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Autore: Fink    09/01/2014    2 recensioni
Dalla storia:
"Lily lo guardò perplessa, poi sorrise. “Aspetta qui un attimo.” Disse e fuggì diretta verso casa.
Venti minuti dopo era di ritorno con in mano un involucro di carta molto lungo, Severus la guardò porgergli il pacco."
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eileen Prince, Lily Evans, Severus Piton, Tobias Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Scritta per la "Sfida 4FA: Auguri Severus! del Forum Il Calderone di Severus"






TANTI AUGURI, SEV.





9 gennaio 1971 – Spinner’s End




La sveglia sul comodino suonò le otto in punto. Una manina esile, dalle dita bianche e affusolate fece capolino da sotto il morbido piumone, interrompendo il trillo acuto che aveva spezzato un sogno felice, popolato da strane creature e scope volanti.
Il bambino si rigirò nelle coperte poi, colpito da un’improvvisa consapevolezza, scattò in piedi e si avvicinò alla finestra per aprirla, incurante del freddo pavimento di pietra sotto i piedini nudi.
L’aria fresca del mattino, che entrò prepotente nella stanza, gli accarezzò il viso e il piccolo Severus aspirò a fondo. Un sorriso comparve sul suo volto pallido e affilato mentre gli occhi, scuri e profondi, vagavano sul paesaggio oltre i tetti imbiancati dalla neve che era caduta per tutta la notte, avvolgendo ogni cosa in un bianco abbraccio.
Una pace silenziosa aleggiava nell’aria e perfino le squallide stradine di Spinner’s End, con i suoi vicoli bui e la neve ormai ridotta ad una poltiglia fangosa, non potevano cancellare il sorriso comparso sulle labbra del bambino, perché quello era un giorno speciale. Era il suo undicesimo compleanno.
Si cambiò d’abito, infilandosi un maglione scuro, troppo grande per il suo aspetto minuto, indossò pantaloni e scarpe e si precipitò al piano di sotto. Dalla cucina proveniva il delicato aroma di una torta di zucca appena sfornata. A Severus venne l’acquolina in bocca e affrettò il passo, il cuore colmo di gioia.
Da diversi anni, precisamente da quando aveva scoperto il segreto di sua moglie e del figlio che aveva dato alla luce, ad ogni compleanno, suo padre usciva di casa all’alba e rientrava solo a notte fonda. Trascorreva tutta la giornata in qualche sudicio bar di periferia, trangugiando, uno dopo l’altro, bicchieri dal contenuto ambrato e dolciastro, nel tentativo di cancellare il ricordo di ciò che lo avrebbe atteso al suo ritorno.
Ma a Severus non dispiaceva. Quando Tobias Piton mancava di casa sua madre era più rilassata, non c’erano lacrime né strilli, non c’erano offese gridata al vento, né nuove macchie scure sulla pelle già livida di Eileen.
C’erano solo loro due.
Seduto sul divano del piccolo salottino, avrebbe ascoltato la voce pacata della madre che rileggeva vecchi libri di pozioni, lasciandosi avvolgere dal suo profumo fruttato. Avrebbero mangiato la torta appena cucinata e scartato il suo regalo. Eileen gli aveva promesso che per il suo undicesimo compleanno gli avrebbe regalato una scopa e Severus già pregustava il momento in cui l’avrebbe portata fuori e l’avrebbe mostrata a Lily. Avrebbe ammirato quegli occhi verdi farsi ancora più grandi e lucenti per lo stupore e avrebbe assecondato la gentile richiesta della sua amica a farle provare la scopa, magari solo per un momento.
Non aveva ancora raggiunto il pianerottolo quando, dalla cucina, gli arrivò la voce strascicata e impastata del padre; il sorriso gli si gelò sulle labbra e le gambe si fecero improvvisamente pesanti.
Udì uno schiaffò seguito dai gemiti soffocati della madre, la rabbia gli offuscò la mente e con un balzo scese gli ultimi gradini e comparve sulla soglia della stanza.
“Basta!” Gridò, mostrando un coraggio che sentiva di non possedere. “Papà, basta!”
Tobias Piton, con la mano sollevata a mezz’aria che impugnava una Nimbus 1500, guardò il figlio riversandogli addosso tutto l’odio che infiammava gli occhi annebbiati dall’alcool.
Poi, con un movimento fluido e imprevedibile avvicinò la scopa al ginocchio e fece pressione. Si udì un colpo sordo e il manico si spezzò in due, come se fosse stato un sottile rametto di acacia.
Gli occhi di Severus cominciarono a pizzicare, ma ricacciò indietro le lacrime, non voleva apparire un codardo davanti al padre.
“Ce n’è anche per te, mostriciattolo.” Sibilò Tobias Piton brandendo il manico spezzato della scopa e facendo un passo verso il figlio.
Eileen balzò in avanti, mettendosi tra i due. “Esci a giocare, Severus.” Gli disse la madre, mentre la guancia, sui cui si era abbattuta la furia del padre, si stava gonfiando.
Con un ultimo sguardo di disprezzo, Severus uscì di casa e si mise a correre lungo le vie assolate, il fango schizzava ovunque attorno a lui, mentre nelle orecchie riecheggiavano le grida di disprezzo del padre.
L’aria fredda gli gelava i polmoni, mentre lacrime bollenti scendevano liberatorie, rigandogli le guance. Correva, senza una meta precisa, lasciando che le gambe lo portassero dove volevano e si fermò solo quando sentì le costole dolergli per lo sforzo.
Era arrivato al parco giochi e lì, su un’altalena, in netto contrasto con il fulgido bianco della neve sedeva la sua Lily.
Severus si avvicinò piano, cercando di riprendere fiato, ma lo scricchiolio della neve sotto i suoi passi avvertì la bambina della sua presenza.
“Ciao, Sev. Ti stavo aspettando.” Lo salutò lei con uno sguardo radioso, che subito si spense davanti agli occhi arrossati dell’amico. “Che cosa è successo?”
Severus si asciugò il naso gocciolante con la manica, “non mi andava più di stare a casa.” Rispose con finta noncuranza, guardandosi la punta delle scarpe.
“Hanno litigato di nuovo? Ma è il tuo compleanno, speravo che almeno oggi…”
Lui si strinse nelle spalle e sollevò lo sguardo verso l’amica. I suoi capelli mandavano riflessi ramati e lui avrebbe potuto perdersi nel mare verde dei suoi occhi, dimenticando tutte le sue preoccupazioni.
“E la scopa nuova?” chiese lei all’improvviso, sperando di risollevare il morale dell’amico dirottando la conversazione su un argomento, che sperava, più allegro.
“Rotta.” Rispose abbattuto.
Lily lo guardò perplessa, poi sorrise. “Aspetta qui un attimo.” Disse e fuggì diretta verso casa.
Venti minuti dopo era di ritorno con in mano un involucro di carta molto lungo, Severus la guardò porgergli il pacco.
“Scartalo.” Gli disse ammiccando.
Lui tastò il contenuto poi, con le mani che tremavano per il freddo e l’emozione, lo scartò.
Dalla carta colorata affiorò prima un manico e poi un terminale in saggina. Sul manico di legno scuro scintillava una parola, scritta con un pennarello argentato: Nimbus 1500.
I loro occhi si incrociarono, il verde si mescolò al nero brillante, “Beh, non è esattamente una scopa volante, ma…” si giustificò lei mentre le guance le si coloravano di un rosa pallido.
Severus montò in groppa alla scopa, “Vieni.” Disse tendendo una mano all’amica che salì cavalcioni dietro di lui e gli cinse la vita, Severus si sentì come in Paradiso.
“Tanti auguri, Sev.” Gli sussurrò lei all’orecchio, poi corsero giù, lungo il declivio innevato, in groppa alla scopa.




[Parole: 1068]



   
 
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