Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Jacob Black    26/05/2008    12 recensioni
Un'espressione di sconcertata euforia illuminava il volto di Jacob Black, un ombra di confusione oscurava quello di Edward Cullen, un solo scambio di sguardi e tutto fu chiaro. "Non pensavo che l'imprinting fosse tanto potente..." "...Nemmeno io."
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Edward Cullen, Jacob Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le prime luci dell'alba strapparono Jacob dalle braccia di Morpheo, costringendolo ad aprire gli occhi, scoprendo un tenue sole che nasceva all'orizzonte accecandolo nonostante la sfocata intensità.
Fece appena in tempo a notare un ombra che saliva a bordo di auto argentata, poi, un battito di ciglia, ed era solo, la schiena appoggiata all'albero che la notte prima aveva vegliato sull'insolita coppia, ancora assonnato nel giardino di casa Swan.
Non dovevano essere che pochi minuti dopo l'alba, a giudicare dall'astro nascente che sporgeva di poco dalle fronde arboree, cosa degna di nota già di per se tanto erano rare le albe visibili li a Forks.
Rimase seduto ancora qualche minuto, a contemplare il profilo della casa dove dormiva il suo presupposto grande amore.
Se solo gli altri avessero saputo la verità.
No forse era meglio se non l'avessero saputa, mai, non occorrevano certo altre faide o colpi di scena in una storia dell'orrore scritta fra parole d'amore troppo pesanti per esser pronunciate e troppo silenziose per essere udite.
Sollevò il capo al cielo, un turchese come macchiato da vaporose chiazze color fumo aveva sostituito il manto notturno, lasciando il posto al giorno e ciò che ne derivava.
Un piccolo maligno sorriso si dipinse sul suo volto. Se lui non poteva vedere Edward nelle ore diurne, quella mattina almeno, non lo avrebbe potuto fare nemmeno Bella, con l'astro ben levato nel cielo ci sarei rimasto solo io, libero di poterle ronzare attorno e cercare in ogni modo di raggiungere il suo proposito.
Ma l'orizzonte parlava chiaro, la nuvolosa fama di Forks non avrebbe tardato ad affermare il suo primato di cittadina più piovosa dello stato, e di li a quel pomeriggio non ci sarebbero state che pesanti gocce d'acqua a testimoniare un'altro giorno come tanti. Tornò a fissare l'erba umida, le piccole perle liquide imbrinavano tutto il prato, illuminandolo del riflesso del sole.
Il suo pensiero volò immediatamente al vampiro. Aveva sentito parlare Bella della capacita dei freddi di brillare alla luce solare come se cosparsi di minusocoli frammenti di diamante, ma non aveva mai avuto il piacere di poter vedere con occhio tale meraviglia, forse, chissà quando, avrebbe dovuto costringere Edward a mostrarglisi in un giorno assolato.
Scosse il capo sorridendo, sapeva che era impossibile, non avrebbero mai potuto incontrarsi, nemmeno di nascosto, se non in orari notturni, per salvaguardare la loro relazione clandestina, approfittando di una scusante come la protezione di casa Swan.
Era così da un pò ormai, anzi, poteva dire da sempre, perchè prima di lui semplicemente un 'prima' non esisteva. Gli occhi si mossero ancora, osservando un punto non ben definito nell'aria, mentre ricordi assopiti tornavano alla memoria.
Quando si erano incontrati la prima volta?

Ricordava una sera della nascitura estate, una proposta fattagi dal padre, che suonava tanto strana prima quanto ovvia dopo, una chiccherata sensa senzo in cambio di venti bigliettoni e il pezzo di ricambio tanto agoniato. Tutto per un avvertimento che avrebbe causato molti più guai di quanti ne avrebbe potuti prevenire. Non sapeva se ringraziare o maledire il fortuito evento.
Ricordava un ballo di fine anno, la palestra della scuola adorna di ogni decorazione consona all'evento, niente di spettacolare, un semplice ballo di una semplice cittadina, se non fosse stato per loro.
Loro che erano l'impossibile perfezione in forma angelica. A partire dalla vampira dai lunghi e lucenti capelli biondi, vestita di un abito che incarnava la seduzione, accompagnata al gigante dai riccioli color pece. Seguivano la piccola Alice, che avrebbe conosciuto poi in casa dell'amica umana, che danzava leggiadra fra le braccia del più distaccato del gruppo, indescrivibile per chiunque non lo conoscesse.
Poi lui e lei.
La coppia del secolo, l'imprevisto e imprevedibile risvolto di un fortuito incontro, che in un prossimo futuro avrebbe subito un'altrettanto impensabile sviluppo con uno scambio di sguardi talmente casuale da sembrare un gioco architettato dal fato, il crudele e baffardo cocchiere dei nostri destini.
Edward Cullen in tutta la sua eleganza indossava uno smoking nero che lo faceva apparire ancora più snello di quanto già non fosse, ripercorreno alla perfezione ogni muscolo del corpo; al fianco il cigno sperduto, Bella Swan, la ragazza che da un po di tempo a questa parte gli faceva battere il cuore, impacchettata in un abito tutto fronzoli e merletti, avvinghiata al fianco del vampiro per non cedere alla gamba ingessata perdendo l'equilibrio. Ricordava di averla invitata a ballare, che la sua goffaggine non gli aveva concesso altro che dondolare in mezzo alla pista da ballo, avvertendola per conto del padre di pericoli a lui inspiegabili.
L'evento della serata avvenne quando il cavaliere venne a riprendersi la dama, toccandolo inavvertitamente.
Una scossa inspiegabile gli attraversò il corpo, come una lieve ondata di tepore, lasciandolo leggermente sbigottito, mentre un espressione come di disappunto tingeva il volto dell'altro.
Una fuga veloce e ben presto il tutto era finito nel dimenticatoio.
Quello doveva essere stato il loro primo incontro, ma non esendo ancora un licantropo in tutto e per tutto, forse non vi era stato altro che un preludio del vero legame che li avrebbe uniti.
Ce ne furono comunque altri, anche successivi alla sua trasformazione, ma non avvenne niente finchè non si scontrarono faccia a faccia, di fronte al liceo di Forks. L'unica spiegazione era forse il fatto che non vi era mai stato un contatto visivo diretto, lo aveva visto soltanto attraverso il parabrezza dell'auto, attraverso una finestra, o comunque quella era una delle poche teorie plausibile che era riuscito a formulare.
L'importante era che quel giorno, quello che doveva accadere, era accaduto.
Era un giorno di scuola, uno dei tanti. Uno dei tanti che aveva bucato.
Aveva inforcato la moto e aveva tentato un gesto terribilmente plateale. Davanti al liceo forse si rendeva conto di quanto quell'atto fosse stupido e impulsivo, o forse no. Affrontava con sguardo fermo chiunque incredulo, e giustificato, lo squadrasse da capo a piedi nel suo abbigliamento tutt'altro che adatto ad un istituto scolastico, e infine eccoli uscire, accompagnati dal trillo acuto della campana, mano nella mano, occhi negli occhi, ma non vi ci rimasero a lungo.
Lo sguardo color miele si posò su di lui, così come il suo seguì i contorni perfetti della figura del ragazzo, entrambi variarono impercettibilmente e fulminei dopo pochi attimi, reazione alla tempesta emozionale che stava scuotendo l'animo del licantropo e di riflesso quello del vampiro.
Si scambiarono poche parole, velenose, intrise di un odio fasullo, soprattutto fu Edward a parlare, gestendo la situazione con maestria impeccabile, limitando le battute dell'altro, formulando risposte a domande ed affermazioni che non erano state pronunciate.
Il moro inforcò la moto e semplicemente ingranò la marcia e prima ancora che il rombo del motore si fosse spento era lontano da quel luogo. Lontano dal miele colato delle iridi che lo attiravano al pari di un orso spaesato, lontano dai lineamenti delicati, lontanto dalle labbra carnose. Ma non per molto.
La discussione afona aveva portato una sola conclusione: Quella notte, la radura nella foresta.



  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Jacob Black