Un bacio!!! by Monipotty
Corse,
corse più che poteva attraverso le vie fangose di Port Royal, passando per la
parte abitata dalla popolazione che la guardava stupita. Perché suo padre la
trattava così male? Perché si vergognava di lei? Non aveva mai fatto nulla di
male, nessuno scandalo aveva investito la famiglia per causa sua, non aveva
nessuna colpa. E allora perché la rimproverava sempre, qualunque cosa facesse?
Il cielo, che fino a poco tempo prima era sereno, ora si era coperto di nuvole
nere che portavano sicuramente un temporale, ma a lei non importava, voleva
solo scappare più che poteva e non tornare a casa.
“Ehi!”
esclamò qualcuno. Senza nemmeno accorgersene, si era scontrata con un uomo, uno
piuttosto giovane con dei baffi e un pizzetto leggermente accennati: era Will
il fabbro, l’uomo amato da Elizabeth, che rientrava nell’officina dove
lavorava, e la guardava interrogativo.
“Miss
Allen! Cosa ci fate voi qui?” le domandò. Ma lei scappò via.
“Lasciatemi
in pace, Will!” gli urlò fra le lacrime.
“Josephine!”
sentì urlarsi dietro. Avrebbe potuto, Will l’avrebbe inseguita, ma doveva
continuare a fabbricare le spade che gli erano state ordinate: decise, quindi,
di avvertire appena poteva il commodoro.
La
ragazza si rintanò all’interno di un cunicolo la cui esistenza era saputa dalle
sole Elizabeth e Josephine: si rifugiavano sempre lì quando volevano parlare di
cose segrete perché le loro abitazioni non erano luoghi al riparo da orecchie
indiscrete. Aveva attraversato tutto il paese correndo ed era stanca e sudata;
così, tra le lacrime, si addormentò.
Delle
voci provenienti dall’esterno del cunicolo la svegliarono: ormai era sera e
avrebbe dovuto tornare a casa. Pensò ai suoi genitori, che preoccupati
l’attendevano a casa. Poi si ricordò del litigio con suo padre e ci ripensò:
lui non era certamente preoccupato, non gli interessava minimamente di lei.
“Da
questa parte!” sentì qualcuno dire. Le sembrava di conoscerla, quella voce, ma
forse stava sognando.
-Non può
essere James – pensò – è solo la mia immaginazione. –
“Miss
Allen!” esclamò di nuovo quella voce. Lei aprì gli occhi e vide il volto di
colui che amava. “Santo cielo, miss Allen! Vi abbiamo cercata dappertutto! La
vostra famiglia era talmente in pena! E…mio Dio, voi scottate!” esclamò
toccandole con la mano la fronte. Lei gliela prese.
“Non
voglio tornare a casa…vi prego commodoro, non riportatemi a casa.” Gli sussurrò
febbricitante. Ma lui scosse la testa.
“Non
state bene, Miss Allen. Vi devo riportare a casa vostra. Coraggio, alzatevi, vi
do una mano.” La prese per mano e l’aiutò a rialzarsi, ma lei era talmente
debole che non riuscì a reggersi in piedi. Il commodoro, per paura che cadesse,
la prese in braccio e la portò alla carrozza che l’aspettava. Lei appoggiò la
testa sulla sua spalla respirando il suo profumo.
“Gillette!”
chiamò Norrington. La sua voce sembrava così lontana per Jo. “Apritemi la
porta. Io resto con lei e poi di corsa alla villa.” Ordinò.
“Si,
commodoro.” Rispose Gillette.
Norrington
salì sulla carrozza lentamente per paura di cadere: la ragazza era leggera ma
l’apertura era stretta. Riuscirono ad entrare entrambi, poi lui l’adagiò sul
sedile davanti a sé e la coprì con la sua giacca. La carrozza partì velocemente
e dopo un po’ arrivarono alla villa degli Allen. Josephine vide aprire la porta
e guardò gli occhi verdi del commodoro: le stava dicendo qualcosa che lei non
capì. Poi svenne.