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Autore: MissNanna    06/01/2014    11 recensioni
Lei: bella , ricca e terribilmente schiava dell'apparenza .
Lui:bello , povero e privo di ogni inibizione.
Lei la sua datrice di lavoro, Lui il suo autista.
Quando due cuori si scontrano,non è sempre facile ad arrivare al lieto fine..
Strade lunghe tortuose e ricche di colpi di scena...
Questa è la storia Di Noa e Pen.
ATTENZIONE:storia completa, su richiesta è possibile aggiornare un capitolo al giorno.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Serate da Incubo

Ero seduta sul letto a fissare  la finestra. Ero finalmente a casa e mai come in quei giorni compresi quanto mi sentissi fuori luogo. Mia madre era raggiante per il mio ritorno, mio padre ricominciava a parlarmi e Dafne era troppo presa dall’acquisto del suo nuovo nido da single in carriera. Io mi limitai a nutrirmi ,respirare e rinchiudermi ancora in camera. Erano passati esattamente cinque giorni e mezzo e quella notte avremmo festeggiato il capodanno. Quella sera avrei partecipato al party annuale dei genitori di Richard, i quali oltre ad essere soci dell’impresa di mio padre erano anche amici di vecchia data. Avevo indossato il mio abito lungo rosa antico, avevo legato i capelli ero bella che pronta, eppure me ne stavo ferma su quel letto senza nemmeno fiatare . Mi ricordai che da piccola, provavo quella sensazione di vuoto ogni volta che mia madre mi lasciava all’asilo. Mi portava lì, di fronte alle giostre inondate di bambini. In quegli attimi sgranavo gli occhi , felice di trovarmi in un paradiso simile, poi mi voltavo per darle la mano e lei non c’era più. Ero sola ad affrontare i nuovi amici, quei nuovi giochi , e mi sentivo talmente vuota di idee che avevo paura di tutto. In quell’istante sentii mia sorella precipitarsi nella mia stanza. Mi voltai appena.

-Ehy, sei pronta? C’è la limousine che ci attende!

Le gambe mi tremarono. Lui non era stato licenziato. Non potevo fargli quello, d’altronde aveva già perso un lavoro a causa mia, non mi sarei perdonata una tale viltà. Aveva bisogno di quel lavoro, anche se mi aveva venduta per pochi soldi. Dafne mi si sedette accanto e mi abbracciò facendomi poggiare la testa sulla sua spalla.

-Papà è andato con Noa!

Affermò ed io sobbalzai cercando di mostrarmi forte.

-Non me lo nominare quel tipo, per favore. Ci ho perso anche troppo tempo!

Mi riportai in piedi. Afferrai la pochette dalla scrivania e mi diressi alla porta.

-Allora? Che fai? Non hai più fretta?

Mi imitò .

-Non dovresti evitare il discorso. Ci sei rimasta male e lo so. Mi dispiace anche per il fatto che in questi giorni io sia stata molto distante, ma sai che avevo la testa tra le nuvole. Mi sono presa questi pochi giorni per la mia vita privata ed ho messo da parte il lavoro! – comincia accarezzandomi una spalla .– Non avrei mai dovuto mettere da parte te, però!

Sbuffai e scrollai le sue mani da me.

-Smettila, okay?Smettila!Non ho bisogno di una baby sitter , non ho bisogno di nessuno! – gli urlai contro, mentre ci ritrovammo in giardino. Camminavo a passo svelto avvolta nel mio cappotto chiaro. Con le mani che stringevano  i lembi della gonna lunga .

-Porca miseria, perché tutti quanti mi trattate come una demente?Perché cavolo devo essere umiliata in questo modo?

Sentii le mani di Dafne afferrarmi per un polso, ma la scansai.

-Lasciami in pace!Devo solo.. calmarmi!

Le dissi cercando di placare la rabbia che mi era esplosa dentro. Entrai nella limousine e lei fece altrettanto. Il resto del viaggio, fu solo un lungo silenzio.

                                                                                                    ***

Al pesante silenzio dell’auto si era contrapposto il gran fracasso proveniente dalla sontuosa villa dei Benedetti. Arrivammo nel salone molto prima delle ventuno e l’aperitivo era già stato servito. Tartine al caviale ed ottimo spumante francese. Ero tornata al mio posto. Il posto che agognavo da molto più di un mese. Una volta entrata gli occhi di tutti furono puntati su di me. Li sentivo addosso come aghi. Deglutii e continuai a camminare senza curarmi delle arpie. Nostro padre e nostra madre ci vennero incontro, anche loro con i loro bellissimi abiti eleganti. Mia madre portava un bellissimo vestito di seta verde chiaro e di manifattura italiana. Sorrisi loro e cercai di rassicurarli che stessi bene anche tra la folla che sussurrava il mio nome ,mentre beveva champagne.

-Finalmente siete arrivate!

Sbottò mia mamma.

-Si, scusaci è che…

Cominciò Dafne.

-Ma abbiamo avuto un contrattempo con il mio abito!

Completai la sua frase per evitare che anche i miei , volessero approfondire sulle mie questioni private.

-Oh , beh, almeno siete arrivate in tempo per il primo assaggio del bouffet stile giapponese ,sperimentato da Bernadette!

Continuò mia madre con fare civettuolo. Bernadette era la madre di Richard e ogni anno, al suo party, cercava sempre di sperimentare nuove cose, in modo tale da poter superare il meraviglioso festeggiamento, che ogni anno, mia madre organizzava per l’inizio delle vacanze estive.

-Wow, mamma , allora dovremo assaggiare tutto e constatare che sia tutto immangiabile!

La esortò Dafne, conoscendo la vena perfida della nostra genitrice.

- Xavier, sei molto silenzioso!

Constatò lei voltandosi verso suo marito che intanto aveva lo sguardo perso nella folla.

-Amore, perché non andiamo a prendere qualcosa intanto?

Le chiese non sorprendendola più di tanto. Mio padre non amava mangiare molto tardi. Lui si voltò subito dopo verso mia sorella.

-Ci aiuti a prendere le portate?

Le chiese . La ragazza seppur stranita, fece un cenno positivo. Mi accarezzò un braccio, mimandomi che sarebbe tornata a breve e scomparve tra la folla insieme ai nostri genitori. Cominciai a fare un giro per perlustrare la sala e la gente che vi presenziavano. I soliti fratelli Benerice, i cugini Ammendola, le gemelle Bautista. Insomma, le solite facce di ogni anno. Senza neanche pensarci mi ritrovai sul meraviglioso terrazzo della villa. Terrazzo interno che dava sul  retro della casa, ovvero verso il giardino nella quale erano parcheggiate anche molte limousine. Faceva molto freddo ed io avevo lasciato il cappotto all’ingresso. Mi strinsi tra le braccia e fissai il solito cielo rosso di capodanno. Erano passati molti anni da quando la mia famiglia ed io ci eravamo trasferiti in Italia. Gli affari di mio padre non ci avevano mai lasciati tranquilli in un solo posto. Questo non aveva fatto altro che impedirmi di creare veri legami affettivi. Avevo più o meno quattordici anni quando finalmente ci fermammo a vivere in questo paese. Iniziai presto il liceo. Trovai poche amicizie, le stesse che non sentivo da tempo , le stesse che il giorno del mio compleanno mi avevano lasciata da sola. Sbuffai appoggiandomi sulla ringhiera di marmo dell’enorme balconata. Fissando le stelle quasi, mi rivedevo all’epoca. Sempre molto carina e alla moda. Il mio carattere è sempre stato molto difficile. Non credo ormai di esser mai stata una vera dura. Con Noa, la maggior parte delle mie certezze sono cadute. La verità non era che io ero impossibile , che ero troppo per gli altri. Erano gli altri che non mi reputavano molto bene, che si fermavano all’apparenza senza mai tentare di abbattere il mio muro interiore. Quando conobbi Lucan ero poco più che una bambina. Ricordo che la prima volta che lo vidi, in piedi con la sua camicia azzurra, arrotolata sulle braccia,aveva una gamba poggiata su un banco e lo sguardo riverso fuori dalla finestra , perso chissà dove; pensai che fosse perfetto. Che lo avrei amato per la vita se solo si fosse accorto di me. Fu un ‘impresa ardua attirare la sua attenzione. Ero bella si, ma come gli altri, inizialmente credeva che il gioco non valesse la candela. Quando finalmente riuscimmo a metterci insieme fu fantastico. Il  mio primo amore e tutte le sue conseguenze. Per la prima volta in vita mia ,mi sentivo parte integrante di qualcosa di magnifico.Per la prima volta ero stata capita da una persona che non fosse della mia famiglia. Dopo un po’ iniziarono i problemi relativi al sesso, alla gelosia e che infine si tramutarono in un vero e proprio tradimento. Un qualcosa che non ammazzò solo i miei sentimenti, ma la me stessa che credevo di aver ritrovato. Poi c’era stato Richard e infine … Noa. Presi un lungo respiro facendo leva sulle braccia appoggiate ancora al marmo. Improvvisamente sentii il mio nome fuoriuscire dalle labbra di una persona che conoscevo molto bene. Mi voltai di scatto ancora spaventata.

-Richard!

Affermai stupita. Lo vidi togliersi la giacca e porgermela.

-Scusa se ti ho fatto paura, non volevo. Metti questa che fa freddo!

Mi sorrise teneramente ed io indossai quel pezzo di stoffa scuro. Mi sorpassò e si sporse anche lui sulla ringhiera a fissare un punto indefinito nel cielo pronto a riversare le sue lacrime d’acqua su di noi.

-Ti trovo bene!

Mi disse , ricordandomi la conversazione che avevamo avuto qualche tempo prima , quando me lo ritrovai di fronte sotto il palazzo di Noa.

-Stai molto bene anche tu, Rick!

Gli dissi voltandomi verso di lui.

-Odio le feste che organizza mia madre!Sono assurde e inoltre da quando ci siamo lasciati,non fa altro che approfittare di queste occasioni per presentarmi qualche bambocciona per farmi accasare, dimmi ti pare giusto?

Scoppiammo a ridere.

-Beh, almeno potrai dire di aver fatto molte conoscenze!

Affermai divertita.

-Mi pare ovvia ,come cosa!

Affermò. Intanto portai una mano dinnanzi al naso ormai gocciolante e la sua espressione rapidamente mutò.

-Mi dispiace  se sono venuto da te , ora. Non avrei dovuto.. – si riportò in piedi e iniziò a passeggiare su e giù, per qualche passo. Io intanto lo seguivo con lo sguardo.- Da quando ci siamo visti in quel bar non ho fatto altro che pensare a te e chiedermi in cosa avessi sbagliato!

Mi fissò per qualche attimo.

-Non hai sbagliato nulla…

-Aspetta!Fammi finire. – Riprese a respirare in modo regolare e parve calmarsi. Si riavvicinò a me. – Ho capito che per quanto io potessi amarti, tu non avresti mai potuto corrispondere. Io ti amo,Pen,ma non sono abbastanza per te. La cosa mi ferisce ,ma l’accetto.

Si fermò di botto.

-Scusa ancora, non avrei dovuto dire nulla del genere!

Gli sorrisi e gli accarezzo un braccio.

-Non ti preoccupare,Rick! Va bene così! – Mi strinsi sempre più nella giacca. – Volevo solo dirti che mi dispiace che io non sia innamorata di te, forse ora sarei felice tra le tue braccia. Posso dirti ,però che sei tanto, sei immenso nella tua essenza e solo perché non ti amo, non significa che non ti apprezzi. Per qualcuna lì fuori, tu sarai tutta una vita, solo che quella persona non sarò io!

Terminai sorridendogli. Mi afferrò per le spalle e mi strinse a sé.

-Vieni qui e abbracciami come non abbiamo mai fatto!

Disse facendomi scoppiare a ridere. Ci dondolammo a lungo poi mi lasciò andare.

-Allora, piccola che ne dici di rientrare?

-Forse è meglio, altrimenti ci ritroveremo con una bronchite e non mi pare il modo giusto per iniziare il nuovo anno, o sbaglio?

Gli chiesi con un tono falso.

-Certamente!

Mi fece strada ed insieme rientrammo nel salone. Gli sguardi di tutti erano ancora puntati su di me,ma con Rick dalla mia parte, sentivo realmente di poter affrontare il fuoco. Quella sera, mi sarei divertita. Niente più lacrime … almeno credevo.

 

****

La cena era stata servita ai diversi tavoli ed erano ormai le ventitré. Mancava veramente poco alla mezza notte. Così decisi di uscire in giardino a prendere una boccata d’aria. Mi rialzai dal mio posto e mio padre mi fissò a lungo. Sbuffai.

-Papà vado a fumare una sigaretta, okay?Ci vado da sola, non ho nessun uomo nella borsetta!

Scossi la testa. Per tutta la sera, da quando ero rientrata con Rick, mi aveva tenuta d’occhio, nonostante i continui colpetti che mia madre gli destava sul braccio.

-Xavier, per la miseria smettila e godiamoci la serata, okay?

Mi voltai verso mia sorella.

-Vuoi venire con me?Così facciamo tranquillizzare il papi?

Dissi leggermente irritata. Lei si rialzò scuotendo la testa.

-Oggi stai veramente esagerando papà!

Sbottò prima che io la precedessi . Con addosso uno scialle cominciai ad uscire in giardino. Quando discesi l’ultimo scalino dell’ampia villa la mia attenzione fu attratta dalla figura in smoking che mi stava davanti. I suoi occhi azzurri, che non vedevo da tempo mi fissavano stupiti, tanto quanto i miei.

-Ciao Penny!

Per un attimo , al suono di quelle parole e di fronte al suo viso, mi sembrò di tornare indietro nel tempo. Molto prima dello scandalo. A molto prima che mi frantumasse il cuore. Le ginocchia mi tremarono.

-Che ci fai qui, Luke?

Chiesi d’un fiato.

-I tuoi genitori vengono da anni a questo party ed ho saputo che per quest’anno avresti presenziato anche tu,nonostante la rottura con Richard!

Si portò le mani nelle tasche dei pantaloni. Deglutii e abbassai lo sguardo. Una sorta di imbarazzo prese il sopravvento su di me. Mi morsi un labbro prima di riguardarlo in volto.

-Perché sei qui?

Rise sarcastico e rialzò il viso verso l’alto.

-Sembrerà pur banale ,ma è l’unica ragione che mi ha spinto a venire da te, un ultima volta!

Deglutii e compresi quanto realmente fossimo lontani. Due persone che avevano condiviso tanto. Erano cresciute insieme, eppure tra noi ,non era rimasto più nulla di vero. Solo tantissimi ricordi. Ricordi di emozioni provate, di baci rubati, di carezze trattenute. Si avvicinò di qualche passo , il tanto che gli bastò per rialzarmi il mento con le dita e fissare su di me quei suoi smeraldi.

-Penny, io ti amo e non voglio che tra noi finisca in questo modo! – affermò serio. Presi un grande respiro.  – Dimmi che lo vuoi anche tu, che mi ami come prima e più di prima e ti giuro che se provi questo salirò in quella sala piena di gente, e affronterò tuo padre. Non mi interessa la sua ira, tutto quello che mi limiterò a chiedergli è la tua mano !

Indietreggio automaticamente, quasi scottata da quelle parole, come fossero fiamme ardenti. Abbassa lo sguardo. Cerco di calmare il tumulto di sentimenti che provo e gli prendo le mani tra le mie. Ci guardiamo e il tempo sembra fermarsi.

-Luke, io…  - mi morsi un labbro. Stavo per continuare, ma il suono di alcune risate attirarono la mia attenzione. Mi voltai verso l’entrata della villa e vidi mia sorella e Richard che ci fissavano stupiti e negli occhi del ragazzo potei scorgere anche dolore e amarezza. Dafne cercò di tirarlo via per continuare la chiacchierata in un altro posto, ma lui si fermò. Luke si sporse e mi prese per un fianco. Lo fissai con irritazione.

- Luke , lasciami! – gli sussurrai con un tono di voce a malapena udibile, ma lui non lo fece.

Richard si ravviò i capelli e cominciò a camminare su e giù per un piccolo tratto di strada. Atteggiamento tipico di quando è nervoso.

-Ora ti presenti anche qui? Con quale faccia lo fai, eh? Pezzo di merda, come fai a fare una cosa simile?

Si pronunciò sprezzante. Lucan si irrigidì e conoscendolo in parte, sapevo di dover agire in fretta e mettere fine a quell’incontro.

- Luke ,ora non è il caso di parlare, non credi?

Gli dissi cercando di fargli capire quello che rischiavamo entrambi .

-Hai paura di quel fighetto?

Lo fulminai con lo sguardo.

-Che pezzo di merda!

Sbottò , ancora, il ragazzo alle mie spalle.

-Richard, smettila anche tu!

Urlai senza nemmeno spostarmi di un centimetro. Lucan sogghignò.

-Non c’è niente da ridere qui!

-Io me ne vado!- sentii proferire da mia sorella. – E tu vieni con me ed evitiamo piazzate inutili!

L’osservai di sottecchi e notai che Rick era molto amareggiato,ma da gran signore si riportò in posizione eretta e porgendole un braccio si lasciò trascinare lontano da me.

-E’ inutile che rimandiamo , Pen!

Mi disse serio fissando un punto indefinito nel cielo.

-Io credo che tu debba darmi una risposta!

Scossi la testa ,confusa.

-Cosa posso dirti, Luke?Tu torni qui , dopo che ti ho detto di uscire dalla mia vita e … mi spiazzi!

La mia voce,nonostante la mia volontà, comincia a tremare.

Le sue mani si poggiano sulle mie guance.

-Non devi dirmi nulla di complicato . Dimmi che vuoi ciò che anch’io desidero , e ti porterò via!

Le lacrime cominciano a rigarmi in viso. So bene quale sia la cosa giusta da fare, ma mi fa male. Fa un male cane dire addio ad una parte importante di sé . Le sue labbra si posarono sulle mie e mi coinvolsero in un bacio che almeno per me ha il retrogusto dell’addio. Il sapore della fine. Quando il respiro mi mancò lo spinsi .leggermente ,lontano da me. Appoggiai la fronte sul suo petto scosso dai battiti del suo cuore. I singhiozzi presero il sopravvento. Le sue braccia mi strinsero ancor di più.

-Luke.. – cominciai senza fissarlo negli occhi, beandomi ancora di quel calore che non avrei più sentito. – E’ finita! – lo percepii incassare il colpo.

-Resterai sempre il mio primo amore. La persona che mi ha resa quella che sono oggi, ma ora non bastano i ricordi. Non bastano più le vecchie emozioni. – continuai riportandomi dritta di fronte a lui, il quale  infilò nuovamente le mani nelle tasche dei pantaloni classici. – Noi non siamo  più gli stessi!

Lui scosse la testa.

-Non parlare anche per me . Quella che è cambiata sei tu e non posso criticarti. Sono stato io che ti ho spinta a questa vita. Una vita che non mi comprende più!

Le lacrime continuarono il loro corso,ma non mi curai di asciugarle.

-E’ così che finisce tra noi, quindi?

Mi chiese. Feci un cenno positivo e notai sul suo volto un sorriso. Riaprì le braccia e con una presa ferrea, mi tirò a sé  e mi strinse forte. Le mie lacrime cadevano in sincrono ai suoi battiti. In quello stesso momento piccole gocce d’acqua ci caddero addosso. Rialzai il viso verso il cielo. Magari qualcuno piangeva per il mio cuore infranto . Fu un attimo. Mi voltai verso il parcheggio delle auto, attratta da un’ombra. Lì a pochi metri da noi, ancora stretti in un abbraccio, c’era Noa. Il cuore mi si fermò in petto e le gambe mi divennero molli. Aveva un jeans scuro ed una giacca di pelle. La pioggia aumentò il suo ritmo e lentamente mi staccai dai Lucan ,mentre i miei occhi erano ancora legati a quel ragazzo immobile che mi fissava con sguardo neutro. I capelli appiccicati al viso, proprio come i miei che cercavo di scostare dal viso, con poca eleganza.

-Penny, andiamo a ripararci in macchina!

Mi strattonò per un braccio ,indicandomi la strada.

-Inizia ad andare!

Gli dissi ,mentre si dirigeva verso la fine viale per uscire poi in strada. Appena fu lontano, mi voltai verso Noa che nonostante il diluvio che si scatenava continuava a fissarmi da lontano. In quel momento, non ricordai alcun motivo per il quale l’odiassi. I miei piedi si mossero automaticamente per raggiungerlo. Quando gli fui accanto , il suo sguardo era perso  verso il  vuoto e in viso gli si era dipinto un ghigno, che interpretai come cattivo.Tirai su col naso. L’acqua ci aveva resi fradici. Sentivo la sua presenza, vedevo il suo corpo di fianco al mio, le nostre braccia si sfioravano a stento,ma i suoi occhi ,diversamente dai miei ,mi evitavano.Fissai l’asfalto.

-Perché non mi hai cercata, Noa?Perché non hai cercato di spiegarti?

Gli sibilai quasi tra i denti. Si voltò con aria strafottente.

-Non cercare in me i tuoi perché! Sei arrivata alle tue conclusioni da sola.. –fece un cenno con il mento indicandomi la strada che aveva percorso Luke. –ed hai tirato le somme. Ora, non farti domande inutili!

Rialzò le spalle cominciò a camminare all’indietro. Lo guardai come se stessi per perdere qualcosa di importante. Una mancanza all’altezza del petto. Apri le braccia per poi farle ricadere lungo i fianchi.

-Buona vita Penelope Richardson. Buona vita a te e al tuo fantastico reame. Io non sono fatto per reggere il confronto con un regale principe come Lucan!

Sbottò sarcastico, puntando con gli occhi il punto che già aveva fissato poco prima. Mi voltai e Luke era all’altro capo del viale. Riportai il mio sguardo su Noa che era ancora più lontano. Ero ferma. Al centro, tra il mio passato e quello che avrei voluto come mio futuro.

-Arrivederci principessa!

Allungai una mano per afferrarlo,ma le mie emozioni mi vinsero e la debolezza ebbe la meglio. Lo vidi darmi le spalle e camminare via. Cercai lo sguardo di Lucan, e non c’era più.

-Penelope!?!

Guardai verso le scale della villa e mia sorella era lì che mi fissava preoccupata. Cercai di sorriderle,ma quando i fuochi della mezzanotte scoppiarono in celo, colorandolo ,le mie gambe cedettero sotto quell’immensità. Sotto quella bellezza. Le mie ginocchia si ritrovarono al suolo . Piano poggiai anche le mani e reclinai il capo in avanti. Ero accovacciata sull’asfalto. Sentii dei brusii e quando scorsi,mio padre e il resto degli invitati, la testa cominciò a girarmi. Dafne mi corse incontro. Mi abbracciò e posò la testa sulla mia schiena. Si tolse il cappotto e me lo appoggiò addosso.

-Amore mio, rialzati ora!

Mi disse con voce tremante. Mi afferrò un braccio e se lo portò dietro il collo. Dopo alcuni secondi arrivò anche Richard e i miei genitori che continuavano a litigare su qualcosa che non compresi. La testa era partita, era completamente vuota. Rick si posò l’altro braccio sulla sua spalla. Mi ritrovai in piedi grazie a loro, ma quel sottile equilibrio , non mi sarebbe bastato per reggermi da sola . In quel momento, quando lo sguardo di tutti si era posato su di me, quando la preoccupazione dei miei parenti era in contrasto con la collera di mio padre, mi resi realmente conto, che se mai fossi riuscita a riprendermi, non avrei più sprecato la mia vita a reggere un’immagine impeccabile di me. Non avrei speso altro tempo a cucirmi addosso i vestiti della figlia perfetta. Ero umana , e in quanto tale avrei vissuto la mia vita con le sue illusione e le ferite che ne sarebbero derivate. Avrei provato ancora quel dolore che provavo in quel momento, se fosse bastato a rendermi viva, almeno per metà.

Il mio regalo per voi...

Ho pensato a lungo di gettare via questa storia...ma prima di farlo la lascio a voi. 

Baci MissNanna

   
 
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