Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Segui la storia  |       
Autore: sleepingwithghosts    06/01/2014    3 recensioni
«Perché non ti svegli?», sussurrò dopo un po’, in preda all’ansia. Doveva rivedere quegli occhi, doveva porre loro delle domande, doveva capire. Le sfiorò le vene del braccio, di un colore scuro che bene conosceva, e sentì di nuovo quella morsa allo stomaco. Da quanto tempo si drogava? Avrebbe voluto saperlo. Perché lo faceva? Che cosa era successo nella sua vita di tanto tragico da farla rifugiare in quello schifo? Perché voleva uccidersi? Aveva bisogno di risposte. «Svegliati, ti prego», disse in un sospiro, il naso appoggiato sul suo polso. Aveva un buon profumo, pesca forse.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non so perché lo sto facendo, forse è solo che sono ubriaco e non capisco più un cazzo, ma avevo bisogno di parlare con te, anche solo di immaginarmelo. Mentre scrivo mi immagino la tua espressione corrucciata perché parlo velocemente e non mi capisci, mi immagino le tue labbra schiacciarsi una sull’altra e diventare sottili quando le distendi in un sorriso, perché io mi sto rendendo ridicolo e ti sembro buffo. Lo vedi, vedi che avevi ragione? Parlo sempre a vanvera. Me lo dicevi continuamente che i miei monologhi erano insopportabili, ma chissà come mai poi stavi sempre ad ascoltarmi, gli occhi sgranati, un’attenzione che spesso mi faceva commuovere.

Sono a Berlino, tu non lo so. Forse a casa, forse al lavoro, forse a comprare la farina al supermercato per fare i pancakes a qualcuno che non sono io. Sono a Berlino e sono appena rientrato nella mia stanza d’albergo. È tutto così buio, qui: piove, piove da quando sono sceso dall’aereo una settimana fa. Sembra che la gente che incrocio quando cammino per strada non ci faccia caso, ma io sono terribilmente stanco di avere le ossa umide per questa cazzo di pioggia. Forse loro sono abituati, ma io no, io sono abituato ai tramonti che vedo dalla finestra della cucina, al rumore del mare la sera quando vado a correre sulla spiaggia, ai capelli di mamma che sotto il sole sembrano ancora più biondi. Mi manca casa e la colpa è solo mia perché l’ho abbandonata, sono scappato per scappare da te. Vigliacco? Probabile. Avevo paura, paura che un giorno sarei riuscito ad uscire dalla cupa nube che da mesi mi sovrasta, sarei riuscito ad uscire di casa con le spalle più dritte, la testa più alta, e in quel momento, solo in quel momento in cui mi sembrava di essere guarito, rincontrarti. Vederti davanti a me e dover cambiare marciapiedi per non crollare in mille pezzi di nuovo.

Ma chi prendo in giro? Sono rimasto in mille pezzi, in milioni di pezzi. Mai ricucito, mai ricomposto, mai riassemblato completamente. Ho buchi dentro che sono incolmabili e sì, sì lo ammetto, non ho fatto molto per ricucirli. Io non ci riesco ad andare avanti senza di te. Mi hai reso debole, fottutamente debole. Sto facendo diventare matti la mamma e Shan. Sono arrivati a quel punto in cui mi lasciano fare le mie cazzate, ma mi guardano con quella faccia che dice “ti prego, stai attento, noi ti vogliamo bene”. Il punto è che non mi voglio più bene io.

Sono le quattro di mattina qua, ed è buio pesto. Fa freddo, non so perché ma in questo hotel fa sempre un fottuto freddo. O forse sono io che ormai il freddo ce l’ho dentro. Sono appena scoppiato a ridere, sembro uno di quei poeti del cazzo a cui non daresti neanche una lira, uno di quelli che scrivono i bigliettini per San Valentino. È che ho questi buchi, te l’ho già detto, e credo che mi stiano mangiando il cervello. Mi sento un estraneo, o semplicemente non mi sento più. Sono magro, magro come lo eri tu come quando ti ho detto “riesco a contarti le costole ad occhi chiusi, Mary”, ma non ho voglia di mangiare, mi disgusta l’odore del cibo, e non perché qui in Germania sia terribile, quella è un’altra storia. Non so neanche perché te lo sto dicendo, ma probabilmente è perché non riesco a dormire da giorni (settimane? non saprei) e sono ubriaco e non capisco più un cazzo. La birra qua è proprio fenomenale, non pensavo, non ci ero mai stato. Non so neanche come ci sono finito a Berlino, ad essere sincero. Con qualche amico, quello lo ricordo, ma poi li ho persi da qualche parte e sono rimasto da solo. Rimanere da solo  è una di quelle espressioni che più mi fanno ridere e mi stanno antipatiche. Nessuno è rimasto, nessun amico, nessun fratello, tu cazzo non sei rimasta, e io sono solo, solo in questa stanza d’albergo fredda, solo a letto quando fisso il soffitto, solo quando alla mattina mi bevo il caffè e me lo spando addosso perché anche i miei polsi sono diventati deboli, solo quando, il cuscino premuto sulla testa, urlo, urlo fino a quando non ho più fiato, fino a quando prendo coscienza che nessuno verrà a chiedermi come sto, se sto bene, se voglio parlare, se sto male e perché sto male, se vaffanculo.

Che cosa stai facendo, Mary? Dove sei? Mi stai ascoltando? Mi gira la testa perché sono ubriaco e non capisco più un cazzo. L’hai capito, che non capisco più niente? Niente, niente, non c’è niente al di fuori di te, niente senza te, niente più Jared, niente più sogni, niente più vita, niente più niente. Niente è quello che sono diventato quando te ne sei andata, quando non sei rimasta più con me, fra le mie braccia, le gambe intrecciate alle mie. E lo so che lo conosci bene anche tu quel vuoto che ti tenta come una sirena, lo so che lo conosci anche tu quel vuoto che ti inghiotte, e tu ti aggrappi a qualsiasi cosa pur di rimanere a galla. Lo so che mi conosci bene, e mi dispiace, anche adesso che sono ubriaco e non capisco più un cazzo, mi dispiace, ma io non posso cadere giù, io non voglio cadere giù. Quindi devi andartene via dalla mia testa per sempre, toglierti dalla mia vita, lontano da me. Devi andare via Mary o io impazzisco. Impazzisco sul serio questa volta. Sto ballando con un milione di demoni ora, quelle mille parti di me impregnate di peccato, di rimpianti, di tristezze e vacanze, e non capisco più niente. Voglio fare l’amore con gli angeli Mary, voglio fare di nuovo l’amore con te, l’angelo più bello, e non importa chi dovrò uccidere, non importa non importa!, non importa se dovrò uccidere anche me, se dovrò uccidere anche te, non importa se i buchi mi stanno mangiando, non importa se sto impazzendo, perché so, so che ti amo, e ti amo di più di quanto amo me, di quanto amo la mia vita, e so, so che devi andare via, devo lasciarti andare via sul serio questa volta, via dalla mia testa, via da me, dalla mia vita, via via via. Devo lasciarti andare via, devo lasciarti andare, devo lasciarti, devo…

Mi sono appena reso conto che il tuo indirizzo non lo conosco. Che peccato. O meno male?

________
Tutto ciò non era previsto, l'ho scritto solo perché sono talmente arrabbiata che qualcosa dovevo pur fare o avrei cominciato a sbattere la testa contro il muro dicendo parolacce. Quindi sì, non rimanetene troppo traumatizzati, so che ci sono delle scene abbastanza macabre ma ne avevo bisogno. So che capirete. Deb.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: sleepingwithghosts