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Autore: sakuraelisa    10/01/2014    1 recensioni
Ed eccoci qua con la prima klaine week dell'anno, sette giorni in compagnia dei nostri bambini, spero che vi piaccia :)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Klaine week 2014: Day 3
Then and Now 
 

Si stava guardando allo specchio da ormai dieci minuti, si stava sistemando il suo papillon in quella maniera maniacale che suo marito adorava. Oggi erano già cinque anni che lui e kurt erano sposati. A volte ci pensava e gli sembrava solo ieri quando in quella scalinata accompagnato dai suoi amici aveva chiesto al suo Kurt di diventare suo marito. Lo doveva ammettere all’inizio non era stato facile, la convivenza a vent’anni non è mai una passeggiata, c’erano stati tanti battibecchi, tante incomprensioni ma ogni notte andavano a dormire nello stesso letto e bastava un solo sguardo per far tornare l’armonia.
Si ricordava anche che davanti a quello specchio suo marito lo abbracciava spesso. Amavano guardarsi oltre il riflesso e vedere i splendidi sorrisi sui loro volti.
Blaine ci stava riflettendo già da un po’, ormai erano settimane che stava pensando di chiedere a suo marito una cosa importante. Ogni giorno si rendeva conto che tutto doveva cambiare, che mancava qualcosa nel loro rapporto. Avevano bisogno di crescere ancora e a volte, quasi sempre ormai, lui sentiva la mancanza di qualcosa che completasse quel meraviglioso legame che univa lui e Kurt. Sentiva in cuor suo che era arrivato il momento di fare un altro passo. Di far entrare nella loro vita una piccola creatura che riempisse le loro vite. Doveva solo parlarne a Kurt.
Era questo il motivo per cui quella mattina, poche ore più tardi, doveva incontrarsi con il suo amico Sam. In quel momento si trovava proprio seduto di fronte a lui in uno dei tavolini del loro bar preferito vicino a Central Park.

“Ecco perchè ho pensato che sia arrivato il momento” stava dicendo al suo amico, che sembrava sulle nuvole come sempre.

“A cosa stavi pensando?” gli chiese lui guardandolo con sguardo curioso.

“Sam, ma mi ascolti quando ti parlo?” gli domandò Blaine esasperato.

Sam si sedette meglio sulla sedia e incrociò le braccia sul tavolino.

“Sono tutto orecchi”

“Ok. Mi stai ascoltando allora?”

“Certo amico che ti ascolto” gli rispose Sam sorridendogli.

“Ok, allora sto pensando di chiedere a Kurt di avere un figlio” gli disse Blaine, tutto emozionato solo all’idea.

“Blaine ... lo sai che non si può, vero?”

“Cosa?”

“Sai, io non sono mai stato bravo in anatomia ma non hai ... insomma ... quel qualcosa che serve a produrre bambini, ecco”.

Blaine arrossì immediatamente, non sapendo neanche lui il perchè, e negò con la testa dandosi un colpo sulla fronte.

“Sam, ci sono tanti modi per avere bambini” continuò esasperato.

“Tipo?” domandò Sam curioso.

“L’adozione, per esempio ... o richiedere una madre surrogato” gli spiegò Blaine.

“E tu pensi possa funzionare?” gli chiese improvvisamente serio.

“Devo prima parlarne a Kurt, ma sono sicuro che ce la possiamo fare” gli sussurrò con un po’ di titubanza nella voce, ma anche sicuro della sua decisione.

“Sono felice per te Blaine. Lo sai che ti voglio bene e che tengo a te e a voi e sono sicuro che sarete degli ottimi genitori” gli disse Sam con un sorriso dipinto sul volto.

“Lo pensi davvero?” gli chiese Blaine, abbassando il capo e facendosi piccolo davanti a lui.

Sam si accorse che il suo amico aveva bisogno di un incoraggiamento, avvicinò la mano al suo braccio e glielo strinse.

“Certo che lo penso davvero, sarete due genitori favolosi”.

Blaine guardò i suoi occhi e ciò che vi vide fu la convinzione, la sicurezza che il suo amico era in grado di trasmettergli. Si convinse che in effetti non doveva dubitare, lui e Kurt sarebbero stati dei genitori perfetti. Dovevano solo parlarne, decidere sul da farsi e dare una famiglia an un bambino che ne aveva bisogno.
Poco tempo dopo lui e Sam si salutarono, il suo amico doveva andare allo studio fotografico per un nuovo servizio, e lui doveva correre allo studio legale. Blaine era diventato un avvocato, dopo aver frequentato il primo anno alla NYADA si era reso conto che quello non era esattamente ciò che voleva fare per il resto della sua vita. Così, il secondo anno aveva lasciato la scuola di canto e danza e si era iscritto ad una facoltà di legge, e quando aveva voglia di cantare poteva sempre andare al piano bar, ogni sabato alle otto in punto. Kurt invece era diventato un cantante di teatro, non aveva spesso ruoli da protagonista ma ogni volta che Blaine lo vedeva su un palco, fremeva d’orgoglio per lui.
Arrivò al suo studio in poco tempo, entrò nell’edificio e quando arrivò al suo piano, la sua segretaria lo accolse calorosamente come sempre.

“Bentornato signor Anderson, tutto bene?” gli chiese dalla sua scrivania.

“Certo Ellen, ci sono chiamate o messaggi per me?”

“No, nessuno. Ma qualcuno la aspetta nel suo ufficio, mi sono permessa di farla entrare”.

“Di chi si tratta?” le domandò Blaine.

“Una giovane donna, sulla trentina credo. Ha detto che la conosceva e mi sono fidata, lasciandola entrare nel suo ufficio. Mi dispiace, signor Anderson” gli disse lei con tono di scuse.

“Oh, tranquilla Ellen, non importa ... adesso andiamo a scoprire chi è, se ci sono messaggi o chiamate passamele subito”.

“Sì, signor Anderson”.

Lui le sorrise e lei arrossì come ogni volta. Era conscia che Blaine fosse gay e sposato, ma era più forte di lei, ogni volta che il suo capo le sorrideva lei arrossiva come una quindicenne alla prima cotta.
Blaine entrò nel suo ufficio e vi trovò una graziosa signorina, seduta in una delle due poltrone di fronte alla sua scrivania. Aveva i capelli castani lasciati lunghi sulle spalle coperte da uno scialle nero sopra ad un vestito bianco. Si avvicinò a lei e le sfiorò la spalla per farle sentire che era arrivato. Lei se ne accorse e alzò il viso. Lui le sorrise e lei ricambiò il saluto.

“Io sono Blaine Anderson, la mia segretaria mi ha detto che mi stava cercando” le disse lui levandosi la giacca, poggiando la sua valigetta vicino alla scrivania e sedendosi alla sua poltrona.  La guardò negli occhi di un bellissimo color smeraldo su un incarnato molto chiaro.

“Io mi chiamo Susan Philips”  gli rispose la giovane donna guardandolo negli occhi.

“Buon pomeriggio Susan, cosa posso fare per te?” le domandò lui cordiale.

“Ecco, io .... ho una richiesta un po’ strana da farti. Posso darti del tu?”

“Certo”.
.
“Ok, allora Blaine ... devi sapere che io sono incinta”.

“Oh, congratulazioni! Ma ... non capisco perchè tu voglia assumermi. Il mio studio non si occupa di adozioni ma di tributo societario, quindi a meno che tu non sia l’erede di una grande società, non so come aiutarti. Mi dispiace”.

“Oh, ma io non ti voglio assumere” disse lei negando subito.

“E allora per quale motivo mi hai cercato?” le domandò lui curioso.

“Io ... io sono una tua fan in realtà?” gli confessò lei, arrossendo un poco.

“Una mia fan?”

“Ogni fine settimana tu suoni in un piano bar ed io vengo a sentirti ogni volta. All’inizio non badavo molto alle persone che vedevo, ma sai, devo dare in adozione il mio bambino perchè non me la sento di rovinare la mia carriera di giornalista appena iniziata. E voglio cercare qualcuno di adatto che gli voglia bene e che lo cresca con amore ... ci ho pensato bene e so che questa è la scelta giusta. So che non me ne pentirò”.

“E’ una bella cosa Susan, ma ancora non ho ben capito io cosa c’entro in tutto questo”.

Lei gli sorrise e si toccò il ventre dolcemente. Rialzò il viso e i suoi occhi erano brillanti mentre rivelava a Blaine il motivo della sua visita.

“Sai, sono stata in quelle agenzie che si occupano di queste cose, ma sono tutte popolate da persone fredde che vogliono solo che io compili dei documenti. Ma so che a loro non importa che io voglia il bene del mio bambino, per questo quando ti ho visto suonare, quando ho visto quello sguardo nei tuoi occhi l’ho capito, ho capito che vorrei che fossi tu. Sì, io voglio che sia tu, o meglio che siate tu e tuo marito a crescere il mio bambino o bambina” gli rivelò lei con uno sguardo sicuro e deciso.

Blaine la guardò sorpreso, aveva la bocca aperta per la sorpresa e non riusciva a credere che al mondo esistessero coincidenze così grandi.

“Come dici? Sei seria? Parli seriamente?” le chiese lui interessato a saperne di più.

“Certo” annuì lei, convinta.

“Ma come sai che siamo delle brave persone?”

“In uno dei tuoi ultimi concerti, c’è stato un momento in cui hai alzato lo sguardo e hai sorriso a tuo marito. Vi siete guardati e c’era un tale amore nei vostri occhi che sono sicura sia quello adatto a crescere un figlio. Il figlio che io sono disposta ad affidarvi”.

“Io ... io ... io non so cosa dire” sussurrò solamente, forse più a se stesso che a lei.

“Pensaci su. Parlane con tuo marito, e poi richiamami” gli rispose lei sicura delle sue parole.

“Questo è il mio numero” continuò prendendo uno dei post – it posati sulla scrivania di Blaine e scrivendoci sopra il suo numero.

“Ecco, tieni” lo porse a Blaine e lui lo prese tra le mani.

“Adesso devo andare” fece ancora alzandosi dalla poltrona e raggiungendo la porta dell’ufficio.

“Spero di avere presto vostre notizie” disse prima di lasciare la stanza.

Blaine la guardò allontanarsi e chiudere la porta. Non riusciva a credere a quello che era appena successo. Era capitato tutto così in fretta che ora non sapeva bene cosa fare. Non aveva ancora chiesto a Kurt se voleva diventare padre come lui ... e adesso. come un’occasione precipitata giù dal cielo, gli era successa questa cosa. Una sua fan voleva affidargli il suo bambino o bambina e lui non sapeva come spiegarselo, ma in cuor suo aveva già deciso. Doveva solo dirlo a suo marito, sperando che lui la pensasse allo stesso modo.
La giornata era volata via in fretta, Blaine alle sei precise saluto la sua segretaria e volò fuori dal suo ufficio. Voleva preparare una sorpresa a suo marito e parlargli della proposta di Susan.
Arrivò a casa tempo dopo, si cambiò d’abito mettendosi in abiti comodi e poi iniziò a preparare la cena. Suo marito sarebbe arrivato in poco tempo e lui era così emozionato di riverlargli ogni cosa.
Kurt entrò in casa qualche ora più tardi, stanco per le prove svolte durante la giornata.  La prima del nuovo spettacolo si stava avvicinando e il regista era uno tipo pignolo che gli faceva ripetere le sue scene almeno cento volte. Posò il suo cappotto sull’appendiabiti e posò le chiavi sul mobile vicino alla porta d’ingresso.
Andò verso il salotto e posò la sua borsa sul divano. Sentì un profumo provenire dalla cucina e si avvicinò per vedere cosa suo marito stava cucinando. Appena prima di entrare si poggiò allo stipite della porta e si perse qualche minuto a guardarlo. Mentre stava girando il sugo nella pentola, alcune parole uscivano dalla sua bocca intonando una canzone che ormai conosceva quasi a memoria. Passò qualche istante e Blaine si voltò di scatto sentendo delle mani applaudire quando terminò di cantare.

“Da quanto tempo sei lì?” gli chiese sorridendogli.

“Da un po’. Sai, mio marito è un tipo molto affascinante” gli rispose avvicinandosi a lui. Blaine posò il mestolo vicino alla pentola, spense quello che stava cucinando e gli dedicò tutta la sua attenzione. Kurt gli portò le mano sui fianchi e lo attirò a sé. Suo marito ci mise poco a portargli le braccia intorno al collo e a baciarlo.

“Anche tu sei sempre bellissimo” gli sussurrò sulle labbra.

E Kurt, come accadeva sempre, arrossì di colpo e lo baciò di nuovo, forse per mascherare il suo imbarazzo anche se sapeva che non ce n’era bisogno.
Quando si separarono, Blaine lo fissò negli occhi e suo marito ci vide una strana luce che lo incuriosiva e agitava allo stesso tempo.

“Ti devo dire una cosa. Vieni con me” gli disse, trascinandolo fuori dalla cucina per condurlo in salotto dove lo fece sedere sul divano insieme a lui.

“Dimmi”.

“Non so come dirtelo” tentennò Blaine, improvvisamente in difficoltà.

“Provaci” lo intimò suo marito, prendendogli la mano e stringendogliela forte.

“Kurt, io e te siamo sposati da cinque anni e ...”

“Cinque meravigliosi anni” gli confermò.    

“Ecco, sai io e te ci amiamo e penso che sia arrivato il momento” continuò guardandolo negli occhi e cercando di trasmettergli tutto il suo amore.

“Che momento?”

“Io voglio, o meglio vorrei diventare padre. Vorrei che diventassimo dei genitori” gli rivelò. E per un attimo ebbe paura di un suo rifiuto, il suo sguardo cadde e si soffermò sulle loro mani unite.

“Parli seriamente?” gli chiese Kurt, alzandogli il mento con l’altra mano e accarezzandogli quella guancia un poco ruvida dove amava tanto posare le sue dita.

“Sono settimane che ci penso e quando ti guardo vedo solo il nostro futuro insieme e in questo futuro ci siamo io, te e una piccola creatura che ci rende le persone più felici del mondo”.

“Io non so che dire, Blaine”.

“Dimmi solo di sì. Dimmi solo che ci proveremo, che ci proveremo insieme” gli sussurrò Blaine trovando il coraggio di dirgli finalmente quelle parole.

Kurt lesse quel qualcosa che leggeva ormai da anni nei suoi occhi color  nocciola. Ci leggeva dentro l’immenso amore che Blaine provava per lui e quel rispetto che caratterizzava da sempre il loro rapporto. Nei suoi occhi stava osservando quel futuro che Blaine gli aveva proposto prima e adesso vedeva interamente quanto lui era il protagonista di quella visione futura.

“Sì” disse solamente prima di buttarsi tra le sue braccia e farsi stringere da suo marito.

“Ma come faremo? Ci vuole tempo per tutte le pratiche e ... ”

Blaine gli sorrise dolcemente e gli posò le mani sulle guance.

“Il destino ci ha voluto dare una mano. Oggi in ufficio è venuta una donna, si è detta una mia fan, e ci vuole affidare il suo bambino”.

“Mi prendi in giro?”

“No amore, è tutto vero. Ho il suo numero e la possiamo chiamare e dirle che accettiamo, se vuoi”.

“Certo che voglio” gli rispose suo marito prendendo una delle sue mani e baciandone lievemente le nocche.

Blaine sorrise alla sua risposta e dopo averlo baciato ancora, si alzò e corse al telefono, chiamò Susan e le diede un appuntamento per il giorno dopo nel suo ufficio.
Quella sera Kurt e Blaine cenarono insieme, parlando del loro futuro come coppia e come genitori di una futura bambina o bambino.
Quella notte si amarono intensamente e se possibile Kurt si innamorò un po’ di più di quell’uomo che gli faceva battere il cuore e lo faceva sempre sentire importante.
La mattina seguente andarono insieme in ufficio e aspettarono, seduti vicini nel divanetto dell’ufficio di Blaine, l’arrivo di Susan. La donna arrivò alle dieci come previsto e quando Kurt la vide capì subito che lei era speciale.

“Io sono Kurt Hummel” subito si presentò andandole incontro.

Lei fece altrettanto e Blaine la invitò a sedersi nella poltrona di fronte a loro.

“Allora, cosa avete deciso?” domandò lei curiosa ma felice che Blaine l’avesse richiamata.

“Ho parlato con mio marito della tua proposta” iniziò Blaine guardando per un secondo kurt che era arrossito alla parola marito e prendendo la sua mano.

“E abbiamo deciso per un sì” finì Kurt per lui, iniziando a commuoversi.

“Quindi siete disposti a diventare i genitori della creatura che porto in grembo?” chiese Susan improvvisamente molto felice.

“Ne saremmo onorati” le sussurrò Blaine allungando la mano.

Susan la prese subito e la strinse forte, si allungò e prese anche la mano di Kurt. Sorrise guardando quei due uomini che gli avrebbero salvato la vita. Per lei non era importante diventare madre, non era mai stata adatta, ma non voleva nemmeno abortire. C’era voluto un po’ ma alla fine aveva trovato le persone giuste, due uomini adatti a diventare i genitori della sua bambina o bambino, che l’avrebbero sempre protetta, e che lo avrebbero sempre tenuto al sicuro. Lei era sicura di questo. Era sufficiente guardare i loro sguardi, sempre innamorati, per capire che questo bambino sarebbe sempre stato amato.
Kurt e Blaine quella mattina divennero genitori, certo la futura creatura doveva ancora nascere, ma in ogni caso in quel giorno una donna aveva affidato loro quella che in futuro sarebbe diventata la loro figlia o il loro figlio. Era stato un passo importante da intraprendere nella loro relazione, avevano sempre saputo sin da quando erano ragazzi che sarebbero diventati genitori, e adesso che la cosa stava divenendo realtà era tutto ancora più bello, sopratutto perchè sarebbero sempre stati vicini, e perchè avrebbero intrappreso questo cammino insieme, a mani legate e con un amore che li avrebbe legati per sempre.


Note:

Ed eccomi qua, scusatemi immensamente per il ritardo, stasera vi prometto che pubblico anche la one shot del giorno cinque, questa è venuta un po' lunga ma spero che vi piacerà. Un grazie alla mia beta di soccorso Cristina :)   
  
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