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Autore: lacoppiadifuoco    12/01/2014    2 recensioni
''Abbiamo passato due anni d'inferno, Kat. Ci siamo ingannati, traditi, fatti male. E ti ho odiato..tanto, troppo, ma solo perché troppo era l'amore che provavo nei tuoi confronti. Haymitch si sbagliava su di noi; potresti non meritarmi neanche tra quattro vite,ma io ti amerò sempre''
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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La maggior parte delle volte mi sembra di non essere abbastanza, per nessuno. Mi sento vuota, cosa che in realtà sono, senza lasciare agli altri la capacità di riempirmi di emozioni, solo lasciandomi altro vuoto in cui marcire, per cui marcire. Tanti dicono che i ricordi siano la cosa più bella che rimane di noi, a me fanno solo mancare l'aria, ricordandomi quanto male è stato provocato e per un attimo, quell'attimo, ho voglia solo di andare avanti, di dimenticare ciò che è passato perché..beh, in fin dei conti è passato, e se è passato non è più vivibile.
In quei pochi momenti mi convinco che il futuro può essere migliore, bisogna solo crederci, e che ciò che verrà potrà essere migliore di tutti i ricordi che affollano la mia mente, creandone altri, positivi. Dopo quegli attimi però ritornano i fantasmi a tenermi a mente la loro presenza, e mi sento imperdonabile per aver creduto anche solo per il tempo di un respiro di poter dimenticare tutti, di poter dimenticare le persone che ho amato, che mi hanno amato, che amo, di poter dimenticare l'intero mondo e andare avanti per conto mio, senza nessuno che possa più recarmi dolore.
Quindi, amareggiata, ricado sul divano, senza forze, come sempre. Come se tutto ad un tratto quel senso di speranza di spegnesse tramutandosi in consapevolezza: tutto questo non cambierà mai, io starò per il resto della mia vita su questo divano aspettando la mia vera morte, per poter raggiungere coloro che mi guardano da lassù, facendomi a volte sentire persino in colpa come se tutto questo io l'avessi davvero voluto; fosse per me tornerei indietro solo per morire in quell'arena.

Tutto passa e scorre più velocemente di quanto io riesca a stargli dietro, prego il tempo di rallentare ma non so stargli al passo e nemmeno la mia corsa svelta riesce a raggiungerlo. Scorrono le giornate, le nottate, che mi indicano il loro passaggio grazie al sole che si alza all'alba e si abbassa al tramonto lasciando spazio alla luna che viene accompagnata dalle sue fedeli compagne, le stelle.
Passano le persone, familiari ma che non riconosco. Le stesse persone che cercano di tenermi in vita nonostante tutto, nonostante tutti. Io non so dare un senso alla mia vita, non capisco come possano gli altri farlo per me. Ma non sono arrabbiata, pronta a scoppiare, accesa da un fuoco di odio..no, niente di tutto questo.
Sono frustrata, perché non riesco a vedere in me ciò che hanno sempre visto gli altri. Con questi pensieri mi lascio cadere in un sonno pesante e allo stesso tempo leggero, come a voler vegliare, come a voler aspettare che cambi qualcosa, che fuori tiri finalmente un nuovo vento tiepido, che cambi l'aria, sperando, almeno nei miei sogni, che sia aria buona.

Il sonno però non arriva mai, perché ad accogliermi non c'è il calore di casa mia, del mio divano profumato, ma solo una vecchia e fredda panchina posizionata ad una sicura distanza dalle rotaie della ferrovia. Non stavo immaginando, dunque. Tutto ciò di cui ho sempre avuto paura negli ultimi periodi sta tornando a galla: la morte di un'altra persona, un bambino, una sottospecie di famiglia a cui badare, responsabilità e probabilmente amore.
Dopo attimi che sembrano interminabili scorgo arrivare da lontano una figura enorme, che fa un rumore assordante : è finalmente giunto il treno in stazione.
Ci mette parecchio per arrivare al punto in cui sono posizionata io per poi fermarsi, forse 15 minuti, che tutto sommato per un treno così mal ridotto sono pure troppo pochi. Non riesco a non fare un paragone fra la mia vita e questo vecchio e sporco treno. Un tempo anche lui sarà stato pulito, nuovo, pieno di tranquillità, per quanto potesse averne un treno; come la mia intera esistenza, la mia vita, che prima aveva un senso, era piena di emozioni, seppur statiche.
Ormai non ne conosco più nessuna e per quanto possa sembrarmi pazza, credo che come me questo stupido ammasso di ferraglia non aspetti altro che essere soppresso per vivere nel ricordo di altri. Sento il mio cuore perdere battiti e subito dopo ricominciare il suo processo più velocemente del solito, credo di essere agitata.

Da una parte non voglio lasciare questo distretto, non voglio lasciare Peeta, alla quale ho fatto una promessa silenziosa, racchiusa nel patto che abbiamo stretto dopo esserci guardati negli occhi intensamente dopo tanto tempo: dovevamo proteggerci io e lui, continuare a fare ciò che riuscivamo a fare meglio, salvarci l'un l'altro, sempre, senza lasciarci mai. Ora mi sento dannatamente in colpa per averlo abbandonato solo con la coscienza di dover sentire un'altra vita sopra le sue spalle, abbandonato ai suoi incubi notturni e alle sue paure e confusioni giornaliere.
Mi mancheranno i suoi occhi e le sue labbra, le sue strette solide, il suo pane. Mi mancherà lui, ma non mi resta nient'altro da fare che scappare via dai miei problemi, dai miei demoni più interiori, e cercare di risolverli almeno per ora per conto mio.
Il treno si ferma definitivamente davanti a me, aprendo dopo pochi minuti le porte. Scende un ragazzo alto e moro con una giacca dove sopra si vede bene e chiaramente il distintivo delle ferrovie dello stato di Panem, con il sigillo che per anni ha incusso terrore sulla gente di ogni distretto e che ora porta solo una ventata di pace.
Il ragazzo sembra stanco ma contemporaneamente contento e lo dimostra sorridendo amichevolmente ad ogni persona che sale il gradino per accomodarsi sul treno. Lo trovo davvero dolce quando aiuta una signora un po' anziana a salire, questa pare apprezzare entusiasta il gesto del ragazzo e con un sorriso raggiante va a sedersi in fondo alla carrozza, perdendosi a guardare verso il finestrino, aperto per far cambiare aria.
La sua voce mi distrae dai miei pensieri.

"Signorina, ha intenzione di salire?" - chiede gentilmente.

Mi limito ad annuire, sapendo che sto per fare una scelta ben precisa e che salendo su questo treno non potrò mai più tornare indietro, e sapendo di lasciare definitivamente alle spalle tutto ciò che riguarda Peeta, il distretto 12 e la mia vera vita, ora che ne sta per cominciare una nuova, forse migliore. Cammino decisa, fino ad arrivare al gradino. Poggio il primo piede e facendomi forza salgo, noto un posto libero lì vicino e mi ci siedo.
Ho fatto la mia scelta, e per la prima volta sono d'accordo col mio cervello che mi ordina di non avere ripensamenti se non voglio avere ripercussioni negative sul mio essere. Dopo una manciata di minuti vedo il ragazzo moro risalire a bordo, e sento il treno fischiare. I finestrini della carrozza sono tutti ancora abbassati, l'anziana signora di poco fa si è già appisolata un po' più lontana da me.

Addio 12.
Addio casa.
Addio Sae.
Addio Haymitch, e.. Addio Peeta.

Una lacrima mi riga il volto, questa volta è un vicolo cieco : un viaggio senza speranza o volontà di far ritorno; è finita. Mi sembra solo un sogno quando sento una voce disperata urlare il mio nome da fuori.

"Katniss! Katniss!"


Mi sveglio improvvisamente, mettendo da parte i miei dubbi e le mie poche certezze, e mi rendo conto di ciò che sta succedendo, il treno si muove e un Peeta decisamente sconvolto, impaurito, con una piccola e lieve nota di follia corre dietro al treno tentando di trovarmi tra una carrozza e l'altra.

Ripete per l'ennesima volta il mio nome, corre ancora più veloce, per quanto gli sia possibile senza una gamba, e passa davanti al mio finestrino. Per un attimo sembra non vedermi, poi mi alzo e i miei occhi, ormai bagnati da un fiume di lacrime, incontrano i suoi.
Anche a lui sfugge una lacrima che raccoglie immediatamente, cerca di tenermi d'occhio e non perdermi di vista. Mi sento come se ni avessero colpito al petto, stringendo forte il mio cuore, quando sento tre parole che sanno talmente tanto di noi:

"Resta con me".

È come se il cuore ragionasse al posto del cervello, non riesco a capire cosa sto facendo quando mi ritrovo ad urlare contro al ragazzo moro .

"Fermate il treno! Fermate sto cazzo di treno! Ora!" - spaventato, il ragazzo da l'ordine di fermare il treno che ormai aveva preso un po' di velocità lasciando Peeta nettamente in svantaggio.

Continuo a piangere, le porte si aprono e io scendo con forza le mie cose, poi scendo io e giro la testa in modo violento in cerca di Peeta. Lo vedo sfinito qualche metro più in la, non ha notato nemmeno che sono scesa. Senza pensarci due volte corro più veloce che posso, lo raggiungo e, quasi saltandogli addosso, lo abbraccio fortissimo.

"Scusa, scusa, scusa" - sussurro tra un singhiozzo e l'altro.

Lui, all'inizio sorpreso di trovarmi tra le sue braccia, mi stringe e mi accarezza i capelli, lasciandomi qualche dolcissimo bacio fra questi.

"Tranquilla, ora sei qui con me, non sei andata via. Ho avuto seriamente paura di perderti." -  dice con piena sincerità e sorrido al pensiero di essere ora, qui, con lui, stretti in un abbraccio pieno di qualcosa..qualcosa che non sentivo da tanto; da quando ho sentito papà cantare per l'ultima volta: amore per qualcosa, per qualcuno.
Ad un certo punto mi rendo conto di ciò che stavo per fare e mi stacco dalla sua presa. Lo guardo con gli occhi spalancati, presa dal nervosismo.

"Io non ti merito Peeta, ha ragione Haymitch! Perché sei qui? Non..non sono pronta a quello che sta per succedere e forse non lo sarò mai. Tu non puoi aspettarmi, hai..hai la tua vita da vivere e io dovrò pur cercare di sopravvivere alla mia senza condannarti ad un esistenza vuota, come la mia! Non sarei dovuta scendere, io.. Io non ti merito!"
 
La mia voce pian piano si alza, e dall'agitazione finisco per ripetere i pensieri, che in fin dei conti sembrano avere un senso messi in ordine uno accanto all'altro.
Lui mi guarda in modo intenso, non riesco a decifrare il suo sguardo che penso sia un po' rassegnato, deve essersi reso conto di chi sia davvero, di che tipo di persona sono: cattiva, non adatta a lui, né ora né mai. Mi prende all'improvviso per le spalle, con una lieve nota di rabbia nella voce che, però, gli trema, ingannando il suo tono deciso. Mi guarda dritto negli occhi, io non riesco a tenere il suo sguardo e abbasso il mio.

"Guardami, Katniss, guardami! È giunto il momento di essere sinceri davvero. Abbiamo passato due anni d'inferno, Kat. Ci siamo ingannati, traditi, fatti male. E ti ho odiato..tanto, troppo, ma solo perché troppo era l'amore che provavo nei tuoi confronti. Forse ora, dopo quello che hai fatto e hai detto dovrei odiarti sul serio, senza riuscire mai a perdonarti, ma non ci riesco! Haymitch si sbagliava su di noi; potresti non meritarmi neanche tra quattro, cinque, cento vite,ma io ti amerò sempre, ok? E ora voglio affrontare tutto quello che sta per succedere con te al mio fianco, perché solo con te posso davvero andare avanti. Una vita senza di te non ha senso, e io ho una dannata paura di lasciarti andare. Ho paura di non vederti mai più, e ho paura di non ricevere mai più le tue attenzioni e i tuoi baci. Ho bisogno di te, Katniss. Non andartene per te, non andartene per me! Pensa a me, ti prego, a me. Supereremo anche questa, lo so che non sei pronta ma possiamo farcela, insieme, come sempre! Ti prometto che riusciremo a superare persino quei giorni in cui i ricordi ci assaliranno come bestie,quei giorni in cui ti sentirai sola e fragile, perché sai,ormai siamo diventati bravi,noi andiamo sempre avanti nonostante tutto perché sappiamo che io sono qui per te e tu sei qui per me. Il mio senso sei tu,Kat, e non ho intenzione di vederti scappare via lasciandomi senza di te."

Si svuota, mi guarda col fiatone e con le lacrime che rigano le sue guance arrossate. Non so cosa dire, so solo piangere.
Ma non è il pianto liberatorio di poco fa, è un pianto diverso, sa di rinascita : piango di emozione. Piango finalmente perché sento qualcosa dentro troppo forte per lasciarla a marcire nel vuoto immenso. Sorriso fra le lacrime e vedo il suo sguardo confuso, mi riavvicino a lui e lo bacio, con dolcezza e con.. sentimento, credo. Credo..si, credo di amare. Credo di amare Peeta.
Amo Peeta. Lo amo.
Amo! Io?!
 Ho sempre pensato di non essere in grado di farlo..ma allora perché il mio cuore batte così forte mentre le mie labbra sono poggiate sulle sue? Perché il mio stomaco sembra ribaltarsi?
Che stupida che sei, Katniss!
La verità è che sono una fifona, non ho il coraggio neanche di accettare che posso ancora amare. Si, cavolo!
Perché al mondo ci si innamora, si deve appartenere a qualcuno, e se siamo ancora qui, io e Peeta, se ci svegliamo dagli incubi ogni volta è proprio perché al mondo esiste ancora l'amore. In questi anni mi sono costruita una gabbia con le mie mani ed è una gabbia dalla quale non uscirò, perché insieme a me ci sono tutte le mie insicurezze, i miei fantasmi e in fondo, in un angolo ci sono io, pronta a cercare le labbra e l'amore di Peeta in ogni dove. Lo amo, sono sicura finalmente.
Mi stacco e vedo il suo sorriso sincero, e mi viene in mente la domanda più stupida che potrei mai fargli, ma esce comunque dalla mia bocca.

"Quindi mi ami? Mi ami ancora?"
Annuisce, e risponde sottovoce "Sempre".

Inaspettatamente gli rispondo : "Anche io Peeta."

"Andrà tutto bene, te lo prometto Kat."

"Insieme?" - non sapevo neanche se fosse una vera affermazione o una domanda, tanto per sentirmelo dire di nuovo, per convincermi di più delle sue parole.

"Insieme." - gli lascio un bacio a fior di labbra, possiamo farcela.
Magari un giorno mi pentirò di essere scesa da quel treno ed essermi infilata in qualcosa di nettamente più grande di me, forse invece ringrazierò per sempre Peeta in modo silenzioso, per essere venuto e avermi tirato giù, per essere rimasto quando non c'ero neanche più io per me stessa.
In un abbraccio stretto ci incamminiamo verso casa, non credo mi lascerà mai andare. Ho scelto, ho scelto il ragazzo del pane e con lui sono pronta ad affrontare qualsiasi cosa.

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ANGOLO DELLE AUTRICI: 

Ciao a tutti :) innanzitutto volevamo scusarci per il ritardo, ma abbiamo avuto una settimana un po' impegnativa a scuola dopo il grande e terrificante rientro.
In nostra difesa possiamo dire che l'ispirazione sia venuta solo ieri, quando ho cominciato a scrivere le prime righe del capitolo. Credo che questo sia un capitolo che almeno nella prima parte, in cui si riversano tutti i sentimenti di Katniss, mi riguardi molto dal punto di vista personale.
Speriamo di aver reso i personaggi nel migliore dei modi, anche se non è stato molto facile tenerli fedeli ai loro caratteri originali. 
In ogni caso, ringraziamo coloro che leggeranno e recensiranno. Naturalmente risponderemo come al solito, e ovviamente sono benvenuti commenti sia positivi sia negativi, in modo che nel nostro piccolo possiamo migliorarci. 
Vi ricordo anche tutte le one shot che trovate cliccando sul nostro account, ci teniamo ad un parere anche su quelle..o almeno, ci renderebbe felicissime notare qualche recensione ogni tanto. 
Vi mandiamo un bacio enorme,
Giuls
lacoppiadifuoco

PS. Sotto i capitoli, o nelle risposte alle recensioni, o in quelle che lasciamo nelle altre storie, vedete sempre il nome Giuls. Non perché Ilaria non legga i vostri messaggi e le vostre fanfiction, semplicemente ha il computer K.O. e dal telefono non è sempre facile rispondere. :) 

  
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