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Autore: Tomoko_chan    12/01/2014    7 recensioni
Tokyo, inverno. Naruto si imbatte in una buffa ragazza tremendamente goffa e impacciata.
All'inizio nascono alcune incomprensioni, ma poi i due cominceranno a frequentarsi assiduamente. Lei è la ricca ereditaria degli Hyuga, ma da sempre in contrasto col padre. Lui è un cantante, un chitarrista, un ex teppista e il leader di una band.
E così, fra risate, amici folli, musica e rock'n'roll, quale sarà il destino degli Origin e della giovane Hyuga?
[NaruHina doc] [Accenni SasuSaku, InoShikaTema, KibaHanabi]
****
Eccomi qui con una fic del tutto nuova. Ho accennato che nella storia si parlerà di musica: in ogni capitolo sarà presente una Song.
Tutte le canzoni saranno dei Negrita! Più che altro per le loro bellissime poesie.
Vi consiglio di aprire questa fic nonostante non amiate il genere Rock o Pop/Rock. E' pur sempre una storia d'amore!
Tratto dal testo:
Non ringrazierò mai abbastanza chiunque lassù abbia deciso di affidarmi a te. O forse devo ringraziare qualcuno all’inferno, perché non ho ancora deciso se sei l’angelo custode o il diavolo tentatore.
ULTIMO CAPITOLO.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Kiba/Hanabi, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino, Shikamaru/Temari
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli ultimi sognatori.'
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Filosofia di vita.
-
Transalcolico

[Motivi nascosti]

 
[Negrita: Transalcolico (DA SENTIRE!)]
Si stava facendo sera e lei, esattamente come gli altri degli Origins, aveva girato a vuoto per tutto il giorno.
Hinata si era fermata in ogni locanda, ogni casa abbandonata, ogni B&B, aspettandosi ogni volta di trovare un Naruto risoluto e pacifico. O almeno era quello che sperava.
Invece, tutte le persone a cui aveva chiesto avevano dato una risposta negativa, rifiutandosi addirittura di credere possibile che un giapponese biondo, abbronzato e con gli occhi azzurri esistesse e che, addirittura, si fosse perso.
Il sole già non si vedeva più. Si era nascosto dietro le colline, colorando di un tenue rosso il cielo azzurro. Tutto sembrava più buio, più triste, più senza speranza.
Procedeva lentamente, con la macchina che stava consumando le ultime gocce di benzina. Volente o nolente si sarebbe dovuta fermare, così parcheggiò lungo la strada e scese dalla vettura, procedendo a piedi.
Un’alta casa rosa si ergeva a un paio di centinaia di metri, così decise di incamminarsi e chiedere asilo, altrimenti le sarebbe toccato dormire in macchina, al freddo.
Percorse quel lembo di strada, dopo poco arrivò, salì le scale e bussò alla porta in legno di ciliegio.
Ai suoi piedi, un quadrato segnato dalla polvere stava a simboleggiare la precedente esistenza di un tappetino per pulire le scarpe, ora assente.
Sentì dei passi e poi una donna bionda, alta e magra le aprì la porta. Si guardarono in silenzio per un attimo interminabile.
Sulle prime, la donna non dimostrava più di cinquant’anni: era bella, biondissima, in forma. Dopo un’osservazione più attenta, però, era facile notare le rughe sul collo e le tempie, la pelle delle mani squamose, la leggera incurvatura della schiena. Quella donna aveva più di cinquant’anni, nonostante li portasse molto bene. Il suo fisico, il suo sguardo, tutto di lei trasmetteva forza e autorità.
La vide sgranare leggermente gli occhi, un poco stupita. << Tu sei…? >>
<< Hinata Hyuga, piacere. Mi scusi il disturbo, ma… >>
<< Stai cercando un ragazzo biondo, di nome Naruto? >>
La domanda, piuttosto semplice e diretta, per un attimo non fu registrata nella mente della mora, rimasta sbalordita. Poi, quando ebbe il tempo di capire che una fortuita coincidenza le aveva fatto trovare Naruto e che lui probabilmente era a meno di qualche metro da lei, parve riprendersi.
<< Sì. >> affermò, stringendo i pugni nella speranza di esserci riuscita, finalmente.
<< Vieni, entra. >> affermò la donna, sospingendola dentro, per poi chiudere la porta dietro di lei. Fece qualche passo, fino a una porta di legno chiaro << E’ qui. Vi lascio soli. >>
Non si chiese il perché di quel comportamento strano e infinitamente cordiale della donna poiché in preda a mille emozioni diverse.
Come aveva detto, la donna la lasciò sola, percorrendo al buio il corridoio che la portò via da lei.
Hinata mise una mano sul pomello della porta. Il contatto con il ferro freddo e ambrato le fece venire un brivido, ricordandole che lei era lì, davvero, ad un passo dalla persona cercata per quasi due giorni. Ci siamo.
Girò lentamente il pomello e la porta si aprì con un clack. Non vide luci, né la testa bionda di Naruto. Si intrufolò nella stanza, chiudendosela alle spalle e, quando si voltò, vide un uomo, al buio, seduto sul davanzale della finestra, il viso segnato da lacrime, una bottiglia scura di whisky sulle labbra.
Quell’uomo non poteva essere Naruto. Quell’uomo vecchio, logoro, liso, che odorava di alcoolici non poteva in alcun modo essere lui.
Quell’ubriacone piangente non poteva essere il suo Naruto sempre solare, sempre dolce, sempre sorridente.
Gli si avvicinò lentamente, impaurita da quella verità che si rifiutava di accettare.
Eppure, quando incontrò il suo sguardo non ci furono più dubbi. Naruto la guardava, gli occhi bui e languidi, ispidi, senza frammenti né ricordi di quel biondo ragazzo che correva sulla spiaggia, il mare nelle iridi.
<< Hinata, sei tu? >> disse il ragazzo, ridendo quasi << Cazzo, non ci capisco più niente! … >>
<< Che hai combinato, Naruto? >> mormorò lei, toccandogli la guancia e fremendo di rabbia nel sentire la pelle irsuta.
Lui sbottò in una risata << Mi sa che sono un po’ sbronzo… >> disse, sempre ridendo, per poi appoggiarsi a lei tanto pesantemente che quasi cadde << Ho bevuto per dimenticare… >>
<< Sei un deficiente. >> affermò la mora, inveendo contro di lui per la prima volta in un anno, mentre tentava a stento di sorreggerlo << Che devi dimenticare? >>
<< Che sto male! >> affermò l’altro, balbettando leggermente << Non c’è la faccio più! Mi sono bevuto tutto quello che ho trovato… cosa c’è che non va? Sono qua ancora, no? >>
Hinata lo sospinse leggermente verso l’armadio, in modo da aiutarsi a sorreggerlo. Più lo sentiva parlare, più sentiva la puzza di alcool, più gli veniva voglia di prenderlo a schiaffi. Una rabbia nuova, diversa, provata verso l’uomo che più amava al mondo. L’uomo che si stava rovinando con le sue stesse mani.
<< Dai, che la vita è stupida… >> rise lui << inutile! Guardami, sono un’animale io… mica posso essere perfetto…’sta parte deve respirare, ogni tanto… >>
Hinata tentò di guardarlo in volto, ma vederlo in quel modo, col viso paonazzo e rigato da lacrime, gli faceva male. Un misto di rabbia, odio e disgusto le invase le membra.
<< Bevo così ti faccio arrabbiare! >> disse il biondo fra i singhiozzi e le risate << Dai, incazzati! Sei sempre troppo buona con me, non me lo merito, sono un’animale! >>
Lei lo sospinse pian piano verso il letto, dove lui si lasciò andare con un tonfo.
<< Io ti faccio sempre così male e tu non ti arrabbi mai… sei sempre troppo buona… ti faccio sempre soffrire… >> mormorò lui, ormai in preda al delirio << Ed ora questo… devi lasciarmi! … non posso fare questo a te, non devi soffrire così tanto per me! Lasciami…. >>
Si aggrappò al suo collo, costringendola in un abbraccio che lei non desiderava affatto.
<< Eppure mi sei mancata così tanto… >> disse lui, mordendole voracemente il collo, facendole male << Tu sei mia… >>
Le morse il collo nuovamente nonostante le sue proteste, scese verso la scollatura e le morse i seni, facendole buttare un grido. Hinata gli diede uno schiaffo forte involontariamente, per difendersi. Lui si calmò all’istante.
<< Perdonami… >> mormorò, fra parole sconnesse << Lasciami… >>
<< Fidati, questa volta mi hai fatto arrabbiare. >> disse lei, accarezzandogli leggermente i capelli arruffati madidi di sudore << Riposati, ci vediamo domani mattina. >>
Lo guardò addormentarsi e afferrò la bottiglia, ancora stretta fra le sue mani. La donna bionda si affacciò proprio in quel momento alla porta.
<< Tutto ok? >> chiese, in volto un’espressione preoccupata << Ho sentito gridare. >>
<< Sì, è tutto ok. >> rispose la mora, alzandosi per raggiungerla << E’ solo molto ubriaco. >>
La donna gli diede una pacca sulla spalla invitandola ad uscire. Richiuse la porta dietro di lei.
<< Ho fatto del thè. >> affermò, avviandosi in cucina mentre Hinata la seguiva.
<< Vi conoscete? >> chiese la mora, accomodandosi al tavolo della cucina con aria stanca.
<< No. >> rispose dopo un attimo di titubanza la donna, servendo il thè alla menta << Questa notte ho sentito un gran baccano e l’ho trovato fuori a vomitare. E voi? Da quando vi conoscete? >>
<< Da circa un anno. >> rispose lei, accogliendo con un grazie la bevanda calda fra le mani, che tremavano.
La donna bionda afferrò una busta di cioccolatini, l’aprì e versò il contenuto in una ciotola che mise fra lei e la ragazza, seduta dall’altra parte del tavolo. Hinata ne prese uno senza tanti complimenti, sentendo un leggero languorio infondo allo stomaco. Erano due giorni che non toccava cibo.
<< Sei la sua fidanzata? >> chiese la bionda, curiosa.
<< Sì. >> rispose lei, servendosi un altro cioccolatino.
<< E come vi siete conosciuti? >> domandò di nuovo lei, decisa a non farle pensare a ciò che aveva appena affrontato.
<< Un giorno… gli sono sbattuta contro, ecco. >> rispose la mora, sorridendo al ricordo << Ero molto impacciata e maldestra… piuttosto timida… lui mi ha cambiata. >>
<< Lui? >> chiese la donna, stupita << Che ha di speciale? >>
<< Lui… Naruto è così forte e sicuro di sé che ti trasmette la sua forza. Ha sempre avuto le idee chiare, il sorriso in volto e la risposta pronta. >> il volto sognante della ragazza si incupì quando la donna apparì contrariata.
<< E adesso che ha? >> indagò lei.
<< Non lo so… >> rispose confusamente la mora << All’inizio credevo avesse paura, adesso non lo so più. >>
<< Paura per cosa? >>
<< Per il futuro. >> affermò Hinata << E’ un’artista promettente e ha paura del futuro che sta arrivando troppo presto. O almeno così credevo… >>
La donna si alzò, cominciando a sparecchiare. << E’ una paura razionale, credo. La supererà. >>
Si voltò per prendere le tazze e allungò una mano per accarezzarle il volto << Spero che rimarrai a dormire, cara. Ho preparato una stanza di sopra, se vuoi. L’ultima a destra del corridoio. >>
<< Grazie, signora. >> accettò la mora con un mezzo sorriso, felice di quella cortesia << Buonanotte, a domani. >>
<< Buonanotte, cara. >>
Hinata salì le scale, seguì le indicazioni e si avviò nella sua camera. Non accese la luce, né altro. Stanca, si sedette sul letto e si tolse le scarpe, per poi spogliarsi velocemente e infilarsi nel letto. Non capiva la dolcezza di quella donna così comprensiva e mesta, quasi come una mamma, ma non diede molto peso alla cosa. 
Qualcosa le diceva che doveva rifletterci, ma la stanchezza era troppa, così come la tristezza che l'aveva avvolta.
Prese il cellulare, avvisò Sasuke di aver trovato Naruto e attese una risposta.
Desiderava quella risposta. Desiderava trovare una persona amica con cui parlare, confidarsi, sfogarsi. Naruto non c’era, anzi, era lui la causa del suo dolore. Senza di lui, senza il suo sostegno, si sentiva così persa, così di malumore, così sola… cosa avrebbe fatto se un giorno Naruto l’avesse lasciata? A chi si sarebbe rivolta? E se Naruto fosse… morto? Con chi condividere quel dolore?
Scosse la testa per cacciare quei pensieri. Sperò che fosse solo la stanchezza a farle avere quelle idee atroci, che non fossero una sorta di brutto presentimento. Si accoccolò meglio nel letto, abbracciandosi le gambe nude, quando il suo cellulare squillò. Sul display, il nome salvato da Naruto: ‘suke.
<< Hinata. >> rispose e Sasuke parlò ancora prima di lei << In che condizioni è? >>
<< Ubriaco fradicio. >> mormorò la mora, stringendosi le gambe al petto << Non l’ho mai visto così. >>
<< Io spesso, purtroppo. Brutto segno. >> affermò lui << Ci hai parlato? >>
<< Non molto… >> strinse i pugni, mentre sentiva le lacrime che tentavano di spezzarla per uscire << Sasuke… è strano. Dice che sta male. Che lo devo lasciare. >>
L’altro grugnì, ma non rispose. Cambiò marcia e attese ulteriori informazioni.
<< Sembra assolutamente fuori di sé… >> Hinata cominciò a piangere, silenziosamente. Non aveva vinto quella lotta contro le sue lacrime << Sasuke, io ho paura. >>
<< Shhh… >> mormorò il moro, incredibilmente premuroso << Tranquilla. Ora arrivo e mi occupo io della faccenda. >>
<< Vorrei tanto fare qualcosa… mi sento così inutile! >> esplose in un singulto che tentò malamente di controllare.
<< No, tu sei stata brava. >> affermò lui, convinto << Questa è una cosa troppo grande da gestire da sola. Io lo conosco da più tempo e so cosa fare. Capito? >>
Hinata non rispose, lasciandosi cullare e consolare dalla voce calda di Sasuke, all’altro capo del telefono.
<< Hinata, io sono qui apposta. >> continuò, la voce accompagnata dal suono del suo clacson arrabbiato che si faceva strada nella notte << Sono qui con te, l’affronteremo insieme. Sarò lì fra due ore al massimo e voglio trovarti addormentata. Hai bisogno di riposare. Domani, quando ti sveglierai, sarà già tutto risolto, promesso. >> 
Sospirò, un altro dei suoi sospiri stanchi riservati solo a lei.
<< Sei stata grande, piccola Hinata. Sto arrivando. Dormi bene. >>
Sasuke chiuse la chiamata e Hinata si asciugò le lacrime con il dorso della mano. Era così facile credergli, avere fiducia in lui… perché?
E perché Naruto si comportava in quel modo? Perché beveva? Perché?
 
Io bevo per dimenticare
Bevo per non stare male
Bevo che così mi drogo
Bevo tutto quel che trovo
Bevo che non mi fa niente
Bevo come un deficiente
Bevo… cosa c’è che non va?
Bevo eppure sono qua
 
Io bevo che mi da la carica
Bevo che la vita è stupida
Bevo solo per fare rabbia
A chi ha la testa nella sabbia
E credo che ognuno ha una misura
E non sarà mai una censura
In grado di poter stabilire
Cosa è bene e cosa è male
Bevo solo per pisciare
 
Transalcolico viaggio cosmico
Puoi cercarmi lì quando sono così
 
Io bevo anche se poi sto male
Ma mi serve a far uscire fuori la mia parte animale
Devo farla respirare
Bevo anche se non è vero
Qui lo dico e qui lo nego
Solo per provocare
Guarda che per giudicare
Devi un po’ saperci fare
 
Transalcolico viaggio cosmico
Puoi cercarmi lì quando sono così
 
Io bevo per dimenticare
bevo per non stare male
bevo che così mi va
Bevo tutta la città
 
Bevo per dimenticare
Bevo per non stare male
Bevo che così mi và
bevo da fare pietà…




 
Buonasera, sono tornata fra voi!
Capitolo importantissimo che vi deve
dare molto da pensare, cercate di cogliere
tutte le piccolezze, i piccoli indizi disseminati
nel capitolo: nulla è lasciato al caso.
Un Naruto ubriaco è sempre un guaio! Ed 
è una cosa che solo Sasuke Uchiha può 
gestire, così il prossimo capitolo sarà tutto
per loro, siete avvisati, perchè sapete quanto
io li ami :) Perciò... spero che il capitolo
vi piaccia e spero che mi lascerete qualche 
recensione, oppure sono pronto a ricevere
tanti pomodori in faccia! Grazie a tutti :*


PS: UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE ALLE 1O3 PERSONE CHE HANNO INSERITO QUESTA STORIA NELLE SEGUITE!
 
   
 
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