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Autore: Violet2013    12/01/2014    17 recensioni
-''Allora un manga. Sei giapponese, no? I manga li leggerai...''
-''Certo!"
-''Ok, un manga. Metti che segui un manga dal primo all'ultimo numero per, che ne so, cinque anni? E poi finisce così, nel nulla, senza una degna conclusione...''
-''Tipo senza neanche un bacio tra i due protagonisti?'', arrossì.
-''Esatto!'', rispose lei, totalmente persa nei suoi ragionamenti, ''Alla fine non ti verrebbe voglia di prendere l'autore e riempirlo di botte?''
*
New York: Ranma Saotome, artista marziale giapponese, scopre che suo padre ed il suo migliore amico Soun hanno pianificato il suo matrimonio con una ragazza a lui sconosciuta.
AU su Ranma 1/2, i cui personaggi sono trasportati in una realtà totalmente differente.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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''Sì, sono geloso... Un pochetto, come Otello''
Woody Allen-Io ed Annie







''Allora io opterei per l'idromassaggio...''
''Ottima scelta, Saotome!''
''Dica un po', non le sembra di esagerare con le richieste?''
''Nabiki, non essere scortese con Genma, è un membro della famiglia, ormai!''
I lavori di ristrutturazione dell'ultimo piano di casa Tendo procedevano a ritmo serrato: Soun aveva deciso di regalare ai suoi amici le tre camere ed i due bagni ed aveva assunto un numero imprecisato di operai affinchè soddisfassero tutte le richieste sue e di suo figlio in tempo per Natale.
''Il piccolo Ranma ha scelto le rifiniture per la sua camera?''
''Mio figlio, vedi... Lui non bada molto a queste cose. Ha solo espresso un desiderio, vorrebbe che la terza stanzetta fosse impiegata come mini-palestra per allenarsi. Non chiede molto, solo qualche attrezzo generico ed un pavimento adeguato, magari in legno...''
''Per me non ci sono problemi, la sua dedizione è ammirevole, considerando che viene tutti i giorni in palestra. E poi non dimentichiamoci che quando lui ed Akane saranno sposati potranno usarla come nursery per l'erede!''
''Ottima idea, amico Tendo!''

''Io non ci spererei troppo, se fossi in voi''

Akane comparse sull'uscio della sala da pranzo e si sedette a fare colazione fasciata in un miniabito nero aderente con il collo alto e stivali al ginocchio. A Genma andò il succo d'arancia di traverso nel vederla vestita in maniera così femminile, e Kasumi dovette ritirare in fretta e furia le planimetrie ed i disegni che occupavano il tavolo prima che l'artista marziale ci sputasse sopra tossendo.
''Buongiorno, figliola. Hai tagliato i capelli?''
''No, papà, mi sono caduti durante la notte''
''Akane, non essere maleducata con nostro padre'', la ammonì Kasumi, ''Dimmi, come mai questo colpo di testa?''
''Volevo solo cambiare un po', è vietato?''
''Già...'' sbuffò Nabiki con aria sarcastica ed annoiata allo stesso tempo, guardandola di sottecchi e facendole intendere di sapere come fossero andate realmente le cose.
Ci fu un lungo scambio di sguardi eloquenti, poi la mezzana riprese a bere il suo cappuccino.
''Comunque stai benissimo!'', applaudì Genma, ''Mio figlio ne sarà entusiasta!''
''Quello che pensa tuo figlio non è davvero affar mio''

''Buongiorno anche a te!''

Sedutosi a tavola accanto ad Akane, Ranma prese a divorare voracemente tutto quello che gli capitava a tiro, senza nemmeno guardare in faccia gli altri commensali.
''Nottata impegnativa?'', chiese Nabiki maliziosa, il codinato tossì.
''Io ho finito'', Akane si alzò da tavola, imbronciata,  ''Togliti quella divisa, deficiente. Non ricordi che oggi è il compleanno del Preside Kuno?''
''E come faccio a ricordarmelo se lo scopro solo ora? E poi che c'entra se è il suo compleanno?''
''Il nostro Preside soffre di manie di grandezza, caro Ranma'', asserì Nabiki, ''Crede di essere una personalità importante per la città, per cui nel giorno del suo compleanno la scuola resta chiusa, proprio come se fosse un giorno di festa''
''Grande! Quindi siamo liberi?''
''Ranma, non credi che sia il caso di stare un po' con la tua fidanzata?'', chiese Genma mentre il figlio e la futura nuora lo fulminavano con lo sguardo, ''Perchè non andate al cinema o a fare una passeggiata romantica?''
''Neanche morto! Io me ne torno a dormire!"
''No che non torni a dormire, un vero artista marziale sa equilibrare bene le ore di riposo e quelle di attività, inoltre alzarsi presto tempra il carattere!"
''Sai Ranma, io non credo che tuo padre abbia avuto una brutta idea...''
Tutti si voltarono a guardare Akane, stupiti dall'ultima frase uscita dalle sue labbra. Il codinato sgranò gli occhi, lei sorrise.
''Inoltre lo sanno tutti che il sesso al mattino è un toccasana. Va', corri dalla tua Shampoo!"
''Shampoo? Chi sarebbe questa Shampoo?'', il tono di voce di Soun Tendo sembrava essere improvvisamente sceso di qualche ottava, da quanto era greve e minaccioso. I due ragazzi lo ignorarono, totalmente presi dalla loro lite furiosa.
''Lo vedi che sei una stupida? Che bisogno c'era di dirlo a tutti senza nemmeno sapere come sono andate le cose?''
''Ah, io sarei stupida? E tu allora cosa sei, eh? Pervertito, maniaco, schifoso!"
''Non è che sei gelosa?''
''Ma ti pare? Gelosa di uno che non se lo sa neanche tenere nei pantaloni?''
''Non è come pensi, ok? E poi cos'è, ti da fastidio che io abbia più successo di te?''
''Andare con Shampoo è come comprare al mercatino dell'usato, capirai che successo, a scuola mancavate solo tu e i bidelli, e neanche tutti!"
''Akane, mi fai parlare?''
''Anzi, fossi in te approfitterei della giornata libera per andare a fare delle analisi, chissà cosa potrebbe averti trasmesso...''
''Oltre che stupida sei anche cattiva? Shampoo è una brava ragazza!''
''Ma per favore...'', s' incupì, guadagnando l'uscita.

''Akane, torna qui! Almeno durante i pasti principali voglio tutte e tre le mie figlie a tavola con me!"
''Mi vedo con Mousse''
Uscì sbattendo la porta.
E quattro paia di occhi -cinque, se si consideravano quelli di Estrella che lo guardava minacciosa dalla porta che separava la sala dalla cucina- presero a fissare il sedicenne in malo modo, in attesa di una spiegazione.





''Mousse, reagisci!"
Il giovane si ranicchiò sul suo letto mentre Akane gli accarezzava la schiena, seduta accanto a lui.
Aveva deciso di dire a Mousse di Ranma e Shampoo prima che lo venisse a sapere da terze persone, in modo da evitargli un crollo nervoso a scuola, davanti a tutti, e di fargli digerire la notizia nella pace di casa sua, lontano da occhi indiscreti.
''Mousse, ascoltami!"
''No, lasciami, Akane!'', allontanò la carezza della giovane dal suo viso con un movimento brusco che la fece sussultare, ''La mia vita non ha più senso, ormai!''
''Oh, andiamo, ogni volta è la stessa storia! Eppure dovresti essere abituato alle sue storielle, ne cambia uno al mese!''
''Ma questa volta è diverso, lo capisci?''
Si asciugò una lacrima e si mise a sedere a gambe incrociate, mentre la Tendo gli passava gli occhiali che aveva buttato a terra durante la prima delle sei crisi di pianto che aveva avuto negli ultimi venti minuti.
''Ranma è il tuo ragazzo, ok? E Shampoo ti odia, questo è certo''
''Direi'', sorrise beffarda ravvivandosi il caschetto.
''Ebbene, oltre a portarti via ciò che lei crede tu voglia, stando con Ranma otterrebbe qualcosa di molto, molto più grosso: l'unica cosa che forse desidera più della tua rovina''
''E sarebbe?'', era sinceramente sorpresa nell'apprendere che ci fosse qualcosa che la cinesina desiderava più della sua morte, in realtà credeva che una mente semplice e banale come la sua non fosse in grado di formulare più di un pensiero alla volta.
''Indovina chi è andato a fare le foto per la campagna pubblicitaria di Nodoka Akari mentre tu eri in giro a fare l'ochetta con Dakashi?''
''Non ci credo...'', rispose pensierosa ignorando il commento sarcastico di Mousse sulla sua giornata con Ataru, ''Aveva sempre mirato a questo, sin dall'inizio!''
''Esattamente, amica mia. Lo sanno tutti che il sogno più grande di Shampoo è fare la modella come sua mamma, anche se non ci riesce perchè è troppo...''
''...Troia...''
''Io volevo dire bassa!''
''Tu sei troppo buono, paperotto'', lo baciò in fronte chiamandolo col nomignolo che usavano da bambini, quando una piccola e ben più spensierata Akane si divertiva a prendere in giro l'amico per la forma delle sue labbra, che ricordava molto vagamente quella del becco di una papera, quando sorrideva; ''Troverai una ragazza che ti merita, Mou-Mou, dovessi anche andartela a cercare io in capo al mondo''
''E tu imparerai a fidarti degli uomini e ad amarne uno, che sarà bello e forte, ma mai quanto il tuo migliore amico!'', sorrise.
''Sicuramente non sarà più intelligente di te'', si guardò intorno, tra i pesanti tomi di astronomia , i tre telescopi ed i dispositivi elettronici, tutto in quella stanza urlava una sola parola: genialità.
''Lasciami piangere le mie lacrime, amica. Domattina ho un test di fisica e devo essere in forze''
''Va bene, Sheldon Cooper. A domani''.



Uscì dall' imponente palazzo e prese a camminare, leggermente infreddolita. Svoltò all'angolo con la via principale, diretta al suo negozio di dischi preferito per comprare qualche nuovo vinile, quando andò a scontrarsi con un giovane in divisa da cameriere.
''Oh! Mi scusi!''
''A-Akane?''
Scrutò un attimo gli intensi occhi verdi del ragazzo, prima di ricordarsi dove l'avesse già visto.
''Ryoga!''
''Ciao, Akane... Hem...''
''Che ci fai vestito da cameriere?''
''I-io...''
Maledì se stesso e la pigrizia che lo aveva spinto ad uscire da casa Kuno ancora in divisa, senza cambiarsi.
Di tutti i momenti in cui avrebbe potuto incontrare Akane Tendo ed esplodere di gioia nel parlarle, quello era il peggiore nonchè il più umiliante.
Come se servire la colazione di compleanno al proprio preside seduto in salotto, in vestaglia, accanto all'orrida moglie ed ai figli malati di mente non fosse stato abbastanza avvilente.
Per fortuna il suo continuo farfugliare e muovere le mani nervosamente non fecero scappare via la giovane, che invero aveva bisogno di compagnia.
''Ti va di accompagnarmi a fare spese? Non sono vestiti o cose stupide da donne, giuro! Ho... Non ho voglia di stare da sola, ecco.''
''M- M- M- Ma- Ma certo! Tutto quello che vuoi, sono libero come una nuvola!''

Oh Kami.
Ho detto ''Libero come una nuvola''.
La metafora più brutta che sia mai stata generata.
Ryoga, meno male che vuoi fare lo scrittore.

''Ryoga, tutto bene? Che stai farfugliando?''
''Niente, niente! Andiamo!''
La prese sottobraccio ed iniziò a correre senza meta, felice.


***


''Dunque se A sta per... No... F... Calcolandone la massa.... No, non ce la faccio!''
Buttò la matita per terra, calpestandola violentemente mentre con un rapido gesto della mano chiudeva il libro e buttava gli occhiali sulla scrivania.
No, non lui.
Non Ranma Saotome.
Quel traditore che gli aveva estorto una confessione sui fatti personali di Akane, che alla fine aveva iniziato anche a stargli simpatico e ad ispirargli fiducia aveva fatto male a lui ed alla sua migliore amica. Conosceva la Tendo come le sue tasche, forse anche meglio di se stesso, e sapeva bene quando mentiva cercando di nascondere l'evidenza.
L'interesse di Akane per Ranma andava oltre la passione del codinato per le arti marziali, come il disappunto per la notte precedente andava oltre la semplice empatia nei suoi confronti o l'ormai sedimentato odio per Shampoo.
No, Akane voleva Ranma come lui voleva Shampoo. Forse in una maniera più inconsapevole ed un filo meno ossessiva, ma lo desiderava.
E lui era un bastardo.
Prese il telefono e compose il numero del fedifrago, che rispose solo al quarto squillo, giusto per farlo crogiolare in un mare d'ansia.
''Mousse, ciao!''
''Sei con lei, ora?''
''Eh? Lei chi?''
''Saotome, rispondimi! Sei con lei?'', ringhiò stringendo lo smartphone nella mano, facendo scoppiare in mille pezzi la cover in plastica azzurra che lo avvolgeva.
''Ah, vedo che la notizia ha già fatto il giro della città, molto bene... Mousse, io mi auguro che almeno tu voglia credere alla mia versione...''
''Ranma! Tu non dovrai vedere mai più Shampoo, hai capito?''
''Perchè, senò che succede?'', rispose irritato -ed irritante- il codinato, in un consueto moto di ribellione adolescenziale.
''Perchè ti spacco la faccia!''
''Allora guarda, se vuoi sono da mia madre, passa pure che dopo averti steso ti offro un caffè''
''Lo sai che sono più debole di te...''
''Appunto. Ora, se tu mi lasciassi parlare...''
''Non m'interessa, ci vediamo a scuola''
Riappese.


''Ranma, chi era?''
''Un compagno di classe'', scosse la testa riprendendo ad esaminare le foto scattate il giorno prima.
''Hai parlato di stenderlo...''
''Non preoccuparti, mà, non intendo picchiarlo, è troppo debole per me''
''E' successo qualcosa?''
''Pensa che gli abbia rubato la ragazza''
''Akane?''
''Ma no! Tra me ed Akane non c'è niente, come te lo devo dire?''
''E allora chi? Non mi dire... No, Ranma! Non quella puttanella!''
''Mamma!''
''Ti prego, figliolo, Akane è centomila volte meglio di quell' ochetta! Per favore, non fare lo stupido!''
''Non sono stupido, lo sai''
''Secondo me quella Shampoo mira a farsi mettere incinta per farsi sposare e...''
''Non siamo più ai tuoi tempi, non viaggiare troppo con la fantasia. E poi non ci ho fatto nulla di che, te l'ho detto''
''Ieri sera siete tornati a casa insieme e tu eri visibilmente ubriaco...''
''Talmente ubriaco che ho passato la notte a vomitare anche la mia presunta anima nera di peccatore, e quando sono tornato in camera lei non c'era già più''
''Che sollievo! Povera Akane, non se lo meriterebbe proprio''
''Ma basta con questa Akane! Che ci troverete tutti quanti?''
Nodoka sorrise maliziosa, mentre il figlio arrossiva.



***


''Ryoga, sei stato fantastico! Davvero non pensavo che a Brooklyn ci fossero tutti questi negozi di dischi! Uno più fornito dell'altro, poi!''

Soffiò sul suo caffè corretto al caramello mentre i suoi occhi erano persi in quelli della giovane seduta di fronte a sè al bancone del bar: la sua bellezza e la sua dolcezza erano un miracolo della natura.
Lo sguardo indugiò forse un po' troppo sulle gambe nude della sua interlocutrice. Erano lunghe e toniche, perfette. Come tutto il resto.
L'oggetto del suo amore segreto era raggiante: quella giornata fuori dal suo quartiere d'origine sembrava averla messa di buon umore, ed il giro tra bazar etnici e negozietti vintage l'aveva decisamente rinvigorita, rispetto a quando l'aveva incontrata.
Osservava Akane a distanza da troppo tempo, ormai, per non conoscerla meglio di molti altri. Sotto l'aspetto da ragazza bene dell'alta società con il massimo dei voti e la famiglia influente, batteva un cuore anticonformista e ribelle, proprio come il suo.
Si era sentito uno stupido ad essersi vergognato di confidarle quale fosse il suo vero ruolo in quello strano sistema di valori che era la gioventù nipponica trapiantata a New York: la ragazza aveva sorriso e gli aveva detto di apprezzare la sua buona volontà ed il suo duro lavoro, augurandogli di realizzare tutti i sogni che le aveva confidato.
Tutti tranne uno, ovviamente.

''Inoltre hai degli ottimi gusti, mi hai consigliato un sacco di roba interessante!''
''G- Grazie, Akane...''
''Ukyo, scusa, mi porteresti un' altra ciambella? Oh Ryoga, anche questo bar è stupendo! Non ci ero mai stata, non avevo neanche idea che Ukyo lavorasse qui!''
''E quando mai mi hai considerata, scusa?'', la barista le porse una ciambella glassata al cioccolato, guardandola con astio.
''Ma cosa dici? Sei tu che non parli mai con nessuno''
''Cosa? IO? Ah, questa è bella!''
''Hey, non litigate, ragazze! Akane, il bagno si è liberato, dovevi andare se non sbaglio...''



Attraversò il lungo e stretto corridoio laterale, sui cui lati si stagliavano numerosi tavolini pieni di giovani universitari intenti a bere caffè corretti, ed aprì la porta del bagno, infilandosi nello stanzino buio, sentendo un peso contro la schiena, come se una persona volesse a tutti i costi entrare insieme a lei.
Quando udì la porta chiudersi a chiave alle sue spalle si spaventò seriamente ed inizò a tastare nervosamente i muri piastrellati per cercare l'interruttore della luce, ma l' individuo misterioso la precedette, illuminando l'angusta stanza e mostrando la sua presenza.
''Che ci fai qui?''
''E tu ti definisci un'artista marziale? Sono stato seduto al tavolo vicino alla porta per una mezz'ora abbondante e non ho mai nascosto il mio ki. Complimenti, schiappa!''
''Che vuoi?''
''Parlare''
''Mi hai seguita?''
''Non scherziamo! Sono stato da mia madre fino ad ora, e poi io vengo sempre qui''
''E dovevi andare in bagno proprio ora?''
''Sì''
''La vita è bizzarra a volte, vero, Ranma?''
''Pensa che c'è gente che esce di casa dimenticando di mettere la gonna e si permette anche di fare del sarcasmo!''
''Hai qualcosa contro il mio vestito?''
''No, anzi, è molto interessante''
''Porco!'', era furiosa.
''Io guardo una cosa che mi è stata messa sotto gli occhi, tu che scusa hai?''
''Ci tengo molto, me l'ha regalato il mio amico Ataru due anni fa''
''Mi domando perchè l'abbia fatto... Ah, ma il pervertito sono io, ovvio!''
''E adesso siamo anche gelosi! Molto bene!''
''Io geloso di te? Al massimo se siamo qui è per colpa della TUA gelosia!''
''La mia gelosia? Ma sentilo, come se m'interessasse di chi ti porti a letto!''
''Tanto per chiarire, non ci ho fatto niente''
''Non m'interessa''
''Ed io te l'ho voluto dire lo stesso''
Akane sorprese se stessa provare un'inaspettata quanto inspiegabile sensazione di sollievo.
L'orgoglio, la voglia di farlo arrabbiare e di fargli pagare l'umiliazione subita il giorno prima, lo sguardo penetrante di Shampoo, nuda sulla porta della sua stanza, che l'aveva tormentata tutta la notte e l'inesperienza con certe situazioni fino ad allora sconosciute, però, la fecero parlare a sproposito.
''Hai perso un'occasione, dicono che sia molto brava a letto. Magari se la richiami ti da un'altra chance, sempre che non se ne sia andata perchè quello che ha visto non le è piaciuto...''
''Lo vedi che sei proprio una stupida?''
''Te ne vai?'', lo spinse.
''Me ne vado, idiota''


Uscì sbattendo la porta, buttò sul tavolino una banconota da dieci dollari e salutò Ukyo e Ryoga con la mano, ignorando lo sguardo di fuoco lanciatogli dal giovane cameriere.



Scese dal taxi e corse verso la porta di casa cercando di sfuggire dal vento gelido e dai primi fiocchi di neve della stagione.
Shampoo lo aspettava in piedi accanto al portiere, coperta solo da un cappottino in panno bianco, senza cappuccio nè ombrello, visibilmente infreddolita.
''Hey!'', le corse incontro, togliendosi il cappotto ed avvolgendoglielo intorno alle spalle, per riscaldarla, ''Che ci fai qui?''
''Ero venuta a vedere come stavi, ieri sera non eri molto in forma...''
''Sì, hem... Credo che quei drink fossero alcolici, in realtà... Stupido barista, e dire che gliel' avevi anche detto che sono astemio...''
''Già'', annuì lei distogliendo lo sguardo, ''Non volevo disturbare e ti ho aspettato in strada, spero di non essere stata invadente''
''No, affatto. Vuoi salire?''
''Non è il caso, Akane non è una mia grande fan...''
''Fregatene di lei''
''Preferirei comunque evitare di incontrarla. Sai, Ranma, io posso sembrare forte e decisa, ma in realtà sono molto sensibile, basta un niente per farmi star male. Ti va se camminiamo un po'?''
''Ho fame, mangiamo qualcosa?''
''Certo! Qui vicino c'è il ristorante di mia nonna, ti piace la cucina cinese?''



***


''Akane, ti prego, permettimi di pagare!''
''Non esiste, la cena la offro io! Ukyo, vale anche per te, metti via quel portafoglio!''
Salutò i due nuovi amici e tornò a casa a piedi, dal momento che distava solo di qualche isolato. Lungo la strada trovò una pasticceria aperta e si fermò a prendere due cioccolate calde ed alcuni dolci, in modo da offrirli a Ranma come segno di pace.
Sebbene Ryoga non si fosse mostrato troppo d'accordo, Ukyo aveva insitito perchè i due si riappacificassero, e lei aveva capito di aver sbagliato a trattarlo in un modo così rude, dopotutto lui non conosceva il vero motivo del suo taglio di capelli. Inoltre, pur non essendo legato a lei da nessun vincolo, aveva fatto in modo di dirle che era pulito, che in qualche modo aveva rispettato quella bizzarra unione decisa dai loro genitori.
In fondo Ranma non era davvero un cattivo ragazzo, forse solo un po' ottuso e sempliciotto, ma cattivo proprio no, non meritava la sua ira nè il suo rancore.
Salì in ascensore e, giunta nel grande salone di casa sua, salutò Genma e suo padre, che lo informarono che Ranma non si era ancora fatto vedere.
Prese la scalinata principale ed entrò in camera sua senza bussare, con l'obiettivo di lasciargli i dolci ed un biglietto carino sulla scrivania.




***




Shampoo si era aperta a lui durante la cena regale al ristorante di sua nonna Cologne, che lo aveva trattato come un figlio, raccontandogli di un passato di pressioni e privazioni, di un padre assente, di una madre con troppe aspettative che perennemente venivano disattese e di pessimi rapporti sociali.
Era stato profondamente sorpreso nell'apprendere che Akane era una tale vipera: non solo era andata a letto con Ataru, il ragazzo della sua, all'epoca, migliore amica, aveva anche inventato un monte di bugie ai danni della reputazione della povera Shampoo, facendola passare per una poco di buono ed emarginandola.

Shampoo gli aveva offerto una sigaretta e lo aveva salutato, sotto casa, con un bacio sulle labbra, un bacio pieno di dolcezza e gentilezza, lontanto anni luce dall'atteggiamento spocchioso e violento della sua coinquilina.
Gli aveva parlato a cuore aperto, mostrandosi preoccupata di ferire i sentimenti dell'amica Kodachi, ancora ossessivamente innamorata di lui, ma, allo stesso tempo, confidandogli senza troppi giri di parole di desiderare di stare con lui in ogni modo, fino al più fisico.
L'aveva invitata a salire passando nuovamente per l'ingresso di servizio e, mentre la baciava e le toglieva il vestito rosso, cercava di sopprimere la rabbia che provava per Akane.
Akane che si comportava come un'oca giuliva con Ryoga riempendolo di complimenti e ringraziandolo a profusione solo per averla portata in uno stupido negozio di dischi.
Akane che indossava felice e fiera il vestito regalatole da Ataru nonostante non fosse il suo genere, mentre a Las Vegas aveva tenuto addosso due ore a malapena il capolavoro di sartoria che aveva impiegato ore a scegliere per lei.
Akane che si precipitava a consolare Mousse anche quando non ne aveva bisogno, che passava le giornate a casa sua.
Akane che preferiva andare dal parrucchiere piuttosto che rispettare un impegno preso con una persona che le voleva veramente bene come sua mamma.
Akane la gatta morta, che con una mano erigeva fiera la bandiera della castità e dei valori morali mentre, con l'altra, tentava di nascondere il suo passato torbido.
Akane che sembrava essere gentile con tutti tranne che con lui.

E lui che le si stava affannando per trovare il regalo di Natale perfetto da farle.

Accese una lampada sul comodino ed afferrò con forza i fianchi della cinese, aiutandola a sdraiarsi sul letto, la baciò ancora e poi la guardò negli occhi, a lungo.
''Sicura?''
Lei si limitò ad annuire, lui prese a baciarla con più foga e, finalmente e senza interruzioni, colmò la distanza che li separava.




***



La stanza sembrava deserta, ma la luce sul comodino era accesa.
Abituando la vista alla semi oscurità si rese conto che c'era qualcuno sotto le coperte, probabilmente già dormiva.
Posò con cautela i biscotti sulla scrivania cercando un po' di spazio nel suo disordine e si avvicinò a lui, per svegliarlo e scusarsi.
Ranma dormiva tranquillamente coperto fino al mento da una pesante coperta rossa, il letto era disfatto, segno di un sonno agitato, e le coperte erano talmente spesse da sembrare un'infinità.
Sul comodino, accanto alla lampada accesa, faceva bella mostra di sè una foto incorniciata che ritraeva Diana e Nodoka con loro due, piccoli, in braccio.
Sorrise. Ne aveva una uguale da quando ne avesse memoria. Non la guardava da tanto, gli ultimi mesi erano stati movimentati e non aveva avuto modo di riaprire la scatola dei ricordi in cui conservava tutti gli oggetti più cari di sua madre, ma ricordava perfettamente di essersi sempre chiesta chi fosse quel bel bambino, che legame avesse con lei.
Sin da bambina si era sentita, in qualche modo, legata a quel bimbo con gli occhi azzurri che non aveva mai visto, e le sembrò paradossale che, una volta trovatoselo in casa, non le fosse venuto in mente di tirare le somme e capire che il figlio di quell'amica di sua madre che non vedeva da anni era proprio lui, Ranma.
Il suo Ranma?
Se lo chiese studiando il suo viso, in silenzio reverenziale e provando una sorta di tenerezza. Chissà se un giorno lo avrebbe davvero chiamato così.
Si sedette in un angolino del letto accanto a lui e gli posò un bacio sulla fronte, un gesto forse eccessivamente intimo, ma se l'era meritato, pensò.
Dopotutto sapeva anche lei quanto fosse difficile star dietro alle sue crisi di rabbia, ed il codinato era stato un buon amico sin dal loro primo incontro, quando si era dimostrato talmente leale da non riferire nulla a Soun dei suoi incontri con Sven e soci. Non sapeva se l'amore a cui anelavano i loro padri sarebbe mai nato, ma certamente era felice che quello sconosciuto facesse parte della sua vita incasinata.
Ranma aprì gli occhi e la guardò, stranamente apprensivo. Lei sorrise.
''Sono solo le dieci, dormi già?''
''Akane... Io... Sono molto stanco, potresti lasciarmi solo?''
''Non vuoi neanche assaggiare la fantastica cioccolata calda allo zenzero che ho comprato apposta per te? Dai, non tenermi il broncio, sono io la rancorosa della famiglia, e tu sei un golosone! Avanti, non dirmi di no!''
''Mi hai comprato una cioccolata calda?'', non capiva perchè sussurrasse, ma stette al gioco, adeguando il suo tono di voce a quello del ragazzo.
''E' il mio modo per farmi perdonare di essere un' isterica ed un' ingrata, hai fatto così tanto per me, ed io sono stata solo capace di saltare alle conclusioni, per giunta sbagliate. Possiamo fare la pace?''
''Akane, io non so come dirtelo...''
Ma non ebbe bisogno di dire niente. Shampoo uscì dal cumulo di coperte che nascondevano il corpo del codinato e, ancora assopita, sorrise maligna ad Akane, stringendolo a sè e baciandolo appassionatamente sulle labbra, facendo scivolare via le lenzuola e mostrando alla Tendo buona parte della loro nudità.

In silenzio arretrò, sconvolta, e si precipitò fuori dalla stanza. La forza con cui la porta sbattè fece cadere la merenda posata precariamente sulla scrivania e rovesciare le cioccolate calde per terra.





Capitoletto-continuazione di quello precedente, non uccidetemi e scusatemi se non è un granchè!
Mille cuori e grazie come sempre.




  
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