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Autore: Everlast98    12/01/2014    0 recensioni
Tratto dal primo capitolo
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O meglio, per ripormi come tutte le mattine la solita domanda:«Perché?». Avvicinai lentamente la mano ai lembi della maglietta e, quando ci riuscii, la alzai sempre con la solita velocità, fino sotto il seno e vidi la risposta alle mie domande.
Era piccolo, ma di un colore nero intenso e aveva la forma di uno spicchio di luna: era un tatuaggio. Ma non era il solito tatuaggio che ti facevi per sfizio o per ribellarti alla società, io non l'avevo mai chiesto, ci ero nata e basta. Nessuno mi aveva mai domandato se lo volessi, né si era preso la briga di darmi qualche chiarimento, insomma nessuno sapeva niente di niente ed io ero la prima della lista, non avevo idea del suo significato.
Guardai quello spicchio di luna, vicino all'ombelico, per qualche minuto fino a che non mi stancai di pormi il solito «perchè?» del giorno.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattinata non era iniziata nel migliore dei modi. Stavo con lo sguardo perso nel vuoto mentre le lacrime mi ricavano il viso. Ci sarà al mondo una ragazza più triste di me? Il dolore mi stava uccidendo, non potevo parlarne con nessuno, dovevo tenermi tutto dentro, però le lacrime mi aiutavano. L'acqua mi aiutava a calmarmi, mi rinvigoriva, mi rilassava. Io amavo la pioggia, amavo la 
sua freschezza, il suo rumore che emetteva quando si scontrava con il tetto delle case, le figure che inventava sui vetri degli autobus o sulle finestre della scuola. Un'altra cosa che amavo era il buoi. Facevo tutto al buoi, piangevo, ascoltavo la musica, mangiavo, ascoltavo il rumore della pioggia al buoi. Buoi e pioggia per me erano tutto. Ma quando queste due cose non c'erano, come adesso, mi sentivo male, stanca, debole, inutile. Ma la cosa più brutta era un'altra. Che senso aveva vivere in un mondo in cui non si era apprezzati? In un mondo cui ti sentivi inutile? Dove a nessuno importi? Più mi ponevo queste domande e più le lacrime scendevano giù dal mio viso.
 
§   §   §

Mi alzai dal letto a causa del forte mal di testa che mi pulsava. Mi sentivo stanca e confusa. Non avevo voglia di fare niente e di vedere nessuno. Scesi, ancora con il pigiama, in cucina dove c'erano tutti. Un imbarazzante e straziante silenzio crebbe tra di noi quando arrivai. Perché? Ero di troppo in questa casa? L'unica cosa confortante in tutto ciò era la mia sorellona che, anche se litigavamo o non ci parlavamo per settimane, mi voleva bene. Guardai mia madre.
«Buongiorno.»dissi con voce tremolante a mia madre.
Lei mi guardò per un paio di minuti e se ne andò senza rispondermi.
«Buongiorno.»disse mia sorella Carmela
La guardai e le sorrisi anche se dal mio viso scese una lacrima.
«Ti preparo la colazione o vai via?»mi chiese mai sorella
«Io? Beh, ecco...meglio che vada.»dissi imbarazzata.
«Certo. Ciao.»disse prima che io mi fossi diretta verso le scale che portavano nella mia camera.
Forse era arrivato il momento di raccontarvi un po' della mia famiglia. Carmela aveva 17anni ed era completamente diversa da me. Capelli boccolosi mori, neri che le arrivavano fino a metà seno e due perle grigie si trovavano al posto degli occhi. Era poco più alta di me, all'incirca 1.65, formosa al punto giusto. Mi capitava che alcune volte la sentivo sfogarsi, piangendo, nel suo letto, cercando di opprimere i singhiozzi, non parlava mai dei suoi problemi con me, con mamma o con chiunque altro. Mi sentivo sempre morire dentro non potendola aiutare. Non potevo fare niente per lei. Mia madre...io e lei abbiamo uno strano rapporto. Distante, freddo, dialoghi formati da semplici sguardi assassini, se potessero. Lei si è spenta con la scomparsa di mio padre e alla sua malattia. Sì, lei è malata di cuore. Tra un anno dovrà essere operata, il dottore ci aveva avvertite che era molto pericoloso e che, forse, non uscirà viva. È una donna sulla quarantina, corpo sciupato dal tempo e dalla mancanza di cure. I suoi occhi azzurri, come il mare, erano contornati da delle occhiaie molto evidenti ed erano...spenti. Il volto era scarno e gli zigomi erano molto sporgenti rispetto al normale, aveva la pelle secca non solo del viso, ma anche del corpo. Le unghie delle mani e dei piedi erano tutte spezzate e rovinate. I suoi capelli, una volta splendenti e mossi, erano di un castano scuro opaco, privo di vita, pieno di nodi e disordinati. Lei, a differenza di me e Carmela, non aveva avuto tatuaggi fin dalla nascita, ma si era fatta una lupa sulla parte interna del polso. Una delle tante cause del fallimento della nostra famiglia era nostro padre. Ha deciso di abbandonarci, ma il fatto era che aveva deciso tutto in una notte.

Inizio Flashback

Era domenica mattina. Il cielo era oscurato da qualche nuvola che non minacciavano di piovere. Io, Carmela e mia madre eravamo giù a fare colazione. Eravamo tutte con il pigiama, ridevamo, scherzavamo, sembravamo una vera e propria famiglia felice. Ad un tratto sentimmo dei rumori provenire dal piano di sopra. Dopo qualche minuto vedemmo nostro padre, con delle valigie in mano, dirigersi verso la porta di casa.
«Io vado, addio.»disse freddo e guardando il pavimento.
Aprii la porta e se ne andò.


Fine Flashback

Da quel giorno la nostra famiglia era diventata un vero disastro, una vera delusione. Ed ecco a voi la mia famiglia assente. Stavo ancora davanti all'armadio per decidere cosa mettermi prima di andare a scuola. Alla fine optai per una camicia tre quarti blu, dei jeans grigi e le vans nere. Misi una cintura di cuoi nera perché i pantaloni mi stavano un po' grandi. Guardai fuori dalla finestra e vidi un Sole splendente, così decisi di mettermi anche un cappello, con visiera, nero. Presi la prima borsa che mi capitò e ci misi dentro tutto il necessario.

Arrivai a scuola e con lo sguardo cercai di trovare il ragazzo che l'altra volta mi aveva aiutato ad alzarmi da terra. Volevo vedere il suo sorriso contagioso per almeno qualche secondo. Alla fine entrai in classe delusa, c'erano i soliti idioti, ma poi vidi Petal farmi cenno di venire da lei.
«Eccoti Cha.»disse lei entusiasta.
«Ei, come va!?»dissi io contagiata dal suo entusiasmo.
«Beh...non saprei.»disse facendo svanire tutta quell'allegria che prima la possedeva.
«Io non ho dormito tutta la notte e sono abbastanza stordita e confusa.»
«Hai pianto!? Hai gli occhi gonfi.»disse preoccupandosi del mio stato.
«No, no, non ho pianto. Va tutto bene.»dissi con, forse, troppa freddezza.
«Sentimi...so cosa vuol dire piangere e non sentirsi amata dalla propria famiglia. Tu non sai niente di me e della mia vita.»disse con tono serio.
«C...come!?»dissi sbalordita da quello che aveva detto.
«Non ho voglia di parlare.»disse con la stessa freddezza che io, in precedenza, avevo usato.
Sentendo tutto ciò, il mio cuore si ghiacciò, mi immersi nei miei pensieri non riuscendo a non farli andare via. Forse lei avrà i miei stessi problemi?

 
§   §   §

Stavo ancora pensando a Petal. Che cosa aveva voluto dirmi? Aveva la mia stessa vita? Sentivo uno strano legame con lei, ma non riuscivo a capire che cosa ci fosse sotto a tutto questo.

Persa nei miei pensieri, mi andai a scontrare con qualcuno.
«Di nuovo tu!?»disse una voce molto familiare.
«Oh, scusami.»disse senza guarda a chi fossi andata addosso.
Alzai piano la testa. Non potevo crederci, era lui. Adoravo immergermi nei suoi occhi marroni con pagliuzze verdi guardare il suo ciuffo biondo come il Sole e sorridere insieme a lui.
«Andiamo a casa insieme?»disse cercando di sciogliere il ghiaccio.
«Ok.»dissi un po' in imbarazzo.
«Andiamo...»
Ci avviammo alla fermata, ma l'autobus non si fermò.
«Ci tocca andare a piede.»
«Ah, davvero. Fa niente.»dissi dopo essermi ripresa dalla vista dei suoi pettorali appena visibili da sotto la maglietta nera.
Dovevo riprendermi velocemente. Stavo arrossendo in continuazione ogni volta che lui mi rivolgeva la parola.
«Beh, ecco...»dicemmo insieme io e Federico, prima di guardarci e di ridere contemporaneamente.
Dopo la lunga scarpinata carica di sguardi e di silenzi, arrivai a casa, maledicendo il poco tempo passato insieme a lui.
«Eccoci arrivati. Io abito in quella casa che sta laggiù.»disse indicandomi una casetta molto graziosa.
«Grazie, ci vediamo.»
Lui si avvicinò di più a me lasciandomi un bacio sulla guancia. Mi sentivo stranamente più leggera, il battito del cuore stava accelerando, l'ansia mi stava giocando brutti scherzi, volevo stringerlo forte, anche se un motivo non c'era. Sarà fidanzato? Gli interesserò? Ci sarà mai un posto per me nel suo dolce e caldo cuore?

SpAzIo AuTrIcE

Angelina Jolie in Sienna, la mamma di Chanter e Carmela, la sorella di Chanter


Jennifer Lawrence in Carmela, la sorella di Chanter

 

Bella Thorne in Chanter


Alex Pettyfer in Federico


Claire Holt in Petal
  
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