che morissero tutti quanti solo per un dubbio. Non aveva scelta. Si sarebbe consegnata e sperava che al meno quella volta, Sephirot mantenesse la sua parola. Avanzò di un passo, sotto lo sguardo di tutti i maghi che si vergognavano di loro stessi. Si stavano arrendendo senza neanche lottare. Ma proprio quando Hermione fece quel passo,  percepì un aura che lei conosceva benissimo, era l'aura di Harry

Harry aveva abbassato la testa, ma quello non era un segno di resa. Tutt'altro. Il ragazzo aveva abbassato la testa per la vergogna che provava. Si stava arrendendo senza lottare. Ma la cosa peggiore era che stava consegnando la donna che amava ad un demone. Come poteva dire di amare Hermione, se ora lui la stava sacrificando per salvare se stesso e gli altri maghi. Chi era lui per decidere di sacrificare qualcun'altro per salvare gli altri. Come poteva definirsi uomo e mago se sacrificava qualcun'altro per salvarsi. Con quale coraggio sarebbe potuto tornare ad Hogwarts, sapendo che tutti quanti avrebbero saputo che colui che li avrebbe dovuti salvare da Voldemort, invece di lottare contro un demone avreva preferito sacrificare la sua migliore amica per salvare la sua vita. Come poteva dire di amare Hermione se poi alla prima vera difficoltà la sacrificava per salvare se stesso. Il ragazzo provava solo disgusto per se stesso, stava sacrificando la ragazza che tanto amava solo perchè non era in grado di lottare. Eppure non capiva perchè si stesse arrendendo proprio in quel momentio. Aveva lottato con coraggio contro i demoni e i mangiamorte per difendere Londra dal loro attacco. Non si era arreso nè contro Runga nè contro Zita nè tanto meno avevo permesse a Silente di sacrificarsi per salvarli dal nazcu. Aveva lottato contro Ron in forma semidivina, e per ultimo aveva sconfitto da solo ben quattro vampiri. E tutto questo lo aveva fatto solo per amore di lei. Sempre nel momento del bisogno l'amore che provava per Hermione aveva risvegliato la sua aura bianca. Ma ora che il suo cuore era confuso, sentiva di avre perso quel potere. Amava Hemione con tutto se stesso, ma la consapevolzza di non poter vivere quell'amore gli aveva provocato una sorta di disagio. E quel disagio gli impediva di usare al massimo la sua aura. Segno inequivocabile che aveva visto giusto era la sua bacchetta che era ancora nera. Ma nonostante tutto non aveva nessuna intenzione di sacrificare Hermione. Avrebbe lottato sapendo che questa volta sarebbe morto. Così alzò la testa, ed emise la sua aura, agguerrito come non mai pronto a dare battaglia.
Sephito era ormai sicuro di aver vinto e di aver raggiunto il suo obiettivo, avere la discendente tutta per se. Ma proprio quando fece il primo passo verso Hermione percepì l'aura di Harry, lo guardò e anche se la sua aura non era potente capi che il ragazzo non si sarebbe arreso senza lottare.
Harry si fece circondare dal suo ultramajor e lanciò il suo stupfium che colpì Sephirot in pieno, ma purtroppo la sua armatura lo aveva difeso ancora una volta, e quando si rialzò Harry vide che l'armatura non aveva neanche un graffio. La corazza aveva resistito al suo colpo più potente, e purtroppo non avrebbe potuto usare il lumineum, in quanto la sua aura non era completamente risvegliata e la bacchetta continuava ad essere nera.
L'elfo si alzò e sul suo viso non c'era più quel sorriso sarcastico di prima, ma solo rabbia in quanto il mago aveva rifiutato la sua offerta. Doveva fargli assolutamente capire che ribellarsi era inutile. Così rapidamente lo colpì alla bocca dello stomaco per poi colpirlo sotto al mento, e infine gli diede un calcio volante che fece sbattere Harry contro un albero e succissivamente cadde a terra tramortito.
- Io rapirò Hermione, stupido ragazzino - gli disse l'elfo ad Harry sollevandolo per la gola e sbattendolo contro l'albero - l'unica cosa che puoi fare e accettare la sconfitta, non hai altra scelta
- Non mi arrenderò mai Sephirot. - gli rispose Harry lanciando un altro stupfium a Sephirot colpendolo in pieno viso, lanciandolo a terra. Il ragazzo cadde a terra in ginocchio, mantendosi la pancia per il colpo subito prima, mentre Sephirot si rialzò ancora una volta, anche se avera una piccola ferita al viso.
Harry era incredulo; neanche colpendolo al viso era riuscito a metterlo in difficoltà, anzi l'esatto opposto, quel colpo aveva reso Sephirot più adirato che mai. Come si permetteva quel ridicolo mago di deturpare il suo viso perfetto. Doveva fargliela pagare a qualsiasi costo.
Il demone corse verso il ragazzo, evitò uno stupifendo che gli aveva lanciato Harry, e lo colpì con un calcio facendolo finire disteso a terra. Il demone aveva estratto la sua spada e stava per colpire Herry che si era rialzato. Ma nel momento in cui aveva alzato la spada per finirlo fu colpito da due stupifendo. Il demone si girò in direzione di coloro che lo avevano attaccato e rimase per un attimo sorpreso nel vedere che erano stati Ginny e Draco.
La piccola Wesley vedendo Harry che stava per morire non aveva resistito ad attaccare Sephirot sapendo che sarebbe stato tutto inutile. Infatti sapeva che se non riusciva a taregli testa Harry era impossibile che sarebbe riuscita lei, ma non poteva permettere che il suo amico morisse senza fare nulla. Aveva già lasciato che Harry combattesse comtro Zita senza fare nulla, non avrebbe permesso che accadesse nuovamente.
Anche Draco non aveva più resistito, aveva visto Harry lottare contro Zita per aiutarlo e ora era arrivato il momento che fosse lui ad aiutare il suo nuovo amico.

Sephirot rinfoderò la spada e si diresse verso Draco e Ginny che lo colpirono ancora con un altro stupifendo, ma il demone continuava ad avanzare verso di loro incurante dei colpi che riceveva merito della sua armatura, e anche della scarsa potenza dei colpi dei ragazzi, in quanto solo da qualche giorno avevano appreso i rudimenti della magia aura.
Sephirot corse verso Draco che gli aveva lanciato un altro stupifendo, ma l'elfo evitò il colpo e colpì il ragazzo con un violento pugno allo stomaco facendolo piegare in due, rapido evitò un altro attacco di Ginny, la sollevò di peso e la lanciò verso Draco, facendo finire i due ragazzi a terra tramortiti.
Spinti dalla determinazione dei due giovani maghi ad aiutare Harry, Lucas e Jean attaccarono Sephirot utilizzando le loro tecniche di combattimento, ma l'elfo evitava abilmente i loro colpi e sua volta contrattaccò colpendo Lucas sotto il mento e Jean con un potente colpo allo stomanco. Determinati a non arrendersi i due ragazzi gli lanciarono contro le loro sfere di acqua e fuoco, ma ancora una volta l'armatura difese l'elfo. Harry non potette non apprezzare la resistenza della corazza di Sephirot, aveva subito numerosi attacchi ma non aveva neppure un graffio. Solo ora il ragazzo si rendeva conto di cosa significasse affrontare un demone con la sua armatura. Un avversario che non aveva punti deboli e che i suoi attacchi erano potenti e precisi. Si domandava se un simile avversario potesse essere battuto, e purtroppo la sua risposta era negativa, almeno non in quel momento.
Lucas era restio ad arrendersi e si mise in posizione per lanciare la sua onda elementare, la sua aura aumentava sempre di più, segno che stava richiamando a se tutto il suo potere. Il ragazzo lanciò la sua onda elementale, ma Sephirot mise una mano davanti a se e la fermò con irrisoria disinvoltura. Ma il demone non si accorse che proprio in quel momento Jean le si era avvicinata alla sua sinistra e lo aveva tempestato con tantissime sfere d'acqua, provocando una nube di polvere. Purtroppo quando questa si dissolse i due ragazzi rimasero sbalorditi, Sephirot era rimasto illeso encora una volta la sua armatura non aveva neanche un graffio. Il demone rapido colpì la ragazza con ul calcio rovesciato sotto al mento facendola finire a terra diversi metri, e in seguito colpì al viso Lucas che non era riuscito a difendersi in quanto privo di forze per aver usato la sua onda.
Proprio quando tutto sembrava finito il demone fu colpito da uno stupeficium. Era stata Hermione, il suo sguardo non lasciava nessun dubbio ad Harry, la ragazza non avrebbe permesso che tutti lottassero e lei non facesse nulla. Non avrebbe mai più permesso che la paura di morire la paralizzasse, come era successo con Zita. Era fermamente intenzionato ad aiutare il ragazzo che amava.
Harry guardò lo sguardo della ragazza e sa da una parte era fiera di lei che stava reagendo, da una parte non poteva  pensare che la ragazza avesse scelto l'avversario sbagliato per dimostrare che non aveva più paura della morte.
- Hermione, cosa pensi di fare con la tua ridicola magia. Non sei stata neanche capace di risvegliare la magia aura e vorresti affrontarmi lo stesso - gli disse Sephirot con un sorriso ironoco stampato sul viso, convinto che ormai nessuno più potesse fermarlo dal rapire la ragazza.
- Non permettero più a nessuno di lottare per difendere me. Se vuoi rapirmi Sephirot dovrai battermi - rispose la ragazza più aggurrita che mai.
Per tutta risposta il demone gli puntò contro la mano e colpì la ragazza solo con l'emissione della sua aura, facendola cadere a terra. Hermione guardava il suo avversario, avrebbe tanto voluto rendergli la vita difficile, ma senza la magia aura per lei era impossibile lottare contro di lui. Se non era riuscito a metterlo in difficoltà Harry come pensava di poterlo mettere in difficoltà lei. Ma nonostante questo la ragazza si rialzò, non voleva arrendersi.
Legolas e Eoden avrebbero tanto voluto intervenire, ma non potevano disobbedire agli ordini del re, che erano quelli di addestrare solamente i ragazzi senza mai intervenire in nessun combattimento, anche se fossero stati attaccati da uno degli dei in persona. Il perchè il loro re non volesse intervenire nella guerra contro i demoni, era ignoto anche a Eoden, e anche se a malincuore doveva obbedire.
Harry aveva assistito a tutto il combattimento e mai avrebbe pensato che Ginny, Draco ed Hermione avrebbero attaccato Sephirot. Da Lucas e Jean se lo aspettava ma da loro no, era rimasto impressionato dalla determinazione dei suoi amici, ed era stata proprio la vista dei loro amici che combattevano che lo aveva spinto a rialzarsi. Non poteva assolutamente permettere che Sephirot facesse del male a loro. Così il ragazzo si rialzò e usò il suo incantesimo Ultravelox su se stesso. Emise la sua aura, e quando Sephirot si girò nella sua direzione non poteva credere ai suoi occhi. Harry era in piedi ed era circondato dalla sua potente aura lucente, e la sua bacchetta aveva cambiato colore era diventata bianca. Ora Sephirot aveva la conferma che Harry era il discendente del suo antico nemico, che aveva affrontato durante la prima guerra avvenuta molti secoli prima.
Harry lanciò a Sephirot il suo lumineum colpendolo in pieno, ma anche questa volta l'armatura del demone lo aveva difeso alla perfezione. Così Harry gli lanciò contro il suo lumosempra che Sephirot evitò con maestria e attaccò Harry con la sua temibile spada, ma il ragazzo, grazie al suo incantesimo status, evitò il colpo, rapido estrasse la spada di Grifondoro e provò a colpire Sephirot che parò il colpo. Fra il mago e il demone iniziò un aspro combattimento fatto di affondi, finte e parate e quando le due spade entravano in contatto si scatenava delle scintille bianche e nere, dovuto dalla scontro dalle auree dei due combattenti. Harry sapeva di essere inferiore al demone, in quanto riusciva a tenergli testa solo grazie al suo incantesimo, ma non sapeva per quanto tempo avrebbe potuto tenergli testa.
Ormai lottavano da quasi dieci minuti, quando Harry cominciò ad accusare la stanchezza del combattimento, complice anche le ferite che aveva riportato all'inizia della battaglia. Harry così fece finta di sbilanciarsi, Sephirot alzò la spada pronto per dargli il colpo di grazia, ma Harry gli puntò contro la bacchetta e riuscì a disarmarlo con il lumineum, e successivamente gli lanciò contro il lumosempra ma Sephirot evitò il colpo, rapido lo colpì alla bocca dello stomaco con un calcio, riprese la sua spada e la puntò alla gola del ragazzo, che era ormai rassegnato alla sconfitta. Sephirot era troppo forte per lui, niente era riuscito a metterlo in difficoltà. Ma la cosa che lo rammaricava di più era che con la sua sconfitta non avrebbe potuto impedire il rapimento di Hermione.
- Sono magnanimo Harry. Ti lascio un giorno per riposare, fra due giorni esatti manderò un mio emissario a rapire Hermione, e non contare sulla barriera perchè non fermerà il mio emissario. Se riuscirai a battelo allora lascerò stare te e tutti quanti tranquilli per un anno, ma se sarai sconfitto il mio emissario ucciderà tutti e rapirà Hermione. - gli disse Sephirot prima di volare via.
Harry si rialzò sostenuto da Draco che lo guardava attentamente. Gli occhi del ragazzo erano come svuotati, la sconfitta contro Sephirot lo aveva privato di quella forza che lo aveva contraddistinto fino a quel momento. Il ragazzo, mentre rientrava nel castello, sempre sostenuto da Draco, guardò ad uno a uno tutti i suoi amici e professori, e anche se nessuno aveva detto niente sapeva di aver deluso tutti. Lui, l'unico combattente che fino a quel momento aveva lottati alla pari contro i demoni, era stato inesorabilmente sconfitto, e con quella mossa finale Sephirot lo aveva anche umiliato. Come poteva pensare di difendere il regno magico, quando non era in grado di difendere la donna che amava. Non aveva altra scelta che lasciare il castello, non se la sentiva di lottare ancora contro i demoni e i mangiamorte, era troppo per lui. Sicuramente avrebbero pensato gli elfi a difendere Hermione, l'avrebbero addestrata e sarebbe stata lei e non lui a battere Voldemort, e con l'aiuto degli elfi avrebbero battuto i demoni, in fondo lei era la più brillante di tutti. Lui, ormai non aveva nessun diritto di rimanere lì, aveva deluso tutti.
Così, in piena notte, quando tutti dormivano, il ragazzo prese la sua scopa, che Hermione gli aveva lasciato nella camera, uscì dal castello e si diresse verso il cancello, fermamente deciso a far perdere ogni traccia di se.
- Allora hai deciso di lasciare, dopo tutte le tue belle parole che mi hai detto? - era stato Draco a parlare facendo voltare Harry che non si aspettava di trovare il serpeverde fuori dal castello.
- Sephirot è troppo forte per me - gli disse Harry guardando Draco
- e credi che lasciando tutti, l'emissario di Sephirot non la rapirà - gli disse Draco prendendolo per maglietta
- Ci penseranno gli elfi a salvarla, io ho deluso tutti. - ribbattè Harry con un fil di voce
- Non hai nessuna intenzione di ripensarci? - chiese Draco lasciando Harry. Non lo aveva mai visto in quelle condizioni.E sicuramente non sarebbe riuscito a convincere Harry a non partire.
- No Draco. Se non sono in grado di difenderla è inutile che resti qui - gli disse Harry voltandogli le spalle e camminando verso il cancello che era a pochi passi da lui.
- E come credi che possiamo difenderla noi se neanche tu sei riuscito a tenere testa a Sephirot? - chiese Draco. Harry si aspettava quella domanda e proprio non sapeva che cosa rispondere, visto che l'unica risposta possibile lo disgustava. Infatti l'unica soluzione era che Hermione si facesse rapire senza opporre resistenza salvando la vita a tutti.
Il ragazzo non rispose e continuò a camminare verso il cancello, lo oltrepassò e si smaterializzo per una destinazione che nessuno conosceva.
Hermione guardò tutto dalla finestra e calde lacrime rigavano il viso. Il suo grande amore l'aveva abbandonata e proprio non sapeva se lo avrebbe rivisto ancora.



















 

 
  
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