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Autore: Jade_Horan    05/01/2014    7 recensioni
Premetto dicendo che non cancello questa storia solo perchè (non so grazie a quale orrendo incantesimo) a qualcuno piace.
►One direction nel mondo di Harry Potter◄
Dal 1° capitolo:
"Mi guardai allo specchio, mi sentii strana.
Primo giorno di una nuova straordinaria scuola, divisa ancora incompleta… fino a una settimana prima ero convinta di essere una Babbana, ma in realtà ero tutt’altro. Fino a una settimana prima non mi sarei mai aspettata di andare in una nuova scuola, in cui si usano le bacchette magiche e le pozioni."
[...]
"A pochi metri di distanza da me, un ragazzo biondo con una divisa di Grifondoro aveva appena salutato il padre, per poi sedersi sul suo baule,pensieroso. Aveva i capelli di un biondo magnifico, e degli occhi azzurri che avrei notato anche a chilometri di distanza.
Erano un puro concentrato di oceano,misto a cielo, acqua pura e cristallina, e gelato al gusto puffo"
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Magia?" "No, Amore!"

7. "Il ballo del quasi-ceppo."

Era una fresca mattina di lunedì, quel tranquillo 19 novembre.
Qualche settimana dopo la partita dei Grifondoro (partita vittoriosa, seguita poi da una “mega rissa” assolutamente degna dei babbani) il cielo era azzurro, e il sole faceva capolino tra le nuvole grigiastre, che coprivano leggermente il cielo.
Julie dormiva come un ghiro, e non si sarebbe svegliata prima delle dieci di mattina.
Peccato che quel giorno, tra le varie materie, c’era anche l’erbologia.
 Ancora indossando il pigiama di pile, mi misi a suonare qualcosa con la chitarra, dato la noia del momento.
Suonare mi rilassava particolarmente. Suonare era come bere il thè, quando si comincia si viene pervasi dal calore e quando si finisce, si gusta il sapore dell’accordo che si era sprigionato nella stanza. Il suono era tutto ciò che mi faceva sentire libera. Cantare, suonare, erano come volare su una scopa e sentire il vento tra i capelli.
Quella mattina mi feci una doccia fresca, ed asciugai i capelli con molta fretta. Divennero lisci a spaghetto, cosa che detestavo dato il mio amore per i capelli ricci.
Mi sistemai i capelli in una treccia laterale,  indossai le prime cose che capitavano,  e corsi giù un sala comune.

Era semideserta, alle otto e mezza di mattina.
Avremmo cominciato le lezioni alle nove e mezza, quel giorno, per motivi che Vitious non ha voluto dire. Il fuoco scoppiettava nel camino, e le finestre erano chiuse, per fortuna, dato il freddo.
Mi fermai a osservare il lago, circondato in parte dalla foresta proibita, in parte dal cortile della scuola.
Amavo quel lago, era così enorme, immenso, azzurro. Sul fondale, dicevano tutti, si poteva trovare ogni genere di creatura magica: sirene, polpi giganti, avvincini e tanti altri.
Mi sedetti sulla poltrona preferita di Niall: vicina alla finestra, grande e morbida. Una di quelle poltrone in cui ci si può affondare, insomma!

Persa nei miei pensieri, con lo sguardo fisso nel fuoco, notai qualcosa di strano. Alzai lo sguardo, era solo Vaniglia.
Mi portava un bigliettino, che sfilai dalla sua zampa e lessi.

“Vediamoci oggi sotto l’albero vicino al lago, il nostro solito. Buongiorno, raggio di sole.
Niall”


Sorrisi involontariamente, presi in fretta una penna ed un po’ di inchiostro da uno dei tavolini della sala comune e scrissi semplicemente

“Quando?, buongiorno anche a te
Preziosa”


Arrotolai la pergamena e la legai di nuovo alla zampa di Vaniglia. Le accarezzai un po’ le piume e poi lei uscì dall’unica finestra aperta della sala comune, finestra che tutti odiano, dato che non si può chiudere.
Dopo cinque minuti Vaniglia tornò, con sempre la stessa pergamena legata alla zampa.

“Anche adesso, io sono già qui. Ed ho anche qualche fetta di pane, burro e marmellata che ho preso dalle cucine ed una tazza di cioccolata calda che se non arrivi subito si fredda.. ti aspetto
Niall”


Corsi in dormitorio, afferrai la borsa in cui tenevo tutti i miei libri, mi misi il mantello, afferrai la bacchetta, mettendola nell’enorme tasca del mantello e salutai Julie che si era svegliata.

«Dove vai? Che ore sono?» chiese stiracchiandosi
«Da Niall, al solito albero. Sono quasi le nove, credo.»
«Mhm… Niall e Pree da soli..» cominciò lei
«Scappo, ciao!» risi, salutandola

-

«Hai fatto tardi!» si lamentò il biondo, lasciandosi scappare un’irritante risatina. Mi sedetti accanto a lui, ancora con il fiatone, ma felice di incontrare di nuovo quel suo sorriso
«Ho corso così tanto che per poco non mi scontravo con Piton nel corridoio per la sala grande. Ho fatto una grandissima figura di..» risi
«..capito, capito.» rise «passata bene la notte?»  chiese
«incubo» dissi, semplicemente
«ah.. anch’io..» disse con aria triste.
Notai un filo di imbarazzo nella nostra conversazione, imbarazzo che si rafforzò quando mi avvolse in un abbraccio piuttosto caldo. Rimanemmo così, le sue mani mi cingevano la vita, e la mia testa era appoggiata sul suo petto, che a sua volta era appoggiato sul tronco dell’albero.

«Ho sognato che tu urlavi il mio nome, urlavi aiuto, ma io ero in una specie di stanza completamente bianca, senza nemmeno una porta. Intanto sentivo tu che urlavi.. “niall, aiuto, aiutami ti prego”… piangevi. Non potevo fare nulla per aiutarti. E’ orribile, ero li seduto, con la testa fra le mani e non potevo fare nulla, sentivo solo che tu urlavi. Quando mi sono svegliato credevo di averti persa per sempre.. ho avuto paura, sai?»
mi girai verso di lui. Inutile provare a descrivere cosa provavo in quel momento.. guardai i suoi occhi dove era impossibile vedere la fine.. erano lucidi, un po’.
In mezzo a quel mare, era orribile vedere le lacrime.. Appoggiai una mano sulla sua guancia e poi gli diedi un bacio sull’altra. Lui sorrise, per poi poggiare la sua mano sulla mia testa, vicino alla nuca. Poggiò la mia testa sul suo petto, e poi mi sussurrò «io non voglio perderti..»
«neanch’io.» risposi semplicemente.. ero troppo scombussolata dalle sue parole. Avrei avuto voglia di abbracciarlo mille volte, ma restare tra le sue braccia era abbastanza; sentire la sua mano accarezzarmi i capelli era più che abbastanza; sentire il suo calore era già abbastanza.

«Scommettiamo che tu non riuscirai a lanciare quel sasso nel lago?» se ne uscì all’improvviso, indicando un sasso abbastanza grande che era vicino alle sue scarpe.
«Ah si? E cosa scommettiamo?» chiesi prendendolo
«Se tu ci riesci farò tutto quello che vuoi, se non ci riesci dovrai pagare un pegno, e non sarò gentile» rise
«Ok.» ci stringemmo la mano. Mi alzai in piedi, lanciai il sasso, che non fece più di qualche metro per colpa dell’albero con cui si andò a schiantare.  Il sasso rimase intrappolato nei rami e poi cadde a terra, ai piedi dell’albero.
Niall cominciò a ridere, quella risata così contagiosa e incredibilmente spontanea, naturale, un tantino esagerata. Quando Niall rideva, sembrava che anche il sole cominciasse a sorridere.
«Non vale.» mi lamentai, sedendomi, ed incrociando le braccia
«Si che vale. Adesso devi pagare il pegno.» rise, malizioso
«Che devo fare?» chiesi quasi scocciata
«Mhm.. dimmi il tuo più grande segreto.» sorrise
«No.» arrossii
«dai, non è la fine del mondo!»
«mi prenderesti in giro a vita. Non voglio.»
«Dai, ti prego.. io ti dirò il mio.»
«No. Tu non dici il tuo, ed io non dico il mio..»
«Ma tu.. la scommessa!» si lamentò, per poi farmi ridere «Cosa ridi?! Il sasso è rimasto fermo lì.»
«Potrei lanciare te nel lago, al posto del sasso.» risi
«Ed io potrei fare lo stesso!»
«Provaci!» lo guardai con aria di sfida, ma lui mi prese sul serio.
E con “prese” intendo che mi sollevò come se fossi un sacco di farina. Cominciai a ridere, e a dare pugni sulla sua schiena, muovendo le gambe per farmi mettere giù.
«Allora? Scommetti che ti butto nel lago?» chiese, cominciando ad avanzare verso di esso
«Cosa? Niall!? No! Mettimi giù!» mi lamentai, dimenandomi
«E stai ferma!» rise «ti butto eh!»
«Dai! Mettimi giù!» risi, ma poi…caddi.
“Bene, Pree. Un’altra stupenda figura di ca.. AHIA!” atterrai di sedere, mentre Niall cadde sopra di me, con una distanza spaventosamente quasi-inesistente.

«Tutto ok?» chiese, facendomi arrossire violentemente quando la punta del suo naso toccò la mia
«Eh? Cosa? Si.. credo» dissi nervosamente.

Si stava avvicinando, era sempre più vicino. Si avvicinava con una lentezza snervante. Forse volevo che accadesse, lo volevo di sicuro. Ma avevo anche paura, avevo paura di quello che sarebbe diventato il nostro rapporto. Avevo paura di dare il mio primo bacio, ma pensandoci mi sarebbe piaciuto far combaciare le mie labbra alle sue.
Ma nulla. Si girò di schiena, stendendosi di fianco a me sull’erba che precedeva la sabbia.
Tirai un sospiro di sollievo, tra me e me.

«Mi hai fatto prendere un colpo.» disse lui
«Sei tu che mi hai fatto cadere!» risi
«No! Sei tu che sei caduta» disse
«Scommettiamo di no?»
«Scommettiamo di si!?» disse, facendomi il solletico. «Devi ancora dirmi il tuo segreto…» disse lui, in un sussurro, con voce dannatamente buffa e dolce, che mi fece ridere.
«Ehm… io… un segreto… io….. Spesso prendo una tazza di the, quando vado a dormire. Mi rilassa.»
«Non credo che sia il tuo più grande segreto.. me l’avevi già detto, poi.» rise
«Parlo nel sonno, quando faccio gli incubi.»
«Davvero?» chiese lui, stupito
«Si… e poi.. odio la mia voce registrata ed odio il mio corpo: odio le mie gambe, la mia pancia. Per non parlare delle fossette sulla schiena!»
«Anch’io detesto le mie gambe!» rise lui «Tutti i ragazzi le hanno così muscolose!» ridemmo.
«Non hanno nulla di male le tue gambe!» risi.. «E odio le rughe degli occhi quando sorrido...»
«Invece non dovresti, il tuo sorriso è bellissimo.» disse,f acendomi arrossire dalla testa ai piedi «e comunque, tutto questo non è neanche un briciolo del tuo più grande segreto, me lo sento. Ed era la tua penitenza…» rise
«Io.. no! Mi vergogno.» mi lamentai
«Sono un tuo amico, non c’è niente di cui vergognarsi.»
«Ok. Ma promettimi di non parlarne mai più.»
«Ok» disse, felice, con le orecchie tese
«Mi…. Mipiaceunragazzo,ecco.» “STUPIDA! Sei una stupida, idiota, deficiente, cretina, imbecille….”
«Non è la fine del mondo. Altro che droga, quando si è innamorati non si capisce più nulla..» sorrise meravigliosamente, guardando il cielo.
“felix..”pensai.
«Ancora lei giusto?» chiesi, ridendo nervosamente
«Lei. La ragazza di cui ti parlai nel treno. Credevo fosse solo una cotta, ma non riesco a togliermela dalla testa. E’ diventata indispensabile per me…»
«Immagino..»
«Credi nell’amore a prima vista?» chiese d’un tratto.
«S-si.. credo di si..» beh, domande più imbarazzanti di quelle non c’erano.
Parlare della mia “cotta segreta” con la mia cotta segreta era parecchio strano.. ma soprattutto, parlare della sua di cotta, mi faceva abbastanza male. Sognare ed illudersi che stia parlando di me, non serviva a nulla..no?
-

«E poi?!» urlò Julie, facendo girare mezza biblioteca.
«Shhhhh!» le tappai la bocca con la sua copia de “il quidditch attraverso i secoli”
«E’ successo solo questo. Dopo il solletico, il segreto ed altro solletico  ha detto che si era fatto l’orario della colazione e abbiamo fatto un pic-nic sotto l’albero quello solito… e poi non abbiamo più parlato del segreto…» sorrisi involontariamente, ripensando al modo in cui divorò tutti i suoi panini con grande voracità, ma poi il mio sorriso svanì, ripensando a tutte quelle “rivelazioni”.
E se avesse capito tutto? Probabile.

Io e Julie ci stavamo anticipando qualche compito di trasfigurazione e storia della magia in biblioteca, aspettando l’ora di pranzo. Dopo una mezz’ora di incantesimi, due ore di erbologia ed una di Difesa contro le arti oscure (in cui non facemmo praticamente nulla, perché anche il professore di Arti oscure era con Vitious a fare quel “non so cosa” di cui ormai parlavano tutti i professori quando si incontravano) l’unica cosa che volevo era fare qualche incantesimo di trasfigurazione e.. mangiare.
Niall e Baston non “persero tempo” con i compiti, ed andarono ad allenarsi con gli altri. Julie, invece, voleva che le raccontassi tutto del “romantico buongiorno di Niall”, ecco come lei lo aveva battezzato.

«E tu? Perché hai questo libro?» chiesi a Julie, per cambiare argomento
«La professoressa di Divinazione vuole un tema sulla nostra passione, ricordi? Dice che dovremmo leggerne uno a caso di un compagno e poi trarne un significato che ha a che fare con il futuro che vorremmo… una noia mortale. Parlo del Quidditch, quindi ho preso in prestito questo per la decima volta da quando sono qui ad Hogwarts. E’ l’unico libro che abbia mai letto più di una volta. E’ davvero bello… tu parlerai della musica, giusto?» chiese, mentre scriveva su un foglio di pergamena i vari giochi che si facevano sulle scope, prima che venisse perfezionato il Quidditch.
«Credo di si. Ma non mi piace che la gente legga i miei segreti.»
«Ma dai! Siamo solo noi Grifondoro!»
«Lo so, ma ho dei sogni strani, io.»
«Allora fai in modo che davanti a te ci sia o io o Baston. Di noi ti fidi! E poi, sappiamo già i tuoi segreti, chi più chi meno..» disse, continuando a scrivere.
Presi il libro, non avendo molta voglia di dire che mi vergognavo troppo dei miei sogni, e che non avrei mai scritto nulla di vero su quel tema, e lessi ciò che c’era scritto…
Capitolo 4
 L’avvento del Boccino d’oro.
Fin dal 1100, la caccia dello Snidget (Bolcino) fu popolare tra molti maghi e streghe. Il Golden Snidget (Bolcino d’oro, vedi figura “B”) oggigiorno è una specie protetta, ma a quel tempo i Golden Snidget erano comuni nel nord Europa, anche se difficili da distinguere agli occhi dei Babbani per la loro inclinazione a nascondersi e la loro enorme velocità. La taglia minuscola del Golden Snidget, unita alla sua notevole velocità e alla destrezza di sfuggire ai predatori, era un ulteriore motivo di orgoglio per i maghi che lo catturavano…


«Ehi, quindi il boccino d’oro un tempo era un uccello con la pancia tonda?» chiesi, ridendo
«Già, proprio così. Un giorno, durante una partita di Quidditch, un tizio fece una scommessa con i giocatori: centocinquanta galeoni a chi prendeva il bolcino d’oro che avrebbe liberato ad inizio partita. Nella partita stessa, una ragazza fece un incantesimo d’appello al bolcino, e lo portò via. Per protesta, in ogni partita di Quidditch, liberavano un bolcino d’oro e chi lo acchiappava guadagnava centocinquanta punti in onore di quei galeoni di premio e poi lo uccidevano schiacciandolo, date le sue dimensioni piccoline, doveva essere molto tenero! L’unica differenza tra ora e prima, è che un mago ebbe la brillante idea di inventare il boccino, una volta che il bolcino divenne una specie protetta!»
«Wow. Dovrei leggere questo libro!»
«Io sto morendo di fame, continuiamo dopo, ok?»
«Certo, andiamo.» dissi.

-

La sala grande era piena di studenti, come ogni giorno, all’ora di pranzo. Il cielo era pieno di nuvole grigie, quel giorno, ed era decisamente peggiorato dalla mattina.. Anche fuori era lo stesso, con la differenza che pioveva a dirotto.
La maggior parte dei professori non era ancora arrivata, c’erano solo Piton, Vitious e Ruf.
Io e Julie aspettavamo impazientemente l’arrivo dei professori, o più che altro, del cibo. Ogni piatto era completamente vuoto, e credo che tutti si stessero chiedendo dov’erano finiti i professori.
I prefetti del Corvonero andarono a chiedere a Vitious, probabilmente, cosa stava succedendo.
Niall e Oliver, invece, erano a qualche posto di distanza da me e Julie, e parlavano a bassa voce di qualcosa di molto impressionante, credo, visto che Oliver spesso spalancava gli occhi, ma poi sorrideva incredulo o accennava risatine. Felix Tentia e Jack Di Leo parlavano di qualcosa, mentre Lucy, l’amica riccia di Felix di cui sapevo ben poco, era occupata in una conversazione apparentemente divertente e interessante, con uno dei cacciatori del Serpeverde.
Distratta nei miei pensieri, non mi accorsi che tutti erano diventati incredibilmente silenziosi, ma quando udii la voce di Silente, ne capii il motivo.

«Scusate il ritardo, studenti. Io e i professori stavamo ultimando la nostra discussione… abbiamo preso una decisione, un’idea che è partita da me, ma che è stata appoggiata fin dall’inizio dalla professoressa McGrannit…
«Dopo ciò che è successo un po’ di giorni fa, al campo di Quidditch, dopo la partita, abbiamo constatato che tra le case di Hogwarts, forse, c’è dell’antipatia. Un po’ di rivalità c’è sempre stata tra le varie case, ma mai così tanta. Pertanto, come potremmo noi di Hogwarts stringere amicizia con altre scuole di magia, come succede spesso nelle competizioni magiche tra scuole come il torneo tremaghi, se prima non siamo amici tra di noi?
«Come può una scuola socializzare con le altre, se è divisa all’interno? Sono proprio queste domande che mi hanno “ispirato”:» disse mimando le virgolette «…nel torneo tremaghi, oltre le tre prove e il vincitore, le tre scuole devono conoscersi e socializzare. Ma come possiamo affrontare un’argomento del genere se ci sono così tante liti tra le nostre quattro, magnifiche, casate? Per questo, io e i professori, abbiamo cercato di trovare un modo per farvi capire il significato dell’amicizia. Le quattro case non dovrebbero essere nemiche, ma dovrebbero essere unite, nonostante tutte le rivalità. L’amicizia è un sentimento importante, così importante che anche i Babbani, la considerano tale…» tutti gli studenti pendevano dalle labbra del preside, e nessuno capiva dove volesse arrivare con quel discorso. Lo guardavano tutti straniti, chi con espressione incuriosita, chi con aria quasi scettica.
Quale sarebbe stata la nostra punizione? E cosa c’entravano tutti quei paragoni con il torneo tremaghi?

«…bene. Siamo arrivati alla conclusione di questo lunghissimo discorso. Leggo nei vostri occhi che state tutti morendo di fame» scapparono molte risate, dai quattro tavoli «..e quindi andrò al dunque. Il torneo tremaghi è un torneo in cui si fanno amicizie, il ballo del ceppo, infatti, sottolinea questa unione, questa amicizia, tra le tre scuole. Ma perché ci vuole per forza un torneo così importante per questo bellissimo evento dal fantastico significato?
«Ecco perché, abbiamo deciso, che quest’anno, alla vigilia di Natale, si svolgerà una serata danzante tra gli studenti di Hogwarts, che battezzeremo come… Ballo del quasi-ceppo, in onore di quello del torneo tremaghi, a scopo di riappacificare le quattro case. E aggiungo che se succederà un solo, dico un solo, minimo, piccolissimo, episodio di violenza o insulti da parte di tutti voi, il torneo di Quidditch sarà categoricamente sospeso. Beh, buon appetito!»

-

«Il ballo del ceppo,  è una tradizione del torneo tremaghi, fin da quando ha avuto inizio, con lo scopo di far socializzare gli studenti delle varie scuole.»  la professoressa McGranitt, aveva deciso di dedicare l’ora di Trasfigurazione al ballo del quasi-ceppo. La classe non sembrava la stessa, era completamente vuota, se non fosse per le panche dove eravamo sedute noi ragazze, quelle (dalla parte opposta della classe) dove erano seduti i ragazzi e la McGranitt.
Ero rimasta sconvolta dalla notizia, per un semplicissimo motivo: io non so ballare.
Julie, invece, ne sembrava entusiasta, ed anche parecchio. Ero più che convinta che avrebbe voluto indossare un vestito da principessa, accompagnata da Baston.
Io, invece, volevo solo sprofondare, odiando qualunque cosa che siano vestitini principeschi e scarpe scomode.

«Per questo motivo, abbiamo deciso che sarebbe stato utile riunire le nostre quattro case di Hogwarts in una serata danzante, proprio come quella del Ballo del ceppo. Una coppia, decisa dai responsabili delle proprie case, aprirà le danze, una per ogni casata. Pertanto, saremo io, Severus, Filious e Pomona a decidere. Ovviamente non ora, non adesso.» un vocio si fece sempre più forte.. «Silenzio!» ci richiamò la McGranitt, interrompendo quel brusio che si era creato «Pertanto, la sera della vigilia di Natale, ci riuniremo nella sala grande per una serata di beneducate frivolezze. Mi aspetto che ciascuno di voi parta con il piede giusto, ed intendo in senso letterario, perché anche nel ballo del quasi-ceppo, come avrete capito, innanzitutto e soprattutto..si danza. La casa di Godrick Grifondoro ha meritato il rispetto dei maghi per quasi dieci secoli… Non vi permetterò, in una sola serata, di imbrattare questo nome comportandovi come una Balbettante Bambocciona Banda di Babbuini…
«Ora…. danzare è lasciare che il corpo respiri: dentro ogni ragazza c’è un cigno segreto assopito ansioso di liberarsi e spiccare il volo.. dentro ogni ragazzo  un superbo leone pronto a balzare..»

-

Io e Julie, avviandoci verso una noiosissima ora di Storia della magia, stavamo parlando dell’ultimo argomento di cui avrei voluto parlare: Il ballo del quasi-ceppo.
Mi parlava di come aveva intenzione di vestirsi, acconciarsi i biondi capelli o che scarpe indossare, ma io non ne volevo neanche lontanamente sapere (anche se non davo a vederlo, ovvio).
Odiavo questo ballo del quasi-ceppo. Odiavo il pensiero che avrei dovuto “danzare”, ed odiavo anche il fatto che ci sarei andata da sola, ovviamente.
 
-

Il professor Ruf era appena entrato in classe. La sua voce risuonava come una noiosissima cantilena, che fungeva perfettamente da ninnananna. Minimo tre degli studenti presenti nella classe, tra Grifondoro e Tassorosso del sesto anno, si erano addormentati profondamente, o erano in uno stato di dormi-veglia.
Io, ero seduta accanto a Niall, vicino alla finestra, e guardavo fuori come se fossi in attesa che succedesse qualcosa. Beh, anche il volo di una civetta era più interessante di ciò che diceva Ruf, quel giorno.
Storia della magia, insieme ad erbologia, era la materia che meno preferivo. Sulla pergamena dove avrei dovuto prendere appunti, cominciai a disegnare qualcosa per passare il tempo. Il lago e la parte del castello che si vedevano dalla finestra erano perfetti.
Verso metà ora, mi sentivo stranamente osservata, e quando alzai lo sguardo alla mia destra, incrociai i due oceani di Niall, che non smisero di guadare i miei occhi neanche per due secondi.
Ci guardammo per un po’, ma poi fui io ad abbassare lo sguardo ed arrossire.
Lui, invece, prese una pergamena e cominciò a scrivere qualcosa…


 
“Le tue mani combaciano con le mie come se fossero state create per me..
ma tieni a mente: era destino che fosse così..
e unisco i puntini, con le lentiggini sulle tue guance
e tutto prende senso per me…”


 
Prese a pensare, guardando un punto fisso avanti a lui, e solleticandosi la guancia con la piuma della sua penna d’oca e riprese a scrivere…
 
“So che non hai mai amato le rughe vicino agli occhi quando sorridi,
non hai mai amato la tua pancia, o le tue gambe,
le fossette nella schiena alla base della colonna vertebrale…
ma io le amerò all’infinito…

Non lascerò che queste piccole cose escano dalla mia bocca ..
Ma se lo faccio è per te, sei tu, fanno parte di te…
Sono innamorato di te.. e di tutte queste piccole cose.”

 

Parole. Tante parole. Parole dolcissime.
Improvvisamente, cominciò a canticchiare una canzone, senza le parole. Canzone dolce quanto le parole che aveva scritto. La canticchiò più volte, a bassissima voce, come se la stesse “ripassando” per un interrogazione. Poi, guardando la pergamena, la canticchiò un’altra volta e sorrise.


 
“Non vai mai a letto senza una tazza di the..
E forse è questa la ragione per cui parli nel sonno..
E tutte queste conversazioni sono segreti che tengo stretti dentro me…
Anche se non hanno senso,per me. 

Lo so che non hai mai amato il suono della tua voce registrata..
Non vuoi mai sapere quanto pesi.. devi ancora ‘stringerti’ nei tuoi jeans,
ma tu sei perfetta, per me..”

 

E continuò a canticchiare la canzone, molto piano, non riuscivo quasi a sentirlo dato il signor Ruf che continuava il suo noioso monologo sulla storia di un mago che, come Ruf affermava, somigliava molto ad un suo conoscente che.. ma io sto qui a parlarvi di cosa stava dicendo il professor Ruf?
Niall continuava a canticchiare la canzone, senza neanche accorgersi che lo stavo guardando con la coda dell’occhio da circa.. venti minuti.
Continuò a pensare, pensò per circa cinque minuti. Scrisse e riscrisse quella frase almeno sei volte, e quando non gli venivano le parole doveva resistere per non prendere a pugni il tavolo. Poi, improvvisamente scrisse una frase che fisso costantemente per tre minuti, leggendola  e rileggendola, aggiungendo o togliendo parole ogni tanto.

 
“Non ti sei mai amata la metà di quanto ti amo io,
non ti tratterai mai bene,tesoro, ma voglio che tu lo faccia…
e se ti faccio sapere che sono qui per te..
magari ti amerai anche tu, come io amo te…”


 

La rilesse, e la rilesse ancora, la rilesse per minuti interi. Per poi mettersi a canticchiare un’altra melodia, sempre con lo stesso ritmo, ma diversa dalle altre due. La canticchiò ancora e ancora, così tante volte che, quando finì l’ora di storia, guardò l’orologio con un’espressione stupita.
Per entrambi, credo, il tempo era volato come un soffio. Lui intento a scrivere quelle parole bellissime, io intento a guardarlo in tutto il suo splendore senza che lui se ne accorgesse.

-

«Prima di andare a dormire, volevo chiarire alcuni dubbi che si sono sicuramente insinuati nelle vostre menti…» disse Silente, “interrompendo” la nostra cena, in sala grande.
Niall non mi parlava dall’ora di Storia della magia, mi.. evitava. Ma non “evitare” nel senso di evitare, semplicemente non si è fatto vedere in giro.
Era seduto a qualche posto da me, vicino a Baston, sembrava.. arrabbiato. Parlavano di qualcosa che lo faceva innervosire.

«Ovviamente dovrete indossare un abito da cerimonia. Esso vi verrà mandato dalle vostre famiglie grazie ai gufi della scuola, o i vostri. Abbiamo spedito a ognuno dei vostri genitori una lettera in cui si spiega il perché di questa decisione. Stiamo progettando già da qualche giorno i preparativi e le decorazioni per il ballo del Quasi-ceppo, che si svolgerà qui, in Sala Grande. La serata è aperta a tutti gli studenti di ogni età, di ogni casa. I professori Severus Piton, Pomona Sprite, Filious Vitious e Minerva McGranitt, decideranno le quattro coppie che apriranno le danze con il classico ballo del torneo tremaghi, che tutti voi conoscete. Inviteremo, quest’anno, un famoso gruppo musicale di maghi che tutti voi amate: i Bolidi di fuoco!» moltissimi studenti cominciarono ad urlare ed applaudire, compresa Julie, che per tutte le volte di cui mi aveva parlato di quella band, potevo conoscere a memoria la biografia di Luke Jeremy, il cantante del gruppo. «Vedo che ne siete entusiasti, e per me è molto. Sappiate, studenti, che la mia più grande soddisfazione siete voi, perché avete finalmente messo da parte il vostro orgoglio e siete riusciti a far risplendere Hogwarts di una pace che non aveva mai avuto. Sono molto fiero delle mie quattro, magnifiche, casate. Buonanotte!»

-

«Non posso ancora crederci…» sussurrò Julie, mentre tentavo di addormentarmi
«Lo so, è grandioso! Sono felice per te. Ballerai tutta la sera, scommetto.»
«Già mi immagino sotto quel palco. Di solito mettono un palco nella sala grande, al posto del tavolo dei professori. Devo riuscire ad abbracciare Luke. Devo riuscirci, sarebbe il giorno più bello della mia vita.»
«Lo spero. Baston ti ha già invitata, giusto?»
«No, e non ne abbiamo mai parlato. E’ da un po’ che mi evita.. ma non “evitare” nel senso della parola….»
«….non ci incontriamo e basta.» dissi, nel preciso istante in cui lo disse lei. «Hai paura che non ti inviti?»
«Un po’..»
«Io ti dico di no…» sorrisi maliziosamente
«Ma dai, non ci vediamo per più di cinque secondi al giorno!»
«Julie, lui ti ha comprato un regalo. L’ho sentito mentre parlava con Niall. Sta aspettando che nevichi molto, di mattina, per regalartelo. Ma non dire assolutamente che te l’ho detto io, promesso?» lei era completamente entusiasta, così tanto che saltellava dalla gioia.
«Grazie! Grazie! Grazie!» saltellò ancora e poi si rimise stesa a dormire.
«Buonanotte…» sussurrai, e lei mi rispose allo stesso modo.

 
CIAO RAGAZZE HO DUE COSE DA DIRE, quindi leggetele :)

1) La scena in cui la McGranitt "spiega" l'ho fatta uguale a quella del film perchè la trovo una delle più belle scene di tutte :D
2) la canzone che Niall stava scrivendo è nella realtà Little Things degli One Direction, lo dico a te Felix Tentia :3
Al prossimo capitolo girls, bye bye.
  
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