Foto del passato
L’ennesima
giornata di sole aveva fatto la sua comparsa nella cittadina denominata O.C. della California dando ai
cittadini che la popolavano l’ulteriore conferma che l’estate, con le sue alte
temperature, aveva ormai effettuato il suo
totale ingresso.
Ognuno
aveva cominciato a dedicarsi alle proprie e consuete attività estive, chi non
spostandosi molto dalla propria abitazione, limitandosi ad effettuare
dei lunghi e distensivi tuffi in piscina, chi altri invece preferendo di gran
lunga le impetuose ed eccitanti onde del mare, cercando così di scaricare lo
stress accumulato durante i lunghi mesi invernali.
Persino
chi negli ultimi mesi non aveva fatto propriamente parte del mondo di Orange County
sembrava essere finalmente tornato alla realtà, cercando in qualche modo di
recuperare il tempo perduto. Fra questi vi rientrava Julie
Cooper Nichols, una delle
donne le cui relazioni in passato non passavano di
certo inosservate.
Dopo l’ultima visita da parte della sua migliore
amica, Kirsten Cohen, Julie cominciò a riprendere le redini della sua vita
tornando a parlare con la figlia Kaitilin e cercando
di recuperare il dialogo con il compagno Niel che
dopo la sua “rinascita”, se così la si poteva
chiamare, non le sembrò più lo stesso di prima. Non la
guardava più con quella lucentezza mista a desiderio negli occhi; non le
parlava più se non per chiederle come si sentiva oggi; non la trattava più come
Dopotutto però come poteva biasimarlo, proprio lei
che fino a qualche giorno prima si era comportata da perfetta
farmaco dipendente, al pari di una qualsiasi drogata della California;
in fin dei conti ancora oggi si svegliava nel cuore della notte con la
soffocante voglia di prendere ancora una pillola, ancora una e basta.
Anche quella mattina, mentre si metteva
accuratamente il suo amato rossetto rosso sulle labbra carnose, l’idea di
fermarsi in una qualche farmacia per comprare un po’ di tranquillanti l’allettava più
del dovuto.
Ma
ora però aveva qualcos’altro da fare e non poteva di certo rovinare ogni casa
rimpinzandosi di quei maledetti antidepressivi che l’avrebbero
sicuramente fatta assomigliare più ad un
vegetale che ad un normale essere umano.
Dopo
un’ultima sbirciata allo specchio della camera da letto,
Chissà come avrebbe reagito quel ragazzo non appena si
fosse trovato di fronte a Julie Copper
in persona, la madre della ragazza che aveva ingiustamente ucciso quella sera.
Sapeva
che andarlo a trovare non avrebbe di certo migliorato le cose, rendendole i sogni
ancora più tormentati e strazianti, ma la sola idea di poter guardare quell’assassino dritto negli occhi e soffocarlo così con
tutto il suo odio bastava per farle dimenticare ogni cosa, persino la sua
malsana voglia di prendere pillole in continuazione.
Dopo
aver parcheggiato la macchina in uno dei tanti posti liberi dello spiazzo
penitenziario, la donna dagli intensi capelli rossi, scese dalla macchina
controllando che il tailleur nero, scelto per quella
mattina, fosse in perfetto ordine come sempre.
Munita
dei consueti occhiali da sole che nascondevano quei suoi glaciali occhi chiari,
Julie entrò nel carcere in
cui avrebbe, da lì a poco, incontrato l’assassino di sua figlia. Non sapeva
spiegarsi il motivo esatto, ma nemmeno l’idea di un incontro faccia
a faccia con quel ragazzo riusciva a farle provare una seppur minima emozione;
possibile che si fosse trasformata in un mostro? Possibile che quelle pillole
l’avessero resa più inumana di quanto già non fosse?
Forse
Marissa non si era portata via solo una parte del suo
cuore, ma anche quel poco di umanità che le era
rimasta.
“Prego
signora da questa parte” la esortò la guardia carceraria, porgendole il
cartellino con su scritto “visitatore” e invitandole
ad entrare nella stanza utilizzata per far incontrare i detenuti con i propri
cari; anche se a dire la verità lei era la persona più lontana da un “caro” che
Volchoc potesse avere.
Eccolo lì, l’assassino di Marissa. Immobile, seduto in quella sedia, intento a
guardare il muro di fronte a lui; con che coraggio continuava a respirare?
Quale assurda legge divina gli dava la possibilità di vivere ancora, di parlare
ancora, di invecchiare ancora, alla faccia di sua figlia?
Dopo aver emesso un profondo sospiro per
controllare la rabbia che provava in quel momento,
Non appena questi la vide
la sua carnagione si fece improvvisamente più bianca e marmorea, come se
davanti a lui si fosse materializzato il fantasma di Marissa
Cooper in persona.
“Sorpreso?!” si
limitò a chiedere la donna dopo alcuni istanti di silenzio, sfilandosi gli
occhiali scuri dal viso e sedendosi lentamente su quella sedia in plastica blu.
Il ragazzo stette in silenzio, come se il
cuore avesse improvvisamente smesso di pompare ossigeno da mandare al cervello.
Non sapeva cosa fare, non sapeva cosa dire, non
sapeva….non sapeva e basta.
Julie Cooper
si trovava lì, di fronte a lui. Aveva la possibilità di scusarsi e di poter
così assottigliare un po’ quel denso strato di paura e colpa che lo
attanagliava da quella notte.
“Mi…” fece per dire il ragazzo, il quale però venne immediatamente interrotto dalla donna, che
nel frattempo non aveva staccato per un solo secondo gli occhi dalla sua
figura.
“Non azzardarti a scusarti razza di
bastardo!” lo aggredì Julie, con un
voce talmente tagliente da far rabbrividire persino chi se ne stava
seduto accanto a lei, intento a parlare con un’altro giovane detenuto “…hai
ucciso mia figlia…per un tuo…capriccio!”
“Io non so…non so
cosa dire…” disse il ragazzo dagli occhi tanto azzurri quanto inespressivi.
“e non dire
nulla…” gli disse acida Julie, stringendo sempre più
forte gli occhiali da sole rigorosamente firmati “non sono di certo venuta fin
qui per sentirti parlare!”
“…e perché allora!?”
gli chiese Volchoc, abbandonando per un istante
l’aria afflitta che lo circondava.
“solo per avvisarti…” gli rivelò la donna,
tornando velocemente a rimettersi gli occhiali da sole “…l’ultima cosa che
voglio è che mentre te ne stai rinchiuso qui per i prossimi vent’anni…ti illuda di avere la possibilità di poterti ricostruire una
vita!”
Il ragazzo stette in silenzio, come se
avesse chiaramente intuito a cosa si stesse riferendo la donna. Che altro poteva desiderare la madre della figlia morta se
non la morte stessa del suo assassino?
“…una volta fuori da
queste sbarre tornerò a farti visita…e credimi…sarò l’ultima persona che vedrai
prima di morire!” lo informò Julie in tono a dir poco
glaciale “…non vivrò se non per l’arrivo di quel giorno!” lo informò la rossa,
per poi alzarsi dalla sedia e apprestarsi ad uscire.
Prima di farlo però si voltò nuovamente
verso il detenuto, che nel frattempo non aveva smesso di guardare un punto
imprecisato davanti a se, come se la donna in realtà non si fosse mai alzata da
quella sedia.
“Ah…e non pensare di poter prolungare
all’infinito la tua vacanza qui…non sei l’unico carcerato che conosco!” lo
avvertì ulteriormente Julie, per poi uscire
velocemente da quell’immensa stanza e salire sulla
sua lucida macchina nera, come aveva fatto quella mattina, anche se questa
volta accompagnata da un umore decisamente più cupo di
quello che l’aveva accompagnata qualche ora prima.
Nel
frattempo a casa Cohen, Seth
se ne stava comodamente disteso sul lettino della piscina, intento ad ascoltare
uno dei suoi gruppi preferiti, i Death Cab for Cutie,
godendosi ogni aspetto di quella vita che agli occhi di qualcun’altro
poteva apparire a dir poco perfetta.
Anche se,
come si sa, non sempre le apparenze corrispondono alla realtà e le cose belle
sembrano dover per forza finire prima del dovuto.
“Si
può sapere che stai facendo..?!” gli chiese la voce
autoritaria della sua fidanzata, che senza chiedergli il permesso
gli tirò via le cuffiette dalle orecchie, posizionandosi a braccia conserte di
fronte a lui, impedendo così ai raggi del sole di raggiungerlo come poco prima.
“te
l’ha mai detto nessuno che sei una tiranna?!” gli
chiese il ragazzo, sedendosi sul lettino e guardando la giovane Summer con un’espressione decisamente assonnata.
“sì…e
ne vado fiera!...e a te hanno mai detto che hai la
vitalità di un bradipo?!”
“no
sinceramente no!” mentì Seth, sapendo benissimo di
infastidire non poco la sua ragazza.
“Cohen…non puoi startene tutto il giorno qui senza far
niente…”
“ah
no?...e chi lo dice scusa?!”
“Lo
dico io!” si limitò a dire Summer,
per poi afferrarlo per un braccio e trascinarlo dentro casa.
“Ehi…se
avevi altri piani bastava dirlo!” le disse con fare
malizioso il riccioluto, lasciandosi tranquillamente trascinare dalla sua così
agguerrita fidanzata.
Lasciando
quest’ultimo totalmente di stucco, però, la mora si
fermò nel salotto, facendo sedere Seth sul divano, in
una maniera tutt’altro che gentile.
“Qui
sul divano?...e se poi arrivano i miei?!” le chiese
sempre più malizioso il ragazzo, ammiccando in
maniera a dir poco eccessiva “…ah…bricconcella!”
“Coehn…non hai capito niente!” si limitò a dirgli la
ragazza, per poi sbattere sopra al tavolo una serie di libri dal volume decisamente consistente “…sono venuta per aiutarti dal punto
di vista scolastico!”
“…come?!” le chiese scocciato e, soprattutto, amareggiato il
ragazzo dai capelli neri i cui sogni su ciò che avrebbe potuto fare con lei
invece che starsene lì sul divano a parlare di qualcosa di sicuramente noioso
si sciolsero come neve al sole.
“questi
sono i migliori libri su come prepararsi al meglio per i primi esami alla scuola di design di Rhode Island ….” cominciò a spiegargli Summer con
un’improvvisa energia e vitalità, come se avesse improvvisamente dimenticato di
aver trovato il suo fidanzato impegnato come sempre a non fare nulla di
produttivo “…vedi sono divisi per argomento, ma non ti preoccupare ho già
sottolineato i capitoli che ti possono interessare!”
“Ah…grazie!”
le disse poco convinto Seth, il cui umore si faceva
sempre più deluso e avvilito.
“e questi…”
“Ancora…?”
“….questi
sono i relativi test da fare per vedere a che livello sei! Allora che
ne dici?!” gli chiese sempre più entusiasta la
moretta, curiosa di sapere cosa ne pensasse Seth,
anche se dalla sua espressione aveva già intuito ogni cosa.
Non
che avesse qualche speranza sul fatto che a lui importasse realmente qualcosa
di tutta quella roba, ma era pur vero che da quando stavano insieme aveva imparato
i migliori trucchetti da usare per manipolarlo a suo
piacimento, e uno di questi era proprio quello di farsi vedere speranzosa ed
entusiasta, in modo tale da rendere impossibile al giovane Cohen
qualsiasi impulso a ferirla in qualche modo.
Certo
era un modo di comportarsi da tiranna senza scrupoli, ma era pur vero che lei
era Summer Roberts, e chi
più di lei poteva usare violenza psicologica sul suo adorato fidanzato?
“allora?...non dici niente?” gli chiese improvvisamente sfiduciata
la giovane Summer.
“Ah
nooo…ma figurati…è…è fantastico!...sono…senza
parole” le disse il ragazzo, fingendosi soddisfatto del lavoro della fidanzata.
Come
avrebbe potuto dirgli che la sola idea di dover aprire
quei maledetti libri durante l’estate lo disgustava letteralmente?semplice…non
poteva.; e altrettanto semplicemente non l’avrebbe fatto. Questo però era
meglio non renderlo noto alla ragazza che aveva
davanti in quel momento, sempre se ci teneva alla vita
“Ah
fantastico!” le disse soddisfatta la moretta “allora io vado…ci vediamo stasera!...studia ok?!” aggiunse, senza
realmente aspettarsi una risposta all’ultima domanda, visto che non avrebbe
accettato niente di diverso da un “sì” o da un “certo”.
E Seth lo sapeva benissimo, ecco perché aspettò che la mora se ne fosse andata
per nascondere tutti quei libri sotto al divano del salotto.
“Ah….dolce
far niente!” esclamò lanciando una significativa
occhiata al lettino della piscina.
“Ehi
Seth…” esclamò improvvisamente una voce femminile
alle sue spalle, che per lo spavento obbligò il ragazzo a gettarsi a terra
sotto al divano, alla disperata ricerca di quei
“preziosi” testi universitari.
Se
Summer avesse scoperto che
invece di mettersi all’opera aveva eliminato le prove dell’esistenza di quei
libri…bè forse era meglio non pensare nemmeno ad una
simile eventualità.
“per
caso sai dove…ma che cosa…stai…facendo?” gli chiese leggermente sconvolta la
voce alle sue spalle.
Nell’udire
nuovamente quella voce cristallina., Seth, che nel frattempo non aveva mosso un solo muscolo da sotto
il mobile, riconobbe quella della cugina da poco trasferitasi a Orange County da New York.
Il
sudore freddo che gli si era improvvisamente formato sulla fronte
scomparve nel giro di qualche istante e con una delle sue classiche espressioni
da attore comico del cinema, uscì allo scoperto, sapendo benissimo di aver dato
ancora più adito all’idea che di rotelle fuori posto ne avesse avute più del
dovuto.
“KATE!”
esclamò entusiasta il ragazzo, alzandosi da terra con fare a
dir poco impacciato “…per un momento ho pensato che fossi Summer
così stavo cercando di recuperare l’unica cosa che avrebbe potuto salvare il
nostro rapporto!” le spiegò con fare convinto.
“e
si troverebbe sotto al divano questa…cosa?!” le chiese
dubbiosa la cugina.
“Certo!”
le confermò Seth in tono ancora più sicuro.
“Ah!”
si limitò a dire la giovane dai lunghi capelli castani, lanciando al ragazzo un
fugace sorriso di circostanza, come a voler dire che
capiva la sua gravosa situazione mentale e che perciò non avrebbe fatto altre domande.
“Comunque…” continuò Kate, cercando
di dimenticare la scena a cui aveva appena assistito e, soprattutto, la
spiegazione che il cugino gli aveva gentilmente dato in proposito “…volevo
chiederti se hai ancora le vecchie foto di quando io e i miei venivamo qui per le vacanze!”
“Mmm…se non sbaglio dovrebbero essere in camera mia…” le
rispose Seth, accingendosi verso le scale che
portavano alla sua stanza “…che c’è vuoi rivedere te e Luke
che litigate a otto anni?!” le chiese sarcastico,
salendo le scale due a due, seguito di pari passo dalla ragazza.
“Certo…non
so come ho fatto a resistere tanto tempo senza poter ammirare i profondi occhi
scuri di Luke Ward!” gli rispose di rimando.
“sono azzurri…” la corresse il cugino “e comunque o sempre pensato che ci fosse del tenero tra di
voi…” continuò a punzecchiarla Seth, entrando nella
propria e, naturalmente, disordinata stanza.
“Già…il nostro era vero amore!...peccato che fosse fidanzato!”
Per un momento Seth
si bloccò, rimanendo in silenzio, immobile sopra alla sedia su cui era salito
per prendere gli album di foto; come se una qualche forza ultraterrena lo
avesse privato di qualsiasi movimento.
Il fatto che nè Summer nè Ryan
parlassero mai molto di Marissa
rendeva qualsiasi episodio o persona collegata a lei come qualcosa di
estremamente lontano e irraggiungibile; come sei quegli anni trascorsi tutti e
quattro insieme non fossero mai esistiti; come se quei giorni fossero stati
solamente frutto della loro immaginazione.
Kate, che nel frattempo era
rimasta all’erta e pronta a rispondere all’ennesima battuta da parte del
cugino, si accorse dell’improvviso cambiamento di Seth.
“Ehi tutto bene?!”
gli chiese la ragazza, puntando lo sguardo su quella figura snella e sempre
attiva.
“Sì…” rispose di scatto il giovane Cohen, scendendo con un balzo dalla sedia e porgendo a Kate il primo album che gli era finito per le mani “…è che mi sono appena ricordato di una cosa che dovevo fare…”
“riguarda sempre la salvezza del tuo
rapporto con Summer?!” gli
chiese dolcemente Kate, come se avesse chiaramente
capito che si trattava di qualcosa di molto più serio e, al contempo, di molto
personale.
Chissà che cosa stava succedendo a tutti;
sembrava quasi che ogni volta in cui le parlassero lei finisse sempre per
tirare fuori qualcosa di estremamente offensivo e
doloroso; era successo con Ryan, con Summer e adesso pure con Seth,
che in quanto a senso dell’umorismo ne era parecchio provvisto.
“Sì…riguarda proprio quello…” gli rispose
il ragazzo dirigendosi verso la porta della sua stanza “…chiamami al cellulare
se hai bisogno…” dopodichè se ne andò, sparendo dietro
la parte della propria stanza.
“Ok…” gli disse
flebilmente la ragazza, portandosi un ciuffo dei suoi capelli mossi dietro l’orecchio.
Lentamente, Kate
si sedette sopra al letto del cugino, rimanendo per un secondo a fissare la
scrivania dove vi era appoggiato il computer di ultima
generazione.
Solitamente non era quel tipo di ragazza
che si chiudeva in camera a porsi mille domande su dove e perché aveva
sbagliato, ma in quel momento la cosa la rendeva decisamente
nervosa. Perché tutti sembravano comportarsi in un
modo incomprensibile, soprattutto nei suoi confronti?
Certo, era pur vero che lei era l’ultima
arrivata e gli zii e Seth vivevano con Ryan da molto tempo, perciò di cambiamenti ne avevano visti parecchi insieme, ma non per questo
dovevano scappare o parlare per enigmi ogni volta che si intavolava un discorso
con lei.
Odiava fare quei ragionamenti con se
stessa, ma se sbagliava su qualcosa o se involontariamente li offendeva bastava
che glielo facessero notare.
“forse
aveva ragione papà….” si disse la ragazza a voce alta
“…dovevo restarmene a New York!”
Dopo
aver incrociato le gambe, e appoggiato l’album sopra le sue ginocchia, Kate lo aprì, sapendo bene di dover fare il possibile per
trattenere le lacrime una volta visto il dolce viso di
sua madre. Era da tanto che non guardava le foto di quelle vacanze così
lontane; chissà se era una buona idea tuffarsi
nuovamente in quel passato, così felice e perfetto da essere quasi doloroso.
La
prima foto che apriva l’album però non era affatto
degli anni in cui trascorreva le estati nella città di Sandy
e Kirsten, bensì era di qualche anno prima.
C’erano
Seth, Summer, Ryan e…Marissa? Si certo quella era Marissa Cooper, la storica fidanzata di Luke;
a proposito perché lui non c’era nella
foto? Anzi, forse avrebbe dovuto chiedersi cosa ci faceva la bella Marissa insieme al cugino? Se ricordava bene i rapporti tra di loro non andavano al di là del semplice evitarsi. Possibile
che le cose fossero cambiate così tanto?
In quella foto, nonostante i capelli non fossero
lunghi come li aveva ora, Summer era bellissima come
sempre; e Ryan…bè non
sembrava nemmeno lui con quel leggero sorriso stampato sulle labbra. Da quando si era trasferita ad Orange
County non lo aveva mai
visto sorridere in quel modo.
Nella
foto non dovevano trovarsi a Orange
County e la scritta dietro al cartoncino ne era la
conferma: Tijuana, Messico.
“Waw…Seth si è
dato da fare negli ultimi tempi!” disse la ragazza, con un sorriso dipinto
sulle labbra.
Curiosa,
Anche questa volta, però, trovò il gruppetto della foto
precedente. Questa volta si trovavano nella spiaggia di O.C. e Ryan cingeva i fianchi a Marissa, che anche con quella semplice treccia era in
perfetto ordine.
Perché il fatto di vedere Ryan insieme ad un’altra ragazza le rendeva così difficile la
respirazione? Persino il cuore, traditore, aumentava così velocemente i battiti
da dare alla ragazza l’impressione che il muscolo cardiaco stesse
per salire direttamente alla gola..
Era inutile reagire così per una sciocchezza del genere, dopotutto
lei non provava niente per quell’Atwood; lo conosceva
da poco e per di più dall’ultima volta che lo aveva ringraziato per averle ritrovato l’anello non si erano quasi scambiati
parola, se non per chiedersi gentilmente di passarsi il sale.
E poi era chiaro che lui e Marissa stavano insieme, erano sempre loro quattro: lui, Marissa, Summer e Seth. Solo uno stupido non avrebbe capito; e fortunatamente
il suo livello di stupidità non arrivava a simili livelli.
Oltretutto la foto seguente ne era
un’ulteriore dimostrazione: Seth, Ryan,
e Marissa che abbracciava quest’ultimo
con un’espressione negli occhi che avrebbe fatto sciogliere persino il cuore
del più duro dei serial killer. Anche Ryan era
visibilmente felice; aveva un’espressione che non gli aveva mai visto, neppure
una volta da quando lo aveva conosciuto. Possibile che
in realtà fosse un ragazzo totalmente diverso?
Improvvisamente però, il ricordo della prima sera in cui vide Ryan, mezzo ubriaco e in uno stato a di
poco pietoso, si fece strada nella mente di Kate,
facendole rimbombare in testa una precisa frase detta dal ragazzo.
“proprio
stasera dovevi andare ad ubriacarti con Luke?!”
“e con chi sennò…Seth è impegnato con Summer…”
“e
tu…non ce l’hai una ragazza
che ti tenga occupato?!”
“ce l’avevo…”
“…forse…si sono lasciati!” si disse la castana, per poi passare
alla foto seguente.
Seth e Summer in spiaggia. Erano
davvero carini, soprattutto perché Seth stava
dormendo con la testa sopra le ginocchia della ragazza, non rovinando così la
foto con una delle sue strane espressioni.
Più li vedeva e più le risultava
impossibile che una ragazza d’alta classe come lo era lei si fosse innamorata
di uno come Seth, la cui incontinenza verbale era a
dir poco famosa. Chissà forse Sandy aveva ragione, il fascino Cohen era
misterioso e impareggiabile.
Velocemente passò in rassegna le altre foto: Summer,
Summer, Summer….e…ancora Summer.
Bastava guardare quell’album di foto per
capire quanto Seth fosse
innamorato di quella ragazza; non che a Kate
servissero altre dimostrazioni visto che sentiva parlare di lei da quando aveva
si e no otto anni.
Ad ogni modo Seth era riuscito a
conquistarla, aveva raggiunto il suo sogno e su questo non c’era altro da dire.
Dopo la centesima foto con protagonista la
giovane Summer, quella che venne a seguire fu
paragonabile ad una mazzata data in pieno capo: Ryan
in procinto di baciare Marissa.
Senza chiedersi il perché della sua reazione la ragazza voltò
nuovamente pagina, ad una velocità che ad uno spettatore esterno non sarebbe di
certo passata inosservata.
Che cosa le era saltato in testa di
mettersi a guardare le foto di Seth ancora non lo
capiva; al diavolo lei e la sua maledetta curiosità.
Fortunatamente la foto successiva ritraeva nuovamente i quartetto al completo, senza alcuna presenza di effusioni
in vista. Odiava ammetterlo, ma la cosa la rilassava non poco.
“sono proprio una cretina…” si ammonì, per poi posare nuovamente
lo sguardo sull’album fotografico.
In questa erano nuovamente in spiaggia, di sera
, tutti tranne Seth, con la felpa
dell’università in cui erano stati accettati.
“Caspita….Summer andrà alla Bown…Io nemmeno ci ho provato a mandare la domanda….!” si disse, stendendosi a pancia sotto per stare più
comoda “…appena la vedo devo assolutamente farle i complimenti!”
Per lo stupore di vedere Summer con la
felpa di una delle università più prestigiose, Kate non si era accorta di quella che indossava Marissa, ovvero la stessa di Ryan:
Berkeley.
Allora avrebbe
frequentato anche lei la sua stessa università; bè,
meglio così…Non che avesse avuto qualche strana intenzione di provare qualcosa
per Ryan Atwood che andasse
al di là della semplice amicizia, ma il fatto che alla
Berkeley ci fosse anche la giovane Cooper era un’ulteriore sicurezza.
La foto di Seth e Ryan
con la toga azzurra e la ghirlanda di fiori dello stesso colore era davvero carina; per non parlare di quella con Summer e Marissa abbracciate.
“ma…Marissa? “
si chiese improvvisamente la giovane Cohen,
mettendosi nuovamente a sedere sul letto, con davanti la foto delle due coppie
insieme nel giorno del diploma.
In quei giorni non l’aveva mai vista, nemmeno di sfuggita per le
strade di Orange County. E nessuno ne parlava mai, neppure Summer che, era sicura, fosse una sua grande
amica.
“possibile che…” si disse Kate,
sbiancando nel giro di qualche secondo “…che sia…”
“…certo
che quel Ryan è proprio un
tipo strano! Da come me lo aveva descritto Sandy sembrava
il ritratto della galanteria!”
“bè…diciamo che questo non è esattamente uno dei suoi
periodi migliori!” le spiegò Seth.
“già…e non è il solo…” disse
Summer.
- Noo…ma che vado a pensare! Sarà
partita per le vacanza lasciando ragazzo e amici da
soli…- pensò Kate tra se e se, posando velocemente
l’album sopra la scrivania del cugino -…non posso pensare ogni volta al peggio,
sembro una pazza!-
Velocemente la ragazza dalla corporatura snella, uscì dalla
stanza, percorrendo le scale ad una velocità decisamente
maggiore di poco prima.
Ma perché allora nessuno parlava mai di Marissa
Cooper? Dopotutto era stata la ragazza di Ryan e se non sbagliava era la migliore amica di Summer.
“Ehi avventuriera…dove te ne vai?! esclamò improvvisamente la voce di Sandy,
che nel frattempo era impegnato a spalmare qualcosa di sicuramente squisito
sopra ad un pezzo di pane dolce.
“AH…zio Sandy...” gli
rispose in tono decisamente afflitto la nipote.
“Ehi…c’è qualcosa che non va?...” gli chiese Sandy preoccupato,
appoggiando sopra al tavolo il coltello che teneva in mano.
“No…” gli disse Kate, in tono decisamente poco convinto.
“Sicura?!” incalzò il parente, con il suo
consueto modo di fare paterno.
“A dire la verità…vorrei chiederti una
cosa…” affermò Kate, andandosi a sedere sullo
sgabello di fianco a Sandy.
“Certo dimmi tutto!”
“mi chiedevo…dove fosse Marissa Cooper…” gli chiese, cercando di
non posare lo sguardo sugli occhi chiari dell’uomo “…sai…la ragazza di Luke Ward…quella…che abitava qui vicino!”
Anche questa volta la
reazione fu simile a quella di Seth e Summer; lentamente Sandy Cohen posò sul tavolo anche la fetta di pane appena
spalmato, per poi sedersi di fronte alla figura nivea della nipote e cercare in
quel minuto di silenzio le parole adatte per rispondere alla domanda.
Se fosse davvero partita
per un viaggio, a Sandy non sarebbe servito tutto
quel tempo per rispondere a quel semplice quesito.
Dopotutto però Kate
lo sapeva; lo aveva letto nello sguardo di Seth poco
fa nella sua stanza, in quello di Summer quel giorno
al molo e, soprattutto, in quello di Ryan, ogni volta
che si perdeva in qualcuno dei suoi pensieri.
Marissa Cooper
era morta.
Ciao a tutti!!!Ecco il capitolo dieci!
Finalmente Kate ha scoperto che cos’è quel velo di tristezza che da
tempo si stagna ad Orange County.
Che dite ho aspettato troppo?...ho esagerato a fare in
modo che ci arrivasse un po’ da sola? È che ho trovato carina l’idea delle foto
(ho avuto l’illuminazione guardando la miriade di immagini
che ho su O.C.)…voi che ne pensate?dovevo descriverle
più attentamente?
Cmq
mentre scrivevo quel pezzo dell’album ascoltavo la
canzone di Jeff Buckley – Hallelujah, e mi veniva da piangere; Marissa
perché l’hanno fatta morireeeeee?????...che triste.
Ok
basta, altrimenti penserete davvero che sono pazza.
Passiamo ai
ringraziamenti: grazie Tiffany 90 che mi segui
sempre….sei miticaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa,
continua a leggere ok?ci conto….!!!!
E grazie a elly (grazie stellina sei dolcissimaaaaaaaaaaaaaaa…cmq per il mio indirizzo basta che vai sul mio nome,
summer86, ci clicchi sopra e vai su
contatta….scrivimi il tuo indirizzo e-mail lì così poi ti scrivo ok? Dai così ci aiutiamo a vicenda!!!!!!!!).
Spero che vi sia piaciuto anche questo
capitolo…per il prossimo ho intenzione di far succedere qualcosa….quindi preparatevi!
Grazie anche a tutti
quelli che leggono la mia fan fiction…spero di non
annoiarvi, altrimenti ditemelo ok?
Un mega
bacione
Summer