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Autore: Andy Grim    29/05/2008    2 recensioni
Mi ero ripromesso di non pubblicare questa storia finché non ne avessi ultimato la pubblicazione su MANGANET... ma leggendo la recensione di Kitthex sulla mia one-shot "Le dimissioni di Asuka Junior" (ispirata a questa stessa serie) è scattato qualcosa che mi ha spinto ad esaudire il suo desiderio di leggere qualcos'altro di mio e dunque rieccomi qui! Può darsi che Kitthex non bramasse affatto di leggere un secondo racconto su Saint Tail e ancora meno una storia come questa! Ho già pubblicato su EFP un lavoro analogo basato su Lamù e non so se abbia incontrato molto successo (ho avuto solo 12 recensioni abbastanza lusinghiere, ma un numero di letture in calando nella sequenza dei capitoli). Per carità, il lettore è giudice e mi rendo anche conto che si tratta di un genere forse troppo originale (ho infatti già deciso di NON pubblicare altre demenzialità di questo tipo)! Chi preferisse qualcosa di più "normale", può entrare nella sezione su Candy Candy e leggersi "Un compagno per Flanny Hamilton". Per ora non vi è altro, ma spero, nel prossimo futuro, di potervi offrire altre opere (le idee non mi mancano, lo sbuzzo un po' di più)! Riguardo alla storia qui presente, si propone di illustrare le lotte interne del co-protagonista di KST nella sua perpetua caccia alla coduta ladruncola di Seika, nonché le continue schermaglie amorose con le rivali in amore di quest'ultima. Ai lettori che fossero contemporaneamente dei fan di Uruseiatsura e di Kaitou Saint Tail potrebbe interessare il confronto diretto fra le equipes organiche di due esemplari umani (Ataru Moroboshi e Alan Daiki Asuka) che più diversi di così non avrebbero potuto essere. Buon divertimento... o almeno me lo auguro!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13: Il piano di Watson

Capitolo 13: Il piano di Watson

 

L’

auto dell’ispettore Asuka si arrestò presso il cancello principale dell’Istituto Saint Paulia.

“Eccoci qua… buona scuola, figliolo!”

“Grazie, papà… e grazie anche per il passaggio!”

“Figurati… dopo tutto l’aiuto che mi dai… e poi stamattina ti ho visto un po’ giù di forma. Hai dormito male, stanotte?”

“Non molto… forse non ho digerito bene!”

“Potevi dirmi qualcosa!”

“Non preoccuparti, papà: ora sto benone. A stasera, ciao!”

“Ciao, Alan!”

Dopo che suo padre fu ripartito, il ragazzo stette qualche secondo immobile sul marciapiede. Fece poi due respiri profondi e, fattosi coraggio, iniziò a percorrere il vialetto che conduceva all’entrata principale. Le gambe gli sembravano di piombo, per non parlare delle mani sudate fradice, del discreto formicolio per tutto il corpo e delle numerose “farfalle” che gli svolazzavano nello stomaco. Marlowe stava facendo i salti mortali, ma più di tanto non sarebbe riuscito a mantenerlo calmo anche all’interno: era già molto - per non dire troppo - garantirgli esternamente un’espressione passabilmente flemmatica!

*Tieni duro, Alan* si diceva il nostro *se la tua avversaria ha potuto tirar fuori e mantenere una simile faccia tosta per tutto questo tempo, non vorrai mica esserle da meno: potrai bene resistere un giorno o due…!*

Un giorno o due… giusto il tempo per mettere in pratica il suo piano: dimostrare in modo inconfutabile alla sua compagna di scuola che lui aveva finalmente scoperto la sua identità notturna!

Era ovvio che non poteva semplicemente avvicinarla, parlarle a quattrocchi (una parola: bastava che quei due si scambiassero uno sguardo che durasse per più di un secondo, che i tre quarti della classe - maschi e femmine indistintamente - partivano col loro monotono e irritante repertorio di ammiccamenti, bisbigli e risatine. Al che, regolarmente, il povero Tracy si ritrovava la centrale cardiaca mezza allagata di adrenalina) e dirle senza tanti preamboli: “Senti, bella: si dà il caso che abbia scoperto la tua identità!! Come la mettiamo…?”

Se si fosse infatti limitato a questo, le immediate conseguenze avrebbero potuto essere due: o lei si sarebbe portata le mani alla bocca, spalancando i suoi occhioni blu da cerbiatta in preda al terrore, per poi scoppiare in un pianto dirotto (facendo onore al suo pseudonimo di “lacrima facile”) e allora da lì sarebbe stata tutta discesa (non del tutto, in verità, ma comunque…) oppure lo avrebbe guardato come se fosse pazzo, negando recisamente la cosa e obiettando che quella fatidica sera doveva aver bevuto troppo ed essersi sognato tutto quanto!

In quest’ultimo caso, anche il “duro” James Watson, con tutta la sua  prosopopea, si sarebbe ritrovato in un vicolo cieco (e lo sapeva). Se non ché, a tal proposito, il diabolico volpone della Cerebrale ne aveva già pensata un’altra delle sue…!

 

***

Dopo essere stati congedati dal Coordinatore, i due “amici-nemici” si erano ritirati nell’ufficio del capo della Cerebrale, dove quest’ultimo fece sedere il collega della Neuro.

“Qualcosa da bere?” gli chiese.

“Lascia stare i convenevoli, per favore!”

“Ma dai, Phil… non ce l’avrai ancora con me…!?”

L’altro diede una scorsa veloce alle immagini appese alla parete dante di spalle al tavolo da lavoro di Watson: ritratti di Archimede di Siracusa, Pitagora di Samo, Bacone, Galileo, Pico della Mirandola… e anche personaggi di tutt’altro genere, ma sempre affini all’indole del suo collega: Hegel, Schopenhauer, Nietzche…![1]

“Ma no, no…” rispose Marlowe, senza troppa convinzione “…è che sono esausto, Jim! Vorrei tanto che fosse già finita, tutta questa storia!”

“E la vorresti finita bene, m’immagino!”

“Si capisce” ribatté l’altro, piccato “perché, scusa: tu vuoi farla finire male…?!”

“Mio caro ragazzo” replicò il capo della Cerebrale, dopo essersi seduto “è inutile prendersela con me. Se io fossi il bastardo che ritieni, ti avrei già detto cose del tipo: Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso! oppure: Hai voluto la bicicletta? Pedala! Se non te le dico è perché - che tu mi creda o no - ti sono amico. E perché capisco anche che fallare è umano!”

L’altro fece una smorfia: “Te l’ho mai detto, amico mio, che questo tuo stramaledetto vizio di parlare per perifrasi è oltremodo irritante?”

Jimmy Watson giunse le mani e lo guardò bonariamente: “Caro collega… non ti ricordi cosa ci disse il signor Madison[2] quando il nostro Coordinatore gli domandò qualche consiglio su come affrontare questa nostra partita, tanto dannatamente simile alla loro?”

“No, ho un buco di memoria. E poi stai sbavando troppo per la voglia di ricordarmelo: sputa e falla finita!”

Volete veramente catturare Saint Tail? Allora impedite al signor Asuka d’innamorarsi di quella donna: non fate lo stesso sbaglio che abbiamo fatto noi! Ecco cosa ci disse, il neurologo di mister cacciagatte!”

“Disse una cretinata!! Le sezioni Emotive possono soltanto modulare i sentimenti di un individuo, non plasmarli a loro capriccio… e tu lo sai bene! Se Matthew Isman e Alan Asuka si mettono a fare gli sbirri e poi s’innamorano di due tizie che fanno le ladre, i poveri Madison e Marlowe non possono farci assolutamente niente!! Non esiste nessuna procedura psichica atta a bloccare l’innalzamento di un C.R., per sopravvenuto conflitto d’interesse…!!”

“Forse hai ragione” ammise l’altro “se è vero che un terzo collega di quei due sfigati - certo Bright Honda - s’è innamorato della ladra Shadow Lady addirittura prima di iniziare a darle la caccia…!”

“Senti, Jim” tagliò corto Marlowe “smettiamola di parlare dei casini degli altri: sono i nostri che dobbiamo risolvere! Non ti pare?”

“Obiezione accolta. Ho già fatto le mie riflessioni, al riguardo!”

“Sentiamole…!” replicò il collega, sospirando.

“Una cosa è certa: per indurre miss Haneoka a starci a sentire e a dimettere i panni di Saint Tail, è assolutamente necessario convincerla, senza alcuna riserva, del fatto che abbiamo scoperto la sua identità!”

“Su questo sono d’accordo!”

“Orbene, io sono convinto che, a tal fine, non basteranno le parole. O meglio, potrebbero non bastare: se la tipa non è intenzionata a interrompere la sua carriera di ladra-giustiziera, farà appello a tutto il suo faccino tosto, accusando il ragazzo di aver sognato. Non dico che questo debba succedere per forza, ma non è improbabile!”

“Hai ragione. Se la sua missione le sta a cuore non meno di Alan, potrebbe davvero comportarsi così… e potrebbe farlo anche per la semplice paura di perdere il suo amato, ammettendo la verità. Tanto più negherebbe la cosa, se pensasse che lui sta bluffando!”[3]

“Proprio così. Sono lieto di trovarti d’accordo! È quindi evidente che dobbiamo inchiodarla con delle prove!”

“Già… ma quali?”

“Utilizzando uno degli indizi che ho raccolto nel tempo, per avvalorare l’Ipotesi Zero!”[4]

“E quale, precisamente?”

“Sicuramente non il graffio sulla guancia che le procurò lo scoppio di uno dei suo palloncini, durante il furto del diadema Electra: a quest’ora dovrebbe essere sparito!” rispose Watson, ironicamente.

“Lo spero bene” ribatté Marlowe “sarebbe stato un peccato rovinare un visino come quello!”

Il collega della Cerebrale emise un soffiò di compatimento: “Ti piace proprio, quella ladruncola, eh?”

“Sì, mi piace! Almeno quanto a te piace la biondina! Continua!”

“Anche la famosa frase sull’insensibilità del nostro assistito, la possiamo scartare: non è una prova arcisicura ed è per giunta una frase piuttosto comune, da ragazza a ragazzo!”

“Giusto. Cribbio, se era spaventata dopo essersela fatta scappare di bocca, poverina!”

“Ma insomma, Phil: di questo passo non la finiremo più!!”

“Hai ragione, hai ragione” replicò il capo della Neuro agitando la mano e sospirando “scusami! Va’ avanti… pensi quindi di utilizzare il riccio?”

“Ci ho pensato, ma temo che non funzioni! Magari Haneoka non lo tiene in casa, magari non ce l’ha più… senza contare che potrebbe sostituirlo con un peluche, come fece l’altra volta!”[5]

“E allora?”

“Non ci rimane che utilizzare il quarto indizio!”

“Vale a dire? Lo specchio…??”

“Centrato, Phil: dobbiamo procurarci lo specchio di Leche!”

“Ma tu sei fuori…!! Come diavolo pensi di procurartelo…?”

“Semplice: andandolo a chiedere in prestito alla sua proprietaria!”

“Sei matto, ti ripeto! Considerato che ci teneva moltissimo e che ha pure rischiato di perderlo, non la convincerai mai!”

“Dobbiamo tentare. Dopotutto, l’abbiamo salvata da quei mascalzoni dei suoi nipoti!”

“Vero. Con l’aiuto di chi…?”

“…di chi adesso cerchiamo di salvare dalla galera” ribatté Watson, con decisione “credo appunto che la generosità del nostro scopo dovrebbe ben spingere quella signora a farci questo favore!”

“Beh, è abbastanza ragionevole. Quando ci muoviamo?”

“Domani, dopo la scuola!”

“Va bene. E, avuto lo specchio, che faremo?”

“È qui che viene il bello: sta’ a sentire…!”

Al termine del colloquio, Phil Marlowe lasciò il collega per tornare verso la sua sezione. Durante il percorso, rimuginò le cose che si erano detti… e, all’improvviso, si scontrò distrattamente col capo dell’Immunitaria.

“Acc… scusami, Eddy: ero nervoso!”

“Niente, Phil… cerca di rilassarti un po’, piuttosto: sei teso come un tamburo!”

“Incerti del mestiere. Sono lieto che, invece, tu sia così tranquillo!”

“Beh, finché il signor Alan è in salute… e poi, quel che è successo, non è mica una tragedia!”

“No, non per la tua squadra. Ma tu proprio non ne sei rimasto neanche un po’ sconcertato…?!”

“Da che cosa?”

“Dal fatto che Seya fosse Lisa, che diamine!!”

Eddy Parker meditò un istante: “Mah, cosa vuoi che ti dica…? Del resto, qualcuna doveva pur essere!”[6]

“Vabbé, ho capito, va’…! Ci vediamo più tardi!”

“Aspetta un secondo: avete poi deciso come fare agire il signor Alan?”

“Altroché: sapessi che razza d’idea ha tirato fuori il nostro cervellone!!” e gliela spiattellò.

Parker emise un fischio ed esclamò: “Caspita, è un piano diabolico! Ma cosa succede, se non funziona?”

“Cosa succede se funziona, vorrai dire!!” esclamò il capo della Neuro, con veemenza. Poi, senza aggiungere altro, si allontanò.

 



[1] Avevo anche pensato a una scritta del tipo“Un corpo, uno spirito, un cervello!”… ma poi ho lasciato perdere per non calcare troppo la mano!

[2] James Madison, responsabile della sezione Neurologica di Matthew Isman.

[3] Come nel 4° episodio del fumetto, dal titolo Una promessa.

[4] Vedi capitolo 2.

[5] Con tutta la sua intelligenza, Watson non ha ancora capito che quel “peluche” era veramente Ruby, che si manteneva stoicamente immobile!

[6] Come si è visto in La storia segreta dei SISAS, i responsabili delle Immunitarie sono di solito molto filosofi!

  
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