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Autore: YuiAkane    06/01/2014    4 recensioni
"Dicono che guardare una persona mentre dorme sia la cosa più bella al mondo.
Che il solo guardarla dormire sia una proibizione, perchè è una cosa talmente intima che non dovresti farlo.
Non si può, e io non riesco a non farlo.
I suoi lineamenti, le espressioni che fà, il suo profilo, i suoi occhi così perfetti, le ciglia che sembrano così morbide nonostante la mia lontananza."
Genere: Commedia, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Stirb Nicht Vor Mir

(Non morire prima di me)

 

Dicono che guardare una persona mentre dorme sia la cosa più bella al mondo, ma che il solo guardarla dormire sia una proibizione, perchè è una cosa talmente intima che non dovresti farlo con chi non conosci. Non si potrebbe, ma non riesco a distogliere il mio sguardo dai suoi lineamenti, le sue espressioni, il suo profilo, i suoi occhi così perfetti...  e quelle ciglia che sembrano così morbide nonostante la mia lontananza.

Guardar dormire una persona è così ipnotico, che vorrei avvicinarmi e stringerlo tra le mie braccia, continuandogli a dirgli di dormire perchè è lì che la vita appare felice, ciò che si vive quando ti svegli è tutto uno sbaglio creato da altre persone.
E molte volte da te stesso.

Errori, quanti errori si commettono ogni giorno? Quante persone devono soffrire per gli sbagli altrui?
Perchè quando torniamo a casa, non vediamo l'ora di chiudere gli occhi e dormire?
Perchè è diventata una cosa così normale voler dimenticare una giornata, chiudendo solo gli occhi?
'Spegnendo il cervello', si dice, ma... perchè?

La verità è che è meglio vivere in una bugia, in una realtà distorta, pur di non vivere nella realtà.
Perchè chi dice che vive giorno per giorno, mente a sè stesso... rischiando solo di fare cose che non dovrebbe neanche lontanamente pensare.  Si vive il presente progettando il futuro, dunque non si  ha il tempo necessario per godersi realmente tutta la giornata com sostengono.

Proprio come quando ti riferiscono di avere una malattia incurabile, che ti porterà alla morte in poco tempo, e lo comunichi ai tuoi cari. Loro faranno di tutto pur di star con te, ma mentre ti sono vicino pensano a quando effettivamente il tuo cuore smetterà di battere, a come potranno reagire, a come poter superare la perdita... Nessuno vive il presente.
E gli sbagli  continuano a susseguirsi.

 

Il mio soggetto è a pochi  metri da me, steso sul suo letto ornato da tende rosse che partono dal soffitto, per poi avvolgersi attorno a quattro cilindri di legno posti nei quattro angoli del letto. La testata rosso scuro è oranata da fili d'oro che  risplendendo nella stanza grazie ai raggi del sole che entrano dall'enorme finestra. La cosa che stona è il quadro posto nella parete adiacente al letto, che raffigura un ragazzo diciottenne felice con un grembo un libro e una chitarra che spunta da dietro la sua schiena. Tutto questo, stona con il pallore dello stesso ragazzo due anni dopo, che dorme nel suo letto troppo colorato, in una stanza che ricorda solo momenti felici. L'unica cosa che può fare è dormire per non pensare ai minuti che passano, cercando di staccare il cervello dalla sofferenza e rilassare i miscoli che tremano ogni secondo.

Con le braccia leggermente aperte e con i palmi in su', sembra chiedere il fermarsi di questa sua agonia, del frastuono che gli rimbomba nella testa. Il viso è leggermente piegato sul lato sinistro che purtroppo non è  rivolto a me, la bocca leggermente aperta e l'espressione di chi non ce la fa più. Mi incanto nell'osservare il suo petto che si alza e si abbassa lentamente, il respiro rilassato che hanno gli umani mentre dormono. La mia mano si ferma, stanca di tracciare i lineamenti di quel ragazzo stremato... ed improvvisamente si gira verso di me, aprendo lentamente gli occhi.

"Hai finito?" mi sussurra dolcemente, ed io nego con un sempice cenno della testa. Mi guarda esausto e si passa leggermente una mano sul viso dicendo "Mi rimane poco tempo". E io non so cosa rispondergli. Ogni ora che passa è sempre più debole, e sento un enorme groppo in gola quando cerca di sorridermi.

"Vedrà che si riprenderà presto e-"

"Non mi dare del lei, per Dio, ho solo vent'anni"esclama sorridendo appena"E no, non mi riprenderò. Altrimenti tu non saresti qui"dice incupendosi.

"La mia etica dice che non posso dare del tu a Voi Signori, siete nobili, Signorino." sostengo imperterrito, nonostante la richiesta mi era proibito accettare di fare una cosa simile.

"Allora chiamatemi per nome" ribatte testardo, la sua voce va e viene mentre cerca di persuadermi. Gli vorrei soltanto dire di risparmiare le forze, ma vederlo sveglio e che interagisce con una persona come me... mi scalda il cuore."Oh , ti prego," ride pacato "Perchè non potresti? E sì, direi che Signorino mi si addice, non credi?" gli sorrido di rimando e poso gli occhi sul foglio, rattristandomi un pò mentre osservo ogni linea che ho tracciato.

"Sono così brutto da farti diventare triste?"ride per poi iniziare a tossire fortemente, coprendosi immediatamente la bocca con la sua mano pallida. Poso velocemente i miei attrezzi e gli sono subito accanto, e rabbrividisco alla vista del sangue."Credo che dovresti riportare anche questo nel ritratto,"conclude sorridendo amaramente. Pensieroso e preoccupato, gli porgo un fazzoletto di stoffa per pulirsi e se lo tiene tra le mani ringraziandomi, continuando ad osservarmi incuriosito.

"Posso farti delle domande?" mi chiede sospirando e sorridendomi quando gli accenno un sì. Il Signorino mi indica di sefermi di fianco a lui e mi allungo per riprendere il ritratto tra le mie mani tremanti, cercando di ridefinire certe parti "Perchè disegni solo con la matita e non a colori come gli altri pittori?"

"Il bianco e nero mi da un senso di irreale. Io ritaglio pezzi di vita di persone che stanno per andarsene... e con i colori il disegno diventa troppo... Rappresenterei la realtà dei fatti e l'idea di riportare su carta una persona malata non cambiando niente...Mi fa male." sospiro incupendomi, notando una morsa al petto e sentendomi la gola chiudersi, schiarendomi immediatamente la voce. 

"Voglio dare loro un'ultima possibilità di essere sani e di farli risplendere anche usando solo una matita. Come potrebbero reagire se guardassero il loro ritratto con colori? Se avessero il viso giallo o ematomi sul viso, come potrei mostrarglieli con fierezza? Se io non cambiassi nulla, non crede che ne rimarrebbero traumatizzati? Anche se potessi illuderli, dipingendo con un rosa le loro facce gialle o bianche come il latte, capirebbero che li starei prendendo in giro. Una persona in fin di vita non è sicuramente di un rosa candido." Distolgo lo sguardo dal mio lavoro e osservo il cielo azzurro al di fuori della finestra, augurandogli un miracolo e di guarire, tornando ad essere il solto ragazzo spensierato che correva nei pressi del castello  raccoglieva i fiori selvatici che buttava nel pozzo prima di rientrare.

"Dunque disegnando in bianco e nero cerco di evitare ogni problema. Voglio donare loro un pò di felicità, l'ultima che possono provare prima di lasciare questo mondo e...dar loro una LUCE diversa." inaspettatamente la mia voce suona dura e alterata, così cerco di ricomportmi. Devo calmarmi, a lui non interessa cosa penso realmente. Sta morendo.

"Sai perchè mio padre ha chiamato proprio te? "mi chiede pacato, "Sei il miglior artista del paese, e forse dell'intero mondo. Ho avuto modo di vedere alcuni tuoi capolavori e ne sono rimasto estasiato nonostante il contesto non del tutto felice. Adoro come usi quella matita e adoro la sfumatura che dai ad ogni cosa. Immaginandomi quando mio padre... insomma, mi ero promesso che ti avrei chiamato, ma le cose sono andate diversamente" mi incupisco al commento nonostante i complimenti. Un padre non si aspetterebbe mai di dover veder morire lentamentee il proprio figlio. "Poi mi sono ammalato... un' amico di corte mi ha contagiato. Ma anche in quel caso, hai avuto modo di ritrarre anche lui."

"Son enormemete desolato per la sua perdita" dico con rammarico, quasi vergognandomi del mio lavoro e delle mie abilità artistiche. Pronto a scusarmi finchè il fiato me lo permetteva, il Signorino mi zittisce.

"Dicevo, mio padre rimase estasiato dalla tua bravura quando gli fecero vedere il ritratto. Nonostante la perdita di loro figlio, sembravano cosolati da quel ragazzo in bianco e nero steso leggermente scomposto sul suo letto... Che, anche se con occhi chiusi, sembrava aver trovato una pace interna. Risplendeva con un leggero sorriso sulle labbra e dalla curvatura degli occhi si capiva che se ne stava andando." sospira abbassando lo sguardo "Quando mio padre ha notato che ero stato contagiato, non si è fatto scrupoli a chiamarti, siccome questa malattia porta alla morte... Credendo e sperando che ritroverà consolazione anche lui nel mio ritratto." la sua voce si rompe, ed il Signorino punta i suoi occhi nei miei facendosi serio e triste.

"Non pensi che sia una cosa ignobile, macabra ed ingiusta? Come può mio padre farmi ritrarre mentre i miei giorni si stanno consumando, lasciandomi solo in tua compagnia, mentre lui è chissà dove a divertirsi?!" delle lacrime gli solcano il viso e mi prende la matita dalle mani "Come osa questo inutile oggetto ritrarmi nei miei ultimi giorni? Come può raffigurare i miei occhi e i miei lineamenti deperiti e stanchi mettendoli spudoratamente su carta? La odio e l'ammiro perchè quest'oggetto è retta da una persona magnifica come te ma...sta rubando minuti, ore della mia esistenza che sta per finire...è tutto così ingiusto." si sfoga, sospirando mentre mi posa la matita in grembo.  Esitante, mi prende delicatamente una mano, facendomi alzare e posandola sul suo petto che al tocco sembrava gelido e fragile.

"Non finire il ritratto, ti prego. So che mio padre ti pagherà tanto, anche perchè stando con me rischi di ammalarti...ma non finirlo. Mi odio e odio la mia malattia" io strabuzzo gli occhi alla richiesta, una cosa del genere porterebba alla mia morte certa e non mi aspettavo che il Signorino mi proponesse una cosa del genere, "So che non ce la fai a finirlo.So che non lo vuoi finire" alla sua affermazione sfilo delicatamente la mano e gli volto le spalle rimanendo in silenzio. Come è riuscito a leggermi dentro? Sono forse diventato troppo espressivo?

"Perchè non vuoi sapere il nome di chi ritrai?"chiede dopo una lunga pausa, forse per darmi il tempo di riprendermi per essere stato scoperto. Il fatto che abbia voluto cambiare il discorso mi ha rinquorato, ma vorrei evitare di parlare di me e di cosa faccio e soprattutto il perchè... mi fa troppo male. Faccio un respiro profondo aprendo la finestra per far circolare aria. Mi giro verso di lui cercando di non crollare ancora una volta.

"Ogni volta che ritraggo qualcuno mi sento di deturpare i suoi lineamenti, più di quanto non lo siano già... è brutto arricchirsi quando le persone muoiono,anche se non so disegnare espressioni positive oppure paesaggi. Penso che il mio carattere cinico rispecchi anche le mie abilità artistiche e se dovessi conoscere ogni nome di ogni persona sofferente che ritraggo...mi sentirei un assassino."abbasso lo sguardo, sto raccontando troppo a questo ragazzo, non si merita di subirsi le mie paturnie "Mi dispiace, Signorino." Sono sicuro che sul mio viso sta comparendo compare tutta la tristezza che la mia anima racchiudeva  egoisticamente da tempo perchè il Signorino non osa continuare l'argomento. 

"Cosa disegnavi prima di Noi?"chiede riferendosi al Noi malati. Deglutisco pesantemente e mi passo una mano tra i capelli, sentendo i palmi leggermente umidi. 

"Animali morti. In paese potevo entrare in macelleria e disegnare gli animali prima di essere squartati. Oppure per strada... ogni posto è un canva."rispondo pacato, la mia storia non mi veregognava molto, era semplicemente ciò che mi riusciva meglio.

"Qualcuno ti ha mai pagato?" chiede umettandosi le labbra rosse, chiudendo per un secondo gli occhi stanchi.

"Nessuno comprerebbe un quadro con un'anatra appesa a testa in giù o un gatto con il busto spiaccicato da appendere in casa, non pensi?"dico trattenendo una risata.Lui sorride appena dandosi dello stupido."Ma prima di morire, davo i miei disegni a mia nonna...è lei che mi ha trasmesso la passione per disegnare."affermo ridiventando serio e malinconico. L'espressione del Signorino mi incita a continuare, e senza farlo sforzare lo intrattengo, svelando parti di me che avrei preferito rimanessero private.

"Mi  ha lasciato sei anni fa... Non sono più riuscito a smettere di disegnare perchè la sento vicina quando lo faccio. Era lei che mi aiutava ed incoraggiava a disegnare paesaggi o altri soggetti che non erano animali morti. Ma da quando non mi è rimasto più nessuno... non trovo  il motivo per cui disegnare un tramonto o altro. Il senso di pace che ti traspettono quei tipi di disegni non lo ritroverò mai. Sono diventato il figlio di nessuno...Non appartengo più a nessuno." svelo senza pensarci, pentendomi immediatamente. Come fa a farmi tirar fuori tutto quello che provo? Forse è il suo silenzio e domande specifiche che mi portano a tirare fuori tutto ciò che ho dentro e che ho seppelito da anni? 

"Io..."continuo cercando di aggiustare la situazione, ma poi mi blocco, non sapendo che dire. Sicuramente non voglio che lui pensi che io voglia essere compatito. Insomma, ho scelto io di disegnare persone morenti. Ho fatto delle scelte.

"Dimmi il tuo nome..." sembra un'ordine, ma non rispondo "Per favore, voglio sapere come ti chiami..." continua notando il mio mutismo"Sono il figlio dl tuo Re, che comanda il tuo paese, villaggio e famiglia. Ti ordino di dirmi il tuo nome."cerca di adottare un tono autoritario gonfiandosi leggermente il petto, ma gli riesce male. Una leggera tosse iniza a farsi strada ed immediatamente ritorna ad essere sè stesso, leggermente sconsolato.

"La mia famiglia è stata uccisa da suo padre, Signorino. Non siono nè grato nè fiero che suo padre regni il mio paese,il posto in cui sono nato ed ho visto morire le persone a me più care per colpa sua." Il viso del Signorino si rabbuia ed i suoi occhi si spengono mentre scrutano la mia figura tesa ed immobile. 

"Mio padre ha fatto uccidere molte persone..."sussurra facendosi sentire. Ero sicuro che se il Signorino avesse avuto modo di regnare, non avrebbe mai preso le orme del padre, ma il fato ha voluto risparmiagli un peso tale. Far contente milioni di persone non era certo un compito facile, che una persona dolce come lui avrebbe potuto sopportare in caso di guerra e le difficoltà che un'evento del genere portava con sè.

"La mia famiglia è stata impiccata per aver rubato una matita... Era per il mio compleanno."rispondo freddo e pieno di rancore. Alla mia confessione il Signorino è pronto a ribattere, ma una forte tosse lo zittisce. Si mette seduto sul letto e si prona dolorante, coprendosi la bocca ed immediatamente sono al suo fianco, porgendogli dei fazzoletti. Come al solito lo accetta ringraziandomi e si tampona bocca e mani, ma quando mi stavo per allotanare mi trattiene per il polso. Infastidito lo guardo astioso, capendo cosa voleva andare a parare. 

"Gerard" sussurro arrendendomi ai suoi occhi stanchi, passandomi una mano tra i capelli. Un leggero sorriso si irradia sulle mie labbra quando noto crescere il suo, ma appena noto il sangue che dipinge i suoi denti di rosso, il mio si spegne immediatamente.

"Io sono Franklin Anthony. Ma chiamami pure Frank,"Notando il mio sguardo rammaricato ed il sorriso morto sulle mie labbra, il Signorino mi guarda interrogativo anche quando io gli porgo un bicchiere d'acqua, senza lasciarmi il polso. D'un tratto, la porta si apre, facendo entrare un omone con le sembianze di un Vikingo nlla stanza di Frank. I colori scuri del padre rispecchiavano grandi somiglianze nel figlio, a parte la stazza.

"Costa stai facendo?! Non ti può premettere di prendere pause, la vita di mio figlio può finire da un momento all'altro!" mi sbraita contro mentre abbasso il capo in segno di rispetto, inchinandomi solo quando il Signorino libera il mio polso sotto lo sguardo severo e rimproveratorio del padre. "Sbrigati a finire, o farai la fine della tua famiglia. Sai che non mi faccio problemi." una delle guardie che erano alle sue spalle gli riaprono la porta e lo seguono mentre esce dalla stanza, lasciandoci di nuovo soli. 

Senza pensarci due volte riprendo i miei attrezzi che erano abbandonati sul letto del Signorino e mi siedo ai piedi del letto, ridefinendo immediatamente delle ombreggiature. Sento il Signornino sospirare ed i suoi occhi su di me, ma non oso muovermi, sentendo il letto sotto di me piegarsi leggermente. 

Alzando lo sguardo noto il Signorino che, a passo tremante ed incerto cerca di raggiungermi ed immediatamente lascio tutto, afferrandolo delicatamente per il busto e sostenendolo prima che il suo corpo decida di non farlo reggere più in piedi. Il Signorino allaccia le sue fragili braccia attorno alle mie spalle, poggiando il volto nell'incavo del mio collo e dando libero sfogo alla sua frustazione e impotenza.

"Signorino... se entra suo padre mi farà impiccare," cerco di dirgli dolcemente di allontanarsi da me, ma in risposta il Signorino
posa leggeri baci sul mio collo; quasi non li sento per quanto solo delicati. Io mi allontano leggermente, cercando in qualche modo di consolarlo, passandogli una mano tra i capelli neri, spostandoglieli alcuni dietro l'orecchio. Un piccolo sorriso gli illumina il viso, dando tregua alla sua infelicità. Devo... Devo riprendermi, non posso fare così.

"La curva delle Sue labbra riscriveranno la storia," parole escono dalla mia bocca senza passare prima dal cervello. Ho appena svelato al Signorino la mia anima, il mio pensiero più profondo e proibito che racchiudeva tutto l'amore che provo per questo ragazzo. Sin da quando l'ho visto, qualche mese fa, ne ero rimasto quasi folgorato. Nessuno ha mai visto in faccia il figlio del Re, perchè lo teneva in una campana di vetro per la sua salute cagionevole... anche se non è stato abbastanza attento. Al solo pensiero che il Signorino possa lasciare questo mondo da un momento all'altro mi rende irrequieto e disperato. E' come se avessi conosciuto l'altra parte di me, quella nascosta. Io sono cinico, moralista e razionale, mentre lui... dolce, irrazionale e non gliene frega niente degli altri e di cosa possono dire o pensare dei suoi comportamenti.

"Non dirmi queste cose,"sussurra avvicinandosi ancora, accoccolandosi di più tra le mie braccia "Rendi più difficile la mia lenta discesa agli inferi." il suo fiato sul collo mi procura dei brividi che lui nota, mentre inizia ad accarezzarmi la schiena. Le sue gambe cedono e io lo stringo prima che scivoli dall'abbraccio. Imbarazzo e vergogna gli dipingono le guance di un leggero rosa mentre mi osserva giudarlo nel sedersi sul letto e quando sto per allontanarmi mi trattiene per una mano. Per rispetto mi inginocchio a terra ed abbasso lo sguardo mentre le nostre mani rimangono connesse.

"Sono sicuro che non andrà all'inferno." sostengo osservando il pavimento, il cuore sembra star per esplodermi nel torace, non mi sento in grado di continuare a sostenere il contatto che il Signorino vuole ma non riesco a lasciargli la mano. I pochi attimi in cui è sveglio vorrei avere il suo sguardo su di me, le parole che escono dalla sua bocca solo rivolte a me... il suo corpo che viene solo a contatto con il mio. 

"Come fai ad esserne così sicuro?" mi chiede, accarezzandomi il dorso della mia mano con il pollice, aspettando pazientemente una mia risposta. E come posso mai rispondergli che una persona come lui, così perfetta e angelica non dovrebbe neanche pronunciare un posto come quello? Come potrei dirgli che è troppo anche solo pensare che un'anima così pura com la sua possa andare in quel maledetto posto?

"Io...ne sono sicuro." affermo senza sapere cosa aggiungere, non potendo lasciarmi sfuggire altro. Sarei un pazzo a lasciare che il Signorino capisca i miei sentimenti, oltre al fatto che sarebbe proibita una relazione come la nostra... e del fatto che sta per morire. L'irrequietezza che mi crea quando gli sto troppo vicino non mi sta facendo ragionare chiaramente, sono sicuro che tra qualche giorno, fuori da queste mura, i miei pensieri saranno più lucidi... ed estremamente strazianti. 


"Le curve delle mie labbra potrebbero portatri a morte certa" Come se mi leggesse nella mente, il Signorino porta una sua mano sul mio zigomo, cullandolo per qualche secondo prima di scendere lentamente sulle mie labbra, tracciandone il contorno. Sul suo volto si dipinge un leggero sorriso, mischiato tra gioia ed infelicità. 

"Allora morte sia," dico ancora una volta, senza pensarci due volte. Andrò io all'inferno, ne sono certo. Tutto ciò che pensavo pochi minuti fa sembra essere stato bruciato dalla possibilità di vivere i migliori istanti della mia vita con la persona che amo e non ci penso due volte quando il Signorino mi fa cenno di alzarmi, guidandomi a serermi di fianco a lui. I nostri occhi sono rimasti allacciatti per tutto il tempo ed anche quando lui si avvicina per poggiare le sue labbra sulle mie, rimango stranito ed afflitto nel capire che non le vuole dischiudere. 

"Non voglio farti morire. Questo è il massimo che posso fare." mi consola dopo che si ritrae, proprio quando ero pronto ad accarezzare il suo capo ed insistere in un bacio più profondo.

Che stupido.             
Sono solo uno stupido.

Silenzioso, torno a sedermi sulla sedia di legno data per un servo come me, rigida, fredda e pronta per essere sostituita nel caso non facesse il proprio dovere. Deluso, mi concentro sul mio lavoro, delineando sempre di più il viso ma tralasciando le labbra. Sono così concentrato che sussulto quando delle mani mi si posano sugli occhi "Perchè non disegni le labbra, Gerard?"rimango un pò stordito dal suono della sua voce affannata così vicino al mio orecchio e deglutisco un paio di volte, emozionato dal contatto che mi sta regalando.

"Forse è meglio che non glielo dica, Signorino" toglie le mani dai miei occhi prendendomi gli attrezzi ed il disegno dalle mani, posandoli sul ripiano di fianco a noi. Lentamente, si fa strada su di me, sedendosi sulle mie gambe e fissandomi nelgi occhi, rimanendo faccia a faccia ad osservare gli l'un altro. Siamo così diversi, eppure sembravamo completarci così bene...

"Dimmelo, è un ordine."al suono della sua voce tremo, desidero toccarlo e tenerlo vicino a me il più possibile prima che sia troppo tardi, ma ciò che abbiamo avuto prima non significa che io possa prendermi le libertà che desidero. Tutto deve venire dal Signorino, non voglio fare nulla per cui possa pentirsi. Ma il Signorino mi raddrizza il volto posando due dita sotto il mio mento, portando i nosti volti più vicini. 

"Devo disegnare la sua espressione quando la sua anima lascerà il suo corpo, Signorino." la freddezza delle mie parole lo colpiscono in pieno petto. Ero sicuro che averi dovuto inventarmi un' altra scusa, ma non ero capace nè in piena lucidità per 
mentirgli. Il Signorino distoglie immediatamente lo sguardo, ma questa volta sono io che non glielo permetto.
Delle lacrime gli solcano il viso di porcellana e cerca immediatamente di alzarsi, fallendo nei tentativi. Ha usato tutte le sue forze oggi, doveva riposare ed io ero solo d'intralcio, ma il desiderio di toccarlo di nuovo è troppo forte. 


"Mi baci, Signorino." è una richiesta, una supplica mentre gli prendo una mano ed intreccio le dita tra le sue. Il Signorinoguarda prima le nostre mani e poi i miei occhi lucidi, avvicinandosi al mio viso e poggiando le labbra sulle mie, staccandosi poco dopo. Il mio istinto va fermato, la mia mente deve tornare a ragionare e rimanere lucida, e le mie mani devono ritrarsi e non accarezzare il suo viso... ma non mi danno ascolto.

Le mie labbra non si fermano a baciare le sue superficialmente e riescono finalmente a dischiurerle, assaporando il sapore metallico del sangue nella sua bocca che mi fa mancare l'aria. Il Signorino porta una mano dietro la mia nuca quando stavo per allontanarmi, trattenendomi facendo sì che le mie braccia circondano il suo corpo e le mie mani lo accarezzano delicatamente.

Perchè la morte deve prendersi le persone così...pure e speciali?
Perchè la morte deve essere così egoista e tenersi il meglio per sè?


Vengo catapultato alla realtà quando il bacio diventa più passionale, la mano del Signorino scivola sul mio petto ed è così bianca che potrebbe confondersi con la mia camicia bianca. I nostri respiri si intrecciano, le mie mani stringono leggermente i suoi fianchi e lui si avvicina di più col corpo ma d'improvviso conclude il nostro bacio, appoggiando la fronte sulla mia rimanendo però ancora ad occhi chiusi, respirando affannosamente. Le sue labbra umide e rosse mi fanno venir voglia di baciarlo ancora, ma lui inizia a parlarmi.

"Perchè hai lasciato che ti baciassi? Ora morirai anche tu." io deglutisco e gli accarezzo un fianco scuotendo la testa. Non so neanche io cosa mi è preso, ma il mio cuore sembra star per esplodere e penso che la decisione che abbiamo preso non la rimpiangerò.

"Dal primo momento che l'ho vista sono stato rapito dalla sua voce e dai suoi atteggiamenti. E' diventato sin dall'inizio il mio sogno più peccaminoso, il più nascosto e il più desiderato,"  Il Signorino riapre gli occhi che scopre essere lucidi e mi sorride, facendoli brillare ancora di più. Sì, ho fatto la scelta giusta ad amarlo fichè c'era ancora tempo.

"E perchè non me l'hai fatto capire? Io desideravo essere l'aria che respiravi solo per poter esserti vicino. Eri così freddo... e lo sei anche ora," sospira stanco, umettandosi le labbra e facendomi deconcentrare," E smettila di darmi del lei, mi fai del male più di quanto non ne hai già fatto." annuisco mordendomi un labbro e lui si riavvicina per baciarmi ancora insaziabilmente ma poco dopo l'ossigeno sembra non raggiungergli più i polmoni e si stacca, abbracciandomi stretto a sè. 

"Ho lasciato tutto per poter stare giorno e notte  in questo castello... per esserti vicino. Non volevo sapessi che per te sarei  rimasto fino alla fine. Non sapevo come avresti reagito e non volevo complicarti le cose. Volevo solo il tuo bene."sorrido amaramente lasciandomi sappare delle lacrime che vengono immediatamente cancellate dai soffici pollici del Signorino.

"E ora ci rimane poco tempo, Gerard. Sei stato uno stupido."dice il Signorino con voce afflitta "Ora morirò sapendo che tu..." non riesce a finire la frase e lacrime cadono anche dai suoi occhi, spezzandomi il cuore. Con un bacio veloce faccio smettere il suo mento di tremare e gli sussurro un "Amami soltanto" sulle sue labbra socchiuse, lasciandolo stupfatto.

"Amami finchè il tuo corpo lo rende possibile. Fai battere il tuo cuore fino all'ultimo, Frank." mi permetto finalmente di pronunciare il suo nome, un nome che le mie labbra bramavano di poterlo fare da così tanto tempo.

"Morirai anche tu, e io non potrò starti accanto mente starai male come sto io ora"gli accarezzo i capelli e sorrido baciandogli la fronte dolcemente, accarezzandogli le spalle così fragili sotto il mio tocco.

"Morirò nello stesso istante in cui il tuo cuore smetterà di battere, te lo prometto."rispondo accarezzandogli una guancia, "Ti amerò fino alla fine."

 
   
 
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