Potrei dormire 8 giorni di fila. Sìsì, se davvero non mettessi più la sveglia, come minimo, dormirei fino a domani pomeriggio (tenuto conto che ora sono le 9 di sera...). Oddio, sto invecchiando, ormai ho sempre sonno. sigh. ;_; Non vedo l'ora che sia il weekend... Ma prima di lanciarmi nel letto (e addormentarmi in volo O_O), vi lascio un nuovo capitolo di LdM. Come sempre, lo sapete, ci tengo tantissimo a sapere che ne pensate ^_^
Capitolo Quattro
- L'alito di Dio -
Chiusa la porta alle spalle, Nero vi si appoggiò e trasse un profondo respiro.
Si massaggiò gli occhi con le dita e cercò di rimettere ordine fra i suoi
pensieri. Cleto era ancora appollaiato nella stessa posizione nella quale Nero
l’aveva lasciato, aveva solo girato lo sguardo verso il suo padrone.
“Hai ragione, sono stanco, ma dubito comunque di riuscire a dormire
profondamente. Sono molto in ansia per Forgia…” Prese una bacinella d’acqua e
l’appoggiò vicino al fuoco per farla scaldare, poi d’improvviso aggiunse: “Lord
Aaron ha una piccola macchia, sulla nuca, a forma d’anello…di sicuro tu ne sai
qualcosa”
Il falco sbatté le ali.
“Come immaginavo, l’hai percepito quando sei venuto qui… Una macchia a forma
d’anello può voler dire tutto e niente, ma da come me l’ha mostrata, può solo
significare che Lord Aaron ha respirato l’alito di Dio” Disse con tono
pensieroso e poi aggiunse fra sé e sé “E io che pensavo fosse solo una
leggenda…”
Nero scrollò le spalle e appoggiò la bacinella con l’acqua tiepida all’interno,
sul tavolo “Evidentemente, mi sbagliavo. Ad ulteriore conferma di questo c’è il
fatto che Lord Aaron abbia taciuto la sua macchia di fronte agli altri…Se fosse
una cosa da poco, credo, l’avrebbe detta anche a loro. Invece non ne ha fatto
menzione.” Nero immerse le mani nell’acqua “Il respiro di Dio…” disse a se
stesso incredulo e si sciacquò il volto. Rimase poi fermo, a guardare la
superficie dell’acqua che rifletteva il suo viso pallidamente.
Cleto sbatté di nuovo le ali.
“Non so esattamente quanto di vero ci sia in quello che si dice a riguardo, è
una leggenda che c’è fra gli uomini. Si dice che esistano delle persone che per
diversi motivi, per la loro devozione, per la loro empatia col prossimo, o per
il loro acume, siano stati accolti fra i favoriti di Dio. Si dice che sia lui in
persona, oppure uno dei suoi angeli più vicini, a prendersi poi cura di questi
prescelti e che questi possano addirittura comunicare con loro, così come
possono comunicare con gli animali e la natura …
In realtà, delle storie che si raccontano, penso che ben poco sia vero. Alcuni
eroi del passato sono stati elencati fra prescelti, ma…” scrollò le spalle “…ha
davvero senso parlare di favoriti da Dio? Non siamo forse tutti uguali ai suoi
occhi?
Si dice inoltre, che chiunque respiri l’alito divino, mostri sulla propria pelle
una piccola macchiolina ad anello, come segno di riconoscimento…Non ne avevo mai
vista una, a dire il vero.”
Nero guardò Cleto “Però tu puoi rispondermi: davvero sei venuto qui perché hai
capito che era un eletto, oppure per quale altro motivo?”
Cleto volò vicino al camino, dove il fuoco si stava abbassando.
“Ma guarda che falco viziato che mi ritrovo! Va bene, ravviverò il fuoco, tu
però rispondi alla mia domanda”
Nero si chinò e appoggiò dei nuovi tronchetti di legno nel focolare, stando
attento a non abbassare troppo la fiamma e sorrise “Lo immaginavo” disse a
Cleto. “Io non posso percepirla chiaramente come mi dici di aver fatto tu, ma
non mi stupisce sapere che quell’uomo ha un’aura particolare che lo circonda.
Semplicemente il fatto che tu ti sia fidato completamente di lui, m’ha dato da
pensare: non ti avevo mai visto farlo con nessuno.”.
Cleto, felice dell’alzarsi della temperatura nella stanza, ritornò sulla
tastiera del letto.
“Lo so, anch’io parlo con te, non avrei dovuto stupirmi, quindi, che anche
qualcun altro sia in grado di farlo. Però è come se ci fosse qualcosa di
diverso…Come se…” Nero scosse la testa e si passò le mani sugli occhi
affaticati.
“Sì, sono molto confuso, Cleto, non posso nascondertelo. E non è solo il fatto
che Lord Aaron abbia quella macchia ad anello sulla nuca, ma anche gli
avvenimenti della scorsa notte mi sono poco chiari…” E di nuovo sospirò cercando
di trovare le parole.
Scrollando le spalle in segno di resa, iniziò a sbottonarsi i vestiti, per
mettersi quelli da notte che gli erano stati piegati ed appoggiati sul letto.
“Vedi cosa intendo?” disse indicandoli “Ha accolto sette stranieri nella sua
casa e se ne occupa come i più importanti fra gli ospiti… E’ premuroso.”. Nero
sorrise “No, non credo che questo sia un male, amico mio. Ma c’è qualcosa di
insolito in lui, sembra quasi che capisca prima del tempo le situazioni e le
parole. Per esempio, durante la medicazione, Forgia era vigile e ha chiesto al
Lord se avrebbe perso l’uso del braccio. E’ una domanda legittima, dirai tu, ma
in quelle condizioni, fatta ad uno sconosciuto, non lo è. Mi sarei aspettato che
Lord Aaron fraintendesse, interpretasse le parole di Forgia come ingratitudine
nei suoi riguardi… Lui che è persino zoppo, come avrebbe potuto capire una
persona che per tutta la vita non ha fatto altro che impugnare spade? Ed invece
la sua risposta e il suo volto erano così pieni di comprensione ed umanità che
ne sono rimasto sbalordito. Lo stesso Forgia, e sono certo di questo, non si
aspettava una risposta così sincera, quasi… calorosa.
E’ buffo, non trovi?” Nero si passò la mano fra i capelli “No, c’è molto di più,
troppo…” e sospirando si sedette sul letto appoggiando la schiena ai cuscini
“Troppo di più…Sono confuso da questi avvenimenti che non riesco a capire”
Poi s’infilò sotto le coperte “E non capisco se è questo mio stato d’animo a
trarre in errore il mio giudizio, ma ho come la sensazione che tutto questo
abbia un effetto benefico su Forgia. Non so se sto impazzendo, a dire il vero,
ma se davvero Lord Aaron ha respirato l’alito di Dio, può darsi che siamo
davvero nell’unico posto d’Inghilterra dove Forgia ha speranze di sopravvivere.”
Chiuse infine gli occhi “Buona notte anche a te”.
All’alba della mattina seguente, Nero si svegliò di soprassalto, senza riuscire
a ricordarsi perché.
“Ancora incubi...” Si vestì in tutta fretta e corse fuori dalla sua stanza,
scendendo le scale verso la stanza dov’era Forgia. Aveva un presentimento,
un’intensa sensazione che qualcosa non andasse.
Bussò alla porta impaziente, non sapendo chi fosse all’interno.
Una donna, che riconobbe essere quella che aveva portato il vino e la frutta
l’altra sera, gli venne ad aprire “Buongiorno, Josephine” Nero salutò
cortesemente la donna, mascherando completamente l’ansia nella voce e si diresse
poi verso il letto di Forgia. Questo non gli permise di vedere le gote della
ragazza infiammarsi. “Buongiorno a voi, signore…siete sveglio molto presto”
Nero stava osservando Forgia che non sembrava essere in uno stato diverso
rispetto a quello in cui l’aveva lasciato la sera prima. Il respiro era
leggermente accelerato, probabilmente la febbre era ancora alta, la ferita
medicata era tumefatta e gonfia, ma Forgia dormiva tranquillo.
Nero notò che le bende erano tutte nuove.
“Avete badato voi a Forgia questa notte?”
“Oh no signore, io non mi occupo dei malati. Natalie è rimasta con lui finchè il
padrone non è venuto”
”Lord Aaron è già stato qui?” chiese Nero stupito
“Oh sì, signore, prima dell’alba.” Annuì Josephine che faceva fatica a parlare.
“Ma se tu non ti occupi dei malati, come mai sei qui? “ Nero le sorrise, l’aver
visto Forgia tranquillo e ancora vivo, l’aveva rassicurato.
“Oh” disse Josephine a fil di voce “Il vecchio Lord s’è sentito molto male e lui
è dovuto correre nelle sue stanze” Nero aveva sentito Lord Aaron e la stessa
Josephine parlare del vecchio Lord la sera prima e chiese “Cos’ha?”
“E’ molto vecchio in realtà. E non si lascia a curare a dovere, non mangia, beve
molto vino, fa tanto preoccupare suo figlio che non sa più cosa fare per
convincerlo a prendersi un po’ cura di se stesso. Ma lui non lo fa, è testardo
e…” Josephine si fermò di colpo e si coprì la bocca con una mano, consapevole
del fiume di parole che aveva appena detto “Perdonatemi…”
Nero scosse la testa “E’ testardo? Eppure suo figlio non lo sembra…”
“O no signore, Lord Aaron non assomiglia per nulla al padre, è gentile con
tutti, sempre buono anche con la servitù. Lord Thrulow, non parla mai con
nessuno, dà ordini e non si occupa di altro. L’ala Est del Castello ha avuto
grossi problemi causati da queste piogge, e nei piani più bassi ci sono le
stanze degli stallieri, John e Michael hanno la loro età, con l’umidità hanno
male alle ossa, e Lord Thurlow non s’è preoccupato, mentre il padrone li ha
invitati nella parte più calda del castello, nell’ala Ovest, nelle stanze sotto
le vostre e…” di nuovo s’interruppe, guardando in basso e diventando così rossa
che il nero fece fatica a trattenere il sorriso “Scusate, parlo troppo signore,
è che quando mi prende… e poi se mi viene chiesto del padrone io…” incapace di
concludere una frase e resasi conto che più andava avanti più aggravava la sua
situazione di imbarazzo, Josephine decise che fosse meglio andarsene “Io vado,
Signore, se avete bisogno chiamatemi, presto penso che ritornerà il padrone” e
con un inchino frettoloso, uscì dalla stanza. Poco ci mancò che non si mise a
correre.
Rimasto solo, Nero guardò di nuovo Forgia, gli toccò la fronte, per sentirne la
temperatura. Era ancora alta.
Ripensò alla sera prima, a quella netta sensazione di sicurezza che aveva
provato. Forse il suo giudizio lo stava davvero tradendo perché, purtroppo, la
situazione di Forgia era così grave che gli sembrò sciocco farsi prendere da un
inutile ottimismo. Eppure anche quella mattina, il presentimento che, forse,
c’era speranza non lo abbandonava.
Qualcuno bussò alla porta e poco dopo comparve una donna anziana. Ricurva su se
stessa, si sistemò lo scialle prima di presentarsi “Buongiorno signore” disse
accennando un inchino impercettibile ma che costò evidentemente un grande sforzo
alla sua schiena. Senza aggiungere altro, si diresse verso il camino, molto più
velocemente di quanto Nero si sarebbe aspettato, dopo il faticoso inchino. La
vecchia si sedette sulla sedia vicino al fuoco e tirò fuori dalle maniche un
lavoro a maglia.
Sorpreso dalle donne del castello incontrate quella mattina, Nero rimase a
fissare la vecchia senza dire nulla, finché la donna se ne accorse “Oh cielo,
perdonatemi! Le buone maniere!” Disse alzandosi “Il mio nome è Margaret, e sono
la moglie del capomastro che si sta occupando del tetto nell’ala Est. Lord Aaron
Thurlow m’ha chiesto se potevo rimanere qui a fare a maglia, e a vegliare sul
malato” spiegò la vecchia.
“Buongiorno, io sono…”
“Certo che so chi siete! Dei forestieri al castello con un comandante così
bello! E’ una notizia che ha già fatto il giro di tutto il paese. E forse se ne
parla già anche nei villaggi circostanti!” Nero la guardò incredulo e la vecchia
continuò “Andate ora” continuò lei “andate a fare quello che dovete fare, se
succede qualcosa qui ci penso io a chiamare Lord Aaron”.
Nero la salutò cortesemente e uscì dalla stanza, scuotendo la testa al pensiero
di Josephine e Margaret. Di certo le donne del castello sembravano avere una
verve tutta loro.
“Buongiorno” il cavaliere si girò verso la voce nota. Lord Aaron stava scendendo
dalle scale “Buongiorno a voi, ho saputo di vostro padre e mi auguro che stia
meglio…”
”Più invecchia e più diventa testardo” nonostante il sorriso, dalla voce di Lord
Aaron trapelava un velo di preoccupazione “ Ora l’ho finalmente convinto a
riposarsi. In cambio m’ha fatto promettere della birra” scosse la testa “Siamo
alla fase che io chiamo ‘del baratto improprio’. Lui dorme e vuole della birra
per questo. Come se dormendo, facesse un favore a me!”
“Il baratto improprio eh? “
I due risero e Lord Aaron scrollò le spalle.
“Buongiorno Lord Aaron”, comparsi dalla porta opposta alle scale, Cencio e
Luppolo s’affrettarono a chiedere notizie del compagno.
“La febbre è ancora molto alta” spiegò Lord Aaron “tuttavia la ferita mi pare
sia migliorata. Forse è troppo presto per qualunque affermazione ottimistica, ma
mi sento più sereno”.
“Non so come ringraziarvi” disse Cencio quasi emozionato alla notizia. Due notti
prima s’era sciolto in lacrime per la paura di perdere un compagno, in quel
momento non trovava parole per ringraziare chi gli stava dando speranza in
qualcosa di diverso.
“Volete unirvi a me per la colazione?” sorrise loro il padrone del castello.
“Volentieri”
”Avrai una fame incredibile…”
“C’è poco da ironizzare Luppo, sto morendo di fame!”
“Mi chiedo” lo canzonò il compagno “come potessi resistere a pane e acqua quando
vivevi …”
“Non una parola di più” alzò il dito Cencio con aria petulante “quel signorotto
sadico e volgare, tale Guido – e non uso titoli onorifici perché non se ne
merita neanche uno – “ commentò “è parte del passato che non ho intenzione di
ricordare. E poi dimentichi, caro il mio Luppo, che dalle mie parti esistono
alberi da frutto che producono una tale quantità di delizie…”
”Ancora con questa storia” sbuffò Luppolo
“Non è colpa mia se in Italia c’è il sole” Cencio finse un tono offeso.
“Italia o Inghilterra, sole o non sole Cencio, quello che facevi tu è ovunque
conosciuto come rubare!”
“E’ il destino che m’ha obbligato!”
”Ecco che interpreta il suo ruolo melodrammatico…” sospirò Luppolo fingendosi
esasperato. La piccola diatriba fu interrotta dalle risate di Lord Aaron.
All’udirle, negli occhi di Cencio comparve per un attimo del panico. S’era
lasciato andare allo scherzo come faceva sempre con Luppolo, ma aveva appena
ammesso di fronte ad un Lord Inglese d’essere un ladro.
Ma non c’era niente di accusatorio nella risata dell’ospite che lo rassicurò
“Non ti preoccupare, non ho intenzione né di accusarti né tanto meno di
inorridirmi, se è quello che pensi. Non è mia abitudine giudicare le persone per
quello che sento dire o per un passato di cui non conosco le cause. Se poi è il
destino che t’ha obbligato” canzonò il ragazzo enfatizzando più del dovuto la
sua stessa frase “chi sono io per criticare?” concluse ridendo di nuovo. Le sue
parole rasserenarono così tanto Cencio che anche lui scoppiò a ridere “Vedi,
Luppo, lo dice anche Lord Aaron”.
Luppolo, anche lui stupito dell’atteggiamento dell’ospite, non poté che
concludere come sempre “Tu hai l’aria in testa, ragazzo”.
Anche il Nero sorrise, dissipato il ricordo dell’incubo mattutino, rassicurato
sulla situazione di Forgia, si sentiva sereno e persino allegro, in quella
gelida mattina di Novembre.
***
BiGi: Felicissima ti piaccia Cencio *_* Il ragazzino ha il suo bel da dire e, non ti preoccupare, avrà anche la sua importanza ^_^
Stateira:
Ciao, che bello risentirti ^_^ Il fatto che manchino i punti è... ehm... un
recesso mostruoso si una mia scrittura a getto. Con il proseguire della
storia, per fortuna, i punti compariranno. Spesso tornavo indietro e mettevo i
punti che mancavano, ma probabilmente per inesperienza, i primi capitoli mancano
di un sacco di punti (devono avermi fatto qualcosa di male in una vita
precedente °_°). Non ero abituata a metterli (se noti, sono solo quando c'è un
punto e a capo.). A volte, anche ora, rileggo il capitolo e ne aggiungo alcuni.
Probabilmente, piano piano, aggiungerò tutti quelli dovuti.
Sono proprio
contenta che le descrizioni non dettagliate ti piacciano e aiutino a fomentare
l'aura di mistero. Del resto, quello era il fine. Dei personaggi si scoprirà a
poco a poco, e di conseguenza anche della loro fisicità ^_^ E non ti
preoccupare, anche gli altri avranno il loro ruolo. Cencio, poi, non potrebbe
fare solo da comparsa (con quel carattere esuberante che ha, non lo accetterebbe
mai XD). Un bacione