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Autore: Rinalamisteriosa    07/01/2014    2 recensioni
[La famiglia italiana]
- Minilong AU | Presenza di Fem!Nord Italia | Accennini SeboMona -
“Davvero? Possiamo sapere come mai?” domandò perplessa Flavia, guardandola confusa.
Romano invece sgranò gli occhi, certo di aver capito male. Niente lavoro per lui… Possibile?
Assunta annuì. “Avrete tutta la mattina per prepararvi: alle undici in punto dovrete essere all'aeroporto di Roma Ciampino. Mentre dormivate, ha telefonato Giulio e ha chiesto espressamente che andiate ad accogliere vostro cugino Diego. È tutto chiaro?” s’interruppe, per accertarsi che la notizia fosse stata recepita a dovere dai figli.
Assistette a due reazioni completamente opposte.

(...)
“Non potrei desiderare di meglio. In famiglia siamo delle brave persone e ci vogliamo tanto bene!”.
“Tu la metti sempre su un piano troppo sdolcinato per i miei gusti”

**Dedicata a SunliteGirl**
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Antica Roma, Nord Italia/Feliciano Vargas, Principato di Seborga, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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Capitolo III

 

 

 

 

 

“Dobbiamo prendere un taxi. Elisa era in compagnia di una giovane coppia, si è appena scusata di non poterci dare un altro passaggio ed è andata via…” riferì loro Flavia, sistemando la borsa penzolante sulla spalla destra, dopo essersi allontanata un momento per parlare con l’amica dal finestrino aperto dell’automobile.

“Ne sta arrivando uno proprio adesso”, osservò tranquillamente Diego, muovendosi per primo a richiamare il buon uomo alla guida del mezzo pubblico.

Allora aprì lo sportello posteriore e fece entrare Flavia, prima di salire a sua volta. Romano aveva fatto il giro della macchina e si era accomodato dall’altra parte, forse era ancora risentito per non essere stato consultato sul giro turistico.

“Comunque non preoccuparti, mi concederai il piacere di incontrare questa signorina nei prossimi giorni della mia permanenza da voi. Dimmi, è bella?” aggiunse il più piccolo, una volta all’interno dell’abitacolo.

Lei stava per replicare semplicemente di sì, ma un secco: “lascia perdere. È già impegnata”, da parte di Romano, la indusse a cambiare risposta.

“Non ne sappiamo molto, in realtà non parla quasi mai delle sue relazioni private”, rivelò Flavia, seduta tra i due ragazzi.

“Dove vi porto?” domandò come da prassi il tassista, guardandoli dallo specchietto retrovisore. Portava un paio di occhiali da sole e un berretto nero calato, celante i capelli.

“Vicino alla Fontana di Trevi, grazie”.

“E tu cugina? Ti stai frequentando con qualcuno?” le chiese per pura curiosità mentre il taxi partiva, il tassametro iniziava a girare e l’altro sbirciava con occhio critico i vestiti da barbone dell’uomo alla guida: per non farsi sorprendere, talvolta rivolgeva occhiate annoiate fuori dal finestrino.

“No, io aspetto quello giusto”, disse con una spontaneità tale da dissipare ogni dubbio in proposito. “Diego, perché non ci parli di te?” s’interessò con un sorriso dolce. “Era un pezzo che non avevamo più tue notizie… Se stai scomodo, posso tenere io quello, non c’è problema!” sì offrì, ritenendo di poter sostenere il peso sia della borsa capiente, sia del suo zaino sulle gambe.

“Apprezzo la tua gentilezza, Flavia, ma non preoccuparti!” la rassicurò, spostandolo piuttosto dalla schiena al petto. “In quanto a me invece…” proseguì, accennando sinteticamente alla sua vita, che scorreva tranquilla malgrado i suoi genitori fossero separati da anni, malgrado la lontananza del padre archeologo che a volte gli pesava, malgrado la reticenza di sua madre, una biologa marina, a non lasciarlo partire da solo alla sua età.

“Eppure alla fine l’ho convinta. Oggi ho preso il primo volo della mia vita, è stato stimolante e sento che voglio essere sempre più indipendente!” affermò, gongolando sul posto come un bambino a cui avevano promesso una caramella gommosa.

“Forse hai ragione, ma non dimenticare che finché soggiorni qui sei sotto la nostra responsabilità”, gli ricordò pragmatico l’altro, che ogni tanto si faceva sentire.

“Non essere così duro, sono certa che Diego non ci causerà alcun problema!” ribatté lei, decisamente più comprensiva e tollerante del fratello.

“Ben detto. Romi, abbi più fede nella famiglia”, lo apostrofò soddisfatto, ricevendo in cambio un’occhiataccia che poteva significare tutto e niente, ma a cui non badò più di tanto. Girò la manovella per far abbassare il finestrino dal proprio lato, per affacciarsi e per prendersi quel vento tiepido e piacevole in viso.

Avere il sentore della libertà gli piaceva, gli piaceva immensamente.

 

 

*

 

 

Ecco la Fontana…” mormorò piano, muovendo qualche passo in avanti rispetto ai cugini.

Il tassista era stato così discreto nel mantenere il silenzio mentre conversavano e così gentile da lasciarli in Via San Vincenzo, così non avevano neanche dovuto camminare molto prima di raggiungere Piazza di Trevi.

La celebre fontana, una tra le più belle e le più visitate al mondo, non l’aveva mai vista dal vivo, così vicina da poterla abbracciare con lo sguardo incantato. Era veramente suggestiva, non riusciva più a distogliere gli occhi dall’intera struttura marmorea, a fissarla a bocca aperta estasiato.

I raggi del sole di mezzogiorno facevano brillare gli spruzzi d’acqua che fuoriuscivano come piccole cascate.

A un certo punto si sentì prendere sottobraccio da Flavia e si lasciò trascinare verso gli scalini di pietra.

“Bellissima, vero? Pensa che ai tempi dell’imperatore Augusto era solo l’elemento terminale dell’acquedotto Vergine, uno dei più antichi e di estrema importanza per rifornire d’acqua i cittadini romani”, partì con le spiegazioni da maestrina paziente.

“Moltissimi secoli dopo, nel Settecento, si deve a Papa Clemente XII il merito di aver bandito un concorso per il restauro e il miglioramento del progetto originario, a Nicola Salvi per aver vinto e agli altri scultori per aver contribuito alla sua realizzazione. Pensa che ci hanno lavorato tutti con maestria e grande cura dei particolari fino al 1762!” esclamò concitata, per poi indicare l’imponente figura al centro della nicchia candida e proseguire: “Quello rappresenta Oceano, che sembra sia trainato su un cocchio a forma di conchiglia da cavalli marini guidati da Tritoni. E le due scenette raffigurate di lato, là, vicino a quelle colonne corinzie, ricordano la storia antica della Fontana, mentre le due statue femminili rappresentano l’Abbondanza e la Salubrità”.

Flavia avrebbe voluto aggiungere altro riguardante questo spettacolare capolavoro dell’architettura e scultura barocca con un tocco di neoclassico, integrato alla perfezione con la facciata del Palazzo retrostante, soprattutto sul significato simbolico della rappresentazione – ossia l’eterno, turbinoso e incessante divenire dell’acqua, fluido vitale dai benefici effetti – e la grande vasca rappresentante il mare… Non sapeva però se Diego si sarebbe annoiato oppure no, dal momento che non aveva più aperto bocca.

“E il fatto delle monetine sul fondo? Me lo spieghi?” domandò dopo qualche secondo, sporgendosi lievemente per fissare l’acqua azzurrina e trasparente, reggendosi con le mani sul bordo.

“Certo!” acconsentì Flavia con un sorriso, sedendosi vicino a lui. “Si tratta di una nota tradizione popolare e in un certo senso è come esprimere un desiderio, sai? Le persone lanciano una moneta con la speranza di poter fare ritorno, un giorno, in questa splendida città”, sostenne, allargando le braccia e levando gli occhi al cielo sereno, rimanendo seduta in precario equilibrio. “Non è meraviglioso? Ma bisogna esserne convinti, altrimenti non vale!” esclamò, per poi sbilanciarsi e tornare in piedi con un balzo come se nulla fosse.

“Ho capito. Sei davvero informata, ma se non ricordo male hai sempre preferito altre città…” ricordò lui, cercando con lo sguardo il cugino Romano, che si era spostato dal punto in cui l’avevano lasciato per avanzare.

“Hai proprio ragione! Adoro quasi tutte le città del Nord e non riesco a dimenticare Venezia. Cosa c’è?” chiese, vedendolo distratto.

“Dov’è finito tuo fratello?” le fece notare, e insieme lo cercarono tra la gente di passaggio e i turisti curiosi, che scattavano foto ricordo oppure si limitavano a contemplare il vistoso monumento, fino a trovarlo accanto alla fontanella sul lato sinistro, detta anche ‘degli innamorati’ per via di un’altra credenza.

“Pare che zio Giulio non sia nei dintorni. O mi cercavate soltanto per riavere le vostre cose?” borbottò Romano, che reggeva la borsa di sua sorella, lo zaino di Diego e anche la sua giacca, che si era tolto momentaneamente perché sentiva caldo ed era ancora un po’ nervoso.

“Oh. D’accordo. Dove possiamo cercarlo adesso?” pensò ad alta voce Flavia, mentre un bambino che faceva i capricci passò con la madre, che udirono sospirare con tanta pazienza.

“Aspettate, prima vorrei scattare qualche fotografia!” li fermò Diego, facendo scorrere la cerniera lampo per estrarre la sua macchina fotografica, riposta dentro un sacchetto grigio tra le sue cose. La tirò fuori e incitò i due cugini a seguirlo, a mettersi in posa in modo che dietro rimanesse lo sfondo della fontana, almeno in parte nel caso in cui non fosse riuscito a prenderla interamente.

“Fate un bel sorriso…” consigliò divertito, poiché si rendeva conto che per Romano non sarebbe stato affatto facile. Nella prima era rimasto serio, e persino con la collaborazione gioiosa di Flavia, che le provò tutte per strappargliene almeno uno, dal solletico alle dita sulle sue guance per tenderle all’indietro, ottennero soltanto delle smorfie buffe per le altre cinque fotografie.

Quando fu il suo turno, invece, Diego non si risparmiò. Invitò persino due turiste a unirsi a loro, ringraziandole calorosamente, mentre Romano inquadrava, scattava e contemporaneamente provava invidia verso quel moccioso che si sentiva già adulto.

Non si era accorto della vicinanza della sorella, che non poteva certo intuire i suoi pensieri, ma che lo pregò di non alterarsi dopo aver ascoltato la prossima richiesta.

“Come?! Non ne avete abbastanza?” sbottò, sobbalzando quando aveva visto che anche una delle turiste, quella bionda e carina, si era avvicinata allungando la mano. Aveva un sorriso sornione e vivace.

Temette di avere fatto una brutta figura e si sentì arrossire.

“Dalla a lei, fratellone. Ci facciamo un’altra foto tutti insieme e poi abbiamo finito davvero”.

 

 

Dopo l’ultima posa a tre, passato il momento d’imbarazzo provato di fronte a quella ragazza straniera, fu Romano a guidare il resto della famiglia per le innumerevoli vie di Roma, con tanto di bisbigli e risate complici alle sue spalle e salutando l’emicrania appena arrivata a rompere nella sua testa già colma di svariati pensieri, verso la prossima meta turistica: Piazza di Spagna.

 

 

 

 

 

 

Il falso tassista scese dal taxi andando incontro al vero autista del veicolo, passandogli i soldi che aveva intascato dai tre ragazzi per il passaggio richiesto.

“Sta andando tutto secondo i piani?” s’informò lui, accettando le banconote e posandole dentro a un borsellino.

L’uomo misterioso con gli occhiali da sole, il berretto nero e i vestiti consunti ghignò compiaciuto.

“Credo proprio di sì, non mi hanno riconosciuto. Ti offrirei volentieri un caffè per ringraziarti del favore, ma devo passare al prossimo travestimento. Sai dove posso trovare un telefono pubblico?” chiese ostentando una certa fretta, tendendo una mano per stringere subito la sua.

“Si figuri. Provi a cinquanta metri da qui, su quella via”, gli suggerì cordialmente. “Arrivederci, signor Vargas”.

“D’accordo. Arrivederci!” lo salutò gaio, affrettandosi verso la direzione indicata e lodandosi mentalmente per essere un attore nato e per aver resistito alla forte tentazione di rivelare loro la sua vera identità.

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

***

Note: Chiedo venia, sono un poco in ritardo sulla tabella di marcia, ma prima di pubblicare ho provato a migliorare una parte che non mi convinceva di questo capitolo ^^’

Avete capito chi è comparso alla fine, vero? Un personaggio che avrà più spazio nel quinto capitolo, per ora le sue intenzioni resteranno ancora avvolte nel mistero =)

Come ho scritto a SunliteGirl, sono stata a Roma soltanto una volta e quindi ho attinto da internet a gran parte delle informazioni riportate nella storia tramite Flavia, ma solo sui luoghi che mi hanno colpito di più nel centro storico (anche perché so bene che in un giorno è impossibile visitare tutta la Città eterna xD).

Io ci ho provato, adesso non mi resta che incrociare le dita e ringraziare nuovamente chi segue questo mio progetto ^^ a presto!

 

Rina

 

 

Prossimo aggiornamento: 20 gennaio.

  
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