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Autore: Layla    10/01/2014    2 recensioni
Lui sta per sedersi a un tavolo quando la porta si apre violentemente e due rapinatori entrano nel locale puntando la pistola su di noi.
“Consegnaci l’incasso!”
Mi urlano, io corro al ricevitore di cassa, prelevo i soldi e schiaccio l’allarme, poi consegno tutto ai banditi che iniziano a far passare i clienti.
Arrivati a Tom lui si rifiuta di collaborare e tenta di disarmare uno di loro.
È questioni di attimi, il rapinatore – troppo teso ed eccitato, forse un eroinomane – perde il controllo e gli spara. L’altro impreca e lo trascina via, lasciando Tom steso a terra.
Dovrei aspettare l’ambulanza, ma i miei piedi si muovono da soli e con un unico movimento mi inginocchio accanto a lui e gli premo la mano dove è stato colpito.
Mi concentro e una leggera luce scaturisce dalla mia mano, fortunatamente nessuno lo nota e io continuo fino a quando non sento tutti i tessuti e gli organi tornare normali e la pallottola svanire completamente.
Genere: Generale, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
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2)Stalker umani e fuggitive aliene.

 

Ci sono momenti in cui tutta la tua vita ti scorre davanti, in cui l’adrenalina ti rende tesa come una corda di violino nella vana ricerca di un modo per scappare.
Lui occupa per intero il vano della porta e se provassi a sfondare verrei acchiappata subito perché lui è molto più grosso di me.
Nella stanza c’è un silenzio carico di tensione.
Devo andarmene da qui e Tom non mi deve parlare. Con la coda dell’occhio noto la finestrella del bagno, è aperta e – sebbene sia stretta – probabilmente posso riuscire a passarci.
Con un salto che lo sorprende, vado sul calorifero e poi con le mani mi tiro su, aggrappandomi all’esterno della finestra.
Mezzo busto è già passato quando sento Tom che si attacca alla mie gambe per tirarmi giù e tentare di riportarmi nel bagno. Comincio a scalciare e qualche colpo va a segno, ne approfitto per tirare fuori il resto del busto e con un ultimo colpo di fortuna le gambe.
Adesso sono nel retro della scuola, confina con il parco che a sua volta confina con il deserto. Non posso tornare a scuola con lui che mi dà la caccia in modo così spietato.
C’è solo un posto dove posso andare. Scatto verso la rete e la scavalco in modo agile, poi corro attraverso il parco senza guardarmi indietro, sperando che lui non mi abbia vista.
Percorro tutto il parco e scavalco anche la recinzione, ora sono in pieno deserto: il mio ambiente naturale, quello che conosco come le mie tasche.
Le dune posso cambiare, ma io so sempre come trovare i luoghi in questo posto e in particolare uno.
Ora, però devo muovermi se voglio essere totalmente al sicuro. I miei piedi percorrono una strada che conoscono a memoria e ben presto mi ritrovo a un grande sperone di roccia, a lato c’è come una scala naturale che io salgo.
Arrivata lì appoggio una mano sulla rocca calda e solo per me si apre una porta che dà su un’ampia stanza. Ci sono i nostri bozzoli e un altro strano sperone in cui sembra ci sia rozzamente intagliato qualcosa.
Dentro c’è già qualcuno: Johnny.
“Cosa ci fai qui?”
“La stessa domanda potrei fartela io e con più ragioni, dovresti essere a scuola.”
“Ho un problema.”
Evito accuratamente di guardarlo in faccia.
“Quale, Ava?”
“Tom DeLonge.”
Lui sbuffa.
“Cosa diavolo è successo?”
“Ho provato a cancellargli la memoria, ma non ci sono riuscita.
Mi sono arrampicata sull’alberi vicino alla sua stanza e ho aspettato che andasse a letto, solo che lui si è… denudato e… Insomma.”
“Cosa?”
Io gesticolo infuriata.
“Non è facile da raccontare, ok? Non fare lo stronzo, Johnny!
Sono caduta dall’albero e lui deve avermi in qualche modo visto perché poi il giorno dopo a scuola non ha fatto altro che inseguirmi. Ieri gli ho affibbiato un calcio nei coglioni.”
“Ahia!”
“Poi stamattina sono dovuta scappare dalla finestrella del cesso delle femmine, come una spia nei film di infima categoria.
Non so cosa fare, Johnny non puoi?”
Lui scuote la testa.
“Cosa fare di Tom è una responsabilità tua, sia che tu riesca a cancellargli la memoria.”
“Dubito di farcela.”
“Sia che tu decida di rivelargli il segreto, ma se dovessi farlo diventerebbe anche una cosa che riguarda anche me e se il tuo amico dovesse fare mosse false non ti garantisco che rimanga in vita.”
I miei occhi si riempiono di lacrime.
“Jo – John!”
Lui mi guarda a metà tra il freddo e  il dispiaciuto, sa che odio quando fa così.
“Mi dispiace, ma la nostra sopravvivenza conta più del tuo amico.”
“Sei uno stronzo, John Mayer! Non voglio più vederti.”
“Chia!”
Esco dalla stanza, sentendo i suoi passi dietro di me, corro per il deserto con le lacrime che scendono sulle guance.
Corro per un po’, poi sento una mano chiudersi sul mio polso e bloccarmi con decisione, sono così decisa ad andare avanti che rimbalzo e cado per terra.
La figura di Johnny torreggia su di me, io lo guardo con disprezzo.
“Vattene, stronzo!”
Lui mi tira in piedi.
“Ok, Chia, ho esagerato e sono stato uno stronzo! Non ammazzerò Tom, non farei mai qualcosa che possa farti del male, ok?
Ti prego, ti fidi di me?”
Io lo guardo negli occhi: è sincero.
“Sì, ti credo e mi fido, però vorrei che tu non ti comportassi così con me. Non sono un tuo nemico.”
“Va bene, torniamo alla roccia e facciamo qualcosa per occupare questa mattinata.”
Lo seguo e torniamo dentro, lui corre al vecchio frigo che ha riparato e messo in funzione lì e tira fuori un paio di birre.
“Oggi ho incontrato Anne Hoppus.”
Lui si blocca per un impercettibile attimo e poi continua a bere come se nulla fosse.
“Cosa ti ha detto?”
“Voleva sapere se stessimo insieme.”
“Tu cosa le hai detto?”
Io guardo il mio amico, sotto la pattina di indifferenza è in ansia.
“Che non stiamo insieme, che sei il mio migliore amico e che sei come un fratello per me.
Lei c’è rimasta di merda, pensa di essere la tua bambola gonfiabile.”
Lascio che il silenzio si dilati tra di noi, come un mantello indesiderato, questa volta è lui che deve parlare.
“Grazie per le belle parole e non considero Anne la mia bambola gonfiabile.”
Io alzo un sopracciglio.
“E cos’è allora?”
Lo vedo tremare leggermente, qualche goccia di birra schizza per terra.
“Non lo so. Lo sai che non posso affezionarmi a nessuno.”
“Questa è un’idea che ti sei messo in testa tu, Jo.”
Gli rispondo dolcemente.
“E se dovesse arrivare qualcuno di lassù per noi?”
“Possono andare all’inferno, Johnny! Io non ho intenzione di fare la martire per qualcuno che ci ha lasciato qui indifesi in un mondo potenzialmente ostile. Io sono terrestre… con qualche potere in più, certo, ma terrestre!”
Lui guarda da un’altra parte, sono anni che non siamo d’accordo su questa questione e temo non lo saremo mai.
“Devi fare qualcosa con Anne, non puoi continuare a illuderla, ci sta male.”
“Io non la illudo. Lo sa che tra noi non c’è nulla di serio e che mi posso fare chi voglio.”
“Ma non lo stai facendo.”
Lui tace.
“Forse è meglio che dai un’occhiata alle cose che hai per scuola.”
Io annuisco e mi metto a studiare, così passano la mattinata e una parte del pomeriggio, mi prendo una pausa solo quando devo mangiare.
Alle tre me ne vado perché tra poco usciranno gli alunni da scuola, inclusa mia sorella. Johnny viene con me e la raggiungo nel parcheggio e la trovo piuttosto arrabbiata, in compagnia di Tom.
“Dov’eri? Non c’eri a lezione, non c’eri a mensa e poi Tom non ha fatto altro che parlare e parlare.”
Io sospiro e poi guardo torva DeLonge. Sono stufa che mi segua ovunque, forse sarebbe stato meglio lasciarlo crepare durante la rapina.
“Si può sapere cosa vuoi da me, DeLonge?”
“Sono stufa di trovarti ovunque, adesso pedini persino mia sorella!”
“Non l’ho pedinata.”
Io alzo gli occhi al cielo, Johnny accanto a me lo fulmina con una delle sue peggiori occhiate, che Tom sostiene insolente.
“Voglio parlarti.”
“IO NO! LASCIAMI IN PACE, CAZZO!”
“Hai sentito cosa ha detto, DeLonge?
Gli chiede minaccioso Jo.
“Lasciala in pace.”
“Non mi fai paura Mayer, non me ne hai mai fatta e non inizierò adesso ad averne. Non mi fermerò finché non avrò risposte da lei!”
“Posso farti fermare prima e se sarà necessario lo farò.”
Scrocchia minaccioso le nocche, DeLonge risponde con un sorrisino insolente e lo imita, io mi metto in mezzo.
“Adesso basta!
Johnny, ti ringrazio; Tom, fanculizzati e vattene.”
“Non ti libererai di me.”
“L’umanità ha debellato flagelli peggiori di te!”
Esclamo mentre salgo in macchina con Johnny e Isabel.
“Ma voi state insieme?”
Ci chiede mia sorella.
“NO!”
Esclamiamo insieme.
“Johnny è come un fratello per me, mi ha solo difeso da Tom.
Esagera, non ne posso più.”
“Ma se ti piace perché non gli vuoi parlare?”
“Perché così è troppo! Accidenti!”
“Non ti capisco.”
“Non importa.”
Scarichiamo John a casa sua e poi andiamo a casa nostra. Isabel è perplessa, ma io non posso darle le risposte che cerca.
“Sai, a volte ci sono dei tuoi comportamenti che non capisco. È come se ci fosse una sfera che protegge un qualcosa di te.”
Io non dico nulla.
“Non è una buona idea saltare scuola per stare con Johnny però, sennò non ti diplomerai mai.”
“È stato solo un caso, non succederà più. Spero solo che Tom la smetta di essere così insistente, altrimenti andare a scuola sarà un incubo.”
“Alle volte penso che tu abbia un segreto inconfessabile, Chia.”
“Izzie, non ti devi preoccupare, ok?
È tutto a posto, non c’è niente che non vada, non farti paranoie strane.
Mi puoi passare gli appunti e  i compiti delle lezioni che abbiamo in comune?
Così almeno mi metto a pari con i compiti.”
Lei annuisce e mi passa una generosa quantità di fogli, io inizio a ricopiarli svogliata, pensando che è davvero ironico – nel senso più crudele del termine – che io debba fuggire dal ragazzo che amo.
Dopo aver ricopiato tutti gli appunti, attacco con i compiti, tanto che quando i miei tornano mi trovano ancora china sulle carte.
“Tesoro?”
Mi chiama dolcemente mia madre, dopo aver bussato alla porta della mia camera.
“È pronta la cena, se vuoi scendere.”
“Certo che voglio, questa roba mi sta facendo impazzire. Maledetta matematica.”
Scendo a cena e una sensazione di calore mi avvolge: loro sono la mia famiglia e se dovessi perderli per colpa di Tom non lo perdonerei mai.
Mi siedo, mangio e chiacchiero con loro sentendomi bene e un filo in colpa nei confronti di Johnny che non ha tutto questo.
A quest’ora sarà sbragato sul divano con del cibo precotto su un piatto a guardare la tv.
Forse dopo potrei andare da lui, ma non ho voglia di litigare con mia madre perché mi conceda di farlo, visto che domani c’è scuola.
Il giorno dopo Tom cerca di nuovo di parlarmi e io gli sfuggo oppure sto attaccata a un’incredula Isabel, credo pensi che io sia impazzita.
Se potesse dirle la verità!
Finita la giornata scolastica, in macchina, mi guarda con il suo sguardo da cucciolo che usa quando vuole qualcosa da me.
“Chiara, mi faresti un favore?”
“Dimmi.”
“Vieni al Soma con me? Così mamma mi lascia andare e non fa storie.”
Io rimango un attimo in silenzio, andare al Soma significa attirarsi Tom DeLonge, ma non voglio deludere la mia sorellina.
“A una sola condizione: che venga anche Johnny.”
“Va bene. Lo userai come guardia del corpo?”
Ghigna lei, io rimango seria e il sorriso sparisce dalla faccia di mia sorella.
“Io vorrei tanto capire cosa ti sta succedendo, sei tanto strana.”
Io scuoto la testa.
È fortunata a non capire.
 

Andare al Soma non è masi stato più noioso di stasera.
Devo tenere d’occhio – per modo di dire – mia sorella e stare in guardia da un possibile attacco di Tom, Johnny – seduto accanto a me – si beve tranquillo la sua coca.
Non so come faccia a conservare una tale calma, io ho una paura folle di vedere arrivare Tom e di non riuscire a scappare abbastanza in fretta.
“Rilassati, ci sono io. Se si avvicina troppo lo stendo.”
Io non dico nulla.
“Chia, cosa c’è?”
“C’è che ho paura, ok? Quasi quasi mi pento del mio gesto eroico e questo è un brutto pensiero, capisci?
Nessuno dovrebbe pentirsi di aver salvato una vita umana!”

Lui beve una sorsata della sua coca.
“Andrà bene, per ora ti proteggerò io fino a che deciderai di dirglielo, se lo farai.”
Io sospirò.
“Sono solo una stupida.”
“No, che non lo sei. Hai più palle di me, se Anne fosse stata al posto di Tom non so se l’avrei salvata. Tu non ci hai nemmeno pensato a lasciarlo morire, hai messo lui prima di te e trovo che questo sia un gesto nobile e bello.”
Io annuisco, non del tutto convinta, poi mi paralizzo: Tom è entrato nel locale con Mark e un ragazzino che presumo essere Scott.
“Stai calma.”
Mi sibila Johnny.
Tom mi individua subito – sento il suo sguardo addosso – poi lo vedo dirigersi verso la pista, la vista di Johnny deve averlo dissuaso.
Mark si butta in pista al seguito dell’amico e individua mia sorella, iniziano a ballare vicini, lei credo gli stia sorridendo.
“Devo separarli?”
“No, Izzie ha una cotta per Mark. Ti ucciderebbe se lo facessi.”
Lui sbuffa.
“Se quei due diventeranno una coppia, come farai a evitare Tom?”
“Non lo so, ma sarebbe ingiusto mettere i bastoni tra le ruote a mia sorella. Lei non capirebbe e non voglio che mi odi o che ti odi.”
Lui non dice nulla, si limita a scrutarli torvo, forse si sente anche a disagio perché sa che Mark è il fratello di Anne. Hanno tutti i motivi per odiarsi a vicenda.
Che brutta serata!
Non vedo l’ora che sia mezzanotte, in modo da levare le tende e tornare a casa!
Controllo freneticamente l’orologio, fino a quando mia sorella arriva trascinandosi dietro Mark e Tom.
“Mark mi ha chiesto se posso andare con lui a bere in un locale qui vicino, posso?”
“No, che non puoi.”
“Chia!”
“Mamma ti ha concesso di venire al Soma, non di andare per locali. Questo lo potrai fare l’anno prossimo oppure se Mark ti invita fuori e la responsabilità di te sarà sua e non mia.”

Mia sorella mette il broncio, Tom sembra voler dire qualcosa e Mark sorride.
“Va bene. Domani passo da casa tua, Isabel, e chiedo a tua madre se possiamo farci un giro.”
Lei sorride radiosa, io mi alzo dal tavolo seguita da Johnny.

“Bella mossa, adesso però dobbiamo andare o nostra madre potrebbe arrabbiarsi se arriviamo in ritardo a casa e addio permesso.”
Mark annuisce, ci salutiamo e finalmente esco da questo maledetto locale che inizia  a starmi stretto.

In macchina Izzie tenta di farci partecipi della sua felicità, ma sia io che Johnny siamo due statue di sale, lui perché non parla molto di natura e io perché ho visto Tom.

Arrivati a Poway lasciamo Johnny vicino a casa sua e poi mi dirigo verso casa nostra, Izzie ha ancora gli occhi a forma di cuore: Mark è il primo che le fa questo effetto.

Che bel casino!

Che io voglia o no prima o poi dovrò dire a DeLonge cosa sono  e già ora il mio cuore salta un battito. Lo amo, ma lui mi vedrà mai in questo modo perché a lui non importa nulla di me, sono la prova che tutto quello in cui crede è vero e non una ragazza, men che meno una ragazza attraente.

Quanto vorrei essere normale!
Parcheggio la macchina nel vialetto e poi scandiamo, Izzie vola di sopra, io mi fermo con mia madre.

“Come mai tua sorella si comporta così?”

“Al Soma ha incontrato il ragazzo che le piace, domani lui ha detto che la porterà a fare un giro. Te l’ho detto prima per prepararti psicologicamente.”
“È un bravo ragazzo?"
“Mh, fondamentalmente sì. Ha i capelli blu ed è uno skater e a volte agisce come lo scemo del villaggio, ma è un bravo ragazzo.

Non si droga e non beve, almeno credo.

Non sono mai girate voci su di lui in questo senso.”

“Come si chiama?”

“Mark Hoppus.”

Lei annuisce e io salgo in camera mia, scalcio via gli anfibi e mi butto sul letto, mi sento triste come non mi sono mai sentita. Per un attimo mi sento davvero tagliata fuori dal resto del genere umano, come se qualcuno mi avesse calato in un cubo di vetro un po’ troppo stretto.

Mi addormento così, senza il pigiama, senza coperte, pensando a cubi e a prigioni, alla realtà e alla finzione.

La mattina dopo mi sveglio con un colossale mal di testa, a differenza di mia sorella che sprizza gioia da tutti i pori in un modo che è quasi fastidioso.
A pranzo non fa altro che parlare a ruota liberi di qualsiasi cosa che le capiti per la testa, tanto che mio padre lancia uno sguardo confuso a mia madre. Lei scuote la testa e gli fa capire di darle corda e basta.
Dio non vedo l’ora che arrivi il fatidico appuntamento con Mark, almeno sarà fuori dai piedi per un po’ e ci sarà tranquillità. Io dovrei fare i compiti.
Alle tre in punto il campanello suona e Izzie scatta ad aprire la porta di casa, io e i miei ci portiamo stancamente all’ingresso. Mark indossa un cappellino che copre i suoi capelli azzurri, una maglia bianca e dei jeans larghi.
“Mamma, papà, Chiara,questo è Mark.”

Io alzo la mano in segno di saluto un po’ scazzata, i miei lo salutano per bene, poi finalmente la coppietta se ne va.

Io esco subito dopo di loro e chiamo Mark, che mi guarda sorpreso.
“Tratta bene la mia sorellina o sarà peggio per te.”
Lui alza un sopracciglio.

“Cosa farai? Chiamerai Johnnie Mayer per pestarmi?”

“Oh, no. Per le cose di famiglia basto io e non ti conviene sapere cosa sono in grado di fare.”

Lui mi guarda divertito, poi incrocia il mio sguardo serio e il sorriso scompare dal suo viso.
“Va bene, la tratterò bene.
Ciao, Chiara.”

“Ciao,ragazzi. Divertitevi.”

Io me ne torno in casa, ho fatto il mio dovere di sorella maggiore, ora posso dedicarmi ai compiti.

Che palle!

 Angolo di Layla

Ringrazio DeliciousApplePie e staywith_me per le recensioni.

   
 
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