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Autore: PinkyCCh    11/01/2014    15 recensioni
Cosa può accadere se un contratto stipulato anni prima da due nonni un po' pazzi, venisse fuori?
E se questo contratto implicasse un matrimonio combinato tra due ragazzi?
E se il ragazzo fosse uno stronzo cuore di ghiaccio ?
E se la ragazza invece fosse dolce e tranquilla, innamorata dello stereotipo del principe azzurro?
E se una fidanzata gelosa mettesse il proprio zampino?
Riusciranno Shin e Yamashita ad amarsi? O il destino vincerà?
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Universitario
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- Questa storia fa parte della serie 'Ice heart - cuore di ghiaccio'
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Nota autore: Salve ragazzi!
Ho scritto e rivisto questo capitolo con una canzone fissa. Vi posto il link della canzone in questione, poiché è un po' la colonna sonora di questo epilogo. Spero che l'ascolterete durante la lettura e mi diciate cosa ne pensate.
Detto questo...buona lettura ragazz*!



 


- Fine di una storia? -







Era passato un mese dal giorno in cui io e Shin diventammo una coppia a tutti gli effetti.
Un mese che aveva stravolto la vita di entrambi.
Per un mese avevamo dovuto tenere nascosta la nostra relazione poiché Ayumi era sempre in agguato ed a Micheal non avevo ancora trovato il coraggio di parlare.
Era una situazione assurda. Nonostante fossi  la legittima fidanzata di Shin mi sentivo un’amante. Costretta a ritagliarmi dei momenti da sola con lui, a notte inoltrata quando il resto del mondo ormai dormiva.
Era una situazione umiliante, eppure non demordevo. Lui, Shin, era mio. Dovevo lottare con tutte le mie forze per far sì che rimanesse tale.
 
Eravamo seduti sulla panchina del parco vicino casa, nostra meta fissa ormai. I tiepidi raggi solari di fine ottobre facevano risaltare la pelle candida di Shin, facendolo apparire ancora più bello se possibile.
Era perfetto in ogni suo singolo movimento o gesto.

“Ehi, Yama, tutto ok?” richiamò la mia attenzione Shin.

Colta alla sprovvista, mi girai di scatto incatenando i miei occhi nei suoi.
Erano sempre stati così profondi? Erano sempre state delle pozze di cioccolato fuso?
In quel momento, sentii il click del cervello spegnersi.
Era gnocco, ed era mio. Tutto mio.
Annuii timidamente accocolandomi di più tra le sue braccia, sempre forti e pronte ad accogliermi.

“Shin ho paura che se qualcuno scoprisse cosa c’è tra di noi, tutto questo possa finire. “ semplice e diretta.
“Nessuno riuscirà a dividerci. Non lo permetterò mai più. Ah, vedi di mollare quel coglione di Shooter.” Sbuffò Shin stringendomi ulteriormente a se.
 
In quel mese avevo trovato mille e una scusa pur di non vederle Micheal o di limitare le nostre uscite.
In quel mese ne erano successe di cose.
Da dove iniziare a ricordare tutti gli avvenimenti?
Ah sì, dalla nostra partenza direi.
Gli unici a sapere del soggiorno di Shin a casa mia erano Kyle, Hiroshi ed il signor Seiki, ovviamente.
Una volta arrivati in Giappone, Shin ed io avevamo cercato tutti i modi possibili per lasciare una Ayumi incinta e uno Shooter geloso ed innamorato, e purtroppo da vigliacchi quali eravamo, non eravamo riusciti a portare a termine i punti prefissati. Così ci eravamo ritrovati a fare i fidanzati-amanti. Era una situazione frustrante, eppure in quel momento ci era sembrata l’unica soluzione possibile.
E così fra uscite forzate ed inevitabili con i rispettivi “fidanzati” e incontri clandestini tra di noi, quel mese era passato. E senza rendercene conto mancavano poco meno di tre mesi alle nostre nozze.
Non sapevamo come risolvere la situazione.
Lui aveva Ayumi che aspettava un bambino e doveva prendersene cura. Lui doveva prendersi le sue responsabilità. Lui doveva sposare me.
Quella situazione, però, in fondo, mi stava distruggendo. Kaname non faceva altro che consigliarmi di vivermi il momento e di far scegliere semplicemente a Shin. Ma lui l’aveva già fatto, aveva scelto me.
Ma io? Io potevo accettare un bambino che non fosse il mio? Potevo accettare che Shin avesse un legame così indissolubile con quell’arpia? Poteva sopportare?
La risposta era semplice: NO.
Io non ero il tipo di persona altruista. Non ero quel tipo di persona che accettava tutto incondizionatamente. Io ero una fottuta egoista o almeno con Shin lo ero. Lo volevo soltanto mio. Non volevo che quel bambino me lo portasse via. Non volevo avere sempre paura che tra noi potesse finire. Lo so, ero una fottuta bastarda un altro al mio posto come si sarebbe comportato? Non c’era un manuale di sopravvivenza per chi viveva una situazione come la nostra.
Rodevo di gelosia, ecco tutto.
 
“Terra chiama Yamashita! Pronto? Pronto? Ci sei?” Shin continuava a sbracciarsi d’avanti al mio viso.
“Oh? Eh? Ah sì, scusami amore, ero sovrappensiero. Scusami.” Risposi furtivamente.
“A cosa pensavi?” domandò divertito il mio ragazzo.
“Nulla d’importante. Solo una ricerca che devo fare con Kaname. “ bugiarda.
“Uhm – innalzando un sopracciglio-  sarà…allora ti lascio andare da lei. Ok?” disse poi schioccandomi un bacio a fior di labbra.

Annuii con vigore,per poi alzarmi di tutta fretta e dirigermi verso casa di Kaname.
 
 




“Kaname! Kaname, aprimi! Sono Yamashita!” urlai.

Ero fuori casa di casa da dieci interminabili minuti. Perché diamine non rispondeva? Che le fosse successo qualcosa?
Mossa dalla preoccupazione girai l’angolo di casa e scavalcai il muretto che circondava l’edificio. Mi ritrovai nel giardino, esattamente sotto la finestra della mia amica.
Mi arrampicai stile scimmia sull’albero che si trovava in giardino, cercando di arrivare all’altezza della finestra per vedere se almeno era in casa.
Forse avrei fatto meglio a starmene ferma. La visione che mi si parò d’avanti  fu davvero shoccante.
Kaname seduta a cavalcioni sopra…Shane.


Shane? Shane?


L’amico di Shin?
Uno dei membri della rosa?
Ma cosa mi ero persa?
Purtroppo non sono mai stata brava a fare gli appostamenti ed agitandomi un po’ troppo, caddi dall’albero  sbattendo di schiena sulla terra.

“Dio che male. Dannazione. “imprecai a gran voce.
 
“Oddio, chi è...” le parole morirono nella gola secca della mia migliore amica. Era spaventata e terrorizzata.

Mi rialzai a fatica e tutta dolorante.

“Credo di essermi persa qualcosa, ragazzi. “ dissi ironica.
“Ehm...Yama..ascolta non è…” balbettò Shane.

Non diedi il temo a Shane di finire la frase perché lo precedetti.

“Ragazzi va tutto bene, non dovete mica darmi spiegazioni. Anzi sono contentissima per voi!” E in fondo lo ero. Diamine, la mia migliore amica si era fidanzata con uno gnocco.

Ma io, dov’ero? Dov’ero mentre lei si innamorava? Perché non mi aveva mai detto nulla? Ero una pessima amica.

“Ehm...forse dovrei andare.-.meglio lasciarvi sole.”  Shane si dileguò, lasciandomi sola con i miei sensi di colpa e la mia migliore amica.
“Yama, avrei voluto dirtelo..però…”
“Però ero troppo presa da me stessa per rendermi conto che anche tu ti stavi innamorando e che avevi bisogno di sostegno. Mi dispiace. Sono stata un’egoista del cazzo Kaname. “ conclusi buttandomi sopra Kaname, stringendola in un abbraccio da mozzare il fiato.
“Scema, la tua situazione è più complicata e difficile della mia.” Mi consolò Kaname accarezzandomi la testa.

Oddio, sapevo che dovevo raccontarle tutto. Glielo dovevo.
E così feci. Le raccontai del mio ultimo mese con Shin e di Shooter che avrei dovuto lasciare al più presto.
 
 
 
 
 
 


15 novembre



Mancava un mese e dieci giorni al mio matrimonio con Shin.
Le cose tra noi non erano cambiate, eccetto per il fatto che avevo lasciato Micheal venti giorni prima.
Ovviamente non l’aveva presa bene in un primo momento, giurando vendetta a Shin, ma poi qualche giorno dopo si presentò sotto casa chiedendomi perdono e dicendo che mi augurava ogni felicità possibile.
Ora era rimasta solo Ayumi da sistemare, ma questo toccava a Shin.  Era una questione privata, la loro ed io non potevo farne parte, non ancora almeno.
 
Ero in camera mia intenta a girovagare per il web cercando una qualche idea per un abito da sposa decente ed alla moda. Ad un tratto sentii un bussare incessante alla porta.

“Avanti! “ urlai.
“Ehi, piccola.” Salutò



Oddio Hiroshi.



Da quanto non lo vedevo? Non riuscivamo quasi mai a trovarci per i vari impegni che ci risucchiavano intere giornate.

“Ehi tesoro, che succede?” esordii, guardandolo attentamente,
“Niente  – fece spallucce-sono venuto a salutarti cognatina adorata.”

Inarcai un sopracciglio. C’era qualcosa che non andava.

“Sputa il rospo.” Sbottai.

Era nervoso ed impacciato.  Lo vidi grattarsi la nuca con la mano sinistra quasi a voler smorzare la tensione che lo attanagliava.

“Ecco, vedi, sto per partire.” Sputò ad un tratto Hiroshi, distogliendo lo sguardo.
“P-partire? E dove vai..?” Sgranai gli occhi sbigottita.
“Mi hanno offerto di fare tirocinio a New York, sai com’è…è un’ottima occasione. Ho deciso di accettare senza ripensamenti.”

Avrei dovuto essere felice, vero? Ed infatti lo ero.
Gli saltai al collo lasciandogli innumerevoli baci sulla guancia, sulla fronte e di nuovo sulla guancia.

“Oddio, non sai come sono felice e soddisfatta di te! Complimenti Hiroshi! Complimenti!” gridai dalla felicità.
“Ok,ok…ma adesso mollami!-disse allontana domi con forza da lui – ah...non credi di dovermi dire qualcosa, TU?” disse guardandomi attentamente.
“Chi? Io?” dissi indicandomi con l’indice della mano destra.

Lui annuì convinto.

“E sentiamo di grazia, su cosa? “ripresi.
“Uhm vediamo, forse del fatto che tu e mio fratello state insieme?” disse socchiudendo gli occhi e sbuffando,

Deglutii faticosamente e nervosamente e chinai il capo vergognosamente.
Ma cavolo, mica era un reato amare il proprio fidanzato, giusto?
Giusto?

“Sì. – sospirai – stiamo insieme per davvero però c’è Ayumi, il bambino..insomma un casino.”
“Ma vi sposerete a breve.”incalzò lui.
“Oh grazie, non lo sapevo.” Alzai gli occhi al cielo, esausta.
“Yama non potete andare avanti così. Presto o tardi la questione “Ayumi” – mimò le virgolette- verrà fuori e sia mio padre che i tuoi lo verranno a sapere, cosa credi che accadrà allora?”
“Non lo so e non lo voglio sapere. Voglio solo godermi tutta questa felicità che mi ha invasa. È così sbagliato?” conclusi, andandomi a sedere sul mio enorme letto.
“No che non lo è, ma è sbagliato il modo in cui ti costringi a vivere questa felicità. Non è una cosa sana. Ti distruggerà Yama. Devi rimboccarti le maniche e combattere.” Mi fulminò con lo sguardo Hiroshi.
“Sono stanca di combattere. Mi accontento di quello che ho. In fondo ora Shin è mio, no? Non pretendo nient’altro. Il resto spetta a lui. Io ho già fatto il mio.”
Risposi freddamente.
“Stupida, perderai tutto continuando così.” Urlò Hiroshi guardandomi truce.

Aveva maledettamente ragione ed io lo sapevo. Sapevo che avrei perso tutto non combattendo.
Ma che potevo farci? In un modo o nell’altro avrei perso. Combattendo o no.
E per quello che potevo, volevo godermi Shin e la felicità che mi dava, anche se per poco.
Era così sbagliato?
 
 
 
 
 
17 novembre


Hiroshi era partito da meno di 24 ore e in casa si sentiva  già la sua mancanza.
Il signor Seiki, come suo solito, era partito per un lungo viaggio di lavoro che l’avrebbe tenuto lontano da casa sino alla data del matrimonio.
Shin come al solito era fuori con La rosa. Ed io?
Io ero sola, nel salotto, persa nei miei pensieri più oscuri ed inconfessabili.
Ero confusa, punto.
Fui ridestata dai miei pensieri, dal rumore incessante del campanello.

“E adesso chi diavolo è? “imprecai nervosa.

Mi diressi verso la porta, strascicando i piedi stancamente.

“Si? Chi è?” chiesi.
“Aprimi immediatamente.”


Oh cazzo.


“Ehi...che ci fai qui? “ tirai il viso in una smorfia che voleva sembrare un sorriso.
“Me lo chiedi? Ti scopi il mio ragazzo, il padre del mio bambino e me lo chiedi?!” urlò Ayumi.


Ecco appunto.


“Ayumi ascolta..io..” Non ebbi il tempo di finire la frase, che mi ritrovai il segno di cinque dita spalmate in faccia.


Mi ha schiaffeggiata. Cazzo.


“Lascialo in pace. –sibilò Ayumi a denti stretti – non capisci che io e lui ora siamo una famiglia? Dannazione!  Manda a puttane questo stupido matrimonio! Cazzo Yamashita, mi avevi promesso che non me l’avresti mai portato via! Come hai potuto!” urlò ancora Ayumi.
Fu un attimo. Vidi Ayumi avvinghiarsi a me stringendo dei pezzi di stoffa della mia maglietta tra le sue esili mani. Tremava dai singhiozzi che le morivano in gola.

Mi faceva pena. Stava soffrendo e la colpa era solo la mia.
Ma potevo io, rinunciare alla felicità dopo tutto quello che avevo passato in quell’ultimo anno?

“Ti prego…ti prego Yamashita, non portarmelo via.” Implorò Ayumi in lacrime.
 

Ecco e adesso?


Le suppliche, erano sempre state il mio punto debole.

“Ma..io lo amo…” cercai di giustificarmi.
“Lo amo anch’io. – poi passandosi una mano sul ventre aggiunse- tocca qui… – prese la mia mano e la posò sulla sua pancia. – qui dentro c’è il frutto del nostro amore.”
 
Fottuta.
Ero dannatamente fottuta.
Punto.
 
 
 
 
 
Al tocco della mia mano sul suo ventre indietreggiai quasi scottata.
Pensare che lì dentro c’era il frutto del loro amore, mi schifava.
Pensare che loro due avevano fatto l’amore mi schifava.
Pensare che lui fosse entrato in lei, mi schifava.
Pensare che lui dopo, fosse entrato in me, mi schifava.
Lui era mio, eppure lei lo aveva posseduto.
Forse, lui, non era mai stato mio.
Perché Dio mi odiava così tanto?
Perché prima mi donava felicità e poi me la toglieva?
Cosa avevo fatto di male?

“Yamashita,ti prego...esci dalla sua, dalla nostra, vita. Noi ora siamo una famiglia. Rinuncia a questo assurdo matrimonio. Sai benissimo che io e lui siamo destinati a stare insieme e questa creatura -toccandosi il ventre- ne è la prova.”
“Ayumi, io…”ero senza parole. Ecco cos’ero. Mi sentivo in trappola.

Ayumi scosse la testa.

“Yamashita non dire nulla. Dimmi solo che andrai via. Che ci lascerai in pace. Che tutto tornerà come prima. Prima del tuo arrivo.” Mi supplicò.
 

Cosa avrei dovuto fare?
Sparire ed accettare tutto, come avevo sempre fatto? O restare e combattere per me e Shin?


Perché tutte a me?


Non risposi alla preghiera di Ayumi. Mi limitai a chiuderle la porta in faccia ed accasciarmi, distrutta, per terra con le spalle contro la porta.

“Cosa devo fare? “ dissi prendendomi la testa tra le mie esili mani.

Ero persa, confusa e vuota.
Ero sola.
Lo avevo ammesso.
Ero sola con me stessa.
 
 
 
 
 
18 dicembre



Era passato un mese da quell’incontro con Ayumi di cui non ne avevo fatto parole con nessuno.
Nessuno sapeva di quella mia chiacchierata con la strega. E nessuno doveva saperlo.
In quel mese avevo preso in considerazione ogni tipo di decisione possibile, ma mai nessuna che mi appagasse completamente.
In più, alla confusione ed alla solitudine, si era aggiunto il mio stato fisico pessimo.
Nell’ultimo periodo avevo avuto continui capogiri, dovuti allo stress pre-matrimonio ed Ayumi che continuava ad assillarmi.
Non mangiavo quasi più, il sonno ormai era andato perduto da tempo. Ero davvero ridotta ad uno straccio. Avevo delle occhiaie da far concorrenza alle borse di Mary Poppins.
 
“Signorina Michiyo?” mi chiamò Sana.
“Uhm? Dimmi Sana.”
“Ecco, dovrebbe scendere un attimo giù nel salone, c’è la signora delle bomboniere. Dovrebbe scegliere quella che le piace di più.” M’informò gentilmente Sana.
“Uh fa un po’ tu. Non importa. “ dissi liquidandola con un gesto della mano.
“Signorina si sente bene? Ha un’aria strana.”
“No, a dire il vero no. Vomito da stamattina.” Risposi stancamente.
“Chiamo il dottore?” domandò.
“No tranquilla, sarà una banale influenza.” Risposi stufa.

Però il viso sospettoso della mia dama di compagnia non mi rilassava affatto.

“C’è qualcosa che non va?” sbottai.
“Signorina per caso ha nausee?”
“Sì, e allora?” dove voleva arrivare?
“Ha un ritardo con il ciclo mestruale?” indagò ancora.
“Cosa? No no credo, aspetta…- dissi avvicinandomi alla mia scrivania e prendendo il mio diario – oh cazzo...sì. Due settimane… oh no. Aspetta. No no no no non vorrai intendere che sono incinta?!” squittii in preda al panico.
“Potrebbe essere signorina. Potrebbe essere.” Disse con il suo solito sorrisino indiscreto.


Cazzo. Ed ora?


“Signorina forse dovrebbe fare un test di gravidanza, non crede?”
“Sì, credo anch’io Sana. – dissi posando una mano sul mio ventre. – senti, potresti…”
“Vado subito a comprarlo.” Tagliò corto Sana.
“Non dire nulla a Shin.” Sussurrai.
“Come desidera. “ ed uscì dalla mia stanza, lasciandomi sprofondare nella desolazione più totale.


Sono fottuta.
Se sono incinta? Come farò? Cazzo. Devo chiamare Kaname. Subito.
 
La mia amica si precipitò letteralmente a casa Seiki.

“Tesoro mio..-disse abbracciandomi – come stai?”
“Male, come vuoi che stia? Che farò se sono..oddio non riesco neanche a dirlo.” Dissi tra le lacrime.
“Nulla! È una cosa bellissima. Bellissima cazzo. Avrete un bimbo insieme!”

La faceva facile lei.
Qualcuno bussò alla mia porta.

“Signorina..- ecco il momento della verità – ecco a lei “ disse Sana porgendomi il pacchettino.
 “Forza piccola Yamashita, puoi farcela. “ M’incoraggiò Kaname.

Annuii ed entrai in bagno. Seguii alla lettere le istruzioni del test.
Attendemmo sedute l’esito del test, con i palpiti cardiaci a mille.

“Sono passati i dieci minuti. “ mi avvisò Sana.

Annuii e mi diressi nuovamente in bagno.

“Oh cazzo.” Imprecai.
“Allora?”Dissero all’unisono Kaname e Sana.
“È...è positivo. “ risposi atona.


E adesso?


“Oddio che bello! “ dissero entrambe le mie “amiche”, abbracciandomi.
“Sì..che bello” dissi in un sussurro flebile.

Ora sarebbe iniziata la parte più difficile.

“Ragazze vi prego scusatemi, ma vorrei restare sola per un po’.” Dissi abbassando la testa.
“Ok, noi siamo di là se dovessi aver bisogno.” Rispose Kaname sorridendomi gentilmente.
 
 


 
24 dicembre


Da quel dannato 18 dicembre mi ero chiusa in me stessa. A Shin non avevo detto ancora nulla della mia gravidanza ed avevo implorato Kaname e Sana di fare altrettanto.
Avevo preso una decisione, avevo deciso sul mio futuro.
Avrei tenuto il mio bambino a qualunque costo.
E quel costo era abbandonare tutto e tutti.
Abbandonare la mia vita a Tokyo.
Mancavano meno di 24 ore al mio matrimonio ed io ero nella mia stanza a preparare le valigie.
Con Shin ero diventata sempre più fredda, ogni giorno di più. Volevo che mi odiasse, ma sembrava non andare bene. Lui mi amava sempre di più.
Avevo scritto una lettera da lasciargli. Una a lui ed una a Kaname. Lo dovevo ad entrambi. Loro, lì, erano stati la mia famiglia.
Sarebbe andato tutto bene, vero?
Avevo un’ultima cosa da fare prima di andare via.
Chiamare Ayumi.
 
 
Sentii bussare alla porta della mia stanza. Mugugnai un “avanti” e fece il suo ingresso la str...ehm Ayumi.

“Ciao.” Mi salutò.
“Ciao a te “ risposi fredda.
“Cosa vuoi, eh?” rispose acida Ayumi.
“Prima di attaccarmi, siediti ed ascolta.” La intimai.

La vidi curiosare con lo sguardo nella mia stanza soffermandosi sulle mie valigie.

“Parti?”

Feci un segno di assenso con la testa.

“Torno a casa.” Risposi atona.
“Davvero?” rispose allegramente.
“Sì, hai vinto.”
“Hai preso la decisione più giusta.” Sentenziò, creando in me un moto di rabbia.


Malefica.


“Devi farmi un favore però.” Incalzai.
“Ovvero?” rispose inarcando un sopracciglio.
“Vedi lì? – dissi indicando l’armadio – lì c’è l’abito da sposa. L’ho preso con le tue misure. Prendilo. Presentati domani in chiesa e sposalo.“

Dio solo sa quanto mi costarono quelle parole.
Dio solo sa.

“Dici sul serio?” squittì la stronza.
“Sì certo… tranquilla è tutto pronto. Lui sarà tuo. Ora prendilo e va a farti bella. “dissi accennando ad un sorriso malinconico.

Mi si avvicinò e mi abbracciò baciandomi la guancia.

“Grazie. “ed uscì dalla mia stanza per sempre.
 
 
 
25 dicembre – Mattina di Natale. Ore 4.30
 
Casa Seiki era ancora nel pieno sonno, ed io, con le mie valigie, ero scesa in giardino aspettando il taxi che mi avrebbe condotta all’aeroporto.
Arrivò alle 4.45 del mattino puntuale. Salii e partii, lasciandomi dietro l’amore e la felicità che quel posto mi aveva saputo donare.
Se mi fossi soffermata a pensare o indugiare ulteriormente, avrei rischiato di prendere in considerazione l’idea di non partire più ed io non potevo permettermelo.
Avevo lasciato la lettera destinata a Shin sul tavolo da pranzo, dove da un anno, facevamo colazione insieme.  Avevo lasciato il mio cuore in quella lettera.
 
Ore 6.30
Shin doveva essersi già alzato. Aveva letto la lettera? La sua reazione?
Ero all’imbarco del Gate aspettando il mio turno per il check-in.
Mai mi era sembrato così angosciante l’attesa.
 
 



POV NARRATORE ESTERNO
Casa Seiki ore 6.33
Shin si era appena svegliato, scendendo le scale dell’enorme villa. La casa sembrava immersa in un sonno profondo. Tutto taceva.
Ad attenderlo c’era una Sana alquanto titubante e spaventata. In mano teneva, tremante, una busta.
Appena ebbe sceso l’ultimo scalino, la donna gli porse la busta.

“Tenga è per lei.” Balbettò Sana porgendo la lettera a Shin.

Qualcosa in Shin sembrò sgretolarsi. Conosceva quella scrittura e la paura di leggerne il testo, lo bloccava.
 

Per il mio Shin.

Shin aprii titubante la lettera. Aveva un brutto presentimento.

Shin perdonami. So che ti sembrerò una bastarda ma credimi, era l’unica soluzione possibile.
Con te  ho passato i momenti migliori e peggiori della mia vita. Mi hai fatta tornare ad amare. Hai innaffiato giorno per giorno quel terreno arido che era diventato il mio cuore. Con te mi sono sentita nuovamente viva, eppure qualcosa mancava.
Il tuo amore.
Il tuo cuore è sempre stato occupato da un’altra persona, che nonostante tutto, ti ama profondamente e che non merita un simile trattamento da parte tua.
In grembo porta il frutto del vostro amore. Non sarebbe giusto abbandonarla così. Non per una come me.
Va da lei, sposa lei, vivi con e per lei. Vivi con lei le gioie ed i dolori di essere genitori.
Il vostro amore è puro.
Combatti per lei.
Perdonami, se puoi.
Oggi sull’altare, ad attenderti, non ci sarò io, ma lei.
Non scappare, non fuggire.
Va, prendila ed amala.
Pensa a voi.
Pensa a lui.
Amali.
Tua e per sempre
Yamashita.
 
 
“Ma…che cazzo significa? Sana? Sana che significa tutto questo?” sbraitò Shin in preda al panico.

La donna non rispose, si limitò a piangere. A piangere per il dolore della sua padrona. A piangere per il sacrificio della sua padrona.
Cosa si può fare quando la donna della tua vita sacrifica se stessa per un amore fasullo? Per un valore che messo a confronto con un amore come quello, impallidiva?
Cosa di può fare quando senti il tuo cuore andare in frantumi e vedi la felicità dissolversi?
Cosa si può fare quando provi quel senso di abbandono e non sai come porvi rimedio?

“Io..non riesco a capire…era tutto perfetto.” Singhiozzò Shin passandosi una mano tra i capelli scompigliati.
Sana si avvicinò al suo padrone poggiando la sua esile mano sulla sua spalla tremante.
“Non sempre la perfezione è la cosa giusta signorino. Molte volte la vita ci costringe a prendere una decisione importante. Anche se non è quella che vorremmo realmente e la signorina Yamashita, l’ha fatta.” Disse Sana iniziando a piangere.
“Sana, noi ci amiamo..” sussurrò Shin.
“Lo so, lo so. Ma forse per la signorina Yamashita la felicità della signorina Ayumi e del bimbo sta davvero a cuore.”
“Mi sento..”
“Solo?” incalzò Sana.

Il ragazzo annuii.

Era veramente solo.

“Cosa intende fare?” domandò titubante la donna.
“Fare la cosa giusta” sorrise amaro.
“Ovvero?” insistette la donna.
“Prendermi le mie responsabilità. Rispose freddo il ragazzo.
 
 
 
POV YAMASHITA


Ore 9.30
Aeroporto di Tokyo

La voce metallica che annunciava il volo Tokyo – Bari era snervante, quasi surreale.
Me ne stavo seduta lì, su quelle panchine scomode, pronta a salire su quell’aereo che mi avrebbe riportata alla realtà.

“Ultima chiamata per il volo Tokyo – Bari. I signori passeggeri sono pregati di recarsi nelle loro postazioni. Grazie.” Una voce metallica si propagò nell’aria.

Raccolsi le mie cose e mi apprestai ad imbarcarmi, pronta a lasciarmi dietro tutti i miei ripensamenti.
Pronta ad intraprendere una nuova avventura.
Questa volta da sola.
 
 
 
 
POV NARRATTORE ESTERNO
 
Cattedrale di Tokyo
Uno Shin nervoso  attendeva una sposa sull’altare.
Le porte della Cattedrale si aprirono e fece il suo ingresso una maestosa e bellissima Ayumi con un abito bianco.
La marcia nuziale partì ed Ayumi iniziò il suo percorso che l’avrebbe condotta, finalmente, dal suo amato.
Arrivò dinnanzi a Shin, il quale porse la sua mano, che lei prontamente afferrò.
La funzione religiosa iniziò.
Shin per quanto cercasse di reprimere il senso di nausea che l’aveva invase, non poteva fingere che tutta quella situazione era assurda. La donna al suo fianco non era la persona che amava. Non era la donna della sua vita.
Aveva sbagliato tutto sin dall’inizio. Se solo avesse messo da parte l’orgoglio tempo prima, probabilmente al suo fianco ci sarebbe stata Yamashita e non Ayumi.
Aveva giurato di prendersi le proprie responsabilità ma in quel momento si rese conto che gli era costata la felicità.
Mai avrebbe amato Ayumi, mai sarebbe stata la donna alla quale avrebbe pensato giorno e notte.
Mai avrebbe permesso a quella strega di prendere il posto di Yamashita nel suo cuore.
Quanto era stato stupido?
Avrebbe dovuto inseguire Yamashita ed invece da povero codardo bastardo qual’era, si era limitato a presentarsi in chiesa e fare il bravo ragazzo.
Aveva sbagliato tempistica. Avrebbe dovuto comportarsi da bravo ragazzo prima e non in quel momento che tutto era vano.
Shin fu ridestato dai suoi tristi pensieri dalla voce del prete che pose la fatidica domanda.

“Vuoi tu Shin Seiki prendere come tua sposa la qui presente Ayumi in salute ed in malattia, finché morte non vi separi?
 
“Sì. Lo voglio.”
 
 
 
 
E così, mentre un aereo partiva, portando con se il dolore di Yamashita, in quella cattedrale veniva commesso un omicidio.
L’omicidio dell’amore più puro e forte, quello di Yamashita e Shin.
 
Shin e Yamashita non sarebbero più stati un insieme, ma solo una divisione.
 
 
 
 
 
 
 
18 anni dopo…
Mamma, mamma...uffa! Ma è un’occasione unica! Una borsa di studio per Tokyo! Tutta spesata!" urlò la ragazzina cercando di convincere la madre.

La donna, intenta a cucinare, si girò verso la figlia con un viso contrariato.

“No. Ti ho detto no, Sheena. Tu non andrai mai a Tokyo.” Sbottò Yamashita contrariata.
 
 
 
 *****************************************************
Ed eccoci giunti alla fine di quest’avventura.
Pensandoci mi sale un magone.
Vi ringrazio di cuore, davvero, per avermi seguita.
Vi ringrazio per le vostre splendide recensioni che mi hanno regalato sorrisi ed emozioni.
E vi ringrazio anche a nome di tutti i personaggi.
Arigato minna!



 
   
 
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