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Autore: MimiRyuugu    13/01/2014    2 recensioni
“Insieme…qualunque cosa accada…” disse sorridendo Giulia. Hermione annuì. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora.
Sesto anno. Anna Alvis Haliwell, Giulia Wyspet ed Hermione Granger si apprestano ad iniziare il penultimo anno ad Hogwarts. Ma tanti cambiamenti si prospettano per loro. A quali avventure andranno incontro i nostri Tre Uragani?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonanotte *-*
perchè si, mentre la gente normale dorme, io aggiorno. Non rimarrò a dilungarmi in intro spropositate, perchè so che voi siete alquanto adirate con me siccome non aggiorno (e non rispondo ai commenti) da tipo ottobre XD questo non è nemmeno un capitolo ricco di cose (è lungo, anyway). Per cui scappo prima di essere cruciata come si deve (e come merito XD).
Ultima cosa: la scenetta verso la fine, quella in cui cito Suor Nausicaa, deriva da circa tre o quattro anni fa, quando Colorado era ancora uno show decente ><
In questo capitolo troviamo Che Fai per Dirle che l'Ami dal film disney Come d'Incanto, All these things I hate dei Bullet for my Valentine e una piccola citazione di Closer dei Nine Inch Nails (XD)

Avvertenze: occtudine, diabete, Herm che si sente born to be free XD

E ricordate: se mi avadakedavrizzate, non posso aggiornare u.u *scappa*
Buona lettura <3


Ventesimo Capitolo


Anna e Giulia rispettarono i loro propositi quella sera. A malincuore, la prima si era allontanata dalle lenzuola e dagli abbracci di Draco. Mentre la seconda aveva interrotto i suoi racconti estivi. Si erano incontrate al bivio e avevano percorso i corridoi fino ad arrivare alla Torre di Grifondoro. Erano quasi le undici quando le due oltrepassarono il ritratto della Signora Grassa per passare nella Sala Comune. Essendo venerdì sera, le poltrone erano tutte vuote. Molti degli studenti sgattaiolavano fuori come loro subito dopo il coprifuoco e si aggiravano nella scuola fino a tarda ora. Quelli dell’ultimo anno poi, essendo fieri maggiorenni, uscivano dopo le undici, per poi tornare sfiniti ad ore improbabili. Le due imboccarono le scale del dormitorio femminile. Per raggiungere la porta della loro camera poco dopo. Già da fuori sentivano delle voci. Anzi, una musica. Le ragazze pensarono subito che Hermione fosse ancora sveglia davanti alla televisione. Cosa che le sorprendeva non poco. Anna entrò e Giulia si richiuse la porta alle spalle. “Herm? Sei ancora in piedi?” esclamò la prima. Ma quando si avvicinarono al letto, la castana ebbe la sua risposta. Il prefetto se ne stava nel suo letto, accucciato in posizione fetale. Il cuscino fra le braccia. Occhi chiusi e respiro tranquillo. Addormentata fra mille fazzolettini. Giulia si voltò verso la mini tv. Scosse la testa vedendo le immagini e udendo la canzone che le accompagnava. My Angel, di Lamb. Anna sbuffò. “Spegni quella lagna…non ci credo proprio che Herm abbia visto quel film! Le avevamo vietato espressamente di guardarlo!” commentò poi. L’amica spense la mini tv sospirando. Poi si voltò verso Hermione. Prese la bacchetta e fece levitare i fazzoletti nel cestino accanto alla porta del bagno. Anna prese il dvd, lo rimise con espressione schifata nella custodia e lo buttò sotto al letto. Quell’abominio non si meritava nemmeno di essere appoggiato vicino ai suoi preziosi dvd. “Aiutami a metterla a letto…” le ordinò Giulia. La castana annuì. Insieme spostarono le coperte e le misero sopra il prefetto. Appoggiandone delicatamente la testa sul cuscino. Hermione aveva ancora i segni delle lacrime sulle guance. E sia Anna che Giulia sapevano che non era stato quello stupido film melenso a fargliele scendere. “Anna…cosa facciamo?” le chiese la ragazza, rimboccando bene le coperte all’amica. La castana alzò le spalle. “Ci sono due possibilità…o andiamo a spaccare la faccia a quel doppiogiochista di Ron, oppure gli chiediamo come stanno le cose…e ci facciamo una lunga, estenuante chiacchierata…io patteggio per la prima…” spiegò. Giulia scosse la testa divertita. “Io sono per la lunga ed estenuante chiacchierata…anche se un pugno in faccia glielo darei…” commentò. Anna sorrise. Poi si voltò verso Hermione. Sospirò esasperata. “Mai una volta che ti vada bene eh Herm? Ma non ti preoccupare! Ci siamo qui noi!” disse piano. Giulia annuì. “I tuoi angioletti custodi!” completò. La castana la guardò scettica. “Ok…i tuoi quasi angeli custodi!” si corresse la ragazza. Anna ghignò soddisfatta. Poi fece una carezza sulla guancia del prefetto. Giulia fece lo stesso. Scambiò uno sguardo con la castana. Per poi concludere la serata infilandosi nel comodo pigiama. La mattina dopo Hermione dormì fino a tardi. Come le amiche. Anche perché il prefetto, preso com’era dal suo film, aveva trascurato la sveglia. Di conseguenza, le tre scesero in Sala Grande che era quasi mezzogiorno. Anna e Giulia erano abituate a certi orari. Hermione però non era affatto d’accordo e si ripromise di non svegliarsi più tanto tardi. Al tavolo di Grifondoro le ragazze trovarono già Ginny e Mary Kate, intente a parlottare fitte fitte. Quando i tre uragani si sedettero, le due interruppero le loro chiacchiere e le salutarono. Comunicando poi che Silente, quella mattina sul presto, aveva dato comunicazione delle vacanze natalizie. Sarebbero iniziate il ventidue, per durare fino all’otto gennaio. Le tre mangiarono tranquille, poi tornarono in dormitorio. Hermione si piazzò sul suo letto, attorniata dai soliti libri. Che fosse sabato a lei non importava. Voleva distrarsi da tutti suoi brutti pensieri. E i compiti erano una buona soluzione. Anna si mise sul suo letto. Sdraiata sulla schiena e a gambe in su, aveva aperto il suo libro. L’aveva quasi finito. E si stava già proponendo di rileggerlo ancora. Giulia si mise a pancia in giù. Aveva un libro dalla copertina azzurra fra le mani. Le amiche l’avevano già vista immersa fra quelle pagine da qualche giorno. Eppure lei era arrivata già quasi alla metà. “Hey Giulia…cosa leggi?” le chiese curiosa Anna. La ragazza alzò la testa dal libro. “Orgoglio e Pregiudizio, di Jane Austen…” rispose. Hermione si voltò verso di lei. “Anche io l’ho letto! Dove sei arrivata?” disse. Giulia sorrise. “Quando Jane è andata a Londra e tenta di convincere Lizzy che sta bene…” raccontò. Il prefetto annuì. “Io ho visto solo il film…ho sentito che il libro è lungo e noioso…” osservò Anna. Giulia scosse la testa. “Non è affatto vero! È ricco di dettagli che il film tralascia…per non parlare di Darcy…ci sono interi capitoli in cui è citato!” esclamò. Hermione sorrise. “Secondo me tu potresti benissimo essere Jane…” commentò. L’amica la guardò timida. “Tu sei Elizabeth…” disse subito Anna, verso il prefetto. Questa scosse la testa. “No…tu sei Lizzy…io sono…Mary…” la corresse. La castana sbuffò e le tirò un cuscino. Mary era una delle più piccole sorelle della famiglia Bennet. Era la più colta, ma anche quella più bruttina. Jane invece, era quella più grande, ed aveva un giudizio molto ottimista su ogni persona di cui sentisse parlare. Non riusciva a disprezzare nessuno. Ed infine Elizabeth, la maggiore dopo Jane, era quella più obbiettiva. Una ragazza molto intelligente, dalle pretese amorose legate a vere relazioni sentimentali. “Non vedo l’ora di arrivare al capitolo in cui Jane ritrova Bingley! Sono fatti l’uno per l’altra! Per non parlare di Lizzy e Darcy!” esclamò entusiasta Giulia. Hermione annuì. “Allora è deciso…appena hai finito io ti passo quello di Manson, se tu mi passi quello…” patteggiò Anna. L’amica accettò volentieri. Poi entrambe ripresero a leggere. Hermione aveva interrotto la sua lettura da più di una settimana. Oramai gli unici libri che riusciva a vedere erano quelli scolastici. Così il prefetto si decise. Non avendo programmi per la sera, sarebbe stata in dormitorio a leggere il suo caro fidato libro. Le doleva pensare all’estate, quando aveva consumato libri su libri. Hermione sbuffò. Non vedeva l’ora che arrivasse la sera per immergersi nel suo amato passatempo cartaceo. Però intanto si doveva accontentare di quello che le stava sotto gli occhi. Antiche Rune. Sbuffando, il prefetto tornò sulla sua traduzione. Mentre le amiche continuavano a leggere. Anche quel sabato passò. Le ragazze non ebbero particolari sorprese. Anna si dimenticò di restituire la mini tv alla sorella. Forse di proposito. La domenica la passarono finendo i compiti e giocando a Uno. La sera rimasero in dormitorio tutte e tre. Andando a letto alle undici. Era circa l’una del mattino, quando Giulia aprì gli occhi. Si voltò e vide che anche Hermione era sveglia. Entrambe erano state destate da dei rumori. Provenivano dal bagno. Le due notarono che il letto era vuoto. Dubbiose, Giulia ed Hermione si alzarono dai propri letti e si avvicinarono alla fonte dei rumori. Una voce femminile era quella che faceva più chiasso. Non era quella di Anna. E gemeva in modo più che osceno. Hermione guardò Giulia rossa in viso. La seconda sorrise curiosa. Le ragazze aprirono piano la porta e videro la loro amica. Seduta accanto alla piccola vasca da bagno. Il mini televisore in una mano. “Che fortuna!! Lo sapevo che c’eri!!!! Il mio tesoro bello! Cosa non ti farei!!” esclamò Anna. Giulia scosse la testa divertita. “Cosa ci fai sveglia a quest’ora?!” sbottò subito Hermione. La castana sobbalzò. Alzò per qualche minuto la testa, poi tornò allo schermo. “Lasciamola stare…aspettiamo che il video sia finito poi la interroghiamo…” suggerì Giulia. Il prefetto annuì, così tornarono in camera. Dopo qualche minuto, Anna fece il suo ingresso. Con un sorriso trionfante. “Allora, si può sapere cosa ci fai alzata a quest’ora?! Abbiamo lezione domani! Anzi, tra sette ore!” la rimproverò Hermione. La castana si sedette sul suo letto. “Ora ti spiego…mamma…” ghignò. Giulia scosse la testa divertita. Mentre il prefetto la guardava ancora in attesa di una scusa plausibile. “Non avevo sonno…perciò ho acceso la mini tv…e ho sintonizzato giusto sul canale di video a rotazione…ed indovinate? Il mio caro Manson non si è fatto attendere! Sono andata un bagno per non svegliarvi, ma la Evan ha una vocina così odiosa che sveglierebbe anche un cammello morto…” sbottò Anna. Giulia rise. “Quindi tutto questo caos per un video?” commentò Hermione. “Non un video! Il suo video! Herm…non ho da mesi notizie del mio Manson…devo sapere se sta bene!” rimbeccò Anna. Il prefetto la guardò esasperata. Poi si mise sotto le coperte. Giulia sorrise divertita. Diede la buonanotte alle amiche e imitò Hermione. La castana subito fece lo stesso. Le tre si addormentarono tranquillamente. Per svegliarsi un po’ assonnate la mattina. Anna rimase con il sorriso gongolante tutto il giorno. Ed Hermione ebbe i nervi a fior di pelle per essere stata svegliata nel mezzo della notte. Giulia era la più normale. Ascoltava tranquillamente le amiche. Continuando a ripetere che quella sarebbe stata l’ultima settimana di scuola prima delle vacanze. Durante la giornata, vennero a sapere che molti dei loro conoscenti sarebbero tornati a casa per le vacanze. Mary Kate raggiungeva tutti a casa. Carica di pacchi anche da parte di Anna. Ilary aveva pregato anche quest’ultima di tornare a casa, ma la castana era testarda. Anche Ginny aveva in programma il ritorno a casa, come Hermione si ricordava che le avesse accennato Ron. Per fortuna, anche Lavanda aveva deciso di tornarsene all’ovile. La cerchia degli studenti che sarebbero rimasti a scuola era piccola. Dopo lunedì non ebbero più novità. I giorni passarono con ritmo più lento del solito. Era mercoledì sera. Giulia ed Anna avevano accompagnato Hermione all’aula di Aritmanzia. La sua ultima ora per quel giorno. Stavano tornando alla torre di Grifondoro quando, da lontano, videro Ron. Aveva bloccato Lavanda al muro e si stavano baciando con ardente passione. Giulia aveva guardato esasperata Anna. Appena le due si erano voltate verso i piccioncini, videro che Lavanda si era diretta da sola verso il corridoio opposto. Ron era rimasto solo. E le guardava. Probabilmente non sapeva se salutarle o no. Le due amiche si guardarono complici. Il momento che stavano aspettando era finalmente arrivato. Giulia trotterellò dal ragazzo. Anna la seguì. “La riesci a conquistare…se dici ciò che hai nel cuore...” iniziò a cantare la prima. Ron la guardò dubbiosa. “Lavanda…lo sa già…” rispose incerto. La ragazza scosse la testa. “Che fai per dirle che l’ami…” continuò Anna. “…e dirle ciò che hai nel cuore?” sorrise Giulia. Il rosso sobbalzò. Aveva capito di chi stavano parlando. Ed in effetti lui non aveva pensato ad altro in quei giorni. Però. Dopo quello che gli aveva detto Ginny. Non ci aveva visto più. “Qual è il tuo trucco per dirle ‘cara tu sei grande’?” continuarono all’unisono Giulia e Anna. Poi la prima iniziò a trotterellare intorno al ragazzo. La castana sorrise e seguì l’amica. Cosa toccava fare per Hermione! “Hai tanti modi per farlo, che trucchi usi per dirlo, qual è il tuo modo per dirle ‘cara io ti amo’?” proseguirono ancora girando attorno al rosso. Lui le guardava dubbioso. In verità gli stava girando la testa. Giulia si fermò. “Deve capire che per te lei è speciale! Se non sai dimostrarlo si domanderà…” sorrise. Poi prese Ron per mano. Che divenne del colore dei suoi capelli. “…‘Chissà se lui mi ama? Chissà se sogna me?’” osservò ancora Giulia. Subito prese la bacchetta e sorrise. “Potresti scrivere qualcosa a cui non può resistere…” propose, formando delle parole nell’aria. “Cogliere un fiore bello come lei è…” disse ancora, facendo apparire un fiore dalla bacchetta. E lo porse a Ron. Era una margherita. Semplice. Bianca. Se lo ricordava che ad Hermione piacevano un sacco le margherite. “Cerca di dirle ogni giorno che tipo di uomo sei!” consigliò ancora Giulia. Anna si morse la lingua per evitare di dare un appellativo piuttosto volgare a Ron. “Tanto lo so! Tanto lo so che lo vuoi!” esclamò ancora Giulia. Il rosso deglutì a fatica. Aveva una voglia matta di andare ad abbracciare Hermione. “Dovrai seguire l’istinto, guardarla come un dipinto e dirle in modo convinto quanto sia preziosa!” aggiunse Anna. Giulia prese le mani a Ron. E la castana lo prese per le spalle. Lo scortarono fino all’uscio della porta dell’aula. Questa era rimasta socchiusa. Hermione era in primo banco e da li si vedeva perfettamente. “Ogni donna sogna d’incontrare il vero amore e le piacerebbe che non finisse più!” osservò Giulia. Il prefetto guardava il foglio concentrata. La matita in bocca. Ron arrossì. Era così carina. Gli venne in mente quando al ballo si erano baciati. “E infondo so che questo è proprio ciò che vuoi…” continuò la ragazza. Ron si ricordò delle parole della sorella. Ed indietreggiò. Scoraggiato dall’immagine di Hermione e Krum teneramente uniti da un bacio. Anna scosse la testa e lo fermò. “Magari tienila stretta mentre balla insieme a te!” propose Giulia. “Io non ballo…” sbottò convinto Ron. “Dille che è tutto quello che vuoi tu!” disse ancora la ragazza. Ron scosse la testa. “Non so cantare…” rispose. “Ti troverà favoloso e ti amerà di più!” lo ignorò Giulia. Fece una piroetta e portò il rosso con se. Anna trotterellò dietro ai due. “Tanto lo so, che questo è quello che vuoi!” rimbeccò poi Giulia. “Io…io ora sto con Lavanda…” cercò di dire Ron poco convinto. “Ascolta il tuo istinto, saprà che tu sei suo!” sbottò ancora la ragazza. Anna annuiva complice. “Potresti metterti i vestiti del colore adatto a lei!” osservò la prima. La castana avvolse Ron in una tenda blu li vicino. “Preparare un pic-nic magico per voi!” proseguì Giulia. Anna indicò il giardino al di fuori delle finestre. “Giura di amarla per sempre mentre guardi gli occhi suoi!” aggiunse la ragazza. La castana prese la testa del rosso e la girò verso l’aula di Aritmanzia. Ron scosse la testa per liberarsi della sua presa. Anna trotterellò vicino a Giulia. “Tanto lo so! Tanto lo so! Tanto lo so! Tanto lo so! Tanto lo so! Tanto lo so sarà così!” esclamarono in coro. Ron le guardò confuso. Non sapeva davvero che fare. “Dovrai seguire l’istinto, guardarla come un dipinto e dirle in modo convinto quanto sia preziosa!” ripetè Anna. “Che fai per dirle ‘ti amo’? Per dirle ciò che hai nel cuore?” chiese Giulia. Poi le due si guardarono. “Vedrai che poi saprà che tu ami lei!” conclusero all’unisono. Ron le guardò ancora qualche minuto confuso. I due uragani non gli diedero nemmeno il tempo di rispondere. Che si presero a braccetto e corsero via soddisfatte. “Giuro che è l’ultima volta che trotterello come una Vispa Teresa!” sbottò divertita Anna, mentre correvano via. “Dai andiamo!” rise Giulia. Hermione non seppe mai di quell’improvvisata canzone. Però le amiche notarono di come Ron aveva preso a guardarla a cena. E a colazione. E nei corridoi. Così passarono i giorni. Tra le ultime lezioni. Le interrogazioni. Man mano che si avvicinavano le vacanze, una certa ansia incombeva. Ron non sapeva se salutare Hermione. anche se aveva pensato a quello che gli avevano cantato le ragazze. Ed Hermione non sapeva se salutare Ron. Dopotutto era una ragazza intelligente. Nessuno sapeva di quello che era stato fra loro due. Anzi, ad essere sincera nemmeno lei sapeva se fosse mai successo qualcosa fra loro. Così facendo però, il prefetto ci stava ancora più male. Dovendo negare uno dei suoi più bei ricordi. Quindi, la mattinata di lunedì ventidue dicembre, Hermione si ritrovò insieme a Giulia ed Anna a salutare chi partiva per le vacanze. Nella borsa, il cd per Ron. Avrebbe voluto buttarlo nel lago nero. Once more I say goodbye, to you. Però, quel cd significava molto per lei. Quindi la sera prima decise di salutare il rosso. O almeno, distrarlo per infilargli il dono in borsa. Lo aveva impacchettato con una carta oro ed un fioccio rosso. Aggiungendoci anche un bigliettino. Things happen but we don't really know why. La ragazza aveva deciso di non firmarsi. Ma di scrivere soltanto di aprire il pacchetto la mattina di Natale. Hermione cambiò quasi idea, vedendo una Lavanda alquanto irritante. Si appiccicava al ragazzo ogni cinque minuti, pur potendolo vedere lungo tutto il tragitto sul treno. Quando la ragazza fu chiama da Calì, finalmente Ron rimase da solo. Fu allora che il prefetto si avvicinò. If it's supposed to be like this, why do most of us ignore the chance to miss? Gli battè tremante una mano sulla spalla. Ma quando il ragazzo si voltò. Ed i loro occhi entrarono in contatto. Le parole che Hermione si era preparata la sera prima le si bloccarono in gola. Oh yeah.... Anche Ron non sapeva cosa dire. Sperava che lei gli rivolgesse la parola. Gli mancava il suono della sua voce. E anche le loro serate passate a ridere e scherzare. Con qualche fugace abbraccio. Eppure il suo orgoglio gli impediva di fare qualsiasi mossa. Torn apart at the seams and my dreams turn to tears, I'm not feeling this situation. Così Rimasero li. Per minuti e minuti. A guardarsi. Ron ammirava finalmente gli occhi di lei. Quegli occhioni castani che l’avevano fatto impazzire. Rimbecillire. Innamorare. E in quel momento odiò sul serio il suo orgoglio. Perché lo stava trascinando via dalla più bella cosa che gli potesse mai capitare in vita sua. Run away try to find a safe place you can hide. Hermione non riusciva a staccarsi da quegli occhi. Non poteva. Non voleva. Li aveva cercati. Li aveva odiati. E le mancavano. Non riusciva ad accettare che potessero guardare qualcun’altra come avevano guardato lei. La sera che Ron le aveva proposto di uscire assieme. Nella sua mente il prefetto si ripeteva che non poteva lasciarlo andare via così. Solo con uno scambio di sguardi. Le costava troppo. Ma le sue corde vocali non volevano capacitarsi di dover per forza funzionare. It's the best place to be when you're feeling like. Intanto Anna era andata dalla sorella. “Allora…il pacchetto blu è per mamma, quello verde per papà e quello rosso per Chris…” elencò la castana, dando una piccola borsa a Mary Kate. La ragazza la guardò delusa. “E per me?” chiese, mentre gli occhi castani le si ingrandivano lucidi. Anna scosse la testa divertita. Allungò una mano e le fece una carezza. “Promettimi che non lo aprirai prima di Natale!” propose poi. Mary Kate annuì. “Giuralo su Bill Kaulitz!” esclamò ancora. “Lo giuro su Bill Kaulitz…” sorrise la baby Haliwell. Anna rise. “È quello arancione…” le rispose. Mary Kate saltellò felice. Infondo le sarebbe mancato trascorrere il Natale in famiglia. Però Anna sapeva che i suoi genitori l’avrebbero capita. Le sue amiche erano la sua seconda famiglia dopotutto. Me...(me!). Yeah...(yeah!). All these things I hate revolve around. Me...(me!). Yeah...(yeah!). Just back off before I snap. Anna abbracciò la sorella. “Scusa ma…e il mio regalo?” commentò poi. La ragazza sorrise. “L’ho dato a Dobby insieme a tutti gli altri pacchetti per te…” rispose. La castana scosse la testa divertita e le scompigliò i capelli. Intanto, Giulia salutava Ginny. Essendo figlia unica, non aveva nessuna scena strappalacrime da dover interpretare. Anche se le sarebbe piaciuto abbracciare qualcuno in particolare. Però almeno era sollevata. Sabato sera lei, Anna ed Hermione erano andate in Guferia per spedire tutti i regali. Once more you tell those lies, to me. Infatti, i regali per le famiglie dagli studenti venivano spediti via gufo. Come anche quelli dalle famiglie per gli studenti. Solo che quelli comparivano nelle camere il giorno di Natale. Al primo anno, tutti e tre gli uragani erano tornati a casa per le vacanze natalizie. Ma avevano festeggiato comunque assieme. Dato che la madre di Anna, dopo aver scortato la figlia alla  stazione, aveva fatto amicizia con quella di Giulia e di Hermione. Così avevano passato il Natale tutti assieme. Allora Hermione non era ancora abituata a tutto il fracasso combinato dalle amiche. Giulia se lo ricordava ogni anno di come il prefetto cercasse di stare tranquilla mentre lei ed Anna facevano chiasso. Why can't you just be straight up with honesty? Ed ecco che arrivò l’ora della vera partenza. Harry chiamò Ron, distraendolo così dagli occhi della sua amata Hermione. Lei, ne aveva approfittato ed aveva fatto scivolare il cd nel pacco dei regali che il rosso si portava dietro. Così potè allontanarsi, sicura almeno di aver fatto qualcosa di quello che si era prefissata. Ron si voltò ancora una volta, speranzoso che lei gli rivolgesse la parola. Quel silenzio lo addolorava. Quasi quando aveva visto il prefetto superare a grandi falcate la Sala Comune con le lacrime agli occhi due settimane prima. When you say these things in my ear, why do you always tell me what you wanna hear? Purtroppo Ron si dovette arrendere ai numerosi richiami di Harry. Ed ecco che in un attimo si stavano muovendo verso la carrozza che li avrebbe portati momentaneamente via da Hogwarts. Dalle lezioni. E nel suo caso. Da lei. Oh yeah.... Nel frattempo, Anna aveva scherzato ancora un po’ con la sorella. Era una cosa rara vedere le due Haliwell andare così d’accordo. “Salutami tutti…e picchia Chris da parte mia…” sorrise infine Anna. Mary Kate annuì. E fu lei ad abbracciarla stavolta. “Ciao ciao Annuccia…” la salutò. La castana sobbalzò. La sorella non la chiamava così da quando era piccola. “Ciao ciao Katiuzzola…” rispose poi. Wear your heart on your sleeve, make things hard to believe, I'm not feeling this situation. Ginny richiamò Mary Kate. Così le sorella dovettero separarsi. Inaspettatamente, mentre guardava le amiche impegnate nei saluti, anche Giulia ebbe una visita. Una ragazzina, le battè una mano sulla spalla. Quando lei si voltò, riconobbe subito quei capelli castani nelle codine e quegli occhi limpidi. Azzurri come il cielo. “Sicily!” esclamò Giulia contenta. La ragazzina l’abbracciò felice. “Non ti vedo dalla fine dell’anno scorso! Mamma mia come sei cresciuta!” disse poi la ragazza. Sicily sorrise. Un’altra ragazza la chiamò. “Anche se per poco sono felice di averti rivisto! Appena arrivo a casa ti scrivo!” promise. Abbracciò ancora Giulia. Poi dovette raggiungere l’amica verso le carrozze. Run away try to find a safe place you can hide. Hermione rimase immobile. A fissare Ron che si allontanava da lei. Gli occhi a squadrarne ogni minimo dettaglio. Così fece anche il rosso. Con la coda dell’occhio guardò finché potè la ragazza. Come per marchiare la sua perfetta figura a fuoco nella sua mente. Non si sarebbe mai stancato di osservarla. Se solo Harry non lo si fosse messo nel posto davanti a lui sulla carrozza. Avrebbe potuto scorgere almeno il suo profilo. Così ci rinunciò. E, mentre Lavanda gli si stringeva vicino, Ron si immerse nei suoi pensieri. Davanti agli occhi l’immagine di Hermione. Sorridente. Al ballo. E in quel momento avrebbe voluto davvero tornare indietro. Cancellare la litigate con Ginny. E dimenticarsi di non essere stato il primo bacio di Hermione. It's the best place to be when you're feeling like.
Quando le carrozze con a bordo i famigliari, amici e mancati innamorati non si videro più, le tre si apprestarono a tornare in dormitorio. Erano appena le dieci, e per Anna era ancora mattina presto. “Che facciamo adesso?” disse quest’ultima, sbadigliando sonoramente. Giulia la guardò divertita. “Torniamo a letto?” propose ironicamente poi. La castana sbuffò. Mentre Hermione camminava guardandosi i piedi. Le due amiche si guardarono. “Ho un’idea!” esclamò all’improvviso Anna. Giulia la guardò dubbiosa. “Dolci e….dvd!” spiegò la castana. Hermione si estraniò dai suoi pensieri e si voltò verso l’amica. “Mary Kate mi ha dato in affidamento la mini tv…e anche un po’ di dvd…quindi pensavo di metterci comode su un letto…e mangiare dolci guardando film su film tutto il giorno!” propose. Giulia sorrise. “Che film abbiamo?” chiese. Anna ghignò. “Dunque…The Ring, Non Aprite Quella Porta, Hocus Pocus e Orgoglio e Pregiudizio…” elencò, contando sulle dita. L’amica battè le mani entusiasta. Hermione le guardò. “Dovremmo rinchiuderci un’intera giornata in camera a rintronarci davanti alla tv e a rimpinzarci di dolci fino a farci venire il mal di stomaco?” osservò. Anna e Giulia annuirono speranzose. Il prefetto sospirò. Poi sorrise. “Si…direi che ci può stare come primo giorno di vacanze natalizie!” commentò. Così le tre si presero a braccetto ed andarono di corsa in camera. Si misero sul letto di Anna, essendo quello in mezzo. E presero le loro caramelle avanzate. Videro i film in ordine di come la castana li aveva elencati. Non fecero nemmeno la pausa pranzo. E tantomeno qualcuna tra i film. L’ultimo durò due ore. In complessiva, le ragazze finirono alle sei passate. Senza contare qualche piccola scena rivista per godersi la bella figura del signor Darcy. Appena la mini tv fu spenta, Anna mise tutti i dvd nel suo baule. Si stiracchiò. Giulia si tuffò sul suo letto. Mentre Hermione si stropicciava gli occhi. “Tra un’ora c’è la cena…” osservò la castana. Il prefetto la guardò a occhi sbarrati. Si erano rimpinzate di dolci tutto il giorno. E ora lei parlava di cena! “Anna sei un pozzo senza fondo!” commentò ridendo Giulia. La castana sbuffò. “È sono che dopo tutti questi dolci voglio una bella bistecca al sangue…” rimbeccò. “Bistecca…non parlarmi di cibo!” sbottò Hermione, mettendosi una mano davanti alla bocca. Anna le andò vicino e le battè una mano sulla spalla. “Mia cara Herm, ti ci abituerai! Susu! Stasera cena leggera leggera e poi un bel bicchiere di digestivo…” propose. Il prefetto la guardò sconsolata. Giulia si alzò divertita e andò alla finestra. Essendo oramai inverno. E in puro periodo natalizio. La neve non si era ancora fatta vedere. O almeno, quella vera. Di quella artificiale sembrava esserne piovuto un intero camion in Sala Grande. Alberi di Natale da tutte le parti. Vischio appeso ad ogni angolo. La ragazza sospirò. Quell’atmosfera la metteva sempre di buon’umore. Considerando poi che quell’anno avrebbe passato la Vigilia con il suo professore. A quel pensiero però, sobbalzò. Un brutto presentimento le si era presentato. “Scusate ragazze…ma voi cosa fate la Vigilia?” chiese, voltandosi. Anna la guardò ovvia. “Draco ha detto che ha preparato una sorpresa per l’anniversario…” rispose. Hermione alzò le spalle. Così il presentimento di Giulia ebbe una conferma. Anna si voltò. “Non mi guardate così…rimarrò in dormitorio a ripetere a memoria uno di quei melensi film natalizi…poi andrò a dormire…quindi, non fate tardi!” commentò il prefetto. In effetti passare la Vigilia di Natale da sola non era la sua massima prospettiva. Ma non poteva di certo dire alle sue amiche di annullare i programmi per stare con lei. “Nemmeno per sogno! Non ti lasciamo passare la sera da sola!” obbiettò Giulia. Hermione scosse la testa. “Non posso stare con voi…rovinerei l’anniversario ad Anna e la serata con Piton a te…quindi…” la liquidò. Giulia sbuffò contrariata. “Non importa! Starò io con te!” esclamò poi. Hermione la guardò scettica. “Certo…e ovviamente dirai a Piton che non puoi stare con lui…come farai a ritirare l’invito?” rimbeccò. Giulia sobbalzò. Sarebbe stato un colpo al cuore per Severus. Lo sapeva. “Per l’appunto…dai! Non preoccuparti! Starò bene! Staremo tutte assieme a Natale…” sorrise Hermione. Giulia si voltò verso Anna. Ci fu qualche minuto di silenzio. “Piuttosto, sai nulla di cosa ha programmato Draco?” chiese il prefetto alla castana. Anna scosse la testa. “No…però penso che sia qualcosa di speciale…nelle sorprese tremendamente romantiche Draco è davvero portato…” commentò. Aggiungendo poi una smorfia di disgusto. Giulia rise. “Non cambierai mai…” osservò. Hermione la guardò dubbiosa. “Ho paura a chiedertelo Anna, ma per te il romanticismo cos’è?” chiese. La castana ghignò. Si diresse verso il suo comodino dove era appoggiato il piccolo mp3 nero. Lo collegò con le casse li vicino. E trafficò per qualche minuto con i tasti. Poi, una canzone iniziò a vagare nell’aria. “You let me violate you, you let me desecrate you, you let me penetrate you, you let me complicate you…” iniziò a cantare Anna. Giulia scosse la testa divertita. Mentre Hermione sospirava esasperata. La castana sorrise compiaciuta. “Help me I broke apart my insides, help me I’ve got no soul to sell help me the only thing that works for me, help me get away from myself…” continuò. Giulia era tentata di filmare la scena per poi farla vedere a Draco. Lo vedeva già con la bava. Però, in assenza di videocamera e completa di buonsenso, la ragazza decise di tralasciare lo sfogo dell’amica. Anna intanto si era appoggiata sensualmente alla colonna del baldacchino del suo letto. “I want to fuck you like an animal, I want to feel you from the inside…” ghignò. Hermione arrossì. Era inconcepibile per lei ascoltare quelle parole. Lei, che considerava l’amore fisico qualcosa di poetico. Melodioso. Ma anche un pensiero del tutto taboo. Giulia cercava di trattenere una risata, nel vedere il viso attonito del prefetto. Mentre Anna continuava nel suo spettacolo. “I want to fuck you like an animal, my whole existence is flawed…” esclamò ancora. Passandosi la lingua sulle labbra. Hermione era tentata di soffocarla con un cuscino. Sel’avesse vista Keith le sarebbe saltato addosso come minimo. Per non parlare di Draco. “You get me closer to god!” concluse Anna. Poi con passo lento andò a spegnere l’mp3. E si voltò verso le sue amiche. “Questo, per me, è romanticismo…” spiegò. Quando vide la faccia di Hermione, non potè non ridere. Giulia intanto applaudiva divertita. “Questo non è romanticismo…questa è pura perversione!” sbottò il prefetto. Anna scosse la testa. “Non dirmi che non ti sciogli davanti ad un mazzo di rose…” commentò ancora Hermione. La castana sbuffò. “Le rose appassisicono…preferisco qualche buon cioccolatino…oppure qualche gingillo sbrilluccicoso da mettere al polso…” rimbeccò. Giulia scosse la testa divertita. Guardò l’amica. E le si avvicinò. “The French are glad to die for love…” sorrise. Anna ricambiò lo sguardo complice. “A kiss on the hand may be quite continental, but diamonds are a girl's best friend…” continuò poi. Hermione scosse la testa esasperata. Anna salì sul suo letto con un passo elegante. Poi aiutò Giulia a seguirla. Le due si guardarono. “A kiss may be grand but it won't pay the rental on your humble flat, or help you feed your helpless cat…” proseguì Giulia. Le due si misero schiena contro schiena. “Men grow cold as girls grow old and we all lose our charms in the end…” osservò poi Anna. Giulia le diede la mano. “But square-cut or pear-shaped these rocks don't lose their shape!” completò. Le due si voltarono e sorrisero. Poi si staccarono. “Diamonds are a girl's best friend!” esclamarono assieme. Tendendo una mano verso Hermione. Lei le guardò scettica. “...Tiffany...Cartier...” la tentò ancora Anna. Il prefetto si accorse che in fondo sarebbe stata felice di ricevere un bel gioiellino. Magari da Ron. “Cause we are living in a material world…” iniziò a dire la castana. Hermione alzò le spalle e accettò la mano di Giulia. Salendo sul letto con loro. “…and I am a material girl!” conclusero all’unisono le tre. Poi scoppiarono a ridere. “Dite quello che volete, ma non lo penso veramente…” precisò il prefetto, saltando giù dal letto. Giulia sorrise. “In effetti a me piacerebbe di più un peluche o un gesto carino che un diamante…” le diede ragione, seguendola. Anna scosse la testa affranta. Poi però le guardò e portò una mano al mento. “Se devo essere sincera…preferirei anche io un vestito…oppure un collare nuovo di zecca…” commentò. Hermione sospirò. Di fronte alla materialità di Anna, nulla c’era da fare. “Comunque, riprendendo il discorso, cosa pensi che ti abbia organizzato di così tremendamente romantico?” le chiese Giulia. La castana alzò le spalle. “Cena a lume di candela, un caminetto acceso…un lettone comodo su cui accoccolarsi per passare la serata guardandoci negli occhi…” elencò. La ragazza le rifilò uno sguardo scettico. “Certo…per passare la serata guardandovi negli occhi…” ripetè poco convinta. Anna arrossì. “Bada a come parli sai! Sono ancora una fanciulla pura ed innocente…” sbottò finta offesa. Hermione tossicchiò. “E cosa ti metterai per questo grande evento?” chiese ancora Giulia. La castana sorrise. “Ho un nuovo vestito che freme per essere usato…l’ho comprato dal catalogo di Armony…mi ero già immaginata che con l’arrivo delle compere natalizie il suo negozio sarebbe stato preso d’assalto, quindi mi sono organizzata e ho fatto tutto via gufo…è quel pacco che mi è arrivato l’altro giorno a pranzo…” spiegò. Hermione la guardò dubbiosa. “E cos’ha di tanto speciale questo vestito, per essere descritto con così tanto entusiasmo?” chiese, notando gli occhi luccicanti dell’amica. Anna fece una piroetta. “È da mesi e mesi che sbavo sui vestiti dell’Alchemic Gothic…sono bellissimi, e costano un occhio della testa…così, quando l’ho visto in sconto, ho preso subito l’occasione!” rispose. Il prefetto annuì poco convinto. “Immagino quindi che dovremmo aspettare la Vigilia per vederlo, vero?” osservò Giulia. Anna annuì. “E tu, cosa ti metti per la serata con Piton?” le chiese subito. La ragazza alzò le spalle. “Metterò uno dei vestiti invernali che ho comprato quest’estate con mia madre…un misto fra qualcosa di natalizio e il mio solito amato viola…” spiegò. Le amiche annuirono curiose. Passarono ancora qualche minuto a chiacchierare. Poi, videro che era arrivata l’ora di cena e scesero in Sala Grande. Dire che era poco popolata era un eufemismo. Sembrava che ci fosse stato un fuggi fuggi degli studenti verso le proprie case. “Sembra di essere a casa mia quando tocca fare le pulizie…tutti spariti…” commentò Anna, sedendosi al tavolo di Grifondoro. Hermione si sedette accanto a lei. “Sinceramente trovo che sia più sicuro stare qui che tornare a casa…” osservò poi. Giulia annuì distratta. Le erano appena tornati in mente i suoi genitori. Chissà se avrebbero passato il Natale con quelli delle sue amiche. Poi un altro dubbio meno allegro si insinuò nella sua testa. E se suo padre fosse stato chiamato dal Ministero come Auror? Non sopportava l’immagine di sua madre. Da sola. In salotto ad attendere notizie. Giulia ripensò a quel dubbio per tutta la cena. Trovandosi poi a sostenere una tesi. Essere la moglie di un Auror era ansioso tanto quanto essere quella di un Mangiamorte. Entrambi correvano pericoli simili. Tutti e due a rischio della stessa vita. “Hey Giulia!” la chiamò Anna. La ragazza sobbalzò. Era talmente concentrata nei suoi pensieri che non aveva visto Sweeney, il gufo di sua madre, planare sulla sua testa. “Ciao Sweeney! È da tanto che non ci vediamo! Cosa mi hai portato?” gli chiese. il gufo le porse la zampa. Vi era legata una lettera. Giulia trasalì. Aveva paura che fosse una lettera di brutte notizie. Hermione e Anna la guardavano preoccupate. Era la prima volta che la loro amica impallidiva all’arrivo di una lettera da casa. Giulia sfilò il nastro che la legava alla zampa di Sweeney e la prese. Aprì la busta. Poi diede un pezzo della sua bistecca al gufo. Che volò via contento. Il prefetto e la castana si guardarono ansiose. Sapevano cosa stava pensando l’amica. La ragazza aprì piano la lettera. Riconobbe la solita calligrafia minuta. Quella di sua madre. Era uno scritto abbastanza corto. Contando che Mary scriveva fogli su fogli. Giulia lesse la lettera. Arrivando presto ai saluti finali. “Allora…? Qualcosa non va?” chiese preoccupata Hermione. La ragazza sorrise e scosse la testa. “Mia madre mi ha scritto che va tutto bene…mio padre è ancora al solito lavoro…a quanto pare non hanno ancora bisogno di lui…” iniziò a dire. Anna e il prefetto tirarono un sospiro di sollievo. “E ha anche aggiunto che non lo sopporta più…a quanto pare ci è rimasto male che non sono tornata per le vacanze…” spiegò ancora Giulia. Le amiche si guardarono. Sebastian era un padre protettivo e molto affezionato a lei. Si ricordavano dei salti mortali fatti alla Tana per tenerlo lontano da Giulia e Piton. “E quella cos’è?” chiese curiosa Anna, indicando qualcosa che era appena caduto dalla busta. Giulia guardò l’oggetto dell’attenzione della castana. Era una carta da gioco. “A quanto pare mia madre vuole raccontarmi un po’ di cose stasera…” commentò. Anna rabbrividì. Le era venuto un brutto presentimento. Non riguardo a Giulia. Ma a quella carta. Le tre finirono la cena tranquillamente, per poi tornare in dormitorio. Le attendeva la chiamata di Mary. Appena si furono accomodate sul letto di Giulia, la carta iniziò a illuminarsi. E il solito squillo invase l’aria. “Acceptio!” disse la ragazza. Hermione e Anna si avvicinarono. Subito videro apparire l’ologramma di Mary. I capelli castani raccolti in una coda alta. E la frangia ribelle. Era avvolta in un vestito rosso. Giulia sorrise. Era da quando era bambina che sua madre si metteva quel completo la settimana di Natale. Tirava fuori tutti i vestiti rossi che aveva. E girava sempre con un cappello da Babbo Natale. E immancabilmente, anche in quell’ologramma il buffo cappello copriva la testa di Mary. “Tesoro mio!!” esclamò, con la sua solita voce carezzevole. Mentre con una mano la salutava. Giulia ricambiò il saluto. “Ciao mamma! Mi sembrava strano che avessi scritto una lettera tanto corta…” osservò divertita. Mary alzò le spalle. “Sono in mezzo ai preparativi natalizi! Quest’anno siamo invitati dagli Haliwell…” spiegò. Anna tossicchiò. “Oh…ci siete anche voi! Ciao!” sorrise poi Mary, accorgendosi delle due ragazze. Sia Hermione che la castana salutarono con un cenno della testa. “Comunque, li come vanno le cose?” chiese ancora la donna. Giulia sorrise. “Nulla di che…Hogwarts è vuota come è solito nelle vacanze…e li, come va mamma?” le chiese a sua volta. Mary sbadigliò. “Bene…peccato che non ha ancora nevicato! E…a proposito, come procede il tuo amore illegittimo? Piton come sta?” commentò curiosa. Giulia arrossì smisuratamente. “Sta…sta bene…” dissi timida. Mary sorrise compiaciuta. “Mi auguro che trascorrerai la Vigilia con lui…” osservò. Anna annuì per lei. “Hey Mary! Cosa stai facendo?” si sentì urlare dall’ologramma. La donna sbuffò. “Niente Sebastian…” rispose. Poco dopo però, l’uomo apparve accanto a lei. “Stavi parlando con Giulia e non mi hai detto nulla!” sbottò contrariato. Mary sospirò esasperata. “Perché sapevo che ti saresti messo a fare scene tragiche appena l’avresti vista…” si giustificò. Ma l’uomo la ignorò. “Bambina mia!! Ti hanno rapito? Ti hanno costretto a stare a scuola vero?” le chiese. “Ecco…per l’appunto…” commentò Mary. Sebastian la fulminò con lo sguardo. Giulia rise. Erano esattamente le stesse cose che aveva detto a marzo, quando era rimasta ad Hogwarts per le vacanze pasquali. “No papà…avevo promesso a Herm e Anna che sarei rimasta qui con loro…” rispose, in tono dolce. L’uomo la guardò deluso. “Sei un caso disperato! Lasciala stare in pace…” lo richiamò Mary, prendendolo a braccetto. “Ora ti salutiamo tesoro…Anna, c’è qualcuno anche per te…” disse poi. La castana trasalì. I coniugi Wyspet sparirono, lasciando il posto a quelli Haliwell. Per poco Anna cadde dal letto. “Anna Alvis Haliwell! Ti pare il modo di scaricare i tuoi genitori?! Il tuo caro e vecchio padre…che ti vuole tanto bene…per quel biondino impomatato!” esclamò tragico Andrew. La castana si portò una mano alla testa esasperata. Lei non cascava in quelle stupide sceneggiate di gelosia. “Papà…sai benissimo che sono rimasta a scuola perché l’ho promesso a Giulia ed Herm… e per tua informazione si, volevo passare l’anniversario con Draco!” rimbeccò sicura. Ilary sorrise. “Non ascoltarlo Anna! È solo geloso…probabilmente dopo cena a Natale si unirà a Sebastian per piangere sulle figlie lasciate ad Hogwarts…” commentò. Anna rise. Anche se quell’estate aveva litigato spesso con sua madre, le voleva bene. E poi, fin da quando era bambina, la castana si ricordava di come Ilary diventasse buona nel periodo natalizio. Era la sua festa preferita. E stranamente, metteva di buon umore anche lei. “Allora falli stare lontani dagli alcolici…altrimenti Mary Kate finirà per buttarsi giù dalla sua camera…” propose poi. Ilary annuì facendole il tipico segno di pollice in su. “A proposito della tua cara sorella…è arrivata un’ora fa a casa e si è chiusa in camera…era un po’ giù…è forse successo qualcosa con Blaise?” le chiese. Anna scosse la testa. “Io penso che le manchi la sua sorellona…” intervenne Giulia. Hermione annuì. “Quando si sono salutate non la voleva lasciare andare!” aggiunse. La castana arrossì. “Capisco…dopotutto è il primo Natale che non passate assieme…” osservò. Anna se ne accorse solo allora. Era vero, l’anno prima erano tornate a casa entrambe. Lei aveva festeggiato con Draco appena tornata a scuola. Ed era rimasta con Mary Kate per tutte le vacanze. Anche se non sembrava, erano molto affezionate l’una all’altra. “Bene…ora vi lasciamo alla vostra serata…e mi raccomando, non abbuffatevi di dolci!” raccomandò Ilary. Anna ghignò. “Già fatto mamma…” confessò. La donna scosse la testa divertita. “Un abbraccio a tutte e tre…a proposito Hermione…i tuoi genitori mi hanno detto che ti chiameranno stasera…dopo cena…Mary ha deciso di fare una cena tutti assieme e così appena staccano dal lavoro si aggiungono anche i tuoi genitori…ovviamente vogliono chiacchierare anche loro…” spiegò. Il prefetto sorrise. Era felice che i suoi si interessassero a lei. Era da qualche anno che sua madre era diventata una buona confidente. E, anche se non capivano molto di magia, erano degli ottimi genitori. L’intenzione di concludere la chiamata da parte di Ilary venne interrotta da Sebastian ed Andrew. Supplicavano per avere ancora qualche minuto in più per parlare con le loro figlie. Ma Ilary e Mary li liquidarono in pochi secondi, per poi chiudere la conversazione. Così la carta tornò una semplice componente di un mazzo da gioco. Dopo quel piacevole, se pur breve, contatto con le loro famiglie, Anna e Giulia si sentirono sollevate. Una mezzora più tardi, venne anche il turno di Hermione. Raccontò le ultime cose alla madre. Mentre le amiche si preparavano per andare dai rispettivi uomini. Il prefetto invece, rimase a leggere in camera. Anna e Giulia non fecero tardi quella sera. Avrebbero dedicato le attenzioni meritate ai loro amori la Vigilia. Decidendo così di rimanere il più possibile con Hermione. Così trascorsero i due giorni successivi. Tra film. Programmi comici sulla mini televisione. Libri. Anna aveva a malincuore finito il suo libro su Manson. Giulia procedeva spedita tra le avventure della famiglia Bennet. Ed anche Hermione aveva concluso il suo. Prendendo dal suo baule l’ennesima fonte di intrattenimento cartaceo. Era il tardo pomeriggio della Vigilia di Natale. Le ragazze si erano svegliate tardi ed erano scese per fare colazione. Anche se oramai era ora di pranzo. Hermione si era lasciata convincere ad impostare la sveglia ad un’ora meno normale. Le tre avevano trascorso il pomeriggio in camera. Anna aveva acceso il mini televisore. Giulia all’inizio si era dedicata alla lettura. Poi però si era unita alla castana. Mentre Hermione decise di rimpiazzare la mini tv e immergersi nella solita lettura. Sia Giulia che Anna avevano appuntamento con i loro amori dopo cena. Ma nessuna delle due aveva molta fame. E rimasero in camera. Come anche Hermione. “A che ora dovete vedervi con Draco e Piton?” chiese distrattamente il prefetto. Anna alzò le spalle. “Alle otto e mezza credo…mi aspetta fuori dal quadro della Signora Grassa…” rispose. “Anche io devo scendere a quell’ora...” le diede ragione Giulia. Hermione controllò l’orologio da polso. “Mancano tre quarti d’ora…vi conviene iniziare a prepararvi…” commentò. Anna scosse la testa. “Devo finire di vedere questo programma Herm! Ho scoperto che la tv prende anche le reti italiane! E c’è un programma comico che mi fa morire!” osservò. Giulia sorrise. Il prefetto sospirò affranta. E chiuse il libro con un tonfo. “Giulia! Vieni qui! C’è la suora!” la chiamò la castana. La ragazza trotterellò dall’amica. “Solo questa…poi inizio a sistemarmi!” promise. Hermione si alzò dal letto e andò dalle due. Sul palco, un uomo dalla giacca e cravatta bianca guardava in modo perplesso una suora. Il prefetto la riconobbe subito come un uomo. “Da quando capite l’italiano?” chiese curiosa. Anna sorrise. “Non è difficile! Mia nonna Artemisia mi ha portato un libro gotico in italiano…e ho dovuto imparare a leggerlo…” spiegò. Hermione si voltò verso Giulia. “E tu?” le chiese. La ragazza sorrise. “Mia madre ha molte risorse…sai, da quando le piace quel cantante italiano, Renato Zero, è fissata…si è messa a imparare l’italiano e qualcosa mi ha insegnato…” raccontò. Anche Hermione aveva letto parecchi libri in quella lingua. Era simile al latino dopotutto. Così si decise ad ascoltare il comico. La falsa suora sembrava chiamarsi Nausicaa. Aveva uno strano accento denominato bergamasco. Dopo poche parole, sia Anna che Giulia ridevano. Mentre il prefetto cercava di capire le battute. “Sono venuta con i poveri mezzi del convento…con la Ducati sei uno sei trial!” esclamò la suora. “Che modello è la sei uno sei trial?” chiese perplesso il presentatore. “Ignorante! Sei uno sei trial! Va su anche per le scale, va su dai i muri! È la moto naked! Spoglia, senza i fronzoli! Non c’è neanche il serbatoio di benzina per andare in povertà…la usava anche San Francesco!” spiegò ancora la suora. Lo sguardo del conduttore però non cambiava. “Capito…” sussurrò. “L’ho modificata io che sono bergamasca! Hai capito, mi arrangio! Da sola, con una cazzuola e una formina del paté ti faccio su...una cattedrale!” esclamò poi la suora. Anna scoppiò in una fragorosa risata. Mentre Giulia rideva già. Hermione però non capiva molto la comicità italiana. Ci fu giusto qualche minuto per asciugarsi le lacrime provocate dalle risa, che le ragazze scoppiarono a ridere di nuovo. Una musica ecclesiastica aveva iniziato a propagarsi per lo studio. La suora aveva aperto la collana che portava al collo e l’aveva portata all’orecchio come fosse un cellulare. Ed aveva iniziato a parlare, sostenendo al conduttore che fosse la madre superiora. “Vergogna! Guarda che se vengo giù io…si…sia fatta la sua volontà…si, anche tu…anche tu…che ti accolga presto nel suo regno..si…si…” iniziò a dire. Dopo qualche minuto, il comico finì la sua performance. Giulia ed Anna stavano ancora ridendo. Mentre Hermione le guardava perplessa. “Adoro Suor Nausicaa!” esclamò la prima, alzandosi dal letto. La castana annuì. “Però nessuno è meglio di Baz!” rimbeccò. Il prefetto tornò sul suo letto. “Non so come fai a stare così seria Herm…” commentò Anna, iniziando a trafficare con i pulsanti della tv. Hermione alzò le spalle. “La comicità italiana non fa per me…” rispose soltanto. La castana scosse la testa esasperata. Giulia intanto aveva iniziato a frugare nel baule. E a fischiettare una delle tante canzoni natalizie. Così, per farla contenta, Anna riaccese la mini tv. Sintonizzandola su uno dei tanti concerti della Vigilia. Giulia tirò fuori un vestito e trotterellò in bagno. La castana sorrise. “Da quanto tu sei gentile?” le chiese Hermione. Anna alzò le spalle. “Com’è che faceva la canzone? È Natale e a Natale si può fare di più, è Natale e a Natale si può amare di più, è Natale e a Natale si può fare di più per noi…” canticchiò in risposta. Il prefetto la guardò. Se perfino Anna sentiva dello spirito natalizio, allora si che potevano accadere miracoli. Giulia intanto si era cambiata. E si guardava allo specchio. Il solito ciuffo in mezzo agli occhi. Il fermaglio a teschio. Eppure non si convinceva. Sentiva la mancanza di qualcosa. così lo sguardo le cadde vicino allo specchio. C’era la mensola con i loro prodotti. Gli shampoo di Hermione. I trucchi di Anna. E in mezzo alle altre bombolette di spuma per capelli e deodoranti. Lo spray. Quello che lei aveva usato ad Halloween. Giulia allungò una mano e lo prese. Non ne aveva usato quasi nulla al ballo. Guardò ancora il suo riflesso. E si decise. Tolse il tappo dalla bomboletta. Prese la ciocca che aveva tinto per il ballo. E fece partire il getto di spray. Chiudendo gli occhi. Quando li riaprii, vide la ciocca colorata. La ragazza sorrise soddisfatta. L’aveva tenuta per un’occasione speciale. E quella decisamente lo era. Prese il cappello da Babbo Natale appoggiato sul porta asciugamani, e se lo mise. Poi uscì dal bagno. “Allora…come sto?” chiese timida, facendo una piccola piroetta. Anna ed Hermione la osservarono. Giulia aveva indosso un vestito. La scollatura non troppo pronunciata. Con un bordino di pizzo viola. Completato dalle due collane. Il busto rosso non era troppo aderente, ma le fasciava perfettamente le forme. Le maniche corte, a sbuffo, poi continuavano a sigaretta fino al polso. La gonna era a fantasia scozzese, righe nere, viola e rosse intrecciate. Arrivava a qualche centimetro sul ginocchio. E a completare il tutto, il cappello da Babbo Natale e la ciocca viola. Giulia sorrise aspettando un giudizio dalle sue amiche. “Ho sempre pensato che il rosso e il viola messi assieme fossero una tortura per gli occhi…però se sono così scuri ammetto che stanno bene…” osservò Hermione. Anna annuì. “Anche io non ero proprio convinta, però volevo un Natale sia rosso che viola!” spiegò Giulia. Il prefetto scosse la testa divertito. Mentre Anna, con tra le braccia il suo vestito, scivolò in bagno. La castana se lo mise veloce. E passò subito al trucco. In quei giorni non aveva quasi mai messo mano alla matita per gli occhi. Non si era mai mossa dalla camera. Tranne per i pasti. Così iniziò a farsi scorrere l’oggetto attorno agli occhi. Come era solita fare. E con un’eleganza che solo lei sapeva ostentare. Poco dopo si guardò allo specchio. Soddisfatta del proprio operato. Si pettinò i capelli lisci. Ed uscì dal bagno. “Santo Manson che fame che mi è venuta!” esordì, presentandosi davanti alle amiche. Fu la volta di Giulia ed Hermione di osservare Anna. Aveva indosso il tanto descritto vestito. Nero, con una piccola scollatura. Il collare a fasciarle il collo. E le due collane più sotto. Il busto con nastri intrecciati davanti, che terminavano in un fiocchetto all’altezza del petto. Le maniche lunghe con un’arricciatura di pizzo sui polsi. La gonna fino al ginocchio. Davanti arricciata e ai lati e dietro più liscia. Il bordo dai pizzi neri. Indubbiamente sembrava un abito elegante. “Ti sta davvero bene!” sorrise Giulia. Hermione annuì. Il suo sguardo vagava da un’amica all’altra. Stranamente, le era venuto uno strano formicolio in gola. Anna si era appena messa le calze alla coscia e si stava allacciando i soliti anfibi. Intanto Giulia era immersa nel solito conflitto. Ballerine o Converse. Il prefetto sorrise. Le stavano venendo in mente i ricordi di due anni prima. Quando tutti erano rimasti ad Hogwarts per il Torneo Tre Maghi. Era stato un bell’anno per le sue amiche. Anna si era messa finalmente con Draco. E Giulia aveva iniziato a conoscere veramente Piton. Lei aveva avuto quella piccola storia d’amore con Krum. Certo, erano andati al ballo insieme. E si erano anche baciati. Però non le piaceva sul serio. Perché nel suo cuore c’era sempre stato Ron. Così il suo cuore ebbe un sussulto di dolore. Ne aveva spesso in quei giorni. Ma cercava invano di nasconderli agli altri. E di più, a se stessa. Chiuse per qualche minuto gli occhi. E tirò un sospiro. Quando li riaprì, Anna stava radunando con se le cose nella borsetta a tomba, con le ali da pipistrello. Mentre Giulia si sistemava le ballerine. Promettendo di tornare presto alle sue Converse. In un attimo la ragazza prese il regalo per Piton dal baule. Mettendolo delicatamente nella sua tracolla. “Pronta?” le sorrise Anna. Giulia annuì. Le due si avvicinarono ad Hermione. “Ci vediamo domani allora…non stare alzata ad aspettarci eh…” le raccomandò la castana. Il prefetto le sorrise. Ed annuì. Giulia l’abbracciò forte. E le diede un bacio sulla fronte. Anna fece lo stesso. Poi insieme uscirono dalla camera. Lasciando così Hermione da sola. Con il suo libro. E purtroppo anche con i suoi pensieri. Le due passarono nella Sala Comune. Degli addobbi erano apparsi e decoravano quasi tutta la stanza. Anche il camino era stato addobbato. Divertite, i dure uragani uscirono. Appena attraversato il varco del quadro, si trovarono davanti un biondino famigliare. Anna sorrise. “Sera fanciulle!” le salutò Draco. Giulia lo salutò con la mano. “Buona serata! Ci vediamo dopo Anna! e ancora auguri!” disse subito. Poi corse via. Prendendo una scorciatoia. “Scusa…mi sono messa a guardare la tv e sono arrivata in ritardo…” si scusò la castana. Vide che il ragazzo la stava guardando. E arrossì. Draco si era incantato sulla splendida figura che aveva davanti. Solitamente Anna era bella certo. Ma quella sera. Era più splendente che mai. D’improvviso, nella sua testa, marchiata a fuoco nella, si figurò l’immagine della stessa ragazza. Più bassa. Dal lungo vestito nero pieno di tulle il corpetto stretto con lacci intrecciati. Lo stesso collare. E gli occhiali che puntualmente le cadevano sulla punta. Draco sorrise. Quella era la sua Anna. Due anni prima. al Ballo del Ceppo. “Hey…ti sei incantato?” sbottò la castana, passandogli una mano davanti agli occhi. Il biondo sobbalzò. E gli riapparve la ragazza davanti a lui. La Anna sedicenne che lo stava aspettando. Il ragazzo le porse un braccio e lei lo accettò volentieri. “Allora, dove mi porti? Cosa facciamo?” chiese subito la castana, iniziando a camminare. Draco rise. “Vedrai…” rispose vago. Anna lo guardò curiosa. Si lasciò condurre fra i corridoi. I passaggi segreti. Anche se la strada la conosceva. Sapeva dove la stava portando il biondo. Arrivati al settimo piano, il ragazzo camminò avanti e indietro per qualche minuto. Una porta immancabilmente apparve. La castana sorrise. La cara e vecchia Stanza delle Necessità. “Aspettami qui un attimo…” la avvertì Draco. Aprì piano la porta e vi entrò. La ragazzi si guardava intorno. Era sempre più curiosa. Poco dopo, la bionda testolina del ragazzo fece capolino. “Puoi entrare ora…” le sorrise. Anna annuì ed aprì piano la porta. Quello che le si presentò davanti, la lasciò stupefatta. La stanza era al buio. Accanto alle pareti molte candele. Nella stanza suonava l’inconfondibile voce di Manson. Ed in mezzo. Un tavolo rotondo. Coperto da una tovaglia porpora. Solo alla luce di quella candele, Anna notò che Draco era vestito elegante. Non le solite felpe dei Sex Pistols. Non i soliti jeans. Indossava un paio di pantaloni neri. Una camicia bianca. Ed una cravatta. Tutto tirato a lucido. La ragazza sorrise e si avvicinò al tavolo. Quando vi fu vicino, vide una candela. Posta proprio in mezzo. Sembrava la solita candela da cenetta romantica. Ma non era ne bianca, ne rossa. Era nera. Ed emanava una luce soffusa. La fiamma si muoveva piano. Come se sentisse il suo respiro. Da così lontano. Ai due lati del tavolo, stavano due bicchieri. E due piatti. accanto alla candela, una bottiglia scura. Draco fece il giro del tavolo ed andò alla sedia di sinistra. La scostò piano dal tavolo. “Prego signorina…” disse. Anna scosse la testa divertita. Quello era romanticismo. Lo aveva riconosciuto bene. Però non era semplice romanticismo. Quello l’avrebbe fatta vomitare al momento. Ma Draco sapeva di cose lei avesse bisogno. Non semplici luci soffuse e canzoni romantiche. Ma candele e Manson. Quello, era romanticismo gotico. E lei ne era pienamente soddisfatta. Anna si sedette con eleganza sulla sedia. Era di legno, con un cuscino rosso di velluto. Il biondo andò al suo posto. “Quando hai fatto tutto questo?” gli chiese stupita. Draco alzò le spalle modesto. “Oggi…e comunque non hai ancora visto nulla…” sorrise compiaciuto. Anna lo guardò curiosa. “Per iniziare, che ne dici un po’ da bere?” propose. La ragazza annuì. Il biondo prese la bottiglia e la stappò. Un odore acre si espanse per la stanza. “Passami il tuo bicchiere…” le disse Draco. La ragazza annuì. Prese piano il bicchiere. Era davvero un oggetto pregiato. La coppa era di media grandezza. Trasparente. Il manico sembrava d’argento. Era formato da uno scheletro con le braccia alzate che sorreggevano la coppa. Dai suoi piedi, partiva la base d’appoggio. Anna si rigirò il bicchiere per qualche secondo. Alla luce della candela sembrava ancora più bello. Luccicante. Poi, la ragazza si arrese e lo passò al biondo. Questo vi poggiò la bocca della bottiglia. Da cui iniziò a fluire un liquido rosso. Draco glielo ripassò solo quando il bicchiere fu pieno. Anna lo prese piano. E se lo portò vicino al viso. Per ispirarne a pieno il profumo. Anche il ragazzo si riempì il bicchiere. Poi poggiò la bottiglia accanto alla candela. E guardò la ragazza. Questa lo guardò sorridendo. “Vino elfico? Draco Malfoy, non so come tu abbia fatto a procurartelo, ma ti adorerò per sempre!” esclamò felice. Il biondo ghignò soddisfatto. “Ho fatto un patto con gli elfi domestici giù alle cucine…loro ci servono per tutta la sera…senza badare a cosa ci passano…e io eviterò di insultarli per un bel po’…” spiegò poi. Anna scosse la testa divertita. “E comunque, se mi adori solo per del vino rosso, cosa mi farai quando assaggerai il digestivo?” commentò ancora Draco, appoggiando la schiena allo schienale di velluto della sedia. La ragazza sistemò piano il bicchiere fra le dita. Guardando il ragazzo. “Cos’hai contrabbandato di bello mio caro?” gli chiese, curiosa. Il biondo prese fra le mani il bicchiere. E ricambiò lo sguardo. Anna sentì una scarica di adrenalina correrle lungo la schiena. Quegli occhi grigi le producevano sempre quella sensazione. Fin da quando erano bambini. “Assenzio…” ghignò Draco. Anna sbarrò gli occhi. “Non ci credo…non puoi…” commentò incredula. Il ragazzo annuì. “Ma certo che posso…sono un Malfoy, posso tutto…oramai dovresti saperlo…” osservò. Anna sorrise. Aveva già assaggiato quella bevanda. A quanto pare, era una tra le più usate a casa Malfoy. Lucius ne beveva frequentemente. E anche Narcissa a quanto pare. Così la castana si era ritrovata con un bicchiere di assenzio in mano. In veranda. Ed aveva constatato che oltre ad essere buono, scorreva in gola che era un piacere. Dimostrandole così, che reggeva benissimo l’alcool. Anche alle gradazioni più alte, benché avesse solo sedici anni. “Dunque, iniziamo con in brindare che ne dici?” propose Draco. Anna annuì. “Brindiamo ai due anni che sono passati…e che tra poco saranno festeggiati con una cenetta coi fiocchi…” sorrise poi. Il ragazzo portò il suo bicchiere verso quello di lei. E la castana fece lo stesso. Così, appena sopra la candela, i due bicchieri si scontrarono in un flebile tintinnio. Sovrastato dalla roca voce di Marilyn Manson. Ad augurare entrambi una buona serata.
Intanto, Giulia era trotterellata verso i sotterranei. Con la sua solita allegria, aveva sorpassato passaggi segreti. Corridoi. La strada le era sembrata più lunga del solito. Poi però, si trovò finalmente tra le pareti umide e scure. Avanzò con la sua solita camminata leggera. Ciò nonostante, fece i suoi soliti capitomboli. Arrivando davanti così davanti all’ufficio. Aveva bussato. E Piton le aveva aperto. Non l’aveva salutata dalla sua scrivania, come faceva di solito. Ma era andato ad aprirle di persona. Giulia sorrise ed entrò nell’ufficio. Era la solita stanza. Niente addobbi. Però lei si era già preparata a questa ovvia evenienza. “Buonasera! L’aiutante di Babbo Natale è arrivata!” esclamò allegra, trotterellando accanto all scrivania. Severus, la guardò divertito. “L’altezza elfica ce l’ha signorina Wyspet…le mancano le orecchie a punta…” osservò. Giulia rise. E vide che il professore non indossava la solita casacca. Aveva un paio di pantaloni eleganti. Neri. Una camicia nera. I capelli che ricedevano lisci sulle spalle. Niente mantello. In effetti la ragazza si era accorta che faceva un po’ più caldo del solito nell’ufficio. Forse Piton aveva acceso il camino. “Ora che la guardo bene anche il vestito è quello di un elfo…questi colori sono una vera gioia per i miei occhi…” commentò ancora maligno il professore. Il realtà appena l’aveva vista aveva avuto un fremito al cuore. Quel vestito stava a pennello a Giulia. Anche se per lui, lei sarebbe stata bene anche con un costume da ippopotamo. “Lo so…è un po’ appariscente…ma volevo un viola e rosso Natale!” esclamò la ragazza. Appoggiò la borsa sulla sedia dove di solito era seduto Piton. E prese la bacchetta. “Un tempo non era un bianco Natal?” osservò divertito Severus. Giulia sorrise. Con un colpo di bacchetta spostò la poltrona davanti alla scrivania. La mise accanto al muro. Così fece anche con l’altra. “Signorina Wyspet, non l’ho mai vista così impegnata in qualcosa…mi spaventa a dir la verità…cosa vuole fare al mio ufficio?” le chiese Piton, quasi sorridendo. La ragazza fece una piroetta. “Voglio dargli un’atmosfera più natalizia!” rispose. Il professore la guardò scettico. E si allontanò. Si sedette sulla sua solita sedia. Per osservarla mentre trasformava il suo povero ufficio. Appena lui si sedette, Giulia iniziò la sua opera di ristrutturazione natalizia. Mise una ghirlanda sulla porta. E decorò gli stipiti e il bordo della scrivania con del filo argentato. Ne mise un po’ anche sul lampadario. Poi spostò la scrivania poco più al centro della stanza. Piazzò qualche pupazzetto a forma di abete qua e la. “Penso che possa bastare…” osservò Piton riluttante. Ma la ragazza scosse la testa. Con un altro colpo di bacchetta, fece propagare nella stanza una carezzevole melodia. Severus la conosceva bene. Era la più famosa canzone natalizia che esistesse. E a lui metteva una certa nausea. Ma evitò di proferire parola. Giulia intanto si guardava intorno dubbiosa. C’era ancora qualcosa che mancava. Ma non riusciva a capire di cosa si trattasse. Poi vide un pupazzetto a forma di abete. E sobbalzò. La ragazza si voltò e trovò un angolo perfetto. Così, in pochi minuti, fece apparire un abete di media grandezza. Era senza addobbi. “Ora è contenta?” chiese Severus, stanco di aspettare. Giulia sorrise ed annuì. Il professore si alzò e la raggiunse. “Una curiosità signorina Wyspet…perché un abete spoglio?” le chiese. La ragazza inclinò di poco la testa. Facendo dondolare il ponpon del cappello. Puntò la bacchetta ai piedi dell’abete e vi fece apparire tante scatole. Dal coperchio trasparente. Piton trasalì. Aveva capito le intenzioni di Giulia. “Non si aspetterà che io addobbi quella sottospecie di albero, spero…” commentò acido. La ragazza gli sorrise. “Non lo farà da solo…lo addobberemo assieme!” lo corresse. Severus sospirò esasperato. “Non ci vorrà tanto…” lo pregò ancora Giulia. “Non può sistemarlo con la magia? È più veloce e pratico…” suggerì seccato Piton. La ragazza scosse sicura la testa. “L’albero di Natale va addobbato alla maniera babbana…perché per farlo si mette tutta la gioia e l’affetto che si ha…” spiegò. Severus sospirò esasperato. Poi però allungò una mano. E le fece una carezza sulla testa. “Come vuole lei…” disse arreso. Giulia sorrise e gli prese una mano. Le guance del professore si colorarono a quel contatto. Lasciandosi così trascinare dalla ragazza verso l’abete. “Non vorrei deluderla signorina Wyspet…ma non conosco l’anatomia di un albero natalizio…” confessò. Giulia lo guardò stupita. “Vuol dire che non ha mai fatto un albero di Natale?” gli chiese. Severus scosse la testa. La ragazza sorrise. “Allora questo sarà il suo primo albero! In tal caso, le insegnerò io!” rispose. Il professore la guardò intenerito. “Avanti allora…mi dica cosa devo fare…” le chiese. Giulia annuì. “Prenda le luci e le avvolga intorno al ramo in mezzo…” iniziò a spiegare. Severus si voltò e prese la scatola con quelle che dovevano essere le fantomatiche luci. Ne tirò fuori un filo pieno di lampadine colorate ed iniziò ad avvolgerle come gli aveva detto la ragazza. Intanto, Giulia aveva iniziato ad appendere le palline colorate. “Professore…sa…quando ero piccola volevo sempre mettere la stella sulla punta dell’albero…però ero troppo bassa e non ci arrivavo…così mio padre mi prendeva sulle spalle e mi aiutava…” iniziò a raccontare. Severus sorrise. Si avvicinò a lei ed iniziò ad imitarla per mettere correttamente tutti gli addobbi. “Mi ricordo di un Natale in cui ero malata…avevo la febbre e non potevo scendere per fare l’albero con i miei…ci ero rimasta parecchio male…non smettevo più di piangere…” continuò a dire Giulia. Arrossendo. Severus la guardava. Era davvero una creatura dolce quella che stava in piedi accanto a lei. Bella come nessun’altra. “…mia madre non voleva che stessi male…così mi ha comprato un piccolo alberello di Natale…l’addobbammo in camera mia con piccoli fili argentati e palline colorate…e lo mettemmo sul mio comodino…” sorrise ancora la ragazza. Il professore annuì. Lui non aveva ricordi così felici della sua infanzia. Però sentire quelli di Giulia non lo rattristava. Anzi, lo rallegrava. I due, finiti gli addobbi da appendere, si diedero ai fili. Cen’erano alcuni argentati. Alcuni rossi. E altri dorati. Giulia era si stava divertendo. Le sembrava di essere a casa. Qualche anno più in la nel futuro. Forse lei avrebbe dovuto avere un pancione da futura mamma. D’improvviso l’immagine di Eveline che saltellava di qua e di la prese posto nella sua testa. Severus che la prendeva in braccio. Per aiutarla negli addobbi a cui non arrivava. “Professore…” lo chiamò la ragazza. Piton si voltò. Stava litigando con un filo rosso. Ancora qualche minuto, e le sue mani sarebbero state inesorabilmente annodate a quel filo demoniaco. “Quando…quando…tra un po’…ecco…noi…saremmo…sposati…e ci sarà Eveline…lo faremo l’albero di Natale?” gli chiese timida. Severus sorrise. “Certo signorina Wyspet…” le rispose. Le avrebbe fatto una carezza. Se solo il filo rosso gliel’avesse concesso. Giulia rise e lo aiutò a districarsi. Appena liberato, il professore la ringraziò. E rise. Per la prima volta in vita sua, una di quelle stupide ricorrenze lo stava facendo divertire. Ed era tutto merito suo. Di quell’angioletto dal cappello buffo accanto a lui. Quando finirono con i fili, arrivò il turno della stella. Giulia la prese dalla sua scatola. Era una stella giallo brillante. La ragazza la passò a Severus. Che la guardò dubbioso. “Credevo che ci tenesse a mettere la stella…” osservò. Giulia scosse la testa. “Voglio che sia lei a metterla!” spiegò. Piton la guardò. Timidamente, le prese una mano e la mise sulla stella. Sopra, ci mise la sua. Così, in un gesto, assieme, posizionarono l’addobbo sulla punta dell’albero. Giulia si alzò in punta di piedi. Mentre al professore bastò solo allungare una mano. Appena la stella fu messa bene, i due si allontanarono. Le loro mani però rimasero congiunte. Con un colpo di bacchetta, Giulia accese le lucette. E spense il lampadario. L’atmosfera era perfetta. “Abbiamo fatto un buon lavoro!” esclamò felice. Severus annuì. La ragazzi si voltò. “Ed ora, un po’ di dolcetti natalizi…” sorrise. Bastò un battito di mani. Che la scrivania si riempì di piatti con prelibate leccornie. Biscotti alla glassa. Torte. Pandori. E panettoni. Budini. Tutto ciò che si potesse desiderare. Giulia aveva chiesto aiuto a Dobby. E lui gliel’aveva concesso. In cambio dell’ennesimo calzino. La ragazza si avvicinò all’improvvisato tavolo da buffet. “Signorina Wyspet…devo ammettere che mi ha stupito…” confessò Piton, seguendola. “Voglio solo che lei passi un buon Natale…” gli rispose timida Giulia. Il professore si avvicinò a lei. “Il suo proposito sta avendo successo signorina Wyspet…questo è il miglior Natale che abbia mai passato…” sorrise. Gli occhi della ragazza iniziarono a brillare di felicità. Ed in pochi secondi, Giulia si buttò fra le sue braccia. Severus, divertito, ricambiò l’abbraccio. Stringendola forte a se. Era proprio vero quello era il suo dolce angelo. L’angelo che aveva portato gioia. Felicità. Al suo Natale.
Nel mentre, Hermione era rimasta ad annoiarsi in camera. Stufa di stare da sola con il suo libro, aveva deciso di andare a fare un giro per i corridoi. La scuola era quasi deserta, e poi lei era un prefetto. Non le sarebbe successo nulla di male. Così, si sistemò ed uscì. Il fedele mp3 in tasca. Percorse qualche corridoio. Corse per i passaggi segreti. Piroettò davanti alle armature. Ad un certo punto però, sentì dei rumori. Era curiosa. Però anche sospettosa. Avanzò cauta. Con passo lento e silenzioso arrivò all’angolo. Lo svoltò. Una figura stava seduta per terra. La schiena appoggiata al muro. Hermione si avvicinò. Guidata dalla curiosità. Pian piano riconobbe quel taglio a caschetto. I capelli neri attorno alla faccia paffuta. La figura si voltò si scatto. “Chi è la?” esclamò. Senza nemmeno premurarsi di prendere la bacchetta. Il prefetto respirò a fondo. Poteva girare i tacchi e correre via. Però. Qualcosa le diceva di rimanere. “Sono…sono Hermione…Granger…” rispose. E pian piano la raggiunse. Pansy se ne stava seduta sul pavimento. “Ah sei tu Granger…cosa vuoi fare, togliermi punti?” ringhiò quando la vide. Non era lo stesso tono che usava sempre però. Era meno autoritario. “No…non…non ti toglierò punti…non sono in giro come prefetto…” rispose. Poi, senza sapere il perché, si sedette accanto a lei. Pansy la squadrò dubbiosa. “Avanti, dove sta la fregatura?” sbottò. Hermione scosse la testa. “Non c’è fregatura…sono in giro…da sola…e… volevo compagnia ok!” rimbeccò. La serpe la guardò scettica. “E le tue compari dove sono?” chiese ancora. Il prefetto alzò le spalle. “Anna è con Draco…e Giulia…con il suo ragazzo…” rispose. Pansy ghignò. “E così ti hanno abbandonato eh?” commentò. Hermione sbuffò. “Non mi hanno abbandonato! Volevano rimanere con me…ma avevano già fatto i loro programmi…non volevo essere un peso per loro…” spiegò. La serpe cacciò fuori la lingua in segno di voltastomaco. “Scusa, e Millicent dov’è?” rimbeccò poi Hermione. Pansy trasalì. “Millicent è…in giro…con…un ragazzo…” soffiò piano. Il prefetto sobbalzò. “Uno stupido Tassorosso del settimo anno…” grugnì ancora. “A quanto pare siamo da sole tutte e due…” osservò Hermione. Pansy scosse la testa. “Io ho questo…” precisò, alzando una bottiglia tenuta nella mano sinistra. Il prefetto cercò di identificarne il contenuto. “È limoncello…rubato alle cucine qualche giorno fa…” rispose. Hermione annuì. Di norma avrebbe dovuto sequestrare quella bottiglia. Rimproverare Pansy. E mandarla di filato nel suo dormitorio. Ma qualcosa la bloccò. “Che ne dici…se rimango qui per un po’?” le chiese. La serpe la guardò stupita. “Non ho bisogno della tua compagnia Granger…” la rifiutò. Hermione annuì. “Capisco…” sospirò, alzandosi. Si sistemò la gonna. E fece per andare via. Quando qualcosa la trattenne. “Cioè…se proprio ci tieni…puoi rimanere…” sussurrò d’improvviso Pansy. Il prefetto sorrise e si sedette. “Ho due bicchieri…ti va di fare a metà?” propose la serpe. Hermione guardò poco convinta la bottiglia di limoncello. Poi però sospirò. “Riempi il bicchiere sorella…” commentò, lasciandosi andare con la schiena al muro. Pansy la guardò divertita e stappò la bottiglia. Passandole un bicchiere. E, mentre il liquido corposo riempiva il bicchiere, Hermione sorrise. Forse quello che aveva detto Anna era sensato. E forse i miracoli natalizi non succedevano solo nei film. Quindi il prefetto decise di provare. Non voleva stare da sola quella sera. Non voleva leggere ancora un libro. Non voleva rimanere con l’ombra dei suoi brutti pensieri. Non quella sera. Che era la sera della Vigilia di Natale. 

 

 
  
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