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Autore: Princess_Klebitz    09/01/2014    2 recensioni
Amici fino alla morte ed oltre; nemici controvoglia. Musica, amore e morte nella metà sbagliata degli anni '90, scaraventati avanti volontariamente per non poter più tornare indietro.*
La tregua tra la Ragione ed il Caos durava da troppo tempo; quando si accorsero dell'errore, corsero ai ripari, e l'Immemore e l'Innocente si trovarono faccia a faccia, dopo anni di ricerche, per riportare la situazione in parità.
Un errore troppo grosso, la persona sbagliata, un imprevisto che non doveva assolutamente accadere.
Storia scritta nel 1997, e l'epico tentativo di riscriverla senza snaturarla.
Spero qualcuno apprezzi.
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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25. Non c'è niente che voglia di più

"And...
There was nothing in the world 
That I ever wanted more 
Than to feel you deep in my heart 
There was nothing in the world 
That I ever wanted more 
Than to never feel the breaking apart 
All my pictures of you
Lallalallala
Lallalallala
Lallalallala
Lallalallala-ah..." *

Al finale delicato della canzone, in un emozionante calando di tutti gli strumenti acustici per lasciare posto alla voce, resa piano piano più impalpabile, Dorian applaudì come risvegliandosi da un sogno che stava via via già dimenticando. 

Eddie e Shane se n'erano andati a vedere il Rose Bowl, emozionati come due scolaretti in libera uscita e lui si era separato da loro per andare a quel concerto acustico a Los Angeles.
 Lui il Rose Bowl l'aveva già visitato.
*
*
Dopo la litigata sfiorata per un pelo con Rose, dopo che il duo-meraviglia li avevano lasciati soli su incitamento di Dorian, la Grande Sorella con le Chiappe in Poltrona (seppure una semplice sedia d'ufficio) aveva tentato di farlo contraddire in tutti i modi, calcando la mano sul perchè Justin non sarebbe stato una buona compagnia per lui.
Aveva provato a farlo esplodere, ma non c'era riuscita: che dicessero quel che voleva su William Fitzgerarld Kierdiing, ma aveva cresciuto Dorian con dei nervi sui quali, se solo avesse voluto più spesso tenerli saldi, avrebbe potuto camminarci un equilibrista! 
Si era dichiarato d'accordo con tutto ed ammesso di essersi lasciato ingannare dalla nostalgia, e la manager, dopo due ore di quello che credeva un ulteriore e definitivo lavaggio del cervello, aveva lasciato libero Dorian, sospirando. 
"Non vi ha mai portato a niente di buono, Dorian. Ricordalo. Ricordati di quando avete litigato, voleva praticamente cavarti gli occhi! E ricordati anche di come ci ha portati a litigare, con i suoi modi subdoli.", aveva concluso, mortalmente stanca, portandosi le dita alle tempie.
Dorian aveva annuito, l'aria angelica ed afflitta allo stesso tempo. 
E se n'era uscito mogio mogio dall'ufficio improvvisato, percorrendo il corridoio verso la sua camera per riposarsi.
Erano stati giorni stressanti, mesi stressanti prima di venire a patti con i fatti, per citare una delle frasi che aveva usato. 

Due ore dopo, si era seduto sulle gradinate del Rose Bowl di Pasadena, pensieroso e guardando la notte limpida e stellata sopra di lui; entrata speciale, notturna, per lui, la popstar.
Il Rose Bowl, con la sua magnificenza, non gli trasmetteva quell'eccitamento che avrebbe visto poi in Shane e in Eddie; gli dava calma, quell'enorme catino vuoto ma che sembrava ancora risuonare delle urla, come spettri ancora aleggianti sul suolo. Pulsazioni sorde e basse, con qualche strillo fantasma a squarciare la notte. 
Uno snodo positivo nelle parallele dell'emisfero.
  
Anni prima, Justin l'aveva costretto a divorarsi due o tre volte la VHS dei Depeche Mode nel concerto '101', quella che Shane, sottovoce, definiva ' un'ottantata pazzesca'- Lo faceva ma sottovoce, per non farsi sentire dall'amico. A Justin non si potevano toccare certi gruppi, gli si ingolfava persino la faccia per la rabbia, tentando di illustrare loro tutta la storia ed i  cambiamenti per cui erano importanti nella storia della musica!, ed era meglio evitarlo. 
Dorian, sebbene non fosse un avanzo di anni '80 come lui, l'aveva divorato.
Non aveva amato la band in sè, ovvero era chiaro che i Depeche Mode gli piacevano; aveva un cervello e funzionava bene e solo quello sarebbe bastato, ma non aveva amato solo loro. (*)
Aveva amato soprattutto la performance. 
Era fisica, sudata, in uno stadio enorme e gremito, come per grandi concerti rock. Aveva il sapore di un arrivo e di uno start assieme. 
Aveva guardato il Rose Bowl con occhi decisamente diversi da quelli che avevano concordato, con la Grande Sorella Evans, che occuparsi del suo amico ulteriormente sarebbe stato uno sbaglio.
Aveva guardato il Rose Bowl come quando, a Linayr, aspettava Eddie ed il sole colava il cemento o la pioggia sembrava evitarlo.
Aveva visto, infine, nel Rose Bowl un punto di arrivo.
Di un lungo, lunghissimo viaggio che sarebbe partito chissà quando.
*
*
Una gomitata nelle costole l'aveva risvegliato da quel coma leggero che l'aveva preso alla fine di 'Pictures of you' dei Cure. 
Con suo sollievo, dopo averla rivista un altro paio di volte, aveva scoperto che Monik Schreiber, la sua ex di una vita fa, non era incazzata eternamente con lui.
Era incazzata con tutti, compresa la sua datrice di lavoro\amica, che aveva appena finito lo spettacolo e se ne stava andando. 
Con un'altra gomitata appuntita, la biondina tedesca con l'eterno microfono ear in con auricolare e  mano sull'orecchio, senza smettere di sibilare qualcosa in perfetto inglese british, gli aveva allungato un pass magnetico ed indicato una porta nascosta tra le quinte dei pesanti tendaggi di velluto rosso. 
Il backstage. 

Dorian si rigirò il pass tra le mani e tentò di parlare, impacciato come le altre due volte. 
"Monik, io..."
"..."
La biondina, fasciata di lattice nero in cui i soli capelli corti a spunzoni e quasi bianchi risaltavano nelle luci UVA, fermò per un momento il suo dare ordini\istruzioni per inchiodarlo con i suoi occhi azzurro ghiaccio. 
Uno sguardo che gli permetteva forse di parlare, ma di muoversi, please!
"Volevo dire che... vorrei parlare con te, quando avrai più tem..."
"Vai, Dorian. Non starà qui per molto tempo."
Liquidato.
Gelato.
Affisso al muro della vendetta con una frase.

Dorian fece un ulteriore tentativo, ma nel tempo che ci mise per prendere fiato (due secondi), Monik stava già avviandosi a passo svelto, non smettendola di parlare, gesticolando come una forsennata verso i tecnici delle luci. 
Con i tacchi 12. 

Dorian si sventolò un attimo col pass, giusto per pensare che forse era stato meglio così, non sarebbe mai stato felice con quello che Monik era diventata (-ma lo sarebbe diventata, se lui non l'avesse lasciata in quel modo? Ma se l'avesse lasciata lo stesso per...- Queste erano cose che portavano un lungo strascico di domande a loro volta...), e si avviò verso il backstage. 

Per quella notte, e ancora per un po' di tempo, il Rose Bowl avrebbe atteso.
*
*
"Problemi per passare?"
"Problemi con le extensions?"
"Un'altra battuta sui miei capelli e chiamo Monik."
"Così sbatte fuori me e se la prende con te!"
Katryn sorrise di vera gioia a battagliare in quel modo adolescente con Dorian, mentre si spazzolava i capelli, fino a poco prima sobriamente raccolti per lo show unplugged. 
"Non ho le extensions, e lo sai."
"Le avevi, l'altra volta."
"Dove?"
"A Minneapolis."
"Ah, ma venivo da uno stupido servizio fotografico per GQ... Sai come sono quelle riviste da maschi..."
"Riviste da segaioli o froci in incognito, le chiamava Shane."
"Guarda, un bel servizio su Playboy come mamma mi ha fatto sarebbe più gradito e piacevole, se perdessi cinque chili di sedere. Per quelle riviste da uomini patinati, invece... per poi trovarmi tutta photoshoppata, oltre che le due ore di trucco e le extensions e il corpetto che non mi lasciava respirare..."
"Photochè?"
"Ah, lo faranno anche con te, probabilmente. Modifica digitale della fotografia.", e abbassò impercettibilmente le palpebre, fermando la spazzola."O pensi di essere troppo bello per avere qualcosa di modificabile, Dorian-Dorian?"
"Penso di essere troppo bello.", e si lasciò cadere in una poltroncina vicino alla sedia per il trucco. "E un paginone centrale di Playboy come mamma ti ha fatto lo comprerei volentieri anche senza che tu dimagrissi! E manderei anche una lettera di ringraziamento a Mamma Delaroux!"
"Stronzo. Dove sono i tuoi compari?", lo interrogò Katryn, alzandosi in piedi e venendo subito messa seduta da Monik, sbucata dall'oscurità, rapida come un furetto.
"Ferma, non vorrai uscire così, vero?! Hai il trucco sciolto dal calore! Dove cazzo è la stylist?!", e scomparve di nuovo, lasciandoli soli.
"..."
"..."
"Dorian..."
"Eh? Se mi chiedi di sposarti non rifiuto, ma camere separate. Russi, lo sai, vero?"
"Me l'hai detto almeno cinquanta volte in tre volte. No, pensavo... Se  scappassimo in un fottuto fast food?"
"Oddio Kat...",sospirò Dorian, passandosi la mano tra i capelli."Io ho paura di Monik, lo sai benissimo! E ce l'hai anche tu o non mi proporresti di farti da complice, lo faresti e basta!"
Katryn provò col broncetto sexy ma non ottenne risultati.
Gli occhioni da cerbiatta, trucco sciolto o no, ottennero un ennesimo sospiro. 
"Tu... ci farai ammazzare, ragazza!"
"Dai, bello di boyband, si vive una volta sola!", strillò, alzandosi dalla sedia ed infilando la porta del camerino.
Quando Monik Schreiber tornò, sprizzando ormai scintille dai tacchi stiletto d'acciaio, fu inavvicinabile da chiunque al mondo. Per quasi mezz'ora si espresse nella sua lingua natale con un linguaggio talmente colorito e così dannatamente tedesco che mai avrebbero immaginato gli addetti ai lavori. 
Katryn stava per decollare e lei stava lavorando come un mulo per farglielo fare.
E scappava col suo ex Dio solo sa dove?!
NEIN, NEIN, NEIN, NEIN, NEIN!!!!!
SCHEI§E!!
*
*
In un affollatissimo McDonald's di L.A, nella zona di West Hollywood, nessuno faceva caso ad un biondissimo idolo per teenager vestito come uno dei tanti grungettoni per la città ed una ramatissima rockeuse in ascesa con pantaloni di lattex ed un bustino nero ricamato che si piantarono in uno dei tavoli più lontani dalla folla. 

Qualche squadra di qualche college doveva aver vinto qualcosa, poichè tutti, telefonino alla mano e digitali nuovissime, tentavano di autofotografarsi nella ressa di giovani e ragazzine al banco degli ordini; gente troppo mainstream per riconoscere quei due, senza abiti di scena uno e senza ancora troppo successo l'altra. 
Sarebbe stata un'altra storia se fossero capitati, malauguratamente, Shane ed Eddie, vestiti in blazerino d'ordinanza e riconoscibilissimi; Dorian aveva segnalato la sua posizione, per quanto aveva capito dove lo stava portando Katryn, ma dubitava quei due a) fossero ancora al Rose Bowl b) fossero ancora nella Contea di L.A.
Ed anche se fossero stati là non li avrebbero certo raggiunti; credevano di far loro un favore a lasciarli soli. 

Certo; Katryn rimestava la sua insalata di pollo, svogliata, dopo due tortini alla mela ed una coca cola, e Dorian azzannava senza troppa voglia ma convincentemente un doppio McBacon per non parlare. 
La verità era che dopo la volta che si erano rivisti ed erano finiti a letto assieme (ci siamo 'andati', non 'finiti', non si cade in un letto...-si corresse Dorian-), a New York, avevano concordato di aver sofferto di una grave sindrome di 'newyorchite', o di Sex and the City. 
Peccato poi c'era stata la volta di Minneapolis (e che fatica districarsi tra tutti quei capelli finti!); ma già lì c'erano state troppe risatine, molte chiacchiere e poco di fatto. Ad Akron era andata a vedere un loro spettacolo e nel backstage era stata felicissima di vedere Eddie e Shane, tanto da non lasciarli andare via, così come non aveva voluto lasciarli andare via Dorian. 
Se lo sarebbe scritto in faccia.
NON lasciateci soli!
Una foto tutti assieme per qualche rivista da teenager o magari anche più top, vista la fama esordiente ma seria di Katryn, e il raccontino di come si fossero conosciuti da ragazzi, quando lei era una riotgrrrl con un cappottino sbrindellato e i capelli rosso fuoco che girava l'Europa al seguito degli Smashing Pumpkins, e loro un vero gruppo rock. 
Nessuna menzione a Justin, ovviamente. 
Ovviamente.

Quel discorso non era mai saltato fuori tra loro, così fu forse il karma che fece saltare fuori il discorso, mentre Katryn se ne stava ad occhi bassi a fare del tavolo un'opera di arte contemporanea grazie alle salse, con aria schifata e divertita assieme. 
Il karma o la noia di Dorian Kierdiing.

"Sai, ho visto le foto di quando eri venuta a Dublino.", e le sorrise, con ancora mezzo panino tra la gola e lo stomaco.
"Le mie foto da punkettina?"
Katryn lo guardò sorpresa.
"Sì. Quelle che ci avevi fatto e quelle che poi ci siamo fatti tutti assieme."
"Ma...erano mie. Avevo dato le copie solo a...",e lo guardò sospettosa. "Tu... vedi Justin, ancora?"
"Lo vedevo.", ammise a malincuore Dorian, poggiando finalmente l'enorme panino. Il boccone non voleva andarsene del tutto giù, sembrava rimanere tra la gola e lo stomaco, ed il suo amaro boccone, tra la testa ed il cuore.

Ok, il mio cuore è dove è sempre stato, la mia testa da qualche parte, lì in mezzo...**-pensò Dorian, assurdamente. 
"L'ho visto tre giorni fa. Sono stato da lui."
"A-ah. E che avete fatto?", chiese, poco interessata, la sua collega, iniziando ad alzarsi, incurante dello scempio.
"Gli ho detto di te."

Katryn si bloccò mentre stava per alzarsi, a bocca spalancata e borsetta che debitamente si ribaltò a terra, svelando un'impressionante numero di trucchi pret à porter. 
"Tu...che cosa hai...PERCHE'?!?", strillò l'ex rossa, ora debitamente del colore dei suoi 'capelli punk' anche in faccia.
Dorian fu colto da sorpresa, tanto che restò impalato anche quando Katryn raccolse e gettò sommariamente in borsetta i trucchi e si alzò del tutto, lanciandogli una fulminata.
"Ho bisogno di una sigaretta. Muoviti!"

Dorian sospirò, raccolse un tubetto di rossetto Mac che si era lasciata dietro e le si lanciò alle calcagna.
"Certe teste di cazzo non cambiano proprio mai..."
"Cos'hai detto?!", le urlò lei, da in mezzo alla calca, fregandosene della gente che avrebbe potuto riconoscerli o meno.
"Che anche io vorrei tanto una sigaretta.", si riavviò i capelli Dorian, con un tono leggero.

Avrebbe voluto aprire la testa a lei e a Justin, altrochè sigaretta.
Cantanti.
Teste di cazzo per definizione.
*
*
Seduta in un parco, alla quarta sigaretta fumata di seguito, in silenzio totale, Katryn sembrava più calma, tanto che riuscì ad affrontare il discorso, accendendosi la quinta sigaretta.
"Perchè gliel'hai detto?"
"E tu perchè l'hai detto a Monik?",e quasi Dorian si mollò uno schiaffo in bocca. Detta così sembrava una ripicca tra ex, e questo fu quello che gli fece intendere lo sguardo luccicante di Katryn.

"Monik ci ha svegliati, a New York, se ben ti ricordi..."
"Mi ricordo, scusa, non volevo dire che..."
"...perchè qualcuno mi ha fatto fare tardi per l'intervista che dovevo dare dopo il concerto all'East Village!", concluse con voce sempre più stridente la ragazza, come non fosse neppure stata interrotta. 
Sembrava avere una lima al posto dei denti.
Dorian si prese la testa tra le mani: ma che aveva fatto?!
Ti sei fatto la ragazza sbagliata!
Entrambi avevano reagito malissimo: era lui che era sbagliato? Erano loro che raccontavano un sacco di balle? 
Justin era sembrato affiatatissimo con Ròis, tanto che aveva creduto di avere le allucinazioni; è vero che Katryn era stato praticamente il suo primo amore, ma, come lui, con l'arrivo della boyband, non si era fatto scrupoli a lasciarla. 
Katryn non si era ricordata di Justin finchè non l'aveva nominato, e poi era scoppiata. 
Dorian decise che ne aveva abbastanza.

"Qualcuno ti ha fatto fare tardi a New York, cara mia?", chiese, alzandosi in piedi e fronteggiandola, improvvisamente serio e determinato.
"Sì,e sai bene che..."
"Che la parole giusta è 'scopata'!! Una, anzi due! Due scopate, e non mi pareva te ne fregasse poi tanto! Almeno alla prima volta! Non mi sembravi così scontenta! A meno chè non fingessi, e se vuoi dirmelo sparamela pure qua, in testa, tanto tra te e Justin non c'è verso di ragionare! Dai, dài pure un colpo al mio non-orgoglio virile!",e riprese fiato per sparare qualcosa che aveva sentito e che non gli era mai passato dalla testa. "A meno chè tu non lo volessi. Allora è stato uno stupro, e non mi sono mai arrivate denunce! Perciò se vuoi concludere qua un'amicizia dillo subito e tolgo le mie ammirate terga da questo posto di merda! Vuoi l'indirizzo di Justin?! E' quello vecchio che scommetto hai ancora! Ma sappi che ha una ragazza e che comunque, ragazza o no, secondo me avrebbe voluto ri-sbatterti lui, non so se per davvero o in onore dei vecchi tempi! Dammi un pezzo di carta e te lo scrivo! Anzi ti dò il suo numero di cellulare!", e si avviò, tra il turbinare del vento losangelino, lasciando Katryn basita, la sigaretta a consumarsi da sola, impietrita sulla panchina dove si erano rifugiati dopo il fast food.
Poi si fermò e le puntò l'indice addosso.
"No, non scomodarti. Te lo mando per messaggio! Sappi che comunque ci sarà domani sera al nostro show a Pasadena! Puoi venire a prendertelo, per quanto mi interessa!"
"..."
"Bene, ci vediamo!",e si girò, iniziando a bestemmiare in irlandese. 
"Dorian....",e sentì il rumore di passetti rapidi sul cemento che lo seguivano ma non si girò, imperterrito.
"Dorian... fermati!"
"..."
"Dorian...non lasciarmi da sola, per favore!!",e qualcosa nell'incrinatura della voce, fece abbassare le spalle al macho in lui per far posto al solito Dorian.
Quello che aveva aspettato mezzo pomeriggio sotto la pioggia per portare un gelato a Monik, a Dublino.

"Katryn, sono stanco. Domani sera devo essere in scena. Che c'è?"
"Noi...non parliamo più del passato. Noi...", e sembrò esitante, stranamente.
"Noi che? Se non parleremo più del passato non ci sarà neanche un noi.", ironizzò cinicamente.
"Noi...siamo amici?"

Dorian sospirò e allungò un braccio a prenderla per le spalle, un po' per sorreggerla sui tacchi con i quali era scappata dalla scena, un po' per sentirla vicino e per farsi sentire.
"Sì, siamo amici. Da quasi tre anni, ormai.", e le rivolse un sorriso disarmante. "Ci hanno solo separato e ci siamo ritrovati male. E' questo che vuoi? Sicura?"


Katryn sembrò pensarci, poi annuì, sorridendo.
"Non c'è niente che voglia di più."
"Domani come farai con Justin?"
"Mmm.... è rimasto il figo che era?"
"Più o meno... anche se figo non sarebbe la definizione che gli ho dato. ma sarà con la sua fidanzata."
"Davvero ha una fidanzata?"
"Sì. E molto simpatica. E...determinata."

Katryn si fermò ancora a pensare, inclinando la testa ed accendendo due sigarette, una per lei ed una per Dorian.
"Deve esserlo, se riesce a stare con quella testa di cazzo. L'ho conosciuto poco ma è dura stare con Justin."
E lo vieni a dire a me..., pensò Dorian, sospirando internamente.

"Sarà divertente. Se è una tizia che resiste con quello stornzo, sarà una tizia divertente ed in gamba. Io non ci sarei rimasta.", finse di rabbrividire. 
Falsa come Giuda...
"Allora noi resteremo amici?"
"Amici, Kierdiing."
"Amici. E detto questo, puoi mettere per me una buona parola con Monik...AHIA, la borsetta no, fa male, ehi, i morsi non valgono, acc...!!""
*
*
Dopo mezz'ora di rincorse, capitomboli, morsi e tirate di capelli (no, Katryn non aveva davvero le extensions), i due si ritrovarono sulla panchina, a respirare rumorosamente, prendendo fiato.
"Si...sigaretta?", esalò Katryn, gettando la testa indietro melodrammaticamente e sporgendo il seno in avanti. 
"Ma che...vuoi...che...muoia?!", riuscì a rispondere Dorian, la testa tra le mani, in basso tra le ginocchia, come dovesse vomitare.
"Non... lo so. A volte sì..."
"Stron..za!"
"Fro...cio!"

Stettero in silenzio per un po', riprendendo fiato, quando un 'tweet' sommesso, dalla tasca dei pantaloni sformati di Dorian, li fece quasi sobbalzare, nella quiete del parco. 

"Ecco un sms dai due soggetti, vediamo dove...",e si interruppe improvvisamente, scrutando lo schermo. 
"Dove sono?", chiese Katryn, sventolandosi con poca efficiacia con una mano, non guardando il cellulare.
"Non sono loro...", rispose Dorian, con voce ovattata.
*
'Hey, stronzo, non so che ore siano da te. West Coast? East Coast? Ah, Pasadena. Good evening, Pasadeeenaaaa! E' sempre sera a L.A! Salutami il Rose Bowl, vai a farci un giro o sepellirci Rose, fallo per me. 
E poi vai dove dovrete esibirvi.  In quanto a me... Vorrei ringraziarvi del pensiero, ma preferisco sepellire quel che è per me adesso il gruppo senza me. 
Sai cosa penso, non è il mio gruppo, quello. Non è il mio posto. 
Ròis ti saluta, si è divertita molto a suonare con te. Non dire niente, è stato penoso.LEI è stata penosa, non sa suonare ed era emozionata, ed io non ho suonato meglio anche se possiedo una Telecaster! Tu hai suonato meglio di tutti, anche se hai perso un po' di smalto. Ma ne riparleremo.
Quello che voglio dirti è che NON ne riparleremo domani. Non voglio. Voglio ritrovarvi dopo e provare anche io a fare quello che mi porterà a fare la vita, finchè ci riuniremo. 
E poi, conoscendoti, avrai progettato qualche trappola a sorpresa per me!
Mi raccomando il saluto.
"GOOD EVENING, PASADENA!!"
*
Ora Katryn lo stava fissando, mentre Dorian leggeva le poche e confuse motivazioni per cui Justin opponeva un rifiuto al loro invito. 
 ...non è il mio gruppo. Non è il mio posto.
-E qual è il tuo posto se non con noi? Ti costava così tanto, dopo tutte le volte in cui ho rischiato il culo per venirti a vedere, ad assicurarmi che non stessi per tagliarti le vene?! Stronzo. Irresponsabile. Menefreghista. Ne riparleremo, sì. Stai tranquillo. Ma non tanto presto!-,pensò Dorian, con rabbia, riponendo il cellulare ed imponendosi un sorriso forzato.

"E' Justin. Frena i bollori. Non viene."
"Ah. Beh, penso sia meglio così, per lui.", sentenziò Katryn, mentre si accendeva la sigaretta, ripreso fiato. 
-Per lui sì. Per me? A me non pensa nessuno, eh?!-

Fu riscosso da questi pensieri dalla voce di Katryn, arrocchita dal fumo e dalla corsa, resa un po' più dolce in quel modo.
"Pensiamo a te, adesso..."
"Mi leggi nel pensiero?"
"Siamo a L.A. Hai uno show domani sera a Pasadena e poi uno a L.A. stessa. Pensavo di presentarti una persona se non ti comporterai come un coglione."
"Cosa vuoi dire?"
"Ho mandato un messaggio a Billy Corgan. E' in città.",ed espirò la boccata di fumo, non guardandolo ma sorridendo perfidamente. "Avevo fatto sentire la vostra demo da mocciosi. Gli era piaciuto veramente tanto il songwriting e almeno metà è opera tua. Silences spaccava di brutto ed è tutta tua."
"Stai scherzando?"
"No. Se ti và possiamo incontrarlo. Sennò puoi riconsegnarmi nelle grinfie di Monik e ci vediamo domani sera!"
"E domani sera che farai, a proposito, visto che Justin non ci sarà?", sorrise più naturalmente Dorian. Per quello non l'aveva lasciata. 
Lo metteva sempre innaturalmente di buonumore, la sua amica.

"Mmm... penso mi prenderò Shane. Quello aspetta solo di essere preso.", finse di ponderare, con tanto di mano sotto il mento, Katryn.
"Shan...oh mio dio!", scoppiò a ridere Dorian. "Ma vuoi passare alla storia come quella che si è fatta tutti i Changes?!"
"Oh no..."
Katryn si alzò dalla panchina e si diresse verso la strada per fermare un taxi.
"Semmai come quella che si è fatta tutti gli Interferences."

Secca come una fucilata e misericordiosa come se ben puntata, la speranza colpì Dorian, a sentire quelle parole. 
Si alzò e corse verso il taxi dove stava salendo la sua amica, sul sedile posteriore, e aspettò che desse indicazioni all'autista.

"Tu... pensi che potremo farcela? A riunirci?"
"Dorian, dio mio, come sei noioso...", sospirò, accendendosi una sigaretta. "Tu e Justin siete come quando una forza inarrestabile incontra un soggetto inamovibile***..." 
"E sarebbe?"
"Un modo per dire che è inutile che vi incazziate l'un l'altro. Vi annullerete. Non si sa come, ma siete sempre arrabbiati l'uno con l'altro, ma trovate sempre il modo di uscirne. Siete solo melodrammatici.", e lo fissò, con un sorriso contagioso. "E ovviamente, due teste di cazzo!"

Da che pulpito sentirsi dare della 'testa di cazzo'...
*
*
A Dublino, Justin spense il cellulare e si rimise a seguire la lezione di Sociologia occidentale. Ròis gli strinse una mano sul ginocchio, sotto il banco.
"Sicuro di aver fatto la cosa giusta?"
"No.",sospirò, ma aprì il quaderno e provò a prestare attenzione alla lezione. 

La foto dello show di Pasadena, con Dorian che esibiva con fierezza Phoenix, usata nell'intervallo acustico, autografata da Billy 'Pumpkin' Corgan, che gli stava a fianco nel backstage assieme a Katryn e Melissa Auf Der Maur, la bassista negli Smashing Pumpkins e nelle fu-Hole, che Shane aveva preso amichevolmente per la vita, gli arrivò una settimana dopo, comprando NME. 

Un infarto sarebbe stato più piacevole, anche se non avrebbe potuto dire di non averlo sfiorato.
Il suo ex-gruppo era su New Musical Express, non su qualche cagata da teenager!

Non lo stavano aspettando!! 
*


CAPITOLO NON BETATO, PORTATE PAZIENZA MA DA STUDENTESSA SOTTO ESAMI NON POSSO SCOCCIARNE UN'ALTRA (JO_THE RIPPER, LA MIA BETA-READER, CHE HA 8 ORE DI LEZIONI)!!
In compenso ci sono molte citazioni, che molti avranno colto ma che preferisco chiarire a scanso di equivoci.


* E
 Non c'è stato altro al mondo
Che abbia mai desiderato di più
Che sentirti nel profondo del mio cuore
Non c'è stato altro al mondo
Che abbia mai desiderato di più
Che non sentire mai la distruzione
Di queste mie immagini di te

(The Cure- Pictures of you) 

**
Well, my heart is where is always been
my head is in something in between

(U2-Even better than a real thing)

***
Citazione da Batman, Il Cavaliere Oscuro (Joker); da questa si ricava il cosiddetto 'paradigma dell'onnipotenza', che non volevo assolutamente usare per intero, bensì solo per l'idea dell'annullamento. 

(*)La citazione finale è del mio chitarrista, un avanzo di anni '80 vero, lasciato dai Cure, dai Bauhaus,da Siouxsie e dal gatto: io ce l'ho con i Depeche Mode -ma và?!-, anche se questo racconto era nato come omaggio agli U2 -ri-mavà?!Sedici anni fa-, e lui una volta ha risposto con questa frase, alla mia mania:"Ci mancherebbe criticassi i Depeche Mode, è ovvio che mi piacciono, qualsiasi persona abbia un cervello dovrebbe amarli, ma..."
C'era anche un MA.
Con questo non voglio certo discriminare chi non ama U2 o DM. Ci sono tante cose dei due gruppi che non amo neppure io. 
Amen.
   
 
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