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Autore: lauramelzi    07/01/2014    33 recensioni
"I-io non penso sia una buona idea.." lei sussurrò piano.
La dolcezza del suo smarrimento era quasi tangibile. Stefano le sorrise, bastardo.
L'alito del fascista le accarezzava le labbra, e Gaia sentiva il suo cuore batterle come impazzito nelle orecchie.
Annegò nei suoi occhi, oltre che nella vergogna, e come ogni volta in cui i loro sguardi si incatenavano, si creò un'elettricità che pregava di essere liberata.
Perché non voleva ascoltarla ora? Perché la stava ... perché si comportava così?
Confusamente Gaia si rese conto dell'inevitabile fine che le sue labbra avrebbero fatto di lì a poco.
Doveva fermarlo, pensò sconcertata.
... faceva così con tutte, era un montato, inafferrabile e irresponsabile.
lui, lui..
Lui la guardò.
La guardò e vide sotto la fievole luce della bajour quegli occhi nocciola, così sinceri, e con essi tutte le difese che la ragazza avrebbe voluto erigere contro di lui se avesse potuto, e le fece capire immediatamente che le avrebbe annientate se mai ci fossero state, che le avrebbe fatto ciò che era inevitabile, ciò che spingeva entrambi a stuzzicarsi ogni giorno, a essere così suscettibili, vulnerabili e ... duri.
"Non è mai una buona idea a fare la differenza."
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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Tutta l'adrenalina era improvvisamente scemata via, lasciando dentro alla ragazza un vuoto che la terrorizzava.
 
Dubbi, incertezze, ansia, e si, paura.
 
Tanta, nonostante non le piacesse ammetterlo a se stessa.
 
Gaia già una volta aveva assaggiato gli sfoghi violenti di quei fascisti, e Ste' era il loro capo.
 
E lei come una stupida cosa aveva fatto? Una bella cinquina, olè.
 
Condanniamoci da soli alla morte sicura.
 
Davanti a tutti poi, no, sicuramente stavolta non l'avrebbe passata liscia.
 
Ma perché quel ragazzo la innervosiva e provocava così tanto? Era lui a portarla lentamente al limite, facendole mostrare una vena violenta che non aveva mai saputo di avere.
 
Che stronzo.
 
Non poteva scegliere Jessica? 
 
Una vibrazione in tasca riportò la sua attenzione alla realtà.
 
Era scappata velocemente dalla sala, aspettando le due in bagno, ormai mancavano pochi minuti, e infine era uscita senza farsi vedere.
 
Ora camminava sul marciapiede, senza una precisa destinazione in mente, persa tra i propri pensieri.
 
Un braccio le afferrò rudemente il braccio, sentì delle dita premerle senza badarci il braccio già livido per girarla e Gaia si sentì mancare quando voltandosi incrociò lo sguardo ardente di Ste'.
 
Le crollò il mondo addosso. come se tutti i suoi timori le si fossero materializzati in un'unica persona. Aspettò che disse qualcosa, come paralizzata dallo schock, ma dalle labbra del fascista non uscì niente se non dei mezzi ringhi soffocati.
 
Non era arrabbiato.
 
Era furente.
 
 
***
 
"Ti credi intoccabile? Eh ebrea? Devo ricordarti le tue origini?"
 
Delle spalle larghe e un petto ampio le coprirono la visuale.
 
Uno scossone al petto la fece sbattere d'un tratto contro la porta dello sgabuzzino delle scope.
 
Gaia soffocò un gemito di dolore al contatto rozzo e violento contro il legno.
 
Il respiro corto e il corpo in posizione tesa di difesa dal fascista che l'aveva trascinata a casa sua per pareggiare i conti.
 
Quanto era stata stupida poche ore prima. così tanto stupida. come cazzo le era venuto in mente?
 
"Non ti devi manco azzardare a toccarmi" un'altra spinta su quella porta dura alle sue spalle che le fece male.
 
"TU non mi toccare, bastardo!" si difese lei stremata guardando in quegli occhi che la fissavano sadici.
 
"Non osare darmi del tu ebrea!"  una sberla la fece cadere in terra sulle ginocchia tremanti. 
 
Gaia continuò a fissarlo, ignorando deliberatamente il dolore del viso che sembrava andarle a fuoco, piuttosto lo ficco decisa a ostentare una rabbia che le divorava il petto.
 
L'avrebbe menato se avesse potuto, ora.
 
Il fascista si innervosì ulteriormente, vedendo l'aria sfacciata con cui l'ebrea ai suoi piedi continuava a fissarlo. le colpì un'altra volta il viso, facendole piegare la testa in basso.
 
Finalmente al suo posto.
 
Rricorda, ad ogni tua mossa ebrea, io contraccambierò due volte e con il doppio della forza"
 
Gaia iniziò a tossire sangue, e si mise una mano sul collo cercando di calmare il respiro.
 
Sentì Ste' avvicinarsi lentamente di pochi passi e si spostò repentinamente di lato.
 
Il ragazzo se ne compiacque ghignando e aprì la porta alle spalle dell'ebrea.
 
Senza darle tempo di parlare Ste' le afferrò la spalla e la sbatté dentro allo sgabuzzino buio.
 
Sentì un gridolino soffocato e il peso leggero di Gaia che si era buttata di peso sulla porta per non essere rinchiusa dentro, ma oramai lui aveva già girato la chiave.
 
La sentì imprecare, poi tossire di nuovo.
 
Doveva imparare a stare al suo posto, e lo avrebbe fatto.
 
"Chiamerò la polizia Stefano, lo sai!" gridò la ragazza con il fiato corto.
 
Non vedeva assolutamente niente in quel momento, al buio e al silenzio, percepiva solamente il legno levigato della porta sul suo petto agitato.
 
Il fascista sogghignò, rigirandosi tra le mani il vecchio cellulare della ragazza che era riuscito a toglierle senza che lei se ne accorgesse prima di sbatterla dentro allo sgabuzzino.
 
La leonessa era meno furba di quel che sembrava.
 
O semplicemente più ingenua.
 
 
***
 
 
L'indomani mattina Gaia si svegliò con un dolore lancinante alla schiena e ai gomiti. L'aveva lasciata la dentro per ore, la notte intera, e calcolando che il sole era alto in cielo le aveva fatto saltare anche la scuola.
 
Un piccolo raggio di luce illuminava lo stanzino stretto e pieno di scope, palette, ragnetele e si.. ragni.
 
Schifose piccole e viscide bestioline.
 
Tutta la notte l'aveva passata insonne a svegliarsi di continuo per via di scricchiolii sinistri nel buio.
 
Che quelle bestie fossero attirate dal sangue del suo labbro spaccato? Aveva più volte imprecato contro Stefano.
 
Era uscito ore prima ridacchiando spensierato, forse pensando all'ebrea che teneva chiusa in casa sua.
 
Quel bastardo le aveva pure fregato il cellulare, come se non bastasse. Se ne era accorta quando aveva tentato di chiamare la polizia come aveva giurato di fare, ma aveva riscontrato subito l'assenza del cellulare dalla tasca.
 
Il fascista aveva già previsto le sue reazioni, e aveva agito di conseguenza.
 
Si sentì una stupida in quel momento.. per avergli dato quello schiaffo davanti ai suoi amici, per non aver tenuto stretto il cellulare, per non averlo mai pregato in tutte quelle ore di farla uscire da quello stanzino buio e polveroso.
 
Aveva dormito tutta la notte accucciata come un animale ferito, rintanadosi in se stessa e cercando calore nel suo cardigan rosso.
 
Quella mattina l'orgoglio, inutile sentimento ostacolatore, le aveva impedito di pronunciare quelle paroline magiche che l'avrebbero -forse- fatta uscire. si era categoricamente rifiutata.
 
Stizzita e furente com'era, non ne sarebbe uscito niente di buono.
 
E così ora si ritrovava li da sola, con lo stomaco che brontolava, un bisogno assurdo di fare la pipi, e un'ansia che con il passare dei minuti le divorava il petto.
 
Lui non l'avrebbe liberata.
 
 
***
 
 
Ste' rientrando a casa aveva notato una piccola ombra rifugiarsi dietro l'angolo.
 
Incuriosito e con un presentimento in testa, decise di scovare chi volesse entrare in casa sua.
 
Facendo finta di non aver percepito il leggero spostamento d'aria, si incamminò lentamente dalla parte opposta, per poi girare l'angolo dell' edificio.
 
Percorse silenzioso l'intero perimetro fino a ritrovarsi davanti l'esile schiena di una ragazza con lunghi capelli mori mossi.
 
Elle si sentì ghiacciare. Lo percepiva alle sue spalle, e una cieca paura si impossesso di lei.
 
Iniziò a tremare visibilmente e lentamente si girò, deglutendo nervosa.
 
Il suo più grande timore si avverò.
 
Ste', il capo dei fascisti, la guardava con un sorrisino compiaciuto stampato in viso, il corpo disteso in una posizione elegante contro la parete.
 
Quel sorrisino avrebbe fatto effetto su chiunque, ma Elle notò subito che quell'espressione non raggiungeva gli occhi.
 
Quelli erano severi e concentrati sulla sua figura.
 
"I-io.." sbiascico non sapendo che dire. A pochi passi il pirata si gustava la reazione infantile di chi è stato appena beccato con le mani nel sacco.
 
Come aveva potuto essere così sciocca?
 
Elle valutò attentamente la possibilità di fuga, eforse questo il fascista lo comprese, perché attirò su di se l'attenzione della ragazza.
 
"Sai che ti prenderei prima che tu possa solo raggiungere il semaforo" disse sicuro incutendo un'implicita minaccia.
 
Elle posò nuovamente sul fascista i suoi occhioni verdi spaventati, aspettando che parlasse di nuovo.
 
Ste' la squadrò a lungo con la testa piegata di lato, poi come avesse preso una silenziosa decisione si incamminò verso la ragazza che si irrigidì istantaneamente.
 
Elle tenne il fiato in gola quando lo ebbe difronte, per poi guardarlo negli occhi tanto scrutatori quanto freddi.
 
"Seguimi" le disse con tono che non attendeva repliche.
 
Elle acconsentì tacitamente con un segno del capo, e lentamente gli andò dietro come un piccolo di pulcino alla mamma gallina.
 
Peccato che lei non sapeva dove la stesse portando.
 
O se la volesse punire.
 
E Gaia? Stava bene? Non era di certo passato insolito lo schiaffo se anche lei che non era in quel momento presente, ne era venuta a conoscenza.
 
La ragazza continuò a struggersi con dubbi che le portavano solo dolore e ansia, finché non si scontrò con la schiena di Ste' che improvvisamente si era fermato.
 
Senza che ebbe il tempo di scusarsi, il fascista seccato si voltò prendendola per un braccio e la buttò a terra avanti a lui.
 
Elle sorpresa da quel comportamento quanto da quella reazione, boccheggiò sentendo un dolore acuto agli avanbracci che strusciavano contro il marciapiede.
 
Elle si sbucciò i gomiti cercando di riparare il viso dall'asfalto, titubante alzò confusa e impaurita lo sguardo, incrociando un paio di scarpe marroni a lei ben note.
 
Timorosa di incontrare lo sguardo del secondo ragazzo, non volle alzare gli occhi e al contrario tentò impacciatamente di rialzarsi.
 
Non potè così vedere lo scambio di sguardi che si stava generando tra i due fascisti in piedi.
 
L'uno sornione, e l'altro rigido e certamente sorpreso di vedere a quell'ora e in quel posto la ragazzina.
 
"L'ho trovata dietro l'angolo di casa mia" disse pacatamente guardando schifato l'ebrea "forse faresti meglio a sorvegliare la tua cagna" gli suggerì guardando negli occhi il suo amico.
 
Elle si sentì gelare alle parole del fascista e non riuscì a trattenere un moto di stizza " cagna tua .." non fece in tempo a terminare che le scarpe marroni si mossero verso di lei e improvvisamente la ragazza sentì una stretta possente ai capelli che la fece urlare di dolore.
 
"Ascoltami, ragazzina insignificante, di certo non mi cambia molto rompere il patto e lasciarti libera per poi procedere con le punizioni di gruppo " disse gelido Liuk all'orecchio dell'esile ebrea facendole venire dei brividi.
 
Ogni sua parola era come una pugnalata al cuore. Possibile che non gli impportava di ferirla così bruscamente?
 
"Mi ha descritto con un appellativo che non mi appartiene" tentò di giustificarsi con gli occhi lucidi Elle.
 
"Per ora" commento Ste' squadrandola dall'alto.
 
Lo sguardo che gli riservò la ragazza fu di evidente disprezzo e odio.
 
Sentì sorridere Liuk alle sue spalle, come in fedele appoggio dell'amico.
 
Elle si sentì sola come non mai, non sperava che la difendesse, ma almeno .. comprendrela.
 
Ste' le si avvicinò sadico piegandosi sulle ginocchia, ponendosi lentamente al suo livello.
 
Sapeva che Elle era sola da anni, in un appartamento piccolo e stretto, senza nessuno a confortarla o rincuorarla. Sapeva che in quel momento bisognava di un abbraccio caloroso, un porto sicuro, una spalla su cui sfogarsi, ma anche lei avrebbe imparato a stare al suo posto.
 
Come Gaia.
 
Il pensiero lo stizzì più del previsto, e non perse occasione di vendicarsi su quella ragazzina per terra difronte a lui.
 
"E adesso piccola cucciola che farai? Ti metterai a piangere?" la derisa con un sorriso malvagio e guardandola intensamente.
 
Per tutta risposta Elle negò risoluta con la testa, ma purtroppo una lacrima solitaria le scese sulla guancia arrossata dal freddo.
 
Ste' la fissò divertito, facendo schioccare la lingua sul palato. Elle gli avrebbe volentieri sputato in faccia.
 
Liuk non si muoveva alle sue spalle, ma la ferrea stretta ai suoi capelli non accentuava a diminuirsi, il che la obbligava a tenere il viso scoperto, con la bellezza di dover mostrare la sua fragilità a due fascisti che la deridevano.
 
Elle degluitì vistosamente e guardò in alto per ricacciare indietro le lacrime.
 
"Può bastare, ci vediamo domani Liuk" salutò freddo Ste' per poi incamminarsi verso casa.
 
La stretta ai capelli si intensificò, fino a farla gridare dal dolore, ma Liuk non sembrava voler smettere.
 
"T-ti prego" sussurrò Elle cercando ancora di mantenere le lacrime.
 
Sentì la presa un attimo più forte, poi pian piano scomparire del tutto. la ragazza si prese la testa dolorante tra le mani, rannicchiandosi di fianco al muretto del marciapiede.
 
L'ultima cosa che le sue orecchie percepirono prima dei suoi singhiozzi strozzati dalla paura appena provata, furono i passi di Liuk allontanarsi, allontanarsi da lei.
 
 
 
 
Eccomi qui viva e vegeta!! buon anno in ritardo a tutte e tutti, e buon primo giorno.^_^
Anche se poi tanto buono per me non è stato, ma dettagli. >.<
Ora, passando al capitolo, un po' violento e me ne rendo conto, ma le cose non cambiano in un secondo.
e questo purtroppo vale un po' per tutto.
Abbiamo anche un Liuk più violento, ora potete capire a pieno la paura di Elle la notte prima quando non era riuscita a portargli i panini per cena.
Tutto combacia con la sua reputazione da duro. e non finirà qui, ve lo dico subito *.*  non ammazzatemi <3
Ste' è un bastardo, lo ammetto, ma il comportamento orgoglioso e "diverso" di Gaia lo infastidisce parecchio. se poi aggiungiamo il fatto che è un'ebrea.. per la nostra protagonista le cose si complicano.
Vi lascio uno spoiler sul prossimo chappy, un bacione a tutte e miraccomando scrivetemi domande \ dubbi \ pensieri \ commenti 
 
 
 
- La ragazza percepì all'improvviso una presenza ostile a fianco, un torace ampio e spalle larghe.
 "Muoviti ebrea" Elle non accennava a spostarsi dal suo sgabello accostao al banco, ancora confusa da quel cambiamento improvviso di programmi.
"Sono stanco andiamo a casa" disse glaciale come al solito il fascista.
"Ma io sto parlando con..." provò a ribattere disorientata Elle indicando il biondo sedutole accanto, ma il ragazzo la interruppe duramente.
"Non mi interessa, io  ti ho chiamato, e se non vuoi farti male  muoviti ."


 Liuk <3
  
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