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Autore: _Elahlea_    12/01/2014    3 recensioni
Loro: si sa ormai, One Direction. Internazionali, amati, desiderati, odiati, ricercati, giovani e infaticabili.
"Che la gente mi dica per quale motivo dovrei sbavare loro dietro! No davvero, nemmeno per Brad Pitt si fa tutto questo chiasso! Ma si può sapere che hanno di speciale? Insomma sì, musica che mette allegria e tutto il resto, però c'è bisogno di andare in visibilio come fosse resuscitato John Lennon? Dammi una buona ragione, Bob, una sola, e ti giuro che esco a cena con uno di loro!!!"
Lei: Emily, cantante, giovane, bella, piena di talento e...scettica. Perché a tutti piacciono gli One Direction? Emily è convinta di poter resistere al fascino che miete milioni di giovani ragazze in tutto il mondo: sarà vero o crollerà miseramente? E se dovesse cedere, quanto potrebbe farsi travolgere da questa febbre che impazza? L'occasione per mettersi alla prova sembra essere un incontro in uno studio televisivo. Ce la farà o no? Si accettano scommesse.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fondamentalmente, il vizio dell'essere umano, è quello di saper osservare il comportamento di un altro suo simile ed essere in grado di elencare, pochissimo tempo dopo, tutti i difetti che possiede, argomentando la critica in maniera così perfetta da non rendersi conto di star parlando delle sue stesse imperfezioni; e se glielo si fa notare, l'uomo si schermisce, si adira, si prende gioco di quanto gli è stato appena detto. E' curioso come si abbia la tendenza a vedere in maniera più distinta negli altri proprio i nostri stessi difetti. Ancora più semplice è dare la colpa a qualcun'altro. Oh, come ci fa sentire meglio gettare la causa di un evento su chiunque, tranne che su noi stessi! Ci immettiamo in una strada che costruiamo noi stessi, e lo facciamo così ad arte, da non riuscire più a vedere la verità: siamo stati noi a riversare la colpa su qualcun'altro, per facilitarci il compito dell'esame di coscienza, allontanando da noi il pensiero di aver commesso uno sbaglio. Nel caso in cui si rivelasse, invece,  ai nostri occhi l'artificio che abbiamo messo in atto, si verifica una vera sciagura: si rimugina, si pensa, si congettura fino ad arrivare alla conclusione che
"Sono un essere orribile e spregevole"
Emily era immobile, occhi sul soffitto, unghie conficcate nella coperta, testa traboccante di pensieri meticolosamente filati nelle ultime ore notturne. Sì, perché era l'una di notte e lei non aveva ancora chiuso occhio e tutto questo per colpa
"Mia! Perché sono stupida, patologicamente, irrimediabilmente, inequivocabilmente stupida!"
Harry aveva seguito il suo consiglio: era uscito a cena con Kendall. L'idea non si era rivelata poi così vincente: i giornalisti li avevano seguiti come parassiti e continuavano a chiedere spiegazioni sul perché e sul percome Harry avesse picchiato un ragazzo. Erano saltate fuori congetture sul suo essere un violento e un Don Giovanni, e a proposito di questo, Kendall Jenner sapeva che lui aveva passato del tempo con Emily Davis? Era normale che dopo tutto questo assillo, fossero rientrati a casa con un diavolo per capello, specialmente Kendall, che non aspettava altro che nuovi motivi per detestare Emily. La ragazza aveva preso l'abitudine di avvinghiarsi ad Harry non appena Emily entrava nella stanza, "per precauzione" aveva confidato ad Harry. Bé, per precauzione, aveva pensato Emily, sarebbe stato meglio tagliarle quella linguaccia infida che sputava veleno su di lei e si infilava nella gola di Harry approfittando di ogni momento! Aveva raggiunto l'illuminazione: vedere quei due insieme le dava il voltastomaco, del tipo più grave e profondo; qualunque cosa facessero insieme le risultava così melensa e stupida e banale, e talvolta il comportamento di Kendall era così ridicolo che lei ed Eleanor dovevano trattenere le risate; come quando la mattina arrivava in cucina sculettando (per quanto potesse sculettare, essendo più simile ad un manichino che ad una persona) come fosse su una passerella e si piegava sinuosamente per prendere qualcosa dal frigo. I suoi neuroni poi, erano non pervenuti: avevano provato a giocare a Taboo e Kendall si era rivelata utile quando una stufa all'equatore. Questo astio che nutriva per lei però la tormentava; criticava la gelosia di Kendall quando anche lei era gelosa di Harry, e dato che lei aveva sbarrato le porte all'amore non capiva proprio da dove sorgesse il germe di quel sentimento e per questo motivo continuava a darsi della stupida da circa due ore. Quel soggiorno a Londra la stava sfibrando anziché rilassarla e tutto per colpa di quella ragazzina viziata che aveva deciso di fare una sorpresa ad Harry. 
Emily si alzò esausta, si vestì e uscì fuori. 
L'aria glaciale la accolse nella notte nera e silenziosa, carezzandole il viso con una leggera brezza del nord. Era una notte fredda, aveva appena smesso di nevicare e il giardino era completamente imbiancato. Si sedette su una panchina e guardò il cielo: l'inquinamento luminoso londinese non faceva sentire troppo la sua influenza in quel posto, così si perse nell'infinità di quel nero liquido trapunto di diamanti luminosi. Chissà cosa c'era sopra la sua testa. 
Spazi inesplorati, pianeti sconosciuti, forme di vita da scoprire e lei se ne stava lì, col naso all'insù, le mani in tasca e dei problemi che le sembravano insormontabili; le sarebbe piaciuto andare nello spazio, allontanarsi da lì, sparire dalla circolazione per un po'...o per sempre. Harry era diventato il suo punto di riferimento, una persona che era in grado di starle accanto in un modo speciale, che non aveva mai avuto nessun'altro prima d'allora e Kendall arrivava e glielo portava via? La sua non era gelosia, era senso di giustizia! Non era giusto che la privasse del suo amico, Eleanor non si attaccava certo addosso a Louis ogni volta che lei era nei paraggi, non le impediva di parlargli o di stargli accanto con la sua presenza asfissiante. Emily sbuffò, emettendo una nuvoletta che si condensò subito davanti a lei. Tornò con la mente a qualche giorno prima, quando Harry era venuto a trovarla a casa sua e le aveva portato il regalo, e poi erano andati a pattinare ed erano dovuti fuggire dai fan; quel pomeriggio Harry l'aveva tenuta per mano tutto il tempo e poi, dopo che avevano giocato come dei bambini con le palle di neve, si erano buttati su un cumulo bianco gelato e si erano guardati a lungo negli occhi.
Ora Harry non la guardava quasi più. Era sempre con Kendall e ogni volta che sembrava potessero passare cinque minuti insieme, ecco che rispuntava fuori e se lo portava via. Non era tanto il fatto che stessero insieme, quanto che Kendall non lasciava neppure che parlassero quasi, e come se non bastasse Emily era fermamente convinta che non fosse la ragazza giusta per Harry, ecco perché non le piaceva.
"Zayn aveva proprio ragione" pensò alzandosi e passeggiando svogliatamente intorno.
Harry era allegro, premuroso, romantico (nonostante il motivo che aveva addotto come ragione per stare con Kendall)...insomma, cosa diamine ci faceva con una gattamorta come quella? Probabilmente se non fosse stata così alta neppure l'avrebbe guardata, perché Kendall non aveva nulla di speciale. Emily sbuffò infastidita.
"Pensavo avessi stabilito di non pensare più così tanto, soprattutto quando non sono affari miei...e invece sono quasi le due e io mi faccio seghe mentali su quelli là! Devo farmi controllare da qualcuno...qualcuno bravo!"
Rabbrividì leggermente a causa del gelo invernale di Gennaio. Sorrise mestamente; una cosa che le mancava erano gli abbracci di Harry, quegli abbracci così avvolgenti, caldi e sinceri, quelli che le facevano dimenticare tutti i problemi...voleva gli abbracci del suo migliore amico! Perché per una volta che aveva trovato un amico di cui fidarsi, doveva arrivare qualcuno a portarglielo via? Kendall non aveva nessun diritto di ostacolare la loro amicizia, così come lei non aveva mai ostacolato la loro storia. Ricordò che aveva detto di non essere gelosa di lei, perché non aveva "nulla da invidiare a quell'oca". Questa poi, era proprio il colmo! Emily un'oca? E' come il bue che dice cornuto all'asino! Perché i ragazzi si facevano infinocchiare sempre dalle più insignificanti? Bastavano un paio di gambe, due occhi con le ciglia ben allungate da sbattere a ripetizione, un atteggiamento svenevole e via, tutti giù per terra a sbavare.
"Puah! Non li capirò mai"
 E preferiva non essere considerata dal sesso maschile che dover fare la svampita per valere qualcosa, a prescindere dal fatto che col suo comportamento lei non aveva mai avuto problemi di spasimanti. Ma non era questo il discorso da affrontare, la vera domanda era: cosa poteva trovare Harry in Kendall?
"Che poi è pure stupida! Non sa mettere una frase in fila a un'altra!" esclamò tra i denti dando un calcio ad un mucchietto di neve che ricadde morbidamente, senza fare rumore.
"Chi è stupida?"
Emily trasalì per la sorpresa, si voltò e si trovò davanti due occhi verdi che brillavano al buio, a qualche metro da lei.
"Co-cosa ci fai tu qui?" balbettò.
"Io? Potrei farti esattamente la stessa domanda. Ti sei alzata alle due di notte per fare una chiacchierata con te?"
"Io parlo sempre con me"
Ma cosa stava dicendo? Bene, davvero grandioso, stava facendo la figura della stupida. Trascorrere la vita sotto lo stesso tetto di Kendall e pensare a lei ed Harry le stava facendo abbassare il quoziente intellettivo in maniera preoccupante. Infatti Harry a quella risposta aggrottò la fronte e fece una smorfia divertita.
"E chi è stupida?"
"Io" rispose convinta. Il ché, in effetti, non poteva dirsi una bugia: si sentiva alquanto idiota in quel momento, nel giardino di Harry e Louis, vestita alle due di notte mentre dava calci alla neve e parlava tra se e se ad alta voce dopo aver perso il sonno per la relazione del suo migliore amico...sì, molto stupida!
Harry sorrise di sghembo.
"Emi...sembra quasi che ti conosca da così poco tempo che tu possa mentirmi senza che io me ne accorga"
Emily affondò le mani nelle tasche del cappotto e pensò a come cambiare argomento.
"Tu cosa ci fai fuori?"
Harry ci pensò un po' su, guardandola per bene.
"Non riuscivo a dormire...e non per colpa di Kendall" si affrettò ad aggiungere dopo aver colto il doppio senso che Emily avrebbe potuto intendere.
"E tu?"
Emily continuava a torturarsi il labbro inferiore con i denti, a disagio.
"Neanche io riuscivo a dormire" "Ed è per colpa di Kendall!"
Harry si avvicinò, riducendo la distanza che li separava per trovarsi proprio davanti a lei.
"E perché non riuscivi a dormire?" chiese piano.
Emily fece spallucce.
"E tu?" 
"Non lo so neanche io" rispose il ragazzo.
La ragazza si sedette sulla panchina e quando parlò la sua voce fu morbida come il manto candido che ricopriva ogni cosa.
"Mi sembra che non ci vediamo da tanto tempo..."
"Lo so, negli ultimi due giorni non ci siamo parlati tanto..." asserì Harry sedendole accanto.
"Negli ultimi giorni non ci siamo parlati affatto Harry, a parte qualche frase stupida...penso sia la prima volta che parliamo"
"Già..." assentì laconico. 
Si guardava le scarpe. Perché diavolo guardava le sue scarpe anziché parlare?
Stettero in silenzio per qualche minuto.
"Mi manchi Harry..." mormorò Emily.
Aveva dovuto raccogliere molto più coraggio di quanto avesse creduto per riuscire a dirlo. Harry si voltò per guardarla; stavolta era Emily quella che fissava le proprie scarpe.
"Siamo stati insieme in questi giorni" le fece notare Harry in un sussurro.
"Non ci siamo considerati minimamente"
"Sono qui adesso"
Emily lo guardò negli occhi. Non si guardavano da quando lui le aveva chiesto cosa pensasse di Kendall e le sembrava passata un'eternità.
"Harry...tu sei il mio migliore amico..."
Chissà per quale motivo, quando Emily diceva quella frase a lui sembrava che contenesse in nuce una sorta di divieto oscuro, un punto da non oltrepassare, e non che fosse una manifestazione di affetto.
"Anche tu"
"E in virtù di questo...intendimi bene, io non voglio assolutamente mettermi tra te e Kendall ma..." Emily non sapeva quali parole usare.
"Ma...non mettermi da parte Harry, perché ti voglio bene e sono tua amica e non un ostacolo tra voi due. Così come tu non sei un ostacolo tra Eleanor e Louis io non lo sono, non voglio e non devo essere un ostacolo tra te e Kendall, però...non voglio perdere il mio migliore amico ora che l'ho trovato".
Nonostante un certo imbarazzo, si sentì molto meglio, come liberata da un peso opprimente.
Harry la guardò dolcemente e si rese conto in quel momento di quanto anche a lui fosse mancata; le mancava parlare e scherzare con lei, abbracciarla e sentire il suo profumo.
"Mi dispiace Emi...io...mi sono lasciato condizionare. Sai con tutte queste cose, Kendall, i paparazzi, gli articoli sui giornali, su internet, ovunque! Io... mi sono sentito quasi in dovere di fare quello che mi diceva Kendall, per non avere altri litigi, altri problemi, perché ero quasi in debito con lei dopo quello che le avevo fatto passare per colpa di quell'articolo. Non mi sono accorto che stavo facendo del male a entrambi..." fece una pausa e sfiorò quasi per caso la sua mano, poggiata sulla panca. Era incredibilmente calda e morbida.
 "Mi sei mancata anche tu...scusami Emily, non lo farò più" concluse in un soffio.
"Ti va di abbracciarmi?" chiese lei col broncio da bambina.
Harry non se lo fece ripetere e la strinse a se come non faceva da tempo. Affondò la mano tra i suoi capelli, ne inspirò il profumo e si chiese come avesse potuto trascurarla in quei due giorni, lui, che si era ripromesso di non farle accadere mai nulla di male, era stato proprio l'artefice del suo malessere, seppur non grave. E tutto per una gelosia infondata di Kendall.
Figurarsi, lui ed Emily insieme! Aveva capito che quella ragazza non sarebbe stata come le altre il giorno in cui l'aveva accudito quando aveva la febbre alta ed era rimasto solo in albergo. Perché lei era così: ti prendeva, ti aiutava e in cambio voleva solo il tuo affetto, la tua fiducia, e lui non poteva considerarla una nel mucchio, come si trovava spesso a dover riconoscere per altre ragazze. 
Voleva bene a Kendall, molto, ma ne voleva altrettanto ad Emily; Emily che lo stringeva al petto come non aveva mai fatto, Emily che aveva il volto affondato sul suo collo che ora non soffriva più il freddo. Harry non era riuscito a spiegarsi i brividi che l'avevano scosso quando i loro visi erano stati pericolosamente vicini, e anzi, aveva relegato quella sensazione nel dimenticatoio: non voleva ci fossero stranezze o complicazioni tra di loro; in quel momento tuttavia, fu messo di fronte all'evidenza: lui aveva l'esigenza di averla accanto, di sapere di poter contare su di lei, di stringerla, di scherzare con lei, di andare nella sua stanza nel cuore della notte per guardarla dormire, perché a lui piaceva guardarla dormire e si era alzato per questo; osservare Kendall non gli dava la stessa pace interiore, ed era strano, se ne rendeva conto lui stesso, ma non poteva farci nulla. Poi quando aveva trovato il letto vuoto aveva deciso di fare due passi per schiarirsi le idee e una volta fuori dalla porta se l'era trovata davanti, con i capelli lunghi fino alla schiena che le scendevano in una cascata di riccioli e i piedi affondati nella neve. No, non poteva lasciarla andare via; avrebbe parlato con Kendall, le avrebbe spiegato, anche se neppure lui sapeva come. Con quali parole avrebbe potuto rendere accettabile che per lui Emily era una necessità particolare?
"Ti voglio bene Emily" le sussurrò all'orecchio.
"Più di quanto dovrei volertene, forse"
 
 
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Rieccomi :)
Sto postando un capitolo il giorno dopo averne postato un altro O.O oggi potrebbe accadere di tutto (oppure domani visto che la giornata sta finendo XD)! Scherzi a parte, questo capitolo è un po'...zuccheroso (si dice? penso di sì...ora controllo...sì esiste :D)...sì, chiamiamolo zuccheroso, ma che ci volete fare: la febbre, il tepore della coperta, il tè, qualche cioccolatino e un film romantico hanno aperto tutti i miei chakra e mi hanno fatto venire l'ispirazione per un capitolo da innalzamento dei valori di glucosio nel sangue ^^ spero che apprezzerete comunque, anche se, sinceramente, non riesco mai a scrivere bene per come figuro la scena nella mia testa, mi sembra sempre di non essere in grado di fare immaginare agli altri il contesto, il luogo in cui si trovano i personaggi...non so, forse mi sbaglio. Ora vado, prima di scrivere un altro capitolo qui sotto ;)
XOXO
  
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