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Autore: Scarlett_Brooks_39    06/01/2014    1 recensioni
Scarlett, una ragazza di 16 anni si ritrova coinvolta in un incidente e cade nell'acqua ghiacciata in pieno inverno per salvare sua cugina Emily, di cinque anni. Si risveglia in ospedale ma non sa che la Luna le ha donato dei poteri soprannaturali e che adesso è la sua guardiana. Viene salvata da Ben,bil ragazzo per il quale aveva da sempre avuto una cotta. Poco dopo avergli quasi confessato i suoi sentimenti il ragazzo sparisce. Scopre in seguito di far parte dei Guardiani, insieme ad altri dieci ragazzi e ragazze della sua età, protetti da ogni pianeta del sistema solare e dal Sole. Tra loro c'è anche Ben, ma non è lo stesso. Saturno infatti l'ha influenzato a tal punto da cambiarlo per sempre. I Buchi Neri, o Murdock, minacciano il pianeta Terra e fra non molto rinnoveranno la loro promessa di distruggerlo per sempre. I Guardiani dovranno sconfiggerli per salvare il loro pianeta e le persone che amano da un altrimenti orrendo destino. Come se non bastasse, un'altra minaccia incombe sui Guardiani ed è costituita da una delle persone più vicine a Scarlett.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Capitolo 2
Poteri


"Emily!" Le gridai, aprendo le braccia. La sua visione mi provocò un piacere immenso, sembrava passata un'eternità dall'ultima volta che avevo incontrato i suoi occhietti vispi e pieni di vita,occhietti che adesso erano ricoperti da una sottile membrana di lacrime.
"Tesoro, cos'hai?" Le chiesi, mentre mamma la metteva a sedere sul bordo del lettino.
"I- io, tu sei caduta nell'acqua, io ho avuto tanta paura! Pensavo che morissi!" Parlava a scatti e singhiozzava, si vedeva che aveva avuto paura e mi sentivo in colpa, non avrei mai dovuto farle vivere un tale spavento.
"Emily, non devi più pensare cose del genere! Guarda, ora sto bene, è tutto finito." Le mie parole spezzarono la membrana nei suoi occhi e scoppiò a piangere tra le mie braccia. Le accarezzai i capelli biondi e la tenni stretta a me, temendo di non poterlo più fare.Ben si alzò dalla sedia ed io lo salutai con un gesto della mano mentre ancora cullavo a me Emily. Pian piano il suo respiro tornò ad essere normale, intanto le canticchiavo la sigla del suo cartone preferito che spesso guardavamo insieme e che era solita calmarla, come una ninna nanna. "Mi dispiace Scar..." Mi sussurrò con quella sua vocina tanto dolce quanto capace di farmi sprofondare in un oceano di sensi di colpa.
"Ascoltami bene, Emily .Non hai nessuna colpa, non pensare mai più che possa essere stata colpa tua ,capito?"
Lei annuì con la sua testina rotonda, facendo rimbalzare i suoi riccioli perfetti.
"Vieni qui." La abbracciai così forte da sentire il suo cuoricino rimbombare contro il mio petto. Le volevo troppo bene per permettere che cessasse di battere, in quel momento mi resi conto di aver fatto la cosa giusta.
Passammo la mezz'ora che ci rimaneva a scherzare ed a ridere, inoltre mi raccontò la trama degli ultimi episodi del suo cartone preferito che mi ero persa ed anche se i suoi discorsi erano carenti di un filo logico, fui ben contenta di ascoltarli, visto che Emily non smetteva di sorridere. Quando sorrideva metteva in risalto le guance rosee e vellutate e spesso arricciava il nasino all'insù. Era davvero irresistibile, cosa che dicevano anche i suoi tre fidanzati dell'asilo. Un giorno con uno ,un giorno con l'altro... e così via. Anche una bambina di cinque anni aveva più fortuna di me in amore... bella storia.
Il turno delle visite finì ed Emily mi salutò agitando la manina paffuta ed uscendo dalla stanza.
"È meglio se riposi ora. Mi suggerì mamma, in tono apprensivo.
"Si, forse si. Tu va pure a casa, me la so cavare."
"Non ci penso nemmeno! Una poltrona di velluto, in sala d'aspetto, non attende che me. Pensavi di liberarti di tua madre così facilmente?" Mi faceva piacere che dopotutto trovasse ancora l'occasione per fare del sarcasmo, temevo di averla spaventata fin troppo.
"D'accordo, allora dormi bene."
"Anche tu, ci vediamo domani."
Sprofondai in un sonno profondo, tuttavia sentivo in me che qualcosa non andava per il verso giusto, come se me lo fossi dimenticato, quel qualcosa mi si mostrò poco dopo.
Aprii gli occhi, sentendomi sperduta e debole. Una strana voce dentro di me mi diceva di alzarmi ed il mio lato più razionale diceva il contrario, perché sarei caduta non appena avrei toccato terra. La strana voce ebbe la meglio e contro la mia volontà, come se il cervello non fosse più legato al mio corpo, scostai la coperta di lana ed appoggiai un piede a terra. Sussultai a quel contatto, volevo rimettermi sotto le coperte ma il mio subconscio non volle saperne.Così mi avvicinai alla finestra a vetri e solo allora mi accorsi della meravigliosa serata di luna piena. Fu come un deja vu, come se avessi già visto quel candore, ma non riuscivo a ricordarmi se nella realtà o in un sogno.
La mia mano si posò sulla maniglia, per aprire la porta finestra, ma cosa stavo facendo? È inverno ed a quest'ora dovrei dormire invece che stare a bocca da pesce lesso davanti ad uno stupido satellite ma niente, neanche la mano volle saperne e la mia razionalità si fece sempre più piccola in una parte sperduta della mia mente. Trasalii all'ondata di vento gelido che mi avvolse ed un brivido mi percorse la schiena come una scossa elettrica.
Una nube candida che come per magia mi sembrava familiare arrivò sotto i miei piedi e mi sollevò sa terra. Era gelida, ma non ebbi alcun brivido.
"Scarlett, mia Guardiana, ora ti donerò i miei poteri che ti serviranno per proteggere la Terra. All'inizio non li controllerai, dovrai fare molta attenzione a non ferire nessuno ma in seguito imparerai a gestirli e a domarli, con l'intelligenza e l'autocontrollo e vedrai che lo troverai persino divertente. Come sai, la Luna influenza tutti i pianeti, quindi il tuo potere intellettuale più importante sarà quello di poter controllare le emozioni delle persone.
Ci sono poi l'agilità e la velocità che ti saranno utili nel combattimento ma ricorda, nessuno può prevedere se si svilupperanno altri poteri, poteri più potenti, personali, che derivano dalla tua anima. Credo che tu ne possieda uno in particolare, molto potente, più potente dei miei ma dovrai scoprirlo da sola. Dunque, questo ti farà un po' male, ma ne varrà la pena!"
Una scintilla bianca si attaccò alla mia pelle, sotto il mio collo. Più cercavo di toglierla, più bruciava. Altre luci mi ronzavano intorno, ormai il panico mi dominava. Cercai di urlare ma dalla mia bocca non usciva parola. Cercai di piangere ma dai miei occhi non usciva lacrima. Era un dolore interno, un bruciore che forse solo la mia anima stava percependo. Le luci si attaccarono al mio corpo una dopo l'altra, coprendo ogni spazio vuoto sulla mia pelle. Con gli occhi riuscii a vedere che le scintille ora emanavano una luce sfolgorante, mancavano solo due fessure ad essere coperte dalle scintille. Le ultime due apparvero davanti a me pochi secondi dopo e s'incastrarono perfettamente negli ultimi due spazi vuoti. Dopodiché vidi solo uno sfondo bianco,troppo bianco e dopo ancora il buio più totale. Cercai di arrivare al letto ma ero troppo stanca così caddi a terra e sprofondai in un sonno stranissimo ma rilassante.
"Scarlett! Scarlett!" Quando aprii gli occhi mamma era davanti a me, preoccupata, anche se non ne capivo il motivo. Insomma, mi sentivo così bene, doveva essere felice. Mi accorsi solo dopo di non essere nel mio letto ma accasciata alla sedia per gli ospiti. Scattai in piedi, più attiva che mai.
"Attenta! Sei ancora debole!" Gridò lei, terrorizzata.
"Mamma ma che dici? Io mi sento così bene!"
Era la verità, non avevo più nessun dolore, nessun ago al polso, che non ricordavo di aver mai tolto. Mi sentivo nuova e...strana. Come se in me ci fosse anche un'altra persona.
"Rimettiti a letto, muoviti!" Il suo tono si fece più severo, così decisi di obbedirle.
Io però volevo correre, far vedere a tutti che mi sentivo una favola, che non ero più debole, ma per il momento, visto il mastino barra mamma che mi ritrovavo davanti, dovevo frenare i miei impulsi ribelli.
Una settimana dopo...

Il bip della sveglia s'insinuò nella mia mente, collegando al cervello l'idea di dovermi alzare dal letto. Erano le sette e trenta del mio primo giorno di scuola dopo l'incidente. Mi alzai dal letto e poggiai i piedi sul tappeto ruvido. Ancora addormentata, sentii che qualcosa non andava. Un ronzio mi riempiva le orecchie, così, in una frazione di secondo, voltai lo sguardo e, con indice e pollice, presi la mosca alla quale apparteneva il ronzio, che dopo cessò.
Rabbrividii capendo cosa avevo fatto. Non avevo mai fatto del male a nessuno, per di più non possedevo riflessi, non riuscivo neanche a prendere una palla da baseball quando mi veniva lanciata, figuriamoci una mosca! Lasciai che l'esserino volasse, mollando la presa e sussurrandogli uno 'scusa' che non avrebbe mai potuto percepire.
Mi portai una mano nei capelli, incredula. Mi veniva da piangere, non capivo cosa mi stesse succedendo. Forse stavo ancora dormendo, ma sembrava tutto così reale... poi mi ricordai di quella strana notte all'ospedale, della voce della Luna, quella voce così familiare e rassicurante che avevo sentito tante volte e che mi diceva che non stavo sognando.
"Tu sei la mia guardiana ed io la tua protettrice..." Ricordavo soprattutto queste parole, oltre a 'Questi sono i tuoi poteri', o qualcosa del genere. Fatto sta, sentii uno strano bruciore dall'interno del mio corpo, poco più in sù della pancia, nella zona del diaframma. Sentii poi quel bruciore ramificarsi lungo la pancia, le gambe, le braccia, il collo, la faccia, le mani, per poi fuoriuscire dalle punte delle mie dita, sotto forma di una luce, abbagliante quanto emozionante, bianca. Erano proprio quelli i poteri di cui parlava la Luna. Proprio come aveva detto, dovevo imparare a credere in lei e non a capire. La parte più razionale di me ripeteva che era solo frutto della mia immaginazione mentre l'altra, che si trovava in netta maggioranza, mi diceva di fidarmi perché, se potevo credere di essere sopravvissuta ad una caduta dell'acqua ghiacciata, allora potevo credere anche di essere la 'Guardiana della Luna'. Peccato però che le due parti non avevano intenzione di ragionare tra loro, lasciandomi così nella confusione più totale. Mi venne l'impulso di puntare il dito, e quindi la luce, contro un cuscino sul letto, per vedere cosa succedesse. Questo prese fuoco, ma non apparvero le solite fiamme rosse, bensì celesti, sfumate d'argento. Mi affrettai a spegnere il piccolo incendio versandoci sopra il bicchiere d'acqua che tenevo come riserva durante la notte, quando ero troppo pigra per andare a prenderlo in cucina,al piano di sotto. Non potevo credere ai miei occhi, sapevo che questo non era normale, ma era troppo bello per non crederci. Uscii di casa quasi correndo e per la strada verso scuola trovai Ben. Abitavamo nello stesso quartiere, spesso tornavamo a casa insieme.
"Ben!" Gli gridai dalla fine della strada. Lui si voltò e mi sorrise, io lo raggiunsi.
"Ciao." Sussurrai timida." "Ehi, torni a scuola?" "Si, oggi è il grande giorno.." "Ti sei rimessa bene,a quanto vedo." "Si, in effetti ho ancora un po' di dolore al polso, nella vena.."
"Gli aghi non perdonano..." Disse in aria sarcastica, alludendo a quell'aria distaccata che tanto mi faceva innervosire ma che faceva apposta.
"La smetti? M'innervosisci!" "Io non ho fatto niente.." "Basta! Sai che non lo sopporto!" Scherzai io, mantenendo però un'aria severa ed innervosita e prendendolo a pugni sul giubbotto nero.
"Va bene, va bene, la smetto!" Alzò le mani sventolando bandiera bianca ed io mi sciolsi davanti ai suoi occhi verdi, così perfetti.
Tra botte e risate arrivammo a scuola. Mi ero dimenticata di quanto fosse imponente quell'edificio. Era una semplice costruzione di cemento del ventunesimo secolo, non aveva niente di particolare o tetro, niente guglie gotiche o croci, allora perché mi faceva così paura?
"Ci siamo." Constatò lui in aria sarcastica, rivolgendomi il suo solito sorriso sghembo.
"Mi ero dimenticata di questo posto."
"Dai, entriamo."
Adesso tutti mi avrebbero fatto domande sul mio incidente, dato che era finito sul giornale, e tutti avrebbero fatto la solita faccia mortificata che ti diceva 'Poverina, quanto mi dispiace.'
Non potevo sopportarlo. Non volevo che i miei amici o compagni provassero pena per me. Volevo essere accattata per quello che ero, non perché ero stat soprannominata 'la ragazza di ghiaccio', come diceva un quotidiano locale. Ero sempre passata inosservata, non mi piaceva stare sotto i riflettori, soprattutto se a mettermici era la persona che odiavo di più in assoluto, Wendy Evans. Si muoveva sempre seguita dalla sua 'guardia', così la chiamavano, composta da Susy White e Jenny Haspen. Già dai loro nomi si poteva intuire che non erano delle cime a scuola, ma loro si consideravano le regine. Bellissime barbie dai capelli biondi, sedevano sempre vicine, dei giorni si vestivano allo stesso modo, altri si scambiavano borsette, scarpe o magliette. Credevano di poter fare della scuola il loro regno, forse perché era l'unica consolazione che traevano dalla loro insulsa vita. Wendy non mi era mai stata troppo simpatica, ma ricordo benissimo il giorno in cui iniziai ad odiarla, ovvero il giorno in cui lasciò Ben in maniera decisamente ignobile. Lo insultò e lo umiliò davanti alla classe solo perché non aveva accettato di entrare nella squadra di football. Pensava che il giorno dopo non sarebbe venuto, ma lui si presentò lo stesso, deciso a non dargliela vinta. Per quanto mi riguarda avrei voluto affogarla in un calderone di lava.
Come se avessi visto nel futuro, ecco che fu la prima persona che incontrai. Mugolai innervosita, mentre Ben le sorrideva. No, aspetta, cosa fai? Come se non la conoscessi! Togliti quel sorriso da idiota dalla faccia, subito!
"Scarlen! Che bello, sei tornata!"
"Scarlett..." La corressi innervosita, come se non sapesse il mio nome!
L'arpia lanciò un sorrisetto malizioso a Ben che era al mio fianco, dicendo: "Ben, ciao anche a te. Hai messo su muscoli ultimamente?"
Se gli risponde gentilmente o con una frase che non contiene insulti o insinuazioni lo prendo a schiaffi!
"No, dev'essere l'effetto della giacca." Rispose secco,avvicinandomi a se'. E bravo, ti sei risparmiato un bel gancio destro.
Lei lo ignorò, ma tutti sapevano che voleva rimettersi con lui ed io speravo che Ben non lo facesse mai.
"Sei stata così coraggiosa con tua cugina! E poi guardati, hai anche buttato giù un po' di peso!" Se il mio livello di nervosismo poteva essere indicato con una scala termica, ora la temperatura era diventata così alta da superare il livello massimo sostenibile da spaccarla. Ora le rispondo con una delle mie battute che uso sempre con Ben. Aspetta, ce n'era una interessante...no, non mi viene niente... perché con lui mi veniva così facile tirar fuori la mia lingua biforcuta e con lei più mi sforzavo e più mi rimaneva difficile?
Cosa aveva detto la Luna? Puoi mitigare le emozioni degli altri, per volgerle a tuo piacere. Ma certo! Avrei solo dovuto concentrarmi e farla sentire a disagio. Concentrati, concentrati...
La sua espressione sicura cambiò, divenendo debole e trepidante d'insicurezza, era il ritratto di una bambina viziata alla quale avevano appena tolto il gioco preferito. Sentivo il flusso del mio potere divenire sempre più forte, più potente, il mio odio per lei stava prendendo il sopravvento, dovevo fermarmi ma non ci riuscivo. Era bello vederla così indifesa. 'Basta, fermati!' urlai a me stessa e distolsi lo sguardo, dissolvendo l'intensità del mio nuovo potere. Lei sembrò riprendersi, poi le dissi: "Grazie, Wendy, anche tu stai molto bene, e quella borsa è davvero carina. Stagione passata, giusto?"
"Si. Ma torna pur sempre di moda."
"Ma certo." Le lanciai uno sguardo tagliente ma lei non si scompose, mantenne la sua aria da superiore, come sempre. Avevo quasi perso il controllo, non doveva più accadere. Calma, autocontrollo, su questo dovevo lavorare.
"Ragazze." Strillò lei, chiamando a se' le due paladine e sparendo tra la folla studentesca.
"Wow, hai visto che faccia?"
"Si." Non dovevo più perdere il controllo della situazione, avrebbero potuto accorgersene. Continuavo a ripeterlo a me stessa, che razza d'incosciente! Questo non fece altro che aumentare il mio nervosismo. Bell'inizio di giornata!
"Che hai? Sei nervosa per quello che ti ha detto Wendy? Sai che è solo un'oca senza cervello!"
"Lo so, ma non la sopporto. Lei è così... perfetta. Bella, magra, bionda, tutto ciò che io non sono. Eri fortunato a stare con lei, forse dovresti...
"È un bene che tu non sia come lei." M'interruppe lui, bruscamente. "E poi sai che.."
"Che..?" "Si insomma, che a me..." Eravamo appoggiati alla fila di armadietti, adesso lui era davanti a me e teneva una mano sull'ammasso di alluminio. Eravamo più vicini del solito, troppo vicini...
"Che a te..?"
"Che io.."
Ce l'avrebbe mai fatta a confessarmi i suoi sentimenti? Avrei potuto usare il mio potere, avrei potuto mitigare le sue emozioni... no Scarlett, per oggi basta esperimenti, hai quasi provocato un guaio. Ormai solo un respiro ci separava, forse quello sarebbe stato il mio primo bacio, dovevo godermelo senza interferenze sovrannaturali... ma proprio quando le mie labbra stavano per sfiorare le sue la campanella suonò, interrompendoci. Tempismo perfetto!
Ci guardammo imbarazzati e voltammo all'unisono la testa, nascondendola nell'incavo del collo e inumidendoci le labbra.
"Forse è meglio se andiamo." Dissi io, affranta e rassegnata.
"Si, forse si." La sua codardia mi stupiva sempre di più! Perché con Wendy gli era riuscito benissimo fare la parte del corteggiatore e con me era peggio di un nerd impacciato? Quella non era proprio la mia giornata!
  
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