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Autore: BebaTaylor    10/01/2014    1 recensioni
Era difficile per lei non pensare a lui. Difficile come trattenere il respiro troppo a lungo. Sospirò e appoggiò la testa sulla scrivania, sopra al quadernino dalla copertina verde smeraldo che usava come diario.
Sospirò e chiuse gli occhi, lì riaprì e se ne pentì subito. Davanti a lei la foto, quella foto, quella che avevano fatto qualche anno prima.
Lui e lei, vicini, stretti in un abbraccio; sullo sfondo l'oceano Atlantico.
Alison sospirò nuovamente e alzò la testa, lo sguardo sempre fisso sulla foto, sul sorriso di lui, su quelle labbra morbide che avrebbe voluto baciare ancora, su gli occhi blu in cui avrebbe voluto perdersi nuovamente.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan James, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.


Ocean, blue sky and happiness


Capitolo Otto


Cinque anni fa

Alison entrò nel bar e si sedette a un tavolino, da dov'era poteva osservare la strada. Il cameriere arrivò e lei ordinò un succo alla pesca. Sorrise pensando che il suo stile di vita sarebbe stato sconvolto completamente: niente tacchi alti, niente notti in bianco, caffè drasticamente ridotto.
Tutto ciò per un buon motivo, anzi, per un motivo bellissimo.
Il cameriere tornò con il suo succo e la distrasse dai suo pensieri, Alison sorrise e afferrò il bicchiere, bevendo lentamente.
Afferrò la borsa cercò il portafoglio ma la sua mano strinse il piccolo album di foto, lo prese sorridendo e lo sfogliò lentamente, sentendosi felice e un po' nostalgica guardando le foto della sua ultima vacanza con Duncan a New York, erano stati lì per festeggiare i loro primi due anni come coppia.
Rimise l'album nella borsa e le sue dita strinsero la busta bianca, sorrise e prese il portafoglio, contò le monete per pagare il succo e fece cadere il portafoglio nella borsa.
Con calma finì il succo e andò alla cassa e pagò, una volta fuori dal bar si strinse nel cappotto e s'incamminò verso casa. Non vedeva l'ora di dirlo a Duncan, lo avrebbe fato in quel momento ma aveva lasciato il cellulare a casa, anche se era sicura di averlo messo nella borsetta.
Entrò in metropolita e sorrise, impaziente di parlare con Duncan. Era sicura che sarebbe stato felice. Anche Charlene sarebbe stata contenta di diventare “zia”, anche se ultimamente era cambiata un po'. No, era cambiata quasi totalmente. E non erano soltanto i capelli, lo stesso taglio e colore di Alison ma, da un paio di settimane Charlene usava lo stesso profumo di Alison. E anche i suoi vestiti.
La ragazza decise di non pensarci, scosse la testa e salì sul vagone del treno.

***

Alison salì i gradini velocemente, infilò la chiave nella serratura e aprì la porta. Sbuffò quando sentì dei gemiti, Charlene lo sapeva che doveva avvertire quando portava qualcuno a casa. E in più sembrava che fossero vicini, come se provenissero dal salotto. Alison sbuffò nuovamente e mise le sue chiavi sul mobile dell'ingresso, si tolse la giacca e l'appese.
Lentamente entrò nel salotto e si bloccò fissando il divano. Respirò a fondo, non credendo a quello che stava vedendo. «Duncan?» sussurrò, pregando di sbagliarsi, che non fosse il suo Duncan, ma solo uno che gli assomigliava. Duncan non poteva tradirla con Charlene. «Duncan?» chiamò, alzando la voce.
Duncan scostò la ragazza sopra di lui, si strappò la benda nera dagli occhi e la gettò a terra. «Ali!» esclamò alzandosi, tenendosi i pantaloni con le mani. Guardò la ragazza sul divano e mormorò un paio d'insulti.«Giuro, non è come sembra!»
Alison si morse il labbro inferiore per non piangere, sentendo dissolversi la felicità che aveva provato fino a pochi minuti prima, per lasciare spazio al disgusto e alla tristezza. Fissò Duncan, a petto nudo, la sua camicia gettata sul divano, la cintura slacciata e la cerniera dei bottoni abbassata.
«Ti odio.» mormorò, prima di voltarsi e correre in camera sua, sbattendo la porta.
«Ali, tesoro!» esclamò lui, battendo la mano sulla porta. Alison lo ignorò, prese una valigia dall'armadio e iniziò a riempirla.
Duncan entrò nella stanza e la guardò, «Posso spiegarti...»
Lei lo fissò e continuò a gettare vestiti nella valigia. «No.» esclamò, «Non voglio sentire nulla!» esclamò. Chiuse la valigia e uscì dalla camera per dirigersi verso il bagno. Infilò alcune cose nel beauty case e tornò in camera.
Duncan era ancora lì, dove lo aveva lasciato. «Ali, amore...»
«Non chiamarmi Ali o amore o tesoro,» ringhiò, «hai perso questo diritto.»
Afferrò la borsa, la valigia e il beauty case, afferrò il cellulare che aveva dimenticato sul comodino e uscì dalla camera, aspettò che Duncan la seguisse e chiuse la porta a chiave.
«Dove vai?» pigolò Duncan seguendola in salotto.
Alison fissò Charlene, seduta sul divano che si allacciava pigramente i bottoni della camicetta, «Tornerò a prendere il resto della mia roba.» le disse.
«Ali, dove stai andando?» domandò Duncan.
Lei lo guardò duramente, «Lontano dalla tua vita.» esclamò e uscì dall'appartamento.
Scese le scale e uscì in strada, si avvicinò a un taxi, aspettò che l'uomo fosse fuori dal mezzo e chiese all'autista se fosse libero.
Il conducente mise le valige nel bagagliaio e partì.
Duncan fissò il taxi allontanarsi sentendo il suo cuore rompersi in mille pezzi.
Aveva rovinato tutto.

***

Alison entrò nella camera degli ospiti di Max e posò la valigia sul letto. Sarebbe rimasta da lui fino a che non avesse trovato un appartamento.
Aveva raccontato tutto al suo capo ed era stata felicissima quando lui le aveva proposto di lavorare nel ristorante dall'altra parte della città. Era sicura che Duncan non conoscesse quel posto, così non avrebbe corso il rischio di rivederlo.
Con un sospiro aprì la valigia e iniziò a sistemare i suoi vestiti.

***

«Dovresti dirglielo!» esclamò Tom sedendosi accanto a Alison e fissandole la pancia, «È il padre, deve saperlo!» Alison sbuffò, «Non merita di saperlo!» esclamò, «Mi ha messo le corna con la mi migliore amica!» continuò accarezzandosi il ventre.
Tom scosse la testa e sospirò, «Una parte di me pensa che tu stia sbagliando, ma farò quello che vuoi.» disse, «Se non vuoi che lo sappia non gli dirò nulla.»
Lei gli sorrise e lo abbracciò, «Grazie.»

***

«Tu sai dove si trova Alison!» esclamò Duncan guardando Tom. Era andato al pub per cercare la sua ormai ex ragazza. «Sì, e non ti dirò mai dove si trova.» replicò Tom. «Sta bene, per quanto possa stare bene una persona che ha visto il suo ragazzo baciare un'altra ragazza.»
Duncan abbassò il viso si sentì colpevole. «Ma non è andata come pensa lei!» disse, «Io devo spiegarle come sono andate le cose!»
Tom rimase in silenzio e controllò alcuni ordini. Riempì alcuni bicchieri con della vodka e lì posò su un vassoio, una cameriera lo portò via.
«Dammi il suo nuovo numero, per favore.» pigolò Duncan, «Devo sentirla.»
«Ti ho già detto di no.» disse Tom. «Te ne vai da solo o devo chiamare la sicurezza?»
Duncan scosse la testa. «Me ne vado.» disse, «Almeno posso avere da bere?» domandò e Tom annuì, «Un cognac, grazie.»
Bevve la bevanda in un sorso, pagò e uscì dal locale traballando. E non era a causa del super alcolico, tremava ed era malfermo sulle gambe perché sapeva che aveva perso per sempre Alison.
Fissò il braccialetto di perline che gli aveva regalato lei. Sfiorò una perlina verde acqua e respirò profondamente, corse alla macchina, aprì la portiera e si lasciò cadere sul sedile, respirò ancora e posò le mani sul volante, prendendo respiri più profondi, cercando di non piangere ma, appena chiuse la portiera, iniziò a singhiozzare.

***

Alison fissò la bambina fra le sue braccia e sorrise. Le sfiorò la lanugine bionda che le ricopriva la testolina e scese fino alla fronte, toccò la punta del naso e ridacchiò quando la neonata emise un lamento simile a un miagolio. Le baciò la fronte e le prese la mano.
«Siamo solo io e te, Emily.» sussurrò, «Senza amiche puttane e ragazzi meravigliosi e bellissimi e completamente stronzi.»
La fissò e sorrise. Quella era la sua bambina. Solo sua e di nessun altro.
La baciò nuovamente e la mise nella culla, infilandole il ciuccio fra le labbra rosee.
Sospirò profondamente e guardò Emily dormire. Non era quello che aveva sperato quando aveva scoperto di essere incinta.
Pensava che avrebbe partorito con accanto Duncan, che la sua famiglia fosse lì a sostenerla...
Invece le cose erano andate in maniera completamente differente: Duncan era uscito dalla sua vita e i suoi non le parlavano più.
Per fortuna c'era Tom, ma anche lui era sposato. Aveva fatto fin troppo, prima ospitandola, cambiandole luogo di lavoro e aiutandola a trovare un nuovo appartamento.
Si spostò dalla culla e andò in cucina, si versò un bicchiere d'acqua e bevve guardando fuori dalla finestra.
Nulla era andato come aveva immaginato. Però Emily era talmente bella e lei la amava così tanto che non le importava più nulla del resto del mondo.

Salve! Ecco il capitolo della "svolta": il tradimento.
Spero vi si piaciuto!
Grazie.
   
 
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