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Autore: MayaSorako    12/01/2014    2 recensioni
Titolo precedente: "Un sole tutto mio"
In una mattina come un'altra, la città attende il sorgere del Sole per cominciare una nuova giornata; nessuno può sapere che stavolta non succederà.
L'Apocalisse si avvicina, e non è la prima volta.
In quella che in un tempo lontanissimo fu la leggendaria terra di Luminaes, c'è chi da una vita lotta disperatamente per salvare questo mondo maledetto da una fine predestinata. Ma c'è anche chi, questa stessa fine, la attende con trepidazione e impazienza, e spera in una rinascita che possa portare nuova luce alla sua buia esistenza.
E poi, esattamente nel mezzo, c'è Dia.
Dia è una ragazzina solitaria, a cui basta poco per essere felice: la sua amata terrazza ed il Sole. Non sa niente di questa Apocalisse, né di chi sia lei in realtà o di quale imponente fardello le sue esili spalle dovranno portare da quel terribile giorno. Suo malgrado, rimarrà coinvolta in una Profezia e in un conflitto molto più grandi di lei ma, in questo intenso viaggio, non sarà sola.
Questo mondo condannato a perire dalla sua stessa nascita, può davvero essere salvato?
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"Perché niente è più spaventoso che l'essere in due, soli."
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dia non riusciva a prendere sonno quella notte: avrebbe avuto bisogno di vedere il sole scomparire all'orizzonte per rendersi conto del finire della giornata, ma la scura e triste sfera che ne era rimasta era praticamente congelata, così come sembrava esserlo anche il tempo, nonostante gli orologi non avessero mai smesso di girare. Dopo un paio di tentativi fallimentari si rimise in piedi, cercando d'istinto le proprie pantofole azzurre, che ovviamente non potevano trovarsi lì. La nostalgia di casa le pesava più di quanto non avesse immaginato, però il suo primo pensiero fu comunque quello di affacciarsi dalla finestra, pur sapendo che non sarebbe mai stata rassicurante come la sua terrazza. Il panorama le appariva terribilmente buio e sconosciuto, ma nonostante ciò riuscì lo stesso ad apprezzare i grandi edifici dall'aspetto antico che circondavano il grazioso piazzale centrale contornato da aiuole fiorite ed alberelli ben curati, da cui sboccavano diversi vialetti che si estendevano in varie direzioni. Lo squarcio di cielo che si apriva sopra di lei era coperto da tante, tante stelle che la ragazzina non aveva mai visto tutte insieme. Andò alla ricerca della luna, senza successo. Si sarà spenta anche lei? Si domandò ingenuamente nella sua testolina, che ancora aveva troppo da imparare.

Un misto di passi e voci richiamò la sua attenzione verso il corridoio, che non poteva raggiungere visto che la sua porta era stata chiusa a chiave per tutto il tempo. "Posso almeno conoscerla?" chiese desideroso un estraneo. Dia, incuriosita, cercò di sbirciare dall'occhiello della serratura: due figure passarono davanti alla sua porta in quel preciso istante, arrestandosi per un momento: uno dei due era il giovane che era stato così carino con lei quel pomeriggio, l'altro invece era un anziano signore dalla faccia simpatica e dall'aspetto gioviale, che lei non aveva mai visto; aveva un'aria seria, preoccupata, che però cercava di non dare a vedere. "Non adesso Arci, credo sia meglio lasciarla riposare... Nei prossimi giorni non sarà facile per lei." Dia arretrò velocemente per paura che la notassero; staranno parlando di me? Andò per errore ad urtare di schiena lo scrittoio che, già poco stabile di suo, fece cadere a terra l'abat-jour, che si ruppe in mille pezzi. Una scintilla attaccò il legno del vecchio mobile, che cominciò ad incendiarsi poco a poco. Il rumore aveva subito allarmato Zeno, che si affrettò ad entrare nella stanza il prima possibile. Portò fuori Dia prendendola in braccio, dopodichè si prodigò per spegnere il fuoco, ancora poco più una fiammella, che si estinse facilmente dopo essere stato soffocato con una delle coperte tirate via dal letto della fanciulla. Aprì la finestra e ripulì via la cenere, sostituì il plaid e corse da Dia; era successo tutto così in fretta che non aveva neanche avuto il tempo di spaventarsi e la sua testa, per la fatica di seguire la scena da una parte all'altra della camera, aveva cominciato a girare. Che riflessi, pensò, a metà strada tra l'ammirazione e lo sbigottimento. Zeno si era chinato di fronte a lei, un ginocchio per terra e uno alzato, e una mano poggiata sulla sua spalla. "Che ci fai ancora sveglia?" le domandò, con il solito tono pacato e accondiscendente; Dia non ebbe nemmeno il tempo di elaborare la propria risposta perché il vecchietto a lei estraneo, che aveva assistito a tutta la scena senza fare una piega, si intromise nella conversazione, cambiando bruscamente tono ed espressione. "Sarebbe lei la Portatrice?" chiese, visibilmente turbato. La ragazzina si voltò prima verso di lui, poi verso Zeno, in attesa della sua risposta. Lui riuscì soltanto a forzare nervosamente un sorriso, preso in contropiede da quella domanda; l'atteggiamento di Arci si fece ancora più greve e sgomento. "Ma... E' soltanto una bambina" gli disse, inasprendo la voce a fine frase. "Torna a dormire, Lucciola" ordinò il giovane uomo, rivolgendosi a Dia. Lei esitava ad obbedire, bramosa di sapere di cosa stesse parlando il vecchio. "Per favore..." continuò allora Zeno, addolcendo il tono. Lucciola annuì, sospirando. E' tanto brutta da non poter essere menzionata, la mia verità?

Le ore passavano, ma Dia era ancora completamente sveglia; colpa della sua mente, infestata dalle domande che la torturavano già dalla mattina precedente. D'un tratto, qualcuno bussò alla porta. La ragazzina, spaventata, si cacciò sotto le coperte. "Posso entrare?" Riconobbe subito quella voce affabile e cortese, anche se l'aveva udita per la prima volta solo qualche momento prima. Fu stranamente emozionata da quella visita, così corse ad aprire, dimenticando per un attimo che la stanza fosse chiusa a chiave. Un'espressione di delusione si dipinse sul viso della ragazzina, ma una risata un po' beffarda si fece sentire da dietro la porta; "ci penso io piccolina, quest'impazienza non è necessaria. Ora, spostati prima di farti male." Dia fece come le era stato tanto cordialmente chiesto, e Arcì aprì senza intoppi; le rivolse un raggiante sorriso, il suo volto piegato in tante piccole rughette. "Piuttosto pimpante a quest'ora, per essere una signorinella"; non c'era alcun rimprovero nelle sue parole. Anche Dia si lasciò scappare un sorriso, e lo fece accomodare sul proprio letto, mentre lei si sedette di fronte a lui sulla sedia dello scrittoio. "Una signorinella molto educata, devo aggiungere." Lei arrossì, lusingata; poi ripensò agli avvenimenti di prima, cercando invano le parole per esporre i propri dubbi a quel vecchietto così disponibile. "Dunque dunque, scommetto che questa piccola ha tante domande che le frullano in testa, sbaglio?" la battè sul tempo, i suoi occhi scrutatori rvolti verso di lei; Dia abbassò lo sguardo e unì le mani, annuendo. Con due colpi di tosse, Arci si preparò all'importante compito che aveva affidato a sè stesso.

"Devi sapere, signorinella, che nella mia vita sono stato sempre affascinato da leggende, miti, belle storie in generale - i suoi occhi sembrarono perdersi nei ricordi per un momento - e ce n'è una in particolare a cui la nostra gente è molto legata, che io credo sarebbe meritevole di essere raccontata proprio adesso." Dia fu subito rapita dall'intrigante atmosfera creata dalle sfumature della voce di quell'individuo avvolto nel mistero, e si sentì come trasportata in un'altra dimensione. "Si narra che, in un'epoca lontana di oscurità e desolazione, la nostra Terra giacesse immobile e inerte al centro dell'universo. Un giorno però, la benevolenza di un creatore o la decisione dettata dalla noia di un destino capriccioso, portarono luce, prosperità, vita: nacque così il nostro amato e insostituibile sole. I pochi esseri viventi riusciti a scampare ai pericoli di quel mondo tanto ostile accorsero da ogni parte per raggiungere il luogo che per primo era stato baciato da quella nuova speranza: Luminaes. Ancora meno furono quelli graziati con la possibilità di assistere al miracolo con i loro increduli occhi, e le verità a cui ognuno di noi segretamente aspira vennero loro così misericordiosamente rivelate; cominciarono a venerarlo, a invocarlo, a pregare che la sua benedizione durasse per l'eternità... Ma un inizio comporta sempre e immancabilmente una fine, e questo quegli antichi sapienti non potevano ignorarlo. I testi raccontano che diversi milioni di anni dopo, quando la tanto temuta catastrofe era ormai vicina, uno dei loro più nobili discendenti, un audace e intraprendente sciamano, si appellò a tutte le forze nascoste del creato al fine di dare origine ad una scappatoia, un qualcosa che avrebbe permesso alla Terra e ai suoi abitanti di sopravvivere alla scomparsa della sacra Stella, quando il momento fatidico sarebbe infine giunto: vennero indicati dei prescelti, a cui lo sciamano affidò il grave compito di assorbire l'energia solare quando questa sarebbe stata sul punto di dissolversi nel nulla infinito, affinché non andasse perduta per sempre. Il giorno arrivò, e il buio inghiottì tutto quanto, riportandolo alla rovina primaria; l'unico barlume rimasto furono gli eletti, che alla vigilia della notte perenne brillarono come nessun umano era mai stato visto fare." Arcì s'interruppe per un momento, per offrire alla sua piccola interlocutrice un bicchiere d'acqua e un minuto per tornare in sé: dopo quell'ultima rivelazione aveva letteralmente smesso di respirare. Il liquido trasparente residuo oscillava da una parte all'altra del recipiente, mosso dalle vibrazioni delle mani tremanti di Dia, che ancora piuttosto scossa riuscì comunque a trovare dentro sé la fermezza che le occorreva per apprendere la fine della storia. Il vecchietto, stupito, la osservò ricomporsi più in fretta di quanto non si aspettasse, e attese un suo cenno prima di continuare a narrare. "L'umanità gioì, illudendosi che il proprio desiderio di autoconservazione avesse trionfato sulle immutabili leggi del Fato... Ma le stesse forze che avevano donato loro quella speranza si ribellarono non appena resesi conto dell'affronto subito. I prescelti cominciarono a morire, uno dopo l'altro, senza tregua, nei modi più svariati e incomprensibili, mentre i preparativi per il rituale della rinascita erano ancora in corso. Nessuno di loro sopravvisse, ma le morti inspiegabili non cessarono; nei cuori di ognuno si fece pian piano strada la possibilità non molto remota che la loro avidità li avrebbe condotti all'estinzione. Ma quando tutto sembrò perduto si fece avanti una donna impavida e dal cuore puro: guardiana degli eletti, predestinata tra i prescelti, sacrificò tutto ciò che aveva al fine di liberare la propria casa dalla disperazione macchiata del sangue di tutti quegli innocenti, che ai suoi occhi maledetti non erano sfuggiti una singola volta. Il sole tornò a splendere, forse colpito da tanta determinazione. L'umanità trionfò davvero, ma non senza aver pagato un caro prezzo; una tale consapevolezza compromise inevitabilmente la serenità delle genti, e venne quindi deciso che quelle verità venissero tramandate solo a una cerchia ristretta di saggi che, costretti ad attendere il successivo disastro, col tempo riportarono la pace nel cuore delle persone, rinunciando per sempre alla propria."

 

Angolo di Maya:
Buonasera cari lettori! Stavolta mi sono fatta attendere, ma spero ne sia valsa la pena. Fatemi sapere cosa ne pensate!
  
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