Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: KiaJB    23/12/2013    3 recensioni
-Ero quasi arrivata a pensare che l'amore non esistesse per me- dissi guardandolo in quegli occhi che tanto amavo.
-E ora?- mi chiese avvicinandosi ancora di più alle mie labbra.
-Ora che ci sei tu tutto è cambiato- in un attimo la distanza tra di noi era sparita e quello che aspettavo da anni finalmente era accaduto...
Bhè poi mi sono svegliata.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Milano con queste nuvole sembra ancora più triste di quanto già è ogni singolo giorno.

Di neve non c’è nemmeno l’ombra ma il gelo si nota anche sulle macchine parcheggiate ai lati della strada.

Cammino lentamente con le mani in tasca e le cuffie alle orecchie.

Il freddo si sente facendoci sembrare ancora più in inverno di quanto in realtà siamo.

È il 28 febbraio e io per passare il tempo ho deciso di farmi un giro per le vie dell’affollatissima città che fa da provincia al mio piccolo paesino dove sono cresciuta.

Mi siedo su una panchina mentre le note di “Underwater” rimbombano nella mia testa, adesso senza pensieri.

Osservo la gente del posto.

Ci sono grandi uomini che camminano frettolosi con la loro valigetta da lavoro. Ci sono coppiette che fanno shopping nei negozi più famosi e costosi di Milano. Ci sono bambini con le loro madri che camminano con il sorriso sulle loro facce mentre fanno merenda.

A volte mi chiedo perché non sono come quelle ragazze della mia età sempre felici e sorridenti pieni di amici e spasimanti che le vogliono bene.

Sono rimasta sola.

Bhè si, qualche amica ancora ce l’ho ma ormai nessuno mi chiede più se voglio fare un giro con loro il pomeriggio oppure andare a vedere un film al cinema insieme.

Ho amiche ma nessuna di loro è quella “speciale” su cui puoi sempre contare per ogni cosa e sei sicura che qualunque cosa tu le dica non ti giudichi.

I miei pensieri vengono interrotti dallo stopparsi della canzone.

Qualcuno mi stava chiamando.

Sullo schermo si illumina la parola “Mamma” che dopo un leggero sospiro mi porta a schiacciare il tasto verde del cellulare.

-Pronto Mamma- le dico nascondendo la punta di nervosismo.

-Tesoro, stai tornando a casa? Ti ricordo che oggi abbiamo ospiti- dice semplicemente. Sbuffo ricordandomi di quella noiosissima cena di lavoro che questa volta (a sfortuna mia) si svolgerà a casa mia.

Mio padre è una persona abbastanza importante nell’industria musicale come manager del più famoso cantante dei primi anni del 2000.

Michael Penniman è uno dei suoi clienti migliori.

Non capisco perché dopo aver saputo che il mio idolo era un cliente di papà io non lo abbia ancora conosciuto e nemmeno visto dal vivo in un concerto. Mio padre dice di non voler mischiare il lavoro con la vita privata quindi non ha intenzione di aiutarmi a incontrarlo usando il suo nome. Pft, stupido!

-Si mamma, ora arrivo. Il tempo di arrivare con il treno e la metro- dico velocemente cercando di terminare quella telefonata velocemente.

-Va bene, fai in fretta e non fare merenda che altrimenti dopo non mangi- mi fa le solite raccomandazioni da bambina di cinque anni.

-Si mamma, a dopo- e con queste parole finalmente concludo quella non gradita telefonata.

Mi alzo di malavoglia e mi incammino verso la fermata della metropolitana.

Un tuono rimbomba tra le vie della città facendomi sentire ancora più stupida per non aver preso nemmeno un ombrello prima di uscire.

Iniziai a velocizzare il passo fino a ritrovarmi a correre sotto la pioggia mentre nelle orecchie ripartiva per la terza volta “Underwater” che faceva parte della mia playlist di sette canzoni: “Grace Kelly”, “Emily”, “Underwater”, “Celebrate”, “Kick ass”, “We are golden” e “Stardust”.

È ovviamente una casualità che sono tutte di Mika, lo amo.

Amo il modo in cui canta e le sue canzoni, tutto di lui mi attira. Anche le sue foto quando mi ritrovo a guardarle sul computer o su un giornalino da ragazzine. Lui sorride e senza motivo fa sorridere anche me, per non parlare di quelle piccole fossette che gli si formano ai lati della bocca che lo fanno sembrare un bambino.

 

***

 

-Tesoro sei in ritardo, gli invitati sono già arrivati. Hai cinque secondi per cambiarti e asciugarti i capelli- dice mia madre appena mi sente entrare.

Sbuffo entrando in camera senza farmi notare in salotto dove sicuramente ci saranno tutti gli invitati.

Appena entro nella mia camera mi ritrovo sul letto un vestito a me completamente sconosciuto. Ovviamente mia madre avrà voluto comprarmi un vestito più femminile perché pensa che io non ne abbia nessuno per queste occasioni.

Sbuffo e prendendolo corro in bagno per cambiarmi e asciugarmi i capelli che sono completamente fradici.

Mi ritrovo davanti ad uno specchio a fissarmi disgustata. Il verde non mi sta tanto bene e credo che mi faccia i fianchi troppo larghi ma dopotutto, chi mi deve vedere se non dei vecchi bacucchi che non vedono l’ora di andare in pensione per andare a fare viaggi in tutto il mondo e spassarsela giocando a scala quaranta con i nipotini.

Con un lento passo e un falso sorriso mi avvicino al salotto.

Prima di svoltare lo sguardo mi ritrovo a fare un lungo respiro cercando di sembrare gentile e simpatica.

Appena entro in salotto mi ritrovo davanti ad un tavolo più lungo del solito e molto addobbato.

-Ecco signori, vi presento mia figlia Clarissa- sorride mio padre prendendomi per i fianchi e avvicinandomi a lui.

Sorrido mentre quei vecchi bacucchi si avvicinano salutando gentilmente.

Sono sicurissima che quando questa cena sarà finita inizieranno i commenti che non possono mai mancare sulla casa, la moglie di casa e la figlia scortese. Per loro puoi essere la persona più brava a questo mondo ma per loro sarai sempre scortese.

-Molto piacere- sorrisi a ogni singola persona in quella stanza compresa mia madre che mi faceva segno di stare più dritta con la schiena.

-Ma che bella questa ragazzina, ha preso tutto dalla madre- dice un uomo tra i più giovani. Più o meno un cinquantenne singol che se la vuole spassare con la prima che glielo permetta ma è inutile che continua a provarci con mia madre, non farebbe mai nulla del genere a mio padre.

-Bene, possiamo sederci- dice mio padre avvicinandosi al posto a capotavola.

Tutti i suoi colleghi bacucchi gli si siedono affianco e io mi ritrovo affianco a mia madre che mi sussurra:

-Sii più gentile con gli ospiti. Hanno notato tutti la faccia disgustata che hai fatto quando Robert ha fatto quel complimento- dice.

Robert?Robert?lo chiama anche per nome? Ma per favore!

Le sorrido annuendo visto che davanti a lei si è appena seduto quello sfigato cinquantenne che ci prova con le donne già sposate.

Appena tutti gli uomini iniziano a parlare di “cose di lavoro” mi ritrovo ad osservare il posto apparecchiato davanti a me.

Non c’è nessuno e sembra che non importi ai signori qui presenti.

Sembra un posto per una persona importante avendo usato i piatti e le posate che i miei zii hanno regalato ai miei genitori quando si sono sposati. Il particolare che più mi stupisce è il vedere una sedia più bassa delle altre, magari è un tipo alto.

Il campanello suona e vedo mia madre correre ad aprire.

Sarà l’ospite speciale che solo io stavo aspettando ansiosamente.

-Finalmente è arrivato Michael- dice un uomo sorridendo ad un altro.

-A me aveva detto che non sarebbe più arrivato- dice mio padre stranito da quell’affermazione del collega.

Michael, che bel nome! Come quello del mio idolo. Mi ritrovo a sorridere pensando anche solo per un attimo che possa essere lui.

Appena mi giro mi ritrovo un cane addosso che mi lecca tutta la faccia.

Scoppio a ridere per lo spavento che mi sono presa.

Lo accarezzo mentre continua a leccarmi ovunque togliendomi tutto il rossetto.

È bellissimo questo cane, sembra quasi…

-Mel, lascia stare la gente per bene!- ridacchia una persona con un accento inglese.

Mi blocco improvvisamente appena mi rendo conto a chi appartiene questa voce.

Alzo lo sguardo lentamente cercando di non sembrare una pazza e avere una reazione troppo esagerata a quella vista favolosa che sognavo da anni.

Eccolo lì con uno smoking rosso e nero che mi sorride porgendomi una mano.

-Molto piacere signorina Rossini, il mio nome è Michael Penniman ma può chiamarmi anche solo Mika o Michael come vuole- mi sorride mentre la mia mano, non so come, è arrivata a stringere la sua.

Lo guardo incantata per poi riprendermi e sorridergli.

-Molto piacere signor Penniman, io sono Cl…- mi blocca mettendomi un dito sulla bocca.

-Ho detto o Mika o Michael- ridacchia facendomi imbarazzare improvvisamente, dopotutto è sempre il mio idolo.

-Holbrook, il mio nome è Clarissa- dico velocemente ancora ridendo per prenderlo in giro.

-Vedo che conosce anche il mio secondo nome signorina Samantha- ridacchia anche lui rispondendomi a tono.

Adesso muoio, come è possibile che il mio idolo sappia il mio secondo nome? È praticamente impossibile che lo sappia.

Magari ha assunto un investigatore segreto per scoprire tutto sulla nostra famiglia oppure…

-Michael! Pensavo non venissi!- mio padre corre ad abbracciarlo come se fosse un vecchio amico di famiglia che non vede da anni.

-Marco!- gli sorride lasciandomi da sola con un vuoto.

Non posso credere che Michael Holbrook Penniman Junior sia qui a casa mia! Soprattutto che sia venuto per primo a salutare me, sa anche il mio secondo nome!

Clarissa devi calmarti, dopotutto è una persona normalissima come te che però ha già finito gli studi universitari e canta in ogni parte del mondo.

  
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