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Autore: Beneath_Your_Beautiful_    06/01/2014    1 recensioni
Mi sentivo cadere, scivolare lentamente e nuovamente in quel buco di oscurità da cui lui mi aveva tirato fuori.
Ma lui era silenzioso, immobile, sconvolto, confuso e non so cos’altro. Non riuscivo più a capirlo. Non riuscivo a vedere nulla in quegli occhi. C’era tutto e niente, c’era troppo ma troppo poco per poter capire, mentre le lacrime che non riuscivo ad interpretare continuavano a scendere senza essere controllate, senza che nessuno volesse ormai controllarle. Perché era vano, era inutile, perché ormai eravamo entrambi nudi, ancora più di tutte le volte che avevamo fatto l’amore ed aravamo stati ore ed ore a bearci dei corpi l’uno dell’altro.
Perché adesso non c’era più pelle. Adesso era semplicemente occhi contro occhi, respiri contro respiri, cuori contro cuori. E io lo stavo uccidendo, e lui che lo sentivo cadere a pezzi come avrebbe potuto salvarmi se stava sanguinando?
Ormai distrutti, troppo lontani per aiutarsi ma troppo vicini per averne il coraggio. Come due guerrieri che finita la battaglia, stremati, si lasciano cadere al suolo, incuranti di poter ancora sopravvivere perché ormai hanno perso tutto.
Harry adesso vedeva Louis e non avrebbe mai più smesso di farlo.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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See me now (Is it so wrong, that you make me strong?)


Il mio cuore, il tuo cuore
rimani seduto rigido come finisce il libro.
le pagine tra di noi
scritte senza fine.
Così tante parole che non stiamo dicendo,
non voglio aspettare fino a che è passato.
Tu mi rendi forte..
 

Harry sapeva che se non l’avesse fatto oggi, non ci sarebbe stato più nessun altro giorno in cui poterlo fare.

Quello era il giorno perfetto, il momento perfetto e non sapeva se avrebbe funzionato, ma di sicuro avrebbe saputo di averci provato. Era in quel giorno che dovevano mostrarsi per quelli che erano, anche se le fans avrebbero visto sempre e solo quello che le telecamere permettevano loro di mostrare, quello che i manager permettevano loro di mostrare.

Aveva capito il suo sbaglio e voleva rimediare.

Sapeva che tutto ciò avrebbe anche potuto portare a nessuna conclusione e non era affatto sicuro che lui lo avrebbe perdonato. Avrebbe capito in ogni caso, perché la colpa di tutto quello era sua. Soltanto sua e di nessun altro.

Ma ormai aveva preso la sua decisione e non sarebbe tornato indietro, anche a costo di rovinare quella giornata che sarebbe dovuto essere perfetta.

Perché peggio di come stava non poteva stare, perché peggio di come si era comportato non poteva comportarsi, perché più di quanto aveva sofferto non poteva soffrire.
 

Erano tutti in fermento. I tecnici della diretta, i fotografi, i manager a dirci cosa dovevamo fare, ognuno di noi a ripassare la nostra parte e ogni tanto qualcuno mi fermava per i corridoi e sentivo che mi suggeriva all’orecchio come avrei dovuto comportarmi, in modo discreto, così che gli altri non vedessero, così che tutti potessero rimanere nella loro stupida ignoranza.

Ormai io e Louis eravamo abituati a tutto questo: ci prendevano in disparte e ci spiegavano le regole, la strategia. Noi eravamo solo burattini.

Ormai sapevo la mia parte a memoria, ormai non li ascoltavano neanche più.

Io e Louis eravamo due estranei agli occhi degli altri, saremmo dovuti essere due estranei davanti le telecamere, ma allo stesso tempo tutta questa finzione era una silenziosa collaborazione di gesti, sorrisi e sguardi. Io e lui comunicavamo più di quanto immaginassero.
Se tutto filava liscio era perché entrambi decidevamo cosa fare. Nell’ultimo periodo ci divertivamo anche a sgarrare, a organizzare piccoli scherzetti ai manager.

Era una specie di divertimento, un modo per sentirci vicini anche nella lontananza che ci divideva. Piccoli scherzetti di regole infrante in cui le persone che credevano in noi avrebbero visto la verità, mentre altri avrebbero inteso tutto ciò come coincidenze.

Ma io non credo alle coincidenze, credo al destino.

Al destino che aveva deciso di farci incontrare tutti e cinque e di unirci in una band, al destino che aveva preso fra le sue grinfie me e Louis e ci aveva portato verso l’amore, l’uno fra le braccia dell’altro. Al destino che però aveva deciso che per noi quest’amore non sarebbe stato facile, ma tormentato.

Se oggi avrei fatto ciò che pensavo da molto, lo facevo solo per noi due, per me e Louis. Per il mio angelo dagli occhi azzurri, per quell’angelo della cui voce io mi nutrivo.

Perché sentire la sua voce tremare mentre cantava, o vederlo sorridere mentre piangeva mi rendeva tremendamente fragile come lo era lui in quel momento.

Louis per me era come un bicchiere d’acqua dopo aver passato settimane intere in un deserto, per me era come la luce che mi faceva sopportare tutto quello che mi accadeva portandomi fuori dal buio, era un’ancora a cui mi aggrappavo quando stavo per cadere. Per me Louis era speranza, era vita!

Io ero sicuro che se il destino aveva deciso di farci percorrere una strada più tortuosa era solo perché il nostro amore avrebbe potuto raddrizzarla, ed ero lì solo perché credevo in tutto questo.

Mi diressi verso il suo camerino, senza paura, sicuro e innamorato come un quattordicenne alla volta del suo primo amore.

Fu mentre camminavo per ritrovarmi dinnanzi alla porta che portava cinque semplici lettere, che lo vidi uscire e chiudersi la porta alle spalle, senza produrre nessun rumore.

Rimasi attonito nel vederlo e mi bloccai di colpo.

Era possibile che ogni volta che lo guardassi lo trovassi sempre più bello e perfetto?

Teneva lo sguardo basso.

Portava un paio di pantaloni neri svoltati sulle caviglie e ai piedi un paio di scarpe lucide anch’esse nere che gli davano un’aria più matura e per finire una semplice maglia bianca che si vedeva fuoriuscire dalla giacca corta nera che portava sopra di essa.

Mi soffermai sulle sue caviglie -si, amavo anche quelle. Anche se Louis  avesse avuto qualche difetto, io lo avrei visto sempre privo di essi, perché lui era perfetto nella sua miriade di imperfezioni- e notai qualcosa, qualcosa di mai visto prima di allora. Un perfetto tatuaggio da sfoggiare in una perfetta occasione, davanti a telecamere, paparazzi, davanti all’intero pianeta.. intelligente il mio BooBear!!

Era un semplice e minuscolo triangolo, che però voleva dire molto più di quanto si potesse immaginare. Un sorriso si allargò da una parte ad un’altra del mio viso: non avrei mai conosciuto abbastanza la sua furbizia e la sua determinazione. Si, perché Louis era determinato a mostrarsi al mondo per chi  veramente era, senza alcuna paura.

Ero sicuro che se fosse stato per lui a quest’ora saremmo già stati liberi di amarci, ma perché allora nessuno si decideva ancora a mettere le mani su questo velo pietoso che si stendeva sulla nostra storia, facendoci accumulare sopra sempre più polvere, e toglierlo per farci uscire allo scoperto?

Ripresi a camminare e il mio passo si fece più indeciso. Non sarei inciampato sui miei stessi piedi se lui non avesse alzato il volto e avesse puntato i suoi occhi nei miei. Notai che erano mare in tempesta, uragani che minacciavano di spazzare via tutto ciò che incontravano al loro passaggio.. eppure a me trasmettevano una calma e una tranquillità che spaventava.

Ma c’era qualcosa che non sfuggì ai miei occhi. Non adesso che avevo imparato a guardarlo da lontano senza che lui mi vedesse, non adesso che avevo imparato ad amarlo in silenzio, non adesso che avevo imparato ad osservarlo, a studiarlo, a capirlo.. non adesso che lo vedevo davvero.

Non mi sfuggì quell’assenza di vita e quella rabbia che caratterizzavano i suoi pozzi d’acqua.

Mi venne da ridere, perché Louis non era una persona che riusciva ad essere arrabbiata per qualcosa e avevo notato che dopo aver incontrato i miei occhi, i suoi erano diventati più furenti di rabbia.

No, non era rabbia.. era stanchezza. Lui era stanco di questa situazione, di me e della mia stramaledetta coglionaggine e lo capivo fin troppo bene.

Dopo essermi ripreso, cercando di non cadere a terra come un pesce lesso, continuai imperterrito finchè non arrivai davanti a lui, mantenendo una certa distanza sia per la situazione sia a causa della differenza di altezza che non mi avrebbe permesso di guardarlo negli occhi se solo mi fossi avvicinato un altro po’.

-Bel tatoo, Tommo..- osservai con quel mio fare da stronzo e con un’aria del tutto indifferente a quello che avrebbe potuto provare in quel momento. Lo dissi senza soppesare le mie parole, senza pensare alle conseguenze.

Mi guardò infastidito, sprezzante e anche un tantino deluso, pensai vedendo cambiare la luce dei suoi occhi ad ogni mio movimento, ad ogni mio respiro, ad ogni mio sguardo. Quei pezzi di cielo erano ormai come la tela di un pittore: un miscuglio colorato di emozioni. Ed io ero il pittore. Ero io a condurre la partita, io a decidere quale colore o sfumatura avrebbero preso i suoi occhi.

E mi sentivo potente, padrone di lui, dei suoi sentimenti e sapevo che in ogni modo non mi sarebbe potuto sfuggire. Per me era con un topo fra le grinfie del gatto, che ci gioca e prova piacere. Ero un gatto e lui era il mio topo.

E  mi sentivo così fottutamente stronzo!

Come potevo anche solo pensarle quelle cose? E lui, come a rispondere alla domanda che mi ero appena posto, leggendomi dentro, sussurrò –Non cambi mai, Harry.- ad un tono talmente basso che feci fatica a sentirlo, e fece per andarsene passandomi accanto senza neanche sfiorarmi.

Lo trattenni con una presa al braccio, e quelle sue parole, i suoi occhi.. tutto in lui mi fece sentire un verme. Ma quale pittore, quale gatto? Conduttore di quale partita? Era lui, era sempre lui.. lui che anche solo respirando decideva ogni mio singolo gesto, ogni mio sorriso, la forza che mi convinceva ancora a vivere. Lui che sapeva leggermi dentro.

Io? Io ero solo uno stupido ragazzino e lui aveva quel coraggio che gli invidiavo e che non riuscivo a capire da dove lo prendesse. Io volevo essere, volevo essere.. ma non ero niente in confronto a quello che riusciva ad essere Louis William Tomlinson anche solo respirando.

Era lui l’unico pittore di se stesso, perché nessuno avrebbe mai potuto disegnargli qualcosa di più perfetto di quello che già aveva. Era lui il topo scaltro, che come in Tom & Jerry, riusciva sempre a fregare il gatto.

Louis Tomlinson era la mia droga preferita, con cui mi divertivo, ma di cui poi mi dimenticavo o almeno mi convincevo di riuscire a farlo. Era lui a condurre la partita della mia vita. E anche se non riuscivo ad ammetterlo a me stesso, era lui che mi permetteva di continuava a vivere, perché se avesse dovuto ordinarmi di morire, avrei anche potuto farlo senza esitazione, perché se non ero qualcosa per il mio BooBear, non lo sarei stato per nessuno.

-Senti.. scusa.. io..- blaterai pateticamente, tenendogli ancora il polso. –Se sei qui per sparare una delle tue solite cazzate, beh.. puoi anche andartene perché non ho intenzione di ascoltarti.- sputò, voltandosi e fissando i suoi occhi nei miei per poi perquisirmi dalla testa ai piedi con il suo sguardo, cercando di liberarsi dalla mia stretta che diventava sempre più forte.

-No. Senti Louis.. non era così che volevo cominciare ok? Ehm.. io… ti chiedo sinceramente scusa, ma lo sai che quando mi faccio prendere dal panico divento uno stronzo e..- lo sentii appena sussurrare –Quand’è che non lo sei?- ma continuai -.. voglio seriamente parlarti. E non me ne andrò da qui finchè non me lo permetterai.- conclusi lasciandogli andare il polso. –Cos’è? Vuoi costringermi a rimanere qua? Sai che quei tizi là fuori ci verrebbero a prendere e a mandarci fuori da qui anche a calci in culo se necessario..- lo interruppi bruscamente, irrompendo in una risata –Oddio, sii serio Tommo. Io sto cercando di esserlo e tu.. e poi non ti costringo a rimanere qua. Tu puoi andare, ma io ti aspetto se proprio vuoi..- risposi alla sua provocazione facendomi da parte e sbarrandogli la strada, gli indicai l’uscita.

Mi rivolse uno sguardo deciso, e per la prima volta vidi un po’ di odio nei miei confronti. L’amore era lontano, lo stava seppellendo dentro di se. Ogni giorno gli metteva sopra un po’ più di terra, e lo copriva pian piano, finchè non fosse sparito, finchè non ne sarebbe rimasta alcuna traccia. Finchè ogni ricordo di me e lui fosse stato solo un retrogusto amaro.

Ma io ero certo che i ricordi non li puoi seppellire, ne dimenticare. Perché i ricordi sono come le foto: invecchiano, ingialliscono, si rovinano, ma non si possono cancellare. Rimangono intatti nella loro rovina, anche se li lasci lì in un angolino ad ammuffire, ad impolverarsi, come un dipinto che rimane intatto nel suo antico splendore. Prima o poi i ricordi ritornano a galla, che ci sia una causa o meno.

Lui si avviò per la strada che gli avevo appena aperto, quando improvvisamente, nel momento in cui mi stavo facendo prendere dal panico, si fermò e senza girarsi disse con una voce cupa che quasi non riuscii a riconoscere –Parla, ma ti avviso che non sono dell’umore giusto per sopportare la tua aria da stronzo..- si voltò, puntando nuovamente i suoi diamanti nei miei smeraldi e continuò -.. per cui, se proprio vuoi parlarmi Harry Styles, sono qua per ascoltarti ma a patto che tu sia chiaro. Non voglio giri di parole-. Per quanto lui riuscisse a leggermi dentro,  con tutte le lacune che mi ritrovavo io, lo conoscevo abbastanza per poter prevedere le sue più banali mosse. Ma fu quello che disse dopo a farmi ricredere. Con lui non riuscivo ad avere sicurezze se non  quella di amarlo. Louis era imprevedibile, come l’amore che sapeva darti. -Voglio che tu sia il mio Hazza.- e fu a quella singola parola, a quel nomignolo che solo lui usava ormai, che io mi sciolsi, che feci cadere ogni mia barriera. Fu al sentire pronunciare il mio nome dalla sua voce, che la mia mente barcollò.

Ero convinto che Louis mi avesse permesso di osservarlo in tutto quel tempo che avevamo passato distanti l’uno dell’altro e che in fondo mi aveva sempre permesso di farlo anche se io ero stato talmente stupido da non riuscire a capire, e adesso.. adesso avrei permesso a lui di vedermi. Anche se ero sicuro che ormai non avevo nulla da mostragli, ci avrei provato.

-Guardami adesso!- esordii aprendo le braccia e indietreggiando un po’, come per lasciar cadere a terra lo scudo che tenevo stretto davanti a me, fra le mani, con le spalle rivolte al suo camerino in modo che potessi guardarlo in viso. Adesso ero vulnerabile, quanto lo era lui.

Eravamo alla pari, e sentivo davvero che se non gli avessi detto tutto sarei potuto anche morire per il troppo dolore che stavo cercando di seppellire, come lui stava facendo con l’amore nei miei confronti. 

Lui  mi guardò confuso, senza capire, e piegò la testa lateralmente come fanno i bambini, e mi fece una tale tenerezza che sarei corso fra le sue braccia a stringerlo per non lasciarlo più.

Avrei voluto gettarmi fra le sue braccia e piangere, sfogarmi, come lui mi permetteva di fare sempre.. prima di quel giorno.

Ma sapevo che oggi avrei dovuto chiarire. Avrei dovuto sfogarmi in un altro modo.

Trassi un respiro profondo e cominciai a parlare, sperando che non mi interrompesse.
 
Pensa a quanto amore è andato perduto.
La gente cerca sempre di fuggire,
vanno avanti per evitare di soffrire per amore,
ma io non sto scappando da nulla.
Tu sei la mia forza!
 

-Non riesco ad essere arrabbiato con te..- feci per cominciare quando lo vidi ancora più confuso e notai montare la rabbia in lui che stava cominciando già a sputare veleno su di me. Lo interruppi sgarbatamente prima ancora che iniziasse a parlare –Senti.. se sono qui, a bloccare tutto questo grande progetto e questa giornata, se sono qui con te, evidentemente un motivo ci sarà. Non affrettare conclusioni. Sono uno stronzo lo so, ma voglio.. voglio solo parlare e mi devi fare il piacere di ascoltarmi. Devi semplicemente ascoltarmi, te lo chiedo per favore.. te lo chiedo in rispetto di quello che hai provato per me.. – lo vidi irrigidirsi, perché avevo toccato il suo punto debole. Perché anche se era arrabbiato con me continuava ad amarmi.. come io facevo con lui.

-Dicevo.. Non riesco ad essere arrabbiato con te..- lo vidi rilassarsi e tirare un respiro profondo, come se si fosse arreso all’idea poco allettante di dovermi ascoltare, e la rabbia adesso era paura di sentire quello che avevo da dirgli.
Io scaricai un po’ della mia tensione vedendolo rilassarsi, e cominciai a parlare, intenzionato a dire tutto ciò che mi passava per la testa.

-Non sono arrabbiato con te perché tu hai ragione! Io sono.. sono egoista e non penso mai a te. Dico sempre che voglio aiutarti ma sono sempre io il primo a non farlo, sono sempre io che distruggo le cose, sono sempre io che combino guai su guai. Io, io.. e.. io! Perché sono stupido, menefreghista, penso solo a me e ai miei problemi. Penso solo al dolore che mi lacera ogni volta che ti vedo afferrarle la mano o ogni volta che la sfiori semplicemente con lo sguardo, soprattutto in questo periodo. In questo periodo che me ne sono andato in giro, feste dopo feste, a passare ogni singolo giorno libero con Nick..- pronunciare quel nome non era stata una delle idee migliore che potessi prendere, ma avrei dovuto buttare in tavola tutte le mie carte: quelle già scoperte e anche quelle ancora coperte.

Il suo sguardo si indurì parecchio e lo vidi stringere i pugni fino a farsi sbiancare le nocche, ma continuai -.. a rimanere negli States quando voi ritornavate a Londra solo per non vederti, solo per non incontrare il tuo sguardo, solo per farti male, solo per farti provare quello che provo io ogni volta quando ti costringono a stare con lei.- Un altro colpo. Aveva perso la forza che prima aveva concentrato nelle mani, che adesso gli ricadevano lungo i fianchi, gli occhi che cominciavano ad arrossarsi.

-Quando te la devi portare in aereo e alla fine vi vedo litigare.. perché forse potresti realmente amarla se non ci fossi io..- Avrei voluto urlare in realtà, ma mi ero ripromesso che dovevo mantenere la calma.

Dio quanto mio odiavo adesso! Ogni mia parola era peggio di una serata con Nick, di una notizia falsa su un giornale, perché quello che stava sentendo erano parole che uscivano dalle mie labbra.. quelle stesse labbra del cui contatto si era beato quando cercava conforto. Le mie parole erano come una lama che gli perforava pian piano il petto,ma sapevo che tutto quello era necessario.

Fece per parlare alla mia ultima affermazione, ma lo bloccai alzando la mano e intimandolo al silenzio, e continuai –Vedo le sofferenze negli altri, in te, ma me ne frego, e adesso.. beh, adesso mi rendo conto che ho sbagliato e vorrei..- vorrei piangere, vorrei urlare Louis. Vorrei farlo mentre me ne sto a raccontarti queste cose che tu riterrai inutili, ma non posso.. non posso per noi. Devo essere coraggioso almeno un quarto di quanto lo sei tu! pensai, fermandomi a riprendere fiato. Non avrei più dovuto tenere in considerazione le reazioni di Louis alle mie parole, altrimenti non ce l’avrei fatta a continuare o anche solo ad arrivare a metà discorso.

-.. e mi sento triste.. e arrabbiato. Mi sento furioso e stanco, mi sento male.. sto male perchè non sono riuscito ad aiutarti con il mio amore, non sono riuscito a sostenerti quando avrei dovuto. Sbaglio continuamente, non riesco mai a farne una buona, non riesco mai a renderti felice, non riesco mai a mantenere le mie promesse, non riesco mai a fare nulla. Rendo le persone infelici, rendo te infelice, ti faccio sentire.. finito, sterminato, senza via d’uscita perché ti faccio credere che la colpa delle tue e delle mie azioni sia sempre e solo tua.

Perché hai ragione, sono uno stupido ragazzino che non capisce  nulla, che deve addossare le sue colpe a qualcun altro.. e mi dispiace che quel qualcun altro debba essere tu. Sono pessimista e mi odio.. mi odio Louis. Vorrei cambiare ma non ci riesco, perché questo sono io e non posso farci nulla.. e mi faccio così schifo perché il nostro amore dovrebbe superare ogni cosa.. perché dovremmo essere forti noi due, perché io.. io.. io sono capace solo a farti soffrire ancora di più.

Ti ho sempre detto che ci sarò quando tu invece avresti voluto sentirmi dire “Ti ascolto”, “Dimmi i tuoi problemi” e non fare promesse che invece non riesco mai a mantenere. Sono qui e adesso voglio recuperare.. Tommo.-

Sentivo la mia voce incrinarsi sempre più, sentivo la gola bruciare, un groppo mi si stringeva nel petto, e i miei occhi si appannavano. Vedevo Louis come una figura indistinta ormai, ma sapevo che c’era.. e avrei voluto aiutarlo adesso, mentre invece lo stavo uccidendo piano, lentamente.

Decisi che non mi sarei mosso, altrimenti sarei crollato.

Non sentivo più nulla, tutto intorno a me era sparito. C’eravamo solo io e Louis. I miei pensieri, i suoi occhi che invocavano aiuto, le nostra anime che chiedevano di essere libere, il nostro amore che aveva bisogno di essere nutrito e la nostra paura costante di perderci. Entrambi stavamo urlando aiuto, e sapevamo che ci saremmo potuti aiutare solo a vicenda.

Ricominciai imperterrito, facendo uscire tutto, sperando che quel nodo si potesse sciogliere.

-Voglio recuperare il tempo che ho perso con te, il tempo in cui ho fatto uno sbaglio dopo l’altro e nonostante tutto questo tu mi vuoi ancora bene, perché.. perché io lo sento. Lo sento Boo.. sento il nostro amore che ha bisogno di essere vissuto. Tu sei sempre qui con me anche se non ti vedo, non ti allontani mai e mi stai vicino. Mi stai vicino anche se ce lo impediscono, anche se sei arrabbiato, anche se sono stronzo.. tu ci sei sempre e sei l’unica persona che riesce a farmi stare bene. Riesci a darmi vita anche solo respirando Tomlinson!-. Vedevo le lacrime che scorrevano a bagnare il suo bellissimo viso. Non riuscii più a farcela e mi passai una mano a strofinarmi gli occhi.

Non dovevo, non potevo piangere.

-A volte vorrei soltanto che mi dicessi “Ti odio”, che mi dicessi quanto non mi sopporti, che ti sfogassi di tutto il male che ti faccio e che ti continuo a fare.. farebbe.. farebbe meno male invece di vederti sorridere e dire che è tutto apposto quando invece la vita è una merda! Si, perché io in noi ci credo, dannazione se ci credo! Siamo.. siamo noi Louis, e questo per me è quanto basta per essere la cosa più bella di questo mondo. Perché cavolo, sei perfetto! Tu.. tu potresti amare chiunque altro e invece sei qua a perdere tempo con me che non riesco a fare nient’altro se non che farti male, che comportarmi come uno stronzo.. e.. mi sento così patetico..- sorrisi amaramente abbassando il volto per cancellare dal mio viso la lacrima che lo aveva appena solcato. Credo che le lacrime non avessero mai avuto un sapore così salato e non fossero mai state così calde..  

-Perché io sono il più debole, perché tu hai un coraggio che spaventa Louis..- alzai lo sguardo che tenevo sulla punta ormai consumata, che stonava con il resto del mio abbigliamento, degli stivaletti che mi aveva regalato Nick e che tenevo ormai da una vita, sempre per dispetto.

Gli sorrisi leggermente, guardandolo negli occhi. Lui cercò di cacciare via le lacrime che ormai bagnavano totalmente il suo viso in modo impacciato, nello stesso momento in cui vide che mi ero immerso in quei pezzi di cielo. *–Io sono più debole di quanto pensi, Tommo e morirei.. morirei se tu non mi amassi più. Morirei se non ci fossi tu nella mia vita.. tu invece sei talmente forte che neanche te ne rendi conto e.. e vivresti e crederesti sempre in me, vivresti per me Louis. Tu continueresti a credere in me anche se ciò che ho fatto è sbagliato, perché tu credi nell’amore e per questo vivrai in eterno..-

Mi fermai a guardarlo, sperando che questa volta volesse dire qualcosa, sperando che fosse nuovamente lui a salvarmi. Perché mi sentivo cadere, scivolare lentamente e nuovamente in quel buco di oscurità da cui lui mi aveva tirato fuori.

Ma lui era silenzioso, immobile, sconvolto, confuso e non so cos’altro. Non riuscivo più a capirlo. Non riuscivo a vedere nulla in quegli occhi. C’era tutto e niente, c’era troppo ma troppo poco per poter capire, mentre le lacrime che non riuscivo ad interpretare continuavano a scendere senza essere controllate, senza che nessuno volesse ormai controllarle. Perché era vano, era inutile, perché ormai eravamo entrambi nudi, ancora più di tutte le volte che avevamo fatto l’amore ed aravamo stati ore ed ore a bearci dei corpi l’uno dell’altro.

Perché adesso non c’era più pelle. Adesso era semplicemente occhi contro occhi, respiri contro respiri, cuori contro cuori. E io lo stavo uccidendo, e lui che lo sentivo cadere a pezzi come avrebbe potuto salvarmi se stava sanguinando?

Ormai distrutti, troppo lontani per aiutarsi ma troppo vicini per averne il coraggio. Come due guerrieri che finita la battaglia, stremati, si lasciano cadere al suolo, incuranti di poter ancora sopravvivere perché ormai hanno perso tutto.*  

-Scusami Louis.. scusa, scusa, scusami BooBear.. Fanculo allo stronzo che sono!- esclamai tra me e me allo stremo, portandomi le mani a coprirmi il volto e girandomi verso la porta del suo camerino. Ormai ero agli sgoccioli e pensavo che se non mi avesse perdonato.. no! No! Non volevo pensarci.. avrei preferito morire piuttosto.

-Harry..?- chiese con un sottile filo di voce, ormai ripresosi dal pianto, tirando su col naso. –No Louis! No! Aspetta solo un altro po’.. se.. se non ti dico tutto adesso e sentissi ciò che hai da dirmi, potrei anche non finire più il discorso e io.. voglio che tu senta tutto quello che ho da dirti. È importante che tu capisca cosa.. cosa sento..- dissi con voce tremante rigirandomi a guardarlo, le mani penzoloni lungo i fianchi. -Ma Haz..- tentò di nuovo lui. Quel nomignolo, quel modo di chiamarmi.. non lo stava facendo seriamente. –Lou.. ti prego..- lo supplicai.

Quei soprannomi, nomignoli, chiamateli come meglio vi pare, erano un vero e proprio richiamo. Avete presente la frase magica che Peter Pan fa urlare a tutti i bambini dopo la morte di Campanellino? “Io credo nelle fate!”, semplice ma efficace. Apparentemente senza alcun valore, ma se detta con forza, se detta credendoci, capace anche di far tornare alla vita una piccola creatura.

Quelle due sillabe.. “Boo” “Haz”.. risuonavano nella mia mente facendomi sperare che forse c’era ancora vita per noi. Era come se stesse correndo da me, anche se era stanco e faceva male, e io sarei stato pronto a prendermi qualsiasi colpo indirizzato a lui anche se fosse stato sferrato da parte della mia stupidità.

Lui mi guardò facendomi capire che potevo continuare, ma cos’era quello che leggevo nei suoi occhi? Ero consapevole di saperlo.. ma non volevo semplicemente scoprirlo.

-Volevo semplicemente dirti che.. che lui ha sentito, lui ha ascoltato la tua voce.. ha capito, ha pianto e.. e alla fine ha sorriso. Lui ti ringrazia e ti dice “Ti amo anche io BooBear!”. Lui è qui davanti a te, ma sa che quello che riesce a dire sono solo stupidaggini in confronto a quello che vorrebbe a fare, in confronto a quello che sarebbe capace di darti con il suo amore. Lui vorrebbe sempre essere lì vicino a te, vorrebbe abbracciarti quando ne hai bisogno e baciarti davanti al mondo intero, per poi sussurrarti all’orecchio “Grazie!”. Lui ti ama. Lui vorrebbe soltanto che non l’abbandonassi…-.

Crollai. Semplicemente sentii tutte le forze abbandonare il mio corpo. Sentii la forza di volontà scivolare via dal mio corpo, sentii la resistenza che avevo cercato di trattenere fino adesso lasciarmi andare lentamente. Sentii il mio corpo svuotarsi, e non solo della tensione, della paura, della rabbia, ma di tutto.. proprio di tutto!

Non sentivo più niente, non volevo sentire più niente, perchè anche dopo aver parlato non stavo meglio, perché lui era lì di fronte a me, immobile, freddo, sconvolto, e.. distante.

Che fottuto deficiente a pensare di poter risolvere qualcosa con quelle mie parole da repertorio. Anche una fan avrebbe potuto fargli un discorso d’amore migliore. Ma quanto mi facevo schifo? Quanto mi dovevo odiare per ridurmi in quelle condizioni? Per ridurlo in quelle condizioni..

Mi ritrovai a chiudermi in me stesso, piegandomi sulle ginocchia e tenendo a mala pena in equilibrio, le mani al volto, il buio e il silenzio a circondarmi.

Avrei voluto che tutto intorno a me sparisse, avrei voluto che Lou andasse via invece che starsene a guardare con compassione lo stato in cui ero ridotto.

Avrei voluto morire.

Una cosa però l’avevo imparata da quella giornata, da quella esperienza: ero la persona peggiore che esistesse al mondo.

Non avrei avuto il coraggio di uscire là fuori e sorridere a tutta quella gente. No, non potevo più fingere, non ne ero in grado. Poco mi importava dei ricatti o di qualsiasi altra cosa.

Avrei solo voluto annientarmi, fondermi con la terra che mi sosteneva. Che si aprisse e mi inghiottisse all’istante! Mi avrebbe fatto un favore..
 
Perciò tesoro tieni stretto il mio cuore,
ho bisogno che tu mi tenga prima che io vada in pezzi.
Io terrò sempre duro
perchè tu sei la mia forza!

 

Mi accorsi troppo tardi, solo quando un paio di braccia sottili si strinsero intorno a me, che stavo formulando quei pensieri ad alta voce.

Lo sentii. Lo sentii lì vicino a me.. e dio!! Dio se era la sensazione migliore dell’intero pianeta!

Lui era lì, e io ero fra le sue braccia, e piangevo, finalmente piangevo e mi stavo sfogando realmente, e lo stavo facendo fra le sue braccia.

E tutto per me poteva anche finire là. Lui era lì con me, e io ero lì con lui e tutto ciò bastava.

Poi sentii la sua voce strozzata e acuta solleticarmi le orecchie, parlami. Cavolo quanto mi era mancata! Cavolo quanto l’avevo bramata e desiderata, così vicina, solo per me!

-Non.. no Haz! Non potrei amare qualcun altro che non sia tu. Io.. io vivo di te. Non sono così forte o coraggioso come credi, perché la forza e il coraggio che ho, me le infondi tu, il tuo amore.. e se.. se tu non ci fossi, queste scomparirebbero con te! Tutto quello che sono lo devo a te. Non ero nulla prima di te, non avevo sogni, non sapevo il significato delle parole speranza e amore.. Ero semplicemente Louis William Tomlison, e tu mi hai fatto diventare il tuo BooBear. Non ero nulla senza te, e non riuscirei ad esserlo se non ci fossi tu con me. Sei linfa, sei ossigeno, sei vita per me Haz.. e io.. dirti che ti amo è poco! Io non so spiegarlo.. non come sei riuscito a fare tu. E.. io non sono un eroe come mi descrivi tu!- e mi stringeva, mi stringeva sempre più fra le sue braccia, mi accarezzava la testa giocando con i miei ricci, come per permetterle di non sanguinare più. Perché io dentro stavo sanguinando, stavo crollando a pezzi.. e Louis era quel collezionista che pian piano metteva a posto tutti i pezzi della mia vita.

Perché tutti e due eravamo i reduci di una battaglia, troppo stanchi per continuare a lottare da soli, ma che insieme, lo sapevamo, avremmo potuto cambiare il mondo. E mi bastava davvero che ci fosse lui perché il resto del mondo scomparisse. Perché era lui la mia armatura, lo scudo con cui mi sarei difeso e la spada con cui avrei attaccato.
 
Sento la pioggia sulla mia pelle
lavare via tutto il dolore in cui ero.
Vedo il sole nel cielo.
So da molto come ci si senta a piangere.

 

E sentivo le sue lacrime bagnare la mia testa, come pioggia. Come pioggia che lavava via il nostro dolore, perché più distrutti di quanto eravamo non saremmo potuti essere. Perché ormai era la sua mano a legarmi alla vita e sempre lo sarebbe stata.. e sentivo che mi stava reggendo fra le sue braccia, per non farmi cadere e per non farmi precipitare dentro quel baratro di oscurità.

Perché mi stava proteggendo, perché pronunciava quella sillaba magica che mi teneva in vita, che mi riportava a respirare e non mi serviva che ci fossero altri bambini a dirla o a crederci. Avevo Louis..

-Tu sei il mio Peter.. mi salvi ogni singolo giorno con i tuoi sorrisi rivolti solo a me. Mi salvi. Sarò salvo se tu non mi lasci.- cercai di dare un senso alle parole che mi uscivano di bocca, fra i singhiozzi e le lacrime, fra i respiri rotti, fra l’amore e la paura di continuare a cadere che mi annientava.

Si allontanò leggermente da me, in ginocchio anche lui, e permettendomi di guardarlo, mi sorrise. E quello.. quel sorriso, il suo sorriso, fu quello a completare il tutto, ad aggiungere l‘ultimo pezzo mancante del puzzle.

-Ma ti ricordi la prima volta in cui ti ho raccolto rannicchiato in questo stesso stato?- mi chiese fra una risata e lacrime salate, felice, vicino. Adesso vedevo che anche i suoi occhi arrossati sorridevano.

Lo guardai perplesso e lui alzandosi e tendendomi le mani, aiutò anche me a rimettermi su mentre rispose con una faccia contrariata –Non ti ricordi? Dai Haz.. 23 luglio di tre anni fa? Un palco.. cinque ragazzi.. una frase, la frase?-. I miei occhi si illuminarono e un pensiero mi attraversò la mente.. e rividi tutta la scena.

Cinque ragazzi su un palco, 23 luglio 2010, una frase, la frase.. un ragazzo rannicchiato a terra e un altro che gli andava vicino, lo abbracciava, lo aiutava a rialzarsi per poi saltargli al collo.

A quei ricordi mi sfuggì un sorriso, mentre ancora cercavo di non perdere l’equilibrio dopo essere ritornato su tutta la mia altezza.

-Forse era meglio se ti facevo restare a terra..- rise divertito riferendosi un po’ al fatto che credesse che non ricordassi e un po’ al fatto che fossi più alto di lui.

-Se vuoi.. puoi recuperare centimetri..- dissi allargando le braccia, le mie mani morbide e grandi ancora fra le sue tozze e forti.

Indietreggiai rischiando di perdere l’equilibrio. Mi sentii sbattere contro qualcosa. La parete sotto le mie spalle si aprì, rivelando il camerino di Louis. Richiusi la porta con un calcio e mi poggiai al muro. Con un unico salto mi fu addosso, solo uno sguardo e adesso tutto di noi era un tutt’uno.

Come tre anni fa: il suo respiro affannato a solleticarmi il collo, i suoi occhi che rideva di nuovo dopo tempo, la sua risata divertita dentro la mia mente per poi arrivare al mio cuore e farmi esplodere, farmi essere felice, farmi sentire finalmente completo.

-Xfactor!- esclamai ridendo. –E oggi, dopo tre anni, c’è la première del nostro film, e noi.. noi Boo..- -Noi siamo ancora qui Haz, e lo saremo per sempre. Come tre anni fa, come oggi, come sempre-. Si fiondò sulle mie labbra soffocando le lacrime, irrompendo in risate che.. che non so spiegare da quanto meravigliose fossero, trattenendo il respiro. Quanto avrei voluto farlo mio, adesso, in quell’istante. Eppure c’erano le sue labbra, c’era il suo amore, c’era lui e questo mi bastava.

-Io voglio.. voglio..- cercai di dire mentre lui tentava di appropriarsi della mia lingua, mentre ancora aggrappato a me, mordeva il mio labbro nella disperata ricerca di un contatto, della mia presenza. –Cosa.. cosa Harry?- domandò con il respiro affannoso staccandosi dalle mie labbra, per poi scendere dalle mie braccia. Mi guardava con i suoi occhi da cucciolo bastonato che adesso bramavano amore. –Voglio.. io.. niente.. Ti amo Boo!- mi limitai semplicemente a dire.

-Anch’io Hazza..- e mi abbracciò, perchè bastava, perché in quell’abbraccio noi c’eravamo ritrovati e lì sempre ci saremmo cercati.

Perché lasciare Louis era stato come lasciare casa tua e vederla sparire alle tue spalle, lentamente. Lasciare la tua casa e avere l’impressione di aver dimenticato qualcosa. Lasciare la casa dove sei nato e cresciuto e girarti sempre a guardare che non sia già sparita come nebbia al sole, come un ricordo troppo lontano per poter essere ricordato. Perché lasciare Louis era paura di dimenticarlo ed essere dimenticato , paura costante di vederlo sparire per sempre dalla mia vita. Era la paura che non averlo più vicino lo avrebbe trasformato in un ricordo lontano. Lasciare Louis era come lasciare un pezzo di me chiuso dietro la porta di quella casa da cui mi allontanavo, era vedermi appassire come un fiore che muore lentamente quando viene strappato dal suo prato, al luogo in cui era nato, a cui era appartenuto e nel quale sarebbe ritornato. Lasciare Louis era però anche la consapevolezza che quelle erano solo paure, la consapevolezza che sarei potuto tornare a casa e lo avrei trovato lì ad aspettarmi, dietro quella porta.

Ma da oggi sapevo anche che non avrei dato tutto ciò per scontato, perché nulla nella vita lo è, neanche l’amore più puro. Perché se Louis mi stava perdonando, io non mi sarei ancora perdonato ciò che gli avevo fatto: avrei ricordato per poter migliorare.

-Avevo.. ho avuto paura di perderti. Ho avuto tanta paura, Boo. E Nick.. io non volevo.. lui..- ricominciai a farfugliare, ancora confuso. Perché era tutto troppo bello, perché non poteva davvero essere così facile. Perché non mi sarei lasciato tutto ciò alle spalle, non mi sarei perdonato tutto quel dolore.
E stavi andando via.. e io cadevo e tu ti allontanavi.. e piangevi Louis. Ti ho fatto male e io non volevo.. sono stato così stupido pensando di poterti uccidere con i miei gesti.. ho pensato alle cose più folli e insensate.. ma poi sorridevi e.. scusami!-
. Mi separai improvvisamente da lui portandomi nuovamente le mani al volto, e lui, leggendo di nuovo nella mia mente, cominciò a parlare con una voce calma, calda e rassicurante, riprendendomi fra le sue braccia che non riuscivano a chiudersi completamente intorno al mio corpo. Venne in mio soccorso a lenire con le sue parole le ferite io che io avevo aperto con le mie.

–Ssshh.. silenzio. Sono qua Haz! Ti capisco, ti capisco e non sai quanto. Una mente innamorata si ammala mentre il cuore cade a pezzi.. e.. ti capisco. Non piangerti addosso! Vivi, vivi e basta. Dobbiamo vivere finchè ci è concesso..-. esclamò sorridendo. Si perché Louis sarebbe stato capace di rialzare il mondo, ma avrebbe dovuto mascherare la sua paura di non farcela ridendo. – Sono qua, non rovinare il tuo bel discorso, stupido! E piuttosto.. hai intenzione di tenere quegli stivaletti ormai marci? Mi dispiace per Nick ma penso che almeno oggi..- mi lasciai andare anch’io e risi, risi di gusto alla sua esclamazione molto più che vera.

-So cosa stai facendo Tomlinson!- esordii con il volto nell’incavo del suo collo, a coprire i singhiozzi, mentre lui mi accarezzava lentamente la testa. –Cambierò i miei stivaletti per questa sera, ma solo perché me lo hai chiesto tu, ma.. ma non riuscirò a perdonarmi in ogni caso.. perché pensavo sarebbe andata diversamente..- dissi trasformando le ultime parole in un sussurro, allontanandomi dal suo abbraccio e asciugandomi le lacrime.

–Pensavo non mi avresti perdonato.. non così.. in fretta. Qualsiasi cosa io faccia.. dio, è così stupida! Sto blaterando e.. e rovinando tutto, quando forse invece..- continuai a balbettare tirando su col naso per l’ennesima volta.

-Quando forse dovresti tapparti quella bocca e..- mi scostò le mani che cercavano ancora di cancellare le tracce delle lacrime dal mio volto, lo prese fra le sue e si avvicinò a me pian piano. Voleva farmi soffrire mentre bramavo il contatto con le sue labbra sottili che arrivò subito dopo. –Sta zitto deficiente e viene da me!- esclamò ancora fra le mie labbra, ridendo di gusto. Sentivo ogni cellulare del mio corpo fremere a quel lieve contatto delle nostre labbra che si faceva sempre più sicuro e voluto. Sentii gli elefanti invadermi lo stomaco, e mi sentii davvero come un quattordicenne al suo primo bacio, perché quell’uomo che avevo davanti mi faceva sempre rinascere, come il bruco che si prepara a diventare farfalla.

Era più di quanto potessi desiderare, molto più di quanto potessi immaginare. Avere Louis Tomlinson era vivere!

Mi allontanai da lui, lo guardai in quegli occhi così chiari, così felici e così vivi adesso, che pensai di poter restare a fissarli per il resto della vita. Ma quello che feci fu ben diverso.

Le lacrime minacciavano di nuovo il mio volto, così lo abbracciai, mi nascosi in lui, mi rifugiai nel suo profumo che mi era tanto mancato, ma che era sempre lo stesso che ricordavo: Louis Tomlinson sapeva sicuramente di casa e di frutti selvatici.

-Noi due siamo stelle.. ma tu sei la più brillante, perché sei forte e cerchi sempre di salvarmi ogni qualvolta cerco di distruggermi distruggendo così il nostro amore. La mia luce è tenue, ma è solo grazie a te se questa mia luce non si è ancora estinta. Grazie per avermi salvato di nuovo e scusami Boo, tu meriteresti di meglio..- gli sussurrai all’orecchio, con voce forse troppo bassa perché avesse potuto realmente sentire tutto. Ma quando sentii la mia spalla bagnarsi, capii che aveva sentito e non parlava, e lo capivo, perché era questo che volevo.

Il silenzio non aveva sempre bisogno di essere colmato, perché c’erano silenzi dove la gente si ci ritrovava. In quel silenzio ci stavamo ritrovando pian piano io e Louis.

-Io farei qualsiasi cosa per salvarti. Mi dispiace dirti che ho bisogno di te ma non mi importa, non ho paura di amare, davvero. Perchè quando non sono con te sono più debole.. Credi che tutto ciò sia sbagliato Harry? E’sbagliato amarti? È sbagliato che tu mi renda forte?-.

Mossi la testa in segno di diniego, subito dopo aver sentito quelle parole pronunciate senza che me lo aspettassi. Louis tentava sempre di colmare il silenzio, lo metteva in imbarazzo. Ma quella frase, la frase della nostra, della sua canzone.. era davvero così perfetta. Mi strinsi ancora più forte a lui.

-Io ti ho già perdonato e sapevo che lo avrei fatto subito dal momento in cui avresti deciso di guardarmi negli occhi, adesso perdona  te stesso Harry. Vivi per te e io sarò qui, saprai dove trovarmi. Io non lascio la tua mano, camminiamo insieme. Dove vai tu vado io! Solo.. non negare il mio aiuto, non mi allontanare. Non farlo mai più!-

Quella sera probabilmente non avremmo fatto nulla. Non avremmo detto al mondo intero che ci amavano perché bastava che ne fossimo consapevoli solo noi due. Finchè ci saremmo stati l’uno per l’altro, saremmo stati abbastanza forti. La nostra forza eravamo noi e nessun’altro, nient’altro. Perchè saremmo stati degli stupidi a non credere in qualcosa in cui parte del mondo credeva ma anche criticava, sarebbe stato stupido non credere all’evidenza, sarebbe stato più che stupido non credere in quello che noi stesso avevamo creato.

Perché io e lui desideravamo che quel velo venisse tolto e ci scoprisse, mostrandoci al mondo, ma sapevamo anche che sarebbe entrata troppa luce ad accecarci e sopra di esso c’era troppa polvere, troppe bugie perché qualcuno o anche noi stessi potessimo ancora rimuoverlo del tutto. Ci voleva tempo, e ce l’avremmo fatta.

Non sempre c’è bisogno di grandi azioni per cambiare il mondo o per farmi capire che io e Louis ci ameremo per sempre.

Ci siamo noi e stiamo vivendo questo amore a modo nostro, e questo è quanto basta.
 

Niall venne a bussare qualche minuto dopo trovandoli ancora abbracciati. Sorrise, compiaciuto del lavoro che era stato capace di fare, senza negarsi il merito di tutto ciò, di quell’amore, di quei sorrisi, della vita e della forza che c’era in loro, consapevole di essere stato la scintilla che aveva acceso la fiamma.

Durante il Red Carpet della Première mondiale di Londra, tra fotografi, giornalisti e telecamere, Louis ed Harry continuarono a condurre il loro gioco divertendosi da matti.

Il tatuaggio di Louis passò subito sotto gli occhi di tutti, compresi i manager che decisero di far abbassare i pantaloni sulle caviglie a Louis durante l’After Party, per evitare tutta quella pubblicità.

Anche i loro sguardi, i loro sorrisi.. tutto era stato notato e annotato, perché quel giorno si erano comportati come avrebbero voluto sempre fare. Erano una normale coppia di fidanzati, ma mentre gli altri sfilavano davanti le telecamere, loro dovevano accontentarsi di baci rubati dietro le quinte, labbra gonfie, voglie trattenute e dichiarazioni sommesse. Ma sapevano che se Zayn aveva portato con se Perrie dichiarando al mondo il loro fidanzamento ufficiale e Liam aveva portato Sophia per la prima volta ufficialmente davanti le telecamere e le fans, Harry, Louis e anche Niall avevano portato con se sguardi, sorrisi e vita.

Erano stati quei due pazzi innamorati a portare il buonumore agli altri della band che erano visibilmente più rilassati e felici per loro.

Ma purtroppo i manager dovevano avere sempre la situazione sotto controllo e non solo Louis aveva dovuto coprire il suo tatuaggio, ma era anche arrivata Eleanor.

Lei aveva dovuto tenergli la mano per tutto il resto della serata dopo la proiezione del film, nel momento in cui dovevano entrare nei locali per l’After Party, sotto il mirino di tutti i fotografi.

Ma Louis non ce l’aveva fatta ad apparire felice, non l’aveva data vinta ai manager perchè oggi l’unica persona con cui voleva essere felice era Harry.

E andava spedito e impassibile dinnanzi le telecamere, perché sapeva che Harry lo aspettava dentro, e questo gli bastava per farlo stare meglio. Solo a lui avrebbe sorriso.

Ed Harry lo aspettava dentro, lo scrutava. Perché alla fine a pagare tutto il bene che si volevano e che i manager odiavano, doveva essere solo e soltanto Louis? Perché per quanto lui soffrisse, da oggi sapeva che Louis ne soffriva di più e non avrebbe fatto nulla per farlo stare ancora più male, per questo quando Louis arrivò dentro, lo afferrò per la mano sorridendogli e lo portò con se.

Le telecamere non li avrebbero mai visti davvero, perché erano qualcosa di troppo grande ed incompreso. Ma Harry finalmente riusciva a vedere Louis. La
sua forza di sorridere dinnanzi a lui nonostante tutto, il coraggio di essere se stesso anche se il prezzo da pagare era sempre più alto.


Harry vedeva Louis, lo sentiva perché lui non era altro che la sua forza. E ora che aveva imparato non avrebbe mai più smesso di farlo.



 

Spazio Boo!                                                                                                                                                                                                                                  Okay, non so come faccio ad essere qua dopo che ho questa storia nel mio computer da una vita xD bene, volevo dire semplicemente che non so bene cosa è uscito fuori da questa ""storia"" e se siete arrivati qua, grazie! La storia.. doveva essere questa ma.. non sapevo cosa aspettarmi ed è venuto fuori qualcosa che non immaginavo. Spero solo di non essere stata ripetitiva e poi.. boh.. solo un'ultima cosa per concludere: non ho potuto mettere nulla all'inizio.. però volevo dire un grazie particolare alla mia Dreamer Girl (credi sempre nei tuoi ideali e continua a sognare, sii degna di questo nome), alla mia Light (non puoi permettere alla tua luce di affievolirsi, perchè tu sei la luce stessa e io ho bisogno di seguire questa luce ogni volta per uscire dai tunnel nei quali entro senza più ricordarmi la strada per tornare indietro) e alla mia Haz (perchè sei e sarai sempre la cosa più importante e bella che mi sia capitata. Perchè nonostante tutto sarai sempre tu il centro dei miei pensieri). Grazie Fede <3 anche per il meravigliosissimo banner di cui mi sono innamorata (stavo pensando di non scrivere più la storia perchè non degna del tuo banner xD). Questa OS è una continuazione di quest'altra ---->  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1961148&i=1






E a voi questi due tesori *^*


 



 
  
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