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Autore: yllel    11/01/2014    7 recensioni
Dal testo:
[“Non mi stai ascoltando!” esclama lui, quasi spazientito. Lei scuote la testa decisa, anche se e’ sempre piu’ spaventata da quello che sta sentendo.
“Invece si, ho capito. Ti serve un contatto” replica.
Lui la fissa intensamente negli occhi.
“No. Non mi serve un contatto. Mi serve un collegamento”]
E’ cosi che e’ cominciata e a volte e’ stato difficile.
Ma ora, e’ ancora piu’ difficile.
E forse non ne vale piu’ neanche la pena.
Il seguito di “Insicurezze”: Sherlock e Molly, un arrivo inaspettato e un nuovo caso.
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ohh... in quasi due anni e’ ovviamente la prima volta che mi capita di pubblicare in contemporanea alla messa in onda della serie. Fa strano...
Comunque!
Grazie a Efy, IrregolarediBakerStreet, leloale, lovejero, martiachan e namisas che hanno commentato l’ultimo capitolo, a erule che si e’ aggiunta e ha recensito la storia in un battibaleno e anche a Finnick, che ha continuato nella sua maratona e si e’ letta e commentata una dopo l’altra tutte le mie storie e ora e’ arrivata ai primi capitoli di quest’ultima... spero ci tu ci raggiunga in tempo per il finale!!!
Nessun personaggio mi appartiene (soprattutto in questo periodo in cui sono visibili sul piccolo schermo), li uso a scopo di divertimento (o per tormentarli...) per questa che e’ un’opera di fantasia.
Buona lettura (si ricomincia dall'ultima frase di Sherlock) e buona visione ai fortunati che domani vedranno il terzo episodio della terza serie!
 
 
OGNI SINGOLO ISTANTE

CAPITOLO UNDICI
 

 
“Perche’ naturalmente Edward St. James falsifico’ appositamente il documento per nascondere il fatto che aveva trovato qualcosa di estremamente piu’ importante e di valore”
Il Professor Grant sbianco’ in volto dopo l’affermazione di Sherlock, John si limito’ ad alzare un sopracciglio.
Beh, questa era decisamente nuova.
Sherlock si avvicino’ alla scrivania con le mani nelle tasche del cappotto e ricomincio’ a parlare.
“Voglio raccontarle una storia, Professore. Lei e’ un uomo di cultura, sicuramente ne apprezzera’ una” fece un mezzo sorriso ma poi il suo sguardo si fece penetrante.
“Diciamo che c’e’ questo studioso... un uomo onesto e che fa il suo lavoro con passione e diligenza. Non e’ mai stato una stella nel suo campo, piuttosto un gregario che pero’ ama quello che fa e continua a sperare che un giorno la fortuna, la provvidenza ma soprattutto il duro lavoro gli permettano di imbattersi in qualcosa di veramente importante... qualcosa che gli consenta di prendersi una rivincita nei confronti di tutti i colleghi che l’hanno sempre tacciato come un po’ strano e ordinario. Badi... non stiamo parlando di una scoperta fatta allo scopo di arricchirsi, ma solo per amore della letteratura e di tutto cio’ a cui quest’uomo ha dedicato la sua professione.
Un giorno questo avviene... un giorno questo studioso trova qualcosa di cosi importante che all’inizio non riesce a contenere la sua eccitazione e non puo’ evitare di cominciare a fare degli accenni nel mondo accademico, anche se non troppi. Ma quello che ha trovato e’ talmente sensazionale che prima vuole essere sicuro che non sia un falso e ben presto si rende conto che, agendo sull’onda dell’entusiasmo, ha creato qualche aspettativa e qualche curiosita’ di troppo: qualcuno si e’ gia’ insospettito e lui rischia di vedersi  sottrarre la scoperta piu’ importante della sua vita. Cosi lo studioso fa un passo indietro, falsifica un documento e presenta quello ai colleghi, accettando di essere sottoposto allo scherno e alla derisione come gli e’ gia’ successo in passato. Non gli importa, quello che ha tra le mani e’ piu’ prezioso di qualsiasi altra cosa... e’ un piccolo, lieve sacrificio in vista di un riconoscimento che a questo punto e’ sicuro arrivera’. Basta solo aver pazienza.
Lo studioso diventa pero’ un po’ sospettoso e ne ha tutte le ragioni: si accorge che qualcuno e’ entrato nella sua abitazione e che ha frugato tra le sue cose, cosi non solo ha gia’ costruito un nascondiglio sicuro per il prezioso oggetto, ma comincia a simulare un disturbo ossessivo per monitorare eventuali intrusioni mentre lui e’ assente. E’ piu’ facile rilevare la perquisizione di una stanza,  se gli oggetti in essa contenuti sono disposti  in modo maniacale e ogni piccolo spostamento puo’ essere individuato facilmente.
Nel contempo l’uomo continua la sua ricerca e oramai e’ molto vicino a stabilire la veridicita’ del suo documento ma ha anche molta paura, cosi lo nasconde in un nascondiglio ancora piu’ sicuro e si reca a Londra per incontrare l’unica persona di cui si fidi veramente, a cui probabilmente vuole chiedere consiglio e aiuto.
Ma muore prima di poterlo fare.
Ucciso”
Il pallore sul viso di Grant si accentuo’.
“Ucciso?” chiese in un sussurro.
“Si” rispose Sherlock con un sorriso niente affatto sincero “Lei fuma Professore?”
L’altro spalanco’ la bocca per quell’improvviso cambio di argomento, ma prima che potesse rispondere il consulente investigativo ricomincio’ a parlare.
“L’ultima persona che ha incontrato Edward St. James fuma. Sigarette, non sigari come faceva lui, di un tabacco leggero a giudicare dal lieve odore che ancora permeava la stanza quando sono entrato. Ovviamente lei non fuma, non si disturbi a confermarmelo: dietro di lei c’e’ una fotografia scattata ad un noto evento di beneficienza il mese scorso, volto a raccogliere fondi per la lotta al cancro ai polmoni. Naturalmente e’ l’unico tipo di beneficienza di cui si occupa, quindi deve avere per lei un qualche significato particolare... un parente  morto di quella malattia?”
“Mio padre...” confermo’ flebilmente il professore.
Sherlock annui’ soddisfatto.
“Stia tranquillo, l’ho esclusa dalla lista dei sospettati quasi subito, il killer di St. James lo conosceva bene e gli e’ arrivato tanto vicino da assassinarlo in modo sottile e lento, dubito che aveste questo tipo di rapporto o che lei si sia sobbarcato diversi viaggi a Eton per somministrargli la sostanza che lo ha ucciso, anche se non dubito invece che sarebbe disposto a qualsiasi cosa pur di ottenere quello di cui stiamo parlando, magari pagare qualcuno per dare piu’ di un’occhiata qua e la... come ovviamente ha fatto. Per i primi tempi, prima che St. James presentasse il falso documento, lei ha fatto perquisire il suo cottage alla ricerca di qualsiasi cosa potesse dimostrarsi di una qualche importanza; deve aver tirato un sospiro di sollievo quando ha avuto la possibilita’ di sbugiardare il Professore per l’ennesima volta, perche’ a quel punto ha avuto davvero la conferma che non avesse trovato nulla di rilevante... non aveva nessun motivo per volerlo uccidere.
Pero’ il dubbio ora e’ riaffiorato, vero? Certo e’ apparso sconvolto dal fatto che St. James sia stato assassinato, ma il suo pallore e la sua agitazione sono cominciati prima di questa notizia, quando le ho detto che il documento che lei ha tanto deriso qualche tempo fa era un falso creato appositamente per un unico scopo,  depistare lei e tutti i suoi colleghi. In questo modo ha capito che c’e’ in ballo qualcosa di grosso e io sono convinto che lei sappia di cosa si tratti, o non sarebbe tanto in ansia. Mi dica che cos’e’” concluse Sherlock in tono deciso, appoggiando le mani sulla scrivania e torreggiando sullo studioso che era ancora seduto.
“Non... non saprei” rispose quest’ultimo.
Sherlock scosse la testa.
“Risposta sbagliata. Lo sguardo le e’ corso alla sua agenda, sta gia’ pensando chi e’ meglio chiamare per  assicurarsi di mettere le mani sul documento... io non scommetto mai, ma se dovessi farlo credo proprio che molti dei numeri a sua disposizione non appartengano ad accademici, ma ad abili furfanti il cui compito e’ quello di sporcarsi le mani al posto suo. Sono venuto da lei perche’ ho bisogno di una risposta e ne ho bisogno velocemente... ora, di nuovo... in che cosa potrebbe essersi imbattuto Edward St. James?”
“Non sono tenuto a dirglielo, Signor Holmes” cerco’ di protestare ancora Grant, guadagnandosi  un sospiro spazientito.
“Va bene” Sherlock giro’ su se’ stesso e si diresse verso la porta “sono sicuro che alla polizia interessera’ molto verificare la provenienza del contenuto della sua cassaforte dietro quella stampa di Van Gogh”
“Aspetti un attimo!” quasi grido’ l’uomo.
Sherlock giro’ di nuovo lentamente su se’ stesso.
“Si?”
Grant estrasse dalla tasca un fazzoletto e comincio’ ad asciugarsi il sudore dalla fronte in preda ad una grossa agitazione.
“Senta... non e’ davvero possibile. E’ piu’ che altro una leggenda... non e’ possibile che St. James l’avesse trovato”
“Di che si tratta?” lo incalzo’ il consulente investigativo.
“E’ una specie di voce che gira da tanti anni... potrebbe essere vera ma nessuno e’ mai riuscito a trovarlo e sinceramente dubito che”
“Professore!” ringhio’ Sherlock a corto di pazienza.
“Il Terzo” si affretto’ a rispondere l’uomo “Edward St. James potrebbe aver trovato l’ultima copia ancora sconosciuta del Terzo
John e Sherlock si gettarono un’occhiata alquanto confusa e tornarono a guardare Grant, che si teneva la testa fra le mani mentre la scuoteva leggermente.
“Vecchio pazzo testardo...” mormoro’, evidentemente con il pensiero rivolto al collega morto.
“Mi spieghi di cosa si tratta” torno’ a chiedere Sherlock.
“Di uno dei piu’ rari documenti che riguardano Shakespeare. Vede, a partire dalle prime decadi del 600 le opere dell’autore cominciarono ad essere pubblicate in quelli che vengono chiamati Folio: sono edizioni molto rare che racchiudono i suoi lavori e vennero prodotte naturalmente in tirature limitate. Capisce bene che si tratta di un documento inestimabile... a quei tempi il teatro non era considerato degno di una pubblicazione cosi prestigiosa e di solito le opere erano diffuse in quelli che si chiamano Quarti, molto piu’ piccoli e ridotti  nelle finiture e nella qualita’ di stampa. Shakespeare era morto nel 1616 e gia’ il suo genio era talmente riconosciuto da costituire un’eccezione. I collezionisti di tutto il mondo farebbero carte false per averli, per esempio una copia del primo Folio fu acquistato da un americano per una somma di per piu’di cinque  milioni di dollari e anche se attualmente al mondo ne esistono 228 copie, solo 5 sono in mano a privati.”
“Lei ha parlato di un Terzo, pero’”
“Si. Si tratta dell’edizione piu’ rara, che fu pubblicata nel 1663 e nel 1664 con l’aggiunta di altre opere e divenne praticamente un tesoro solo pochissimi anni piu’ tardi...”
“Quando il grande incendio del 1666 distrusse gran parte di tutti i documenti di Londra” concluse John.
Grant annui’.
“Questa particolare edizione e’ sempre stata considerata la piu’ rara, nessuno sa esattamente quante copie siano sopravvissute o siano ancora attualmente in circolazione, ma molti studiosi sono sempre stati convinti che non tutti gli esemplari fossero stati ritrovati, perche’ in diversi documenti dell’epoca si accenna al fatto che alcune edizioni fossero conservate in un monastero alle porte di Londra e che quindi potrebbero essere sopravvissute all’incendio. Se Edward aveva davvero trovato il Terzo beh... molte persone senza scrupoli non avrebbero esitato un attimo a fare di tutto per averlo. Il mondo del collezionismo e’ costellato da gente disposta a tutto, non ne avete idea... se lui fosse venuto da me avrei potuto aiutarlo”
“Oh certo. Era senz’altro lei la persona di cui fidarsi maggiormente” commento’ ironicamente Sherlock avviandosi verso la porta.
“Voi non capite” dichiaro’ Grant in modo fermo “quel documento e’ di straordinaria importanza, e’ assolutamente necessario che sia valutato da esperti. La sua quotazione potrebbe essere stellare...”
“Vedo che ha ben chiare quali sono le priorita’, professore. Non credo che siano le stesse di Edward St. James, tuttavia... ed ecco perche’ ci assicureremo che lei non non metta le mani sopra a quel documento” concluse il consulente investigativo uscendo dalla stanza.
 
***
 
“Parigi? Stai scherzando, vero?”
Molly fini’ di preparare la sua borsa e contemporaneamente sistemo’ il telefono nell’altra mano.
“No. Ma non sto dicendo che ci voglio andare in questo preciso istante, solo che zia Emily me l’ha proposto. Per un po’ di tempo, giusto per riordinare le idee”
Mary Morstan rimase per un attimo in silenzio all’altro capo della conversazione.
“Le cose vanno cosi male, quindi?” chiese infine “Altrimenti non staresti neanche prendendo in considerazione questa proposta. Senti... so che non ci conosciamo da tanto e che non abbiamo un rapporto cosi stretto ma se hai voglia di parlare io sono qui... insomma, con tutto quello che e’ successo non so proprio da che parte cominciare ma, per favore, tieni conto che sono un’ottima ascoltatrice e non voglio assolutamente giudicarti, solo aiutarti se posso”
Molly sorrise suo malgrado: la fidanzata di John era diventata in poco tempo un’amica preziosa ed affidabile.
“Lo so e di questo ti ringrazio. E’ solo che adesso sono molto confusa:  io e Sherlock... non sono piu’ sicura di niente, neanche che ci sia ancora un matrimonio di cui occuparsi, a questo punto... ”
“Oh Molly...”
“Non devi preoccuparti, non e’ colpa tua”
“Beh, non sapevo proprio cosa pensare. Ero cosi preoccupata di aver detto qualcosa di sbagliato...”
“Mary, tu sei stata solo molto gentile. In quel momento avevo davvero bisogno di alcune risposte e mi spiace di averti fatto agitare. Le cose... le cose sono un po’ complicate in questo momento”
Lacrime amare rischiarono di nuovo di far capolino dai suoi occhi, per cui la patologa fece un veloce sospiro e si mise la borsa a tracolla.
“Ti ringrazio di aver chiamato Mary, e’ stato un sollievo parlare con te ma adesso devo davvero andare al lavoro. Per favore... puoi evitare di dire a John della proposta della zia? Non voglio che Sherlock venga a saperlo da un’altra persona, non sarebbe leale”
“Sta tranquilla, me ne staro’ zitta e buona... ma tu lo farai, vero? Gli darai una possibilita’ di sistemare le cose?”
“Non sono sicura che sia giusto chiedergli una cosa del genere” commento’ tristemente Molly “forse gli e’ stato gia’ chiesto troppo”
 
***
 
“Come sapevi che St. James aveva falsificato il documento?”
John allungo’ il passo per arrivare vicino a Sherlock dopo che entrambi erano usciti dal palazzo dove si trovava l’ufficio di Grant.
Il suo amico si volto’ con un sorriso.
“Le sue mani. Le ho analizzate ieri all’obitorio... non esattamente del tipo che potresti aspettarti da uno studioso di libri. Callose e rovinate dall’uso di qualche acido, lo stesso che ho intravisto in un pensile a casa sua quando ho cercato conferma della sua piccola truffa. La sostanza e’ di un tipo che si usa per invecchiare carta e inchiostro, era logico pensare che se stava nascondendo qualcosa, la soluzione piu’ semplice era creare uno specchietto per le allodole, che gli permettesse di guadagnare tempo in attesa di verificare l’autenticita’ del vero documento. I suoi colleghi erano cosi ansiosi di confermare di nuovo un suo fallimento che non si sono persi molto in congetture e non gli hanno fatto molte domande: lui ha potuto isolarsi con la scusa di esserci rimasto male e ha continuato i suoi studi. Oh... te l’ho detto. Quell’uomo era un genio!”
Anche John sorrise; era bello vedere Sherlock entusiasta per qualcosa, anche se era impossibile dimenticare  che attualmente sembravano esserci grossi problemi tra lui e sua moglie.
Sua moglie. Difficile abituarsi a questo pensiero.
“E la minaccia che hai fatto a Grant? Rispetto al contenuto della sua cassaforte?”
Sherlock alzo’ un sopracciglio.
“Ho mentito” dichiaro’.
“In che senso, scusa?”
“Ogni tanto scommetto. E in questo caso ho bluffato: non potevo esserne sicuro al cento per cento, ma era altamente probabile che un soggetto come Grant avesse qualcosa di compromettente nella sua cassaforte”
John fece una smorfia.
“Pero’ sapevi la cassaforte era dietro la stampa di Van Gogh”
“Ovviamente. Non hai notato le impronte simmetriche ai lati, segno che il quadro viene spesso spostato?”
“Stai scherzando, vero?” chiese incredulo il Dottore “eravamo ad almeno tre metri di distanza”
Sherlock si limito’ a una scrollata di spalle e alzo’ la mano per chiamare un taxi.
John scosse la testa e lo segui’ dentro  al veicolo che aveva accostato al lato della strada: inutile stupirsi delle straordinarie qualita’ del suo amico... impossibile invece non restare meravigliato dall’indirizzo di un noto albergo londinese che venne dato al taxista, il quale annui’ e riparti’ di buona lena.
“Ehm... stiamo andando dall’orribile donna?” chiese quindi.
Il tambureggiare di Sherlock con le dita sul ginocchio era una risposta di per se’ gia’ indicativa, comunque lui annui’.
“Si” confermo’, guardando dritto avanti se’.
“La aggiorniamo sul caso?”
La testa dell’unico consulente investigativo al mondo scatto’ verso il suo compagno
“E per quale altro motivo al mondo dovremmo andarci?” chiese con una smorfia di fastidio.
“Non so... non e’ che intendi litigarci ancora, giusto?” lo interrogo’ il Dottore.
Sherlock emise un gemito di insofferenza.
“E’ una cliente, John. La trattero’ come tale e le illustrero’ gli ultimi sviluppi del caso che mi ha affidato, nella speranza che nella sua infinita testardaggine  sia in grado di darci qualche altra informazione utile”
“Sherlock...”
“Che c’e’?? Non e’ che fino ad ora sia stata una fonte inesauribile di informazioni e francamente non ho nessun interesse a vederla gongolare per lo stato disastroso in cui versa il mio matrimonio, ma e’ comunque necessario che io le parli ancora e scopra se e’ in possesso di qualche altro dato che possa aiutarci”
“Lo e’ dunque?”
“Che cosa? Una grossa testarda? Assolutamente si!”
“In uno stato disastroso. Il tuo matrimonio” puntualizzo’ John con una punta di esitazione mista a preoccupazione.
Sherlock serro’ le labbra e volse lo sguardo fuori dal finestrino.
“Molly vuole che ci separiamo” disse infine in un sussurro e poi chiuse gli occhi.
Fa male, penso’ con una stretta al cuore.
Fa davvero male.
Lo sguardo di John si fece stupefatto: non aveva davvero immaginato che la situazione fosse cosi tesa.
“Che cosa?? E perche’?” esclamo’ incredulo.
Sherlock dal canto suo si limito’ a fare un profondo sospiro:  era difficile, ma da una parte sentiva di avere davvero bisogno di parlare. Era strana, questa sensazione di poter affidare ad un’altra persona le proprie paure e debolezze. O una parte di esse, per lo meno.
L’amicizia fra lui e John era una cosa che non avrebbe mai cessato di stupirlo, solo ora si rendeva conto che sarebbe stato  molto meglio parlargli subito del suo rapporto con Molly per cercare di avere un aiuto, ma al momento del suo ritorno erano stati troppo impegnati a cercare di recuperare il loro rapporto e, francamente, per Sherlock Holmes parlare dei suoi sentimenti e delle sue difficolta’ era ancora piu’ spaventoso che affrontare un John Watson arrabbiato per una bugia e un inganno durati per quasi due anni.
“Lei pensa che io abbia deciso di rendere... effettivo il nostro matrimonio solo dopo aver visto che tu chiedevi a Mary di sposarti” confido’ infine.
L’amico ci mise qualche secondo per elaborare l’informazione.
“Aspetta un attimo...” comincio’ poi “le domande che Molly ha fatto a Mary riguardavano quel giorno. Tu... tu hai consumato il tuo matrimonio il giorno del mio fidanzamento?” grido’, guadagnandosi un’occhiata curiosa del taxista nello specchietto retrovisore.
 “Si”
“Oh cielo. Beh, ma sicuramene puoi spiegarle che c’e’ un errore... insomma... un momento. Quel giorno mi stavi spiando?”
Sherlock gli rivolse uno sguardo eloquente.
John scosse la testa.
“Ok. Va bene. Quindi tu l’hai visto. Ma sicuramente non puo’ essere questo che ti ha fatto decidere, giusto?”
“Si, invece” lo stupi’ di nuovo Sherlock.
Il Dottore comincio’ a scuotere la testa piu’ forte.
“No no no no no, Sherlock. Tu non puoi dire una cosa del genere a Molly, per forza che dopo lei pensa che”
“Io ero arrabbiato!” lo interruppe con tono fermo il consulente investigativo.
John tacque e per un attimo lo scruto’ bene in faccia.
“Che significa arrabbiato?” gli chiese deciso.
Sherlock fece un altro profondo sospiro.
“Tu eri... libero” comincio’ a spiegareE felice... mentre io ero ancora costretto a nascondermi e ad agire nell’ombra. Eri andato avanti senza di me e non sapevo neanche come avresti reagito al mio ritorno, ti stavi costruendo un’esistenza  in cui era davvero possibile che io non potessi avere spazio! Che senso aveva tutto quello che avevo fatto se non potevo riavere indietro la mia vecchia vita?”
“Sherlock...”
Il consulente investigativo strinse i pugni in grembo e poi scosse la testa.
“Ma poi ho pensato a Molly” continuo’ piano “ho pensato che io avevo lei. Lei mi aveva salvato e mi stava ancora salvando e io... io mi sono reso conto che tornare alla mia vecchia vita avrebbe significato non averla con me. E non volevo. Non potevo.
Questo, non avrebbe avuto senso”
John sorrise, rinfrancato dal tono deciso ma calmo che il suo amico aveva ritrovato.
“E questa e’ sicuramente una buona motivazione per consumare un matrimonio, amico mio... Molly deve pur essere stata contenta di sentire queste parole, no?”
Sherlock si volto’ finalmente a guardarlo.
“Tu non capisci. Io non le ho spiegato nulla di tutto cio’”
Questa affermazione si guadagno’ un paio di occhi spalancati per lo sbigottimento.
“E perche’ mai?”
“Perche’ lei non e’ felice, John. E questo va al di la di qualsiasi spiegazione su quel giorno... e’ una cosa piu’ generale. Io non la rendo felice, a quanto pare”
L’espressione sul viso di Sherlock si fece amara.
“Te l’ha detto lei?” lo interrogo’ ancora John.
La testa ricciuta si abbasso’ in segno di sconforto.
“Pensa che io mi senta costretto in quello che abbiamo e che per questo non voglia fare dei passi avanti”
“E’ la verita’?”
Le spalle e il volto di Sherlock si irrigidirono per la tensione.
“Non posso essere un marito normale, non posso cambiare quello che sono” dichiaro’ infine.
“E tu pensi che lei pretenda questo?”
“Penso che lei se lo meriti,  John” le labbra tirate in una linea sottile indicavano tutta la convinzione di quella dichiarazione.
Il Dottore scosse la testa con forza.
“Lei si merita che tu sia sincero e che ti impegni al massimo. Sono sicuro che non vuole trasformarti in qualcosa che non sei”
A quell’affermazione, Sherlock si chiuse in un silenzio pensieroso fino alla fine del viaggio: ora che John aveva ragionato con lui, era cosi facile scivolare nell’idea che potesse esserci rimedio al suo fallimento, che lui e Molly potessero avere ancora una chance... era una piccola speranza che gli scaldava il petto e che lo terrorizzava contemporaneamente, perche’ comportava la possibilita’ di sbagliare ancora.
Ma anche di essere felici.
 
 

NOTA: la storia delle pubblicazioni dei Folio e’ vera... sul fatto che esistano ancora copie nascoste del Terzo beh, non credo proprio. Avevo accennato che questa e’ un’opera di fantasia?
 
 
 
 
  
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