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Autore: hurrem    12/01/2014    4 recensioni
Raccolta di missing moments della famiglia Brief, basandomi su quanto raccontato nelle mie due long-fic "Sweet child o' mine" e "Pride and Prejudice". Nessun ordine cronologico.
Dal primo capitolo: "Poi lei chiude la finestra e torna il silenzio. La sente avvicinarsi in punta di piedi, per quanto glielo consentano quelle scarpe assurdamente alte e scomode che porta; poi le narici gli si riempiono del suo profumo floreale, mentre la percepisce chinarsi alle sue spalle per posargli un bacio sulla guancia ruvida. Il principe non si ritrae a quel gesto sdolcinato e sconveniente. Ormai ha imparato a farlo. Ormai non ha più senso farlo.
“Ciao.”, la saluta.
Lei toglie le mani dalle sue spalle, gira intorno alla sedia e si lascia cadere di traverso sulla soffice poltrona al suo fianco. Quando si decide a guardarla lei gli sta sorridendo e per un attimo, come sempre, gli sembra di soccombere di fronte ai suoi grandi occhi azzurri."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Goten, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!!!!  ......

Vi prego non linciatemi e non copritemi di insulti. So di essere stata via molto tempo e so di avere due long in corso, ma non sempre si riesce a tenere i ritmi che uno vorrebbe e spero che possiate perdonare le mie lunghe assenze e che continuiate a recensire le mie fic e a farmi sapere che ne pensate. A volte si preferisce dare tempo ad un progetto perché si vuole essere convinti di ciò che si scrive e io non mi perdonerei mai di darvi un capitolo che considero mediocre!

Detto questo, abbiate pazienza! Le persone che mi seguono e non mancano mai di leggere ciò che scrivo sono sempre nei miei pensieri e naturalmente non le lascerei mai con storie incomplete!

 

Questa one-shot riguarda un momento particolare ma non troppo significativo nella vita tre moschettieri. Speravo di farvi capire meglio come la mia mente malata vede il loro rapporto. L’ho partorita in autunno ed oggi l’ho revisionata. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando! Un bacione a tutti!

 

 

 

 

Non è stata la serata peggiore della sua vita. Continua a ripeterselo ma non sa se crederci davvero. Probabilmente no, ma la stanchezza e la delusione per essere entrato nel giorno del suo venticinquesimo compleanno circondato da scartoffie ed intrappolato in un ufficio non lo rendono abbastanza obiettivo. Appoggia la schiena allo specchio dell’ascensore mentre inizia la risalita verso l’attico, nel vano tentativo di alleviare quella sensazione di pesantezza che lo fa sentire come se si trovasse nella Gravity Room ed intanto tira fuori il telefono dalla tasca dei suoi costosissimi pantaloni.

L’ultimo messaggio di Goten è delle 02:44. Marron ha resistito un po’ di più. Il suo ultimo “sbrigati sfigato-faccina che ride-emoticon boccale di birra” è arrivato alle 03:35. Il numero totale dei messaggi è spaventoso e la cosa peggiore è che, tra un documento e l’altro da revisionare, li ha letti tutti. Spesso ha risposto. Ha chiesto pazienza e pietà, li ha pregati di non inviare più foto per potersi concentrare, si è roso il fegato al pensiero della sua festa di compleanno che si teneva senza di lui, ha sperato di poter finire in tempo per godersi almeno un bicchiere di champagne con i suoi amici… Il silenzio stampa delle ultime due ore parla chiaro: la festa è finita, Marron e Goten saranno finiti nel letto di qualcuno ubriachi marci e ricompariranno tra qualche giorno, a lui non resta che buttarsi a dormire ancora vestito e sperare che vedere Kari nel pomeriggio gli risollevi il morale.

In qualche momento ha pensato di abbandonare il campo. Uscire dalla finestra, volare fino a casa, farsi una doccia, cambiarsi e gettarsi nella certamente folle serata organizzata dai suoi migliori amici… Il maledetto orgoglio di eredità paterna gliel’ha impedito.

Non è più un ragazzino. Sua madre si aspetta grandi cose da lui, grandi cose da questo primo incarico nell’azienda di famiglia e i suoi straordinari risultati accademici non lo fanno sentire al sicuro dai pettegolezzi che lo ritraggono come il non meritevole figlio della straordinaria Bulma Brief, a cui la mamma ha garantito un posto ai vertici della compagnia.

Apre sfinito la porta del suo immenso appartamento e non appena mette un piede nel salone buio capisce che qualcosa non va. Qualcuno è entrato prima di lui.

Si affretta ad accendere la luce e gli si para davanti un apocalittico scenario di distruzione. Potrebbe credere che siano stati i ladri a fare irruzione, se non fosse per lo striscione appeso alle vetrate con scritto “Buon compleanno, imbecille” e il cimitero di bottiglie di alcolici semivuote abbandonate ovunque.

E così, la festa era lì. Goten e Marron dovevano essersi sbattuti proprio un sacco per organizzarla a sua insaputa. Evidentemente poi non avevano resistito fino a quell’ora estremamente tarda e se ne erano andati. La cosa lo fa sentire ancora peggio. Prende nota mentalmente di lasciare una sostanziosa mancia per la cameriera il giorno seguente e si dirige in camera sua, desideroso soltanto di svenire incosciente sul suo letto.

Il suo letto però è già occupato.

Goten si è sistemato su buona parte. Giace con le braccia spalancate, ancora completamente vestito e con le scarpe ai piedi. Marron se ne sta rannicchiata addosso a lui, con un abito di paillettes decisamente fuori stagione e fuori misura, visto che potrebbe venire dal guardaroba di Bra. Dormono beati.

Trunks sorride, si dirige in bagno per svestirsi e lo fa silenziosamente per non svegliarli. Magari non tutti sarebbero contenti di scoprire gli amici ad invadere il proprio letto, ma lui non ci vede nessuna violazione della privacy. Lo hanno aspettato. Sono rimasti per non farlo sentire solo il giorno del suo compleanno. Probabilmente anche svaligiato il suo mobile bar, adesso che ci pensa…

Esce dal bagno dopo aver infilato una maglietta ed un pantaloncino e fa per dirigersi in salotto. Con Goten in quella posizione è del tutto impensabile trovare posto persino sul suo immenso materasso.

“Auguri vecchietto…”  

Marron si è svegliata. Si tira su ciondolante e gli regala un sorriso non particolarmente sveglio.

“Oddio, che mal di testa…”

“Non parlarmene.”, le dice Trunks. “Almeno tu te lo sei fatto venire bevendo.”

“Che ore sono? Sveglio Goten? Le stripper dove sono?”, biascica la ragazza stropicciandosi gli occhi.

“Stripper? Quali stripper??”, domanda il giovane allarmato. Nella sua testa si accalcano già funesti scenari, uno peggiore dell’altro,  in cui Kari viene a sapere della cosa.

“Tranquillo, Athos. Scherzavo.”, lo tranquillizza Marron alzandosi e facendo scrocchiare le vertebre cervicali con gemiti di sollievo.

“Molto divertente, Portos.”, risponde il sayan guardandola dirigersi nel suo guardaroba.

“Mi prendo un pigiama.”, esclama lei sfilandosi il vestito dalla testa e gettandolo a terra, non dando al ragazzo nemmeno il tempo di voltarsi dall’altra parte. Quasi altrettanto velocemente il suo corpicino scheletrico si infila in una maglietta alquanto sformata dell’Hard Rock Café.

“Potresti avvisare quando decidi di denudarti davanti ad un uomo, sai?”

“Quante storie…”, fa lei prima di immobilizzarsi a guardarlo con gli occhi sgranati.

“Aspetta! Tu… sei un uomo?!”

Trunks raccoglie un cuscino finito chissà come per terra e glielo lancia, ma Marron riesce a scansarlo gettandosi sul letto. Nemmeno il sussulto del materasso riesce a disturbare il sonno di Goten, che continua a russare imperterrito.

“Vado a dormire. Ci vediamo domani.”, le comunica il ragazzo facendo per uscire.

“E dove vai, scusa?”, gli domanda Marron sorpresa.

“Non vedi che non c’è spazio, Portos?”, risponde Trunks con aria di sufficienza.

“Non essere ridicolo…”

Marron si getta con tutto il suo scarso peso su Goten e facendo leva con il ginocchio lo fa ruotare su se stesso fino a costringerlo in un angolo del letto.

“Ora c’è posto.”, sorride soddisfatta.

“Non vorrai dormire tutto solo il giorno del tuo compleanno, principino. Cosa ti hanno comprato mamma e papà? Un jet? Una portaerei?”

Trunks la spinge ridendo verso il centro del letto, mandandola a sbattere contro Goten. Il sayan fa un buffo verso nel sonno.

“Quando dorme sembra ancora più imbecille del solito…”, fa notare Trunks.

“Ti sei mai visto dormire, Athos?”

“Ovviamente no, genio.”

“Ecco, appunto.”, lo zittisce la biondina.

Trunks si sdraia e si infila sotto le coperte, tirandole via da sotto il corpo esanime di Goten. Marron si ritrova di nuovo sballottata addosso all’amico.

“Smettila o lo sveglierai! E gli farò chiamare davvero delle spogliarelliste!”

Trunks ride, forte della sicurezza che nulla riuscirebbe a svegliare Goten.

“L’unica speranza che hai di svegliarlo è abbassargli la lampo e fargli un servizietto.”, la stuzzica il giovane.

“Faglielo tu! Sono sicura che sei più bravo di me.”, ribatte lei immediatamente.

Trunks allunga una mano per farle il solletico, ma lo squittio acuto della ragazza lo fa desistere. Meglio non concludere la giornata con una chiamata dei vicini alla polizia per presunto omicidio.

“Adesso dormiamo. Domani devo vedere Kari.”, conclude il sayan.

Marron annuisce e si accoccola contro il fianco di Goten, la mano intrecciata in quella che il sayan tiene abbandonata sull’addome, la testa appoggiata alla sua spalla…

Amanti. È quello che tutti penserebbero vedendoli, ma Trunks sa che non è così. Quello strano sentimento morboso che lega i suoi migliori amici un nome non ce l’ha. Non ancora, per lo meno. Secondo tutti è solo questione di tempo: un giorno quei due se ne accorgeranno e capiranno di essere anime gemelle, ma Trunks non sa cosa pensare. Difficile immaginare Goten senza il suo sport preferito: il rimorchio selvaggio. Altrettanto difficile è immaginare Marron che accetta di legarsi a qualcuno e di mettere su famiglia. Ma le persone possono cambiare, suo padre ne è un esempio lampante.

“Pensi mai di poter trovare la persona giusta con cui stare per sempre?”, domanda il sayan a bruciapelo.

Marron si gira verso di lui spiazzata.

“Stai scherzando, vero? Sai che non mi interessa.”

“Sì, sì.”, si affretta ad interromperla Trunks. “Ma fai finta per un attimo che potresti volerlo… pensi che lui andrebbe bene?”

Marron corruga la fronte. Si vede che non capisce il perché lui glielo stia domandando.

“Te lo chiedo perché so che un giorno lui lo vorrà. Un giorno vorrà una famiglia e so che la vorrà con te.”, precisa lui.

Marron si gira un momento verso la schiena di Goten, poi torna a voltarsi verso Trunks.

“Cosa te lo fa credere?”, domanda la ragazza.

Trunks le sorride.

“Sono quelle cose che tutti sanno, no? Siete uguali. Vivete in simbiosi. Vi leggete quasi nel pensiero. Goten se ne accorgerà prima o poi, ma tu?”

Marron si prende ancora qualche secondo per rispondere.

“Se davvero dovessi cambiare totalmente idea, immagino che potrebbe andarmi bene. Fonti attendibili dicono che sa come appagare una donna!”, la butta sul ridere lei.

“Tuttavia non credo che succederà, pensavo che tu sapessi perché siamo così... appiccicosi.”

“Non hai capito. So che adesso siete amici. Sto solo dicendo che tra parecchi anni questo vostro somigliarvi potrebbe condurre ad altro.”

Marron si mette supina e gli appare pensierosa.

“Tu e Bra mangiate gli stessi cereali e mettete lo stesso numero di cucchiaini di zucchero nel tè.”

Trunks aggrotta le sopracciglia confuso. Cosa c’entra Bra?

“Bra è mia sorella.”, fa notare lui, come se ce ne fosse bisogno.

“So che può sembrare strano. Ma è come se io e lui lo fossimo, capisci? Tra 10 anni probabilmente la sola idea di stare con lui mi farà ribrezzo. Tu staresti con tua sorella?”

Trunks fa una smorfia di disgusto.

“Ecco, vedi? Immagina di essere il migliore amico di tua sorella. È più o meno quello che siamo noi.”

Trunks non ne resta molto convinto.

“Tu e Goten.”, riprende lei, “…io e te. Come ci definiresti? Non è strano quello che abbiamo?”

“Sì…”, ammette infine lui. Non aveva pensato ad includere se stesso nell’analisi e aveva sbagliato. Lui e Goten erano certamente più che semplici amici.

A pensarci bene, non sa nemmeno se ciò che li lega tutti e tre possa essere definito come semplice amicizia fraterna. Forse all’inizio era così. Ma dopo tutto quel tempo le cose si sono fatte più complicate: la sola idea di un mondo senza Marron e Goten è diventata assurda e non è sicuro che essere amici implichi quel grado di interdipendenza.

 “Lui è il mio momento sicuro.”, sussurra Marron ad un certo punto.

“Come?”, chiede lui sicuro di non aver capito bene.

“Il momento sicuro. Quel ricordo in cui un’altra persona ti ha fatto sentire al sicuro da tutto. Come se niente di brutto potesse più capitarti…”, spiega lei giocherellando con alcune ciocche dei suoi capelli sparsi sul cuscino.

“Oh, capisco. Perché lui?”, chiede il sayan curioso.

“È solo una cosa stupida...”

“E da quando non ci diciamo le cose stupide?”, la incalza.

Marron si gira a guardarlo e dopo un istante di incertezza si decide a parlare.

“Ero piccola, non ricordo quanto esattamente. Ma so per certo che il palloncino che mi avevano appena comprato mi era sfuggito di mano e lo vedevo allontanarsi nel cielo. Ero disperata…”

“Sì, immagino. Chi potrebbe sopravvivere ad un evento del genere?”, la schernisce lui.

Marron gli da una manata sul naso ridendo.

“Comunque piangevo a più non posso”, prosegue lei “…e ricordo che a un certo punto ho aperto gli occhi e davanti a me c’era Goten con il palloncino in mano. Mi ha sorriso, me lo ha legato bene al polso e mi ha abbracciata. Sarà anche stupido, ma è il mio momento sicuro.”

Trunks non la deride. Quello che si è lasciata tirare fuori dalla bocca è la pura verità. Si capisce dall’intensità della confessione un po’ infantile e dal colorito leggermente roseo che le sue guance hanno preso. Marron è un’attrice straordinaria, un vero portento nelle sceneggiate e del tutto priva di senso della vergogna, ma allo stesso tempo è davvero facile per chi come lui la conosce davvero capire quando i suoi veri sentimenti riescono ad affiorare.

“Per Goten sei tu. Lo sai, vero?”, gli dice la ragazza togliendosi dall’imbarazzo.

Non risponde. Sì, lo sa. Nel momento più buio della vita del suo migliore amico lui è stato l’unico a restargli vicino… l’unico ad abbracciarlo e a dirgli che tutto si sarebbe sistemato. Non Gohan. Non sua madre Chichi. Ovviamente non Goku. Lo ricorda come se fosse passato un giorno: il ragazzo più solare del mondo, spezzato dai singhiozzi e dal peso dello sbaglio che ha fatto. Era il suo migliore amico, qualcosa di più che un fratello per lui e dargli conforto era stato tutto quello che desiderava e poteva offrirgli in quel momento…

“E tu?”, lo distrae Marron.

“Eh?”, risponde lui d’un tratto di nuovo presente.

“Qual è il tuo momento sicuro, Athos?”

Trunks comincia a guardare il soffitto, ma risponde prontamente.

“Immagino quando mio padre è tornato sulla Terra, dopo la sconfitta di Majin Bu.”

Marron gli sorride comprensiva. E lui non si pente di averle mentito. Non sa perché l’ha fatto: forse per non aggiungere un altro inquietante tassello a quella strana connessione circolare tra loro tre, al loro dividere il letto un giorno sì ed uno no, al loro essersi tatuati ognuno la proprio iniziale dei tre moschettieri… o forse sono solo i geni di sua padre ad impedire lo sbandieramento delle sue fragilità.

Il suo momento sicuro. Anche se ha finto di no, ha capito subito il significato di quell’espressione. Non si riferisce al sentirsi protetti ed amati: ovvio che la sola presenza dei suoi genitori ogni giorno della sua vita l’abbia rassicurato al riguardo. Quello che Marron intende è l’inaspettato e gratuito antidoto alla paura da parte di qualcuno che non te lo deve, qualcuno che non condivide con te un rapporto di parentela biologico.

Era successo un pomeriggio d’inverno, forse prima di aver compiuto 20 anni.

Si era ammalato poche volte nel corso della vita, grazie alla robustezza della sua natura sayan, ma quelle poche volte che era capitato, il malanno si era rivelato di eccezionale gravità. Secondo sua madre era per via del genoma sayan: a volte un banale raffreddore terrestre poteva rivelarsi fatale per un individuo il cui organismo non avesse mai incontrato prima quella malattia. Bulma gli aveva trasmesso la capacità di resistere ad alcune di quelle comuni patologie che i terrestri ormai combattevano da secoli, ma quell’anno era stato sfortunato. Si trattava solo di influenza, ma aveva rischiato di ucciderlo davvero. Appena capita la gravità della situazione, Bulma si era affrettata ad allontanare Goten e Bra, per paura che anche loro si ammalassero e Trunks era  stato confinato in camera, senz’altra compagnia se non quella degli aghi nelle braccia a somministrargli lentamente potenti dosi di antivirali. Quando anche il peggio era passato, sua madre aveva cominciato a diredare le visite, presa dalla mole di lavoro lasciata in sospeso: gli portava da mangiare, gli assicurava che suo padre chiedeva delle sue condizioni, gli diceva che presto sarebbe guarito e che avrebbe potuto di nuovo uscire all’aperto.

Quel pomeriggio in particolare si sentiva molto depresso ed era scosso dai brividi: la febbre aveva avuto uno dei consueti e fastidiosi rialzi. Non vedeva Goten da un paio di settimane e sentiva persino la mancanza di quella peste di Bra e del broncio perenne di suo padre. Aveva sentito la porta aprirsi e gli era sembrato strano. Sua madre era passata per pranzo e gli aveva detto che non poteva fermarsi molto.

“Hai una faccia ancora più brutta di quanto pensassi.”, aveva sentito prima ancora di mettere a fuoco il viso del visitatore. Non poteva dirsi felice di aver scoperto chi fosse.

“Chi ti ha detto di entrare?”, aveva replicato freddo, tirandosi le coperte fin sotto il mento.

“Lo sai che sei simpatico come una scheggia nell’occhio?”

Ragazzina fastidiosa. Marron abitava in quella casa da pochi mesi, ma per Trunks si era rivelata fin da subito insopportabile. Da quando era arrivata per frequentare la West High School, lui e Goten non avevano avuto più un attimo di pace. Lei riusciva ad inserirsi in qualsiasi cosa facessero, e non sapeva se trovava più irritante che una stupida mocciosa si fosse intromessa non richiesta nel suo rapporto con Goten o che Goten la trovasse tanto divertente.

“Vattene, Marron.”

“Oh, sta zitto!”, gli aveva risposto lei scocciata.

Non aveva fatto in tempo a replicare nulla. Marron aveva scansato le sue coperte e si era infilata nel suo letto, lasciandolo letteralmente senza parole. Quando aveva realizzato che non era la febbre a farlo delirare, aveva provato a protestare ma Marron si era limitata a sistemarsi più comodamente nella porzione di materasso da cui lo aveva scansato.

“Adesso ti faccio compagnia. Tu non fiatare e non rompere le scatole, d’accordo?”

Una parte di Trunks aveva meditato di buttarla giù dal letto, ma non era sicuro di averne le forze. Si augurava solo che nessun altro decidesse di fargli una visita a sorpresa vista l’assurdità della situazione. Sua madre sarebbe stata capacissima di credere che aveva sedotto un’innocente fanciulla, per giunta ospite in casa loro e figlia di cari amici. E Marron poteva passare benissimo per una sorta di vergine Maria, se non che Trunks aveva avuto modo di vedere la vera Marron all’opera quando non c’erano adulti intorno; una cosa che l’aveva deciso a confinare Bra in camera sua non appena avesse compiuto 13 anni.

Scosso dai brividi, si era a malapena reso conto che Marron gli si era rannicchiata sul fianco. Il suo calore era piacevole e gli ricordava la sensazione di avere vicino il suo gatto. Non era più riuscito a pensare di allontanarla; per quanto indesiderato quel contatto fisico era riuscito a farlo sentire meglio. Non era più solo.

Ricordava di essersi addormentato, abbandonato poco alla volta all’abbraccio della sua nuova amica. Ci sarebbe voluto ancora un po’ di tempo per accettarla del tutto, andando a costituire quel trio che ormai sembrava indissolubile, ma dopo quella volta, Marron per lui sarebbe sempre stata quel corpo caldo e confortante, quella canzoncina canticchiata a bocca chiusa per farlo addormentare… il suo momento sicuro.

“A cosa pensi?”, lo riporta alla realtà la ragazza.

“A niente…”

Marron si fa andare bene la risposta. Quando Trunks la vede sporgersi verso di lui crede per un momento che voglia colpirlo come da consueto dispetto e chiude gli occhi. Invece è proprio sulle sue palpebre chiuse che lei posa un bacio leggero, solleticandogli il collo con i capelli sciolti.

“Buonanotte, Trunks.”, gli sospira allontanandosi e tornando a dargli la schiena per circondare Goten con un braccio.

“Buonanotte.”, risponde il sayan  sistemandosi prono e accogliendo finalmente il sonno.

Forse sta già sognando. Eppure prima di piombare nell’incoscienza gli sembra di sentire quel motivetto canticchiato tra le labbra, quella nenia che anni prima faceva vibrare il petto di Marron come se stesse facendo le fusa. E a quel punto non sa più dire se la mano che si è improvvisamente intrecciata alla sua sia reale o no.

Ma lui la stringe comunque.

   
 
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