CAPITOLO TERZO: I SOLDATI DEL SOLE.
Un simpatico
pranzo era in corso alla Seconda Casa dello Zodiaco, presieduta da un giovane
ma robusto Cavaliere: Aldebaran, originario del
Brasile, paese in cui aveva ottenuto la scintillante armatura del Toro. Proprio
per festeggiare la sua investitura, Aldebaran e suo
fratello avevano organizzato un banchetto, approfittando dell’occasione per
trascorrere un po’ di tempo insieme.
Il
Cavaliere del Toro, per quanto fosse solamente un dodicenne, era già molto
alto, più alto di Ioria e Mur,
suoi coetanei, e aveva un fisico robusto e ben piazzato e un viso maschile, con
corti capelli castani, che lo facevano sembrare un ragazzo di diciotto anni, se
non fosse stato per l’espressione di beata ingenuità che spesso compariva sul
suo volto. Alla tavola imbandita di specialità greche erano presenti suo
fratello, Eurialo, Cavaliere del Dorado, e il migliore amico di lui, Niso,
Cavaliere del Tucano, Ada, l’anziana nonna di Aldebaran
e Eurialo, e due Cavalieri d’Argento, appena
ventenni: Noesis del Triangolo e Albione
di Cefeo, compagni di avventure di Eurialo, e suoi coetanei.
“Amici!”
–Esclamò Eurialo, alzandosi in piedi. –“Propongo un
brindisi a mio fratello! Il quale, superando le mie fosche previsioni, è riuscito
nel miracoloso intento di conquistare un’Armatura d’Oro!” –Ironizzò, sollevando
un calice riempito di profumato vino.
“Avevi
qualche dubbio al riguardo, Eurialo?” –Scherzò Toro,
alzandosi a sua volta.
“Qualche?!”
–Rise il fratello. –“Un’infinità vorrai dire!!”
Anche
gli altri ospiti risero serenamente, sollevando i loro bicchieri al cielo e
brindando con gioia al nuovo Cavaliere di Atena. Solamente Nonna Ada,
data la sua anziana età, non si mise in piedi, ma rimase seduta a gustare la
sua morbida focaccia, aiutata da Niso, grande amico
del suo primo nipote, al punto che lo considerava, al pari di Eurialo e Aldebaran, nipote suo,
come fosse sangue del suo sangue.
“Vuole
altro vino, signora Ada?” –Domandò Niso cortesemente.
“Oh
no! Credo di aver bevuto già abbastanza!” –Ridacchiò l’anziana signora,
lievemente sbronza.
Niso era
un biondino di diciotto anni, con lucenti occhi verdi e una morbida pelle, il
cui viso era segnato da qualche lentiggine sulle guance, che rendeva la sua
espressione ancora più giovanile e sbarazzina di quanto già fosse realmente.
Nonna Ada gli era molto affezionata al punto da considerarlo suo nipote, tanto
grande era l’amicizia che lo legava a Eurialo e alla
sua famiglia: Niso era infatti orfano e fin da
bambino era stato cresciuto nella casa della signora Ada, legando fin da subito
con il nipote Eurialo, di due anni più grande.
Eurialo,
la cui stazza Aldebaran presto avrebbe raggiunto, e
forse superato, era un robusto ventenne dalle ampie spalle e dal portamento
fiero, dal viso maschile e segnato da numerose cicatrici, segni inequivocabili
dei suoi numerosi addestramenti e delle molteplici imprese in cui era solito
gettarsi a capofitto. Aveva lisci capelli scuri che raccoglieva dietro la nuca
con un fermaglio, ed occhi verdi, simili al colore della sua corazza, la quale
rappresentava il Dorado, cioè il Pescespada.
“Ehi,
Niso!!!” –Lo chiamò Eurialo,
dandogli una robusta pacca sulla spalla, al punto da fargli tremare il
bicchiere che teneva in mano. –“Non vorrai ubriacare mia nonna!! Ah ah ah!”
“Ooh... nonna!” –Esclamò il Toro, alzandosi da tavola e
raggiungendo l’anziana signora, per baciarle la mano, mentre tutti gli altri
osservavano sorridendo la scena.
Nonna Ada era
un’ottantenne vecchietta, un tempo Sacerdotessa di Atena, una delle prime che
aveva esportato il culto della Dea della Giustizia nel lontano Brasile, da cui Aldebaran e Eurialo provenivano.
E di questo era sempre stata orgogliosa, fiera di aver servito Atena e di aver
svolto importanti missioni di carità e assistenza in nome della Dea. Era una
piccola signora, bassa e un po’ robusta, con un viso rotondo e chiaro, su cui
spuntavano brillanti occhi azzurri, lucenti come le stelle, pieni di stima e
ammirazione per i suoi nipoti, divenuti Cavalieri di Atena. Combattenti per
la giustizia e la libertà! Mormorò, mentre i suoi occhi si illuminavano di
lacrime di gioia.
“Non sai quanto
sia felice di averti qua quest’oggi!” –Sorrise il Toro, ringraziando l’anziana
signora per aver lasciato il paese natale e aver viaggiato fino in Grecia,
considerando la tarda età.
“Non quanto sono
felice io, Aldebaran! Tu e Eurialo
mi avete reso orgogliosa ogni giorno della mia vita, da quando siete nati, e
adesso che anche tu, come tuo fratello prima di te, sei diventato Cavaliere di
Atena, il mio cuore non può che traboccare di emozioni!”
“Nobili parole le
vostre, Sacerdotessa di Atena!” –Esclamò uno degli ospiti della tavolata,
alzandosi e raggiungendo il Toro e Nonna Ada.
“Noesis del Triangolo! Hai già iniziato gli addestramenti
del tuo allievo?”
“Non ancora! Non
ho ancora incontrato un giovane desideroso di mettere completamente la sua vita
nelle mani di Atena! Ma puoi star certo, Cavaliere del Toro, che quando lo
troverò farò di tutto per insegnargli tutto ciò che è in mio potere!”
“Sono certo che
sarai un ottimo insegnante, Noesis!” –Intervenne
Albione, entrando nella conversazione. –“La tua saggezza è vasta quanto le tue
abilità guerriere e non...” –Ma il discorso del Cavaliere di Cefeo rimase a metà, interrotto da un brusco cenno del
Toro, il quale zittì tutti, prima di tendere i sensi e socchiudere gli occhi,
di fronte agli sguardi semistupefatti dei presenti. Nonostante la sua giovane
età, era pur sempre un Cavaliere d’Oro e fu il primo ad avvertire le deboli
vibrazioni dello spaziotempo che precedettero l’accendersi impetuoso di cosmi
ostili. Quando riaprì gli occhi, avendo chiaro tutto ciò che stava accadendo,
incontrò lo sguardo preoccupato ma determinato del fratello, già alzatosi da
tavola e lanciatosi avanti, insieme a Niso.
“Al Cancello
Principale!!!” –Gridò Eurialo, uscendo dalla Seconda
Casa, e confermando ciò che il fratello aveva percepito pochi attimi prima.
Anche Toro fece per muoversi ma Noesis lo fermò.
“Il tuo compito è
presiedere la Seconda Casa dello Zodiaco e impedire a qualunque nemico di
superarla! Anche a costo di morire!” –Precisò, prima di essere affiancato da
Albione.
“Ma io… vorrei combattere con voi!!”
“Questa non è la
tua guerra! Spetta a noi, Cavalieri di Bronzo e d’Argento, la difesa generale
del Grande Tempio!” –Gli rispose Albione. –“Voi, i Cavalieri d’Oro, siete
l’ultima difesa, l’ultimo baluardo prima di arrivare dal Sacerdote e da Atena!
Ricordalo, Cavaliere del Toro!”
“Sì!” –Si limitò a
rispondere il Cavaliere d’Oro, stringendo i pugni.
Albione e Noesis si lanciarono fuori dalla Seconda Casa, seguendo le
scie cosmiche dei compagni, lasciando Toro da solo, in piedi accanto
all’imbandita tavola, affiancato dall’anziana nonna, la quale gli sfiorò una
mano, prima di stringerla tra le proprie, cercando di infondere al nipote
coraggio e speranza. Quella stessa speranza di cui lui, Cavaliere d’Oro,
avrebbe dovuto farsi portatore.
Quando Eurialo e Niso arrivarono nel
piazzale retrostante il Cancello Principale, quello che dava a meridione, trovarono
i soldati semplici impegnati ad affrontare un buon numero di invasori, che
erano riusciti persino ad abbattere il massiccio portone di ferro su cui erano
scolpite le ali di Nike.
“Non abbattuto!”
–Precisò Niso. –“Ma liquefatto!!! Guarda!” –E infatti
il portone era crollato a terra, distruggendo anche pezzi di muro, ma sembrava
arso su se stesso, completamente divorato da mortifere fiamme che erano
arrivate persino a sciogliere il ferro dei cardini e delle rifiniture.
“Incredibile!”
–Sgranò gli occhi Eurialo, ma l’amico gli diede una
botta per incitarlo ad agire.
“I nostri soldati
hanno bisogno di noi!” .
Una cinquantina di
guerrieri stavano massacrando i soldati di Atena ed erano tutti simili tra
loro, ricoperti da vesti di color verde e oro, che non sembravano armature, ma
semplici tuniche protettive in stile egizio, con il copricapo a forma di
sfinge. Ciascun soldato reggeva una spada, carica di lucente energia, con la
quale stava affrontando e ferendo mortalmente i soldati del Grande Tempio.
“Fermatevi,
invasori! Non un altro passo vi permetteremo all’interno del Santuario di
Atena!” –Esclamò una voce, attirando l’attenzione dei soldati, che si voltarono
verso l’alto, scorgendo due figure in piedi su una sporgenza rocciosa,
evidentemente due Cavalieri di Atena.
Quello sulla
destra era grosso e massiccio, ricoperto da una brillante armatura verdastra,
dalle argentee rifiniture, simboleggiante un pesce spada, le cui pinne erano
affisse ai bracciali della corazza, mentre l’uomo a sinistra, più basso e
magro, aveva un’armatura dai colori vivaci, proprio come il variopinto uccello
che rappresentava, ed aveva l’elmo a forma di lungo becco colorato; affisse
allo schienale due morbide ali scendevano dietro di lui, completando la corazza
del Tucano.
“Chi siete voi?”
–Domandò uno dei guerrieri invasori.
“Dovremmo essere
noi a porvi tale domanda, non credete?” –Ironizzò Eurialo,
prima di presentarsi. –“Eurialo del Dorado, Cavaliere di Bronzo di Atena!”
“Ed io sono Niso del Tucano!” –Aggiunse l’amico, prima di
puntare il dito contro i soldati invasori. –“E voi pagherete per un simile
oltraggio!”
“Oh oh oh!” –Risero molti guerrieri, per niente intimoriti
dall’arrivo dei due Cavalieri di Bronzo. Alcuni sollevarono le loro spade che
immediatamente si caricarono di energia cosmica e produssero un raggio di luce
che sfondò la parete rocciosa in cima alla quale si ergevano Eurialo e Niso.
“Attento Niso!” –Gridò Eurialo, balzando
verso il basso. Ma il ragazzo non si fece sorprendere, aiutandosi con le ali
della sua corazza a scivolare verso il basso, sotto forma di un variopinto
uccello dal cosmo incandescente. I soldati dalle egizie uniformi cercarono di
fermarlo, puntando le loro spade verso l’alto, scagliandogli contro violenti
raggi energetici che il ragazzo seppe evitare con abilità, muovendosi ad una
velocità maggiore, mentre l’amico veniva in suo aiuto.
Eurialo infatti era balzato sui guerrieri, iniziando
a tempestarli di pugni e calci, lanciandosi senza tregua su tutti loro,
afferrandone un paio con le sue robuste braccia e scaraventandoli contro i loro
compari, intimoriti dalla corpulenta mole del Cavaliere di Atena, il quale,
infine, decise di smettere di giocare e di espandere il proprio cosmo,
spazzandoli via quanto prima. Sfrecciò in mezzo a loro, forte della velocità
del suono che gli era propria, ferendoli con rapidi e precisi affondi,
facendoli accasciare al suolo uno dopo l’altro, con la tunica distrutta proprio
all’altezza del cuore.
“Maledetto!”
–Gridò uno dei soldati, osservando cadere i propri compagni. –“Cosa hai fatto
loro?” –E sollevò la propria spada, proprio mentre Eurialo
si voltava verso di lui.
“Li ho feriti!
Raggiungendoli al cuore con la mia spada!” –Rispose, avanzando a passo deciso.
“La tua spada?!”
–Ripeté il guerriero, notando che l’uomo non portava alcun’arma. –“Quale?!”
“Questa!” –Fu la
rapida risposta di Eurialo, che con un balzo si portò
di fronte a lui, penetrando il suo cuore con una lama sottile sottile ma altamente precisa e mortale.
“Oo... ouch...” –Balbettò il
guerriero, prima di accasciarsi a terra, in una pozza di sangue. Ma Eurialo non ebbe pace, dovendo fronteggiare immediatamente
l’assalto di altri soldati invasori e non potendo correre in aiuto dell’amico,
impegnato in battaglia contro numerosi guerrieri.
Niso era stato circondato e per quanto fosse
veloce in battaglia, più abile rispetto alla media dei Cavalieri di Bronzo, la
superiorità numerica degli avversari giocava a suo sfavore, obbligandolo a
continui spostamenti, facilitati dall’uso delle ali ma che lo impegnavano in
termini di energia fisica.
“Spade del
sole!!!” –Esclamarono i
guerrieri, riunendosi tra loro. –“Irradiate!!!”
Un gigantesco
raggio di energia rovente saettò nell’aria diretto verso Niso,
il quale fu abile a lanciarsi in alto, venendo raggiunto di striscio soltanto
all’ala sinistra, ma il colpo lo sbilanciò e lo fece ricadere a terra,
obbligandolo a un ardito gioco di arti. Si appoggiò infatti sulla mano destra,
piegando il braccio per non schiantare il polso, prima di balzare di nuovo in alto
di scatto, buttandosi contro alcuni avversari, travolgendoli. Quindi si voltò
verso gli altri, accendendo il suo cosmo, dai variopinti colori, e
concentrandolo sull’elmo a forma di becco.
“Becco del
Tucano!” –Esclamò Niso, mentre l’elmo della sua armatura si caricava di
accesi colori, allungandosi a dismisura, proprio come il becco di un tucano, e
sfrecciando verso i guerrieri invasori, che furono travolti e scaraventati
lontano. Soltanto uno riuscì a raggiungere Niso, che
lo notò soltanto quando questi gli era di fronte, con la spada carica di
rovente energia distruttrice.
“Spada del Sole!” –Gridò il soldato, scagliando un fendente
contro il fianco sinistro di Niso, raggiungendo una
zona non coperta dall’armatura e facendolo urlare dal dolore.
“Aaargh!!!” –Gridò Niso,
accasciandosi a terra, toccandosi il fianco ferito, da cui sangue subito iniziò
a uscire. Ma, per quanto il guerriero sollevasse la spada, per colpirlo di
nuovo, non ebbe il tempo per farlo, trapassato da dietro, all’altezza del
cuore, da un lungo stiletto simile a una lama stretta e affilata. Sputò, mentre
la lama usciva dal suo corpo, prima di accasciarsi a terra, morto.
“Niso!!!” –Esclamò Eurialo,
chinandosi sull’amico. –“Come stai?”
“Non… preoccuparti!!” –Mormorò Niso,
cercando di nascondere il dolore. –“È solo un graffio!”
“Io non direi!”
–Precisò Eurialo, con preoccupazione.
Ma la loro
conversazione fu interrotta da un nuovo violento assalto degli ultimi guerrieri
invasori rimasti, i quali, riunitisi tra loro, avevano puntato le spade contro
i due Cavalieri di Atena, pronti per scagliargli contro la loro violenta
energia rovente. Prima che potessero muoversi però furono investiti in pieno da
una feroce tempesta di energia cosmica, che scaraventò molti di loro in alto,
avvolgendoli tra le sue spire quasi fosse un piccolo ma violento tornado.
“Onda d’urto!!!” –Gridò una possente voce, mentre altre
due figure travolsero i rimanenti invasori. –“Labirinto Oscuro!”
–Esclamò una seconda voce, sferrando un calcio contro alcuni guerrieri.
“Ma voi siete...”
–Mormorò Eurialo, riconoscendo i tre Cavalieri
d’Argento.
“Fatevi avanti
canaglie e affrontate l’ira di Argetti
l’invincibile!” –Tuonò il colosso, affiancato da Dedalus
della Mosca e da Orione del Cane Maggiore, intervenuti in aiuto dei
due amici.
“Eurialo! Niso!” –Si avvicinò
Orione ai due. –“Siete feriti?”
“Io no! Ma Niso… ha una strana ferita sul fianco!” –Esclamò Eurialo, mostrando il corpo sfregiato del giovane amico. Il
taglio della Spada del Sole aveva creato una ferita sul fianco del
Cavaliere del Tucano, ustionando la sua pelle con forza e violenza, e adesso
tale bruciatura sembrava che stesse aumentando ancora, desiderosa di espandersi
e divorare il corpo del ragazzo.
“Che Atena ci
protegga!” –Esclamò Orione, confessando di non aver mai visto una ferita
simile.
“Devo condurlo
immediatamente alle infermerie!” –Affermò Eurialo
preoccupato.
“Ma nessun dottore
è in grado di curare una simile ferita!” –Brontolò Argetti,
prima che un’occhiataccia di Orione lo zittisse.
“Eurialo... temo che Argetti abbia
ragione! Soltanto un cosmo potente e curativo, come quello del Grande
Sacerdote, può intervenire al meglio!”
Mentre i quattro
Cavalieri erano intenti a discutere tra loro, un’abbagliante cosmo, caldo come
il sole, apparve in mezzo a loro, obbligandoli a tapparsi gli occhi tanta era
la magnifica lucentezza che emanava. Una figura dai biondi capelli lucenti
sollevò Niso dalle braccia di Eurialo
e lo portò via con sé, pregando di poter ancora intervenire per salvare il
ragazzo.
“Ma cosa?!”
–Balbettò Dedalus quando la luce svanì. –“Dov’è
andato Niso?”
Eurialo sospirò con preoccupazione, prima di cercare
con lo sguardo le Case dello Zodiaco, fermandosi sulla sesta, quella della
Vergine, e ringraziando il suo custode per il celere intervento.
“Possa il Custode
della Porta di Ade estirpare il male che ti sta divorando, amico mio!”
–Mormorò, prima che il vociare dei soldati del Grande Tempio lo distraesse.
Tutti erano in
fibrillazione, desiderosi di avere notizie, di sapere chi fossero quegli
sconosciuti guerrieri dalle tuniche egizie che li avevano aggrediti, che
avevano massacrato ventotto di loro senza lasciargli possibilità alcuna di
controbattere, armati di quelle speciali spade in grado di raccogliere la luce
solare e scagliarla, sotto forma di rovente energia, contro i loro avversari.
“Con una spada
simile, persino il peggiore dei nostri soldati sarebbe capace di mettere in
difficoltà un Cavaliere!” –Commentò Eurialo,
perlustrando lo spiazzo insieme a Orione del Cane Maggiore.
I due si chinarono
su un gruppo di guerrieri egizi morti, raccogliendo una spada e osservandone la
fattura: a prima vista sembrava una normale lama da guerra, dall’impugnatura
decorata e ornata di gemme brillanti. Eurialo la
puntò avanti a sé, ma non sprigionò alcuna energia, e ritenne che soltanto i
legittimi possessori potessero impugnarle e sfruttare appieno le sue
caratteristiche. Orione, notando che un soldato era ancora vivo, si piegò su di
lui, intimandogli di confessare la verità.
“Chi siete? E chi
vi ha mandato ad assalire il Tempio di Atena?”
“Cough... cough…” –Sputò sangue il
soldato sconosciuto. –“Soldati del Sole! Portatori di luce e di…” –E più non parlò, lasciando Orione ed Eurialo insoddisfatti.
Se fossero stati
più attenti, i Cavalieri avrebbero notato una figura ammantata posizionata ai
bordi del Cancello Principale, una figura sogghignante che aveva seguito
l’intero combattimento tra i soldati egizi e i difensori del Grande Tempio. Di
quel tempio che tanto avrebbe voluto abbattere, distruggere, annientare, come
gli idealisti Cavalieri, difensori della pace, che vi dimoravano.
Come la stupida
Divinità appena tornata a nuova vita! Sibilò la figura avvolta in un nero mantello, capace di nascondere le
sue virili forme, lasciando intravedere solamente un’oscura armatura, dagli
scarlatti riflessi di morte. Avrebbe voluto sbarazzarsi di quei Cavalieri
inferiori che stavano cercando di contrastare l’avanzata dei soldati invasori,
ma ritenne conveniente non scoprirsi ancora, per non rivelare troppo in fretta
le proprie carte. Era opportuno che il suo piano procedesse passo per passo,
come lo aveva elaborato in quei mesi oscuri. Il piano che lo avrebbe portato a
dominare il mondo. Sogghignò, prima di scomparire dal Grande Tempio.
Un’ora più tardi, il
Grande Sacerdote di Atena convocò uno straordinario consiglio alla
Tredicesima Casa, con lo scopo di riflettere su quanto avvenuto e prendere
immediati provvedimenti. Ad esso presero parte Eurialo
del Dorado, con il compito di riferire gli eventi
verificatisi e le abilità dei loro nemici, e ben quattro Cavalieri d’Oro, alla
cui presenza il giovane si sentiva imbarazzato. Per quanto avesse un’età
superiore alla loro, e la sua saggezza e la sua forza fisica rasentassero il
livello di un Cavaliere d’Argento, il fascino e l’aura dorata che li ammantava
era capace di intimidire anche un esperto conversatore quale il fratello del
Toro era.
“Racconta
nuovamente, ti prego, Cavaliere del Dorado, perché
grande è il mio desiderio di comprendere a fondo ciò che è accaduto al Cancello
Principale quest’oggi!” –Esclamò il Grande Sacerdote, dando ad Eurialo il permesso di narrare lo scontro con i soldati
dalle vestigia egizie.
I Cavalieri d’Oro
riuniti ascoltavano interessati, e a tratti stupefatti, il resoconto di Eurialo, senza interrompere, riflettendo tra loro
sull’accaduto. Erano presenti Micene del Sagittario, Shura
di Capricorn e Aldebaran
del Toro, indossanti le normali cotte da addestramento e non le Armature
d’Oro, il cui uso, secondo le leggi del Grande Tempio, doveva essere limitato
ai momenti di necessità. Solamente uno la indossava, ascoltando senza troppo
interesse il discorso di Eurialo.
Appoggiato a una
colonna della sala, con le braccia incrociate e un filo d’erba in bocca, il
Cavaliere di Cancer aveva già preso la sua decisione.
Se l’Egitto ha intenzione di attaccare Atene, allora andrò in Africa a far
strage di questi soldatuncoli! Rifletté, sputando
il filo d’erba che aveva mangiucchiato. Sono un guerriero e il mio compito è
combattere! Che Atena lo voglia… o no!
“Tutto questo è
incredibile!!!” –Esclamò Micene. –“Per quale motivo dei soldati egiziani hanno
assalito il Grande Tempio?! Grande Sacerdote, quali rapporti intercorrono tra
Atene e l’Egitto?”
“Alcun tipo di
rapporto, Micene!” –Rispose l’Oracolo di Atena. –“Da secoli ormai le nostre
civiltà hanno preso strade diverse, sviluppando culture e cerimoniali
differenti, senza mantenere legami!”
“E perché ciò è
avvenuto?! Vi furono forse guerre in passato?”
“Se anche ve ne
sono state, Micene, io non le ricordo!” –Sorrise il Sacerdote. –“Semplicemente
ognuno di noi ha avuto i suoi problemi da affrontare e non lo abbiamo fatto
tendendoci la mano! Atena e i Cavalieri hanno trascorso secoli a combattere le
potenti divinità che volevano conquistare la Terra, facendone un loro feudo:
Nettuno per primo mosse guerra ad Atene, presto imitato da Ares, Dio della
Guerra, e dal Sovrano dell’Oltretomba, Ade! L’Egitto, dal canto suo, tagliato
fuori dalle questioni internazionali, ha avuto i suoi problemi di cui occuparsi,
impegnato a trovare un modo per non scomparire, per non dividersi in tante
piccole città, ognuna impegnata ad instaurare un proprio culto, un proprio
dominio sul ridotto territorio circostante, incapace di mantenere stabili
rapporti, di comunicazione e di aiuto reciproco, con le altre! E così
nell’Egitto dell’Età medievale e poi moderna sono fioriti luoghi di culto
diversi, facenti capo a Divinità diverse, spesso in guerra tra di loro o, molto
più semplicemente, e tristemente, disinteressate le une alle altre!”
“Capisco! L’Egitto
non ha dunque conosciuto uno Zeus? Qualcuno capace di unire tutte le genti e le
varie Divinità sotto un unico culto?”
“Lo ha avuto,
Micene! Ra era lo Zeus egizio! Dio del Sole, creatore e padre dell’Enneade, i
nove Dei fondamentali della cosmogonia egizia, Ra regnava sulla Terra tra gli
uomini e gli dei. Durante il suo regno conobbe le vicende umane e invecchiò e
fu in quel momento che, approfittando della sua debolezza, gli uomini gli si
rivoltarono ed egli dovette difendersi inviando il suo occhio per castigarli!
Non so se Ra sia ancora sulla Terra o se il suo spirito vaghi in un limbo
sconosciuto.”
“Credo che questo
sia irrilevante!” –Intervenne bruscamente Cancer.
–“Che importanza ha sapere se questo spettro è vivo o no? Ciò che a noi
dovrebbe importare è conoscere l’ammontare dei nostri avversari, e la
dislocazione dei loro eserciti, per preparare un piano d’attacco con cui
piegarli!”
“Non vedi l’ora di
scendere in campo, non è vero Cavaliere di Cancer?!”
–Esclamò il Sacerdote.
“Perché non
dovrei? Non hanno forse, questi bastardi egizi, fatto affronto alla Dea Atena e
a voi, Gran Sacerdote, che ne siede l’espressione, attaccando il nostro Tempio
e massacrando indiscriminatamente i soldati posti a nostra, e vostra, difesa?
Per quale motivo non dovremmo reagire? Siamo o non siamo i Cavalieri di Atena?”
“Placa il tuo
ardore, Cancer!” –Lo zittì Micene. –“Avrai il tuo
momento di gloria in battaglia, se è la guerra ciò che vai cercando!”
“Io cerco soltanto
una dimostrazione di forza!” –Precisò Cancer. –“Che
dimostri a quelle infami carogne africane che Atene non è persa nella nebbia
dell’oblio ma ancora una valida potenza! Che le armate della Dea della
Giustizia non stanno dormendo nei tempi che furono, ma sono ancora vive, più
energiche e vitali che mai, e pronte ad affrontare qualsiasi nemico si pari
loro di fronte!”
“Cancer non ha tutti i torti, Grande Sacerdote!” –Esclamò
Toro. –“Non che io cerchi la guerra, ma non credo che rimanere inerti ad
attendere un nuovo attacco di questo fantomatico nemico, egizio o meno, sia la
soluzione migliore! Dobbiamo pensare anche ai nostri soldati semplici e alle
numerose persone che vivono all’interno del Grande Tempio! Un nuovo assalto
potrebbe esporli al pericolo!”
“Concordo in
pieno, Cavaliere del Toro!” –Esclamò il Sacerdote. –“Ed è per questo che ho
deciso di inviare un’ambasciata in Egitto, col compito di recepire notizie su
ciò che sta accadendo in quei torridi luoghi!”
“Un’ambasciata?!”
–Sgranò gli occhi Cancer, deluso dalla decisione del
Sacerdote. –“Ma mio Signore… non crede che sarebbe il
caso di armare l’esercito?”
“E tu non crederai
che l’esercito non sia pronto, Cancer?!”
Cos’altro ho
fatto per tutti questi duecento anni? Si domandò Shin, lasciando vagare la mente
all’indietro. Addestrare Cavalieri che a loro volta ne hanno addestrati
altri, e così via, fino a giungere ad oggi, all’anno 1973, così vicino alla fine… così vicino… ad una nuova
Guerra Sacra!
“Chi si recherà in
Egitto, mio Signore?” –La voce squillante di Micene lo rubò ai suoi pensieri.
“Uhm…” –Il Grande Sacerdote ci rifletté per un momento, ma
prima che potesse rispondere una nuova voce proveniente dall’ingresso del
salone si interpose alle altre, facendo voltare i presenti.
“Inviate me,
Grande Sacerdote!” –Ricoperto dalla sua scintillante armatura dorata, un
ragazzo dal volto fiero e dai lunghi capelli blu stava camminando sul tappeto
rosso della Sala del Grande Sacerdote, dirigendosi verso di loro: il suo
nome era Gemini, Cavaliere d’Oro della Terza Casa.
“Perdonate il mio
ardire, Celebrante di Atena!” –Esordì, inginocchiandosi di fronte all’uomo
mascherato. –“Ma grande è il mio desiderio di servire la Dea, e sarebbe per me
un onore, oltre che un piacere, mettere la mia esperienza, sicuramente superiore
rispetto a quella dei miei parigrado di recente investiti del titolo, e la mia
abilità al servizio della giustizia!”
“E sia dunque, Cavaliere
di Gemini! Sarai il mio ambasciatore in Egitto! Alzati e ascolta le mie
parole!”
Che non abbia a
pentirmene! Mormorò Shin, senza capire neppure lui perché. Cosa aveva Gemini da
rendere inquieto persino lui, il Grande Sacerdote di Atena? Cosa covava nel
cuore quell’uomo amato da tutti per la sua purezza, per la sua nobiltà d’animo,
per la sua generosità al punto che molti lo consideravano candidato ideale a
succedere all’attuale Celebrante di Atena?!
“Ti recherai in
Egitto, a Tebe, con il compito di scoprire cosa sta accadendo, e le motivazioni
che hanno spinto Ra, o chi comanda attualmente, ad attaccarci senza motivazione
né preavviso alcuno!”
“Sì, mio Signore!”
–Rispose Gemini, rialzandosi lentamente, fiero dell’incarico ricevuto.
“Ma non andrai da
solo!” –Continuò il Sacerdote, voltandosi verso il Cavaliere rimasto finora in
silenzio. –“Capricorn verrà con te! Chissà che un po’
d’azione non serva a renderlo meno schivo!”
“Come desidera,
Grande Sacerdote!” –Esclamò Capricorn,
inginocchiandosi.
“Conto molto su di
voi!” –Aggiunse il Sacerdote, mentre i vari Cavalieri si prepararono per
allontanarsi e tornare alle loro abitazioni. –“Non deludetemi!”
“Non
preoccupatevi! Faremo del nostro meglio per evitare ogni conflitto con l’Egitto
o con chiunque altro voglia attentare all’equilibrio cui Atena aspira!”
–Esclamò Gemini, e quell’ultima frase fece venire il voltastomaco a Cancer, che se ne andò indignato e disgustato, presto
seguito da Toro e Eurialo, quest’ultimo preoccupato
per le sorti dell’amico ferito.
Anche Micene,
Gemini e Capricorn si mossero per lasciare il
Tredicesimo Tempio, quando la voce anziana, ma solenne, del Grande Sacerdote
richiamò i primi due.
“Restate ancora un
poco, vi prego!” –Esclamò Shin. –“Perché un
importante annuncio ho da farvi!”
Capricorn non disse niente, limitandosi a uscire dalla
Sala del Trono, ben consapevole dell’unico motivo che potesse spingere il
Sacerdote a convocare insieme i due maggiori Cavalieri d’Oro. La scelta del suo
successore, da effettuarsi tra uno dei due.