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Autore: Evanne991    09/01/2014    1 recensioni
Non sempre è tutto bianco o tutto nero. A volte in mezzo ci sono tutti i colori dell'arcobaleno. Una giovane donna e la sua ingenua convinzione che il nero sia solo il colore degli abiti da sera che indossa nelle lussuose feste organizzate da papà. Quel che nero che, appena riconosciuto, decide di strapparsi di dosso. A qualsiasi costo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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POV Aida Diado

La osservo. Guarda dritta a sé, ogni tanto incontra lo sguardo di Christian nello specchietto retrovisore e gli sorride. Ha le lunghe gambe accavallate. Mi tiene la mano e sfrega leggera il pollice sulle mie nocche pronunciate. Le nostre pelli sono diverse, la sua è bianca e delicata, spruzzata da lentiggini qua e là, la mia è olivastra, dura, liscia e segnata da nei. Sembriamo Yin e Yang quando ci tocchiamo, ci mischiamo, ci fondiamo. Non saprei dire se stiamo insieme. Credo di sì. Non voglio dire che facciamo solo sesso, non è solo sesso e non è solo amore. C’è qualcosa di più forte che lega me ed Elettra. Dolore? Rabbia? Ho quasi paura nel pensare, alle volte, che a modo nostro sembriamo Eva e Christian. Vicine, troppo, l’una dentro l’altra, in modo quasi violento. Ma leggere da poter voler via in un attimo. Convivo con l’angoscia che lei possa stancarsi di me, possa andar di nuovo via. È Selvaggia Sivi, niente ha il controllo su di lei, ha una vita a Parigi, è tornata ma potrebbe andar via dall’oggi al domani, è una donna ed io sono una ragazzina, attaccata alle mie origini, alla mia terra, alla mia famiglia. Mia madre sembra star bene. Stiamo parlando molto, ultimamente. Non le ho detto che sto con Elettra. Non ci riesco. Non voglio neanche pensare che quelle labbra rosse e carnose, che si muovono sensuali ad ogni parola, qualche anno fa erano posate fameliche sulla pelle di mia madre, tra le sue cosce e sul suo seno, mentre io ero appena una bimba che capiva allora di amare le donne. Di amare la donna, Elettra.
Arriviamo ad un agriturismo fuori città. Eva ha insistito tanto perché uscissimo. Selvaggia non mette il naso fuori di casa da un po’, tranne che per andare a fare casini in Sicilia, ed io le resto accanto. Non mi importa di uscire, sto bene con lei, ovunque, e a casa va benissimo. Scendiamo dall’auto di Christian, continuiamo a tenerci per mano. Christian ed Eva camminano abbracciati, davanti a noi. Io rivolgo uno sguardo ad Elettra.
-Che c’è, bimba?- mi chiede allegra. C’è che vorrei tenerti sotto una campana di vetro, vorrei mostrarti come il gioiello più bello e prezioso del mondo, vorrei che tutti possano ammirare la tua bellezza, ma che io sola possa toccarti, assaggiarti, amarti. C’è che un nervo impazzito in me stuzzica la mia gelosia squilibrata, c’è che stasera vorrei poter urlare che sei la mia donna, la mia fidanzata.
-Ho fame!- le rispondo.

***

La cena si sta svolgendo in modo piacevole. Selvaggia racconta aneddoti divertenti di quando erano piccole, con Eva. Christian ascolta divertito, io sono come ipnotizzata. In realtà conosco già quelle storie. Non solo perchè me le aveva già raccontate Eva, ma perché io c’ero. Ho sempre osservato di nascosto la famiglia Sivi, per quanto a modo mio ne facessi parte, per quanto loro mi accogliessero. Mio padre è sindaco da vent’anni, fin da piccola l’ho vissuto poco, per colpa dei suoi mille impegni. Mia madre ha una galleria d’arte, e solo oggi posso affermare che passava poco tempo a casa perché si divideva tra la galleria e  le sue amanti. Io sono cresciuta in casa Sivi. Ho coltivato la stima  e l’affetto per Riccardo e Sophia, a cui entrambi dò ancora del Lei, nonostante la confidenza, perché si usa così, è una questione di buongusto, rispetto ed educazione, ho coltivato l’empatia con Eva, l’amore per Elettra e, mio malgrado,  una sorta di amicizia cattiva con Christian. Anche lui ha sempre frequentato casa Sivi. La cosa strana è che nonostante le liti con Eva, le violenze psicologiche, le urla, tutto il male, Christian è sempre stato ben voluto in quella famiglia. Gli sono sempre state aperte tutte le porte, c’era sempre un tappeto di rose ai suoi piedi.
Un uomo si avvicina al tavolo, credo sia il proprietario dell’agriturismo. Saluta Christian con una pacca sulla spalla, lui si è alzato e ci presenta.
-Signor Bracci, le presento Eva, la mia fidanzata.
Eva arrossisce lievemente. Immagino che dopo tanto tempo faccia strano sentirsi definire la propria fidanzata. Elettra si alza, e si presenta, mentre l’uomo la guarda compiaciuto. Elettra è bellissima.
-Buona sera, signor Bracci. Complimenti per il locale, davvero delizioso. Io sono Elettra Sivi, diciamo così: la cognata di Christian. E lei… - Mi indica, rivolgendo il palmo della mano verso di me. Mi alzo sorridendo. – Lei è Aida Diado, una nostra amica.
Bracci mi stringe la mano. Più che altro la lascia scivolare nella mia, una di quelle mosse che non si possono definire strette. Il punto però è un altro. Io sono un’amica. Una loro amica. L’amica di Eva, è vero. L’amica di Christian, e qui ci sarebbe da specificare diverse clausole. Ma l’amica di Elettra. No.
Mentre i miei tre compagni chiacchierano benevolmente con Bracci, io sento vorticare nella testa troppi rumori, parole confuse, risate isteriche. Non so come, riesco a sbiascicare qualche parola di congedo e camminando in fretta esco fuori. Accendo una sigaretta, le mani mi tremano. Inspiro. Sono solo un’amica, dunque. Espiro. Io la amo da una vita. Inspiro. Le ho detto che credo d’amarla. Mi ha risposto che lo crede anche lei. Espiro. Ah, la lingua italiana, che terribile presa in giro. Inspiro. Crede anche lei che io sia innamorata di lei. Espiro. Non crede di esserlo di me.
-Aida! Sei qui. Fammi accendere.
È uscita fuori. È dinnanzi a me. È bella.
-Io e te stiamo insieme?- le dico d’un fiato.
-Cosa?
-Hai detto che sono un’amica.
-Che centra, tesoro, mica posso star qui a spiegare alla gente le cose nostre.
-No! E no!- urlo. Non so perché. Urlo. – Cosa cazzo c’è da spiegare? Lo sanno tutti! Siamo nel ventunesimo secolo, cosa cazzo c’è da spiegare? Due donne stanno insieme! Non c’è nulla da spiegare! Perché non hai detto che sono la tua ragazza?
Elettra mi fissa. È fredda. Immobile.
-Non essere stupida. Non fare la ragazzina.
Sento la voce di Eva alle mie spalle. Non capisco cosa dice. Non mi rendo conto ma dico qualcosa di troppo.
-E certo, tu ami le donne, le gran donne, ti sbattevi mia madre, no?
Cala il silenzio. Ho il fiatone. Qualcuno è uscito fuori a vedere cosa stava succedendo. Elettra è sconvolta. Probabilmente se l’accoltellassi non uscirebbe una sola goccia di sangue. Eva ora è accanto a lei. Christian è a qualche passo da lei. Mi fissano tutti straniti. Un po’ mi sento in colpa per quello che ho detto.
-Aida, calmati. Smettila. Non è successo nulla di grave…
Eva mi parla lentamente.
-Perché non ha detto che sono la sua fidanzata?- ripeto debolmente.
-Non c’è bisogno di dare un’etichetta a tutto…
-Parli tu?- le dico, un ghigno mi sfigura il volto, parlo e non riesco a mettere un filtro tra cervello e bocca – Parli tu che per tredici anni hai rotto i coglioni a tutti solo perché questo stronzo ti scopava e non ti diceva che t’ama? Chissà quante se ne sarà scopate, intanto, e quante se ne fa. Ti fidi di lui? Riesci ancora a fidarti di lui?
La guancia mi pulsa. Brucia. Ho delle ciocche di capelli in bocca. Sento il mormorio di gente che rientra nel locale. Rivolgo un ultimo sguardo ai tre. Eva mi guarda e sembra non vedermi. Elettra tiene le mani nei capelli e scuote la testa. Christian rimette la mano madre dello schiaffo in tasca.
-Scusami. Non dovevo. Non dovevo…- inizia. Io giro sui tacchi e vado via.
 
 
NOTE DELLA (PSEUDO)AUTRICE:
Eccomi! Beh, che dire? Un capitolo raccontato solo da Aida. All’inizio avevo sottovalutato la sua importanza, eppure… Ha detto cose forti, Aida. Ha parlato arrabbiata, la rabbia di chi “sopporta” per anni e poi esplode. In fin dei conti è così: anche i nostri più cari amici, fatta una certa, si rompono di ascoltare le nostre menate, soprattutto se poi quando loro si trovano nella nostra situazione non trovano lo stesso supporto ricambiato. Bene, Christian tira uno schiaffo ad Aida. Elettra tace. Eva idem. Cosa succederà?
Recensite, forza: linciatemi o sorridetemi! Baciotti, Evanne
  
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