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Autore: Aledileo    30/05/2008    3 recensioni
Un prologo a tutta la serie, ambientato nel 1973, all'epoca dell'investitura dei Cavalieri d'Oro, con eventi che avranno conseguenze sul futuro.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TERZO: I SOLDATI DEL SOLE.

 

Un simpatico pranzo era in corso alla Seconda Casa dello Zodiaco, presieduta da un giovane ma robusto Cavaliere: Aldebaran, originario del Brasile, paese in cui aveva ottenuto la scintillante armatura del Toro. Proprio per festeggiare la sua investitura, Aldebaran e suo fratello avevano organizzato un banchetto, approfittando dell’occasione per trascorrere un po’ di tempo insieme.

 

Il Cavaliere del Toro, per quanto fosse solamente un dodicenne, era già molto alto, più alto di Ioria e Mur, suoi coetanei, e aveva un fisico robusto e ben piazzato e un viso maschile, con corti capelli castani, che lo facevano sembrare un ragazzo di diciotto anni, se non fosse stato per l’espressione di beata ingenuità che spesso compariva sul suo volto. Alla tavola imbandita di specialità greche erano presenti suo fratello, Eurialo, Cavaliere del Dorado, e il migliore amico di lui, Niso, Cavaliere del Tucano, Ada, l’anziana nonna di Aldebaran e Eurialo, e due Cavalieri d’Argento, appena ventenni: Noesis del Triangolo e Albione di Cefeo, compagni di avventure di Eurialo, e suoi coetanei.

 

“Amici!” –Esclamò Eurialo, alzandosi in piedi. –“Propongo un brindisi a mio fratello! Il quale, superando le mie fosche previsioni, è riuscito nel miracoloso intento di conquistare un’Armatura d’Oro!” –Ironizzò, sollevando un calice riempito di profumato vino.

 

“Avevi qualche dubbio al riguardo, Eurialo?” –Scherzò Toro, alzandosi a sua volta.

 

“Qualche?!” –Rise il fratello. –“Un’infinità vorrai dire!!”

 

Anche gli altri ospiti risero serenamente, sollevando i loro bicchieri al cielo e brindando con gioia al nuovo Cavaliere di Atena. Solamente Nonna Ada, data la sua anziana età, non si mise in piedi, ma rimase seduta a gustare la sua morbida focaccia, aiutata da Niso, grande amico del suo primo nipote, al punto che lo considerava, al pari di Eurialo e Aldebaran, nipote suo, come fosse sangue del suo sangue.

 

“Vuole altro vino, signora Ada?” –Domandò Niso cortesemente.

 

“Oh no! Credo di aver bevuto già abbastanza!” –Ridacchiò l’anziana signora, lievemente sbronza.

 

Niso era un biondino di diciotto anni, con lucenti occhi verdi e una morbida pelle, il cui viso era segnato da qualche lentiggine sulle guance, che rendeva la sua espressione ancora più giovanile e sbarazzina di quanto già fosse realmente. Nonna Ada gli era molto affezionata al punto da considerarlo suo nipote, tanto grande era l’amicizia che lo legava a Eurialo e alla sua famiglia: Niso era infatti orfano e fin da bambino era stato cresciuto nella casa della signora Ada, legando fin da subito con il nipote Eurialo, di due anni più grande.

 

Eurialo, la cui stazza Aldebaran presto avrebbe raggiunto, e forse superato, era un robusto ventenne dalle ampie spalle e dal portamento fiero, dal viso maschile e segnato da numerose cicatrici, segni inequivocabili dei suoi numerosi addestramenti e delle molteplici imprese in cui era solito gettarsi a capofitto. Aveva lisci capelli scuri che raccoglieva dietro la nuca con un fermaglio, ed occhi verdi, simili al colore della sua corazza, la quale rappresentava il Dorado, cioè il Pescespada.

 

“Ehi, Niso!!!” –Lo chiamò Eurialo, dandogli una robusta pacca sulla spalla, al punto da fargli tremare il bicchiere che teneva in mano. –“Non vorrai ubriacare mia nonna!! Ah ah ah!”

 

Ooh... nonna!” –Esclamò il Toro, alzandosi da tavola e raggiungendo l’anziana signora, per baciarle la mano, mentre tutti gli altri osservavano sorridendo la scena.

 

Nonna Ada era un’ottantenne vecchietta, un tempo Sacerdotessa di Atena, una delle prime che aveva esportato il culto della Dea della Giustizia nel lontano Brasile, da cui Aldebaran e Eurialo provenivano. E di questo era sempre stata orgogliosa, fiera di aver servito Atena e di aver svolto importanti missioni di carità e assistenza in nome della Dea. Era una piccola signora, bassa e un po’ robusta, con un viso rotondo e chiaro, su cui spuntavano brillanti occhi azzurri, lucenti come le stelle, pieni di stima e ammirazione per i suoi nipoti, divenuti Cavalieri di Atena. Combattenti per la giustizia e la libertà! Mormorò, mentre i suoi occhi si illuminavano di lacrime di gioia.

 

“Non sai quanto sia felice di averti qua quest’oggi!” –Sorrise il Toro, ringraziando l’anziana signora per aver lasciato il paese natale e aver viaggiato fino in Grecia, considerando la tarda età.

 

“Non quanto sono felice io, Aldebaran! Tu e Eurialo mi avete reso orgogliosa ogni giorno della mia vita, da quando siete nati, e adesso che anche tu, come tuo fratello prima di te, sei diventato Cavaliere di Atena, il mio cuore non può che traboccare di emozioni!”

 

“Nobili parole le vostre, Sacerdotessa di Atena!” –Esclamò uno degli ospiti della tavolata, alzandosi e raggiungendo il Toro e Nonna Ada.

 

Noesis del Triangolo! Hai già iniziato gli addestramenti del tuo allievo?”

 

“Non ancora! Non ho ancora incontrato un giovane desideroso di mettere completamente la sua vita nelle mani di Atena! Ma puoi star certo, Cavaliere del Toro, che quando lo troverò farò di tutto per insegnargli tutto ciò che è in mio potere!”

 

“Sono certo che sarai un ottimo insegnante, Noesis!” –Intervenne Albione, entrando nella conversazione. –“La tua saggezza è vasta quanto le tue abilità guerriere e non...” –Ma il discorso del Cavaliere di Cefeo rimase a metà, interrotto da un brusco cenno del Toro, il quale zittì tutti, prima di tendere i sensi e socchiudere gli occhi, di fronte agli sguardi semistupefatti dei presenti. Nonostante la sua giovane età, era pur sempre un Cavaliere d’Oro e fu il primo ad avvertire le deboli vibrazioni dello spaziotempo che precedettero l’accendersi impetuoso di cosmi ostili. Quando riaprì gli occhi, avendo chiaro tutto ciò che stava accadendo, incontrò lo sguardo preoccupato ma determinato del fratello, già alzatosi da tavola e lanciatosi avanti, insieme a Niso.

 

“Al Cancello Principale!!!” –Gridò Eurialo, uscendo dalla Seconda Casa, e confermando ciò che il fratello aveva percepito pochi attimi prima. Anche Toro fece per muoversi ma Noesis lo fermò.

 

“Il tuo compito è presiedere la Seconda Casa dello Zodiaco e impedire a qualunque nemico di superarla! Anche a costo di morire!” –Precisò, prima di essere affiancato da Albione.

 

“Ma io… vorrei combattere con voi!!”

 

“Questa non è la tua guerra! Spetta a noi, Cavalieri di Bronzo e d’Argento, la difesa generale del Grande Tempio!” –Gli rispose Albione. –“Voi, i Cavalieri d’Oro, siete l’ultima difesa, l’ultimo baluardo prima di arrivare dal Sacerdote e da Atena! Ricordalo, Cavaliere del Toro!”

 

“Sì!” –Si limitò a rispondere il Cavaliere d’Oro, stringendo i pugni.

 

Albione e Noesis si lanciarono fuori dalla Seconda Casa, seguendo le scie cosmiche dei compagni, lasciando Toro da solo, in piedi accanto all’imbandita tavola, affiancato dall’anziana nonna, la quale gli sfiorò una mano, prima di stringerla tra le proprie, cercando di infondere al nipote coraggio e speranza. Quella stessa speranza di cui lui, Cavaliere d’Oro, avrebbe dovuto farsi portatore.

 

Quando Eurialo e Niso arrivarono nel piazzale retrostante il Cancello Principale, quello che dava a meridione, trovarono i soldati semplici impegnati ad affrontare un buon numero di invasori, che erano riusciti persino ad abbattere il massiccio portone di ferro su cui erano scolpite le ali di Nike.

 

“Non abbattuto!” –Precisò Niso. –“Ma liquefatto!!! Guarda!” –E infatti il portone era crollato a terra, distruggendo anche pezzi di muro, ma sembrava arso su se stesso, completamente divorato da mortifere fiamme che erano arrivate persino a sciogliere il ferro dei cardini e delle rifiniture.

 

“Incredibile!” –Sgranò gli occhi Eurialo, ma l’amico gli diede una botta per incitarlo ad agire.

 

“I nostri soldati hanno bisogno di noi!” .

 

Una cinquantina di guerrieri stavano massacrando i soldati di Atena ed erano tutti simili tra loro, ricoperti da vesti di color verde e oro, che non sembravano armature, ma semplici tuniche protettive in stile egizio, con il copricapo a forma di sfinge. Ciascun soldato reggeva una spada, carica di lucente energia, con la quale stava affrontando e ferendo mortalmente i soldati del Grande Tempio.

 

“Fermatevi, invasori! Non un altro passo vi permetteremo all’interno del Santuario di Atena!” –Esclamò una voce, attirando l’attenzione dei soldati, che si voltarono verso l’alto, scorgendo due figure in piedi su una sporgenza rocciosa, evidentemente due Cavalieri di Atena.

 

Quello sulla destra era grosso e massiccio, ricoperto da una brillante armatura verdastra, dalle argentee rifiniture, simboleggiante un pesce spada, le cui pinne erano affisse ai bracciali della corazza, mentre l’uomo a sinistra, più basso e magro, aveva un’armatura dai colori vivaci, proprio come il variopinto uccello che rappresentava, ed aveva l’elmo a forma di lungo becco colorato; affisse allo schienale due morbide ali scendevano dietro di lui, completando la corazza del Tucano.

 

“Chi siete voi?” –Domandò uno dei guerrieri invasori.

 

“Dovremmo essere noi a porvi tale domanda, non credete?” –Ironizzò Eurialo, prima di presentarsi. –“Eurialo del Dorado, Cavaliere di Bronzo di Atena!”

 

“Ed io sono Niso del Tucano!” –Aggiunse l’amico, prima di puntare il dito contro i soldati invasori. –“E voi pagherete per un simile oltraggio!”

 

“Oh oh oh!” –Risero molti guerrieri, per niente intimoriti dall’arrivo dei due Cavalieri di Bronzo. Alcuni sollevarono le loro spade che immediatamente si caricarono di energia cosmica e produssero un raggio di luce che sfondò la parete rocciosa in cima alla quale si ergevano Eurialo e Niso.

 

“Attento Niso!” –Gridò Eurialo, balzando verso il basso. Ma il ragazzo non si fece sorprendere, aiutandosi con le ali della sua corazza a scivolare verso il basso, sotto forma di un variopinto uccello dal cosmo incandescente. I soldati dalle egizie uniformi cercarono di fermarlo, puntando le loro spade verso l’alto, scagliandogli contro violenti raggi energetici che il ragazzo seppe evitare con abilità, muovendosi ad una velocità maggiore, mentre l’amico veniva in suo aiuto.

 

Eurialo infatti era balzato sui guerrieri, iniziando a tempestarli di pugni e calci, lanciandosi senza tregua su tutti loro, afferrandone un paio con le sue robuste braccia e scaraventandoli contro i loro compari, intimoriti dalla corpulenta mole del Cavaliere di Atena, il quale, infine, decise di smettere di giocare e di espandere il proprio cosmo, spazzandoli via quanto prima. Sfrecciò in mezzo a loro, forte della velocità del suono che gli era propria, ferendoli con rapidi e precisi affondi, facendoli accasciare al suolo uno dopo l’altro, con la tunica distrutta proprio all’altezza del cuore.

 

“Maledetto!” –Gridò uno dei soldati, osservando cadere i propri compagni. –“Cosa hai fatto loro?” –E sollevò la propria spada, proprio mentre Eurialo si voltava verso di lui.

 

“Li ho feriti! Raggiungendoli al cuore con la mia spada!” –Rispose, avanzando a passo deciso.

 

“La tua spada?!” –Ripeté il guerriero, notando che l’uomo non portava alcun’arma. –“Quale?!”

 

“Questa!” –Fu la rapida risposta di Eurialo, che con un balzo si portò di fronte a lui, penetrando il suo cuore con una lama sottile sottile ma altamente precisa e mortale.

 

Oo... ouch...” –Balbettò il guerriero, prima di accasciarsi a terra, in una pozza di sangue. Ma Eurialo non ebbe pace, dovendo fronteggiare immediatamente l’assalto di altri soldati invasori e non potendo correre in aiuto dell’amico, impegnato in battaglia contro numerosi guerrieri.

 

Niso era stato circondato e per quanto fosse veloce in battaglia, più abile rispetto alla media dei Cavalieri di Bronzo, la superiorità numerica degli avversari giocava a suo sfavore, obbligandolo a continui spostamenti, facilitati dall’uso delle ali ma che lo impegnavano in termini di energia fisica.

 

“Spade del sole!!!” –Esclamarono i guerrieri, riunendosi tra loro. –“Irradiate!!!”

 

Un gigantesco raggio di energia rovente saettò nell’aria diretto verso Niso, il quale fu abile a lanciarsi in alto, venendo raggiunto di striscio soltanto all’ala sinistra, ma il colpo lo sbilanciò e lo fece ricadere a terra, obbligandolo a un ardito gioco di arti. Si appoggiò infatti sulla mano destra, piegando il braccio per non schiantare il polso, prima di balzare di nuovo in alto di scatto, buttandosi contro alcuni avversari, travolgendoli. Quindi si voltò verso gli altri, accendendo il suo cosmo, dai variopinti colori, e concentrandolo sull’elmo a forma di becco.

 

“Becco del Tucano!” –Esclamò Niso, mentre l’elmo della sua armatura si caricava di accesi colori, allungandosi a dismisura, proprio come il becco di un tucano, e sfrecciando verso i guerrieri invasori, che furono travolti e scaraventati lontano. Soltanto uno riuscì a raggiungere Niso, che lo notò soltanto quando questi gli era di fronte, con la spada carica di rovente energia distruttrice.

 

“Spada del Sole!” –Gridò il soldato, scagliando un fendente contro il fianco sinistro di Niso, raggiungendo una zona non coperta dall’armatura e facendolo urlare dal dolore.

 

Aaargh!!!” –Gridò Niso, accasciandosi a terra, toccandosi il fianco ferito, da cui sangue subito iniziò a uscire. Ma, per quanto il guerriero sollevasse la spada, per colpirlo di nuovo, non ebbe il tempo per farlo, trapassato da dietro, all’altezza del cuore, da un lungo stiletto simile a una lama stretta e affilata. Sputò, mentre la lama usciva dal suo corpo, prima di accasciarsi a terra, morto.

 

Niso!!!” –Esclamò Eurialo, chinandosi sull’amico. –“Come stai?”

 

Non… preoccuparti!!” –Mormorò Niso, cercando di nascondere il dolore. –“È solo un graffio!”

 

“Io non direi!” –Precisò Eurialo, con preoccupazione.

 

Ma la loro conversazione fu interrotta da un nuovo violento assalto degli ultimi guerrieri invasori rimasti, i quali, riunitisi tra loro, avevano puntato le spade contro i due Cavalieri di Atena, pronti per scagliargli contro la loro violenta energia rovente. Prima che potessero muoversi però furono investiti in pieno da una feroce tempesta di energia cosmica, che scaraventò molti di loro in alto, avvolgendoli tra le sue spire quasi fosse un piccolo ma violento tornado.

 

“Onda d’urto!!!” –Gridò una possente voce, mentre altre due figure travolsero i rimanenti invasori. –“Labirinto Oscuro!” –Esclamò una seconda voce, sferrando un calcio contro alcuni guerrieri.

 

“Ma voi siete...” –Mormorò Eurialo, riconoscendo i tre Cavalieri d’Argento.

 

“Fatevi avanti canaglie e affrontate l’ira di Argetti l’invincibile!” –Tuonò il colosso, affiancato da Dedalus della Mosca e da Orione del Cane Maggiore, intervenuti in aiuto dei due amici.

 

Eurialo! Niso!” –Si avvicinò Orione ai due. –“Siete feriti?”

 

“Io no! Ma Niso… ha una strana ferita sul fianco!” –Esclamò Eurialo, mostrando il corpo sfregiato del giovane amico. Il taglio della Spada del Sole aveva creato una ferita sul fianco del Cavaliere del Tucano, ustionando la sua pelle con forza e violenza, e adesso tale bruciatura sembrava che stesse aumentando ancora, desiderosa di espandersi e divorare il corpo del ragazzo.

 

“Che Atena ci protegga!” –Esclamò Orione, confessando di non aver mai visto una ferita simile.

 

“Devo condurlo immediatamente alle infermerie!” –Affermò Eurialo preoccupato.

 

“Ma nessun dottore è in grado di curare una simile ferita!” –Brontolò Argetti, prima che un’occhiataccia di Orione lo zittisse.

 

Eurialo... temo che Argetti abbia ragione! Soltanto un cosmo potente e curativo, come quello del Grande Sacerdote, può intervenire al meglio!”

 

Mentre i quattro Cavalieri erano intenti a discutere tra loro, un’abbagliante cosmo, caldo come il sole, apparve in mezzo a loro, obbligandoli a tapparsi gli occhi tanta era la magnifica lucentezza che emanava. Una figura dai biondi capelli lucenti sollevò Niso dalle braccia di Eurialo e lo portò via con sé, pregando di poter ancora intervenire per salvare il ragazzo.

 

“Ma cosa?!” –Balbettò Dedalus quando la luce svanì. –“Dov’è andato Niso?”

 

Eurialo sospirò con preoccupazione, prima di cercare con lo sguardo le Case dello Zodiaco, fermandosi sulla sesta, quella della Vergine, e ringraziando il suo custode per il celere intervento.

 

“Possa il Custode della Porta di Ade estirpare il male che ti sta divorando, amico mio!” –Mormorò, prima che il vociare dei soldati del Grande Tempio lo distraesse.

 

Tutti erano in fibrillazione, desiderosi di avere notizie, di sapere chi fossero quegli sconosciuti guerrieri dalle tuniche egizie che li avevano aggrediti, che avevano massacrato ventotto di loro senza lasciargli possibilità alcuna di controbattere, armati di quelle speciali spade in grado di raccogliere la luce solare e scagliarla, sotto forma di rovente energia, contro i loro avversari.

 

“Con una spada simile, persino il peggiore dei nostri soldati sarebbe capace di mettere in difficoltà un Cavaliere!” –Commentò Eurialo, perlustrando lo spiazzo insieme a Orione del Cane Maggiore.

 

I due si chinarono su un gruppo di guerrieri egizi morti, raccogliendo una spada e osservandone la fattura: a prima vista sembrava una normale lama da guerra, dall’impugnatura decorata e ornata di gemme brillanti. Eurialo la puntò avanti a sé, ma non sprigionò alcuna energia, e ritenne che soltanto i legittimi possessori potessero impugnarle e sfruttare appieno le sue caratteristiche. Orione, notando che un soldato era ancora vivo, si piegò su di lui, intimandogli di confessare la verità.

 

“Chi siete? E chi vi ha mandato ad assalire il Tempio di Atena?”

 

Cough... cough…” –Sputò sangue il soldato sconosciuto. –“Soldati del Sole! Portatori di luce e di…” –E più non parlò, lasciando Orione ed Eurialo insoddisfatti.

 

Se fossero stati più attenti, i Cavalieri avrebbero notato una figura ammantata posizionata ai bordi del Cancello Principale, una figura sogghignante che aveva seguito l’intero combattimento tra i soldati egizi e i difensori del Grande Tempio. Di quel tempio che tanto avrebbe voluto abbattere, distruggere, annientare, come gli idealisti Cavalieri, difensori della pace, che vi dimoravano.

 

Come la stupida Divinità appena tornata a nuova vita! Sibilò la figura avvolta in un nero mantello, capace di nascondere le sue virili forme, lasciando intravedere solamente un’oscura armatura, dagli scarlatti riflessi di morte. Avrebbe voluto sbarazzarsi di quei Cavalieri inferiori che stavano cercando di contrastare l’avanzata dei soldati invasori, ma ritenne conveniente non scoprirsi ancora, per non rivelare troppo in fretta le proprie carte. Era opportuno che il suo piano procedesse passo per passo, come lo aveva elaborato in quei mesi oscuri. Il piano che lo avrebbe portato a dominare il mondo. Sogghignò, prima di scomparire dal Grande Tempio.

 

Un’ora più tardi, il Grande Sacerdote di Atena convocò uno straordinario consiglio alla Tredicesima Casa, con lo scopo di riflettere su quanto avvenuto e prendere immediati provvedimenti. Ad esso presero parte Eurialo del Dorado, con il compito di riferire gli eventi verificatisi e le abilità dei loro nemici, e ben quattro Cavalieri d’Oro, alla cui presenza il giovane si sentiva imbarazzato. Per quanto avesse un’età superiore alla loro, e la sua saggezza e la sua forza fisica rasentassero il livello di un Cavaliere d’Argento, il fascino e l’aura dorata che li ammantava era capace di intimidire anche un esperto conversatore quale il fratello del Toro era.

 

“Racconta nuovamente, ti prego, Cavaliere del Dorado, perché grande è il mio desiderio di comprendere a fondo ciò che è accaduto al Cancello Principale quest’oggi!” –Esclamò il Grande Sacerdote, dando ad Eurialo il permesso di narrare lo scontro con i soldati dalle vestigia egizie.

 

I Cavalieri d’Oro riuniti ascoltavano interessati, e a tratti stupefatti, il resoconto di Eurialo, senza interrompere, riflettendo tra loro sull’accaduto. Erano presenti Micene del Sagittario, Shura di Capricorn e Aldebaran del Toro, indossanti le normali cotte da addestramento e non le Armature d’Oro, il cui uso, secondo le leggi del Grande Tempio, doveva essere limitato ai momenti di necessità. Solamente uno la indossava, ascoltando senza troppo interesse il discorso di Eurialo.

 

Appoggiato a una colonna della sala, con le braccia incrociate e un filo d’erba in bocca, il Cavaliere di Cancer aveva già preso la sua decisione. Se l’Egitto ha intenzione di attaccare Atene, allora andrò in Africa a far strage di questi soldatuncoli! Rifletté, sputando il filo d’erba che aveva mangiucchiato. Sono un guerriero e il mio compito è combattere! Che Atena lo voglia… o no!

 

“Tutto questo è incredibile!!!” –Esclamò Micene. –“Per quale motivo dei soldati egiziani hanno assalito il Grande Tempio?! Grande Sacerdote, quali rapporti intercorrono tra Atene e l’Egitto?”

 

“Alcun tipo di rapporto, Micene!” –Rispose l’Oracolo di Atena. –“Da secoli ormai le nostre civiltà hanno preso strade diverse, sviluppando culture e cerimoniali differenti, senza mantenere legami!”

 

“E perché ciò è avvenuto?! Vi furono forse guerre in passato?”

 

“Se anche ve ne sono state, Micene, io non le ricordo!” –Sorrise il Sacerdote. –“Semplicemente ognuno di noi ha avuto i suoi problemi da affrontare e non lo abbiamo fatto tendendoci la mano! Atena e i Cavalieri hanno trascorso secoli a combattere le potenti divinità che volevano conquistare la Terra, facendone un loro feudo: Nettuno per primo mosse guerra ad Atene, presto imitato da Ares, Dio della Guerra, e dal Sovrano dell’Oltretomba, Ade! L’Egitto, dal canto suo, tagliato fuori dalle questioni internazionali, ha avuto i suoi problemi di cui occuparsi, impegnato a trovare un modo per non scomparire, per non dividersi in tante piccole città, ognuna impegnata ad instaurare un proprio culto, un proprio dominio sul ridotto territorio circostante, incapace di mantenere stabili rapporti, di comunicazione e di aiuto reciproco, con le altre! E così nell’Egitto dell’Età medievale e poi moderna sono fioriti luoghi di culto diversi, facenti capo a Divinità diverse, spesso in guerra tra di loro o, molto più semplicemente, e tristemente, disinteressate le une alle altre!”

 

“Capisco! L’Egitto non ha dunque conosciuto uno Zeus? Qualcuno capace di unire tutte le genti e le varie Divinità sotto un unico culto?”

 

“Lo ha avuto, Micene! Ra era lo Zeus egizio! Dio del Sole, creatore e padre dell’Enneade, i nove Dei fondamentali della cosmogonia egizia, Ra regnava sulla Terra tra gli uomini e gli dei. Durante il suo regno conobbe le vicende umane e invecchiò e fu in quel momento che, approfittando della sua debolezza, gli uomini gli si rivoltarono ed egli dovette difendersi inviando il suo occhio per castigarli! Non so se Ra sia ancora sulla Terra o se il suo spirito vaghi in un limbo sconosciuto.”

 

“Credo che questo sia irrilevante!” –Intervenne bruscamente Cancer. –“Che importanza ha sapere se questo spettro è vivo o no? Ciò che a noi dovrebbe importare è conoscere l’ammontare dei nostri avversari, e la dislocazione dei loro eserciti, per preparare un piano d’attacco con cui piegarli!”

 

“Non vedi l’ora di scendere in campo, non è vero Cavaliere di Cancer?!” –Esclamò il Sacerdote.

 

“Perché non dovrei? Non hanno forse, questi bastardi egizi, fatto affronto alla Dea Atena e a voi, Gran Sacerdote, che ne siede l’espressione, attaccando il nostro Tempio e massacrando indiscriminatamente i soldati posti a nostra, e vostra, difesa? Per quale motivo non dovremmo reagire? Siamo o non siamo i Cavalieri di Atena?”

 

“Placa il tuo ardore, Cancer!” –Lo zittì Micene. –“Avrai il tuo momento di gloria in battaglia, se è la guerra ciò che vai cercando!”

 

“Io cerco soltanto una dimostrazione di forza!” –Precisò Cancer. –“Che dimostri a quelle infami carogne africane che Atene non è persa nella nebbia dell’oblio ma ancora una valida potenza! Che le armate della Dea della Giustizia non stanno dormendo nei tempi che furono, ma sono ancora vive, più energiche e vitali che mai, e pronte ad affrontare qualsiasi nemico si pari loro di fronte!”

 

Cancer non ha tutti i torti, Grande Sacerdote!” –Esclamò Toro. –“Non che io cerchi la guerra, ma non credo che rimanere inerti ad attendere un nuovo attacco di questo fantomatico nemico, egizio o meno, sia la soluzione migliore! Dobbiamo pensare anche ai nostri soldati semplici e alle numerose persone che vivono all’interno del Grande Tempio! Un nuovo assalto potrebbe esporli al pericolo!”

 

“Concordo in pieno, Cavaliere del Toro!” –Esclamò il Sacerdote. –“Ed è per questo che ho deciso di inviare un’ambasciata in Egitto, col compito di recepire notizie su ciò che sta accadendo in quei torridi luoghi!”

 

“Un’ambasciata?!” –Sgranò gli occhi Cancer, deluso dalla decisione del Sacerdote. –“Ma mio Signore… non crede che sarebbe il caso di armare l’esercito?”

 

“E tu non crederai che l’esercito non sia pronto, Cancer?!”

 

Cos’altro ho fatto per tutti questi duecento anni? Si domandò Shin, lasciando vagare la mente all’indietro. Addestrare Cavalieri che a loro volta ne hanno addestrati altri, e così via, fino a giungere ad oggi, all’anno 1973, così vicino alla fine… così vicino… ad una nuova Guerra Sacra!

 

“Chi si recherà in Egitto, mio Signore?” –La voce squillante di Micene lo rubò ai suoi pensieri.

 

Uhm…” –Il Grande Sacerdote ci rifletté per un momento, ma prima che potesse rispondere una nuova voce proveniente dall’ingresso del salone si interpose alle altre, facendo voltare i presenti.

 

“Inviate me, Grande Sacerdote!” –Ricoperto dalla sua scintillante armatura dorata, un ragazzo dal volto fiero e dai lunghi capelli blu stava camminando sul tappeto rosso della Sala del Grande Sacerdote, dirigendosi verso di loro: il suo nome era Gemini, Cavaliere d’Oro della Terza Casa.

 

“Perdonate il mio ardire, Celebrante di Atena!” –Esordì, inginocchiandosi di fronte all’uomo mascherato. –“Ma grande è il mio desiderio di servire la Dea, e sarebbe per me un onore, oltre che un piacere, mettere la mia esperienza, sicuramente superiore rispetto a quella dei miei parigrado di recente investiti del titolo, e la mia abilità al servizio della giustizia!”

 

“E sia dunque, Cavaliere di Gemini! Sarai il mio ambasciatore in Egitto! Alzati e ascolta le mie parole!”

 

Che non abbia a pentirmene! Mormorò Shin, senza capire neppure lui perché. Cosa aveva Gemini da rendere inquieto persino lui, il Grande Sacerdote di Atena? Cosa covava nel cuore quell’uomo amato da tutti per la sua purezza, per la sua nobiltà d’animo, per la sua generosità al punto che molti lo consideravano candidato ideale a succedere all’attuale Celebrante di Atena?!

 

“Ti recherai in Egitto, a Tebe, con il compito di scoprire cosa sta accadendo, e le motivazioni che hanno spinto Ra, o chi comanda attualmente, ad attaccarci senza motivazione né preavviso alcuno!”

 

“Sì, mio Signore!” –Rispose Gemini, rialzandosi lentamente, fiero dell’incarico ricevuto.

 

“Ma non andrai da solo!” –Continuò il Sacerdote, voltandosi verso il Cavaliere rimasto finora in silenzio. –“Capricorn verrà con te! Chissà che un po’ d’azione non serva a renderlo meno schivo!”

 

“Come desidera, Grande Sacerdote!” –Esclamò Capricorn, inginocchiandosi.

 

“Conto molto su di voi!” –Aggiunse il Sacerdote, mentre i vari Cavalieri si prepararono per allontanarsi e tornare alle loro abitazioni. –“Non deludetemi!”

 

“Non preoccupatevi! Faremo del nostro meglio per evitare ogni conflitto con l’Egitto o con chiunque altro voglia attentare all’equilibrio cui Atena aspira!” –Esclamò Gemini, e quell’ultima frase fece venire il voltastomaco a Cancer, che se ne andò indignato e disgustato, presto seguito da Toro e Eurialo, quest’ultimo preoccupato per le sorti dell’amico ferito.

 

Anche Micene, Gemini e Capricorn si mossero per lasciare il Tredicesimo Tempio, quando la voce anziana, ma solenne, del Grande Sacerdote richiamò i primi due.

 

“Restate ancora un poco, vi prego!” –Esclamò Shin. –“Perché un importante annuncio ho da farvi!”

 

Capricorn non disse niente, limitandosi a uscire dalla Sala del Trono, ben consapevole dell’unico motivo che potesse spingere il Sacerdote a convocare insieme i due maggiori Cavalieri d’Oro. La scelta del suo successore, da effettuarsi tra uno dei due.

 

   
 
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