Fanfic su artisti musicali > All Time Low
Segui la storia  |       
Autore: Jackie_    13/01/2014    2 recensioni
Vi capita mai di desiderare di essere invisibili?
Di sentirvi tremendamente soli, ma al tempo stesso di temere la solitudine?
Capita anche a voi di convivere con una costante e irrequieta ansia che vi stringe proprio lì, all'altezza dello stomaco?
Inoltre, esiste un posto dove avete paura di andare pur sapendo che se ci andaste la vostra vita migliorerebbe?
Mi chiamo Camryn e la mia risposta a tutte quelle domande è sempre sì.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo Sette

Jack mi stringe in un abbraccio senza dire una parola. Rispetta il mio silenzio e io lo apprezzo infinitamente.
Quando mi lascia andare piano, sorreggendomi per un gomito, mi perdo nei suoi occhi neri preoccupati e riesco a smettere di piangere come una bambina. Dov’è finito il mio contegno?
“Camryn, cos’è successo?” chiede finalmente, troppo curioso per frenare ancora a lungo quella domanda.
Io mi sento una stupida. Ho permesso a Sophie di rigirarmi a suo piacimento dopo che il mio migliore amico ha deciso di pugnalarmi alle spalle. E Jack? No, non voglio che sappia niente di tutto ciò. Dopotutto, è per questo che ho deciso di sottostare al piano della Vipera.
Scuoto piano la testa asciugandomi le lacrime che ancora mi bagnano le guance e prendo un respiro profondo.
“No, scusa, sono solo un po’ sottopressione. La scuola sta diventando soffocante e l’allenamento di tennis di oggi è andato un vero schifo. Scusa, non so nemmeno perché sto piangendo.”
Jack mi guarda circospetto, è chiaro che non si è bevuto la mia storia improvvisata, però ancora una volta non insiste per farmi parlare. Solleva nuovamente la mano e mi mostra quella chiave che avevo già dimenticato.
“E allora scappiamo per un giorno. Solo io e te.”
Sposto lo sguardo da lui alla piccola chiave argentata senza capire che cos’abbia in mente, eppure sorrido perché solo l’idea di passare una giornata con lui mi ha fatto passare tutto il male che mi aveva stretto il cuore poco prima.
“Ti ricordi del fratello giardiniere di Evan? Vieni!”
Ancora una volta mi rivolge uno dei suoi sorrisi più belli e mi ritrovo a corrergli accanto verso l’entrata est del campus. Ci fermiamo a pochi metri dalla porta principale e Jack, che ha preso a sventolare la chiave convulsamente, indica con un cenno del capo una piccola porta di ferro incastrata in mezzo all’edera che copre completamente le mura che delimitano la scuola.
E solo allora capisco cos’ha in mente.
“Non lo scoprirà nessuno.” –mi dice in un soffio, come se volesse convincere anche se stesso- “Ci divertiremo!”
E quando mi fa l’occhiolino non posso che cedere al suo fascino e annuire vigorosamente. Quando sono con lui sto bene. È riuscito, con un sorriso, a portare via tutte le paure e le ansie che mi avevano imprigionata per colpa di Sophie. Jack è un ragazzo speciale, non c’è dubbio.
Vedendo il mio consenso, lui si affretta ad inserire la chiave nella toppa e cigolando non poco la porta si apre. Jack mi tende la mano e sussurrandomi: “Andiamo!” lo seguo fuori dalla scuola.
Sono consapevole di starmi cacciando in un bel guaio. Se veniamo scoperti non oso immaginare quale possa essere la punizione, ma francamente non mi importa. Stare una giornata con Jack non può che valerne la pena.
È giorno di mercato e le strade già solitamente affollate sono un vero e proprio delirio. Jack non lascia mai la mia mano, sembra abbia paura di perdermi in mezzo a tutta questa fiumana di gente. E io non posso esserne più contenta.
Ci fermiamo ad una bancarella poco più in là e rimango affascinata dagli svariati ninnoli che vende.
“Adoro questo genere di cose!” esclamo senza distogliere lo sguardo da un piccolo ciondolo bronzeo. Rappresenta una chitarra e trovo che sia davvero carina, semplice ma carina.
Jack me la sfila delicatamente dalle mani e se la rigira tra le dita.
“Ti ho mai detto che suono la chitarra? Anzi, strimpello.” Sorride e sembra un po’ imbarazzato.
“Allora quella collanina mi piace ancora di più!” gli lascio un bacio sulla guancia e porto l’attenzione alle altre mille cosine che sono in vendita. Ci sono braccialetti dall’aria esotica, anelli che sembrano piuttosto antichi, spille, e altri gingilli che non ho nemmeno idea di come si chiamino.
Poi il mio sguardo si sposta su una bancarella che vende carillon e la vita non mi è mai sembrata più bella. Ho sempre avuto una passione sfrenata per i carillon e qui ce ne sono di tutte le misure, colori e per tutti i gusti, insomma.
Trascino Jack da una bancarella all’altra finché le nostre pance iniziano a ricordarci che è ora di pranzo, così ci dividiamo per fare prima: Jack va a comprare la pizza e io il dolce. Resistiamo all’impulso di non divorare niente almeno finché non raggiungiamo il parco in centro. Per qualche minuto non parliamo, troppo intenti a riempirci lo stomaco, e io ho il tempo di pensare che non passavo una mattina così bella da tantissimo tempo. Non ho mai riso tanto, non mi sono mai sentita così leggera e completamente a mio agio, come se stare qui, ora, con Jack sia la cosa più giusta del mondo. E inizio a credere che sia vero.
“Sai cosa pensavo?” –dice lui tra un morso di pizza e un sorso d’acqua- “La prossima volta che abbiamo una sera libera dovremmo uscire con Rian e Yuki.”
Lo guardo un attimo confusa. Sta pianificando un’uscita a quattro? Quindi noi siamo…una coppia? Oddio.
“Ehm… okay, ma non so se Yuki è d’accordo. Insomma, non sarà un po’ strano?”
Una coppia. Io e Jack una coppia. O forse no, forse intende che dovremmo uscire come amici. Probabilmente gli manca Rian o che ne so!
“Strano? Perché? Io non ci vedo nulla di male.”
Oppure vuole cercare di riappacificare le due fazioni che hanno separato la gang. Dopotutto, Rian è quello più ragionevole del team Vinny.
“Bè, sembra qualcosa di… organizzato. Non so, come se volessi far avvicinare Yuki e Rian!” butto lí non avendo più altre ipotesi.
Jack rimane con la fetta di pizza sospesa a mezz’aria. Ha uno sguardo strano, criptico.
“Cazzo!” –esclama infine- “Possibile che non te l’abbia detto?”
“Che non mi abbia detto cosa? Chi?”
Jack lascia cadere la pizza nel cartone e si siede meglio sulla panchina.
“Camy, Rian e Yuki stanno insieme da… boh, settimane ormai!”
La notizia mi lascia sconvolta e non poco. Yuki, quella che dovrebbe essere la mia migliore amica, mi ha nascosto una cosa del genere? Perché? E perché tutti oggi? Non è nemmeno venerdì 13!
Alzo gli occhi al cielo ritrovando un po’ di quella tristezza che avevo lasciato a scuola. Quindi ora sono sotto il controllo di una stronza, tradita da Alex e completamente tagliata fuori dalla vita di Yuki nonostante io le abbia raccontato ogni singolo dettaglio di ciò che succedeva tra me e Jack. Bene. La vita è ingiusta.
“Ma sai com’è Yuki… così riservata… io l’ho saputo da Rian, eh!” Jack cerca di giustificarla e di giustificarsi, ma io non ho intenzione di lasciare che il morale mi scivoli sotto le scarpe. Voglio ricordare questa giornata come perfetta. Eliminando la prima parte, possibilmente.
“Avrà avuto le sue ragioni.” Sentenzio alla fine afferrando il mini cupcake con gli m&m’s che ho comprato come dessert.
La vita sa essere… buona ogni tanto.
Finito di mangiare e archiviato l’argomento Rian e Yuki, continuiamo a parlare delle cose più stupide senza smettere di ridere un attimo, almeno il mio umore è salvo.
“Da piccolo ero un campione di ginnastica artistica. No, non ridere, era una cosa seria!! A sette anni ho persino vinto una gara regionale! Ero un asso sulla trave! E smettila di ridere! Ecco, questo è il motivo per cui ho smesso: ridono sempre tutti! Non è carino!” lui si finge offeso e io rido ancora di più.
“Scusami è che sto cercando di immaginarti con una tutina scintillante e una fascia per capelli mentre fai la ruota su una trave ed è parecchio… esilarante! Voglio vedere qualche filmino!”
“Mai! Un giorno li brucerò tutti, giuro!”
Così, tra racconti assurdi e divertenti della sua infanzia, Jack mi rivolge una di quelle domande che mi mettono sempre in difficoltà.
“E tu?” dice ancora ridacchiando.
“Io?” non c’è niente che odio di più di parlare di me.
“No, parlavo con quel signore che sta dando da mangiare ai piccioni.”
Gli lancio un’occhiataccia e stringo le braccia al petto.
“È che non c’è niente da raccontare di me. Non ho fatto sport strani, non ho partecipato a concorsi particolari, niente di niente. Per nove mesi vivevo in un collegio femminile e per gli altri tre stavo lontana di casa il più possibile con Alex. Questa è la mia vita fino ad oggi.”
Jack è visibilmente deluso dalla mia poca disponibilità di condividere la mia vita con lui, ma onestamente non mi va proprio di rivangare il passato. È una delle poche cose che non vorrei mai fare.
“E i tuoi? Che lavoro fanno?”
Un’altra domanda che non mi piace. E non ho idea di come evitarla. Così mi alzo in piedi e decreto che è ora di tornare a scuola, se non vogliamo rischiare di essere scoperti.
In effetti manca poco più di mezz’ora alle cinque, il che significa che le lezioni stanno per terminare e sarebbe meglio se noi ci facessimo trovare nelle nostre stanze per quell’ora.
Jack sbuffa piano e mi segue diligente verso l’uscita del parco. Questa volta sono io ad afferrare le sue dita per stringerle nella mia mano.

Arriviamo a scuola sani e salvi, di nuovo nascosti dalla statua di Apollo e Dafne che sembrano essere diventati i nostri protettori.
“Grazie per oggi, Jack. Sei davvero un bravo ragazzo.” Dico un po’ impacciata guardandomi le scarpe.
“Oh, sì! Dopotutto ti ho solo costretta ad infrangere una dozzina di regole della scuola!”
Sorrido imbarazzata e lui mi solleva il viso guardandomi tenendo la testa di lato.
“Non nascondere mai quel tuo bel sorriso, Camy. È la cosa più preziosa che hai.”
Per un momento penso che questa situazione sia troppo sdolcinata persino per me, però diamine, Jack potrebbe dirmi qualunque cosa e io mi sciogliersi in ogni caso. Dannazione.
“Non so perché eri triste oggi ed è palese che non me lo vuoi dire, ma va bene così. È stato bello vederti ridere, era da tanto che non passavo una bella giornata come quella di oggi.”
Io rimango senza parole, sembra quasi che lui mi abbia letto nel pensiero perché ha detto esattamente quello che ho provato anche io. Perciò allungo una mano sulla sua nuca e lo avvicino piano a me rendendo evidenti le mie intenzioni. Il sorriso che vedo sulle sue labbra prima di chiudere gli occhi vale più di qualsiasi altra cosa al mondo e quando mi bacia sento una strana sensazione pervadermi. È come se con questo bacio mi stia dicendo che lui è qui, con me e per me, che non ha intenzione di andarsene e quando mi stringe forte tra le sue braccia sento il nostro desiderio reciproco di sentirci l’uno parte dell’altra.
Credo che nessuno sia mai stato baciato così, altrimenti non si parlerebbe d’altro.
Mi lascia andare con una leggera carezza sulla guancia mentre ha ancora gli occhi chiusi. È stupendo, un sogno.
“Ci vediamo a cena?” sussurra stringendomi un’ultima volta la mano.
Io annuisco e lo saluto sentendomi la ragazzina più felice sulla faccia della terra.

Ho evitato di raccontare a Yuki la mia splendida giornata, dicendole solo che mi sentivo poco bene e non avevo voluto partecipare alle lezioni. Lei, discreta come sempre, non ha fatto domande ma piuttosto si è interessata sul mio stato di salute. Ho preferito non raccontarglielo perché ho capito che forse, ogni tanto, tenersi dei bei ricordi per sé li rende semplicemente più preziosi. Lei, d’altronde, non mi ha ancora accennato nulla della sua storia d’amore con Rian. Me ne sto facendo una ragione.
Quando scendiamo a cena troviamo già tutti al tavolo, stanno discutendo animatamente di qualcosa che non riesco a capire almeno finché non mi siedo nel posto che Sophie ha gentilmente riservato per me.
“Che succede? Perché siete tutti così esaltati?” chiedo infilzando una carota.
“Hanno annunciato la data per il Talent Show! È esattamente fra tre mesi!” mi aggiorna il Traditore.
“Quest’anno dobbiamo vincere!” –si unisce Jack- “Abbiamo pronta una canzone che è assolutamente perfetta! Tu e Yuki potreste fare le coriste! Cazzo, Alex, se la riarrangiamo con delle seconde voci sarebbe uno spettacolo!”
Sophie si schiarisce la voce e tutti ci volgiamo a guardarla.
“Mi spiace rovinare i vostri piani, ma Camryn ed io abbiamo già deciso che parteciperemo insieme.”
La forchetta mi cade rumorosamente nel piatto. Cosa sta dicendo questa squilibrata?
“E che fate?” chiede Jack guardandomi confuso.
Sento gli sguardi di tutto posati su di me, come se si aspettassero una spiegazione.
“Noi…canteremo un duetto!”
Per almeno trenta secondi nessuno dice niente, è Jack a ritrovare la parola.
"Che storia è questa, Cam?"
Io sposto nervosamente lo sguardo da lui a Yuki ad Alex e infine a Sophie che mi rifila un calcio da sottoil tavolo mentre mi sorride giuliva.
"Io...emh...noi..." -balbetto completamente in difficoltà- "Sì, è così. Io e Sophie canteremo insieme."
Mi sento avvampare. Non ho idea del guaio nel quale mi sto cacciando. Io non so nemmeno cantare!

 





Author's corner
Ciao ragazze!! Pensavate vi avessi abbandonate, eh? Invece mi sono goduta pienamente le vacanze di Natale, mi sono riposata e divertita e quindi ho lasciato un po' da parte la FF. Pardon, mea culpa! Spero che anche il settimo capitolo vi piaccia, aspetto un vostro parere! Sono curiosa di sapere cosa ne pensate della storia! A presto!
P.s. avete presente il video di Coffee Shop Soundtrack, vero? Ecco, perché io Jack che fa ginnastica artistica me lo immagino così ahahah che nuota sulla trave ahahah Vabbè, vado che è meglio, adiossss!
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > All Time Low / Vai alla pagina dell'autore: Jackie_