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Autore: DirtyWriter    30/05/2008    5 recensioni
Akagi era disperato: non uno, non due... MA QUATTRO INSUFFICIENTI!
E tutto questo quando erano ormai ad un passo dalla realizzazione di un sogno! Avevano solo tre settimane per salvare la squadra, ovvero far passare a Miyagi, Mitsui, Rukawa e Sakuragi il dannato test di recupero... Poi c'erano anche da fare gli allenamenti e con il solo aiuto di Ayako e Kogure non ce l'avrebbe potuta fare.
Non c'era scelta, doveva chiedere a lei. Anche se era l'ultima cosa al mondo che avrebbe voluto fare...
(Rating arancione dovuto esclusivamente al capitolo 27)
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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- Che… Che ci fai tu qui? - gli domandò lei con un fil di voce, gli occhi enormi e lucidi.
Mitsui la guardò. Era ai suoi piedi, sconvolta e spaventata, il pallido riflesso di quell’algida ragazza che avevano conosciuto come Ice-aki, tuttavia era comunque abbagliante: una regina caduta. Le teneva saldamente il polso e, tramite la pelle umida di sudore, sentiva il battito accelerato del suo cuore. Per un secondo non capì più nulla.
- L’ allenamento supplementare… - rispose con voce incerta.
La ragazza trasalì e si voltò di scatto dall’altra parte nel tentativo di non mostrargli apertamente la sua debolezza, ma non riuscì a trattenersi: silenziosamente, ricominciò a singhiozzare. Cercò anche di strattonare la presa di lui senza però avere successo.
Mitsui sgranò gli occhi. La sentì lottare perché la lasciasse, ma non mollò, anzi serrò di più la mano sul suo polso affinché capisse che non poteva fuggire. 
Si sentiva strano. 
Finito l’allenamento al campo di atletica insieme a tutta la squadra, erano ritornati alla pensione. Lui sapeva di avere ancora da allenarsi, perciò aveva deciso di andare a correre nella passeggiata del bosco. L’aveva accolta come una benedizione perché sentiva il bisogno di stare finalmente un po’ da solo  e riordinare le idee su quello che era successo in mattinata e sulla piega che la situazione stava prendendo negli ultimi giorni. Non riusciva a negare a se stesso di essere in pensiero per Hosaki, ed il fatto di aver visto le sue lacrime lo aveva confuso. Ci aveva pensato durante tutto l’allenamento ed a causa di questa sua distrazione aveva avuto anche un battibecco con Ayako.
Si era reso conto di provare acrimonia verso il suo capitano, ed aveva avuto difficoltà ad individuarne la reale causa. Aveva tentato di dirsi che era per la debolezza dimostrata nel caso “Rukawa”, ma poi aveva capito che stava diventando piuttosto stupido negare l’evidenza: era infastidito dal filo rosso sospeso tra Akagi ed Hosaki. 
Già da un po', infatti, si chiedeva quale fosse la natura di quella stizza acuta che lo portava a rispondere male al capitano o a stuzzicare acidamente la ragazza. Ed infine aveva inevitabilmente tirato le somme: Hosaki gli piaceva. Troppo, per averla conosciuta solo cinque giorni prima, e la cosa lo aveva destabilizzato. Non gli era mai successo e non sapeva davvero come gestire il fatto.
Ed ora lei era lì davanti, fragile mentre piangeva tentando orgogliosamente di non farsi vedere. Fu preso dal panico e reagì nell’unico modo che conosceva.
- Stupida! Ma dove diavolo ti eri cacciata?! Eravamo tutti in pensiero! Guarda in che stato sei, sembri una matta! - la aggredì, inginocchiandosi al suo fianco e scuotendole il polso.
Si maledisse un secondo più tardi. Ma che cazzo dici, idiota?! 
Si preparò a ricevere una sequela di improperi, oppure uno sguardo tagliente ed una burbera risposta velenosa. Ma mai e poi mai avrebbe potuto pensare che accedesse quello che accadde.
Rei volse lentamente la testa. In un impeto di sgomento tentò di nuovo di forzare la morsa di Mitsui sul suo braccio, ma fu inutile. Lo guardò negli occhi e, senza ulteriori parole, gli appoggiò la fronte alla spalla iniziando di nuovo a piangere mentre stringeva gli occhi e nascondeva il volto nell’incavo tra il collo e la spalla di lui.
Mitsui ebbe come l’impressione che l’universo fosse esploso in quel momento esatto. Il cuore iniziò a galoppargli come un cavallo impazzito, la testa gli girava vorticosamente e, per un attimo, fu colto dal terrore puro. 
Non si mosse, non osò fare niente. Qualcosa lo riscosse quando si accorse che lei si era completamente abbandonata su di lui, senza remore né imbarazzi, piangendo tutto il malessere che stava covando. E solo alla fine lui, quando sentì il calore delle sue lacrime scivolargli sulla pelle del collo e finirgli dentro la maglietta sul torace, non riuscì più a trattenersi: la strinse a sé cingendole la vita con il braccio sinistro e tenendole la testa con la mano destra. La sentì sobbalzare leggermente a quel contatto, ma subito dopo rilassarsi.
Passarono alcuni minuti in cui il silenzio regnò incontrastato. 
Poi, d’improvviso, Rei si tirò su. Non piangeva più, era calma. 
Lo fissò con lo sguardo più glaciale di cui fu capace, cercando evidentemente di riprendere il suo solito atteggiamento. - Una sola parola, Mitsui, e… -.
Spontaneamente Mitsui le sorrise e fu subito evidente che la cosa la spiazzò tanto da farle morire le parole in gola, così si fece coraggio. Se voleva capirci qualcosa, quello era il momento, perciò si alzò in piedi e, mentre aiutava lei a fare lo stesso, parlò.
- Ma chi sei, tu? Ti sei presentata come la regina delle nevi, poi ti sei mostrata dura come il granito, improvvisamente esplodi e diventi violenta come una pazza e poi piangi disperata… -.
Hosaki era imbarazzatissima e non riusciva a nasconderlo. Era anche evidentemente nel panico e a lui sembrava quasi di vedere il suo bel cervellino lavorare spasmodicamente per trovare qualcosa da dire. Alla fine l’unica cosa che la ragazza riuscì a mormorare fu - Ho freddo… Voglio andare in camera mia, adesso -.
Lui annuì e in silenzio entrambi si avviarono lentamente verso la pensione. Prima di incamminarsi l’aveva aiutata a rimettersi la giacca della tuta ed ora la cingeva per le spalle con l’intento un po’ di scaldarla ed un po’ di sostenerla. Lei non si era opposta, molto probabilmente perché non ne aveva avuto la forza.
Ogni tanto finiva per sbirciarla con la coda dell’occhio e aveva notato che il suo viso era atteggiato in una smorfia tra il preoccupato ed il pensoso. Sarebbe stato pronto a scommettere che stesse cercando qualcosa da dire, una giustificazione, un qualsiasi argomento che la rendesse meno esposta di quanto effettivamente fosse, ma a quanto pareva non stava avendo fortuna. Tuttavia, alla fine, sembrò arrendersi e fare un tentativo.
- Senti, Mitsui, io ti devo una spiegazione… -.
Il ragazzo preferì non guardarla, ma continuò a camminare stringendo la presa su di lei.
- Tu non mi devi niente, Hosaki… - rispose comkpostamente, continuando a camminare senza guardala, ma stringendo comunque la presa sulle sue spalle.
Era evidente che fosse rimasta spiazzata dalla sua risposta. - Ma come? Prima tu…-.
- Non pensare a quello che t’ho detto prima. In realtà, ho già capito… -.
Questa volta abbassò lo sguardo sul volto della ragazza e trovò i suoi occhi scuri fissi su di lui, persi in un’espressione interrogativa e smarrita. Emise una risatina per smorzare la tensione.
- Non essere sorpresa. Quanto ancora pensavi di poterti nascondere dietro ad Ice-aki, Rei? -.
Notò che lei aveva sgranato gli occhi sentendosi chiamare per nome. Aveva voluto osare un po’ di più e a quanto pareva stava funzionando perchè l’aveva lasciata senza parole. Così continuò, per non perdere il vantaggio appena guadagnato.
- Pensavi che la vera te stessa potesse passare inosservata per molto tempo ad uno che per tre anni ha finto di essere un teppista per rivalsa, quando invece era tutt’altro? -.

Rei si sentiva strana. Nell’udire quelle parole ebbe un flash di lui prima che rientrasse nella squadra di basket ed il suo orgoglio fremette: non poteva accettare impunemente che proprio lui le sbattesse in faccia la verità, e poi con quel tono casuale! Fu inevitabile che l’impostazione acida e supponente rivenisse a galla.
- Non pensare di essere così bravo, Mitsui! Dopo l’esplosione di stamattina e quello che hai visto pochi minuti fa ci voleva poco a trarre delle conclusioni… Ammesso che poi ci sia del vero! - disse, rossa in viso e fissando un punto indefinito davanti a loro.
Lui non rispose, limitandosi ad emettere una risatina soffocata. Lo ignorò volutamente, cercando di recuperare un contegno visto che si sentiva ridicola ed inoltre era sicura che lui stesse approfittando della cosa.
Ormai non erano lontani dalla pensione ed era calato quasi del tutto il buio. Quando furono davanti al muretto di cinta che divideva il cortile dell’edificio dalla strada, Mitsui si irrigidì e le chiese - Te la senti di entrare dall’ingresso principale? -.
Rei scosse silenziosamente il capo mentre prima di rientrare recuperava il blocco dal cespuglio dove lo aveva nascosto, e così poco dopo scivolarono veloci nel cortile e passarono per la cucina con il permesso del fratello del signor Anzai.
Mitsui controllò velocemente i corridoi i quali erano vuoti perché certamente i ragazzi erano ancora nelle loro camere intenti a cambiarsi o a sistemarsi. La guidò velocemente per il piano terra e poi su per due rampe di scale, al secondo piano, dove c’era la stanza di lei.
Infine, in piedi, davanti alla porta, Rei rimase a fissare il pavimento senza riuscire a spiccicare una sola parola. Avrebbe voluto dire un milione di cose, ma ognuna le sembrava una stupidaggine in quel momento. Tuttavia non dovette sforzarsi molto, perché fu lui a parlare per primo.
- Hosaki? -.
Lei sussultò, poi alzò lo sguardo cercando di mantenere un’espressione neutra.
- Senti, Mitsui, io… - cercò di incalzarlo, ma venendo subito interrotta.
- Ti ho vista sorridere, Rei -.
Non ci fu bisogno che dicesse altro. Fu in quel momento che lei comprese tutto: non era stato l’episodio di quella mattina, e nemmeno le sue lacrime. Era stato il suo sorriso a spingerlo ad avvicinarsi a lei, a cercare di capirla. Di “vederla” davvero, per altro riuscendoci in maniera semplice ed incredibilmente naturale.
Si sentì bene, di un bene viscerale e totale come fosse libera da tutte le oppressioni del mondo. Fu per quello che non riuscì a reprimere ciò che fece un istante dopo: lo guardò in faccia e gli sorrise.
- Grazie… Hisashi-kun - disse, chiamandolo per nome anche lei con voce incerta.
Sapeva di non essere in grado di sostenere la sua reazione, perciò con quelle parole si apprestò ad aprire la porta. Si volse e stava per varcare l’uscio, quando udì di nuovo la sua voce. - So anche di te ed Akagi, ti ho sentita parlare al telefono con la tua amica… Perdonami, non volevo spiare: è stato un caso -.
Percepì distintamente il sangue bloccare il proprio flusso per un istante e si sentì mancare, ma si fece forza sullo stipite della porta. Ingoiò il rospo, poi si volse appena dicendo con un fil di voce - Non preoccuparti. Ora… Sono stanca. Grazie ancora di tutto, Mitsui. Buonanotte -.
E così si chiuse la porta alle spalle.

Lui la fissò sparire dietro l’uscio, poi rabbiosamente diede un pugno alla parete. Stupido idiota! Ma perché gliel’ho detto?!

Era ormai serata inoltrata.
Rei si era lavata mentre tutti erano a cena, facendo attenzione a non incrociare nessuno se non Ayako, poi aveva consumato un pasto frugale che la signora Hayuri le aveva cortesemente portato in camera sua.
Seduta sullo stipite della finestra osservava il cielo mentre sentiva le voci degli altri provenire dal solito cortile sul retro. Evidentemente l’atmosfera si era stabilizzata, perché li percepiva allegri e distesi. Tuttavia, Akagi non l’aveva cercata.
Sospirò e cerco di rilassarsi. Non voleva pensare a nulla, anzi voleva dimenticare ma non ci riusciva. Improvvisamente fu distratta da un leggero bussare alla porta. Trasalì. 
Oh mio Dio, chi sarà? Ayako entrerebbe senza troppe cerimonie… Oddio, e se fosse Akagi? Non ce la faccio, adesso, ad affrontarlo. E se fosse “lui” di nuovo?
Era nel panico, ma non poteva fingere di non esserci. Così raccolse tutte le sue forze, si sitemo alla bell’e meglio i capelli e, poggiando la mano sulla maniglia, chiese - Chi è? -.
Non giunse risposta e lei sospirò con rassegnazione. Dei, datemi la forza…
Quando aprì il cuore le perse un battito e quasi ebbe un tracollo emotivo per la sorpresa. Poi, un ciclone la travolse.
- TESORODELLAMIAVITAQUANTOMISEIMANCATA, ho fatto giustizia e sono corsa da teeeee!!!!- urlò la figura che l’aveva avvolta in un travolgente abbraccio.
Quando riacquistò la posizione eretta si riscoprì incredibilmente felice di ammirare, in piedi davanti a lei nella tuta della sua squadra, sua piccola Mayumi-chan.
 
 
 
 
 
 
*La posta dell’Autrice* ^^
Ok, ok, ok… So già che dopo questo capitolo verrò “cappottata” malamente da tutti voi, miei piccoli puffolini!!! Vi chiedo solo di non essere troppo severi, perché ho provato ad essere il meno sdolcinata possibile! Però qualcosa doveva succedere, diamine! Sono pronta a ricevere tutte le critiche che mi farete, d’altro canto sto qui apposta! L’unica cosa che spero è che, nonostante tutti i difetti che troverete in questo brano, lo abbiate trovato stimolante!
Oggi non ho tempo per rispondere alle recensioni, spero di riuscire a fare una cosa cumulativa per martedì! Cmq vi mando un bacio enorme. Aka_zSere4RuruXamiaShasa e Darkness (meno male! Bentornato, amico, mi sei mancato!): siete fantastici!
Ricordatevi che siete sempre nel mio cuore! A martedì!
Buon riposo e un salutone “in crisi creativa” !
   
 
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