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Autore: Andy Grim    01/06/2008    2 recensioni
Mi ero ripromesso di non pubblicare questa storia finché non ne avessi ultimato la pubblicazione su MANGANET... ma leggendo la recensione di Kitthex sulla mia one-shot "Le dimissioni di Asuka Junior" (ispirata a questa stessa serie) è scattato qualcosa che mi ha spinto ad esaudire il suo desiderio di leggere qualcos'altro di mio e dunque rieccomi qui! Può darsi che Kitthex non bramasse affatto di leggere un secondo racconto su Saint Tail e ancora meno una storia come questa! Ho già pubblicato su EFP un lavoro analogo basato su Lamù e non so se abbia incontrato molto successo (ho avuto solo 12 recensioni abbastanza lusinghiere, ma un numero di letture in calando nella sequenza dei capitoli). Per carità, il lettore è giudice e mi rendo anche conto che si tratta di un genere forse troppo originale (ho infatti già deciso di NON pubblicare altre demenzialità di questo tipo)! Chi preferisse qualcosa di più "normale", può entrare nella sezione su Candy Candy e leggersi "Un compagno per Flanny Hamilton". Per ora non vi è altro, ma spero, nel prossimo futuro, di potervi offrire altre opere (le idee non mi mancano, lo sbuzzo un po' di più)! Riguardo alla storia qui presente, si propone di illustrare le lotte interne del co-protagonista di KST nella sua perpetua caccia alla coduta ladruncola di Seika, nonché le continue schermaglie amorose con le rivali in amore di quest'ultima. Ai lettori che fossero contemporaneamente dei fan di Uruseiatsura e di Kaitou Saint Tail potrebbe interessare il confronto diretto fra le equipes organiche di due esemplari umani (Ataru Moroboshi e Alan Daiki Asuka) che più diversi di così non avrebbero potuto essere. Buon divertimento... o almeno me lo auguro!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16: Nessuna dà niente per niente

Capitolo 16: Nessuna dà niente per niente!

 

“A

llora, Alan… cosa volevi dirmi di così importante…?” gli chiese Sayaka, sedendosi sul divanetto di fronte a quello dove sedeva il giovane detective.

La compagna l’aveva invitato a parlarle nella sua stanza… e il ragazzo aveva dovuto fare appello a tutta la sua diplomazia (dote nella quale non abbondava di certo) per convincerla a rimanere in salotto. Era naturalmente stato Marlowe a rimarcare l’opportunità della cosa, osservando che la situazione era già abbastanza compromessa senza bisogno di fornire altra corda per la forca!

“E bada di arrivare subito al sodo senza tanti giri di parole, prima che quella si faccia strane idee… tipo aspettarsi una dichiarazione, per esempio!” disse a Watson. [1]

“E tu cerca di darti una calmata, Phil: sei il solito catastrofista!”

“Catastrofista un corno!! Non hai visto, quando siamo arrivati, come sua madre se lo mangiava cogli occhi? C’è mancato poco gli dicesse che le sarebbe piaciuto di averlo come genero…!!”

Il collega sbuffò, scocciato e tornò a concentrarsi sui comandi dei neuroni.

“Beh… ecco, Sayaka… devo ammettere che non è facile…!”

La ragazzina spalancò gli occhioni ancora di più. Cosa esattamente non era facile…?

“Bravo, Jim: vedo proprio che li ascolti, i miei consigli!”

“Invece di starmi addosso, perché non badi all’adrenalina per non farlo arrossire, piuttosto? Mi saresti di grande aiuto!”

L’altro dovette annuire, suo malgrado.

“Dunque…” continuò il ragazzo “…ti ricordi la prima volta che venni a casa tua?”

Sayaka annuì, arrossendo lievemente.

“…e quindi ti ricordi… di Seya…?”

“Certo! È stato grazie a lei se ho potuto evitare quel fidanzamento imposto. E anche grazie a te…!”

“È stato grazie a lei e basta” ribatté Alan, irrigidendosi “a meno che tu non abbia pensato che io abbia fallito di proposito nel mio compito!” e la fissò negli occhi.

La fanciulla ammutolì e rimase in attesa, il che diede ad Alan lo spunto per continuare: “Se hai pensato questo, ti sei sbagliata di grosso, Sayaka. Perché io ero venuto qui con la ferma intenzione, non solo di impedire alla ladra di commettere il furto di quel velo, ma anche con quella di arrestarla, com’era mio dovere!”

“Ma tu non sapevi che…” saltò su la ragazza.

“Certo, hai ragione” replicò il detective, alzando le mani “io non sapevo cosa c’era sotto… se lo avessi saputo, avrei magari tenuto un atteggiamento diverso!”

Il dolcissimo sorriso di lei fece aumentare ancora la temperatura all’interno della centrale emotiva… e il contatore del C.R. di Sayaka scattò a 697.

“Porca sozza! Jim…!!!”

“Calmo: ora arrivo al punto!”

“Sarà meglio…!”

“Ciò non toglie” continuò Alan, allentandosi il nodo della cravatta “che io, per diretto incarico del sindaco, ho sempre cercato di arrestare Saint Tail… perché, pur avendo capito che le sue azioni erano a fin di bene, il mio dovere m’imponeva di farlo… essendo pur sempre azioni illegali!”

“Ma non avresti voluto catturarla. Non è vero…?”

“Beh… diciamo che non avrei voluto che finisse in prigione o che venisse punita in qualche altro modo… ma, se mi chiedi se facevo di tutto per non riuscire a prenderla, devo dirti che non è affatto così… anche se, in questo modo, forse ti deluderò!”

“Aridagli…!!” esclamò Marlowe, sempre più incavolato “Sembra proprio che tu lo faccia apposta, Jim! La vuoi smettere di fargli sputare delle frasi compromettenti?”

“Ma dai, compromettenti…” minimizzò il collega “…dovremo pur darle qualche grattatina sotto il mento, alla micetta, per farle mollare quel dannato specchio, no?”

La micetta, dal canto suo, con gli occhioni che iniziavano a luccicarle, rispose: “Tu non mi deludi affatto, Alan. Anzi, ciò che mi dici conferma quello che ho sempre saputo!”

“Ah, davvero? E cioè…?”

“…che sei un ragazzo fantastico, senpai… e io ti voglio tanto, tanto bene…!!”

Il contatore del C.R. ricominciò a frullare… Marlowe cercò disperatamente di fare qualcosa ma, prima che potesse fermarlo, aveva registrato un aumento di 35 punti, arrivando quindi a 732! Il capo della Neuro diede due pugni rabbiosi sulla console.

“Cos’è successo…?” chiese Watson, dalla sua postazione.

“È successo che alla tua grattatina sotto il mento, la micetta ci ha risposto con una graffiata!! Se per caso avevi in mente anche una carezza, vedi di fargliela almeno contropelo, pezzo di deficiente…!!!”

Jim Watson cominciò effettivamente a sudar freddo. Marlowe, dopotutto, aveva ragione e non era certamente sua intenzione ficcare il loro assistito in un vicolo cieco! D’altra parte Alan non avrebbe potuto dire semplicemente a quella ragazza Mi servirebbe quello specchio, me lo dai? proprio lo stesso giorno in cui glielo avevano regalato! Occorreva arrivarci poco a poco, tramite un approccio indiretto.

Il guaio, però, era che più il “piccolo detective” guardava Sayaka, più la trovava carina… forse era il grazioso abitino da festa, forse la vezzosa acconciatura a riccioli che le aveva sistemato la mamma (intuendo magari che Asuka Jr. sarebbe comparso alla festa, era l’atroce sospetto di Marlowe)… certo era che le belle parole di lei, pronunciate con quella voce morbida e suadente[2] non aiutavano assolutamente la severa Cerebrale di Watson a far mantenere al detective quell’atteggiamento distaccato che si era riproposto. E, men che meno, l’aiutava il più che sincero decolté della neo-quindicenne (notandolo per la prima volta, il fatto che la signora Shinomya, dopo aver saputo dell’incidente scolastico della mattina, avesse giocato sul fatto che Alan sarebbe presto venuto a trovare la figlia, era ormai per Marlowe molto più di un semplice sospetto… anche se forse la madre di Sayaka non avrebbe osato sperare nel colpaccio di vederlo arrivare proprio in concomitanza con la sua festa di compleanno)!

“Ah… ehm… uhm… io…” farfugliò il povero detective, straziandosi la nuca con la mano “…anch’io, ma…”

“WATSON, SEI UN IDIOTA!! Come sarebbe anch’io…??”

“Guarda che quello gliel’ha fatto dire la tua sezione, non la mia!”

“MA CHE CAZZATA STAI DICENDO…?”

“Cazzata un corno: col suo C.R. che sta arrivando a 740 punti, non poteva risponderle io no!”

Sgomento, il capo della Neuro gettò lo sguardo sul display, constatando che il parametro in questione stava guadagnando punti su punti…

La ragazza si alzò di scatto in piedi: “Davvero, senpai…? Anche tu mi vuoi bene…?!”

Alan scattò in piedi a sua volta (a Kirby avevano quasi spaccato i timpani, urlandogli l’ordine in cuffia) e protese le mani in avanti: “Sì, ma… proprio per questo, ti devo chiedere un favore!”

“Un favore…?”

Disperato, Alan decise di arrivare velocemente al sodo, prima che la situazione degenerasse. Quanto al precipitare, lo stava già facendo da un pezzo!

“Sì, ecco… vedi… riguarda Seya…” Watson fece finalmente una mossa azzeccata, aggiungendo le parole “…la tua benefattrice!”

Sayaka rimase un attimo assorta, non staccando gli occhi dal ragazzo che più le piaceva… poi si risedette.

“D’accordo: per lei… e per te, senpai, farò tutto ciò che posso. Dimmi…”

Finalmente l’ininterrotto flusso di adrenalina si arrestò e Dick Tracy poté rilasciare tutta l’aria che i suoi polmoni avevano dovuto introitare negli ultimi dieci minuti…

Dopo essersi a sua volta riseduto, Alan si portò una mano alla fronte per raccogliere le idee, poi si sporse in avanti verso la sua graziosa interlocutrice, posando le mani giunte sui ginocchi: “Allora… come avevi giustamente intuito la volta che Seya ti rubò il velo, lei fa queste cose a fin di bene. Le mie indagini, successive ai furti da lei perpetrati, mi hanno sempre portato a scoprire che le sue cosiddette vittime avevano ottenuto quegli oggetti imbrogliando in qualche modo i legittimi proprietari. E, solo grazie a lei, avevano potuto rientrarne in possesso. Il tuo caso, a dire il vero, era un po’ diverso… ma anche tu stavi per essere vittima di un’ingiustizia e lei ti ha salvato… lei, non io!” concluse, guardandola bene negli occhi.

Lei gli rispose con un dolcissimo sorriso: “Ma tu avevi capito tutto, senpai… e questo mi basta. Avevi capito che non potevo sposare quella persona!”

“Da Neuro a Metabolica: eseguire una deglutizione, presto!” disse Marlowe.

“Roger” rispose Wolfe “eseguo!”

“Certo, hai ragione” replicò il giovane investigatore, tergendosi la fronte “non si può sposare una persona che non si ama…!” dichiarò, conciliante.

“È vero” la ragazza socchiuse gli occhi “soprattutto quando… se ne ama un’altra…!”

Il C.R. di Sayaka scattò su di altri cinque punti…

“737…” ruggì Marlowe “…maledizione…!”

“Signore” intervenne un assistente “devo avvertirla che, se quella si dichiara ufficialmente, il suo punteggio arriverà per lo meno a 750!”

“Lo so! Al diavolo, Jim: sbrigati a venire al sodo, altrimenti siamo rovinati…!”

“Certo… sicuro…!!” ribatté il povero Alan, per non darle il tempo di fare precisazioni “Purtroppo, essendo le azioni di Saint Tail non propriamente regolari, sia in quella che in tutte le altre circostanze, io sono stato costretto a darle la caccia. Anche se sapevo che, in caso di successo, avrei dovuto consegnarla alla polizia che, probabilmente, l’avrebbe messa in prigione. E non sarebbe stato giusto!”

“Devi aver sofferto molto, per questo. Vero…?” gli chiese la sua spasimante, mentre il suo sguardo si faceva sensibilmente più acuto…

“Beh…” Kirby ricevette l’ordine di mettere, ancora una volta, la mano dietro la nuca “…effettivamente, questo pensiero non mi rallegrava affatto! E allora ho pensato che, per impedirlo, avrei dovuto convincerla a cessare le sue imprese, prima che mi togliessero l’incarico e che qualcuno - più abile o più fortunato di me - riuscisse a catturarla! Ma, per fare questo, era necessario che io scoprissi la sua identità!”

Gli occhi di Sayaka si spalancarono: “E ci sei riuscito…?”

Il detective riprese fiato per un attimo, sentendosi fortemente spiazzato da quella situazione: stava per fare una confidenza importante o meglio fondamentale - riguardante per di più la sua professione - a una ragazza che sì, gli piaceva, ma non era comunque quella con la quale aveva pianificato di trascorrere il resto della propria vita!

Comunque, se voleva ottenere in prestito quel dannato specchio, non aveva altra scelta. Per di più, certe cose si pianificano fino a un certo punto e, come sarebbe andata a finire quella storia, all’interno del suo Consiglio Organico nessuno avrebbe ancora potuto saperlo!

Nondimeno, si era arrivati a un punto tale, che la sola Cerebrale non avrebbe potuto agire di propria iniziativa.

“Signor Harper” disse Watson mettendosi perciò in contatto con la Direzione Organica “mi serve la sua autorizzazione per procedere oltre: posso rivelarglielo o no?”

“Marlowe: lei cosa mi consiglia?”

“La più elementare prudenza c’imporrebbe di evitarlo, signore” rispose questi, con voce piatta “tuttavia, i nostri parametri di lealtà, serietà e soprattutto onestà, ci impongono di farlo, se chiediamo a quella ragazza di rischiare il suo regalo di compleanno! Non possiamo usare l’astuzia… non nei confronti di un’interlocutrice col C.R. a 744!”

Il Coordinatore fissò il sottoposto per un breve attimo: “Se non erro, lei ha fatto l’accademia psichiatrica assieme a James Madison[3], non è vero?”

“Sì, signore!”

A1 sorrise ironicamente, scuotendo la testa e pensando: *Proprio un bel mestiere hanno fatto scegliere, questi due, ai loro assistiti! E magari l’hanno anche fatto apposta!*

Tornò poi a rivolgersi a Jim Watson e gli diede il suo assenso: “Ok, Jim, l’autorizzo: glielo dica!”

“Sì… è così, Sayaka: ci sono riuscito!”

La ragazza rimase a bocca aperta e passò naturalmente alla domanda più ovvia: “E… e chi è…??”

Il detective scosse la testa: “Questo non te lo posso dire… scusami!”

Lei annuì, facendo del suo meglio per nascondere un lieve moto di disappunto, prima di passare alla domanda di riserva: “Ma… e lei che cos’ha fatto…? Che cos’ha detto…?”

“Nulla, perché non lo sa!”

Non lo sa…??!” fece l’altra, sbalordita.

“No, non ancora. Ed è per questo che mi serve il tuo aiuto, come ti dicevo!”

“Ah, è vero: mi avevi chiesto un favore… come posso aiutarti?”

Il ragazzo aspirò un’ultima boccata d’aria e rispose, senza ulteriori preamboli: “Prestandomi lo specchio della principessa Rosa!”

La bocca di Sayaka tornò a spalancarsi. Stava per dire qualcosa, ma ritenne più saggio restare in attesa di altre spiegazioni. Compresa l’antifona, Alan proseguì: “Vedi… come forse saprai, quello specchio riflette la vera natura delle persone. Quando i nipoti di tua nonna stavano per venderglielo a quell’asta e Seya fece per afferrarlo, io la vidi in faccia… e non aveva più la coda di cavallo: la vidi com’era, realmente! Credevo che quella fosse solo una sciocca leggenda e che la mia fosse stata solo un’allucinazione… ma quando, l’altra sera, ho scoperto la sua vera identità e ho rivisto sempre il volto di quella persona… beh, ho dovuto ricredermi! Ecco perché mi serve il regalo di tua nonna!”

“Ma… cosa ci vuoi fare, esattamente?”

“Ecco… se io andassi da L…” s’interruppe appena in tempo, mentre alla Cardiaca registrarono un’extrasistole “…da quella persona e le dicessi che ho scoperto che lei è Saint Tail, temo che non mi crederebbe. Devo riprodurre una dinamica simile alla sera dell’asta, per convincerla del fatto che ho scoperto la sua identità. Io… ti prometto che farò di tutto affinché il tuo specchio non si danneggi, Sayaka. Lo so che ti chiedo molto… ma forse, in questo modo, lei mi starà a sentire e si convincerà a smettere, così non correrà più il rischio di essere arrestata!”

La ragazza non rispose e sembrò meditare profondamente. A un certo punto, Alan ritenne produttivo darle un altro piccolo stimolo: “Questo… sarebbe anche il tuo modo per aiutarla… e ringraziarla del favore che ti ha fatto!”

Finalmente Sayaka tornò a guardarlo e annuì: “Ho capito. Va bene, senpai… ti presterò lo specchio!”

 “VAI…!!!” gongolò Watson “HAI VISTO, PHIL, UOMO DI POCA FEDE?”

“Aspetta a cantar vittoria” lo raffreddò Marlowe “quella ha uno sguardo che non mi piace…!”

“Grazie, Sayaka” rispose il detective, illuminandosi il volto con uno dei suoi migliori sorrisi “grazie veramente, anche a nome suo!”

“Non ringraziarmi, Alan… vorrei sapere una cosa, piuttosto!”

“Eccoci” esclamò Phil Marlowe, sul chi vive “un’altra deglutizione, Black!”

“Roger!” rispose sempre il capo della Metabolica.

“Tu… fai tutto questo solo per aiutarla, senpai? Perché hai capito il motivo delle sue imprese?”

“Beh… certo” rispose il ragazzo, ricominciando a sudare “io… da quando ho capito che non lo faceva per arricchirsi o per divertirsi” la voce gli si faceva via via più tremula, al progressivo socchiudersi degli occhi di lei “ho cominciato a capirla… diciamo pure a stimarla…”

“…diciamo pure a innamorarti di lei! Vero, Alan…?”

Nel dire questo, gli occhi della ragazza si erano nuovamente spalancati… e Alan non poté non notarvi un evidente velo di tristezza... allora si rialzò in piedi e lei lo imitò.

“Ecco fatto…!!!” sbottò il povero Marlowe “E adesso che le diciamo, genio?”

“Non chiederlo a me” ribatté Watson “sei tu il capo dell’Emotiva!”

“Brutto vigliacco” replicò questi, di rimando “bastardo e irresponsabile: ecco quello che sei…!!”

“E tu sei un cagasotto, se lo vuoi sapere!”

“FINITELA” gridò a questo punto il Coordinatore “VEDETE INVECE DI RISPONDERLE ALLA SVELTA, PRIMA CHE S’INCAVOLI…!”

“Ma io non so cosa…” protestò Watson.

“Pezzo di cretino!! Dille quello che hai detto a Rina Takamya, no? Né più, né meno!!”

“Ah, già…!”

Alan guardò nuovamente Sayaka. E stavolta, più che carina, la vide bella… la figurina sottile ma non esilissima, le curve non esagerate ma presenti nei punti giusti, il già citato e più che apprezzabile decolté, eccetera, eccetera… fecero guadagnare altri inesorabili punti a quel benedetto C.R. (ormai arrivato a quota 749)!

Per l’ennesima volta Kirby riportò la mano destra alla nuca, mentre Wolfe comandava altre due deglutizioni…

“Ecco… se devo essere sincero… non lo so!”

“Non lo sai? A scuola sapevamo tutte che avevi una cotta per lei, oltre che per… Lisa!”

Probabilmente era un caso, ma l’intera Neuro rabbrividì a sentire come la ragazza avesse indugiato sull’iniziale, nel pronunciare il nome della loro compagna di classe!

Alan strinse i denti: “Mah, tutto può darsi… ma sai… una cotta è una cotta, mentre… parlare addirittura di amore…”

“Capisco. Beh, forse, quando le avrai parlato… a Seya, voglio dire” e qui il povero galvanometro dell’adrenalina diede un’altra bella botta a fondo scala “avrai le idee più chiare, no?”

“Già… è quello che spero!” rispose lui, sospirando.

“Va bene, Alan. Cosa devo fare con lo specchio, allora?”

Il detective si rianimò: “Beh, dunque… se tu sei d’accordo, lo farei prelevare stasera da una macchina della centrale. Poi te lo farò riportare il prima possibile!”

“D’accordo…”

“È andata!” esclamò Watson puntando i pollici verso l’alto.

“…a una condizione, però…!”

“Come non detto…!” esclamò Marlowe puntandoli a sua volta verso il basso.

“Quale…?” chiese Alan, con una leggera punta di timore.

Sayaka gli si avvicinò e gli posò le braccia sulle spalle…

“Santo cielo benedetto” esclamò Marlowe con voce tremante “ma allora questa ci sta provando!!”

“Tienilo fermo, Rip, mi raccomando” ordinò il pragmatico - troppo pragmatico - Watson al collega della Motoria “se quella cambia idea, è la fine!”

“E chi si muove?” replicò Kirby, beffardamente.

“Me lo fai un altro regalo di compleanno?” chiese Sayaka.

“Qua…” Wolfe comandò l’ennesima deglutizione della giornata “…quale…?”

Per tutta risposta, quella bellissima fanciulla gli stampò sulle labbra il bacio più caldo e sensuale che il detective avesse ricevuto dall’inizio di tutta quella maledetta storia… le spie dei neuroni cominciarono a lampeggiare impazzite e il display delle relazioni interpersonali cominciò a registrare l’aumento progressivo del Coefficiente Relazionale del soggetto…

“OH, NO… QUESTO NO…!!!” urlò Marlowe, disperato “SERRAGLI QUELLE LABBRA, KIRBY: SERRARGLIELE…!!!”

“Non posso… il sistema nervoso centrale non risponde ai miei comandi: ha già passato tutto alla sezione di Spade…!”

Il C.R. della Shinomya aveva già superato gli 800 punti e continuava a salire…

Il povero Alan non capiva più nulla. Istintivamente aveva abbracciato la ragazza, pentendosene quasi subito ma ritrovandosi con le mani incollate alla sua schiena… poi il suo calore, il suo profumo… niente da fare: se era stata una trappola, lui c’era cascato. In pieno!

“Maledizione! Se le lingue si toccano, è finita… SPADE, FA’ QUALCOSA, PER CARITÀ…!!!”

“Mi chiedi troppo, Phil. Stiamo stringendo gli INBY[4] al massimo, per mantenere il controllo. Non possiamo fare di più!”

Sam Spade diceva il vero: la sua squadra non poteva fare miracoli. Il contatto fu inevitabile e, per quanto lieve, timido e delicato (come gli stessi sentimenti della ragazza) fu sufficiente per attribuire a quel bacio un punteggio di 239. Quando finalmente Alan riuscì a staccarsi e a riprendere fiato, il display segnalava che il livello di miss Shinomya aveva raggiunto una quota di tutto rispetto: ben 988 punti (ben oltre la metà di quelli raggiunti da Rina Takamya)!

“Scusami, senpai” sussurrò Sayaka, col faccino più rosso di un peperone maturo “sono stata proprio una sfacciata… ma non ho saputo resistere!!”

Contento di non potersi vedere il proprio (magari attraverso quel maledetto specchio!) Alan annuì, boccheggiando: “Non… non ti preoccupare… e… ancora buon compleanno!”

“Grazie…!”

“Ora sarà meglio che vada… ti manderò la pattuglia a ritirare lo specchio!”

“Sì… va bene. Buonanotte… Alan!”

“Buo… buonanotte…!”

Barcollando, il detective si girò e, con movimento da automa, raggiunse alla meno peggio l’ingresso della casa e uscì. Il fresco della sera fu provvidenziale per ripristinare i normali livelli dei fluidi e delle correnti nervose nelle varie sezioni. Alan si asciugò le labbra col palmo della mano e ricordò le parole che Seya gli aveva detto una certa sera, sopra il tetto di quella stessa casa: Chiedi a Sayaka qual era il suo problema!

“Mi venga un accidente…” mormorò lo pseudo superinsensibile “…certo che ce la sta mettendo proprio tutta per risolverlo, però… non c’è che dire! Mi piacerebbe fare due chiacchiere con quel fesso che le aveva mandato quel velo: non sa cosa si è perso, a rompere quel fidanzamento!”[5]

 

***

Il capo-sezione della Neuro si era accasciato, distrutto, sulla propria console.

“Siamo rovinati” ripeteva, con voce spenta “rovinati…!!!”

“Porca miseria” replicò il collega della Cerebrale “certo che quella ha giocato davvero sporco!” poi cercò di rianimare il collega “Su, Phil, datti una scossa: non è successo niente di irreparabile!”

“IO DÒ UN CALCIO IN CULO A TE, ALTRO CHE DARMI UNA SCOSSA, MALEDETTO PAZZO INCOSCIENTE…!!!  HA GIOCATO SPORCO, DICI… COSA TI ASPETTAVI, IMBECILLE? E HAI PURE ORDINATO ALLA MOTORIA DI TENERGLIELO FERMO!! UN’ALTRA VOLTA PERCHÉ NON ORDINI DI STENDERGLIELO SUL DIVANO, GIÀ CHE CI SEI…??”

“Ma sii ragionevole: come facevo a prevedere che quella sciacquetta si sarebbe comportata così?”

“Non è una sciacquetta!! E poi, scusa, non eri tu che mi esortavi a stare attento alle acque chete…?”

“E va bene, si sono baciati. E adesso Sayaka gli piace ancora di più… ma almeno abbiamo lo specchio, no? Adesso possiamo agire!”

“È proprio il tuo modo di agire, che mi fa paura…!”

“Ascolta, Phil: lo sapevamo che la rivelazione dell’Ipotesi Zero avrebbe potuto avere delle conseguenze imprevedibili. Nella vita non va sempre tutto come si vorrebbe! Te le devo insegnare io, queste cose?”

L’altro continuò a scuotere la testa, sospirando: “Va bene, ora basta, Jim… lasciami solo… devo riflettere!”

“Come vuoi. Andrò a elaborare gli ultimi dettagli per il mio piano. Sono nel mio ufficio, se mi cerchi!”

“Fammi solo una cortesia” lo fermò il collega, prima che lasciasse la stanza “d’ora in avanti, quando ti viene un’idea, pensaci su almeno tre volte, prima di metterla in pratica!”

Il capo della Cerebrale accusò il colpo: “D’accordo” rispose, dopo qualche secondo “a più tardi!”

Come Watson fu uscito, Marlowe tornò a lasciarsi andare, tenendosi la testa con la mano.

In realtà, più che avercela con il collega, era sconcertato da quanto il loro ragazzo si rivelasse (a dispetto della sua fama di superinsensibile e sordo ai richiami del cuore) così spaventosamente vulnerabile alle avances femminili!

E ancora dovevano affrontare Lisa Haneoka… per di più, nei panni di Seya!

*Se le sue rivali sono arrivate a tanto* pensò il capo della Neuro *qui i casi sono due: o Saint Tail lo seduce facendoselo… o lo ammazza, strozzandolo con quella benedetta coda…!*

 



[1] Al capo della Neuro è forse sfuggito il particolare che le dichiarazioni si fanno - di solito - proprio nei salotti!

[2] “Arte, arte sopraffina!” avrebbe detto il cavaliere di Ripafratta, co-protagonista della Locandiera di Carlo Goldoni.

[3] Il capo della sezione Neurologica di Matthew Isman.

[4] I freni inibitori, in gergo (da Inibitor Brakes).

[5] Lord Martiya mi correggerà, se sbaglio: ma non mi sembra che Kai Hiwatari e Alan Asuka si stimino molto, visti anche i commenti del primo alla famosa lettera del secondo (cfr. Le fiamme del destino, cap. 6).

  
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