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Autore: saveme1D    13/01/2014    5 recensioni
Io e Harry eravamo, siamo migliori amici.
Più cresciamo e più le persone dicono che tra noi due c'è qualcosa, dicono che maschio e femmina non possono essere così amici senza amarsi.
Forse le persone hanno ragione.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le giornate passavano lente e quando ero sola a casa era ancora peggio perché non riuscivo a distrarmi con niente. Erano già passate due settimane dall’incidente quando ricominciai a tornare a scuola. Molti mi chiedevano cosa era successo e per non sembrare sgarbata, ingoiavo quel boccone amaro e gli raccontavo l’accaduto. Ogni volta era terribile perché era come rivivere quel brutto incidente sulla mia pelle ed era una delle ultime cose che volevo. I primi giorni non mangiai in mensa, sempre per il fatto che la fame non voleva decidere a tornare e forse anche perché tutto a scuola mi ricordava così tanto Harry che se anche avevo fame era meglio non mangiare pur di non far affiorare tutti i ricordi. Mi veniva da piangere solo a passare davanti al suo armadietto dove mi sembrava quasi di rivederlo, mentre ridendo rimetteva a posto i suoi libri, ma ero a scuola e dovevo cercare di trattenermi o per lo meno di non scoppiare a piangere davanti a tutti. E così facevo grandi respiri, cercando di auto-convincermi che non era né il posto né il momento adatto per piangere. Sarah, Summer e Clara cercavano di tirarmi su il morale come potevano. Erano ragazze fantastiche e stavo molto bene con loro e le ringraziavo spesso per quello che facevano per me, loro erano praticamente l’unico motivo per cui mi veniva voglia di andare a scuola ora come ora. Passarono quattro giorni, quando a scuola cominciò a girar voce del ballo che si sarebbe tenuto quel week-end. Tutti erano emozionati a scuola, tutti che si aggiravano per i corridoi per fare proposte e inviti. Sarah ci sarebbe andata con il suo ragazzo, Summer con quello che le piaceva, mentre Clara ancora non lo sapeva con chi sarebbe andata, sostenendo che nessuno l’avrebbe invitata e che avrebbe passato la serata a casa a ingozzarsi di gelato. Avevamo riso quando lo aveva detto e cercavamo di convincerla che il ragazzo che desiderava sarebbe arrivato da un momento all’altro. E fu così, perché il proprio il giorno dopo uno dei ragazzi più carini della scuola la invitò al ballo e lei, incredula, non riuscì quasi a rispondere e toccò farlo a me al suo posto. “Allora ti va di venire con me al ballo?” disse Mark scuotendo i capelli biondi. Io ero con lei, in corridoio davanti ai nostri armadietti uno di fianco all’altro. Clara pietrificata lo guardava con gli occhi che brillavano dall’emozione. Gli diedi una piccola gomitata, ma non reagì. “Allora? Vuoi venire?” ripeté il ragazzo sorridendo. “Certo che vuole venire. Vero Clara?” “S-si con piacere.” Balbettò con un filo di voce. Mark si allontanò ridendo:”Perfetto, allora ti chiamo!” Clara si voltò lentamente per poi urlare e abbracciarmi. Mi misi a ridere anche io e l’abbracciai:”Cosa ti dicevamo? Mark, ti rendi conto? Mark ti ha chiesto di andare al ballo.” Quelli che seguirono furono piccoli urli e risate. “Emma perché non vieni con noi al ballo?” mi chiese Sarah mentre eravamo sedute al tavolo. “Non me la sento.” dissi abbassando la testa. “Sicura? Dai, magari ti distrai un po’, anche solo per un’ora.” “Grazie ragazze, siete davvero gentili, ma non me la sento proprio, mi dispiace, scusatemi.” “Ehi, non devi assolutamente scusarti è normale che tu non te la senta di venire al ballo, però sappi che se hai bisogno di qualcosa noi ci siamo.” Clara e Summer alzarono la testa dal libro di chimica su cui stavano studiando e mi sorrisero:”Ci siamo per qualsiasi cosa, ricordatelo.” Dissero quasi in coro. “Grazie ragazze.” Dissi sporgendomi verso di loro e abbracciandole. Me lo chiesero ancora altre volte prima della sera del ballo, ma io davvero non me la sentivo di andare senza Harry e, sapendo in che condizioni era, non sarei mai riuscita a divertirmi. Le ragazze avevano preso dei vestiti mozzafiato e avevo deciso che ci saremmo trovate davanti a casa mia prima del ballo, perché volevo vederle in abito da sera. “Siete stupende, davvero, i vostri cavalieri sono molto fortunati.” Ci abbracciamo e poi Sarah mi guardò con sguardo triste:”E tu cosa farai stasera?” “Credo che andrò a trovare Harry.” “Ci vediamo lunedì a scuola allora.” “Eccomi.” Dissi mentre entravo nella stanza di Harry. Presi la solita sedia e la misi al solito posto. “Guarda, ti ho portato una rosa.” Dissi mettendola sul comodino accanto al letto. “E’ molto profumata, ed è bella, proprio come te.” dissi sorridendo. “Stasera c’era il ballo a scuola. Sarah, Summer e Clara erano davvero bellissime con quegli abiti lunghi. Mi sarebbe piaciuto tanto andarci, ma come potevo senza il mio cavaliere? Quindi ho preferito venire qui, tanto non mi sarei divertita senza di te.” accarezzai la sua mano e inclinai la testa di lato, triste. “Sai quanto sarebbe bello poter ballare con te? Nessuno dei due è molto bravo a ballare, ma sarebbe stato fantastico comunque, perché saremmo stati io e te. Me lo immaginavo sai, il ballo? Mi immaginavo tu elegantissimo, in smoking, con tanto di papillon e io con un vestito lungo, magari di un colore tenue, come quello che avevo visto nella vetrina di quel negozio. Te lo ricordi? Mi dissi che sarei stata bellissima con quell’abito e che la sera del ballo sarei stata la tua regina, la più bella della serata.” le parole mi morirono in bocca a causa del pianto. Abbassai la testa e strinsi i pugni cercando di non piangere, ma fu tutto inutile e le lacrime cominciarono a bagnarmi il volto. Sospirai mentre ancora singhiozzavo come una bambina e appoggiai la testa in parte alla sua mano. “Non siamo andati al ballo, io non ho il vestito lungo e tu non hai lo smoking, ma io sono sempre la tua regina e tu il mio re.” Dissi mentre cercavo di smettere di piangere. Gli diedi un bacio sulla fronte e mi diressi vero la porta:”Ti amo.” Sussurrai prima di uscire. Ormai erano passate più di tre settimane e l’assenza di Harry si faceva sentire ogni giorno di più. Cominciai a chiedermi quando Harry si sarebbe ripreso, se si fosse ripreso, quando avremmo potuto riabbracciarci e stare di nuovo insieme, come una volta. Ma nessuno sapeva rispondermi, nemmeno i dottori, che lo tenevano sotto controllo giorno e notte. “Non si sa quando potrebbe riprendersi, e se potrebbe riprendersi.” Disse amaramente il dottore a me e mia madre, che silenziose stavamo sedute dall’altra parte della scrivania. Con noi c’era anche la mamma di Harry che, in lacrime, diceva qualcosa fra sé. Andai da lei e l’abbracciai. Le volevo davvero molto bene, era come una seconda madre per me e volevo starle vicino come potevo. Mi sentivo molto vicina a lei, forse perché condividevamo lo stesso dolore, forse perché per entrambe la vita si era come bloccata, fissa al giorno dell’incidente, forse perché eravamo le poche a capire veramente cosa significasse avere il cuore in frantumi. Mi accarezzò la schiena e mi allontanai per farla alzare in piedi. Strinse la mano al dottore e poi si allontanò piangendo verso l’uscita. Mi misi le mani fra i capelli, frustrata e preoccupata per il futuro. Si, perché ora era al futuro che pensavo, al mio possibile futuro senza di lui, al futuro ricco di quel vuoto che l’assenza di Harry avrebbe lasciato per sempre se non si fosse più risvegliato, il vuoto incolmabile che non sarebbe sparito, che sarebbe restato per sempre. La sua assenza era come un macigno enorme che mi impediva in qualche modo di andare avanti, che mi teneva ancorata al passato, senza lasciare spazio alle speranze future. Non mentivo quando gli dissi che mi sarebbe mancato per sempre, non mentivo quando dicevo che sarebbe stato sempre il mio re e che io lo avrei amato per il resto della vita, non mentivo quando dicevo che una parte di me si era addormentata con lui in quel letto di ospedale.
  
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