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Autore: JCI    14/01/2014    1 recensioni
Sono rimasti fino a tardi in palestra una sera, perfezionando la routine a corpo libero di Payson, ma un piccolo bacio di festeggiamento è stato l'inizio di qualcosa di più.
La loro chimica è innegabile e sono solo le circostanze che li tengono divise.
Direttamente da fanfiction.net una delle storie più amate del fandom MIOBI, pairing Sasha/Payson. La storia parte dall'episodio 8x02
ATTENZIONE: TRADUZIONE MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Payson, Sasha, Un po' tutti
Note: Lime, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Strano Tacchino







Kim sorrise mentre si sedeva al tavolo della colazione con il marito. Erano solo loro due. Becca aveva passato la notte da Lily e Payson era ovviamente a casa sua, con il Signore sapeva chi. Aggrottò la fronte un attimo, pensando a come una volta fosse stretto rapporto con sua figlia, mentre si era lentamente deteriorato nel corso dell'ultimo mese. Non c'era stato un grosso litigio o un momento cruciale, semplicemente l'aveva sentita allontanarsi. Raramente andava a cena da loro, parlava poco al di là della conversazione educata e delle notizie della Rock. Aveva anche notato un cambiamento generale nella figlia. Payson non era felice. L'anno scorso sembrava che Payson stesse avendo una sorta di rinascita, unendo i suoi obbiettivi e la sua concentrazione con una gioia sfrenata per lo sport che dominava. Ora era tornata la seria, giovane donna che raramente abbozzava un sorriso. Era stato inquietante a dir poco, dato che Kim aveva fatto risalire il cambiamento a subito dopo i Campionati del Mondo, la notte stessa in cui sospettava che Payson fosse andata a letto con Austin Tucker. Non poteva provarlo e non aveva condiviso i suoi sospetti con nessuno, ma c'era qualcosa di diverso in Payson e basandosi sulle varie versioni della storia che aveva sentito riguardo notte dell'infame bacio, era l'unica conclusione che avesse senso. Era stato sconcertante per non dire altro poiché il rapporto di Payson con Austin non era cambiato minimamente. Ancora sosteneva che non erano nulla più che amici, che il bacio era stato un momento di follia e nient'altro, ma Kim sapeva che la figlia soffriva e tutto indicava Austin.

"Allora, ho parlato con mia sorella Cathy ieri," disse, evitando l'argomento che le vorticava in testa. Mark non aveva preso bene la frenesia dei media e anche se Payson ne aveva parlato con lui, era ancora molto una questione delicata.

"Sì, li ho visti la scorsa settimana a cena," rispose, passandole lo sciroppo d'acero per i pancakes. "Caos, come al solito."

"Stava parlando di venire la prossima settimana per il Ringraziamento," disse Kim con un sorriso. I loro parenti non erano mai andati a Boulder. La maggior parte di loro non era stata in d'accordo con il loro trasloco fin dall'inizio e così non avevano mai intrapreso il viaggio.

Mark annuì, "Sarebbe bello avere Cathy e Dave qui e sarebbe un bene per le ragazze vedere Payson e Becca."

"E' quello che pensavo. La chiamerò oggi e li inviterò," disse con un cenno del capo. "E inviterò anche Sasha," aggiunse. "Non avrà nessun posto dove andare."

Mark inclinò la testa, "Festeggia il Ringraziamento? E' così inglese. I pellegrini probabilmente non sono il suo ideale."

Kim alzò appena lo sguardo "Non è questo il punto. Dovrebbe avere un posto dove andare."

Mark sorrise con indulgenza. "Sembra che avremo una casa piena."

Lei sorrise, "Sarà bello. E' stato troppo tranquillo, ultimamente."

Mark fece una smorfia e annuì. "Hai parlato con Payson ieri?" chiese. L'espressione di rassegnazione quasi spezzò il cuore di Kim. Sapeva che non era sicuro di come fare per colmare la distanza che si era sviluppata tra loro e Payson.

"L'ho fatto. Non vede l'ora di festeggiare," disse Kim con un sorriso.

"Sta ancora sostenendo che non esce con quel Tucker?"

Kim scosse la testa, "Austin. E sì, dice che sono solo amici, che il bacio era solo un bacio."

"E tu cosa credi?" chiese, posando la forchetta frustrato.

Si strinse nelle spalle, "Non lo so, Mark. Li ho visti insieme, sono sicuramente vicini, ma..." scosse la testa, "Io non lo so. Lei dice che non stanno insieme, non vedo quale scelta abbiamo se non crederle."

Mark aggrottò la fronte e poi fece una domanda che Kim non aveva previsto, "Che cosa dice Sasha di tutto questo? Pensa che stiano insieme?"

Kim inclinò la testa, "Sai, non lo so. So che gli ha parlato dopo che sono tornati dai Mondiali, ma non so cosa ha detto. Non si è sbilanciato molto."

Mark annuì, "Allora deve pensare che non stanno insieme. Non permetterà che due dei suoi ginnasti non rispettino le regole proprio sotto il suo naso." Prese un boccone dei suoi pancakes.

Kim si morse il labbro e guardò Mark quasi scusandosi, "Io non te l'ho detto, vero?" chiese e lui la guardò speranzoso, "Il consiglio dei genitori ha annullato la regola di niente-appuntamenti su raccomandazione di Sasha. Ha detto qualcosa al riguardo, che stava causando più problemi di quanto non ne impedisse."

"Alex 'tenere tutti i maschi della specie lontano da mia figlia' Cruz era favorevole?" Sbuffò.

"Alex si fida di Sasha e così fa il consiglio," disse, "Sono incline a concordare con lui."

Mark sorrise, "Mi piaceva quella regola. Era il sogno di ogni padre."

"Era davvero inefficace e la penso proprio come Sasha, provocava più danni che benefici. Guardala in questo modo, diciamo che Payson e Austin stanno insieme, in realtà cosa c'è di sbagliato nel fatto che una diciottenne abbia un fidanzato? Senza la regola non si sarebbe sentita obbligata a nasconderlo a chiunque, soprattutto a noi."

Mark annuì, "E anche con la regola andata, ancora nega che lei e Austin stiano insieme?" chiese.

Kim arricciò le labbra pensierosa e si strinse nelle spalle, "Allora forse non stanno insieme, dopo tutto."

***
La Rock pulsava di vita quando Kim arrivò, dopo aver lasciato Mark all'aeroporto. Vide sua figlia sulla trave, che lavorava sulla sua nuova routine sotto l'occhio vigile di Sasha. Si fermò un attimo a guardare e vide Payson smontare dalla trave direttamente dopo la sequenza degli esercizi. L'aveva fatto sembrare facile, ma i pettegolezzi in palestra affermavano che, dopo il rilascio del nuovo codice dei punteggi, l'uscita di Payson sarebbe stata valutata un'abilità di classe G e chiamata Keeler. Fece un atterraggio ben fermo e guardò Sasha, entrambi con la stessa espressione stoica.

"Bene," sentì dire Sasha. Lo vide alzare la mano, apparentemente per posarla sulla spalla di Payson, ma si fermò a metà strada e scosse la testa prima di fare cenno alla trave, "Ancora," disse. Payson fece una smorfia, ma seguì gli ordini.

Era così da quasi un mese ormai, quella feroce intensità che si irradiava tra Payson e Sasha mentre lei si allenava. Nulla sembrava abbastanza buono, si focalizzavano come un raggio laser sulle minuzie che forse avrebbero assicurato a Payson l'oro olimpico. Kim aggrottò la fronte. Aveva visto un cambiamento anche in Sasha, quasi un giro di 360 gradi, da quando era arrivato. Non era stato esattamente spensierato e leggero, ma c'era un senso di pace intorno a lui. Sembrava felice. Le linee intorno agli occhi e la bocca erano diventate meno pronunciate, sembrava a suo agio con se stesso e col mondo intorno a lui e poi era cambiato di nuovo, di nuovo lo stoico supervisore che era quando aveva iniziato ad allenare alla Rock. Era tornato a casa da Istanbul diverso, come Payson, in realtà aveva brevemente considerato che i due avessero avuto un litigio di qualche tipo, ma la loro relazione sembrava immutata. Sospettava che avesse qualcosa a che fare con una donna, forse MJ, sapeva quei due avevano una storia e lei non riusciva a immaginare cos'altro avrebbe potuto sconvolgere Sasha Beloff.

Professionalmente, le cose erano fantastiche, le ragazze avevano fatto molto bene ai Mondiali, anche se Kaylie era rimasta delusa, finendo appena fuori dal podio sia al corpo libero che alle finali del volteggio. Anche la squadra maschile era stata molto brava, anche se il quarto posto finale di Nicky Russo nell'all-around era stato una delusione, ma Austin aveva mantenuto il suo titolo e Carter aveva di nuovo vinto delle medaglie. No, doveva essere qualcosa di personale, il suo rapporto con il padre, forse? Era determinata a scoprirlo. Sasha era diventato una sorta di, beh non sapeva come definirlo, non l'avrebbe definito un figlio, non riteneva di essere abbastanza vecchia per essere sua madre, ma ci andava abbastanza vicino. Si preoccupava di lui e voleva aiutarlo. L'invito a cena del Ringraziamento era un modo per cercare di tirarlo un po' su di morale, se possibile. Qualunque fosse stato il problema, sembrava consumarlo.

Sasha vide Kim arrivare con la coda dell'occhio mentre Payson eseguiva un'altra perfetta uscita dalla trave. La sua routine si stava formando splendidamente e ad un ritmo più veloce di quanto si aspettasse, anche da Payson. Aveva perso quasi un chilo alla settimana nel corso dell'ultimo mese e la stava aiutando nello sviluppo delle sue nuove abilità.

Lei gli si avvicinò, il suo bel viso serio e la sua bocca assotigliata in una linea. Il loro rapporto professionale non era cambiato molto, se non altro lavoravano completamente su un altro livello, uno che non aveva mai avuto con qualsiasi atleta con cui avesse mai lavorato.

I suoi occhi incontrarono quelli di lei, lo sguardo comunicava esattamente quello che pensava del suo atterraggio perfetto e poi cambiò espressione, "Tua madre è appena arrivata."

Payson annuì, "Sì, ha lasciato papà in aeroporto questa mattina. Tornerà alla fine della settimana per il Ringraziamento." Alzò le sopracciglia, "Non ti preoccupare, dieta rigorosa per me, nessun sovraccarico di carboidrati, lo giuro." Accennò un sorriso e gli parve di cogliere una cadenza ironica nella sua voce, ma non ne era sicuro.

Scosse la testa, non dando voce al pensiero che era stata perfetta e si ritrovò a sentire la mancanza la morbida curva dei suoi fianchi, meno arrotondati ora di quanto lo fossero stati un mese prima, quando era sepolto dentro di lei, la sua pelle morbida ed elastica sotto le sue dita. "No, non è questo. Avevo dimenticato che ci fosse una festa in arrivo," disse, mascherando abbastanza bene i suoi veri pensieri, anche se forse lei li aveva visti comunque. Era sicuro che Payson sapesse sempre cosa stesse pensando, soprattutto adesso.

Gli sorrise brevemente, anche se l'espressione seria era tornata di nuovo al suo posto abbastanza in fretta, "Meglio che ricominci." Salì di nuovo sulla trave.

"Sì," rispose, "Esegui tutta la routine di altre quattro volte prima di passare al corpo libero." Lei annuì e Sasha si diresse dritto verso il suo ufficio, non lanciando un'altra occhiata nella sua direzione. Se quella era la strada che la sua testa aveva preso quel giorno, avrebbe fatto meglio a stare lontano da lei. C'erano alcune cose che non riusciva a controllare e la sua mente era una di quelle. C'era un mucchio di lavoro cartaceo che lo aspettava sulla sua scrivania. Tara e Jake avevano gli allenamenti e voleva lavorarci quando sapeva che Kim era lì per rispondere a tutte le domande che aveva.

"Buongiorno," disse, mentre entrava nell'ufficio, Kim era già alla sua scrivania al lavoro.

"Buongiorno," replicò lei con un sorriso, porgendogli un plico di carte da aggiungere al già intimidatorio mucchio di lavoro sulla sua scrivania.

"Grazie," disse con chiaro sarcasmo, mentre si sedeva dietro il tavolo, prendendo una penna.

"Prima di lanciarti nel lavoro, volevo sapere se hai piani per questo Giovedì." chiese Kim, attirando la sua attenzione.

"Questo Giovedì? No, non ho impegni," disse, desiderando di potersi rimangiare le parole appena le aveva dette. Sapeva cosa sarebbe successo e sapeva che non sarebbe stato in grado di rifiutare. Sei un idiota, Beloff, hai appena parlato con Payson della festività.

"Ottimo, allora sei cordialmente invitato a trascorrere il Ringraziamento con la famiglia Keeler. Niente di speciale. Mia sorella e la sua famiglia verranno dal Minnesota e più siamo meglio è."

Sasha aprì la bocca, incapace di trovare la sua voce, "Kim..." cominciò.

"No, mi dispiace, non accetterò un no come risposta," disse con un sorriso.

Non poté fare a meno di ricambiarlo. Le piaceva sinceramente Kim Keeler ed era quello rendeva così difficile starle vicino. Sapeva di avere il suo rispetto e il suo affetto e sapeva che un giorno in un futuro non così lontano l'avrebbe perso. Il sorriso di Kim si fece più luminoso mentre lui scrollava le spalle impotente, "Cosa dovrei portare?"

"Te stesso e una bottiglia di vino non guasterebbe."

***

Fu così che Sasha si trovò vestito in uno dei suoi due completi, in piedi fuori dalla porta d'ingresso dei Keeler con in mano una bottiglia di vino rosso. Suonò il campanello e la porta fu aperta pochi secondi dopo dalla persona che sperava l'avrebbe fatto.

"Ehi," disse Payson, con un sorriso morbido sulle labbra. Cristo, è bellissima. Non era il vestito, anche se il blu cristallo gli ricordava qualcosa, e non erano i suoi capelli, anche se li portava in riccioli morbidi, che scendevano lungo la schiena e sopra la spalla, proprio come piaceva a lui. Era luminosa. Poi si rese conto di cosa fosse. Era la prima volta che si vedevano al di fuori della Rock in poco più di un mese. Deglutì vistosamente, la voglia di tirarla a sé, premere i loro corpi insieme e baciarla era quasi travolgente, ma fu rapidamente annullata non appena la testa sorridente di Mark Keeler comparì da dietro la porta.

"Sasha," disse, aggirando Payson e allungando la mano. "Felice Ringraziamento."

Strinse la mano di Mark con fermezza, "Felice Ringraziamento," disse e gli porse la bottiglia di vino.

"Payson, avevi intenzione di invitarlo o volevi tenerlo là fuori tutta la notte?" Mark chiese alla figlia, che arrossì un po' e aprì di più la porta. Suo padre si allontanò da loro, portando la bottiglia di vino in la cucina.

Sasha entrò all'interno della casa e fu subito assalito dal rumore. Si guardò intorno e vide due persone sconosciute in piedi nella sala da pranzo, con i bicchieri di vino in mano e già quattro, forse cinque ragazze bionde che correvano in cerchio fino a quando improvvisamente sentì qualcosa sbattere contro la parte posteriore delle gambe. Si sentì subito un gemito e Payson, che era in piedi accanto a lui, si chinò e poi si rialzò, questa volta con una piccola ragazza appollaiata sul fianco.

Il cuore di Sasha praticamente gli uscì dal petto all'immagine che gli si presentava. La bambina seppellì il viso nel collo di Payson, che emetteva dei suoni rilassanti, sfiorando con un piccolo bacio la guancia paffuta. "Va tutto bene, Livy," tubò leggermente alla bambina, che non poteva avere più di due anni. "Tu stai bene e Sasha non è arrabbiato. Dovresti chiedere scusa per essergli andato addosso, però," mormorò.

La bambina sollevò la testa e lo guardò con curiosità, due grosse lacrime che correvano giù per le guance. "Scucia*," sussurrò.

Il suo cuore si sciolse sul posto. "Va tutto bene, piccolina," disse, allungandosi e asciugandole le lacrime dalle guance con il pollice. "Mi dispiace, ero proprio in mezzo."

"Oh mio Dio," pronunciò una voce che non riconobbe. "Guardateli, non vi sembra Livy potrebbe essere figlia loro, tutti coi capelli biondi, non sarebbe uno scandalo?!?" Nonostante l'antipatica, voce stridente che aveva pronunciato quella frase, Sasha non poteva fare a meno di essere d'accordo. Un figlio loro sarebbe stato biondo e la vista di Payson che teneva la bambina in braccio era quasi troppo per lui.

Payson alzò di scatto lo sguardo, gli occhi incontrarono i suoi con un lieve panico prima di sospirare con rassegnazione, "Zia Cathy, questo è il mio allenatore, Sasha Beloff," disse, "Sasha, questa è la sorella di mia madre, Cathy e suo marito, mio zio David."

Sorrise alla coppia, "Piacere di conoscervi entrambi," disse con un cenno del capo.

"Wow, che accento! Quindi sei inglese? Sasha non è nome da una ragazza però? Ho sempre pensato che fosse il nome di una ragazza. Non importa, se uno ha il tuo aspetto. Nessuno dubiterà che tu sei tutto uomo." Sputò fuori la zia di Payson senza prendere respiro e Sasha potè sentire il calore salirgli sul collo. Si voltò verso Payson che sembrava livida.

Sasha sorrise, sperando sembrasse un sorriso genuino, "Il mio nome è Alexander realtà, Sasha è un vecchio nomignolo russo per Alexander."

"Sei russo? Ma il tuo accento, è inglese," continuò a dire.

"E' inglese e rumeno, Zia Cathy," la interruppe Payson, guardando supplichevole lo zio.

Suo zio sembrò cogliere il suggerimento, "Cathy, perché non vai a vedere se Kim ha bisogno di aiuto in cucina? Io proverò a radunare le ragazze." Mise una mano sulla spalla della moglie e la condusse fuori dall'ingresso, verso la cucina.

"Wow," disse, con calma. "E' la sorella di tua madre?"

"Sono molto diverse," rispose Payson con una smorfia imbarazzata.

Improvvisamente, la bambina bionda sembrava stanca di essere tra le braccia della cugina e si dibattè fino a che Payson non la lasciò scendere. Si fermò davanti a Sasha e alzò lo sguardo, allungando il collo. "Su! " chiese, alzando le braccia in alto. Sasha guardò a Payson, che scrollò le spalle, così si chinò e sollevò la bambina tra le braccia, "Whoa!" esclamò. "Alto qui," disse e ridacchiò.

"E tu come ti chiami?" Chiese, mentre la bambina si appoggiava alle sue braccia per studiarlo attentamente in volto.

"Livy," balbettò e lui sorrise.

"È un bel nome, Livy. Io sono Sasha," disse e catturò gli occhi di Payson. Stava sorridendo nel modo che in genere portava ad un bacio. Sarebbe stato un passo facile da fare in quel momento, anche se sapeva che non sarebbe successo.

"Sacia," mormorò a se stessa, lasciando uscire una piccola risatina.

All'improvviso una voce interruppe il loro momento, "Odio dirlo, ma penso che mia cognata avesse ragione, voi tre sembrate una foto," dichiarò Mark. "Avete intenzione di venire dentro o tu e Payson volete continuare a fare una riunione nel corridoio con la mia nipote più giovane?" Lo seguirono in salotto.

Payson borbottò piano. "Mi dispiace per mia zia. Ha già bevuto cinque bicchieri di vino e questo è davvero è il suo modo di essere ben educata."

"Non ti preoccupare, amore," mormorò di rimando. Gli occhi di Payson risalirono fino ai suoi e si guardarono per un breve momento prima che Sasha si ricomponesse. "Mi dispiace," sussurrò.

Lei si strinse nelle spalle e gli fece un piccolo sorriso. Non le importava, ma era un piccolo promemoria per stare attenti. "Giù," richiese improvvisamente Livy e Sasha fece scendere la bambina che si diresse con passo incerto nella direzione del rumore, lungo il corridoio, dove suppose fosse il resto delle ragazze di cui aveva parlato lo zio di Payson.

"Sasha!" esclamò Kim mentre entravano in cucina, "Felice Ringraziamento," disse, sfiorandogli appena la guancia con le labbra.

"Felice Ringraziamento," rispose, accettando un bicchiere di vino da Mark che aveva aperto la bottiglia che aveva portato.

Payson si voltò verso l'unica persona nella stanza a cui non era stato presentato "Sasha, questa è mia cugina, Maureen," disse. Strinse la mano a quello che doveva essere la figlia maggiore di Cathy e David. Sembrava di essere poco più che ventenne ed era quasi una replica di sua madre.

Cathy si sporse in avanti, "Maureen è all'ultimo anno di college" disse ad alta voce e sua figlia la guardò. "Farà l'insegnante. Payson, non saresti al college adesso se non stessi facendo ginnastica?"

"Vado al college, zia Cathy," disse Payson con dolcezza, anche se Sasha riconobbe immediatamente il falso tono di voce che aveva usato. "Sto frequentando i corsi online della UC Boulder, così posso concentrarmi sui miei allenamenti."

"Giusto, giusto," dichiarò Cathy, agitando sprezzante una mano in aria. Gli occhi di Sasha passarono in rassegna tutti i presenti. Kim e Mark sembravano essere abituati a questo tipo di comportamento e poco turbati, ma Payson sembrava assolutamente mortificata.

"Quindi sei l'allenatore di Payson?" una nuova voce chiese e Sasha si voltò verso Maureen.

"Sì, lo sono," rispose, non sapendo se avrebbe dovuto articolare una risposta più complessa.

"E anche tu eri un ginnasta?" Chiese Maureen. Era abbastanza carina, i capelli biondo sporco, un piccolo naso all'insù, occhi marrone scuro, ma il modo in cui i suoi occhi lo stavano fissando lo rendeva nervoso.

"Sasha è stato quattro volte medaglia d'oro olimpica," disse Payson con evidente frustrazione. "Te l'ho detto ieri sera, Mo" Maureen si strinse nelle spalle, la sua espressione annoiata esteriormente, ma incontrò gli occhi di Sasha e quello che vide fu chiaro come il giorno. Era interessata a lui, e non l'avrebbe nascosto di fronte a tutta la sua famiglia. Guardò Payson che aveva chiuso gli occhi mentre scuoteva la testa.

L'imbarazzo fu rotto da un grido acuto, seguito da un forte boato di urla. "Payson, potresti?" chiese Kim. Payson rivolse a sua madre uno sguardo disperato prima di voltarsi e uscire dalla stanza verso i suoni del caos.

"Loro l'ascoltano," disse Cathy, con una scrollata di spalle.

Kim osservò Sasha che guardava sua figlia lasciare la stanza. Forse invitarlo non era stata l'idea migliore. Quando il giorno prima erano arrivati sua sorella, suo cognato e le sei figlie, dai venti ai due anni d'età, l'unico argomento era stato che Sasha sarebbe stato a cena. Cathy l'aveva forzata a darle i dettagli sul giovane, con l'ovvia intenzione di accoppiarlo con la figlia. Kim amava la sorella, ma non si faceva illusioni su di lei.

"Non pensi che sarebbe la cosa giusta per Maureen?" disse Cathy, mentre erano seduti in salotto. Mark e Dave avevano portato fuori le bambine più piccole per dei frozen yogurt, lasciando Kim, Maureen, Payson e Cathy a casa da sole.

"È sexy?" Chiese Maureen, guardando verso Payson per una valutazione.

"Non sarà interessato," rispose Payson brevemente.

"Payson," la rimproverò Kim, Payson si strinse nelle spalle senza scusarsi. Lei e Maureen era mai andate d'accordo da bambine e sembrava che fosse così anche da adulte.

"Perché non dovrebbe essere interessato alla mia Maureen? Lei non avrà posato praticamente nuda su una rivista, ma è abbastanza carina per essere una modella," la rimbeccò.

Era cominciato quando erano arrivati​​. In qualche modo, in loro assenza, Cathy e Maureen avevano accumulato un bel po' di risentimento verso il successo di Payson e non facevano molto per trattenerlo.

Payson alzò gli occhi, "Scusatemi," disse, alzandosi e lasciando la stanza.

Non appena se ne fu andata, Cathy si era lanciata su di lei "Beh, Kim davvero, quella tua ragazza. Credo davvero che tutta questa fama le abbia dato alla testa. E stanno ancora parlando di quella foto rivista di lei in città. Non posso credere che tu e Mark l'abbiate lasciata fare qualcosa di simile. Poi arriviamo e lei vive nemmeno più a casa?"

A Kim c'era voluta tutta la sua forza di volontà per tenere la bocca chiusa. Voleva che quella festa fosse una piacevole esperienza.

Quando li chiamò a cena, aveva sentito un enorme sollievo perché avrebbero il cibo per tenerli occupati a tavola.

"Sasha, come sei entrato nel mondo della ginnastica?" Dave chiese e Kim sorrise.

"E' nel mio sangue realtà. Mio padre era un ginnasta per la Romania e sono cresciuto facendolo."

"Allora non hai mai avuto un lavoro vero?" chiese Cathy e Kim rabbrividì. Sasha aveva respinto tutti i suggerimenti non così velati di Cathy, che aveva cercato di spingerlo verso Maureen tutta la notte e ora sua sorella era in posizione di attacco.

Gli occhi di Sasha lampeggiarono brevemente, ma sembrò avere il controllo di se stresso "Suppongo che sia un modo di vedere le cose. Non ho mai dovuto lavorare in un posto di lavoro che ho odiato. Ho avuto la fortuna di fare ciò che amo da quando ero un ragazzino."

"È questo che pensi di fare, Payson?" chiese in fretta, e Kim vide gli occhi di Sasha restringersi verso sua sorella e invece di permettere a Payson di rispondere saltò nella conversazione.

"Payson è un'atleta di classe mondiale. Se si comporterà come ci si aspetta il prossimo anno a Londra, sarà probabilmente la più grande ginnasta di tutti i tempi. Ha lavorato più duro di qualsiasi atleta che abbia mai incontrato e ha superato gli ostacoli più duri che una persona possa incontrare per arrivare a questo punto. Quindi no, suppongo che lei non dovrà rassegnarsi alla fatica di un semplice impiego per uno stipendio. Mi scusi," disse, alzandosi in piedi, lasciando cadere il tovagliolo sulla sedia e lasciando la sala.

L'intera tavolata rimase seduta lì con le bocche spalancate. Kim fece per alzarsi, per seguire il suo ospite e chiedergli scusa, ma la mano di Payson sulla sua la fermò. Scosse la testa e si alzò per seguirlo.

"Beh, com'è maleducato," dichiarò Cathy, gli occhi fissi su Kim. "Lascerai che l'uomo mi parli in quel modo?"

Kim la fissò, "Sei seria, Cath? Dopo il modo in cui ti sei comportata? Tutti i tuoi piccoli commenti e le insinuazioni, qual è il problema? Sei gelosa? È questo? Pensavi che traslocare
qui fosse un errore e abbiamo dimostrato che ti eri sbagliata e ora sei gelosa? Scusatemi, ho perso l'appetito." Si alzò e marciò in cucina dove i bambini stavano mangiando, ignari di quello che era successo nella sala da pranzo.

Becca alzò gli occhi dal tacchino che stava tagliando per Livy. "Sasha e Payson sono usciti," disse cautamente.

"Avevano bisogno di una boccata d'aria fresca," Kim disse come scusa, anche se sapeva che era debole. Si mosse verso la finestra e guardò fuori nel cortile, non vedendo la coppia.

"Non lo so, Sasha sembrava piuttosto arrabbiato," replicò Becca. "Payson sarà in grado di calmarlo però. Lo fa sempre."

Kim tornò a guardare la figlia. "Che vuoi dire?"

"Sai, come quando siamo alla Rock. Quando Sasha si arrabbia davvero per qualcosa, Payson è l'unica che può andare da lui senza farsi staccare la testa con un morso."

Kim annuì, continuando a guardare fuori nel cortile buio prima finalmente di avvistarli vicino a uno dei grandi alberi. Sasha aveva dato a Payson la giacca del suo colpeto, che aveva  senso visto che fuori erano circa quatro gradi. Sembrava stessero parlando. Kim li guardò. Entrambi sembravano calmarsi, le spalle più rilassate, la tensione che scompariva dalla loro postura. Vide Payson annuire e poi Sasha si chinò a dare un bacio sulla guancia della figlia. Payson si tolse la giacca e gliela porse e Sasha lasciò il cortile dal cancello laterale. A quanto pare ne aveva avuto abbastanza, non che Kim lo biasimasse. Guardò di nuovo sua figlia che era in piedi nel mezzo del cortile, fissando la schiena di Sasha, tenendo la mano sulla guancia, come se stesse cercando di trattenere qualcosa. Gli occhi di Kim si spalancarono e rimase a bocca aperta. Improvvisamente, i cambiamenti sua figlia avevano un senso, il passaggio da essere completamente contenta e felice alla prevalente tristezza che aleggiava su di lei, alla tensione che sembrava esserci ogni giorno.
Payson era innamorata del suo allenatore.











Note:

*Scucia: in originale era Sowry. Ho cercato di mantenere la parlata infantile di una bambina di due anni. Non ho bambini a portata di mano, quindo ho dovuto improvvisare. Scucia mi sembrava abbastanzo adatto come versione storpiata di scusa. Stesso discorso per la storpiatura del nome di Sasha in Sacia.




Scusate i miei ritardi continui, ma vado all'universita. E dovrò laurearmi pure io, prima o poi :)

p.s. Siamo a metà! Hurray!


  
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