Tela, pennello e colore
La luce della memoria
Scivolò
in ginocchio e iniziò a piangere, le mani che quasi
artigliavano il
muro come se avesse voluto strappare il dipinto dalla parete e
stringerlo al cuore.
Era troppo. Era come rivederselo davanti. Era come sentire di nuovo la sua voce, dopo più di settant'anni che non la sentiva. Era ancora troppo.
"Roderich.". La mano dell'artista si posò sulla sua spalla.
Roderich si voltò. Gustav era in ginocchio accanto a lui con un'espressione solenne sul viso. Lo guardò in silenzio, le guance fradice.
"Perché,
Gustav?". La sua voce tremava. "Perché è dovuto
morire?
Non è giusto. Perché?".
"Perché era umano,
Roderich.". Ogni singola parola di Gustav cadeva nella sua
mente, pesante come un macigno. "Beethoven era umano. Non era
immortale come te. Era un genio, un genio infinito, ma era un essere
umano. Non poteva vivere in eterno.".
Roderich alzò lo sguardo verso il fregio. Quel fondale dorato, quelle figure piatte che sembravano quasi idoli di un tempo lontano, che sembravano immerse in un mondo di pura luce, e di colpo si sentì un nulla.
Quella era veramente la traduzione in immagini della sua amata Nona? C'era veramente l'anima di Ludwig in quei colori?
"Dai, Roderich, usciamo.".
"No." fece accarezzando la parete dipinta. "Voglio restare qui.". I singhiozzi lo scossero.
"Voglio restare qui con lui...". Ricominciò a piangere appoggiando la fronte al muro.
"Guardami, Roderich. Ti prego, guardami.". Gustav gli prese il mento e lo costrinse a voltare la testa. "Beethoven in questo dipinto non c'è, non c'è in questa stanza. Lui è dentro di te. E' nel tuo cuore, è nella tua mente. E' lì che continuerà a vivere. Tu ricordalo e lui non morirà mai.".
Lo fece alzare in piedi. "Coraggio, usciamo. Hai bisogno di un bicchiere d'acqua.".
"Sì.". Roderich guardò di nuovo il fregio, poi lo baciò. Un doloroso bacio d'addio, il bacio che un figlio depone sulla fronte del padre morente.
"Non ti dimenticherò mai, Ludwig." mormorò. "Te lo giuro sul nome di Dio. Non morirai del tutto. Non lo permetterò mai.".
Gustav gli passò un braccio attorno alle spalle e si avviarono verso la porta. E uscendo Roderich si voltò un'ultima volta, con gli occhi pieni di lacrime ma un sorriso che gli illuminava almeno in parte il viso.
Buonsalve,
gente! Passato bene il Natale e il Capdanno? Spero di sì!
Il
pittore protagonista di questa flashfic è Gustav Klimt, che
conoscerete sicuramente per i suoi quadri "Il bacio" e
"L'abbraccio". L'opera qui presa in considerazione però
è
il "Fregio di Beethoven", che traduce in immagini la Nona
Sinfonia di Beethoven. I Secessionisti (movimento artistico risalente
agli inizi del '900) organizzarono la loro prima mostra dedicandola a
Beethoven e Klimt realizzò il fregio, che tuttora si
può ammirare a
Vienna nel Palazzo della Secessione. In realtà la mostra a
livello
di pubblico fu un fallimento, ma mi è piaciuto immaginare
Roderich
crollare di fronte al ricordo del suo amato Beethoven.
La
prossima sarà su Bielorussia. A presto!