Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: _Schwarz    09/01/2014    1 recensioni
Dalla storia: Voleva attirare quanta più attenzione possibile, solo in questo modo i pretendenti non avrebbero guardato altre che lei.
Lei era l’unica che avrebbe davvero brillato quella sera, ad ogni costo, si sarebbe fatta largo in quella società che ti sceglieva alla nascita. E, se lei non era stata scelta per avere un cognome più ricco e importante, se lo sarebbe presa.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Christa Lenz
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Moments of a Sadly Life'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Moments of Philosophia



 



Anno 828, Wall Sina, Palazzo Reale.

I lunghi capelli biondi erano sciolti quella sera, perché in quel mare di acconciature elaborate e strane, lei doveva distinguersi. E quale modo migliore per farlo, se non lasciando sfavillare libero l’oro dei suoi capelli?
Portava un abito verde e oro, i colori della sua famiglia, famiglia che lei, Philosophia Heissner, lo smeraldo più bello nato in quella generazione, avrebbe contribuito ad arricchire con un matrimonio quanto più ricco e importante possibile. In fondo lo sanno tutti: se non hai una dote fatta d’oro, puoi sostituirla solo con un bell’aspetto e una buona educazione.
Questi erano i pensieri che scorrevano liberi nella mente della giovane Philosophia, mentre passava da un cavaliere all’altro, cercandone uno che le piacesse più degli altri per passare bene il suo debutto. Voleva attirare quanta più attenzione possibile, solo in questo modo i pretendenti non avrebbero guardato altre che lei.
Lei era l’unica che avrebbe davvero brillato quella sera, ad ogni costo, si sarebbe fatta largo in quella società che ti sceglieva alla nascita. E, se lei non era stata scelta per avere un cognome più ricco e importante, se lo sarebbe presa.

 

Anno 824, Wall Sina, Villa Heissner.

La spazzola passava tra i capelli, sciogliendo i pochi nodi creatisi durante la calda giornata di studio e noia, tipica nella vita della giovane Philosophia. A quattordici anni la ragazza non vedeva l’ora che arrivasse il tanto sospirato ballo di debutto, che avrebbe sancito la sua definitiva entrata in società e la ricerca del ricco marito, che i suoi genitori volevano ad ogni costo trovare per lei.
Anche se più che per lei, volevano trovarlo per far salire la loro famiglia più in alto in società: Philosophia questo lo sapeva bene, ma non se ne lamentava per nulla. In fondo un marito ricco che potesse accontentare ogni suo capriccio era sogno con cui era stata fatta crescere, quindi perché volere altro?
Quella notte, prima di andare a dormire, Philosophia consegnò anche l’ultima delle sue bambole alla sua cameriera personale, che la chiuse in un baule insieme a tutte le altre, e lo fece portare in soffitta, dove sarebbero rimaste a prendere polvere per tanti anni, anche se meno di quanti Philosophia stessa si aspettava.


 
Anno 830, Wall Sina, Palazzo Messner.

Il sesso era caldo e sudore, piacere e dolore che danzavano insieme, lentamente prima, velocemente poi, per arrivare alla meta più ambita, che in fondo era solo un piacere maggiore ma breve.
La prima volta che si era concessa Philosophia non sapeva cosa aspettarsi: non le era stato insegnato nulla su ciò che gli uomini volevano dalle loro amanti, non lo sapeva, ma l’istinto e la ribellione verso i genitori l’avevano spinta a scoprirlo.
E dopo era stato il suo corpo a spingerla a riprovare ancora e ancora, gettandola nella lussuria più nera, senza che provasse il benché minimo rimorso.
I suoi amanti non duravano mai più di tre o quattro amplessi, non voleva che si facessero strane idee quali la possessività o la gelosia.
Philosophia era libera e voleva continuare a esserlo, almeno fino a che un ricco marito non le avrebbe messo una vera al dito e un cappio al collo.


 
Anno 835, Wall Sina, Villa Heissner.
 
La sua piccola Historia aveva i capelli biondo miele e gli occhi cerulei del padre, ma mentre quelli del duca erano freddi come il ghiaccio, quelli della bambina esprimevano tutta la sua gioia e il suo affetto in un bellissimo colore caldo come il sole.
Non piangeva mai la bambina, anzi, era fin troppo calma per la sua età, ma non mancava mai di far sentire la sua mamma la persona più felice del mondo, anche se solo per pochi minuti al giorno.
Al contrario, i suoi nonni non smettevano un attimo di urlare e strepitare che era una figlia ingrata e orribile: il tutto perché quella bambina così bella e dolce non era altro che una bastarda, come solevano chiamarla loro, passando sopra alla rabbia inviperita di Philosophia, la quale non faceva altro che allontanarsi sempre di più e diventare sempre più fredda con chiunque non fosse Historia.

 

Anno 834. Wall Sina, Palazzo Reiss.

Le stanze del palazzo sembravano ancora più cupe e fredde del solito e mostravano pienamente il malcontento dei padroni di casa: la Duchessa di Reiss odiava la sola idea che la bella amante del marito fosse lì sotto il suo tetto, senza poter fare nulla per scacciarla. Odiava dover vedere la sua pancia, meno prominente della sua ma altrettanto visibile.
Temeva il sesso di quel nascituro, la sola idea che fosse un maschio e che potesse compromettere il suo matrimonio le ghiacciava il sangue nelle vene.
Di tutt’altro avviso erano i pensieri della bionda, che sapeva bene che il Duca non l’avrebbe mai sposata, rischiando lo scandalo o peggio. No, l’avrebbe lasciata a gestire il bambino da se, com’era solito fare con tutte le amanti con cui aveva contratto quel genere di problema: probabilmente la metà dei bastardi nati all’interno del Wall Sina erano dei Reiss.
Per questo raggiunse con calma la stanza in cui avevano appuntamento, in un’ala nascosta del palazzo, dove lui l’attendeva, calmo come suo solito.
<< E’ mio? >> chiese non appena lei ebbe chiuso la porta, senza badare a inutili convenevoli, non che l’avesse mai fatto.
<< Sì. >> rispose Philosophia, con la testa alta e la schiena diritta, guardandolo negli occhi senza temere giudizio, né in attesa di comando: era una semplice ammissione, senza richieste di sorta e lui sembrava averlo capito perché annuì e lasciò la stanza senza dire null’altro, invitandola silenziosamente ad andarsene in fretta. E lei, per una volta, eseguì senza fiatare.


 
Anno 838, Wall Sina, Villa Heissner.

<< Mamma. Mamma! >> si avvicinò la piccola Historia con una bambola tra le braccia, una delle vecchie bambole della madre, per farsi prendere in braccio.
Philosophia la prese e poi si diresse verso uno dei salottini, dove le cameriere avevano fatto accomodare un ospite improvviso, di cui nessuno immaginava il motivo della venuta.
Quando la porta venne aperta la giovane si trovò davanti un uomo che non vedeva da diversi mesi, ma che conosceva da molti anni ormai: Heric Herrs, suo vecchio compagno di giochi. L’uomo era vestito completamente di nero, poiché ancora in lutto per la moglie venuta a mancare da poco più di un mese, ma sorrise dolcemente all’indirizzo di Historia, che rise e arrossì, prima di scappare via dal salotto, verso una qualsiasi delle cameriere, cui avrebbe sicuramente chiesto di giocare.
Philosophia sorrise, prima di richiudere la porta e dirigersi finalmente verso il suo ospite, cui offrì la mano perché venisse baciata.
<< Philosophia, da quanto tempo. >> sussurrò l’uomo, mentre un leggero rossore affiorava sulle guance della bionda.
<< Davvero tanto Heric. Come stai? >> chiese lei, invitandolo a sedersi e offrendogli del tè, sapendo quanto lui lo gradisse.
<< Non sono qui per il tè, Philosophia, ma per chiederti di diventare mia moglie. >>
<< Come puoi chiedermelo meno di un mese dopo la morte di tua moglie? >> chiese lei scandalizzata e offesa dalla sua richiesta.
<< Te lo chiedo proprio perché è morta e mi ha lasciato una figlia che ha bisogno di una madre. Io ho visto com’è felice tua figlia Historia e per questo ti sto chiedendo di diventare mia moglie. Perché voglio che anche la mia Hanna e gli altri figli che avrò siano così felici e voglio esserlo anch’io. Pensaci, per favore. >> concluse e se ne andò lasciando la donna completamente ammutolita e con lo sguardo perso nel vuoto.


 
Anno 838, Wall Sina, Cappella Reale.
 
Aveva accettato la proposta: contro il parere di tutto e di tutti, ma aveva accettato. E, infatti, ora stava percorrendo la navata accompagnata da suo padre, che ancora adesso sembrava voler ritrattare la benedizione strappatagli nemmeno un’ora prima, con indosso un abito bianco e oro, che risplendeva catalizzando l’attenzione di tutti i presenti. Alla fine era arrivata all’altare, con un uomo vedovo e padre e con una figlia anche lei, con un uomo che non era il ricco marito che desiderava da giovane, ma, imprevedibilmente, Philosophia era felice così.
Felice di stare finalmente costruendo la famiglia che desiderava da tempo e sicura che nulla avrebbe potuto strappargliela.


 
Anno 836, Wall Sina, Villa Heissner.

Ormai la piccola Historia aveva quasi un anno e Philosophia stava pensando a come festeggiare l’evento, senza “oltraggiare” i suoi genitori, che di certo non erano felici dell’avvenimento.
Fosse stato per loro il suo piccolo angelo sarebbe sparito direttamente quando si era accorta della gravidanza, ma fortunatamente non avevano avuto alcun modo di controllare la loro figlia maggiore, né tantomeno le sue scelte. Per questo le loro mire erano ricadute su tutti gli altri figli, che adesso erano controllati ora per ora e non sfuggivano mai dall’occhio degli amabili genitori.
Questi erano i pensieri della giovane dama, che tutto stava guardando, meno che sua figlia che, bisognosa delle materne attenzioni, come ogni lattante, disse con voce tremolante e insicura un lievissimo << Mamma. >>.
Gli occhi della giovane si allargarono di botto, riempendosi subito dopo di lacrime di commozione, mentre abbracciava forte la piccola e la baciava in tutti i punti che riusciva a raggiungere, facendola ridere forte.


 
 
Anno 848, Wall Sina, Villa Herrs.

Erano passati tre terribili anni dalla caduta del Wall Maria, tre anni in cui Philosophia aveva guardato la sua povera Historia crescere di botto, scoprendo tutta la verità di una società basata su finzione e apparenza, su odio e risentimento.
Aveva visto sua figlia guardare il padre da lontano, non sapeva se bramandolo o odiandolo, ma sapendo solo che sua figlia alla fine era fuggita. Era fuggita dalle voci sempre più violente e cattive, dalle parole taglienti come vetro e dall’odio feroce di una società che non accettava i bastardi.
Ma Philosophia sapeva che sua figlia non era così debole, sapeva che c’era ben altro dietro la fuga del suo adorato angelo, ma ancora non sapeva cosa fosse.
Cosa aveva scoperto Historia di tanto terribile da essere costretta a lasciare casa e affetti e sparire? Cosa l’aveva portata ad abbandonare persino il suo nome e a nascondersi?
Philosophia non lo sapeva e la parte più egoista di lei sperava di non saperlo mai.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: _Schwarz