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Autore: Andy Grim    31/05/2008    2 recensioni
Mi ero ripromesso di non pubblicare questa storia finché non ne avessi ultimato la pubblicazione su MANGANET... ma leggendo la recensione di Kitthex sulla mia one-shot "Le dimissioni di Asuka Junior" (ispirata a questa stessa serie) è scattato qualcosa che mi ha spinto ad esaudire il suo desiderio di leggere qualcos'altro di mio e dunque rieccomi qui! Può darsi che Kitthex non bramasse affatto di leggere un secondo racconto su Saint Tail e ancora meno una storia come questa! Ho già pubblicato su EFP un lavoro analogo basato su Lamù e non so se abbia incontrato molto successo (ho avuto solo 12 recensioni abbastanza lusinghiere, ma un numero di letture in calando nella sequenza dei capitoli). Per carità, il lettore è giudice e mi rendo anche conto che si tratta di un genere forse troppo originale (ho infatti già deciso di NON pubblicare altre demenzialità di questo tipo)! Chi preferisse qualcosa di più "normale", può entrare nella sezione su Candy Candy e leggersi "Un compagno per Flanny Hamilton". Per ora non vi è altro, ma spero, nel prossimo futuro, di potervi offrire altre opere (le idee non mi mancano, lo sbuzzo un po' di più)! Riguardo alla storia qui presente, si propone di illustrare le lotte interne del co-protagonista di KST nella sua perpetua caccia alla coduta ladruncola di Seika, nonché le continue schermaglie amorose con le rivali in amore di quest'ultima. Ai lettori che fossero contemporaneamente dei fan di Uruseiatsura e di Kaitou Saint Tail potrebbe interessare il confronto diretto fra le equipes organiche di due esemplari umani (Ataru Moroboshi e Alan Daiki Asuka) che più diversi di così non avrebbero potuto essere. Buon divertimento... o almeno me lo auguro!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 14: L’imprevisto

Capitolo 14: L’imprevisto

 

Q

uando il buon Alan entrò in classe, i suoi raggi visivi si fiondarono immediatamente verso il banco assegnato a Lisa Haneoka… e il tasso di adrenalina registrato dalla Neuro scese notevolmente quando la Sensitiva le poté comunicare che l’antagonista perpetua era assente. Sollevato ma non troppo, lo studente modello si sedette al suo posto e gli fu subito istintivo rivolgere lo sguardo verso quello di Rina Takamya. Presente.

La ragazza gli sorrise e lui contraccambiò con un cenno di saluto, cosa che finora non aveva mai fatto. Fu poi lieto che l’insegnante non tardasse a giungere e a iniziare la lezione, in modo da distrarre con la medesima le sue preoccupazioni.

All’intervallo iniziò il solito allegro tramestio, specialmente da parte delle ragazze, che si accalcarono particolarmente attorno a Sayaka Shinomya. Alan non ci fece caso e rimase al banco, a sbocconcellare svogliatamente la sua colazione. A un certo punto si sentì urtare il gomito e, giratosi, vide naturalmente Rina.

“Hai visto…?” gli chiese lei, volgendo lo sguardo verso il banco vuoto di Haneoka “la nostra amica non c’è!”

“Ho visto…!” rispose lui, asciutto.

“Che abbia sospettato qualcosa?”

“Non credo!”

“Ma sei sicuro che l’altra sera non ti abbia visto farle la posta, davanti a casa sua?”

“Lo escludo, Rina: ho avuto cura di tenermi ben nascosto!”

“Però, se si fosse accorta che non la stavi più inseguendo, potrebbe essersi allarmata. E il fatto che oggi non sia venuta a scuola…”

“Non è improbabile… ma potrebbe anche stare semplicemente poco bene!”

“Lo credi proprio, eh?”

“Nient’affatto” rispose lui, fissandola negli occhi “ma sta’ pur certa che intendo scoprirlo!”

La biondina esitò solo un attimo: “Vuoi che ti aiuti?”

Solo qualche giorno addietro, la nipotina del sindaco non gli avrebbe fatto quella domanda, limitandosi ad affermare categoricamente: Ti aiuterò!

Il ragazzo alzò le mani, in un gesto quasi supplichevole: “No, Rina, per favore… devo agire da solo: è vitale!”

Anche la sua risposta denotava un cambiamento: una supplica al posto di un secco rifiuto (anche se regolarmente ignorato). La realtà era ben chiara e palpabile: niente sarebbe stato più come prima: né fra lui e Rina, né fra lui e Lisa.

“Ma Alan, io…”

A questo punto, lui si alzò e le posò una mano sulla spalla: “Senti, Rina” i sensori di Chandler percepirono fin troppo chiaramente il formicolio nelle spalle della ragazza. Seguendo l’opportuno suggerimento di Marlowe, il collega fece assumere ad Alan uno di quei suoi famosi sguardi che trapassavano anche l’acciaio inox![1] Alla biondina iniziarono a tremare anche le gambe “tu mi vuoi bene, vero…?”

Rina lo fissò a sua volta e rispose con un sussurro: “Io ti amo, Alan…!”

Anche Phil Marlowe avrebbe voluto utilizzare quel verbo nel formulare la domanda precedente, ritenendolo certamente più efficace. La sua buona indole, tuttavia, l’aveva spinto a moderarsi.

“Allora fidati di me!” rispose il ragazzo. E, senza nemmeno darle il tempo di ribattere, girò sui tacchi e si diresse verso l’uscita dell’aula.

***

Alan trascorse il resto dell’intervallo nel giardino per raccogliere le idee passeggiando. I suoi compagni erano rimasti perplessi nel non vederlo partecipare alla solita partita di pallone e più d’uno aveva anche fatto qualche congettura, collegando la cosa all’assenza di Lisa. Il detective, dal canto suo, cercando di farsi notare il meno possibile e ostentando la faccia più tosta che poteva, s’era azzardato a domandare a Sara Mimori (sorella della novizia Mara)[2] per quale motivo Lisa non fosse venuta a scuola e lei, senza manifestare nessuna titubanza, gli aveva risposto che quella mattina aveva appunto ricevuto una telefonata dall’amica del cuore, che la informava di essere “indisposta”.

I membri del Consiglio Organico di Asuka cominciarono a rimuginare. Spade - manco a dirlo - ipotizzò subito che la ragazza dovesse avere le “sue cose”… ma Watson espresse invece il timore che la codina avesse mangiato la foglia! Marlowe, dal canto suo, si aggrappò disperatamente alla speranza che la ragione fosse un’altra (magari non proprio quella di Spade!) perché, in caso contrario, avrebbe dovuto iniziare seriamente a temere che le varie manifestazioni d’affetto da parte di quell’adorabile ladruncola fossero state solo un meschino espediente per irretire il giovane e servirsene per i suoi - anche se non loschi - fini!

Fortunatamente, il piano formulato dal capo della Cerebrale era stato approvato senza riserve dal Coordinatore dell’organismo ed era stato stabilito che quel pomeriggio stesso, al termine delle lezioni, Alan si sarebbe recato alla residenza della padrona dello specchio, un tempo appartenuto alla principessa Rosa di Leche.

Anche Marlowe non aveva più avuto nessuna riserva da obiettare all’Operazione Specchio, pur trovandola leggermente macchinosa e azzardata.  Bisognava anzi affrettarsi, perché, ad ogni ora che passava, i poveri neuroni del piccolo-detective, rosi dal tarlo del dubbio, facevano perdere qualche altro punto al C.R. di Lisa/Seya!

Concentrato in questi pensieri, il ragazzo si accorse improvvisamente che il cortile della scuola era diventato deserto. Un’occhiata al suo orologio lo avvertì che la ricreazione era già terminata da cinque minuti!

Chiedendosi perché quei salami dei suoi compagni non gli avessero perlomeno dato una voce, Alan rientrò di corsa nell’edificio scolastico, attraversando i corridoi a gran velocità. Era quasi arrivato all’ingresso della sua aula, quando, svoltando l’angolo del corridoio, si trovò improvvisamente di fronte una compagna di classe…

“Ferma, Rip: FERMAAA…!!!” gridò un Chandler disperato. 

“Troppo tardi, maledizione…!!!” rispose il capo della Motoria, azionando il comando di blocco degli arti inferiori.

Vedendosi comparire davanti quel bolide bianco e nero, la povera malcapitata - una graziosa ragazzina dai capelli castano-scuro a caschetto, abbelliti da un fiocco rosa che le spuntava da dietro la nuca - emise un gridolino spaventato, cercando di farsi da parte; ma non avrebbe mai fatto in tempo, perché Alan le stava già rovinando addosso!

“Baricentra, Rip, baricentra…!!!” esclamò ancora Chandler, tentando di esaltare al massimo la percezione dei nervi acustici.[3]

“È inutile, Gus: siamo già troppo inclinati!”

Tutto ciò che Kirby poteva fare era fermare la caduta con le mani aperte, cercando però di tenere le braccia di Alan allargate il più possibile, per non rischiare di far del male alla ragazza. Probabilmente calcolò male la manovra e allargò troppo, perché il corpo del detective venne a trovarsi completamente adagiato su quello della fanciulla che, pur minuta, non mancava d’essere dotata a sufficienza per ammortizzare discretamente il colpo!

Non è chiaro se quel che successe immediatamente dopo si dovette  alla mossa di Kirby che riuscì ad abbracciare la ragazza, colla sola e innocente intenzione di evitarle di sbattere la nuca per terra (mossa fortunatamente riuscita)… o magari qualcuno degli impulsi ricevuti dai sensori di Spade avevano interferito coi comandi della Motoria… chissà! Sta di fatto che il frontale fra i visi dei due adolescenti risultò inevitabile e l’ultima “correzione di rotta” eseguita da Kirby (nel sempre opportuno e innocente intento di evitare danni ai setti nasali) ebbe come conseguenza, non solo un secondo ammortamento, se possibile più piacevole del primo, ma anche la comparsa, sul pannello della centrale emotiva, del messaggio denunciante l’intercorrere di un rapporto fisico di tipo A!

“PORCA MISERIA, KIRBY… MA CHE CAVOLO STAI COMBINANDO…??” urlò, sconvolto, il capo della Neuro.

“Ma chi è…?” domandò il Coordinatore, a sua volta.

Il display succitato lo servì immediatamente: SUBJECT: SAYAKA SHINOMYA

“Oh, no…! Proprio lei no, maledizione!!” imprecò Lew Harper.

“Staccala, Rip! STACCALA!!! STA GIÀ GUADAGNANDO PUNTI…!!!” gridò istericamente Marlowe, osservando il C.R. della ragazza cominciare velocemente a salire.

Coi nervi a fior di pelle, Kirby puntò una mano sul pavimento (l’altra non abbandonò la nuca della fanciulla, sempre perché non si facesse male) e riuscì a sollevarlo.

La Shinomya aveva ancora gli occhi sbarrati: “Sempai Asuka…!!” mormorò con voce flebile.

“Scu… scusami… scusami!! Ti sei fatta male…?”

“No… niente… grazie a te!”

“Ma che dici? Sono imperdonabile! Aspetta: ti aiuto!”

Rimessosi in piedi, Alan aiutò Sayaka a rialzarsi. La ragazza si riassettò velocemente l’abito.

“Sicura che va tutto bene…?” domandò ancora il ragazzo.

Lei gli sorrise, gli occhi che le brillavano a dispetto delle guance rosse (non meno rosse di quelle del suo sempai, nonostante i disperati sforzi di Tracy): “Sicurissima…!!” d’istinto, la ragazza si carezzò le labbra con le dita “Non ti preoccupare!”

*Figuriamoci* si disse Spade, in quel momento *non sarà mai stata meglio! Che sesso ipocrita!*[4]

“Com’è andata, Phil? Quanti punti ha guadagnato…?” chiese Harper.

“167…!” mormorò il subordinato.

“CENTOSESS…??!”

“E per fortuna che non c’è scappata la lingua… NON POTEVI STARE PIÙ ATTENTO, BRUTTO SPORCACCIONE?!!” gridò poi, all’indirizzo del capo della Genetica (nelle situazioni di pericolo fisico, tutti i canali di comunicazione fra le varie sezioni venivano aperti automaticamente).

“Io non c’entro niente” rispose Spade “il signorino ha fatto tutto da solo!!”

“Certo, come no…! Guarda qui: 692 punti di Coefficiente Relazionale… e non oso pensare dove sarà arrivato quello di Alan, alla loro Neuro!! Mancava solo questa, per chiudere il week-end…!”

“Non possiamo far nulla per abbassarglielo?”

“Quello di Sayaka no di sicuro” rispose l’altro, indicando il display “se si riferisce a quello di Alan, possiamo ordinare a Kirby di mollarle uno schiaffo…!”

Per tutta risposta, A1 si coprì la faccia con la mano.

***

“Ti chiedo davvero scusa…!” insistette Alan, accarezzandosi nervosamente la nuca.

“Ma no, non fa niente… è anche colpa mia: non avrei dovuto essere in corridoio, ma…” la ragazza arrossì e concluse “…a dire la verità, stavo venendo a cercarti!”

Il galvanometro dell’adrenalina diede una botta a fondo scala…

“Sul serio? Come mai…?”

“La sorella si è stupita di non vederti rientrare al termine dell’intervallo… e siccome era la prima volta che non rispettavi l’orario, s’è preoccupata e ha chiesto se qualcuno poteva controllare!”

“Ah…! E tu, allora…”

L’arrossamento sul visetto di Sayaka sembrò accentuarsi: “Sai… ero ancora in piedi e…”

“Ma guarda te che combinazione!!” commentò Marlowe, sarcastico.

“Certo che ne stanno capitando parecchie, in questo periodo!” ribatté Chandler, armeggiando con le tarature dei sensori per limitare il più possibile gli impulsi sensuali provenienti dalla ragazza.

“Capisco” rispose il detective, continuando a sfregarsi la nuca “mi dispiace proprio: se stavo più attento all’orario, non ti saresti fatta male. Per non parlare del resto…!” stavolta fu il suo turno di arrossire.

“Ma no, non mi sono fatta niente… e, riguardo al resto…” abbassò pudicamente gli occhi “…è stato un bellissimo regalo di compleanno!!”

Il galvanometro di Marlowe si prese un’altra botta…

“Come…? È il tuo compleanno…?!”

“Sì… faccio quindici anni proprio oggi! Non lo sapevi, senpai?”

“Beh, no. Tanti auguri, allora… Sayaka!” le disse il ragazzo, richiamando in causa la nuca…

“Grazie… Alan!” era la prima volta che lo chiamava per nome “Vuoi sapere una cosa?”

*Dille di no…!! Dille di no…!!* tentava di ordinargli Marlowe, tenendo la testa fra le mani.

“Dimmi…”

“Il tuo bacio… anche se accidentale… è stato il più bel regalo dopo quello di mia nonna!”

Terza botta al povero galvanometro: *Fra un po’ si spacca!* pensò un assistente della Neuro.

“Ah, davvero? E tua nonna cosa ti ha…”

La domanda gli era uscita per mero istinto professionale, ma - per somma ironia della sorte - funzionò proprio in questo senso: “Sapessi, senpai: un bellissimo specchio antico, appartenuto nientemeno che a una principessa!”

Immediatamente, i sensori della Cerebrale, della Neuro e della Metabolica (per via del crampo allo stomaco) entrarono in allarme: “Ma… scusa, Sayaka… come si chiama tua nonna…??”

Lei glielo disse e Alan si raggelò: la nonna materna di Sayaka Shinomya era l’attuale padrona dello specchio appartenuto un tempo alla principessa Rosa di Leche: quello stesso che i suoi nipoti (acquisiti, da parte del defunto marito) avevano tentato di sottrarle per poi venderlo e che, grazie a Seya, era ritornato in suo possesso!

E adesso, quello specchio - assolutamente indispensabile all’avversario di Seya per realizzare il piano di James Watson - ce l’aveva Sayaka. La quale, guarda caso, era pure una sua spasimante… certamente la più timida, ma - tolte almeno Lisa e Rina - sicuramente la più convinta!

*Maledizione* si disse Marlowe, appoggiando la testa sulla mano *d’accordo che non c’è due senza tre… ma qui si esagera…!*

 



[1] Questa asserzione l’ho “rubata” a una certa Diana, una fan di Saint Tail che in passato aveva aperto anche un sito sulla serie e alla quale inviai la mia prima fanfic Le dimissioni di Asuka Junior! Chissà se mi starà leggendo…?

[2] Avendo deciso di adottare i nomi del doppiaggio italiano, mi attengo alla versione in cui il personaggio originale del fumetto (la novizia-studentessa Seira Mimori) è “sdoppiata” nelle due sorelle Mara (la novizia) e Sara (la compagna di classe di Lisa e Alan).

[3] Com’è noto, il senso dell’equilibrio risiede nell’organo dell’udito.

[4] Per le lettrici: questa è l’opinione di Sam Spade, non la mia!

  
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