-Hey, come hai fatto a venire? Avrei dovuto avvertire
mia figlia prima di farti venire a casa. Almeno non è svenuta come l’ultima
volta che gli ho portato a casa il tuo autografo. Non puoi immaginare! Non lo
fa toccare nessuno e gli ha attaccato dello scotch per non farlo rovinare. Ora
è appeso in camera sua incorniciato- ride mio padre facendo scoppiare anche
tutti gli altri presenti tranne me.
Mi stringo nelle spalle e abbasso la testa imbarazzata.
Sarò sicuramente arrossita, mi sento avvampare appena
i suoi occhi incontrano ancora una volta i miei e non mi accorgo di aver trattenuto il fiato
fino a quando non sono costretta a riprendere a respirare per non svenire
davanti a tutte quelle persone in giacca e cravatta.
Mika mi sorride cercando di mascherare un’altra risata
senza nessun risultato.
-Sono felice di aver conosciuto una mia fan così
sincera- sorride mentre mio padre gli indica la sedia su cui sedersi a tavola.
Mia madre corre in cucina a preparare i piatti e io
con lei.
Appena siamo lontane dagli occhi di quegli uomini lei
inizia a parlare.
-Ok, forse dovevamo avvertirti un po’ prima che forse
sarebbe arrivato ma non era sicuro da quanto credo tu abbia capito. Comunque hai
mantenuto abbastanza bene la calma e continua in questo modo Clarissa. Te lo
chiedo in ginocchio, non far fare figure a tuo padre- dice mia madre mentre mi
passa due piatti da servire.
Torno nella sala da pranzo ignorando le parole di poco
prima di mia madre.
Mi avvicino a mio padre per servirgli il piatto di
spaghetti alle vongole che tanto gli piacciono.
Lui però non sposta le braccia da tavola e devo fare
tutto il giro per non rovesciarglielo addosso. Lui mi guarda severo ma non
riesco a capire subito il motivo fino a quando uno dei tanto colleghi di mio
padre mi guarda desideroso di cibo e leccandosi le labbra.
Sposto il piatto all’uomo alla sua destra e gli servo
il primo piatto un po’imbarazzata.
Poi guardo la persona al suo fianco e faccio un passo
per servirgli il secondo piatto ma la sedia del primo uomo mi fa inciampare.
Mi ero già vista a terra con il piatto addosso al
terzo uomo che mi rendo conto dopo un paio di secondi che è Mika.
Tutto questo sarebbe accaduto se due braccia non mi
avrebbero afferrato per i fianchi impedendomi di cadere.
Mi giro e noto mio padre guardarmi severamente mentre
il primo e il secondo uomo sghignazzano tra di loro, lo hanno fatto sicuramente
apposta. Ma dove mi sono ritrovata? In una gabbia di matti?!?
Devo stare più attenta a dove metto i piedi perché sicuramente
queste persone non si limiteranno solamente di una piccola perdita di
equilibrio. Loro volevano vedermi far sfigurare mio padre, far perdere l’importanza
del suo cognome e fargli perdere il lavoro, il lavoro che aveva raggiunto
grazie a tanti sforzi.
Non potevo permettere che succedesse una cosa del
genere, lo avevo sempre visto indaffarato e pronto per ogni cosa, si sarebbe anche
trasferito dall’altra parte del mondo pur di continuare a fare quello che aveva
sempre sognato.
Mi tiro su con un sorriso che più falso non potevano
esisterne e a testa alta continuo a servire il secondo uomo.
Mel mi girava intorno scodinzolando rendendomi il
lavoro ancora più difficile ma riuscivo a sostenere tutto.
Dopo mancavano quattro piatti: il mio, quello dei miei
genitori e quello di Michael.
Devo scegliere cosa fare: andare da Mika e magari fare
una figura orrenda per le sensazioni che mi fa provare la sua vicinanza oppure
andare da mio padre e far fare una figura orrenda a mio padre per aver una
figlia così maleducata da non servire prima il piatto agli ospiti.
Sono quasi all’idea di andare da mio padre quando mia
madre mi supera e raggiunge mio padre velocemente nonostante abbia Mel tra le
gambe.
La scelta è sparita: o vado da Mika o vado da Mika.
Mi avvicino lentamente a lui cercando di calmare il
battito cardiaco e le mani tremanti.
Il respiro si fa sempre più pesante man mano che mi
avvicino a lui ma cerco di pensare ad altro ma i miei occhi sono ormai posati
sui suoi mentre mi sorride per incoraggiarmi.
Il mio sorriso ormai è diventato il più vero che io
abbia mai fatto e non penso ad altro che ai suoi occhi sui miei e il piatto
sulla mia mano destra è come se fosse sparito.
Il mio corpo è come sparito, sono caduta dentro ai
suoi occhi color cioccolato fuso.
Cioccolato fuso, proprio fuso.
Forse è proprio quello che mi fa perdere l’equilibrio
e mi obbliga ad appoggiarmi a qualcosa per non cadere.
L’unica cosa più vicina a cui posso attaccarmi per non
cadere è la persona davanti a me e senza nemmeno pensarci mi ritrovo tra le sue
braccia con il piatto di spaghetti che unge tutta la sua giacca.
Lui mi sorride nonostante abbia la giacca
completamente sporca, sembra quasi che non se ne fosse accorto e mi mantiene
ancora fortemente per non farmi cadere nonostante non sia più in piedi ma sulle
sue gambe.
Per un paio di secondi rimango ancora persa nel suo
sguardo completamente rilassato e mi scordo di tutto: i miei genitori che mi
fissando scioccati, quelle persone orribili che mio padre ha il dovere di
chiamare colleghi che mi guardano compiaciuti per aver qualcosa su cui sparlare
di mio padre.
C’è solo lui, il mio Mika, l’uomo che avevo sempre
desiderato di conoscere e amare.
Improvvisamente torno alla realtà e mi alzo di colpo
dalle sue gambe e interrompendo il mio sorriso da ebete.
-Oddio la prego
mi perdoni, non volevo fare…quello che ho fatto. Sono scivolata e non sono
riuscita a rimanere in piedi! Che casino che ho combinato!- inizio a scusarmi
in tutte le lingue possibili ed immaginabili di questo mondo mentre gli
strofino la giacca con un tovagliolo pulito.
-Clarissa, vai in cucina- scandisce bene le parole mia
madre in tono duro e senza tralasciare nessun sentimento che fino a poco prima
mi diceva di far vedere alla gente qui presente.
Mi allontano senza dire una parola da Mika.
A testa bassa cammino velocemente verso la cucina.
Appena ci arrivo mi ritrovo a specchiarmi sul fondo di
una pentola.
Noto che un piccolo sorriso si nasconde ancora tra le
mie labbra e l’unica cosa che posso fare è ingrandirlo fino a farlo diventare
un vero e proprio sorriso.
Ero seduta sulle sue gambe con le sue mani sui miei
fianchi mentre mi stringeva forte a se per impedirmi di cadere.
Ovviamente dovevo rovinare tutto con una normalissima
figuraccia che non può mancare essendo la mia vita.
-Ah, ridi pure! Sei felice di aver rovinato la cena a
tuo padre e probabilmente anche tutta la sua carriera nel lavoro? Non bisognerebbe
essere felice di questo Clarissa! Perché devi sempre rovinare tutto? Non potevi
rimanere da tua zia a vivere la tua vita da favola a Parigi? No, ovviamente
dovevi venire da noi! Secondo me mia sorella non ce la faceva più con te! Per questo
è morta, non è stato nessun cazzo di cancro a portarla via!- le lacrime erano
iniziate alla frase: “Perché devi sempre rovinare tutto?”
Mia madre, mia madre non poteva arrivare addirittura a
dirmi che la causa della morte della persona che più mi aveva amato in questa
vita ero io…
Non ce la feci! Iniziai a correre.
Fuori, fuori da tutto.
Corsi in camera mia e appena mi riuscii a cambiare i
vestiti e indossare le mie solite converse presi il mio cellulare e la mia
borsa.
Corsi fuori da qui, fuori da casa mia.
Con le lacrime agli occhi prima di uscire notai di
sfuggita Mika che mi fissava come se si sentisse in colpa ma in realtà la colpa
era tutta mia.