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Autore: Reagan_    09/01/2014    2 recensioni
Ci si può innamorare senza riserve e senza motivo? Anche quando si è diversi, opposti?
Georgiana Sullivan è una analista finanziaria, cresciuta in una famiglia benestante della New York dei grattacieli.
Donald Jeter è un medico afromericano specializzando in chirurgia che si divide fra il lavoro, lo studio e il volontariato nel suo vecchio quartiere degradato.
Diversi eppure innamorati.
Opposti eppure simili.
Nella New York delle luci e delle risate offuscate dal buio della Guerra Fredda.
Storia che partecipa al "Slice of Life" Challenge.
Genere: Generale, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Storia che partecipa alla Challenge "Slice of Life" indetto da areon.
Link Challenge:http://freeforumzone.leonardo.it/d/10511289/-Slice-of-Life-challenge/discussione.aspx
Prompt: Bagno
Titolo: Aprile 1973 - Un Bagno
Autore: Reagan_
Fandom: Originali-Romantico
Personaggi: NC
Genere: Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Lunghezza: (conteggio parole e numero pagine):1755



Bagno – Stanza sempre occupata
Antonio Amurri


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Un Bagno




Donald appoggiò la mano sulla maniglia mentre con gli occhi leggeva il breve messaggio del suo cerca-persone, quando lo trovò chiuso sbuffò e bussò con impeto.
-Georgiana apri la porta! Uno dei miei pazienti è peggiorato, devo andare!-
La donna non rispose subito anzi, a Donald sembrò passare un secolo quando la sua voce del tutto calma gli diede la scontata risposta.
-Un minuto caro!-
Scosse la testa sconsolato e si appoggiò al muro.
Ormai era diventata un'abitudine alquanto fastidiosa quella di ritrovarsi a contendere un bagno. Ogni qualvolta aveva un urgente bisogno o si voleva prendere del tempo per rasarsi e sistemarsi, s'imbatteva nella poca pazienza femminile. Georgiana tendeva a rinchiudersi molto spesso e a preparasi per delle ore. Cosa facesse esattamente lì dentro, per lui rimaneva un mistero.
La porta si aprì e nel corridoio comparì Georgiana con una spazzola in mano.
-Ricordati che oggi vado a sistemare alcuni oggetti che ha portato tua madre nella casa nuova e che uscirò a cercare l'abito con Joelle. Credo farò tardi.-
-Io mi devo occupare di questo paziente e stasera Henry mi ha invitato a bere qualcosa, è da un po' che non lo facciamo.- disse Donald chiudendosi la porta dietro le spalle.
Georgiana fece una smorfia. -Allora facciamo così, noi andiamo a cena fuori sul presto e rientriamo in casa per un drink, voi uscite e passate da qui. Almeno Joelle potrà guidare al posto di Henry.-
-Mi sembra una buona idea!- gridò Donald.
Georgiana ricominciò a spazzolarsi i capelli per poi lasciarli liberi sulle spalle, passò per le varie stanze vuote sentendo una certa nostalgia dei suoi mobili e decise che si sarebbe goduta il letto e il televisore.
-Bene io vado, a dopo.- disse Donald spuntando improvvisamente e avvicinandosi per baciarla brevemente.
-A dopo.- rispose Georgiana leggermente rossa in viso. Ogni qualvolta sentiva l'odore pungente del dopobarba i suoi ormoni si scatenavano e non avere il controllo del suo corpo, alcune volte la faceva impazzire.
Sorrise nel sentire la porta principale dell'appartamento chiudersi e si sdraiò meglio sul suo vecchio letto.





-Se lo sposti a destra è meglio.- disse Norma Jeter alzando appena la mano inguantata.
Georgiana cercò di trattenere ogni possibile commento ed sistemò come meglio poté il quadro paesaggistico che la sua futura suocera riteneva perfetto per il camino.
-Va meglio?- chiese in bilico sulla piccola sedia.
-Direi che non si può far di più. Dovrai chiedere a Don la sua opinione, lui ha un occhio allenato.-
Le sopracciglia di Georgiana salirono sulla fronte, ma null'altro si mosse. Aveva ignorato peggiori osservazioni prima di quelle. Scese dalla sedia e si diresse verso la cucina.
-Vuole del tè, signora Jeter?-
Norma strinse le labbra e la fissò con occhio critico. -No, penso proprio che mi avvierò verso casa. La cara Patricia ha bisogno del mio consiglio sulle nuove tende per la stanza dei bambini.-
Suo cognato, un uomo schivo ma comunque piacevole, stava per diventare padre e sua moglie Patricia, una ragazza afroamericana che aveva studiato per fare la sarta e la modellista, professioni che Georgiana considerava morte data l'esistenza di una forte industria tessile, era senza dubbio la nuora preferita di sua suocera.
E lei ora era sempre al centro di battute ironiche e commenti sarcastici.
La bianca che vuole fare la signora a casa nostra, così era stata bollata una volta, ascoltando senza volerlo una conversazione fra sua suocera e Patricia.
Aveva ingoiato il naturale risentimento e si era decisa a mostrare a Donald quanto parte della sua famiglia fingesse di volerla ed apprezzarla.
-Va bene, signora Jeter, le chiamo un taxi?-
-No. Camminare fa bene alla mia età. Spero vivamente di vedere entro la prossima settimana, il risultato di tutto quel trambusto della ristrutturazione del bagno.-
Georgiana le annuì mentre l'accompagnava alla porta e solo quando la vide scendere le poche scale e camminare per il viale, tirò un lungo sospiro di sollievo.
Aveva fin da subito voluto vedere la casa che Georgiana aveva comprato dopo aver venduto alcune azioni e un fondo a lei intestato prima che suo padre avvisasse gli avvocati o si rivolgesse alle autorità per strapparle i soldi che le avevano donato in qualità di dote. L'idea che suo figlio vivesse in una casa comprata da una donna la faceva imbestialire.
Aveva criticato la scelta del quartiere, il raffinato Brooklyn Heights, pieno di nuovi ricchi dalla pelle chiara. Ma Donald l'aveva bloccata dicendole più volte che era un ottimo quartiere e che ci viveva la metà dei suoi colleghi e poi non erano lontani dal centro e dall'ospedale.

Da quel momento in poi, la signora Jeter, aveva deciso di dedicarsi alla critica spietata sull'arredamento e i colori.
Georgiana sobbalzò dalla sorpresa quando sentì il suono stridulo del campanello.
Per un attimo pensò che la quasi suocera si era dimenticata di rinfacciarle qualche particolare per lei di vitale importanza, perciò fu sorpresa quando trovò sulla soglia Joelle con un sacchetto di una pasticceria fra le mani e un ventre sempre più gonfio.
-Ho preso troppa roba e mi è già passata la voglia di dolci. Ora voglio roba salata!-
esclamò entrando come una furia e sedendosi sull'unica sedia.
-Quando ci lanciamo nel bellissimo mondo del pizzo?- domandò la donna fissando l'amica.
-Fra poco. Prendiamo un taxi fino alla boutique, non ho voglia di guidare in quel traffico infernale.- rispose Georgiana sedendosi a terra e accettando volentieri un cannolo siciliano che si scioglieva in bocca. -Non dirmi che questi li fa tuo cugino!Sono buonissimi!-
Joelle le sorrise mentre si puliva le labbra. -E' un genio del male, adesso lavora in questa pasticceria di italiani che serve i migliori dolci della città. Ormai mi vede passare ogni giorno, sono diventata una cliente fissa.-
-Non starai esagerando un po', devi pensare anche alla salute.-
Joelle fece una smorfia. -C'è già Henry che mi riempe di verdure bollite, minestrine e quant'altro, come se avessi l'influenza. Ho bisogno di assecondare le mie voglie.- le fece l'occhiolino.-Comunque anche tu presto conoscerai le gioie della maternità.-
Georgiana arrossì e le sorrise timida.
Era un'eventualità a cui pensava poco, ma l'idea di mangiare dolci di alta qualità non le dispiaceva.






Joelle lo aveva capito fin da subito che qualcosa non andava.
Georgiana negli ultimi tempi le era sembrata distratta e decisamente impaurita, come se improvvisamente volesse tornare indietro.
La sua famiglia aveva cercato di contattarla un paio di volte e Joelle era rimasta sconvolta nel vedere una nervosa signora Sullivan sull'uscio di casa sua.
Ma aveva deciso di proteggere l'amica e non aveva detto nulla di utile.
Bussò più volte e quando la serratura della porta del bagno della boutique scattò, entrò lentamente.
Georgiana indossava uno dei più bei abiti del negozio, singhiozzava e scuoteva la testa.
Joelle si avvicinò e le si sedette accanto con qualche difficoltà.
-Che hai piccola?- le chiese accarezzandole i capelli castani.
L'altra donna si riprese quasi subito. -Scusami … Sono una scema. Non dovrei piangere e farti preoccupare.-
-Sono incinta, non sul punto di morire.- punzecchiò dolcemente Joelle. -Che ti succede in questi giorni?-
-Non so come andrà a finire … Dopo.-
Joelle aggrottò la fronte. -Cara, nessuno lo sa.-
-Lo so. Ma ho il brutto presentimento che Donald non noterà mai le cattiverie di sua madre e sua cognata. Ha da ridire su ogni cosa e continua a metterlo in mezzo non appena tento di oppormi. Figuriamoci se le piacerà un vestito corto al matrimonio di suo figlio!- Georgiana smise di piangere e si asciugò le guance. -Tu e Henry sembrate così felici!-
-Lo sarete anche voi. Credi che per me e Henry sia semplice? Ha ancora incubi sul Vietnam, ha lo sguardo assente ogni mattina e continua a non voler fare l'amore con la luce accesa. E' convinto che la vista delle sue cicatrici mi possa uccidere.-
Georgiana strinse la mano dell'amica. -Sono una sciocca. Sto sempre a lamentarmi.-
-Sei la mia sciocca!- disse Joelle sorridendole.
Qualcuno bussò alla porta ed entrambe gridarono che era occupato, scoppiando in una risata liberatoria.





-Ma quelle due dove sono finite?- domandò Henry guardando l'orologio dello spoglio soggiorno dell'appartamento di Georgiana.
-E lo chiedi a me? Forse hanno rapinato il negozio di abiti.- rispose Donald finendo il drink e lasciando il bicchiere per terra.
-Dubito che Joelle entri in una di quelle robe vaporose. E' ingrassata moltissimo e se ne sta tutto il giorno a mangiare dolci di nascosto.- raccontò Henry. -Il bambino quando uscirà peserà venti chili.-
Donald ridacchiò. -Lasciala ingrassare in libertà. E' tutta una questione psicologica. Le donne incinte sono pazze, c'è poco da fare, amico mio.-
-Devo dire che però che si concede così spesso che forse morirò nel tentativo di mostrarmi abbastanza virile …-
La porta dell'appartamento si aprì e Georgiana fece il suo ingresso con una grossa e pesante valigetta di cartone.
-Virile … Ma allora è vero che parlate sempre e solo di questo!- esclamò salutando con un abbraccio Henry e si sedette in braccio a Donald nella piccola poltroncina.
Joelle si tolse il capotto e le scarpe. -Al diavolo l'etichetta, le mie caviglie mi stanno uccidendo.- Henry l'agguantò per i fianchi e la fece sedere accanto a lui e sollevò le sue caviglie sul suo grembo.
-Merito un encomio come marito dell'anno.- disse cominciando a massaggiare le caviglie.
Rimasero a lungo a chiacchierare di neonati e crisi economica, godendosi qualche bicchiere di whisky e la prima notte calda di aprile.
Quando Joelle si addormentò sul divano, Georgiana li convinse dopo quasi mezz'ora a fermarsi da loro per la notte. Cedettero la loro stanza matrimoniale ai coniugi Rodham e si sistemarono sul materasso del letto degli ospiti ormai smontato.
-Mi sembra di stare a casa dei miei cugini nel Michigan.- disse Donald mentre si toglieva la camicia.
-Una specie di campeggio senza il fastidio di stare in tenda.- rispose Georgiana sistemando i cuscini.
-Com'è il vestito?-
Georgiana strinse le labbra e scelse con cura le parole. -Bello.-
-Niente di eccentrico, vero?-
-Ti sembro una persona eccentrica?-
Donald alzò le spalle. -Joelle è una persona eccentrica, magari ti sei fatta convincere.-
-No. Io non mi faccio convincere così facilmente.-
-Io ti ho convinto facilmente.-
Doveva essere una normale conversazione prima di andare a dormire, ma le cose avevano preso una strana piega.
Georgiana si mordicchiò il labbro incerta, le mani volevano schiaffeggiarlo a dovere ma il resto del corpo preferì alzarsi e chiudersi in bagno.
Donald si diede dell'idiota, sistemò la sveglia sul pavimento e decise che l'avrebbe aspettata per chiederle scusa, ma l'alcool lo fece assopire e il suo ultimo desiderio era poter usare per primo il bagno la mattina dopo.



   
 
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