Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Dark prince    07/01/2014    1 recensioni
Coppia: Jean/ Marco (Principalmente)
< < Ma no, fotografo altro, no modelli. > >
A quelle parole Jean annuisce, come ad aver capito che tipo di studi facesse Marco.
< < In Germania ci sono cose e luoghi bellissimi da fotografare! > >
E a quel punto... il corvino lo guarda, diventando quasi serio, anche se le sue guance si erano colorate di rosso.
< < Jean.. potrei farti un set fotografico.. nudo? > >
< < ....Che? > >
Ed incredulo il biondo si ritrova ad arrossire, imbarazzato.
Avvertenze:Le immagini alla fine non sono mie.Posterò sempre o la fonte o l'autore.
Buona lettura!
Genere: Fluff, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Armin Arlart, Eren Jaeger, Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve di nuovo! eccomi qui con il secondo capitolo, che vi porterà completamente nella storia!!
Se potete, lasciate una recension che fanno sempre contenti gli scrittori, oltre a far capire se il loro lavoro è stato gradito.


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Trasferimento. Quella parola per un tipo come lui, era sempre un gran nemico visto che amava le cose quotidiane, la sua routine, ma in parte era anche eccitato all'idea di qualcosa di... nuovo.
era un pò un controsenso, ma chi non ha un pò di timore per una situazione nuova o mai vissuta?
Questi sono i pensieri che aleggiavano nella mente di Marco, lo facevano terribilmente distrarre.
Infatti poco dopo il pentolino pieno di latte ha deciso di implodere, facendo bruciare non solo il suo contenuto, ma fa sporcare tutto il piano cottura, e del latte bruciato non è mai una cosa semplice o bella da togliere. Come se non ci fosse abbastanza caos per il povero corvino che guardava tutto quel macello con la bocca semi dischiusa e lo sguardo di uno che non voleva credere a quello che stava vedendo.
Era arrivato solo da un giorno in Germania e gli erano capitati una serie di incidenti che lo stavano portando all'assurda idea di essere stato maledetto dalla madre perchè ha voluto trasferirsi in un'altro continente, lontano da lei, invece di restarsene al sicuro sotto il tetto familiare.

< < Forse... è meglio andare a fare colazione al Bar... > >
Per come si erano messe le cose, quella era la soluzione più saggia, prima che bruciasse la casa.
Ed eccolo il primo sospiro ansioso uscire da quelle labbra poco carnose, mentre si portava una mano sul volto come segno di disperazione, ma forse il ragazzo la stava prendendo troppo pesantemente. Era solo del latte bruciato per la distrazione!
La sua mano si sposta poi tra i capelli, scompigliandoli ancora di più, come se il risveglio non li avesse resi tutti dritti e alcuni i ciuffi erano sparati in diverse direzioni.
Decide finalmente di mettersi a pulire tutto quel caos sbrigandosi anche, perchè, per via della stanchezza non aveva minimamente sentito la sveglia, facendo in questo modo tardi, e fare colazione alle 11 non era mai stato nei suoi piani, amava farla di mattina, con l'aria che gli sembrava più fresca e salutare.
Ma il tempo di finire di compiere quella valorosa missione, che il telefono squilla e gli tocca andare a controllare sperando in una chiamata piuttosto veloce, ma sul cellulare vi era scritto "Mamma"
.......
< < Farò finta di non aver sentito il cell... > >
Il tono con cui l'aveva detto non era convinto, e infatti dopo soli 2 secondi ecco che ritorna indietro per rispondere al telefono, perchè i sensi di colpa gli stavano già divorando l'animo.

Marco bodt, era un ragazzone di 1.78 che si faceva problemi per molte cose, a volte inutili.Non amava le dispute ed era piuttosto ordinato per essere un uomo.
Forse a causa di quella stessa persona che adesso lo stava trattenendo a quell'aggeggio elettronico infernale.
Bhè, tornando alla chiamata, si accorge che era stato inchiodato per più di mezz'ora, sorbendosi ramanzine per non aver chiamato, oltre all'elenco di tutte le cose che doveva o non doveva fare, ma finalmente il telefono non era vicino al suo orecchio ma al suo posto sul tavolo e prima che potesse di nuovo squillare, ecco che si fionda in bagno.
< < Di questo passo andrò a pranzo fuori, no a fare colazione.. > >
Brontola il ragazzo, iniziando a spogliarsi per poter fare una veloce doccia, ma calda e rilassante in quel bagno di un colore rosso piastrellato anche, inusuale per un luogo come quello, ( Almeno per il colore ) ma lui non era un'esperto di arredamenti, ma per quanto gli riguardava era davvero di pessimo gusto.
Ma lo sguardo di Marco non può non cadere sull specchio, sulla sua figura riflessa; No che fosse narcisista, ma era enorme quello specchio e volente o nolente, un'occhiata capitava sempre. Ma forse il reale proprietario della casa piaceva guardarsi, ma a lui proprio no.
Ma poteva approfittarne... per controllare...se qualche nuova lentiggine fosse uscita!
Si, per lui era una sorta di ossessione, e cercava di nascondere le sue lentiggini.
Non le sopportava.
Lentiggini ovunque e non solo sul suo VISO; aveva il corpo completamente invaso da quei puntini e spesso e volentieri, cercava di evitare luoghi pubblici dove doveva indossare un costume o restare in intimo per evitare di farsi notare.

E il problema non erano solo quelle macchioline.
Sulla parte sinistra del volto, di fianco all'occhio, aveva una cicatrice, dalla forma un pò strana, simile alla crepa che si forma dopo un terremoto.
Non gli bruciava mai, almeno non spesso e quando succedeva era sempre quando si svegliava.. dopo uno dei suoi strambi incubi.
Ed era stranissima questa cosa.
E aveva problemi di vista proprio all'occhio vicino alla cicatrice, ma tutti gli avevano detto che non potevano essere collegate le due cose, almeno così spesso e volentieri dicevano, anche se a lui personalmente sembravano poco convinti.
Per questo motivo doveva indossare la lente a contatto, una, visto che 5/10 non sono così leggeri e non poteva sforzare troppo l'occhio sano, altrimenti i mal di testa erano assicurati. Insomma, poteva dirsi in buona salute se ignorava queste piccole cose.

Ma smette di indugiare Marco, decidendo alla fine di entrare nella cabina doccia, aprire il getto d'acqua e aspettare che diventasse calda, per godersi quei pochi minuti di relax.


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Lavorare nei bar non era affatto per un ragazzo come Jean.Per un tipo con il suo pessimo carattere, Per niente.
Fingere sorrisi smielosi, falsi ed ipocriti.
MA PER FAVORE!
Bisognava essere drogati al massimo o degli idioti per fare tutte quelle moine, avere pazienza che i clienti scegliessero e consigliarli anche!
Ma non sanno leggere??
< < Se c'è scritto cioccolata, secondo te che gusto mai potrebbe avere?? > >
E stava per dare in escandescenza di nuovo quella mattina il biondo se in suo soccorso non fosse venuto Connie, compagno di lavoro oltre che università, un tipo bonario, bassino che a volte diceva scemenze assurde.
Un idiota, come quelli che si accennava prima.
Ma stavolta aveva salvato il lavoro al tedesco, che di certo non lo ringrazia, anzi, gli rivolge una delle sue migliori espressioni accigliate.
< < Me la stavo cavando alla grande. > >
Bisbiglia, voltandosi e incrociando subito le braccia al petto, stringendole con forza come a scaricare un pò di quel nervosismo che si stava accumulando nel suo corpo e sapeva che quando sarebbe esploso sarebbe successo il finimondo.
Ma Connie, il collega, lo guarda con l'espressione più scettica di questo pianeta, annuendo per dargli il contentino come si fa con i bambini o le persone mentalmente instabili e per il ragazzo, Jean era una pericolosa fusione di entrambi.
< < Avanti, un'altra ora e te ne vai a casa. > >
Jean a quelle parole.. grugnisce, sbottando, allontanandosi dall'altro per avvicinarsi al tavolino dove si era seduto un nuovo cliente.
< < Ci penso io a quello.. > >
Connie prende le ordinazioni pronte per il tavolo di prima, guardandolo.
< < Vado io, Tr- > >
< < Ho detto che ci penso io. > >
Jean era.. forte, aveva un carattere forte e mai si sottometteva, diciamo che aveva anche un certo orientamento a comandare, ma non lo faceva apposta.
Era fatto così, diceva la verità anche se quella era più dolorosa di una spina nel cuore.
Ma a lui quel ruolo non piaceva tantissimo, almeno era questo il suo pensiero.

Quando si ritrova di fronte al tavolino appena occupato dal nuovo cliente, non si sofferma neanche a guardarlo o a scrutarlo;Prende il suo blocchetto degli appunti, aspettando solo che ordinasse.. e sperava anche che si desse una mossa.
Cosa che non era così.
Infatti tossisce dopo solo una ventina di secondi, facendo squittire letteralmente il povero ragazzo seduto, che non si era accorto della sua presenza e lo guarda stralunato.
E Marco sbatte le palpebre e subito dopo corre a prendere il menù, aprendolo e guardandolo i nomi di quello che potevano offrirgli, cercando di non far aspettare troppo l'altro.
Ma si sentiva sotto pressione, non riusciva a prendere una decisione.
Lentamente alza i suoi occhi scuri, marroni, e guarda il cameriere di fronte a lui che non lo aveva degnato minimamente di uno sguardo.
< < Mi fido.. di lei. > >
E a quelle parole, l'altro ragazzo finalmente posa la matita, degnandosi finalmente di scrutare il volto di chi ha detto quelle parole.
E non sa perchè, ma quando Jean.. nota quei capelli corvini, quegli occhi, quella espressione e sopratutto, quel sorriso gentile e onesto, si sente morire.
Sentiva come una morsa al cuore, che stringeva e stringeva, facendo sentire male il ragazzo.
Ma non era solo.. fisico.
Sentiva come il suo spirito scombussolato, una sensazione che lo aveva fatto estraniare e gli aveva fatto sussurrare un semplice "Va bene".
Ma... ancora per un pò era rimasto in piedi, di fronte a Marco il tedesco, come se avesse la strana sensazione che se si fosse voltato dopo non lo avrebbe più rivisto, e questo lo faceva... sentire triste.
< < Tutto.. ok? > >
Ovviamente il corvino si era un tantinello preoccupato per la reazione dell'altro, sopratutto il modo con cui lo guardava, come se avesse visto un fantasma
Ma.. non era rimasto estraneo a certe sensazioni, solo che il ragazzo le aveva ignorate.
Aveva sentito una sorta di felicità riempire il suo cuore, una felicità malinconica, come se dopo tanto tempo avesse trovato qualcosa creduto perso.
Jean sbatte le palpebre, annuendo, tossicchiando poi per andare via, andare dal barista per poter fare l'ordinazione.
E non esita a chiedere quello che gli serve, come se già conoscesse i gusti del corvino, come... fosse un cliente abituale o un amico di vecchia data.
< < Cappuccino alla nocciola e cheescake. > >
Che poi a Jean non piacevano entrambe le cose, non si era basato neanche su gusti personali. Aveva solo agito d'istinto.
Da quella postazione poi, il tedesco poteva osservare... il nemico assottigliando lo sguardo, cercando anche di non farsi vedere risultando alquanto ridicolo.
< < Jean.. che fai? > >
Ed ecco di nuovo Connie, che lo fissava, stralunato, guardando prima Jean, poi la direzione dove fissava, mettendosi anche nella sua stessa posizione per vedere dove diamine stava guardando.
< < Oh, interessante.....è un tuo amico? > >
Il biondo scuote il capo.
< < No. > >
Connie sbatte le palpebre.
< < Lo conosci almeno...? >
Di nuovo nega.
< < No. > >
E un sorriso... malizioso, curioso e divertito si dipinde sul volto di Connie, guardando Jean, iniziando a punzecchiargli un fianco.
Perchè il compagno sapeva che a Jean piacevano anche i maschi. Era riuscito a farglielo dire da ubriaco.
< < OOOH! Allora lo vuoi conoscere? tranquillo, vado io a chiedergli il numero di telefono! > >
E il tedesco stavolta.. annuisce, annuisce e.. si rende conto di aver fatto la più grande stronzata della sua vita.
Sgrana gli occhi, sentendo il panico crescere ad ogni passo che Connie faceva verso il tavolino.
Stava per partire, per correre e fermare quell'idiota, ma il barista (nonchè padrone del locale) lo chiama per l'ordinazione pronta.
E afferra il vassoio, saldamente, correndo poi verso il tavolino.
Il compagno di Jean viene scaraventato a terra per l'irruenza del biondo, ma tutte le leccornie che erano sul vassoio erano.. salve! e di questo era molto soddisfatto il ragazzo.
E in parte anche Marco, perchè la sua colazione finalmente era davanti i suoi occhi, ma era rimasto leggermente allibito di come l'altro era arrivato al suo tavolino, e si ritrova a sbattere le palpebre, leggermente ma leggermente stranito.
E Jean si accorge a cosa era dovuto e si volta verso il ragazzo che si stava alzando da terra, tornando poi a rivolgere la sua attenzione al corvino.
< < Sta bene, tranquillo, è solo inciampato. > >
Inciampato.
Marco non ci credeva molto, ma torna a sorridere all'altro, non potendo fare a meno, prendendo la sua ordinazione.. restando a dir poco sorpreso.
Erano i suoi piatti preferiti.
Lo erano eccome, e sbatte le palpebre, ritrovandosi un nodo alla gola.
E a quella reazione Jean temeva di aver fatto una colossale stupidaggine ad aver dato ascolto al suo istinto.
< < Lo riporto indietro... se non ti piace.
E a quel punto Marco alza di scatto il capo, scuotendolo con vigore, poggiando una mano sulla tazzina che conteneva il caffè alla nocciola.
< < N-no no, anzi.Diciamo che è la mia colazione preferita.. > >
E si ritrova a scostare lo sguardo imbarazzato, Non sapendo in realtà a cosa era dovuto per davvero.
Era strano quel ragazzo.
Era strana quella situazione.
Questi erano i pensieri che rimbombavano ad entrambi nella loro testa.

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"Amare non significa essere d'accordo per ogni cazzata.Anzi, si deve litigare! Non sopporterei di non potermi confrontare con qualcuno, sopratutto con la persona che.. mi piace.
Insomma, deve sapermi fronteggiare."
Angolino autrice.
Salve di nuovo >w< ecco finito il secondo capitolo! a breve arriverà il prossimo! fonte disegno: Tumblr.
Autore: http://miyajimamizy.tumblr.com/
Piccole note (Spoiler): Il lato dove Marco ha la cicatrice e il difetto visivo, è quello mancante quando Jean nella puntata di Shingeki lo trova morto.
  
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