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Autore: manomele    13/01/2014    1 recensioni
(∂ + m) ψ = 0
L'equazione di Dirac.
Notti insonni mi hanno aiutato a studiarla e a trarne il significato. Anni fa probabilmente avrei deriso le persone che la usano in ambito amoroso; beh, ora, ripensandoci, rido perché sono stato io stesso a farlo.
"Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo sottile diventano un unico sistema. Quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce”.
Il mio caro Paul aveva ragione.
L'unica persona che sono stato capace di amare ha influenzato irrimediabilmente la mia vita e continua a farlo, perfino ora.
Anche se non è più qui con me, so che è e sarà per sempre parte del mio essere.
Lo so perché una notte, piangendo, mi cantò una canzone di Ben Harper intitolata 'Forever'.
Le parole più sincere che io abbia mai sentito.
..ora vado ad ascoltarla, di nuovo ..perché ho bisogno di sentire il suo profumo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando si accesero le luci, insieme all’accecante bagliore delle numerose lampade del mio appartamento, mi ritrovai addosso un esorbitante numero di parole, tutte dette con rabbia dalla stessa persona. La testa cominciò a vorticare velocemente e, insieme ai vari arredi, cominciarono a ballare intorno a me e alla mia testa anche queste parole. Tutto divenne un inarrestabile uragano di percezioni, sensazioni, visioni che non riuscivo più a controllare. Per il dolore lancinante al cervello che stavo provando, istintivamente, spinsi la mia testa verso l’alto, chiudendo gli occhi. Quando le parole si fermarono, d’un tratto, e l’uragano perse potenza, io riuscì a dire una sola parola che, manco avesse un insieme infinito di poteri magici, causò un sollievo che mai mi sarei aspettato. Al sussurro del mio –Basta- infatti, sentì posare un bicchiere sul tavolo e qualcuno avvicinarsi. Si inginocchiò di fronte a me, prese la mia testa tra le mani e mi guardò diritto negli occhi, forse perché voleva capire cosa mi stesse capitando o forse perché aveva aspettato fin troppo per quel momento. –Hai bevuto?- mi chiese calmo. Riuscì ad annuire.
-ok, sta calmo- disse con tono serio.
Si alzò, mi fece aggrappare a lui, come se fosse la mia unica ancora di salvezza, e con tutta la dolcezza e la cura di questo mondo mi fece sdraiare sul tappeto.-Ok, resta un attimo qui, vado in cucina a prepararti una cosa. Non muoverti, capito?- Si abbassò a guardarmi più da vicino –Hai capito, Tom?-  Annuì con forza.
In quell’istante immaginai di vedermi dall’alto, proprio come l’esperienza che avevo vissuto in quel sogno, quella sera di tanto tempo prima, e mi vidi come un relitto lasciato lì dalle onde del mare. Un corpo senza vita, messo lì che non può più né dare né ricevere qualcosa. Fermo, ad aspettare la morte che, beffarda, ritarda ad arrivare. Ho sbagliato, di nuovo.
Ritornato frettolosamente con un bicchiere in mano pieno di un liquido dal colore fin troppo strano mi chiese –Hai bevuto whisky, giusto?- Annuì. –Ok, allora questo fa al caso tuo.- Mi guardò, ora con tono di rassicurazione. –Riesci a metterti seduto per berne un po’?-
Annuì e cercai di fare quello che il mio salvatore mi stava chiedendo di fare. Quando mossi la schiena per mettermi seduto, però, un dolore lancinante mi prese la testa, come se qualcuno, in questa piccola stanza che è la mia scatola cranica, avesse sparato un colpo di pistola. Mi risvegliai non so quanto tempo dopo sul mio letto, con un panno umido sulla testa ed Harry che, con un’espressione preoccupata, mi osservava, seduto al mio fianco. Sentì il mio viso pieno di sudore e non osai immaginare quale fosse il mio aspetto in quel momento.
Vergogna.
Aperti gli occhi, mi disse con un sorriso fatto del 99% di affetto e dalla restante parte di qualcosa che non riuscì ad interpretare –Hey, so che è difficile ma devi bere questo, ok?- Provai a portare a termine l’azione che prima tanto mi aveva fatto soffrire e questa volta ci riuscì. Mi passò il bicchiere e bevvi tutto il liquido in un solo sorso. Finito, posai il bicchiere sul comodino di fianco al letto e chiusi gli occhi. –Cavolo- Mi sentì dire. –hai un gran fegato, quella robaccia ha un sapore orrendo!- Sorrisi per risposta; sorrisi perché aveva ragione, quella roba faceva schifo ma non potevo deluderlo, non di nuovo, e poi ormai avevo fatto l’abitudine: cercare di ‘digerire’ quello che non mi stava bene come se fosse una qualsiasi cosa per me ben accetta era ormai diventato il mio hobby. Ero un tipo complicato, questo lo ammetto, e come tale non mi andava mai bene nulla ma cercavo sempre di non dar fastidio a nessuno e spostavo lo sguardo dall’altra parte accettando, in questo modo, o fingendo di accettare, qualcosa che in realtà non sopportavo per niente, o che, addirittura, odiavo. Amori, amicizia, famiglia, conoscenze: da un po’ di anni era proprio su questo concetto che fondavo le mie relazioni interpersonali; continuavo a farlo perché l’alternativa sarebbe stata la nevrosi e no, non mi ci voleva proprio! Trascorsero dei minuti di silenzio tombale; io fissavo il muro di fronte a me poiché la vergogna e il disagio mi stavano lacerando l’animo ma, di tanto in tanto, lo guardavo. Come dire? Non guardarlo sarebbe stato come avere una qualsiasi opera d’arte di Monet, o Van Gogh, o Leonardo accanto e non degnarla di uno sguardo: impossibile. A quanto pare non se ne accorse; anzi pensò l’esatto contrario e lo espresse poco dopo con il suo –Ok, non voglio essere di ulteriore disturbo. La febbre sta già calando; non ora ma fra poche ore ti sentirai meglio- Lo guardai. No, non dirmi che te ne stai andando, non riuscirei a sopportarlo. –Io vado.- Si stava per alzare quando una forza a me sconosciuta spinse il mio braccio verso l’ospite e fece in modo che io lo fermassi. –Non sei per niente di disturbo. Non pensarlo mai.- Tosse. –non voglio che te ne vada.-
Non mi guardò nemmeno mentre gli parlai; se si fosse girato si sarebbe accorto del mio sguardo supplichevole, avrebbe capito che non stavo fingendo, che avevo bisogno di lui. Che avevo sempre avuto bisogno di lui, fin dal momento in cui ci salutammo a Milano.
Silenzio.
Poi il suo -Non puoi farmi questo.- arrivò e io sentì la forza nel braccio affievolirsi. Lasciai la presa e lui guardò il punto esatto in cui la mia mano era stata posata fino a poco prima. Continuò a parlare, stava piangendo? –Non puoi chiedermi di restare qui. Non ora, capisci?. Ho riposto in te speranze, probabilmente illusioni, che mai avevo dedicato ad anima viva. Ci conoscevamo da troppo poco, è vero, ma, non so come, io in te vedevo il pezzo del puzzle che sarebbe riuscito a completarmi. In te vedevo il mio futuro e tu sei sparito, così, come se non ti importasse nemmeno di salutarmi, davvero. Mi hai lasciato in balia dei miei film mentali, la maggior parte dei quali distruttivi, senza nemmeno, in tutto questo tempo, avere la briga di chiedermi come stessi. Ora mi ritrovo qui, per puro caso scopro che tu lavori e vivi nei pressi del mio hotel, ti chiedo di incontrarmi e tu che fai? Non solo mi dai buca, vai ad ubriacarti in compagnia di chissà chi. Per questo, non puoi chiedermi di restare qui, ora. Non ora che mi son fatto prendere dalla rassegnazione, non ora che ho capito che non mi vuoi nello stesso modo in cui io voglio te. Volevo te.- 
Una volta lessi un articolo di un giornale scientifico che riguardava il comportamento di un essere vivente in momenti di forte stress; il giornalista enunciava una certa teoria scientifica secondo cui un qualsiasi animale, trovatosi in una situazione critica, come per esempio stare per perdere i propri cuccioli, i propri figli, è capace di azioni sorprendenti; azioni che, in una situazione normale, non sarebbe nemmeno stato in grado di immaginare. Super poteri di cui non è a conoscenza ma che si rivelano in un momento di vero bisogno; perdere per sempre una parte di sé: un cucciolo, un figlio, la propria anima gemella. Con questo non voglio assolutamente dire che dei super poteri mi aiutarono ad agire, quella sera, ma sono sicuro che in un’altra circostanza, con un’altra persona, non sarei riuscito a mostrare tanto coraggio. Lo stavo perdendo; anzi, forse l’avevo già perso e non potevo permettere che accadesse. È vero, esattamente come aveva appena detto lui, ci conoscevamo da pochissimo ma io sentivo che lasciarlo andare via, non lottare, sarebbe stata la cosa più sbagliata che potessi fare in quell’istante. Non sarei stato codardo, non come avevo fatto per tutti quegli anni; avrei gonfiato il mio petto contro la vita e le avrei mostrato quanto potenti fossero i ‘super poteri’ di un essere umano quando si accorge di aver incontrato la sua anima gemella. Lottando contro la febbre alta, i conati di vomito e  le vertigini mi alzai in ginocchio e mi avvicinai ad Harry. Lo abbracciai, con quanta forza avevo in corpo, da sopra le sue spalle. Sentì il suo cuore battere forte, il viso tremare a causa delle lacrime.
-Non chiedermi di spiegarti ora quanto io sia stato stupido. Non ce la faccio. Non ho né la forza fisica né quella psicologica adatta a farcela ma resta con me. Dormi con me stanotte. Domani mattina ci risveglieremo insieme e tutto sarà come sarebbe dovuto essere. Nessuno dice che questo tempo che abbiamo trascorso lontani l’uno dall’altro debba continuare ad esistere. Nessuno dice che ci risveglieremo a Barcellona domattina; risvegliati con me a Milano e lascia che io ti viva pienamente, come avrei dovuto fare in passato.- gli sussurrai all’orecchio.
Dopo un momento di stasi, che a me sembrò lunghissimo, spense l’unica lampada accesa nella mia stanza, si voltò, mi lasciò riappoggiare al letto e si coricò affianco a me. Il suo braccio destro sotto la mia testa a mo’ di cuscino, la mano sinistra mi accarezzò per ore il petto ed il ventre. Sguardi. Durati ore. Saremmo rinati dalle nostre ceneri, come delle fenici, e saremmo diventati più forti di prima.








Angolo Autore:

Ciao, ragazzi. Nemmeno immaginate quanto io sia contento che la mia FF riscuota tanto ‘successo’! Grazie davvero J
Questo capitolo per me ha un’importanza assurda poiché cerca di rispecchiare quello che la mia cantante preferita, Beyoncé, afferma in una canzone del suo ultimo album: Superpower. Il concetto fondamentale è che gli ostacoli si superano più ‘facilmente’ se c’è qualcuno a stringerci la mano poiché, appunto, l’amore è uno dei più forti e strabilianti ‘superpoteri’ che l’uomo conosca. Questo è un tema che continuerà ad essere uno dei più importanti di questa Fan Fiction in quanto è alla base della storia che sta per nascere tra i due protagonisti.
Che altro dire? Non so. Spero vi stia piacendo e mi farebbe piacere ricevere delle recensioni, ogni tanto, positive o negative che siano; in quanto le prime mi spronerebbero a continuare questo ‘progetto’ e le seconde mi aiuterebbero a modificare e a rimodellare quello che magari può essere migliorato.
Se volete saperne di più riguardo la mia persona, vi elenco i miei vari link; (Ask, Facebook, Tumblr e Twitter), non esitate a contattarmi o altro per qualsiasi cosa!



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